Fenarete

Premessa

Prima di ogni altro argomentare, esprimo doverosa e profonda gratitudine alla Signora Maria Montuoro per avermi concesso libera consultazione dell’archivio completo e privato di Fenarete Letture d’Italia. Una rivista pregevole, capace di attrarre l’attenzione del lettore , ben oltre la monografica ricerca su Esteban Canal. Un aiuto mancante il quale, un capitolo di rilevante interesse nell’opera del maestro si sarebbe mantenuto per me pressoché celato.

FENARETE

1962 / 1978

La Rubrica degli Scacchi ed attinenze

Quantunque svelato dal titolo, sollevino il braccio quanti a cui affacciatisi alla edicola di SoloScacchi e leggendo Fenarete, il pensiero sia immediatamente corso agli scacchi. Lo stesso incostante studioso e maldestro scribacchino quale rimango, confessa il senso di straniamento allorquando l’arcano irruppe negli spensierati esordi della ricerca intorno al peruviano . Dubbi e domande che sarebbero rimasti giacenti ignorando il tempo dell’attesa. Sempreché la benevola sorte ci mettesse del suo; condizione poi verificata.

Fu con il primo fascicolo del 1962 a Luigi Pirandello offerto che iniziò la collaborazione tra Canal ed il periodico in tema. Sebbene avulso dal contesto specifico, evidenzieremmo nello stesso anno il battesimo dell’altra esperienza gemella di Fenarete. Riferiamo alla compagine scacchistica che a titolo di esempio, tra il 1962 ed il 1967 presenziò a quattro finali del CIS e ad un paio di edizioni, nel 1963 e 1964, del torneo a squadre Franco Tosi in Legnano.

Diamo adesso il benvenuto al primo vagito del nascituro.

Il testo è una rielaborazione sopra quanto scritto dallo stesso per il libro I Torneo Internazionale di Scacchi Reggio Emilia 1951, integrato da aggiunte successive. Le fotografie degli originali appartenuti a Canal ed i perfezionamenti di suo pugno, chiariranno meglio delle parole il significato.

Dunque assecondando l‘appello, il profano valicava l’ingresso della palestra e non si pensi che fosse solo il lirico richiamo di un innamorato degli scacchi. Infatti egli diede seguito alla voce, permeando i primi numeri della rubrica ad un carattere propedeutico all’insegnamento delle regole basilari del gioco. A tutti gli effetti con gli iniziali passi, intese rivolgersi ad un pubblico pressoché digiuno di scacchi : appunto profano. Che tale arguiamo potesse risultare il consueto fruitore di una rivista che si occupava di ambiti differenti dalla nostra disciplina. Accodiamoci ad uno dei molteplici esempi.

Il periodico ebbe per il periodo in esame una frequenza di pubblicazione bimestrale, sicché articolata in sei numeri annuali che per motivi legati a legittime scelte editoriali , subivano talvolta un accorpamento riducendo il numero dei fascicoli. Allo stato delle conoscenze attuali, sappiamo che la stampa della pagina scacchistica, continuò per certo fino al 1978 ed occasionali si contarono le assenze. Ergo almeno sedici anni di proficuo lavoro, per un ragguardevole numero di lezioni che tuttavia al momento non possiamo numerare di preciso, non avendole in tutta onestà mai contate.

Ritorniamo all’esordio.

Già dalla puntata successiva, Canal introdurrà quella che sarà la struttura definitiva del progetto. Pur rimanendo per il tempo necessario, come era nella logica di un insegnamento graduale, ancorato a concetti semplici, da subito si osserva la suddivisione in due porzioni del lavoro. Una prima identificabile come Lezione, la seconda invece qualificata come Partita. Tale sarà il vestito indossato nelle occasioni future e rare le eccezioni. Prenderemo ad esempio le prime due rubriche. Alla efficacia e chiarezza espositiva, oltre alla statura ed esperienza del mentore, giova assai lo stile narrativo brioso. Qui lo seguiremo istruire il profano, magnificando le prodezze del fecondo Anderssen e dell’illuminato Morphy: due tra i suoi prediletti beniamini.

Faremo adesso un bel salto in avanti planando verso il 1976. Come vedremo l’assetto è del tutto simile ai precedenti del 1962 appena visti. Da molti anni tuttavia, gli argomenti iscritti nella parte Lezione prevedevano la dettagliata illustrazione di composizioni con le loro bellezze artistiche nascoste, anziché i consigli elementari di tecnica scacchistica. Giunti a tal punto comunque, gli irriducibili aficionados avevano dismesso da tempo i panni da debuttante. Per motivi che intuiamo legati alla sua innata modestia, Esteban Canal utilizzò con oculata parsimonia partite tratte dal repertorio personale. Perché ripetutamente sollecitato in merito, sentì all’interno della paginetta a venire, il dovere di una simpatica e pubblica precisazione. Invece l’istruttivo aneddoto presente nei commenti alla prodezza veneziana, racconta della sua indiscutibile dignità di giocatore negli anni di matura forza.

Ridotto appare l’insieme dei suoi libri scacchistici giunti a noi: alcune unità e non di più. Un paio, svelano segni inequivocabili del loro utilizzo ai fini dell’allestimento della pagina destinata a Fenarete. In varie occasioni assursero a preziosa fonte d’ispirazione ove attingere per le necessità del caso. Per le dispute più antiche e per una parte degli studi, il prossimo tomo arrecò sommo beneficio.

Le partite e le composizioni candidate alla pubblicazione vennero contrassegnate con la sigla Fr. che stava ad indicare destinazione Francesco Montuoro , il Direttore della rivista. Un particolare: nella prima pagina a seguire in alto a destra, si leggono appunti con l’abbreviazione EUR e le scritte Gruppe o Grup che sembrerebbero indicare come plausibile finalità, argomenti per cicli di lezioni o corsi da tenere presso l’attiva sezione scacchistica dell’allora Centro di Ricerche EURATOM in Ispra, non distante da Cocquio.

Una delle due etichette nella partita sottostante, avvalorerebbe l’ipotesi.

Analogo utilizzo per un altro libro, dal quale riestraiamo quasi quarant’anni dopo, la fantasia del compositore Leonid Kubbel ; esercizio presente nella Rubrica degli Scacchi presentata sopra. Avendo familiarità anche con quell’idioma, nemmeno l’ungherese rappresentò un ostacolo insormontabile.

In ogni singola puntata per Fenarete, Canal destinò gocce delle sue esperienze e pertanto, esse risultano educative per l’allievo che si affida a balia. Scegliere nell’abbondanza non è stato agevole per l’incerto estensore; tanti i ripensamenti. Stando all’odierno sapere, presentiamo un frammento autografo di ciò che sembrerebbe l’ultima rubrica edita. La data impressa sul foglietto corrisponde al fascicolo di pubblicazione.

Accantonato l’apparato iconografico scacchistico, porgiamo all’attenzione un documento che pare rappresentare un unicum nella cooperazione tra i due soggetti. Nell’anno 1969, un numero monografico venne dedicato alla Spagna.

Per l’occasione e per onorare la bella dispensa intitolata ad un paese a lui molto caro, all’impegno solito quella volta accompagnò un racconto dal sapore autobiografico che evocava, ripercorrendo una giovanile esperienza, il tema del viaggio. Soggetto ineludibile ed inseparabile compagno, per un individuo che soleva definirsi sognatore orfano e vagabondo.

Ancora un frammento dalla minuta.

Quando richiesto dal caso, la madrelingua tornò di utilità al servizio del giornale. Il : “…nuestro cuaderno especial dedicado a Gran Bretaña…” fascicolo doppio di fine 1965, menzionato nel secondo foglio dello scritto in basso, corrisponde alla fotografia di copertina riprodotta in altra parte dell’articolo.

Non si estinsero nel solo ambito redazionale e lavorativo i legami tra Esteban Canal e Francesco Montuoro. Il reciproco rispetto, la stima e finanche l’affetto ,coinvolsero anche i rispettivi cari. Ma, come in un gioco di matrioska, è questa una storia dentro un’altra storia.

Nell’opera biografica curata da Alvise Zichichi, imprescindibile caposaldo nel percorso della giusta e meritata rivalutazione del campione peruviano, si accarezzarono appena le trame afferenti i fatti di Fenarete, privilegiando altri aspetti nella lungimirante indagine. Nel rispetto della necessaria sintesi che il taglio del pezzo imponeva, si è provato a ragionare e redigere un testo, avvertendo la necessità di porgere a quanti incuriositi, un piccolo ventaglio di documenti, espressione di una sfaccettatura di minor fama nella sua opera. Senza alcuna ambizione esaustiva in materia.

Scritto da: Luca Monti (Qui gli altri suoi articoli)