Certe notizie di scacchi un tempo ci arrivavano soltanto dai quotidiani, e spesso neppure erano immediate. E certe volte non avrei voluto mai leggerle. Così accadde in un afoso mattino dell’estate 1973, quando aprii “Paese Sera” e Roberto Palombi nella sua rubrica settimanale riportava la triste notizia della morte di un grandissimo giocatore: Leonid Zakharovich Stein. Ecco le parole di Palombi:
“Il 4 luglio è deceduto, per una crisi cardiaca, il Grande Maestro Leonid Stein, uno degli uomini di punta dello scacchismo sovietico nel quadro di riconquistare il titolo mondiale.
Stein, che avrebbe dovuto partecipare al torneo di selezione mondiale che si svolge tra qualche giorno in Brasile, aveva solo 39 anni, essendo nato a Kamenets il 12 novembre del 1934. Nel 1960 si mise in luce vincendo il campionato ucraino e l’anno dopo si qualificò per il suo primo Interzonale giungendo 3°-4° nel campionato dell’URSS. A Stoccolma giunse 6°-8°, ma dové cedere il posto nel Torneo dei Candidati al titolo per il contingentamento dei giocatori sovietici. Nel 1963 vinse il campionato dell’URSS, impresa che ripeté nel 1965 e nel 1970. Nel 1964 è ancora escluso dal torneo dei candidati per il solito blocco fatto ai sovietici: era giunto 5°.
Il successo più brillante della sua carriera fu la vittoria nel torneo di Mosca 1967, una gara formidabile, che vide l’allora campione del mondo Petrosian al 9°-12° posto e lo sfidante Spassky al 6°-8° posto. Nell’interzonale di Sousse sfiorò ancora la qualificazione a candidato, poi, nonostante vari successi tra i quali ricordiamo Keckskemet 68, Tallin 69 e Parun 71, sembrava tornato un poco in ombra. Alla fine dello scorso anno aveva conseguito la seconda piazza, dopo Polugaevsky, al torneo di Kislovodsk, unico a non subire sconfitte. Su di lui si riponevano molte speranze in questo che avrebbe potuto essere l’anno del suo rilancio. Era al 12° posto, con 2520 punti, nella graduatoria mondiale Elo.
Oltre al clamoroso e prestigioso successo nel grande torneo che si svolse a Mosca nel 1967 per il cinquantenario della rivoluzione russa, e a quelli citati da Palombi, altri eccellenti risultati di Stein furono il primo premio ex aequo con Karpov nel Memorial Alekhine di Mosca 1971 e un altro primo posto ex aequo, quello con Petrosian nella primavera del 1973 a Las Palmas, che fu anche l’ultimo torneo della sua breve vita.
Leonid Stein era nato nell’Ucraina occidentale, a Kamenets Podolskj, il 12 novembre del 1934. Ebbe un’infanzia difficile. La sua famiglia, ebrea, lasciò il paese natìo, che fu occupato dai nazisti nel giugno del 1941, e trovò rifugio in Uzbekistan. Gli amici lo ricordavano come un bambino gracile, dalla salute delicata. Imparò a 10 anni a giocare a scacchi, ed ebbe Alexey Sokolsky come maestro.
(Qui sotto il paese natìo di Leonid come si presentava un tempo)
(E come si presenta oggi)
Ma la sua attività fu più volte interrotta: fra il 1954 e il 1957 prestò servizio militare, e giocò pochissimo. Quando riprese, nel 1958, fu espulso da un torneo (sembra perché trovato a giocare a carte) e decise di abbandonare gli scacchi. Per fortuna ritornò alle gare, sul finire dell’anno successivo, vincendo il campionato ucraino, e nel 1961 fu ottimo e sorprendente 3°- 4° al campionato sovietico. Un risultato che lo indusse a lasciare il suo lavoro di operaio in fabbrica e a diventare giocatore professionista.
Aveva già messo in mostra una fantasia sfrenata, le sue combinazioni erano spettacolari, diceva che i suoi esempi erano Mikenas, Simagin e Ragozin. Nel 1962, 1964 e 1967 sfiorò negli interzonali l’accesso a candidato per il mondiale, mancandolo anche per l’assurda regola che non prevedeva che più di tre giocatori sovietici potessero qualificarsi. Per intanto mise le mani su ben tre titoli assoluti sovietici (1963, 1965, 1970), impresa riuscita a pochissimi altri campioni: se non erro nel dopoguerra meglio di lui hanno fatto soltanto Tal, Korchnoi e Petrosian.
Stein si conquistò la simpatia di Fischer, che gli rimase buon amico fino alla fine. I due s’incontrarono all’interzonale di Sousse 1967, vinse Fischer e la partita è l’ultima delle celebri “60 partite da ricordare” del grande Bobby. Indimenticabili per me le prime parole di Fischer su questa partita, che fu una spagnola: “Mi aspettavo la Siciliana e la variante del Dragone accelerato, che è la preferita da Stein. Penso che i russi, prima di ogni partita importante, si trovino insieme in un “gruppo di studio” per decidere quale apertura si adatti meglio al loro avversario da un punto di vista psicologico”.
Il 4 luglio del 1973 Leonid Stein fu trovato morto, vittima di un infarto, in una stanza dell’Hotel Rossiya di Mosca, quando stava per prepararsi a partire per tentare l’ennesima scalata al mondiale nell’interzonale di Petropolis in Brasile. Aveva appena 38 anni.
Così scrisse di lui Anatoly Karpov: “Conobbi Leonid nel 1970, al torneo di Caracas. Lui era in lotta per il primo posto, io per una norma di Grande Maestro. Quando raggiunsi il mio obiettivo, lui si è fermato a parlare con me e ad analizzare insieme le mie partite. Aveva un talento straordinario, una tagliente visione tattica ed una straordinaria fiducia in se stesso. Se non è entrato nell’Olimpo dei campioni del mondo, probabilmente lo si deve soltanto alla sua pigrizia, che gli impediva di studiare molto le aperture, il cui repertorio era abbastanza limitato, visto che col nero giocava quasi sempre l’Indiana di Re e la Siciliana”.
Dal 1962 al 1973 rimase quasi sempre fra i primi dieci giocatori delle classifiche mondiali.
Si leggeva alcuni anni fa su ChessBase (D.Monokroussos): “Stein è stato un grande maestro nel combinare vantaggi strategici con colpi tattici, il che rende il suo gioco istruttivo e straordinariamente eccitante”.
E mi piace ricordare anche le parole del nostro Paolo Bagnoli, che nel suo “Scacchi” (Mursia 1978) così si esprimeva presentandoci la vittoria di Stein contro Smyslov nel 1972: “Era probabilmente il più imprevedibile dei giocatori sovietici: estroso come Mikhail Tal, solido come Petrosjan, preparato teoricamente come Botvinnik, Stein fu per diversi anni l’incubo dei colleghi sovietici”.
Le opere più importanti su di lui sono quelle di Eduard Gufeld ed Efim Lazarev “Leonid Stein Master of Risk Strategy” e di Raymond Keene “Leonid Stein, Master of Attack”.
Chiudo e rendo omaggio a Leonid Stein presentando una sua famosa piccola combinazione (che probabilmente già tutti conoscerete) con la quale fulminò in poche mosse il campione ungherese Lajos Portisch all’interzonale di Stoccolma 1962.
I successivi commenti sono di Mario Monticelli.
Di fronte al duplice attacco sull’Alfiere in c4, sembrerebbe imperativo cambiare il pezzo con l’Alfiere in e6, o ritirarlo. Stein trovò invece una combinazione magnifica per sfruttare la debole situazione dell’arrocco nero, che in pratica non è difeso da alcun pezzo.
19.Cxg7! Axc4
Il Cavallo non poteva chiaramente esser preso: dopo 19….Rxg7; 20.Af6+,Rg8 21.Axe6, non si evita il fatale scacco di Donna in g4.
20.Af6!
La Donna Bianca è intoccabile. Dopo 20….Axe2, il Bianco dà matto in due con 21.Cf5+ seguito da Ch6. Anche una mossa con la Tf8 (per fare posto al Re in pericolo) non serve contro il tremendo scacco di scoperta Cf5, seguito da Dg4. Infatti Portisch abbandonò immediatamente.
Era Leonid Stein. Un grandissimo, ma poco fortunato, Grande Maestro.
Bravo Marramaquis, bel ricordo di un immenso campione! E’ da sempre il mio idolo!
anche uno dei miei .
la morte sembra avvolta ancora da un certo mistero , mi sembra di aver letto
… E dopo ‘il caso Morphy’ ora hai lanciato l’amo al Paolo per ‘il caso Stein’. 😉
caro Mongo, no.
E’ semplicemente quello che ho letto su un sito sulla morte di questo grandissimo giocatore, penso che non ci sia mistero, in realtà mi colpì molto la notizia e la Russia era ancora quella della guerra fredda ( 1973).
Avrebbe giocato a Petropolis, il primo dei suoi interzonali vinto da Mecking. con il brasiliano si qualificarono dopo spareggio Portisch e Polu (l’escluso su Geller). Forse per Stein sarebbe stata la volta buona per entrare tra i Candidati.
Io posseggo il libro in inglese di R. Keene ma l’autore non menziona alcun mistero parlando di un problema cardiaco. Ma non voglio scavalcare l’autore Marramaquis del bellissimo pezzo….
si’ parlarono di un infarto. Stein era un forte fumatore ma aveva solo 39 anni. Appena trovo il pezzo citerò la fonte.
La Morte sottrae all’Umanità i suoi gioielli. Per questo il Paradiso splende così tanto. L’Inferno è soltanto uno scrigno vuoto.
Per ricordare questo grandissimo voglio proporre agli amici questa splendida partita che penso conosceranno già
per la cronaca lo score tra Stein e Gligoric è stato di 7 a 1 per Stein
ma vorrei che tutti potessero godere della straordinaria bellezza della mossa … e3 !!
http://www.chessgames.com/perl/chessgame?gid=1282672
Che sia un ritratto, un omaggio ad un campione, che sia una cronaca di attualità, o che sia una intervista, oppure sia il racconto di un luogo degli scacchi nel mondo o tra le grazie romane, Marramaquis si destreggia sempre con l’abilità, la pulizia ed il garbo consueto. Mille di questi tuoi progetti carissimo Marramaquis!
Prosperità e salute a te.
Luca Monti.
rivedo questo bel contributo dell’ottimo Marramaquis
penso che in fondo grossi misteri sulla morte di Stein non ce ne siano . all’epoca fu taciuto che Stein mori’ durante la notte mentre era a letto con la figlia diciottenne di Averbach . Il che era evidentemente ritnuto molto disdicevole
Stein come Tal era un grande fumatore , grande bevitore e grande ” tombeur de femme”
e che magnifico giocatore!
veramente i top odierni , da un punto di vista del ” fascino” e della personalità ” scompaiono di fronte a giocatori e uomini cosi!
se questo e’ avere personalita’ mille volte meglio quelli di oggi 🙁
uff, vuoi mettere una bella bevuta con Caruana, le sregolatezze di un Karjakin o gli anedotti che ti potrebbe raccontare un Nakamura.
ah ah
caro Nikola
su Karjakin e Nakamura mi hai preceduto di un secondo !
ma anche i giocatori che oggi hanno quarant’anni mi sembrano molto piu’ umani e interessanti dei top di oggi che hanno vent’anni
Lasciamo perdere Kasparov
tempo fa , quando avevo un profilo fb , feci lunghe chiaccherate con un TOP TOP .
Avendo saputo che avrei visitato la sua città di origine mi disse di farmi sapere quando ci sarei andato offrendosi di accompagnarmi a conoscere i luoghi piu’ significativi (anche scacchistici) . avevamo solo un amico “vero” in comune , ma questa sua disponibilità e gentilezza mi colpì molto
mi risulta difficile immaginare una simile disponibilità nei giocatori citati da Nikola
e vi assicuro che era un super di quel livello, forse ancora di più!
no caro Jas
non è questo avere personalità
in Stein come in Tal c’era forse , oltre il genio , una tendenza autodistruttiva .
ma al di là di questo non si puo’ negare che il “fascino” di Spassky , Bronstein , Stein e molti altri sia innegabile e che continuino comunque ad esercitarlo a distanza di tanti anni .
Basta leggere una loro intervista e confrontarla con una intervista dei top di oggi .
mi sembra che Aronian sia una persona interessante comunque.
Paoli mi disse che ad esempio Keres aveva un ” fascino ” straordinario , al di là della sua statura di giocatore
PS : cosa si intenda per “fascino ” è comunque molto personale e opinabile .
io ad esempio ritengo affascinanti le opere di Burri e Fontana , mentre , con tutti gli sforzi , non riesco a cogliere il ” fascino” che so ? di Simone Martini o piero della Francesca .
Ne intuisco , ovviamente , la grandezza , ma non ne sono affascinato .
Cosi’ come in architettura non mi affascinano il barocco o il gotico bensi’ mi affascina il razionalismo di Le corbusier o il minimalismo di Tadao Ando
tutto qui
Caro Jas , tu pensi che tra quarant’anni si scriverà qualcosa di Nakamura o Karjakin ?
non so se mi hai copiato ma hai fatto le mie stesse citazioni. probabilmente hai risparmiato Caruana perché in quanto carisma e fascino é come sparare sulla croce rossa.
caro Nikola
vedi sopra
abbiamo semplicemente pensato una cosa simile nello stesso momento ❗
OK capito, abbiamo proprio gusti diversi. Vasco Rossi e Zucchero mi piace ascoltarli, voi invece preferireste “viverli” .
esempio sbagliato, a noi piace ascoltare De André, tu invece preferisci Toto Cutugno. 🙂
beh Vasco e Zucchero proprio no .
se mi potessi reincarnare in due cantanti ( anche se per loro è un po’ riduttiva la definzione) vorrei reincarnarmi in bruce springsteen o Leonard Cohen 😉
ma se chiedessero di reincarnarmi in uno scacchista vorrei reincarnarmi in Boris Spassky
stavolta non ci siamo letti nel pensiero, ma io sottolineo il verbo ‘ascoltare’ e non per forza ‘essere’. per quanto riguarda Spassky invece mi vedi allineato
siete una bella coppia voi due con me vi annoiereste da matti se venite a Varsavia vi appioppo Adamski cosi’ state freschi 😆
vi fa fare 10 flessioni ad ogni imprecisione e 20 a ogni cappella 😆
verrei volentieri a Varsavia soprattutto per conoscere il satanasso …
ma ho già abbastanza muscoli
comunque de Andrè è stato un grandissimo
l’amico Renato storcerà il naso ma non sono solo io a consideralo uno dei nostri piu’ grandi poeti del XX secolo