il Burbero Scacchista

Scritto da:  | 24 Maggio 2013 | 16 Commenti | Categoria: Scacchi e musica

Lorenzo Da Ponte

Se dico “Da Ponte sta a Mozart come Mogol sta a Battisti”, anche coloro che non sono molto addentro alle cose della musica classica potranno farsi un’idea di chi fosse Lorenzo Da Ponte.

Sono suoi, infatti, i libretti delle tre più importanti opere italiane del Salisburghese: Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte.

Ma niente paura, non voglio somministrarvi un pedante trattatello sull’opera lirica della Prima Scuola di Vienna: solo due parole per inquadrare il brano musicale che seguirà.

Se Lorenzo Da Ponte si è guadagnato un posto di primo piano nella storia della musica, lo deve in grandissima parte al fatto di essere stato il coautore della sopraccitata trilogia, ma, nella sua romanzesca autobiografia, il nostro poeta parla di Mozart quasi distrattamente, senza dargli l’importanza che ci si potrebbe aspettare e scrivendo anzi il suo nome con due zeta – Mozzart – come se la collaborazione con un tale genio della musica fosse stata per lui niente altro che uno dei tanti episodi della sua lunga e avventurosa esistenza.

In quel tempo a Vienna brillava anche la stella di un altro operista, lo spagnolo Vicente Martin y Soler che si faceva chiamare Vincenzo Martini (si riteneva infatti che per la commissione di opere italiane si desse più credito ad un compositore italiano).

Martini e Mozart erano il Coppi e il Bartali del teatro musicale, ma la sentenza dei posteri è stata spietata per il maestro valenciano: dopo la sua morte, le sue opere sono completamente uscite dal repertorio ed il suo nome si è salvato dall’oblio solo perché viene associato a quello di Mozart.

Fandango

Vicente Martin y Soler viene a volte confuso con il clavicembalista Antonio Soler, autore fra l’altro dello stupefacente “Fandango”, composizione che vi consiglierei di ascoltare nella famosa e trascinante interpretazione di Rafael Puyana, con l’avvertenza che si tratta di una musica che può provocare dipendenza: una volta arrivati alla fine dei tredici minuti di durata del brano, potreste essere colti dall’impulso irrefrenabile di ricominciare da capo.

 

 

Lorenzo da Ponte lavorò anche per Martin y Soler. Per lui approntò fra l’altro il libretto di un’opera intitolata “Il burbero di buon cuore”, tratto dalla commedia “Le bourru bienfaisant” scritta da Goldoni in francese e nota in italiano col titolo “Il burbero benefico”.

Ebbene, il burbero del titolo, che nell’opera si chiama Ferramondo, agiato zio di una ragazza da marito e di un giovanotto rovinato da una moglie spendacciona, è un grande, grandissimo appassionato del nostro gioco. La sua mente è costantemente rivolta alla scacchiera – anzi, allo scacchiero – e le altre occupazioni gli pesano perché lo distraggono dal gioco.

Il testo non lo dice esplicitamente, ma si legge tra le righe che il carattere burbero, irascibile e stravagante del personaggio dipende, almeno in parte, dalla circostanza di essere uno scacchista.

L’opera andò in scena a Vienna nel 1786, lo stesso anno delle Nozze di Figaro, ed è stata riesumata nel 2009 dal Teatro Real di Madrid con un cast eccellente nel quale spicca il basso spagnolo Carlos Chausson che interpreta il ruolo del protagonista.

Dello spettacolo esiste una ripresa video che è stata pubblicata dalla genovese Dynamic e che possiamo trovare anche su You Tube.

Vi proporrei di vedere almeno il momento in cui, secondo me, Da Ponte, Martin y Soler e Chausson danno il loro meglio, l’aria del primo atto “Pian pianin, veggiamo un poco”.

Ecco la situazione. Ferramondo ripensa alla partita persa il giorno precedente contro Dorval, il suo solito – e credo unico – avversario di battaglie scacchistiche. Si dà del matto per aver sprecato malamente una posizione vinta. Prende la scacchiera, analizza – nel video il regista fa partecipare all’analisi anche la serva Marina – , trova la variante vincente ed esulta, pregustando il momento in cui rigiocherà la posizione contro Dorval e gli darà scacco matto.

Ma all’opera bisogna andare preparati, per cui leggiamo prima il testo dell’aria.

il Burbero Scacchista 

Il burbero di buon cuore – Atto primo – scena VIII

Ferramondo

Ma perché mai non arriva Dorval? Muoio di voglia di riveder quel maledetto colpo che la partita ier perder m’ha fatto; vincer doveasi, s’io non era un matto.

Pian pianin, veggiamo un poco:
questo è il mio, quell’è il suo gioco:
A me tocca, il re s’arrocca,
e la torre va di qua.

Qui Dorval mette l’alfiere
Bravo! Scacco! Siamo in ballo…
Ei la torre…sta a vedere…
Doppio scacco col cavallo…
la regina perderà.

Via col re…ma s’io la piglio,
il cavallo egli mi prende;
tanto meglio, è il re in periglio.
La regina or qui discende.
Scacco, scacco… e matto, e matto!
Cosa chiara; il colpo è fatto;
è finita la partita,
non ci è scampo in verità.

Veggiamo meglio: il re s’arrocca,
qui Dorval mette l’alfiere.
Doppio scacco col cavallo,
il cavallo egli mi prende;
la regina qui discende, la regina perderà.
Scacco matto, il colpo è fatto;
non ci è scampo in verità!

Ho già vinto, gli sta bene,
quando viene lo vedrà.

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[Nota: l’aria di Ferramondo è al minuto 25′ 15” del video]

 

avatar Scritto da: Renato Andreoli (Qui gli altri suoi articoli)


16 Commenti a il Burbero Scacchista

  1. avatar
    Mongo 24 Maggio 2013 at 12:11

    Grazie per l’interessantissimo articolo… Un altro po’ della mia enorme ignoranza se ne va! 😉

  2. avatar
    alfredo 24 Maggio 2013 at 19:23

    veramente interessante.
    ingeneroso il paragone con Mogol che scrive molto molto meglio !
    Come diceva Paolo è proprio vero che la bruttezza di molti libretti è davvero imbarazzante
    qualche anno fa lessi una bella biografia di Mozart
    “WAM” di Pietro Melograni in cui parla di un mecenate di Mozart che è stato un avo di un GM di scacchi americano.
    Mi piacerebbe sapere se Renato conosce questo scritto su Mozart.

    • avatar
      Renato Andreoli 24 Maggio 2013 at 20:14

      Credo che lo sponsor di Mozart (un Mozart bambino) a cui ti riferisci sia il conte Firmian che lo ospitò a Milano e gli commissionò l’opera “Mitridate re di Ponto”.
      Inutile dire che non sono per niente d’accordo con te circa il valore dei testi dei libretti d’opera, e particolarmente di quelli di Da Ponte.
      Ci sono persone in Austria e in Germania che studiano l’italiano appositamente per poter comprendere le opere di Mozart. Io stesso ne conosco alcuni praticamente a memoria: Don Giovanni, per esempio. Il libretto delle Nozze di Figaro è di un livello da far invidia a qualsiasi grande poeta.
      Tutti parlano male dei libretti d’opera e invece secondo me andrebbero studiati a scuola. Al contrario, il tanto celebrato Mogol io lo considero un nano.
      ” I giardini di marzo si vestono di nuovi colori e le giovani donne in quel mese vivono nuovi amori”. Testi così banali e così antipoetici non li troverai in nessuna opera del vituperato ottocento italiano, nemmeno in quelle del Verdi degli “anni di galera”. Ma questo ovviamente è solo il mio modestissimo parere.

      • avatar
        Jas Fasola 24 Maggio 2013 at 20:32

        I testi di Mogol richiedono un libretto…di spiegazioni. Ecco quello di Pensieri e Parole (che ne sai tu di un campo di grano…;)
        http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20090124134934AAYyQrK

        • avatar
          Jas Fasola 24 Maggio 2013 at 20:34

          il link sembra non funzionare direttamente, bisogna copiare e incollare

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          Renato Andreoli 24 Maggio 2013 at 20:59

          Grazie, Jas, molto istruttivo.
          Gli psicologi dell’età evolutiva lo chiamano “linguaggio egocentrico”.
          Hai mai assistito ad una conversazione fra due bambini di tre anni?
          Parlano, ma non ascoltano, e soprattutto non hanno nessun interesse a farsi capire dall’altro, la loro attenzione è tutta rivolta in se stessi, l’altro da sé quasi non esiste. Così Mogol in quella canzone: parla di se stesso a stesso. Che l’ascoltatore ci capisca qualche cosa a lui non importa. Anzi, se l’ascoltatore non capirà, penserà che si tratti di un concetto molto, molto profondo…

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            alfredo 25 Maggio 2013 at 18:50

            non voglio ovviamente trascinare una discussione su questo punto . in realtà non ho mai considerato Mogol un poeta ma semplicemente uno che scrive canzoni con sicura mano artigianale .
            potrà essere anche un nano rispetto al librettista.
            non tutti pero’ forse lo sono
            oggi ho ascoltato questa canzone

            non penso che le parole siano anti poetiche.
            anzi penso sinceramente che sia vera poesia .
            immensamente piu’ belle di quelle del librettista di Mozart

            • avatar
              Jas Fasola 25 Maggio 2013 at 21:05

              una canzone che fa un po’ sognare ma a me piacciono quelle che hanno il ritmo…e anche se non capisci niente va bene lo stesso 😆

              • avatar
                alfredo 26 Maggio 2013 at 12:55

                mi piacerebbe sapere se gli amici Renato ritengono
                questi versi opera di un ” nano”
                Sarà pure un nano ma è difficile ritenere questi versi
                siano un soliloquio da età infantile .
                mostrano in verità perfetta conoscenza del mestiere di ” poeta”
                poeta tout court.
                sono versi che senza la musica hanno loro ” autoconosistenza .
                la musica non riveste le parole ( in questo caso si
                potrebbe parlare di poeticità)
                in questi versi la musica percorre le parole .
                è questa la differenza sostitunziale tra ” poesia” e ” poeticità”

            • avatar
              Renato Andreoli 26 Maggio 2013 at 14:24

              Caro Alfredo, non è per cercare di tirarti dalla mia parte che ti dico quanto segue, ma solo per chiarire meglio il mio pensiero sull’argomento.
              Da almeno quattro secoli è ben noto il fenomeno della corrispondenza fra certi suoni, certi accordi, certe tonalità ed i sentimenti che sono in grado di suscitare nell’ascoltatore; nel periodo barocco era nota come “Teoria degli affetti”. Il nostro cervello ha dei recettori che opportunamente stimolati da certi suoni inducono la sensazione voluta da chi li produce. Un compositore di professione, e quelli che lavorano nella musica leggera lo sono e sanno il fatto loro, sa perfettamente che bastano un paio di accordi ben scelti per commuovere l’uditorio fino alle lacrime.
              Sono andato ad ascoltarmi la canzone di Vecchioni. Ho visto che c’è su molti canali, l’ho risentita molte volte ed ho letto e riletto il testo. Poi ho scorso molti dei cento e cento commenti lasciati su You Tubele.
              Ebbene, per me non è altro che un furbo prodotto commerciale, abilmente costruito per toccare le corde del sentimento più superficiale, tenendo conto delle tecniche compositive atte a produrre un facile sentimentalismo.
              Prova ad ascoltare la canzone isolando solo la musica, senza tener conto delle parole – ci sono anche dei bei versi in parte copiati da una poesia di Nazim Hikmet – e capirai che è l’onda sonora a condurre il discorso; è il facile flusso musicale che va su e giù a dare il senso della canzone.
              Se sotto quella musica ci fosse l’elenco del telefono o la tabellina del sette sarebbe la stessa cosa: gli ascoltatori sarebbero commossi fino alle lacrime.
              Ma di questo gli ammiratori estasiati che postano i commenti sui vari canali non si rendono ovviamente.
              conto. Non ne ho trovato uno che dicesse una parola sulla musica; tutti a lodare il grandissimo poeta, a manifestare la loro commozione per il testo, a dire che dovrebbe essere fatto studiare a memoria nelle scuole, a chiedere chi sono quei 18 minorati psichici che hanno cliccato su “non mi piace”.
              E poi, ti dico la verità, mi piacerebbe saper quanti di quei ragazzi che si esaltano per i testi del professor Vecchioni hanno mai comprato un solo libro di poesia. In Italia si parla di poesia solo nelle scuole; fuori di lì non interessa veramente a nessuno.
              Prendi per esempio il testo poetico che tutti dovrebbero conoscere perfettamente, l’ inno di Mameli: 99 Italiani su 100 – stima prudente – cantano. “Stringiamoci a corte, siam pronti alla morte…”, come se la Repubblica italiana avesse scelto un inno che invita a stringersi a corte!
              Spero che tu non ti senta in qualche modo offeso da queste mie considerazioni e ti saluto con stima,
              Renato.

              Ps: Se ti interessa conoscere una delle tante musiche che commuovono il sottoscritto, vai a questo indirizzo: dura solo 2 minuti.

              • avatar
                alfredo 26 Maggio 2013 at 15:09

                Purtroppo non posso ascoltare hic et nunc il brano.
                La canzone di Vecchioni ha un suo valore in quanto
                potrebbe costituire un utile ponte per la
                conoscenza della vera grande poesia
                che è un elemento sempre perenne in Vecchioni
                che ha scritto Canzoni su Rimbaud, Pessoa,
                Borges, Penna, Alda Merini e altri poeti
                ancora. Nel caso specifico è un omaggio esplicito al
                grande poeta turco, premio Nobel, non certo
                un plagio.
                Per quanto riguarda l’inno di Mameli
                mi sembra che Benigni abbia spiegato molto bene
                che l’invito è di stringesrsi a coorte non a corte
                essendo la coorte una disposizione al combattimento
                che veniva assunta dai soldati
                il verso così assume un significato del tutto diverso.

                Caro Renato non mi sento minimamente offeso, anzi
                dialogare con te è un vero piacere
                pur non avendo una preparazione ampia e strutturata
                come la tua amo e sento molta musica classica
                ho già più volte detto che “nihil mihi umanum alienum puto”
                tanto meno la musica classica anche se per motivi
                personali negli anni 70 e 80 ho sviluppato una
                conoscenza molto maggiore per altri tipi di musica.

                Con ricambiata stima (non poca) ti saluto anch’io
                augurandoti buona domenica!

      • avatar
        alfredo 25 Maggio 2013 at 08:57

        si è lui
        leggendo la biografia di Fischer ho saputo che il prete che ha celebrato i suoi funerali in un brevissimo discorso ha paragonato il funerale di Fischer a quello di Mozart , quello cosi’ ben ricreato da Forman nel film Amadeus

  3. avatar
    alfredo 24 Maggio 2013 at 19:57

    ho fatto la prova con Fandango
    quel che dice Renato è assolutamente vero !
    ora me la riascolto
    sono già nel tunnel , credo

    • avatar
      Renato Andreoli 24 Maggio 2013 at 20:29

      Tanto per variare, potresti provare a sentire qualche altra versione; su You Tube ce ne sono a iosa. Per esempio il bellissimo video dell’ensemble L’ARPEGGIATA di Cristina Pluhar; un’esecuzione travolgente eseguita con una compostezza ammirevole: i musicisti mettono al centro la musica e non se stessi.
      https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=IJZIVP7Jhsk

  4. avatar
    Abu Yasin 24 Maggio 2013 at 23:31

    Davvero pregevole l’ensemble di Cristina Pluhar…

    Così come notevolissima la trilogia di Da Ponte…; concordo sull’imparagonabilità del grande librettista con presunti maestri contemporanei.

    Poi rattrista vedere che in Italia stan chiudendo moltissimi teatri, ma qui si va fuori tema…

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