I Luoghi degli Scacchi: Thessaloniki

Scritto da:  | 20 Maggio 2013 | 29 Commenti | Categoria: Cultura e dintorni, Luoghi degli Scacchi

Salonicco 2(Il Porto di Salonicco in un’incisione del 1688)

Narra la storia che Thessaloniki fu fondata nel 315 A.C. da Kassandros, re dei Macedoni, il quale volle dare ad essa il nome dell’amata moglie, sorella maggiore di Alessandro Magno e figlia di Filippo II di Macedonia.

Capitale della Macedonia greca, nel cuore dei Balcani, affacciata sul Golfo Termaico, alla testa della penisola Calcidica, è anche, dopo Atene, la città più importante e popolosa della Grecia (circa un milione di abitanti, con l’area metropolitana) ed è più nota, ai giorni nostri, come Salonicco. Ma a me piace chiamarla sempre Thessaloniki, come la regina.

Fece parte dell’Impero Romano, poi fu preda delle invasioni barbariche, poi fu normanna, bizantina, perfino veneziana per sette anni (dal 1423, quando i bizantini la cedettero a Venezia in cambio del suo aiuto contro i turchi), poi turca (l’assedio di Murad II ebbe successo definitivo il 29 marzo del 1430 e iniziò da lì una lunghissima decadenza per la città), poi bulgara e infine fu annessa (era il 1912) alla Grecia.

Una terra d’incontri e di scontri, crocevia d’innumerevoli civiltà, convivenza di minareti, sinagoghe e monasteri, di imam e rabbini, cristiani, ebrei provenienti dalla Spagna e musulmani, di mercanti e schiavi, di egiziani, bulgari, ucraini, turchi e albanesi.

Città violentata dai nazisti quando, nel 1943, furono deportati ad Auschwitz tutti i suoi 50.000 abitanti ebrei e distrutte tutte le trentadue sinagoghe della città, delle quali sono rimaste solo sbiadite fotografie. Città non troppo fortunata: semidistrutta da un furioso incendio (accidentale?) nel 1917, gravemente danneggiata da un terremoto nel 1978. Chissà? Forse il suo santo patrono, San Demetrio di Tessalonica, ogni tanto si distrae…

Città di fondachi e bazar, dal dolce clima mediterraneo, città viva ed orgogliosa, com’è stato orgoglioso e forte uno dei suoi figli più amati e noti, il grande poeta turco Nazim Ikmet, al quale Thessaloniki diede i natali nel 1901.

Di lui SoloScacchi (“nonsoloscacchi”) presentò tempo fa una breve poesia in occasione di un ispiratissimo racconto di Liviana: “Istanbul: la più bella delle mia partite è ancora lei”. Eccone un’altra, altrettanto significativa:

L’uomo (di Nazim Ikmet, 1949)

Le piante, da quelle di seta fino alle più arruffate,
gli animali, da quelli a pelo fino a quelli a scaglie,
le case, dalle tende di crine fino al cemento armato,
le macchine, dagli aeroplani al rasoio elettrico.

E poi gli oceani e poi l’acqua nel bicchiere.

E poi le stelle e poi il sonno delle montagne e poi dappertutto mescolato a tutto, l’uomo

ossia il sudore della fronte
ossia la luce nei libri
ossia la verità e la menzogna
ossia l’amico e il nemico
ossia la nostalgia la gioia il dolore.

Sono passato attraverso la folla,
insieme alla folla che passa.

Salonicco 1(Nei loro costumi tradizionali, da sinistra: donna bulgara, ebrea e ottomana a Salonicco nel 1873)

Ma le donne e gli uomini di Thessaloniki sono, ai giorni nostri, donne ed uomini di nuovo profondamente colpiti e feriti, stavolta dalla grave crisi economica che da quattro anni attanaglia la Grecia e che ha costretto il governo centrale a tagliare numerose attività anche in questa regione del Paese.

A Thessaloniki nacque, nel 1880, un altro importante personaggio della storia mediterranea, Mustafa Kemal Ataturk, che sarebbe poi divenuto il fondatore (1923) e il primo Presidente (fino alla morte, nel 1938) della Repubblica Turca. La sua casa natìa è oggi sede di un museo e del consolato turco.

Salonicco 3(26 ottobre 1912: la bandiera turca viene ammainata dopo quasi 500 anni, Thessaloniki è greca. Nella guerra balcanica la Grecia era alleata di Bulgaria, Macedonia e Serbia contro la Turchia, tuttavia proprio l’annessione della città alla Grecia fu causa di attriti con la Bulgaria, che aveva sempre mirato ad uno sbocco sul Mar Mediterraneo. Fu un periodo complicato e sanguinoso, quello delle guerre balcaniche: il 18 marzo del 1913 veniva assassinato a Thessaloniki il re Giorgio I di Grecia, figlio di Cristiano IX di Danimarca)

Salonicco 4(Truppe italiane sfilano nelle vie di Salonicco: è il 1916. Il contingente italiano vi era stato inviato dagli alleati per meglio fronteggiare da lì la Bulgaria, che era alleata della Germania. Questo, nonostante il volere del nuovo re di Grecia, il figlio di Giorgio I, Costantino, che si era invece espresso per la neutralità del suo Paese)

Salonicco 8(In questa incisione del 1831 è raffigurato il portico d’accesso al foro romano di Thessaloniki. Le quattro statue che vedete in alto, le cariatidi, sono oggi esposte nel museo del Louvre a Parigi).

Ma perché Thessaloniki è “Luogo degli scacchi”? Perché qui si sta per disputare un importante torneo e perché mi piace immaginare che ogni luogo che ospiti un grande torneo entri automaticamente a far parte della nostra “comune nazione degli scacchi”.

E Thessaloniki è veramente uno dei posti che avrebbe più diritto ad entrarvi, per la sua storia e per le sue tradizioni cosmopolite, che sono in fondo quelle tradizioni richiamate nel motto della FIDE “gens una sumus”, un motto troppo spesso dimenticato o tradito.

E poi, come fa a non essere predestinata a divenire “Luogo degli scacchi” una città che ha per suo simbolo una Torre Bianca? Proprio così: la Torre Bianca è l’edificio più famoso di Thessaloniki. Situata sulla parte orientale della linea costiera, è una torre-fortezza circolare, alta 30 metri e con perimetro di 70, costruita nel XV° secolo come parte della fortificazione della città e inizialmente denominata “Torre dei Leoni”. Durante l’occupazione ottomana fu una provvisoria prigione per i condannati a morte e un luogo di tortura. Venne tinta di bianco nel XIX° secolo, forse per purificarla dal sangue versatovi, e perciò ribattezzata “Torre Bianca”. Oggi la Torre (non più così bianca) ospita una mostra permanente dedicata alla storia della città e il Museo della Cultura Bizantina (il biglietto d’ingresso costa appena 3 euro, è aperta dalle 8,30 alle 15,00 dal martedì alla domenica). Dalla Torre, volgendo lo sguardo verso il mare, e precisamente verso Sud-Ovest, potrete ben godere la vista del mitologico Monte Olimpo (m.2917), che dista, in linea d’aria, non più di 80 km. dalla nostra città.

Eccoci a parlare quindi della quarta prova del FIDE Grand Prix, dal 21 maggio al 4 giugno prossimo, qui il Sito Ufficiale. Inizialmente, sempre a causa delle difficoltà economiche, erano stati avanzati dubbi sulla sede. Si era parlato di Madrid, poi è stata confermata la città greca. Ivan Savidis, uomo d’affari greco-russo e proprietario della società di calcio del PAOK Salonicco, ha fatto di tutto per avere qui la sede di gioco, che sarà lo storico albergo Makedonia Palace.

Salonicco 9

Hanno diritto a giocare: Radjabov, Nakamura, Caruana, Morozevich, Ivanchuk, Grischuk, Topalov, Svidler, Gashimov, Ponomariov, Dominguez Perez e Kasimdzhanov. Sembra, però, che Radjabov dia forfait e che al suo posto subentri il francese Etienne Bacrot.

La precedente prova del FIDE Grand Prix, la terza delle previste sei, era stata vinta in aprile da Topalov, a Zurigo, e proprio Topalov guida ora la classifica provvisoria con 310 punti, davanti ai 240 di Mamedjarov, ai 215 di Morozevich, ai 210 di Wang Hao, ai 190 di Karjakin e ai 180 di Caruana e Leko.

 Salonicco 5(Thessaloniki di notte, con la Torre Bianca)

 

Non sappiamo chi vincerà il torneo di Thessaloniki. Nemmeno, per la verità, ci interessa più di tanto, anche se non potremo fare a meno di seguire (o tentare di farlo) le sue partite e di seguire in particolare la prova del nostro Fabiano Caruana. Quello che ci interessa oggi è ben altro.

Ricordava alcune settimane fa il direttore di “Medecins du Monde”, Nikitas Kanakis, che “non è un’esagerazione dire che in Grecia non è più in atto una crisi di debito o una crisi economica, ma una vera e propria crisi umanitaria, che ricorda quelle che avvengono nelle parti più povere del mondo. Mentre in passato assistevamo prevalentemente immigrati e locali in condizioni di estrema miseria, oggi assistiamo per metà cittadini greci”.

Ecco, quello che c’interessa in questo momento è soltanto una cosa: che tutti gli abitanti di Thessaloniki e della Grecia riescano a vincerla, vincerla bene e nel rispetto della democrazia, questa loro difficile e decisiva partita.

Perché non c’è niente di più terribile che scorgere la fame negli occhi dei bambini, ancor più in un Paese meraviglioso, a noi così vicino e che è stato la culla della nostra civiltà. Noi non lo vogliamo, perché sappiamo che quegli occhi sono anche i nostri occhi.Salonicco 7

separator4

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


29 Commenti a I Luoghi degli Scacchi: Thessaloniki

  1. avatar
    paolo bagnoli 20 Maggio 2013 at 23:13

    Fui a Salonicco nell’estate del 1970, dopo aver visitato Istanbul (stupenda!); avevo incontrato Bobby Fischer a Vinkovci un paio di settimane prima (ne ho parlato in altra occasione).
    Era il tempo della dittatura militare, in Grecia, un tempo tetro e non molto attraente. Con mia moglie trovammo una camera d’albergo a tarda sera, dopo aver percorso la sponda settentrionale dell’Egeo, con le sue paludi, i suoi immensi stormi di gabbiani e di trampolieri.
    Eravamo gli unici ospiti del modesto albergo (i turisti erano guardati con una certa diffidenza) e fummo anche gli unici clienti del ristorante dalla cui terrazza si godeva di un panorama spettacolare, ed i cui piatti di pesce e crostacei ancora ricordiamo (fantastici!).
    La Calcidica spinge le sue dita rocciose verso sud, ed ospita parecchi monasteri non facilmente raggiungibili (almeno allora…;).
    Salonicco era, in quel periodo, una città all’apparenza semideserta, ma ciò era dovuto al ferreo coprifuoco applicato dalle autorità militari.
    Ripartimmo il giorno seguente, diretti a nord, verso la Macedonia (raccomando una visita a Nis) per poi risalire tutta la costa dalmata dopo aver aggirato a nord il confine albanese ed essere sbucati sul mare a Cettigne.
    Il tutto con la nostra Dyane gialla, che non ci tradì nemmeno un istante.

  2. avatar
    Mongo 21 Maggio 2013 at 11:51

    ‘cezziunale veramente!!! 😎

  3. avatar
    Brunov 21 Maggio 2013 at 15:08

    “Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini”. Così si diceva alcuni secoli fa alludendo alle distruzioni e spoliazioni delle bellezze e tesori di Roma. Barbari sono tutti coloro che distruggono per proprio momentaneo e infimo tornaconto le ricchezze lasciateci da secoli di civiltà. Vedendo quello che sta succedendo in questi anni in Grecia potremmo parafrasare: “Quod non fecerunt Turci et Angli et Graeci corrupti, facit BCE”

  4. avatar
    paolo bagnoli 21 Maggio 2013 at 15:48

    Per Mongo: la cosa più ‘cezziunale di quegli anni di scorribande europee con mia moglie è probabilmente la nostra faccia tosta. Ti spiego.
    I figli non erano ancora arrivati (il primo, Alessandro, è dell’ agosto ’71) e, prima con la gloriosa 500 poi con l’altrettanto gloriosa Dyane, ci presentammo, con estrema faccia di bronzo, nel ’68 alla frontiera jugoslavo-ungherese (tieni presente che c’era ancora, e molto robusta, la Cortina di Ferro) dove un ufficiale di frontiera (non avevamo il visto!) ci stampò un gigantesco “visto turistico” sui passaporti e ci lasciò entrare in Ungheria. Dopo un paio d’ore parcheggiammo la 500 sulle rive del Balaton e spazzolammo via un colossale piatto di riso e piccole cotolette di pesce; in serata eravamo nuovamente a Maribor.
    La seconda “broken courtain” si verificò, appunto, nel ’70 , quando avremmo dovuto raggiungere Istanbul via Belgrado-Nis-Salonicco e via andare. A Nis decidemmo di sfidare ancora una volta la sorte, e puntammo in direzione del confine bulgaro (“al massimo ci rispediscono indietro”;), anche questa volta senza visto. Giungemmo a metà pomeriggio al posto di frontiera e vivemmo circa un’ora di film di spionaggio di seconda categoria.
    Posto di frontiera (tra le montagne): una baracca in legno e cemento, presidiata dall’immancabile ronda armata di mitra e da un funzionario con barba mal fatta e capelli ancora peggio. Prima di noi era arrivata una coppia di inglesi che mise di buon umore il megadirettore il quale, esaminato il passaporto del britannico e squadratolo bene, proruppe in una risata omerica, chiamò un collega e, assieme, si misero a guardare prima lui e poi la foto del passaporto, fino a quando, ancora ridendo, anche gli imbarazzati albionici ebbero il permesso di passare. I bulgari stavano ancora ridendo (ma che razza di foto aveva l’inglese sul passaporto?) quando, senza profferire verbo, stamparono il visto e fecero alzare la sbarra.
    Ritrovammo i due inglesi, quella sera, in un maleodorante albergo di Plovdiv, e scambiammo quattro parole di cortesia, per non più rivederci.
    Se, poi, ti dovessi raccontare come passammo la frontiera bulgaro-turca, crederesti ad una ricostruzione romanzesca ed umoristica dei fatti REALMENTE accaduti, perciò la pianto qui.
    Ciao

    • avatar
      Roberto Messa 21 Maggio 2013 at 19:53

      Paolo, sto cercando di tenere il conto dei tuoi viaggi giovanili, perché queste sgroppate di migliaia di Km in auto con fidanzate, mogli e figli sono sempre stati la mia passione. Se non sbaglio ci hai già raccontato di un Bologna-Edimburgo in 500 (chapeau), ora i viaggi ad Est con la Dyane.
      500 e Dyane, due auto che non ho posseduto, ma ho guidato quelle di altri/altre per intere “stagioni” della mia gioventù – indimenticabili la prima per le “doppiette”, la seconda per quella stranissima leva del cambio.

  5. avatar
    alfredo 21 Maggio 2013 at 16:08

    e invece noi la aspettiamo 😀 😀
    certo l’incontro con Bobby
    c’ è gente ( quorum ego) che darebbe non so cosa per avere avuto questa ” fortuna” ❗

    • avatar
      Brunov 21 Maggio 2013 at 19:56

      E tu ci credi che ha incontrato Fischer? Invece io a Salonicco ci ho incontrato Gioacchino Greco detto “il Calabrese”! Ah Ah Ah! 😛

  6. avatar
    alfredo 21 Maggio 2013 at 20:10

    assolutamente si’

    • avatar
      Brunov 21 Maggio 2013 at 20:32

      Ma sì, anch’io. Volevo solo fare una battuta su Paolo che stimo moltissimo. Sono uno fra i primi che ha letto i suoi libri (nel 1974 “Scacchi matti” e nel 1978 “Scacchi: storia, controstoria e altro ancora”;) 🙂

  7. avatar
    paolo bagnoli 21 Maggio 2013 at 23:15

    Be’, le foto di Fischer con me e con mia moglie sono Polaroid del ’70 , e le ho pubblicate sia su “Bologna Scacchi” che sulla mia “Storia degli Scacchi”.
    Per Roberto: la partenza fu da Ravenna (e non Bologna, dove mi trasferii dopo il matrimonio con Rita) e l’arrivo non fu Edimburgo ma Hull (mooolto prima della Scozia). Sulla via del ritorno attraversai in autostrada la foresta di Nottingham, ma di Robin Hood nemmeno l’ombra.
    Se qualcuno desidera dettagli sul mio viaggio ad Istanbul, basta chiedere, anche perchè nel corso di quella “sgroppata” ce ne sono capitate di tutti i colori.

    • avatar
      Mongo 22 Maggio 2013 at 00:21

      Siamo qui che aspettiamo… Su, non farti pregare. Raccontaci…

  8. avatar
    paolo bagnoli 22 Maggio 2013 at 16:55

    Ok, vado… Prima di andare a letto, nella triste hall del triste hotel di Plovdiv, veniamo avvicinati da un giovane dalla pelle scura, sui 25-30 anni, il quale, dopo aver avuto conferma che eravamo diretti al confine turco, ci prega di attenderlo, il mattino seguente, per metterci in carovana. Poco entusiasti della proposta (ci piaceva e ci piace farci i c…. nostri), vinti dalla cortesia acconsentiamo, ed all’alba quello si presenta con una Opel Kadett verde pisello con una gigantesca appendice sul tetto; ci spiega di essere afgano, di lavorare da qualche anno in Germania (non ricordo se Francoforte o Stoccarda), e l’appendice, malamente ricoperta da un telo forse impermeabile, risulta essere UNA LAVATRICE che egli sta portando alla madre.
    Partiamo, noi davanti e lui dietro, con continui lampeggiamenti che equivalgono a preghiere di rallentare (aveva il baricentro un po’ in alto). Poi, lo perdiamo, e tiriamo un sospiro di sollievo, accelerando per quanto ci consente la strada piena di buche nell’asfalto. Arriviamo al confine dove in attesa, in un senso e nell’altro, ci sono file di camion. Parcheggiamo a una cinquantina di metri dal posto di frontiera (una serie di baracche nel bel mezzo del nulla) e decidiamo di dirigerci agli uffici nel tentativo di passare in fretta: niente da fare, il militare addetto ai visti d’uscita ci fa capire che dobbiamo aspettare.
    Usciamo avviliti dalla baracca, e veniamo avvicinati da un tizio ben vestito il quale, in un perfetto inglese, ci chiede un passaggio fino a Edirne (Adrianopoli), la prima città turca dopo la frontiera, e spiega di aver avuto un guasto alla macchina poche ore prima. Acconsentiamo, ma gli spieghiamo che sarà una lunga attesa, al che lui ci invita a seguirlo all’interno della baracca che avevamo appena lasciato. Non senza un filo di apprensione lo seguiamo, e, una volta all’interno, ci prega di dargli i nostri passaporti, cosa che facciamo con apprensione crescente, apprensione che risulta infondata poichè quello scompare dietro una porta a vetri dove lo vediamo discutere con un altro funzionario per ricomparire dopo qualche minuto con un sorriso e con il visto di uscita ben stampigliato sui nostri passaporti.
    Rimontiamo sulla Dyane e ci avviciniamo alla sbarra, mostriamo i passaporti (e lui mostra il suo dalla copertina rossa) e la sbarra miracolosamente si alza: cinquanta metri a passo d’uomo e SIAMO IN TURCHIA !! Acceleriamo in direzione di Edirne ma, al primo paesino in terra turca, quello ci prega di fermarci, scende dalla macchina e ci ringrazia per il passaggio. Lo ringraziamo a nostra volta e ripartiamo; dopo un po’, Rita mi chiede: “Hai visto cos’aveva in quella borsa?” (una grande e consunta borsa da viaggio che non aveva abbandonato neanche un istante). “No, perchè?” “Quando ha aperto la borsa per tirare fuori il passaporto, ho visto un coltello lungo una spanna” ed un brivido mi corre lungo la schiena. Chi era quel tizio?
    Arriviamo ad Edirne, la attraversiamo e, mentre stiamo per uscire dalla città, ci viene incontro una folla urlante che ci lascia soli, in mezzo alla strada, mentre un gigantesco bovino si sta precipitando verso di noi e sfiora la Dyane proseguendo la sua furiosa cavalcata all’inseguimento della folla. Pazzesco!
    Verso sei di sera entriamo nei sobborghi di Istanbul, vediamo una scritta “Hotel” ed entriamo, stanchi ed affamati. Veniamo condotti in una stanza senza bagno ma con lavandino; tale lavandino è presidiato da un bagherone (vulgo: scarafaggio) certamente imparentato, viste le dimensioni, con una testuggine. Fuggiamo dall’ “hotel” inseguiti dalle maledizioni del portiere/proprietario e, finalmente, ci imbattiamo nell’ “Hotel Keban”, un ottimo albergo dotato di tutti i servizi e senza ospiti sgraditi.
    Siamo a Instanbul!
    (Il seguito, se vi interessa, alla prossima)

    • avatar
      Mongo 22 Maggio 2013 at 17:09

      Capperi… Quasi un giallo alla Ellery Queen!! :mrgreen:

    • avatar
      Marramaquis 22 Maggio 2013 at 17:40

      Paolo, queste tue avventure sono piacevolissime. E allora un suggerimento: unisci il seguito a questa prima parte e manda, di tutto quanto, un pezzo speciale a SoloScacchi. Che ne dici? Magari, se tu avessi anche delle vecchie fotografie ….
      Ciao!

  9. avatar
    paolo bagnoli 22 Maggio 2013 at 17:40

    Ma quale giallo? Giuro che è tutto vero!

    • avatar
      Mongo 22 Maggio 2013 at 22:38

      Non è mia intenzione dubitare di ciò che ci racconti, ci mancherebbe. Scusa se il mio precedente post ti ha dato questa impressione, era solo un complimento al tuo modo di scrivere, favoloso, di raccontare ciò che hai realmente vissuto e le stesse avventure che ti sono capitate… Insomma l’uomo dal passaporto rosso chi era? Una spia? Un assassino diplomatico? Arsenio Lupin?…
      Non vedo l’ora di scoprirlo… 😎

  10. avatar
    paolo bagnoli 22 Maggio 2013 at 22:05

    Non sono “avventure”, sono soltanto piccole storie che mi sono capitate REALMENTE. Se dovessi raccontare altre “avventure” capitatemi nei quasi sei anni di collaborazione per la ditta tedesca che ho citato nel mio post su Fischer, ci sarebbe da ridere veramente, soprattutto per quanto riguardava la vita reale nei Paesi che stavano oltre la Cortina di Ferro (compresa, inoltre, la ex Jugoslavia). E se comincio a parlarvi del bar Byron di Ravenna, non finisco più ….. anche per alcuni aneddoti di carattere scacchistico.

  11. avatar
    paolo bagnoli 22 Maggio 2013 at 22:45

    Non sappiamo chi era quel tizio, abbiamo fatto diverse congetture, resta il fatto che scambiando quattro parole con quello che credo fosse il “dirigente” del posto di frontiera, ci fece vistare i passaporti. Ci aveva detto di un incidente alla sua macchina e che doveva arrivare a Edirne, ma pochi chilometri dopo la frontiera scese dalla Dyane rivolgendoci un educatissimo saluto in un inglese perfetto.

  12. avatar
    paolo bagnoli 22 Maggio 2013 at 23:33

    Verso le quattro o cinque del mattino, stanchissimi, rischiamo di cadere dal letto svegliati all’improvviso da una voce stentores proveniente da un altoparlante posto sulla parete dell’albergo a pochi metri dalla finestra della nostra comodissima stanza. Riprendiamo il sonno, rendendoci conto che quella è una delle preghiere islamiche, e il giorno seguente, freschi e riposati, partiamo alla conquista di Istanbul. Topkapi, il mercato coperto, i cui viottoli interni – un vero labirinto – erano all’epoca in terra battuta da milioni di piedi (oggi, non so), e dove un turco tenta di noleggiarci un bambino come guida, risaliamo il Corno d’Oro sulla riva occidentale e, a sera, siamo al caffè che Pierre Loti frequentava diversi decenni prima, e dove beviamo il solito schifosissimo caffè “alla turca” (una delizia che viene propinata all’incauto turista anche in Macedonia e Serbia meridionale: “turska kava”;). Ridiscendiamo verso il centro, attraversando un quartiere di case in legno, e sfiliamo sul Ponte Galata; l’acqua è verde non per colore naturale ma per lo strato di bucce di cetrioli che galleggiano allegramente, scartate dai numerosi bancarellari che vendono ai passanti i cetrioli come da noi si vendono i gelati (cetrioli da passeggio, insomma).
    Dopo una cena passabile, una passeggiata per le vie del centro dove tentano di rifilarci un altro bambino, offerta che cortesemente rifiutiamo. Il giorno seguente Santa Sofia (ora moschea), nuovamente il mercato coperto che ha incantato Rita, traghetto e calpestiamo il suolo dell’Asia, per poi fare ritorno in albergo.
    Passiamo una settimana a Istanbul, poi veniamo presi dall’ùzzolo del viaggiatore e percorriamo la sponda europea del Bosforo per sbucare sul Mar Nero e cenare (pesce favoloso!) in un grazioso ristorante. Il giorno seguente decidiamo di partire diretti – indovinate un po’ – alle ROVINE DI TROIA ! Non sono dietro l’angolo, bisogna percorrere circa duecento chilometri lasciando sulla sinistra il Mar di Marmara ed arrivare in una cittadina (Eceabat) da dove salpa il traghetto che attraversa i Dardanelli e ti deposita in Asia, poi c’è da fare parecchia strada per arrivare agli scavi di Troia. Lungo la strada (ben asfaltata e praticamente deserta) incontriamo una piccola carovana di muli e cammelli, e Rita sale a cavallo di un mulo per farsi immortalare in una foto, aiutata in questo dal capo carovana che dimostra, nell’occasione, di possedere una ventina di mani. Qualche chilometro più avanti, sbucando da una larga curva, dobbiamo evitare un’aquila che, proprio in mezzo alla strada, sta sgranocchiando i resti sanguinolenti di quella che ci è sembrata una piccola pecora o capra, e poco più avanti ancora troviamo la strada ostruita da un omone abbigliato sommariamente che ci invita a rifocillarci nel suo “ristorante”, una poco invitante capanna nella quale entriamo soltanto perchè abbiamo visto due auto parcheggiate con targa tedesca. L’omone ci offre, come aperitivo, il solito rakh ed alcuni bocconi di kebab prelevati da una ciotola letteralmente ricoperta da uno strato di mosche. Rifiutiamo il kebab, ma devo dire che il cibo era abbastanza buono. A sera siamo ad Eceabat, dove dormiamo nell’unico albergo della cittadina.
    Delusione gigantesca! Il cosiddetto “museo” di Troia è un capannone in lamiera pieno di cocci senza valore, le rovine sono piene di erbacce, e l’unica vera attrazione del posto è un venditore ambulante che staziona all’ingresso e che dichiara di vendere “authentic pieces of the Wooden Horse of Troy” (riproduco la scritta che lui esibiva), che il turista può scegliere in un paniere di vimini. Compriamo un tappeto che è poi durato a casa nostra una trentina d’anni; la trattativa si protrae per una mezz’ora, con strepiti del mercante che per strapparci qualche dollaro in più ci mostra le fotografie dei figli e dell’intera famiglia, al cui centro figura la moglie, una specie di capo pellerossa vestita di nero.
    Scendiamo verso il mare, distante qualche chilometro e, al tramonto, facciamo il bagno dove, trenta secoli prima, l’hanno fatto anche Achille, Ulisse, Aiace, e compagnia bella.
    Tornati sulla sponda europea, il giorno seguente ci avviamo verso il confine greco e arriviamo a Salonicco. Poi, se volete, vi racconto cosa ci è accaduto nel viaggio di ritorno. Sto cercando le foto e prima o poi le trovo e ve le mando.

  13. avatar
    Marramaquis 24 Maggio 2013 at 18:34

    Georges Moustaki si è spento ieri a Nizza. Aveva da pochi giorni compiuto i 79 anni.

  14. avatar
    alfredo 24 Maggio 2013 at 18:49

    un bel ricordo lascia Moustaki.
    me lo ricordo nel 71 , mi sembra al festival della canzone di Venezia con la sua canzone che lo rese celebre da noi
    ricordo che lo associai sempre a Fischer in quanto proprio quel giorno lessi sul il settimale ” il tempo” che sarebbe stato Fischer lo sfidante di Spasski.
    per quanto riguarda Paolo : a quando un libro di narrativa , un romanzo o una raccolta di racconti ?

  15. avatar
    paolo bagnoli 27 Maggio 2013 at 22:10

    Per Alfredo: ti ringrazio per la stima, ma mi mancano i quattrini per pubblicare “in proprio” un romanzo che tengo nel cassetto da anni, romanzo nel quale gli scacchi rimangono sempre sullo sfondo. Sono molto affezionato a questo testo, perchè contiene anche alcuni spunti autobiografici.
    Per la raccolta di racconti (come, ad esempio, i “racconti del colonnello”;) cerco un editore che voglia pubblicarli, compresi anche quelli comparsi sui miei libri ed alcuni inediti… ma tale editore non si trova.
    Ciao
    Paolo

    • avatar
      Roberto Messa 28 Maggio 2013 at 07:23

      Caro Paolo, credo che pubblicare un romanzo in proprio sia nel 99% dei casi un autogol totale. Riguardo all’editore avevo già risposto ad un tuo post analogo di un paio di mesi fa: un editore, seppur piccolissimo e di settore, disposto se non altro ad esaminare i progetti ci sarebbe…
      Naturalmente per un romanzo sarebbe molto meglio uscire con Einaudi o Mondadori, ma se non riesci ad aprire nessuna di quelle porte, considera che anche Messaggerie Scacchistiche ha un distributore nazionale per le librerie e i suoi titoli sono in tutte le librerie on-line come Amazon, Hoepli, IBS (che tra l’altro in questi giorni sconta del 20% tutti i libri italiani) ecc.

    • avatar
      fds 28 Maggio 2013 at 10:32

      Ciao Paolo.

      Premessa: non conosco le regole e lo stato dell’editoria nazionale.

      Stai dicendo che chi ha scritto e pubblicato “Scacchi; Scacchi Matti; Scacchi Matti 2; Scacchi e Controscacchi; Scacchi Matti 3 e mezzo”, i tuoi libri che posseggo e che ho letto, tutti scritti con uno stile non banale (anzi), divertenti e istruttivi e, credo, seppur in un settore di nicchia come quello scacchistico hanno avuto un discreto successo, ha difficoltà a trovare un editore?

      Vabbè, ho appena letto che qualcosa si è mosso in quel di Brescia 🙂

      Cortesemente, all’elenco che ho scritto cosa manca della tua produzione, e dove posso trovarli?

      • avatar
        Jas Fasola 28 Maggio 2013 at 13:01

        “La Partita Irregolare” l’ho io 🙂

        • avatar
          alfredo 28 Maggio 2013 at 15:08

          anch’ io :mrgreen:
          del Bagnoli ho tutta la produzione !
          Salutami Adamski

          PS :anche del Zaninotto comunque ho tutto .
          Hai detto che trattasi di tuo amico
          Salutami anche lui eh 😀

    • avatar
      alfredo 28 Maggio 2013 at 17:29

      caro Paolo
      contattami in privato .
      magari una via la possiamo trovare 😉
      aspetto
      ciao !

      • avatar
        alfredo 28 Maggio 2013 at 18:47

        Per rimanere nel campo dei libri è da poco disponibile
        “Psychobiografy of Bobby Fischer”
        del Professor Joe Ponterotto.
        Se siete curiosi di leggerlo è in vendita presso le migliori librerie.

  16. avatar
    alfredo 27 Maggio 2013 at 23:15

    Mi associo incondizionatamente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


CLICCA QUI PER MOSTRARE LE FACCINE DA INSERIRE NEL COMMENTO Locco.Ro

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

La Palestra dei Finali

Chess Lessons from a Champion Coach

Torre & Cavallo - Scacco!

Strategia di avamposti

I racconti del Grifo

57 Storie di Scacchi
2700chess.com for more details and full list

Problema di oggi