Mi metto in coda, dietro ai tanti, tantissimi. Sono triste. Little Tony fa parte, per una piccolissima parte, anche della mia vita. Che adesso se ne va, definitivamente.
Lo conobbi a oltre duemila metri di altezza, nel rifugio d’alta montagna che raggiungemmo con il gatto delle nevi. Lui era lì per uno dei suoi show, io per uno dei miei tornei. Al rifugio ci aspettava il caldo, l’arredamento rustico di tavoli di legno e panchine per i commensali seduti gomito a gomito. Il mio gomito toccava il suo e fui ricambiato con uno di quei sorrisi luminosi che rendevano del tutto innecessario il calore diffuso nel locale. Mi sorprese quando mi rivolse la parola come se fossimo vecchi conoscenti. Sapeva, non so come, che ero campione italiano, e parlava degli scacchi con – come dire? – con rispetto. Non come molti che, consci esageratamente della loro importanza, sentendo la parola scacchi mostrano una specie di commiserazione. Lui, invece, mostrò ammirazione per il titolo di campione. Il tutto durò poco più di un’ora di cordialità, poi lo spietato gatto delle nevi ci riportò a Campiglio, al grand’Hotel des Alpes.
Grazie Stefano, un ricordo delicato e… col cuore.
In uno dei tornei invernali di Madonna di Campiglio io passai da seconda a prima nazionale, doveva essere il 1975…
ma tu probabilmente ti riferisci a un forte torneo chiuso che si svolse due o tre anni prima.
Ciao Roberto. Io credo di aver partecipato tre volte, proprio in quegli anni, ma le immagini si sovrappongono. Ricordo comunque di aver visto anch’io Little Tony, davvero gentile e disponibile con tutti, nella hall del des Alpes. Uno sciocco presentatore che aveva anche il compito di inaugurare un mostra di quadri dedicati alla corrida pensò di abbinare le due cose definendo Little Tony il “matador della canzone italiana”. Non so quante volte abbia partecipato tu. Ma se, come pare, ci sei stato una volta sola, sono quasi sicuro che fosse il 1976. Spiegarti perché lo so sarebbe ora troppo lungo. In ogni caso, ringrazio anch’io Stefano per il suo ricordo.
anch’io ho visto una volta Little Tony, anni fa, in Ospedale (ma non era malato).
Era accompagnato da una bionda mozzafiato di cui si serba ancora il ricordo.
Confermo che era gentile e garbato con tutti.
Dal mio database “interiore” (scusatemi ma sapete che sono malato) ricordo due partecipazioni di Tatai a tornei di Madonna di Campiglio nel ’73 e nel ’74 (i tornei si svolgevano subito dopo Reggio Emilia).
Nel ’73 vinse Jansa e il nostro occupò una ottima terza piazza.
Nel ’74 vinse Sax (anche a Reggio ma lì ex aequo con Dueball e Popov) dovanti a Hort e Janosevic.
I nostri (Paoli, Micheli, Tatai e Toth) furono i fanalini di coda ma Tatai gettò via una promettentissima posizione contro Hort ai tempi uno dei più forti giocatori del mondo come tutti sanno.
Di altri tornei a Madonna di Campiglio ho ricordi molto più vaghi.
E’ stato bello comunque vedere Little Tony ricordato con affetto sincero. Ho visto spezzoni di un paio dei “musicarelli” degli anni ’60 in questi giorni con Little Tony protagonista, mandati in onda in suo ricordo.
Nella loro ingenuità fanno tenerezza ma strappano sempre un sorriso.
E soprattutto sono alieni dalla pur minima volgarità.
Ringrazio anch’io Tatai, per me, lo sapete, GM.
Non è nella mia Top 100, ma l’ho sempre reputato un ottimo ‘imitatore’ dei rock’n’rollers d’oltre oceano, stile anni fine ‘950 e primi ‘960.
Dire che se ne vanno via sempre i migliori in questo caso mi pare un po’ esagerato, comunque è stato uno che si è meritato, quanto meno, tutto il mio rispetto.
Caro Mongo,
tutto il nostro rispetto per una persona onesta e perbene come Little Tony…
…ma domani sera il Ciclone Springsteen si abbatterà per l’ennesima volta su San Siro e io, per l’ennesima volta ci sarò!!!
Caro Mongo,
se consideri l’Italia degli anni ’50/’60, il solo fatto di aver osato portare nella Penisola il R&R di Little Richard rappresenta un merito assoluto. E’ solo il caso di ricordare che in quel periodo quella era forse la sola musica di protesta. Per quanto riguarda l’ “imitazione” di cui tu parli, credo si fermi al ciuffo,ai vestiti ed a qualche esibizione alla Elvis; la sua musica era invece un rock “italiano”, melodico, romantico e con testi discreti. Penso che la musica “pop/Rock” italiana debba molto a Little Tony (e a suo fratello), più di quello che si è disposti ad ammettere.
Grazie
Solo per la precisione, senza alcuna polemica, ad importare il rock’n’roll in Italia furono Dallara e Celentano, tutti gli altri, prima di metterci del proprio, furono ‘imitatori’ del Molleggiato che a sua volta ‘imitava’ tutti i rock’n’rollers d’oltre oceano, da Bill Halley a Elvis Presley, da Chuck Barry a Bo Didley, passando anche attraverso il blues da B.B. King a Ray Charles, senza dimenticare Frank Sinatra (da cui ‘rubò’ l’idea del Clan) a Dean Martin… A dire il vero il Cele iniziò come imitatore di Jerry Lewis.
Nessuna polemica tra di noi, sopratutto sulla musica, ci mancherebbe. Ma credo che Little Tony (più giovane) e Celentano abbiamo iniziato il rock quasi contemporaneamente, con Little Tony che ha fatto da subito “gavetta” all’estero.Dallara, che io amo come gli altri due, fa invece parte dei c.d. urlatori ed è senz’altro sinonimo di “terzinato”, diverso senz’altro dagli altri due. Poi, se vogliamo dirla tutta, i primi in assoluto a cantare un pezzo rock in Italia sono stati il “Quartetto cetra” (trascorro serate intere su you tube ad ascoltarli perché ancora modernissimi) con “Rock around the clock” proprio di Tata Giacobetti.
Comunque sono tutti notevolissimi!
Ciao, Mongo
È vero, il fratello di Little Tony, Enrico Ciacci, è un chitarrista spettacolare!
eccola qui la partita
http://www.chessgames.com/perl/chessgame?gid=1057760
Mi sembra che non 32… Da4! al posto di Db6 il nero possa poi catturare il Pb2 del B. con notevolissime chances di vittoria .
Sbaglio?
Il MI (ma per me GM) Tatai potrebbe dire la sua?
PS: gli amici di SoloScacchi sanno che sono sono per dirla manzonianamente lontano mille miglia sia dal servo encomio quanto dal vile oltraggio ma ho più volte espresso la mia opionione. Ovvero che Stefano Tatai strameriterebbe il titolo di GM honoris causa. Quel titolo che gli è sfuggito per una inezia tante volte ma soprattutto a Venezia nel ’68.