Così parlò Mariotti…

Scritto da:  | 20 Settembre 2017 | 49 Commenti | Categoria: C'era una volta, Italiani, Le Interviste, Personaggi

Cosi parlo Mariotti

Il 12 aprile scorso è apparso qui Ma Tatai scriveva che…”, una lettera del dodici volte campione italiano con la quale egli replicava ad un breve passaggio di un’intervista rilasciata da Sergio Mariotti e pubblicata sul numero di agosto 1984 del bimestrale “Zeitnot”. E’ senz’altro il caso di riproporre oggi anche quell’intervista, e non soltanto per il citato motivo (Luca, perdona il ritardo!).

Vorrei ricordare che eravamo (1983-1984) forse nel momento migliore della carriera di Tatai, che pure non era più giovanissimo, e che la rivalità fra i due nostri campioni davvero nell’ambiente era un po’ da paragonare a quella che ci fu tra Coppi e Bartali, o fra Mazzinghi e Benvenuti, o fra Rivera e Mazzola.

Rivera e Mazzola

Estraggo alcuni frammenti dalla celebre “Storia degli scacchi in Italia” di Chicco e Rosino:

“…(ad Arco di Trento, ottobre 83) … Tatai ottenne l’ottavo titolo italiano …. nel Torneo di Capodanno sfiorò una clamorosa vittoria arrivando secondo, a mezzo punto dalla norma di G.M. … a fine gennaio 84 vinse (con Karaklajic e Saeed) un torneo di sesta categoria FIDE, lasciandosi scappare il primo posto da solo per un pareggio all’ultimo turno, in un finale con un pedone in più facilmente vinto con uno dei fanalini di coda del torneo. In febbraio accettò all’ultimo momento di giocare nell’8° Torneo del Banco di Roma; perse al primo turno con il Bianco contro Pinter, ma poi giocò da grande maestro e realizzò 6 punti in 8 partite, vincendo il torneo alla pari con Sax. Anche in questa occasione mancò per mezzo punto, come poche settimane prima a Reggio Emilia, la norma di G.M.”

Abbiamo visto come ciò accadde, nell’articolo menzionato e dalle parole stesse di Tatai. Ricordo che io seguii dal vivo quella partita con Mednis (la sala gioco del “Banco” era sempre molto accogliente e magistrale appariva l’organizzazione dell’evento) e che, personalmente, al momento fui un poco sorpreso dalla stretta di mano con la quale i due giocatori suggellarono la patta. Ma lasciamo adesso da parte quella discussa partita, consegnamola alla storia e veniamo all’estroso campione fiorentino e alla lunga chiacchierata che avemmo in quell’anno l’occasione di fare con lui.

Intervista Mariotti 1Intervista Mariotti 2Intervista Mariotti 3Intervista Mariotti 4Intervista Mariotti 5Intervista Mariotti 6Sergio Mariotti 2Sergio Mariotti 3Sergio Mariotti 4

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


49 Commenti a Così parlò Mariotti…

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    Mongo 8 Maggio 2013 at 12:12

    Personaggio tosto ‘sto Mariotti qua. Quasi, quasi anche simpatico!
    Ci ha preso sul titolo di GM a Paoli, ma ha cileccato alla grande sulla sconfitta ‘ben acettata’ di Kasparov in quella prima finale mondiale con Karpov (il match venne sospeso, con Karpov ancora in vantaggio, perché stava diventando troppo lungo [scusa ridicola!]).
    Bella intervista Ric. 😎

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    Franco Trabattoni 8 Maggio 2013 at 15:51

    Ottimo, l’aspettavo. Quando avrò più tempo interverrò più ampiamente. Ora solo una cosa. L’ultima foto è davvero impressionante. Karpov che guarda con interesse la partita di uno che sta giocando con Petrosjan. Pare incredibile che Mariotti, che per certi versi è anche uno di noi (se non ricordo male ci ho giocato tre volte, sempre patta), e non un marziano come Caruana, sia stato una volta lì. Se, come suppongo, la foto si riferisce a Leningrado, ricordo che Sergio, se non fu brillantissimo nel torneo a cadenza normale, fece sfracelli in quello lampo. Giocare lampo contro di lui nei suoi tempi migliori era come tirare stracci contro una porta blindata.

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      alfredo 8 Maggio 2013 at 17:49

      caro Franco
      la partita è del II turno di Milano ’75: finì patta con impressionanti barricate erette dal Tigre fin dall’apertura.

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        Jas Fasola 8 Maggio 2013 at 18:29

        Petrosian rarely attacked his opponents directly. At first he would focus on not allowing them too much counterplay, and then he would take advantage of
        their mistakes. Combinations, sacrifices and tactics could wait. The Tiger always attacked from the barricades ! (Moskalenko, Flexible French)

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          alfredo 8 Maggio 2013 at 18:45

          bellissima citazione jas
          il termine barricate fu usato proprio da Mariotti dopo la partita
          disse a Capece ” è difficile giocare contro le barricate” e il commento fu riportato da ” il Giornale”

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    Enrico Cecchelli 8 Maggio 2013 at 16:55

    Franco (mi permetto il “Tu”;),
    la foto mi pare di ricordare che è una copertina
    de “L’Italia Scacchistica” dal torneo di MILANO 1975.

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      Franco Trabattoni 8 Maggio 2013 at 22:57

      Avete ragione, era Milano. Ma la location, vista oggi, ricorda molto i grandiosi scenari dell’era sovietica. Chi, politica ovviamente a parte, non sente un po’ di nostalgia per la grandeur scacchistica targata CCCP, per il plumbeo “Scachmatij bjullettin”, per le ineffabili edizioni “Fiskultura y Sport”?

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        Sergio Rossi 9 Maggio 2013 at 07:54

        E sapete una cosa? io non escluderei neppure la politica… nostalgico quanto volete ma per me sarà sempre “grandeur sovietica”, in tutti i sensi! 😛

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          Mongo 9 Maggio 2013 at 11:55

          Se fosse stata meno ‘staliniana’ e più ‘trotskysta’ approverei in pieno i due post precedenti. Li approvo lo stesso, ma con qualche ‘distinguo’. 😉

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    alfredo 8 Maggio 2013 at 17:50

    essì …
    scusa non avevo visto questo tuo commento .

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    Danny 8 Maggio 2013 at 18:06

    Un altro documento storico preziosissimo, grazie. Solo una domanda, sempre relativa all’ultima foto: qualcuno ha per caso idea di chi sia il signore di cui si scorge il profilo dietro Petrosian? Mi pare un volto conosciuto ma faccio fatica a ricordarmi chi possa essere. Vi prego aiutatemi che sennò non ci dormo stanotte… 😯

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      Jas Fasola 8 Maggio 2013 at 18:25

      Lo sappiamo tutti chi e’… king Alfredo :mrgreen:

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        alfredo 8 Maggio 2013 at 18:47

        in effetti poteva essere .
        ma quel tipo li è troppo magro per diventare un campione ! 😉

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    Massimiliano Orsi 9 Maggio 2013 at 22:20

    Interessante articolo e intervista ma faccio notare che la ricostruzione del torneo di Manila 1976 da parte di Mariotti è abbastanza imprecisa:

    – dopo 6 turni aveva 2 punti e dopo 7 ne aveva 2.5, non 1.5 come affermato;
    – in nessun parziale di 9 turni consecutivi, Mariotti ha fatto 8 punti, anche se negli ultimi 7 ne ha fatti 5 e mezzo;
    – anche la distribuzione di forza degli avversari e’ diversa da quanto narrato (deboli all’inizio, forti alla fine, secondo Mariotti);
    – la partita con Harandi non e’ stata nella prima parte del torneo ma al 12° turno;
    – anche l’altro giocatore “debole del torneo”, Tan Lian Ann di Singapore, fu affrontato al 17°;
    – Mecking, il vincitore, invece e’ stato affrontato al primissimo turno, e non dopo il giro di boa;
    – il vantaggio finale del Brasiliano su Mariotti fu di 3 punti e non 2 e mezzo.

    Qui il percorso:

    1 Mariotti Sergio – Mecking Henrique 1/2
    2 Hort Vlastimil – Mariotti Sergio 1-0
    3 Mariotti Sergio – Browne Walter Shawn 1/2
    4 Uhlmann Wolfgang – Mariotti Sergio 1-0
    5 Mariotti Sergio – Biyiasas Peter 1-0
    6 Ljubojevic Ljubomir – Mariotti Sergio 1-0
    7 Mariotti Sergio – Balashov Yuri S. 1/2
    8 Spassky Boris V. – Mariotti Sergio 1/2
    9 Mariotti Sergio – Ribli Zoltan 0-1
    10 Torre Eugenio – Mariotti Sergio 1/2
    11 Mariotti Sergio – Tseshkovsky Vitaly V. 1-0
    12 Mariotti Sergio – Harandi Khosro Sheik 0-1
    13 Panno Oscar Roberto – Mariotti Sergio 1/2
    14 Mariotti Sergio – Kavalek Lubomir 1-0
    15 Pachman Ludek – Mariotti Sergio 0-1
    16 Mariotti Sergio – Polugaevsky Lev 1/2
    17 Tan Lian-Ann – Mariotti Sergio 0-1
    18 Mariotti Sergio – Quinteros Miguel Angel 1-0
    19 Gheorghiu Florin – Mariotti Sergio 1/2

    Anche le annotazioni sullo zonale di Praia da Rocha sono in parte errate: il giocatore della Zimbabwe (non Sudafricano) fu affrontato al quintultimo turno (non al terzultimo) e non era l’ultimo in classifica in quel momento, né lo sarebbe stato alla fine del torneo.

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      Marramaquis 10 Maggio 2013 at 15:57

      Debbo ringraziare Massimiliano Orsi per le presenti esaustive precisazioni. Perbacco: evidentemente la creatività e la fantasia di Mariotti si esplicavano diffusamente non soltanto sulla scacchiera, ma anche al di fuori!

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    Ramon 10 Maggio 2013 at 07:36

    Vorrei solo aggiungere una parola in calce a questo preziosissimo articolo dell’amico Marramaquìs per ricordare ancora una volta il sorriso inconfondibile di Antonio Sanchirico, immortalato con un improbabile giubbotto alla Fonzie, nella prima foto qui sopra di Mariotti in simultanea…

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      Mongo 10 Maggio 2013 at 11:45

      ‘azzo! E’ proprio lui, non ci avevo fatto caso.

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    alfredo 10 Maggio 2013 at 09:54

    Mariotti era cosi’ forte che poteva permettersi di giocare contro Ljuboievic in simultanea ….
    ( ovviamente non è lui ma la somiglianza del giocatore in mezzo con il GM ex jugo è ,secondo me , notevole )

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      Roberto Messa 11 Maggio 2013 at 14:51

      A parte gli scherzi, Mariotti era così forte nelle simultanee che potè permettersi di strapazzarmi in simultanea su 40 scacchiere (Brescia, marzo 1976) quando ero CM.
      La cosa sorprendente è che – solo sei mesi dopo la mia sconfitta in simultanea – la nostra prima partita in torneo, a Marina Romea, finì patta in circa 50 mosse.

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        Franco Trabattoni 11 Maggio 2013 at 22:50

        Ricordo bene quella tua patta. Era il primo turno, e gli accoppiamenti venivano scanditi, con piglio molto teatrale, dal compianto Pietro Tonna nella bolgia torrida dell’Arena 2000 (per chi non c’era: un cinema all’aperto; peccato però che fosse pomeriggio). Una volta ho perso anch’io in simultanea contro Mariotti (credo che fossi 2N). Allora studiavo (si fa per dire) le aperture per lo più su libri in tedesco stampati nella DDR. Bene, sono finito consapevolmente in una variante catalogata, senza aver ben capito che cosa significasse la parola “hoffnungslos” con cui l’autore valutava la posizione del nero al termine della medesima: “senza speranza”.

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          Franco 20 Settembre 2017 at 16:26

          Una volta ho perso anch’io in simultanea contro Mariotti (credo che fossi 2N). Allora studiavo (si fa per dire) le aperture per lo più su libri in tedesco stampati nella DDR. Bene, sono finito consapevolmente in una variante catalogata, senza aver ben capito che cosa significasse la parola “hoffnungslos” con cui l’autore valutava la posizione del nero al termine della medesima: “senza speranza”.
          ===============

          Al compianto maestro Gasser capitò un’episodio simile nella lingua spagnola, durante una partita a corrispondenza. Avevo letto di una variante che il libro spagnolo riportava come “ganadora” per il suo avversario.. fu convinto che la variante dovesse ribaltarsi a suo favore in quanto aveva tradotto con “ingannatrice”.

          In realtà solo dopo la partita, che si concluse rapidamente in qualche mossa, capì che la parola sconosciuta si riferiva all’aggettivo “vincente”
          Succedevano cose simili a quei tempi, senza il traduttore di Google a disposizione :)

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    Tonnerres 1 Ottobre 2013 at 20:23

    Non ho mai capito bene che cosa ci fosse di vero su quelle chiacchiere sulla partita tra Mariotti e Karpov a Milano.
    Se ne può parlare o vige il tuttizitti?

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      Felix 20 Settembre 2017 at 19:05

      Io ho sentito dire che Karpov per senso di gratitudine e riconoscenza verso l’organizzazione non spinse fino in fondo il piede sull’acceleratore come era invece sua abitudine a quei tempi. :D

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        Franco 20 Settembre 2017 at 22:23

        Io ho sentito dire che in quella partita Karpov spinse a metà il piede sull’acceleratore, come non era sua abitudine a quei tempi, perché se avesse perso con Sergio sarebbe stato addirittura eliminato. Ad un certo momento la posizione divenne a doppio taglio: Karpov era sì riuscito a consevare la coppia degli alfieri, maggior spazio, una posizione tipica a lui gradita con cui ha sempre giocato con il gatto contro il topo. Tuttavia Karpov per continuare la partita avrebbe dovuto abbandonare la prudenza, finalmente, e dopo le fasi di manovra iniziare a premere il piede sull’acceleratore, cioè effettuare delle scelte strategiche definitive di attacco con il rischio di indebolire, a sua volta, il proprio Re.

        Ne valeva la pena ?

        Non riusciremo mai ad entrare nei suoi pensieri in quel momento del passato. Di certo Karpov non stava peggio, anzi, ma il rischio era di dover giocare contro un giocatore tattico come Sergio una posizione tagliente e di compromettere l’esito atteso da parte degli organizzatori di una finale con il campione successore di Bobby Fischer. La “finale annunciata”.

        Non so poi che giudizio si possa dare basandosi sul controfattuale, cioe’ su quanto poi non accaduto. Se penso alla mortale noiosità delle partite tra Karpov e Petrosian, tutte e quattro patte, e le bellissime partite tra Ljubojevic e Petrosian sempre in quel torneo, forse sarebbe stato interessante per lo spettacolo se Sergio avesse continuato e provato a vincere, con l’effetto di estromettere Karpov dal torneo.

        Ne avrebbe guadagnato lo spettacolo nelle fasi successive, IMHO.

        Ovviamente solo Sergio stesso potrebbe raccontare perché accettò quella patta e non continuò alla ricerca dello scalpo di prestigio. Tutte le nostre sono pure speculazioni o ricostruzioni soggettive.

        Io penso che se Sergio avesse vinto allora Karpov avrebbe avuto un contraccolpo psicologico pesantissimo che lo avrebbe segnato a lungo. Molti avrebbero commentato alla sua prima partecipazione da campione del mondo senza successo, eliminato da un carneade neppure professionista degli scacchi, che il vero campione rimaneva Bobby Fischer. Il giovane Karpov non si sarebbe ripreso agevolmente dallo schock dell’eliminazione. Graziato dal destino a Milano, da lì un Karpov rinfrancato inizio a macinare vittorie di torneo in torneo come un rullo compressore…

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          Jas Fasola 21 Settembre 2017 at 19:39

          Ricordavo bene la posizione finale, considerata con leggero vantaggio del nero.

          Per quello che può valere i computer continuano ad analizzarla, Houdini 4 dà 33…Ta2 34.Tc2 Txc2 con -0.30 prima dell’ultima mossa, 33.g3 Stockfish 080717 (quindi una versione dello scorso luglio) la valuta come la migliore ma -0.25 e Komodo 10 -0.46. Insomma un lievissimo vantaggio del nero, perciò secondo me semplicemente una offerta di patta al momento giusto. Faccio una previsione, fra qualche anno Stockfish 070529 a una profondità di 62 la valuterà 0.00.

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            Luigi O. 21 Settembre 2017 at 21:08

            Grazie Jas, molto interessante. A Milano Mariotti realizzò “solo” due punti e mezzo, frutto di cinque patte (sei invece le sconfitte). La domanda è: secondo te, in quale di quelle undici partite andò più vicino a conseguire quella che sarebbe stata la sua unica vittoria?

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              Jas Fasola 22 Settembre 2017 at 11:56

              Scusa Luigi ma non ho la più pallida idea… queste cose del passato sono interessanti, ma io preferisco il presente, in questo momento con una World Cup e sei campionati mondiali giovanili c’è altro da vedere…

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              alfredo 1 Ottobre 2017 at 09:01

              contro Browne

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                Luigi O. 1 Ottobre 2017 at 09:20

                Grazie Alfredo e grazie Jas.

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                  alfredo 1 Ottobre 2017 at 16:18

                  avevo scritto un pezzo sulla analogia tra la partita Mariottti – Polu 1- 0 Budapest 75 e la Mariotti Browne 0- 1 di Milano 75
                  Il Pc si è mangiato tutto
                  Lo riscrivero’ !

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                    alfredo 1 Ottobre 2017 at 16:29

                    contro Gligoric , Unzicker Petrosian Smejkal placide patte .
                    Sulla patta con Karpov ho idee abbastanza eterodosse che vanno contro la vulgata della patta in posizione superiore .
                    L’analogia tra le partite con Polu e Browne è impressionante , soprattutto per via dl sacrificio di alfierre in h5. Ero presente e la sala esplose in un applauso . Manco’ poco che la scacchiera fosse inondata da monate d’oro . Ma le doti di combattente di Browne , sia in attacco quanto in difesa erano veramente eccezionali ( come dimostro’ contro Tal ad esempio) . La partita contro Karpov fu l’unica patta nelle loro tre da loro giocate ufficialomente ( portorose 1975 , Milano stesso anno e San Pietroburgo 77)
                    In particolare Portorose fu un autentico massacro dovuto all’ostinazione con cui Martiotii Adottava 3 ) df6 nella spagnola . Poteva andare bene contro HUg . Non cenrto contro Karpov!

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    Franco 20 Settembre 2017 at 16:42

    Se non ricordo male, il secondo di Sergio a Manila 1976, ovvero il suo assistente analitico per le partite sospese, credo fosse stato Bruno Argenton.

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      Jas Fasola 20 Settembre 2017 at 20:29

      non ho trovato niente su Bruno Argenton + scacchi su google… chi era?

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        Franco 20 Settembre 2017 at 21:56

        Bruno fu un letterato ed amico di Sergio Mariotti, con cui giocavo talvolta a lampo. A lampo mostrava la forza di un candidato maestro, sebbene confesso di non aver mai saputo a quale reale categoria nazionale appartenesse a pensata.

        Mi raccontava spesso di quell’esperienza filippina ed una confidenza in particolare mi colpì durante una conversazione, che ancor oggi ricordo vividamente. Dopo aver assistito all’interzonale era maturata in Bruno la convinzione che per raggiungere certi livelli così straordinari di gioco e di tenuta psichica (erano al tempo dei lunghissimi tornei con 18-22 turni di fila) il compromesso da raggiungere tra un corretto equilibrio mentale e le forti motivazioni personali volte ad accrescere l’autostima era molto difficile da raggiungere.

        Mi confidò che tra tutti coloro che erano presenti solo due persone gli apparivano perfettamente “normali”, ed erano Sergio e Boris Spasski. Tutti gli altri giocatori dell’interzonale erano letteralmente scoppiati verso la fine del torneo , o perché erano stati esclusi matematicamente dal passaggio del turno o perché coloro che erano ancora in lizza avevano i nervi letteralmente a fior di pelle e alcuni manifestavano anche dei tic evidenti.

        Aggiungo pure la sua confidenza riguardo l’impressione che Sergio soffrisse notevolmente il complesso di Ljubojevic, il quale mostrava un gioco combinatorio molto simile al suo, mentre meglio Sergio si trovava meglio con i giocatori classici ben impostati con formazione scolastica, come ad esempio Gligoric o Ivkov.

        Purtroppo anche Bruno e’ dipartito qualche anno fa, ancora molto giovane.
        Ahime’, quest’ultima notizia la trovi proprio googlando.

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      Felix 20 Settembre 2017 at 20:52

      A me pare di ricordare che a Manila Mariotti fu seguito da Zichichi.

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    Poisoned Pawn 22 Settembre 2017 at 21:44

    Il giudizio di Mariotti su Cosulich non è a mio avviso condivisibile.
    Il torneo a cui si riferisce è il Torneo Internazionale di Venezia del 1974, la partita con Smyslov fu giocata al terzo turno. Il B (Cosulich) offrì la patta alla 19a mossa in posizione leggermente superiore: Smyslov giocò una debole variante della Caro-Kann, tuttavia, fino alla 19a mossa fu ben lungi dall’essere “messo sotto” dall’avversario. Mariotti dimentica di dire che nei turni successivi del suddetto torneo, il “grande” Cosulich perse ben tre partite di fila: nell’ordine con Savon, Tarjan e Timman. Con quest’ultimo il Nostro addirittura si superò abbandonando alla 9a mossa dopo aver perso un alfiere in seguito ad un attacco doppio che avrebbe visto anche una prima sociale.
    Questo giusto per ristabilire la verità dei fatti.

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    Giancarlo Castiglioni 22 Settembre 2017 at 22:58

    Io invece sono d’accordo con Mariotti.
    Anche io penso che Cosulich avesse le potenzialità per diventare grande maestro e di diventare più forte di Mariotti.
    Per farlo avrebbe dovuto continuare a impegnarsi negli scacchi come nei primi anni in Italia.
    Smettendo di studiare e giocando senza interesse, come fece dopo, i risultati non potevano essere migliori.

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    Franco 29 Settembre 2017 at 09:56

    Trovo interessante il continuo richiamo alla figura di Cosulich, che non e’ stato certo dimenticato come avrei pensato.
    L’ultima volta che lo vidi fu a Rovigo, credo nel 1975, e mostrava un pessimo abbigliamento trasandato, la barba lunghissima, capelli incolti, ma soprattutto lo sguardo non piu’ vispo e battagliero di un tempo. Lo trovai molto invecchiato per la sua età.

    Chiedo di lui una cosa: nel famoso passaporto ritrovato tra le macerie del terremoto in Sudamerica da un’agenzia di stampa francese, è stata ritrovata anche la sua foto oppure il solo passaporto senza la foto?

  14. avatar
    dario moriontini 29 Settembre 2017 at 18:43

    Ha affermato che non ha mai studiato i libri di scacchi, questa frase mi ha colpito!

    Sarà mai possibile?

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      Franco 15 Ottobre 2017 at 22:18

      dario moriontini 29 settembre 2017 at 18:43
      Ha affermato che non ha mai studiato i libri di scacchi, questa frase mi ha colpito!
      Sarà mai possibile?
      ============

      La risposta è articolata: no, perché è logicamente impossibile, si in senso relativo, ovvero molti dicono di non aver mai studiato i libri preferendo un apprendimento esperienziale sulla scacchiera (quasi sempre condotto in lunghe serie di partite lampo) in rapporto a coloro che sono più studiosi.

      Teniamo conto che sono tutte dichiarazioni pre-informatiche e vanno contestualizzate negli anni 60-70.

      Con riferimento a Mariotti, mi chiedevo spesso: chi sarà mai un tal Mariotti P. che compariva come suo compagno di squadra in passato a Firenze ? Aveva un fratello non altrettanto bravo, un cugino o un omonimo ?

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        Giancarlo Castiglioni 15 Ottobre 2017 at 23:06

        So che aveva un fratello, credo più grande, che giocava a scacchi, ma non lo ho mai visto a tornei.

        • avatar
          Franco 15 Ottobre 2017 at 23:27

          Allora deduco che anche il fratello è stato campione italiano a squadre con Sergio nella squadra del dottor Cambi, di cui tutte le persone di una certa età ricorderanno il nome per averlo visto comparire settimanalmente nella rubrica della Settimana Enigmistica.

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            Giancarlo Castiglioni 16 Ottobre 2017 at 10:01

            Non mi risulta in serie A quindi immagino fosse un campionato di serie B.
            In che anno?

  15. avatar
    Franco 16 Ottobre 2017 at 19:45

    Fine anni 60, se ben ricordo.
    La A fu vinta da Tatai con i fratelli Primavera.
    La B dai fratelli Mariotti
    Ciao

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      Giancarlo Castiglioni 16 Ottobre 2017 at 20:34

      Allora era il 1964 a Genova, i Primavera erano Giuseppe il padre e Roberto il figlio.
      Non ho quell’annata dell’Italia Scacchistica per controllare.

  16. avatar
    Franco 16 Ottobre 2017 at 20:06

    Con Sergio ci ho giocato in un tempo lontano che non ricordo nemmeno, attraverso delle lunghe sessioni di partite serali amichevoli con tempo di 15 minuti ciascuno. Non avevo nemmeno provato a giocarci a lampo, memore del consiglio di Bruno Argenton riguardo le performance di Sergio a lampo contro gli yugoslavi. Di sicuro non sarei riuscito a vincere nemmeno una partita.

    Non ci conoscevamo all’epoca e mi meravigliai di quanto fosse cosi’ forte la sua passione per gli scacchi. Il torneo che giocavamo era costituito da una partita al giorno di 30 minuti ciascuno verso le 17:00, in un resort presso Madonna di Campiglio. Evidentemente non gli bastava una dose così ridotta di scacchi giornalieri (finiva spesso le partite in 5-10 minuti), per cui dopo cena si intratteneva contro noi giocatori che appartenevamo ad altre categorie cosi’ sideralmente lontane dal suo livello. Era democratico perché giocava con tutti gli ardimentosi senza rifiutare nessuno, ma dopo un paio di giorni costoro si fecero da parte quando si resero conto che di candidati a poter giocare partite amichevoli non ve ne erano molti in quel torneo, che lui vinse con il 100%.

    Da parte mia ci fu una sorpresa riguardo lo stile di Sergio, che mi immaginavo spumeggiante e capace di travolgere qualsiasi avversario con i suoi gambetti e i suoi sacrifici.

    Mi resi conto dopo tante partite giocate in quelle serate che Sergio era un giocatore sicuramente completo anche sotto l’aspetto posizionale; in particolare appresi che era un fortissimo finalista. Ricordo di essere stato travolto dal suo gioco combinativo in un paio di partite sole,mentre ricordo tantissime partite in cui la mia posizione si deteriorava mossa dopo mossa nel finale, anche perché non riuscivo mai a prevedere bene le sue mosse. In particolare era fortissimo in tutti i finali di torre e pezzi minori quando manovrava il cavallo contro l’alfiere.

    Come potesse giocare così bene i finali senza aver avuto dei validi maestri, con la sola applicazione da autodidatta, rimase per me un mistero, anche considerando quanto fosse versato per il gioco brillante e combinatorio, adatto a chiudere le partite in breve tempo.

    Era evidentemente puro talento naturale.

    Un saluto

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