Enigma

Scritto da:  | 29 Aprile 2013 | 49 Commenti | Categoria: Curiosità, Scacchi e scienza, Zibaldone
Enigma 2
Bletchley, una cittadina del Buckinghamshire nella quale soggiornai nell’estate del 1962, senza poter immaginare quale importanza avesse avuto… ma, andiamo per gradi.
Negli ultimi giorni di giugno di quel 1962 passai un paio di roventi nottate tra le dune della spiaggia di Marina in compagnia di una ragazza francese, Françoise, venuta a Ravenna nell’ambito degli scambi di gemellaggio tra Ravenna e Chartres. Piccola, ma con tutte le cose giuste al posto giusto, una nuvoletta di efelidi attorno al nasino, era un po’ l’immagine stereotipata della ragazza francese così come se l’immaginava un ventunenne italiano.
Enigma 1
Quando lei partì per l’Inghilterra, per passarvi il resto dell’estate come “ragazza alla pari”, visto che avevo in tasca un gruzzolo mica male e che la Cinquecento “familiare” giallo canarino di mio nonno era disponibile (“Stai attento, là guidano dalla parte sbagliata”), decisi di seguirla fino a Hull, una grigia città di pescatori affacciata sul Mare del Nord.
La vigilia della partenza mia madre mi pregò di fare tappa a Bletchley (“Dov’è?”) per portare i suoi saluti ad una vecchia amica, Teresa  (Titti), una friulana che, come mia madre, aveva svolto le funzioni di interprete e segretaria presso il comando degli Alleati ad Udine nel 1945 e che aveva sposato Roy, un militare inglese che, ora, faceva l’insegnante a Bletchley, appunto.
La Cinquecento non mi tradì. Dopo tre giorni ero a Hull, rividi Françoise per scoprire che quelle due notti erano tutto ciò che il destino mi aveva concesso: tutto si era spento, almeno in lei.
Presi la via del ritorno, visitai la meravigliosa York, e giunsi a Bletchley. L’indirizzo fornitomi da mia madre era quello di una delle innumerevoli casette (porte basse, corridoi stretti, scale ripide) che sorgevano allineate in file regolari attorno a quello che era il luogo dove Roy insegnava: il Royal College of Aeronautics, un grande edificio in mattoni scuri dove Roy mi fece alloggiare in una delle tante stanze che, in quella stagione, erano libere. Vi passai un paio di settimane impegnato a far niente; tentai di interessarmi al cricket (Roy ne era appassionatissimo)ma la noia mi sopraffece, e tornai a Ravenna gonfio di malinconia.
A quell’epoca, mi sento in dovere di aggiungere, non giocavo a scacchi, conoscendone appena “le mosse”.
Il giorno 6 gennaio 2013 , nel corso di una delle abituali incursioni sul sito di Winter, una foto mi ha riportato a Bletchley, e qui inizia il racconto di una storia degna di essere immortalata in un film (anche se un film credo sia stato girato sull’argomento) e forse degna di essere letta da qualche appassionato di scacchi.
 Enigma 4
Negli anni Venti del XX secolo esisteva una macchina destinata a criptare messaggi riservati; a tale dispositivo era stato dato il nome di Enigma. Il congegno elettromeccanico, delle dimensioni di una macchina da scrivere, aveva destato l’interesse dei servizi segreti della Germania hitleriana che decisero di adottarlo per criptare tutte le  comunicazioni militari di alto livello della marina, dell’aviazione e dell’esercito.
Nel 1938, con venti di guerra che già soffiavano minacciosamente sull’Europa, alcuni matematici polacchi, che ben conoscevano Enigma avendone analizzate le possibilità, trasmisero a francesi ed inglesi le loro conoscenze in proposito. Poi i panzer di Hitler varcarono la frontiera polacca ed ebbe così inizio la Seconda Guerra Mondiale.
Enigma era, come abbiamo detto, un congegno elettromeccanico, il cui cifrario era controllato da alcuni “rotori” in grado di assumere miliardi di diverse combinazioni. Soltanto chi avesse conosciuto il posizionamento di tali “rotori” sarebbe stato in grado di leggere in chiaro il messaggio trasmesso.
Era evidente che il poter conoscere in tempo reale gli ordini impartiti dal Comando Supremo tedesco agli Alti Comandi dei vari settori avrebbe consentito agli inglesi (la Francia era ormai in mano ai tedeschi) di poter controbattere efficacemente ogni mossa del nemico.
Enigma 3
Churchill in persona ordinò di effettuare il massimo sforzo per penetrare il segreto di Enigma che, nel frattempo, aveva subito da parte dei tedeschi alcune modifiche ed i funzionari dello spionaggio britannico puntarono l’attenzione su di un giovane brillante matematico: Alan Turing.
Turing, che ebbe praticamente carta bianca per raggiungere lo scopo, per prima cosa selezionò gli elementi di una squadra di ricercatori che, grazie alle proprie capacità analitiche, potessero comprendere i principi fondamentali sui quali si basava il funzionamento di Enigma.
Chi furono i componenti della squadra di Turing? Matematici, è ovvio, ma anche giocatori di bridge e di scacchi, ritenuti in grado di concepire linee di pensiero originali e non influenzate da fattori esterni.
Nella foto, scattata il 2 dicembre 1944 in occasione di un incontro  su 12 scacchiere tra l’ Oxford University Chess Club ed il Bletchley Chess Club (che vinse 8 a 4), si riconoscono infatti diversi scacchisti britannici di alto livello: Tylor, Harry Golombek, Alexander, il pluricampione scozzese Aitken ed altri meno noti, come ad esempio Good e Perkins.
A disposizione di questa squadra venne messo un intero edificio, situato nella campagna del Buckinghamshire a poca distanza dalla cittadina di Bletchley.
E siamo così tornati a Bletchley, dove la squadra di Turing riuscì infine a capire il funzionamento di Enigma ed ottenendo, a giudizio di alcuni storici, un accorciamento delle ostilità “di almeno due anni”.
Grazie alle ricerche svolte a Bletchley da lui e dai suoi collaboratori, Turing “inventò” letteralmente alcuni congegni elettromeccanici (uno di essi conteneva 1500 valvole termoioniche) che lo aiutarono a risolvere il mistero di Enigma.
Da queste invenzioni di Turing discendono, in linea diretta, i moderni computers.
Turing, che morirà suicida in preda ad una crisi depressiva, provocata dall’ostracismo inflittogli dalla società di quegli anni a causa della sua omosessualità (all’epoca l’omosessualità era considerata un reato, e qualche decennio prima il grande Oscar Wilde era stato imprigionato a causa di ciò), era convinto che nell’anno 2000 ci sarebbero state macchine in grado di imitare la mente umana.
Profetico?
Enigma 5
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


49 Commenti a Enigma

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    Giangiuseppe Pili 30 Aprile 2013 at 01:08

    Interessante articolo, come ci ha abituato il nostro Bagnoli. Ad ogni modo, in un suo fondamentale articolo raccolto dalla Bollatti Boringhieri, Turing accenna alla possibilità delle macchine di “imitare” il pensiero umano. Ma Turing non si spinse mai all’idea che si potesse replicare la “persona”. Invero, egli specifica esplicitamente che solo in alcuni ambiti privilegiati le macchine avrebbero potuto effettivamente “imitare” il pensiero umano, nella fattispecie elenca: matematica, linguaggio, giochi (tra cui gli scacchi, esplicitamente). E, come ho specificato in sede di analisi, solo negli scacchi il computer ha raggiunto livelli di “imitazione” significativi (scacchi e altri giochi più semplici, ma non nel go, ad esempio, che richiede una dimensione concettuale ben più astratta, come abbiamo avuto modo di dissertare il mio amico Francesco Marigo ed io). Ma negli altri ambiti, in realtà, c’è da rimanere delusi se con “imitazione” intendiamo qualcosa di molto preciso, come lo intendeva Turing, che propose il suo famoso test. Ancora siamo ben lontani ad avere computer parlanti e, fra l’altro, non si è ancora capito bene il motivo (sostanzialmente, dal mio punto di vista, il computer non ha ancora un apparato sufficientemente complesso da far emergere una semantica). Ad ogni modo, anche negli scacchi, in fondo, il computer ci imita ma non va molto più in là, se non come utile supporto: il giorno che mi insegnerà a giocare e a spiegare le proprietà delle mosse (che è un insieme MOLTO MA MOLTO ampio (pari almeno alla potenza di tutte le mosse possibili, sicché fatevi un po’ i conti)) allora le cose saranno ben diverse!

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    paolo bagnoli 30 Aprile 2013 at 09:42

    Sono d’accordo. FORTUNATAMENTE le cose stanno come tu dici, ed il punto interrogativo che ho messo in chiusura del testo voleva significare una futura “possibilità” e non una futura “capacità”. Grazie per il commento, che aggiunge parecchio materiale di riflessione ad uno scritto che, nelle mie intenzioni, aveva quasi unicamente il senso di un ricordo di gioventù.

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    paolo bagnoli 30 Aprile 2013 at 09:46

    Per una strana ulteriore coincidenza, il film “Enigma” è andato in onda pochi giorni fa, e devo dire che, con Turing e la sua squadra, c’entra ben poco. Confesso di essermi lievemente annoiato, forse perché mi aspettavo qualcosa di diverso.

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      Giangiuseppe Pili 30 Aprile 2013 at 13:39

      Il film di cui parli rientra in quelli che inizio a vedere, quando lo passano in televisione, e che mi irritano talmente tanto (per ragioni estetiche e non solo) che non riesco a finire di vedere!

      Il tema che avevi implicitamente sollevato mi ha riguardato molto da vicino e ti ringrazio per averlo sollevato! Stando ai “rigagnoli di inchiostro” che ho dedicato in sede di analisi.

      Per quanto riguarda i tuoi timori, ti posso garantire che, fin tanto che non si disporrà di maggiori informazioni sul funzionamento della stessa mente/cervello (e anche dal punto di vista concettuale siamo molto lontani dalla chiarezza, per dare un’idea del casino che ci sta, basti vedere il mio articolo: http://www.scuolafilosofica.com/730/filosofia-della-mente)non potremmo avere macchine più sofisticate, nonostante gli utopici che si richiamano all’idea della Singolarità. Il fatto è che ancora non è chiaro come emerga la semantica dalla sintassi e la coscienza dalla elaborazione non cosciente. Fino ad ora ci si è concentrati su sistemi a risorse di memoria e calcolo elevate. Ma il paradosso è che molto probabilmente i sistemi emuli a noi dovrebbero essere più capaci di selezionare le informazioni salienti, proprio perché non possono memorizzare tutto. Per quanto poi riguarda la possibilità che “ci possano superare in intelligenza”… non mi è chiaro cosa ciò possa significare nel concreto, a livello concettuale e di programmazione hardware e software. Ma basti pensare che molti studiosi di I.A. propendano, ormai, per l’idea che l’intelligenza artificiale debba solo interessarsi di supporti utili, per quanto non assolutamente capaci di autodeterminazione. E il computer attuale è una applicazione specifica di questa idea.

      In fine, il computer che sarà in grado di parlare con me di questa musica (http://www.youtube.com/watch?v=mczvfByofiw) godrà di tutta la mia stima e, solo allora, lo chiamerò per nome e dirò che è colto e intelligente!

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    Roberto Messa 30 Aprile 2013 at 18:52

    E cosa succede se un poveretto, al termine di una giornata di lavoro, viene su SoloScacchi per concedersi una bella lettura, e contro ogni volontà i suoi stanchi neuroni vengono stimolati così potentemente, prima sul piano emozionale dal racconto di Paolo, poi su quello intellettuale dai commenti di un erudito qual è Giangiuseppe?
    Succede che le sue valvole termoioniche cominciano a surriscaldarsi e allora è meglio staccare completamente la spina e andare a farsi una doccia!

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      Yanez 30 Aprile 2013 at 19:27

      Anche tu sempre troppo modesto, Roberto…

      Se il mitico Direttore per antonomasia si definisce poveretto, noi microbi della crosta ammuffita del parmigiano cosa siamo?!? 😉

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      Giangiuseppe Pili 30 Aprile 2013 at 20:27

      Emozioni e intelligenza non sono in contrasto con una bella doccia! 😉 Il cui calore riconduce al grembo materno e al tempo felice nel quale non sapevamo neanche di quale meravigliosa condizione eravamo!! 😉

      Per inciso, l’insulto più terribile in Sardegna è “cravarinci in su cunnu”, che starebbe più o meno per “ritorna da dove sei venuto”, da quella che Courbet avrebbe inteso come l’origine del mondo, a suo modo! In fondo, chi nel momento terminale della giornata, non ci vorrebbe tornare? Forse è per questo che mi faccio così tante docce calde!!!

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        Roberto Messa 1 Maggio 2013 at 20:39

        Lo vedi come sei “schifosamente” erudito? Da una banale doccia per rinfrescarsi le idee hai subito spiccato il volo verso i capolavori della pittura del XIX secolo… 😉

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          Giangiuseppe Pili 1 Maggio 2013 at 21:05

          Carissimo Roberto, stimato direttore della rivista che mi fece appassionare agli scacchi… che dirti? Credo si chiami “deformazione professionale”… C’è chi, appena mi conosce, si forma l’ingiusta credenza che io sia un “convinto”, “costruito” o entrambi o altre forbite qualità. Me ne sono state dette tante! 😉 Ad ogni modo, non lo faccio a posta! Molti mi dicono: parla come mangi. Ma non è colpa mia se non tutti mangiamo allo stesso modo! Eh eh eh! Dopo un po’, chi mi conosce (e non mi scaga per delle ragioni così futili, nel qual caso ci penso io) si arrende e mi prede così come sono! 🙂 Ma in fondo, questo non vale per tutti? Non ci capita mai di chiederci come cavolo fanno le nostre care donne a volerci così come siamo??

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            alfredo 1 Maggio 2013 at 21:18

            “inutile porsi delle domande che non possono avere risposta ”
            😉 .Lo diceva uno abbastanza sveglio .
            per cui goditi la tua donna senza porti domande almeno su questo.
            comunque dopo un papa che parla come Contin ( questa non è mia) ho scoperto che la presentatrice del Concerto del primo Maggio parla come Giangiuseppe 😀

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              Giangiuseppe Pili 1 Maggio 2013 at 22:58

              Eh eh eh! Nel senso che ha un accento simile al mio? Ignoro, però, se sia del nord, del sud o del centro Sardegna, la Geppi, e simili distinzioni in Sardegna hanno la loro rilevanza!

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          Filo Sganga 2 Maggio 2013 at 00:50

          Direi che siete eruditi tutti e due. Courbet? La pittura dell’Ottocento? Tutto quello che io avevo capito è che Pili stava parlando di quella cosa lì (che non dico).

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    alfredo 30 Aprile 2013 at 22:03

    Caro Giangi
    mi hai fatto veramente morire dal ridere con questo tuo intervento ! 😆
    ( Ps : anche in veneto l’insulto piu’ feroce è ” va in mona ” . Il concetto è lo stesso .
    ma perchè considerarlo un insulto feroce ? )

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    Zenone 30 Aprile 2013 at 22:15

    Pezzo interessante, avvincente e colto (come sempre). La qualità maggiore di Bagnoli non è solo quella di saper scrivere ma, sopratutto, di indurre l’interesse, la riflessione, la curiosità e il pensiero. Anche a chi, come me e, soprattutto, il Direttore Messa (ma sono convinto altri che non sono ancora intervenuti direttamente) sono da poco rientrati dal lavoro.
    Grazie

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    pablo 2 Maggio 2013 at 04:00

    ….per Giangiuseppe…
    Il pragmatismo eracliteo si impernia su un sistema pluralistico che adduce tematiche esoteriche,pur non allontanandosi da forme di immanentismo che,da un punto di vista gnoseologico,ricordano i fulcri della metafisica post-aristotelica.D’altronde l’avvicinarsi ai concetti cardine del sistema filosofico eracliteo richiede da parte dello studioso pregiudiziali tali di ordine ontologico e finalistico che egli potrebbe,ahimè,cadere in trappole sofistiche per le difficoltà delle figurazioni antinomiche sul terreno dell’empiriocriticismo ivi contenute.L’integralismo,il probabilismo,il contingentismo eraclitei del resto non hanno uno sbocco universalistico,ma, visti poi come momenti antitetici dell’essere,richiedono una visione dualistica,lungi,naturaliter,dal richiamo eudemonistico tipico di un approccio trascendentale.La posizione gnostica del nostro filosofo ci avvolge in spire cipto-panteistiche che nulla hanno a vedere con l’antropomorfismo volontaristico dell’eristica eraclitea. La filotassi democritea,l’ecclettismo atomistico,le analogicità esoteriche e l’intuizionismo di alcuni filosofi a lui contemporanei ( ad esempio Falone da Sparta,Vitauro il vecchio e Salemme)sono i punti di riferimento e i punti di partenza per un ipotesi di lavoro applicabile alla dialettica vetero dogmatica (anche in un’ottica nominalistica)di Eraclito.

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      Franco Trabattoni 2 Maggio 2013 at 12:47

      Mmm…associando nome e foto mi par di sapere chi è questo Pablo. Magari per i vecchi frequentatori del sito è la scoperta dell’acqua calda. E comunque: ciao Paolo. Mi è spiaciuto davvero tanto quando – purtroppo molto recentemente – ho saputo di Claudio, Per me un grande amico, come sai.

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      Giangiuseppe Pili 2 Maggio 2013 at 22:37

      Caro Pablo, il tuo iperdenso flusso di parole circa Eraclito mi ha fatto pensare alla tesi della relatività che sostiene che a masse iperdense si associa una variazione della curvatura spazio-temporale! 🙂 Per tanto, l’unica cosa che mi viene in mente su Eraclito è questa: http://www.scuolafilosofica.com/630/eraclito. E adesso vado a riprendermi dal sano mal di testa di fine serata! 😉

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    alfredo 2 Maggio 2013 at 08:56

    secondo me sotto il nome di Pablo si nasconde tra i frequentatori di soloscacchi Emanuele Severino .
    Solo che da come scrive Pablo mi sembra in condizioni di maggiore lucidità e soprattutto chiarezza .

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      pablo 2 Maggio 2013 at 11:23

      Alla luce della dotta discussione fra Giangiuseppe ed Alfredo mi pare quasi,e sottolineo il quasi,d’obbligo una rivisitazione,in tal senso, delle due famose canzoni napoletane “Cunicolì, cunicolà” e “Monastero ‘e Santa Chiara”.

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    pablo 2 Maggio 2013 at 13:11

    Franco,il 20 aprile scorso è stato il primo anniversario della tragica morte di Claudio.Quanti scontri diretti ci sono stati fra te e Claudio? Tu eri piu’ forte,ma Claudio era da prendere con le molle soprattutto nel suo cavallo di battaglia ,il dragone accelerato.Con affetto,pablo (debole giocatore)

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      Franco Trabattoni 2 Maggio 2013 at 14:02

      L’ultima volta a un campionato a squadre, credo proprio a Genova, non troppi anni fa (patta). Ma davvero, nonostante la differenza d’età (quando ci siamo conosciuti io ero praticamente un bambino), siamo diventati grandi amici. La sua simpatia era devastante. Mia sorella e io eravamo soliti ripetere le sue battute e le sue espressioni tipiche, tanto per farci quattro risate. E che dire della sua mitica lancia beta coupé di colore blu scuro?
      Un abbraccio anche a te, Paolo (a proposito: in coppia eravate invincibili, perché anche tu quando ti ci mettevi facevi morire dal ridere).

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    alfredo 2 Maggio 2013 at 13:53

    anch’io ho qualche sospetto sulla vera identità di Pablo.
    soprattutto ora che adesso si è rivelato essere genovese , mi pare .
    essi’ se quel Claudio era Claudio C. ( lo deduco dal fatto che mi ricordo di aver letto della morte di questo giocatore proprio un anno fa. Mi sembra avvenuta in autostrada) era davvero insidioso
    un saluto a pablo , chiunque esso sia .

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    alfredo 2 Maggio 2013 at 14:09

    invece Pablo secondo me aveva un bellissimo maggiolone …( e il prof Severino non ce lo vedo a guidare un Maggiolone negli anni 70)

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    pablo 2 Maggio 2013 at 15:04

    …confermando correggo: pablo, in quei mitici anni aveva un maggiolino e non la sua versione decapottabile più costosa e più esibizionistica.Non so di Emanuele,ma le menti eccelse ,rifuggendo le caducità terrene e anticipando i tempi della critica ai consumi,
    usavano o la brutta,ma economica, Fiat 850 o, se affascinati dai messaggi di oltralpe,
    si spostavano con la due cavalli (fascinosa).Un caro saluto ad Al Fredo,che controlla con il pugno di ferro tutta la zona di Monza,Cinisello e Agrate,baciamo le mani…(la calunnia è un venticello…;)
    Aspetto sempre il commento di Giangiuseppe…

  13. avatar
    alfredo 2 Maggio 2013 at 19:13

    caro Paolo
    qui a Monza la mafia, anzi la ‘ndrangheta, c’è davvero.
    basta leggere i giornali.
    e se io fossi Al Fredo non lavorerei con orari assurdi al punto che quasi sono contento quando mi rompo un piede e devo stare a casa per forza.
    non mi lamento ma è cosi’
    infatti tutti mi chiamano Alfie (quasi tutti…;) e le mani non me le bacia nessuno (beh al mio cagnolino piace morderle ma sta con i miei)
    un abbraccio anche da parte mia

  14. avatar
    pablo 3 Maggio 2013 at 01:22

    …sono mortificato per il mio intervento ironico di basso livello che probabilmente ha colpito la tua sensibilità.Me ne scuso.Se per riposare un po’ devi romperti un piede dovresti, forse, riconsiderare le tue priorità.Ma conoscendo la tua intelligenza lo avrai già fatto.Ricambio l’abbraccio,pablo…

  15. avatar
    alfredo 3 Maggio 2013 at 09:54

    caro Paolo
    guarda che non me la sono affatto presa .
    ma sono vere due cose .
    che a Monza la mafia sia MOLTO presente , come dimostrano molte indagini in corso (con pesanti infiltrazioni anche nel consiglio comunale)e che la spending review come la chiamano è un disastro per il personale che lavora nel SSN
    la frattura al piede è vera ed è stato paradossalmente un periodo di ” sollievo”
    riconsiderare le mie priorità? sicuramente . anche se oggi avvere un lavoro è già non un diritto ma quasi un privilegio
    per cui non mi lamento .
    con affetto
    Alfredo

  16. avatar
    pablo 3 Maggio 2013 at 16:50

    Caro Giangiuseppe, qualche mese fa, scartabellando fra documenti,appunti,carte,ecc..,ho anche ritrovato alcuni vecchi quaderni dei tempi del liceo. In uno di questi, con mio grande piacere, ho riletto il pezzo che,appunto ho sottoposto al tuo giudizio, in data 2 maggio. Il pezzo in questione voleva (probabilmente risale alla primavera del 1967, ma potrebbe essere anche del 1966) essere una presa in giro della lingua della filosofia. Ricordo che, usando una tecnica-minestrone, avevo creato quel pezzo inserendo in frasi sintatticamente (credo) plausibili un notevole numero di termini tipici della filosofia. Un pezzo senza né capo né coda, uno scherzo…

    Pape satan, pape Satan aleppe
    papà stai mal, papà stai mal a letto
    pane salam, pane salam a fette

    Ciao,
    pablo
    (ho abitato a Santa Maria Navarrese per un anno e in Baronia per sei anni, fra il 1977 e il 1984)

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      Giangiuseppe Pili 3 Maggio 2013 at 19:21

      Be’ si capiva che alcune combinazioni del “minestrone” non avevano né capo né coda. Ma, sai, cerco sempre di evitare di scrivere cose che possono venire male interpretate. E’ la prudenza che ci vuole nei confronti del “sistema-blog”, che se non sempre paga, è sempre meglio cercare di essere prudenti, laddove non conosco le intenzioni o i motivi per cui qualcuno mi scrive! Ad ogni modo, sappi che molti filosofi nostrani, secondo me, ti ruberanno presto il prezioso scritto per inserirlo in qualche dotto commento (secondo loro) al buon Eraclito. Infatti, purtroppo, i minestroni sono sazianti e si impiega tempo per digerirli, così vanno ancora per la maggiore in quel paese periferico che è l’Italia!

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        Giangiuseppe Pili 3 Maggio 2013 at 19:23

        Ah, per Santa Maria… Ci sono stato una decina di anni fa con dei miei amici a passarci l’estate! Il posto è molto bello, ma non ci vorrei rimanere di più di una settimana o due! 🙂 Spero, ad ogni modo, che sia riuscito a sopravvivere felice nella nostra terra… cosa non per tutti, purtroppo!

  17. avatar
    alfredo 3 Maggio 2013 at 22:06

    comunque continuo a sostenere che a mio parere rispetto a quello che scrivono Cacciari e Severino è un modello di chiarezza .
    Anni fa andai a un funerale di un noto critico di architettura morto a Venezia .
    il discorso funebre fu tenuto da Cacciari .
    Tutti a dire ” però ” 😕
    però a me sembrava un vero e proprio delirio :oops:
    riletto ( fu pubblicato da diverse riviste di architettura) : era un delirio
    PS : per Giangi : una delle due persone che mi hanno insegnato qualcosa in medicina era sardo . con un cognome molto tipico che finiva con ” U “

  18. avatar
    pablo 3 Maggio 2013 at 23:20

    Alfredo,non ho capito il soggetto della frase “è un modello di chiarezza”.

  19. avatar
    alfredo 3 Maggio 2013 at 23:50

    scusa …un po’ trafelato sono.
    il tuo scritto del 2 5 ore 4.OO (insonne?)
    il tuo scritto, un divertente pastiche, è un modello di chiarezza rispetto a quello che scrivono Severino e Cacciari
    buona notte Pablo 😉

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      Franco Trabattoni 4 Maggio 2013 at 13:07

      Caro Alfredo. Preciso che non sono in concorrenza, perché io non faccio il “filosofo” ma lo “storico della filosofia”. Detto questo, se ciò che fanno Severino e Cacciari (ma avrei tanti altri nomi da aggiungere) è filosofia, quello di cui mi occupo io andrebbe certamente chiamato con un nome diverso.

  20. avatar
    alfredo 4 Maggio 2013 at 13:23

    caro Franco
    sarà questa distinzione ad essere fondamentale
    in realtà mi devo considerare semplicemente ” vinto” .
    ho cercato di capirli ( ho iniziato a leggere Severino negli anni 70 su il Corriere della Sera , supportato sa poche conoscenze liceali) e non sono mai riuscto a ” penetrare” minimamente il suo linguaggio .
    mi ha battuto . ovviamente è solo un limite mio .
    mi è successo anche per alcuni libri la stessa cosa .
    uno è L’uomo senza qualità di Musil . uno scoglio insormortantabile .
    al di là di tutto veramente rimasi colpito dall’orazione funebre in ricordo di Manfredo Tafuri ( mi sembra fossi il 1995 o 1996)
    non si capiva veramente nulla
    un caro saluto a Franco a Giangiuseppe e a Pablo .

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      Jas Fasola 4 Maggio 2013 at 15:02

      Era il 23 febbraio 1994. Il testo dell’orazione funebre tenuta da Cacciari e’ qui http://ilfilorozzo.wordpress.com/quid-tum/

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      Franco Trabattoni 4 Maggio 2013 at 17:13

      Sono d’accordo anche su Musil. Ho tentato di leggerlo due volte, ma mi sono sempre arenato prima della metà

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    alfredo 4 Maggio 2013 at 15:37

    jas che ti succede ???? 🙄
    tutto bene ?
    ciao ❗ 😉

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      Jas Fasola 4 Maggio 2013 at 18:14

      tranquillo, a me e’ entrata da una parte ed e’ uscita dall’altra. Invece ti capisco, con la tua memoria per te deve essere stato un trauma. Scusami per avertela riproposta 😥

  22. avatar
    alfredo 4 Maggio 2013 at 15:48

    mi scuso per gli errori…
    si è questa .
    mammia mia come passa il tempo !
    al di là di tutto mi sembravano giochi di parole o poco piu’.
    riletta però 19 anni dopo ( mi sembra ancora ieri) la orazione funebre
    di Cacciari mi sembra addirittura conquistare un minimo di senso , però .
    devo ammetterlo .
    PS : c’era un motivo per cui ero li’ , ovviamente
    ma non capacito di aver buttato via il 23 febbraio 94 per questo
    insomma per dirla con Altan vorrei sapere chi è il mandante
    di tutte le c….e che ho fatto.
    e che continuo imperterrito a fare 😆

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    paolo bagnoli 4 Maggio 2013 at 20:52

    Mi inserisco a proposito di Musil: illeggibile! E potrei allungare la lista quasi all’infinito. Quando mi imbatto in qualche “Musil” mi rifugio in Wilbur Smith, mi sfilo cinquecento pagine in tre giorni e non è vero che questo tipo di narrativa non ti lascia niente: ovunque c’è qualcosa da raccogliere…

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    Franco Trabattoni 4 Maggio 2013 at 21:26

    Sono più che d’accordo. Anni fa per puro puntiglio mi sono sciroppato fino in fondo “La morte di Virgilio” di Hermann Broch. Provare per credere. Ci si diverte di più a martellarsi gli zebedei. Ma ormai ho chiuso con queste velleità culturali.Tolto quello che mi tocca fare per lavoro, ora leggo solo quello che mi piace. L’ultimo romanzo che ho letto è “Il conte di Montecristo”. Lo consiglio vivamente a chi ancora non lo conosce.

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      Puccio 4 Maggio 2013 at 21:36

      E di Gita al faro di Virginia Wolf che mi dite?

      …se mi avessero regalato un euro per tutte le volte che ho cercato di superare la prima pagina penso che oggi Bill Gates mi verrebbe a chiedere un finanziamento! 😉

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      alfredo 4 Maggio 2013 at 22:10

      Beh ” Il conte di Montecristo” è un grandissimo romanzo che regala il piacere della lettura allo stato puro senza tante sovrastutture intellettuali .
      penso che tutti noi lo abbiamo letto dopo visto lo sceneggiato TV degli anni 60,quando la tv aveva ancora un senso e faceva cultura
      penso a Ungaretti che presenta l’ Odissea o a Pasolini che intervista Ezra Pound .
      per quanto riguarda gli automartellatori di zebedei , moderni autontimorumeni , in Italia ce n’è da che io ricordi una prodozione ottima e abbondante e noi abbiamo avuto l’assai discutibile piacere di vederli recentemente mettere in scena il loro capolavoro assoluto .
      e non mi sembra gente che abbia speso tempo nel leggere .
      la figura del mitico Tafazzi vale piu’ di centinaia di articoli di pensosissime analisi politiche .
      buona serata amici .

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    paolo bagnoli 5 Maggio 2013 at 21:39

    Mio “zio” Vittorio (che non era mio zio, ma il fratello maggiore di mio nonno) fu, per tutta la vita, giornalista del “Corriere della Sera”, inviato speciale alle Svalbard al seguito dell’avventura polare di Nobile, cronista con Buzzati nell’immediato dopoguerra al processo di Rina Fort, grande appassionato di teatro e intimo amico di Paone e Guareschi.
    Quando, nel periodo di separazione dei miei genitori, mio nonno mi mandò presso di lui a Milano, nella villetta di via Augusto Righi, divorai buona parte della sua sterminata biblioteca, leggendo TUTTO Salgari e, ovviamente, “Il conte di Montecristo” (avevo dieci o undici anni).
    Ravenna gli ha dedicato una strada ed io gli dedico la mia affettuosa memoria: fu lui a spingermi alla lettura, e il vizio non mi è mai passato.

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    Jas Fasola 13 Giugno 2015 at 13:30

    “Nel 1938, con venti di guerra che già soffiavano minacciosamente sull’Europa, alcuni matematici polacchi, che ben conoscevano Enigma avendone analizzate le possibilità, trasmisero a francesi ed inglesi le loro conoscenze in proposito. Poi i panzer di Hitler varcarono la frontiera polacca ed ebbe così inizio la Seconda Guerra Mondiale”

    Si trattava di Marian Rejewski, Henryk Zygalski e Jerzy Różycki.
    Il primo viene ricordato in ambiente scacchistico con tornei di scacchi per bambini

    http://marianrejewski.pl/v-miedzyszkolny-turniej-szachowy-im-mariana-rejewskiego/

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