il genio scacchistico di Harry Nelson Pillsbury

Scritto da:  | 8 Luglio 2013 | 14 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

Gli Stati Uniti d’America, per quanto abbiano dato i natali a grandi giocatori come Fine, Kashdan e Reshevsky e abbiano vinto le Olimpiadi negli anni 30 in quattro edizioni, restarono sempre un passo indietro, in ombra rispetto a campioni prima come Lasker e Capablanca e successivamente alla grande egemonia Russa degli Alekhine, Botwinnik e via via fino a Kasparow con la pleiade di campioni del mondo di nazionalità sovietica che si sono succeduti nel tempo. La sorte ha giocato un ruolo determinante a questo proposito perché americani furono invece tre geni degli scacchi che tuttavia, chi per un verso chi per un altro, chi più chi meno, riuscirono solo marginalmente o quanto meno non quanto ci si sarebbe aspettato da loro, a lasciare la propria impronta nella storia degli scacchi o sul massimo titolo di campioni del mondo. Mi riferisco ovviamente a Pillsbury, Morphy e Fischer. Qualcuno potrebbe obbiettare : “Ma cosa sta dicendo questo signore? Fischer è un fenomeno scacchistico e mediatico di cui ancora oggi si parla e si scrive e che mi pare abbia vinto il titolo mondiale sconfiggendo proprio il rappresentante della nazione egemone, la Russia”. Certo, ma mettiamoci un pochino nei panni di un appassionato di scacchi americano. Abbiamo finalmente trovato un genio capace di dare scoppole come noccioline ai comunisti, capace di rifilare cappotti tennistici ai migliori scacchisti del suo tempo e lui che fa? Inizia a fare la “prima donna”, fa le bizze, si lancia in proclami quanto meno imbarazzanti, non paga le tasse (terribile per un americano!) e per ultimo, come un bambino capriccioso…. non gioca più! C’è da uscire fuori di testa dalla rabbia impotente. E’ un po’ come se domani Caruana rilasciasse un’intervista dicendo di lasciare gli scacchi per aprire una agriturismo in Croazia. E così fu per Morphy, sicuramente il migliore di tutti, ma dopo quella mancata sfida con Staunton al suo rientro in patria decise di non misurarsi più con nessuno e non prese più una scacchiera in mano. Sia Fischer che Morphy furono letteralmente osannati al loro rientro in America ed enorme furono il fermento e la notorietà che raggiunsero gli scacchi ed il loro personaggio. Purtroppo un destino beffardo aveva composto un’incompiuta nella miglior tradizione della musica classica. Una cosa simile accadde anche all’altro genio , Pillsbury. Anch’egli al rientro dal torneo di Hastings del 1895 fu accolto come un trionfatore e dichiarato senza troppi indugi campione del mondo. Ma chi era veramente Harry Nelson Pillsbury e cosa fece del suo grande talento?

Harry Nelson Pillsbury

“Fu il più grande campione statunitense dopo Morphy. Vino, donne, canzoni non proprio innocenti e sigari forti: ecco la filosofia della sua vita” ebbe a dire Alekhine ricordando il campione parecchi anni dopo la sua morte. Bevitore, accanito fumatore (spesso raffigurato con il sigaro in bocca), di bell’aspetto “dal profilo di taglio nobile come un cammeo, dal portamento dignitoso e di garbata eleganza” e dai modi signorili e gioviali era simpatico e dotato di un notevole autocontrollo mantenendo alla scacchiera un viso sempre calmo, senza muovere nemmeno un muscolo. Qualche giornalista trovò delle somiglianze con Lincoln per gli occhi penetranti, gli zigomi incavati ed il naso prominente (?!?). Dopo Hastings, al ritorno in patria, disse ai suoi connazionali “non so se riuscirei a vincere un altro torneo importante ma non vedo perché non dovrei ottenere un secondo successo considerando che ora ho un’esperienza e una pratica preziose”. Affermò che Chigorin era il più forte giocatore di match vivente e ancora “Non sarei affatto preoccupato se dovessi incontrare Steinitz, Tarrasch o Lasker in un match. Ritengo di giocare bene quanto loro”. Direi che un requisito dei grandi campioni, l’Ego smisurato era ben presente in Pillsbury. Egli giocava sempre per l’iniziativa e per quanto abbia lasciato pochi scritti grande fu il contributo alla teoria grazie a studi sulla variante Berlinese della Spagnola e l’adozione e promozione della Petrov ad alto livello oltre allo sviluppo di nuovi schemi nel Gambetto di Donna. Lasker lodò la sua grande capacità di ricerca analitica, il suo eccezionale senso della combinazione e la sua capacità di lavoro e applicazione durante la partita.

Harry Nelson Pillsbury nasce il 5 (o il 3 secondo alcuni) Dicembre 1872 a Somerville, Massachussets, vicino a Boston dove il padre aveva una scuola “per formare i giovani americani”. Diversamente da altri geni degli scacchi apprende il gioco molto tardi, a 16 anni, incoraggiato dai famigliari come distrazione dalla precoce perdita della madre e ne resta subito affascinato ed ossessionato. Il suo primo maestro fu Addison Smith, un membro del circolo di Boston che viveva a Somerville. Nel 1889 diventa membro del circolo di Somerville di scacchi e dama. Trasferitosi a Boston per proseguire gli studi, si fa presto conoscere negli ambienti scacchistici e nel 1890 è già in grado di battere in match per 5:2 H.N. Stone, un veterano ed esperto giocatore di Baltimora.

Harry Nelson Pillsbury 1

La cosa stupefacente è che in capo a 4 anni il suo gioco era migliorato a tal punto che nel 1892, in occasione di una visita di Steinitz, fu subito organizzato un match su tre partite che la giovane promessa vince per 2-1 , anche se il campione concedeva il tratto e un pedone di vantaggio all’americano. L’impresa fece sensazione. Egli fu anche l’artefice di una delle due sole sconfitte che subì il campione del mondo in occasione di una simultanea su 20 scacchiere. Nel 1892, grazie alla vittoria per 5 ½ -4 ½ in un match contro John Finan Barry si guadagnò un posto nel torneo internazionale di New York come rappresentante di Boston. Il torneo non si svolse per motivi finanziari ed in sua vece fu organizzato il cosiddetto Torneo “Impromptu” 1893. Al torneo partecipavano anche forti Maestri europei ed il settimo posto in siffatto torneo, il primo importante cimento al quale prendeva parte, deve sicuramente essere valutato positivamente e fu impreziosito dalla vittoria contro il campione americano in carica Showalter. Il torneo fu vinto da E. Lasker ed al secondo posto si classificò Albin. Passano pochi mesi e questa volta, sempre a New York, si aggiudica il primo premio davanti a molti dei migliori giocatori statunitensi nel “Masters’ Manhattan Cafè Chess Tournemant”. Ancora nel 1893 sconfigge in match Walbrodt con due vittorie ed un pareggio e diventa professionista definitivamente .

Pillsbury vs. LaskerPillsbury contro Taubenhaus

Da allora le ristrettezze finanziarie condizionarono pesantemente le scelte di vita ed il proprio calendario agonistico. Inizia la sua collaborazione con l’Eden Musee diventando il manovratore del famoso automa Ajeeb e continuerà a svolgere questo ruolo fino al 1898 anche se alternando periodi di assenza fino al momento in cui prese moglie e si trasferì a Philadelphia. Nel 1894 ha luogo il match per il campionato del mondo tra il detentore Steinitz e lo sfidante Lasker che inizia a New York per trasferirsi poi a Philadelphia ed infine a Montreal. Pillsbury, che segue il match come corrispondente e commenterà gran parte delle partite, aumenta considerevolmente, in tale occasione, la sua comprensione del gioco ed il proprio bagaglio di esperienza. In quell’anno tuttavia le sue prestazioni segnano una leggera flessione: si classifica solo al secondo posto in un piccolo torneo quadrangolare a Buffalo con Showalter, Albin e Farnsworth e soltanto 5° nel New York Chess Master vinto da Steinitz, ma desta sufficiente buona impressione presso il Brooklin Chess Club per sponsorizzare la sua partecipazione in rappresentanza degli Stati Uniti d’America al grande torneo di Hastings 1895.

Abbiamo visto che l’avventura europea si tramutò in un trionfo per il giovane americano destabilizzando gli equilibri ed i rapporti di forza ai vertici dello scacchismo mondiale. La sicurezza ed il talento dimostrati costrinsero gli addetti ai lavori a chiedersi chi fosse il più forte giocatore al mondo. Fino a quel momento la disputa si limitava a 4 giocatori, Lasker, Steinitz, Tarrasch e Chigorin, ma Pillsbury fece prepotentemente irruzione in questo quartetto e tutti aspettavano il prossimo importantissimo impegno del torneo di S. Pietroburgo del 1896 nel quale i cinque campioni (Tarrasch poi non diede la propria disponibilità) si sarebbero sfidati in un torneo chiuso costituito da minimatch di 6 partite contro ogni altro avversario.

L’attesa era enorme ed anche in America, dopo aver acclamato come campione del mondo il proprio beniamino, tutti si aspettavano la definitiva consacrazione vincendo anche questo torneo come tappa obbligata per una successiva sfida ufficiale a Lasker con il titolo in palio. All’inizio, nella prima metà del torneo, tutto sembrò andare secondo i pronostici ed il campione americano giocò con la stessa sicurezza di Hastings portandosi a condurre con 6 ½ su 9 distaccando Lasker di un intero punto. Aveva infatti sconfitto il campione del mondo in carica due volte con un convincente 2 ½ su 3 e sconfitto tre volte Chigorin. Solo Steinitz era riuscito ad arginare lo strapotere dell’americano.

Dopo 5 giorni di pausa, alla ripresa del torneo si verificò il punto di svolta nel torneo e forse nella vita e nella carriera del campione americano. Lasker non solo sconfigge l’americano ma costruisce uno dei suoi capolavori che egli stesso definirà “la miglior partita della sua vita” ( vedi note alla partita Pillsbury-Lasker di Cambridge Springs ). La lettura nuda e cruda dei fatti ci dice che Pillsbury “cadde totalmente in disgrazia” ( Kasparow ) tanto da perdere altre 5 partite consecutive senza più riuscire a vincere nemmeno una partita e finendo il torneo addirittura al 3° posto collezionando solo tre pareggi, 3 ½ punti dietro Lasker ( Lasker 11 ½ , Steinitz 9 ½, Pillsbury 8, Chigorin 7 ).

Harry Nelson Pillsbury 8Pillsbury al torneo di  Montecarlo del 1902 (il quinto in piedi da sinistra)

A questo punto del racconto dobbiamo fermarci un attimo ed introdurre il discorso della salute dell’americano che come sappiamo morirà per le complicanze neurologiche della sifilide, malattia all’epoca ancora poco conosciuta e soprattutto taciuta per ovvi motivi da coloro che ne erano affetti. La maggior parte delle fonti consultate, Kasparow in testa, riferiscono che “probabilmente” il tracollo di S. Pietroburgo è da imputarsi al manifestarsi, in quei giorni, dei primi sintomi della malattia e che la diagnosi formulata proprio alla vigilia della partita contro Lasker, abbia gettato Pillsbury nello sconforto provocandogli un autentico shock.

Kasparow riferisce che in quei giorni in effetti Pillsbury si lamentava di forti mal di testa, capogiri, insonnia e nevrosi tanto che alcune sue partite dovettero essere rimandate. A mio avviso sicuramente qualche componente “extrascacchistica” deve essere intervenuta in quanto secondo altri resoconti dell’epoca Pillsbury durante il gioco e soprattutto nelle sue esibizioni alla cieca, era descritto come costantemente calmo, sereno, imperturbabile, senza accenno ad emozioni come se il gioco sgorgasse da lui con grande naturalezza.

Ora è impensabile che un carattere di questo tipo possa aver subito un tale tracollo solo per una sconfitta se non intervennero seri motivi di salute. Oltretutto nelle successive competizioni cui prese parte fino a Cambridge 1904, il suo stato di forma, buono o cattivo che fosse, non lo portò mai al di sotto del 3°/4° posto. Resta il fatto che sotto un certo aspetto la sua carriera, le ambizioni e sicuramente la propria vita subirono in quel periodo un tragico punto di svolta. La Lue (forse un nome un tantino più gentile della malattia) minò sicuramente il suo fisico nel corso degli anni ed anche se solo in fase terziaria finale i problemi neurologici si fanno evidenti in tutta la loro drammatica gravità (ictus, meningismo, depressione, deliri ecc. ecc. ), la Medicina cita casi in cui i sintomi neurologici possono comparire già in fasi più precoci, a ridosso del primo/secondo anno di malattia. Queste poche righe, che ho cercato di rendere meno tecniche possibile, solo per dire che i successivi risultati di Pillsbury , dal 1896 al 1903, possono essere stati influenzati dall’evolversi della malattia e che molto probabilmente Pillsbury non ha più avuto la possibilità di esprimersi ai livelli di Hastings 1895 in quanto la sua forza di gioco era già stata seriamente e progressivamente minata dalla Lue. Cosa avrebbe potuto fare questo giocatore se la salute lo avesse assistito? S. Pietroburgo fu il suo primo “Break point”.

Harry Nelson Pillsbury 2

I risultati successivi furono ancora di tutto rispetto e sicuramente invidiati da molti suoi forti colleghi ma i livelli di gioco e la forza di Hastings e della prima metà del torneo di S. Pietroburgo erano ormai lontani:

  • 3° Norimberga 1896 torneo molto forte dove cade nuovamente malato (“he was under medical treatment the whole time“ come si legge nell’articolo/intervista di Rhoda A. Bowles per il B. C. M. riportato di seguito ). Batte ancora Lasker, vincitore del torneo, Steinitz, Chigorin, Tarrasch, vale a dire tutti e 4 i giocatori migliori dell’epoca! Vince il premio di bellezza per la vittoria con il campione del mondo [ dove anche il computer dopo f5 del Bianco fatica a vedere il vantaggio ] ).
  • 3° Budapest 1896 Vincono a pari merito Chigorin e Charousek. All’ultimo turno Pillsbury è in testa a pari merito con i due futuri vincitori ma gli tocca giocare contro Tarrasch che naviga a centro classifica e non ha particolari ambizioni. La partita è pari ma i suoi due avversari vincono entrambi e quindi gli tocca forzare giocando una variante dubbia che Tarrasch individua e finisce per vincere la partita.
  • 1°-2° nel fortissimo torneo di Vienna 1898 ma perde lo spareggio contro Tarrasch
  • 3° Londra 1899 dietro a Lasker ( in realtà 2° -4° assieme a Janowsky e Maroczy che ebbero in quegli anni il loro periodo d’oro)
  • 1°-3° Monaco 1900 con Maroczy e Schlechter
  • 2° Parigi 1900 ancora dietro a Lasker , battendo Chigorin
  • 1° Buffalo 1901 in un torneo a 6 non particolarmente forte
  • 2° Montecarlo 1902 dietro a Maroczy a pari merito con Janowsky ( batte ancora Tarrasch e Chigorin)
  • 2° Hannover 1902 dietro a Janowsky
  • 3° Montecarlo 1903 torneo vinto da Tarrasch
  • 4° Vienna 1903 in un torneo di Gambetto vinto da Chigorin
  • 8° Cambridge Springs 1904 sconfiggendo Lasker ( il canto del cigno ) nel torneo vinto da Marshall ( il passaggio di testimone al connazionale)

A mio avviso, leggendo i risultati precedenti con tutti i distinguo del caso ( come si verificarono o con quali avversari di prestigio furono ottenuti ) il “declino” della sua forza di gioco andrebbe individuato a far data dagli anni successivi al fortissimo torneo di Parigi del 1900. Il suo “score” con i migliori giocatori di quegli anni la dice lunga sul suo talento e su quanto fosse in effetti da considerarsi a buon titolo tra i primi 4 giocatori dell’epoca, in grado di mettere in difficoltà chiunque come dimostrano i seguenti “score” ( che potrebbero essere leggermente diversi secondo altri autori) :

  • +5 – 5 =3 con Steinitz +4 =2 -3 con Maroczy
  • +7 -7 ( – 8 ) =6 con Chigorin +8 =9 -2 con Schlechter
  • +5 -5 =2 con Tarrasch +6 =2 -4 con Janowski
  • +5 -5 = 4 con Lasker

Nel frattempo nel 1897 sconfigge il forte maestro Jackson Showalter nel Campionato U.S. per 10:8 con tre patte, tuttavia lascia il titolo al suo avversario dichiarando non essere quello il titolo al quale era interessato dicendo “I am not in serch of any title but one” riferendosi ovviamente a quello mondiale, l’unico che avesse valore per lui. Ed in effetti ci furono anche dei contatti con Lasker ma il progetto non si concretizzò, pare più che altro per l’incapacità di Pillsbury di trovare i finanziamenti.

Sconfiggerà nuovamente Showalter nel 1898 per 7:3 questa volta in una sfida ufficiale per il titolo.

Hanover1902

Nel 1901 prende moglie a Philadelphia sposando dopo tre anni di fidanzamento Mary Bush, figlia minore di un giudice dalla quale non ebbe eredi e che si dice fosse molto bella (un’altra controversia verte sull’essere o meno ella la signora seduta al suo fianco nella foto dei partecipanti al torneo di Hanover del 1902).

Mary Bush e Pillsbury

L’aspetto del suo talento per il quale divenne famoso fu però l’abilità nelle esibizioni in simultanea, alla cieca o in consultazione. Pillsbury durante la sua breve vita viaggiò spesso per necessità in lungo e in largo per gli Stati Uniti ed anche in Inghilterra per tenere queste esibizioni senza delle quali non avrebbe potuto mantenersi economicamente. Ad esempio, tra il Settembre 1899 e Aprile 1900 viaggiò attraverso il Canada, gli Stati Uniti e Cuba mentre nel suo tour di circa sette mesi del 1900-1901 diede 150 esibizioni per circa 40000 miglia percorse in circa 175 giorni. Anche se le cifre cambiano a seconda delle fonti sembra che giocò in vita sua più di 1000 partite alla cieca in oltre 70 simultanee. La sua abilità è diventata leggendaria tanto che campioni come Edward Lasker e gli stessi Alekhine e Capablanca ne restarono impressionati vedendolo all’opera. Edward Lasker affrontò Pillsbury in una esibizione alla cieca a Breslavia. Egli lo ricorda “seduto tranquillamente alla sedia di spalle rispetto ai giocatori, fumando un sigaro dietro l’altro e rispondendo dopo breve riflessione sempre senza esitazione e senza fare errori”. Pillsbury vinse 13 delle 16 partite, ne pattò due e ne perse una sola. Edward Lasker confronta questa prestazione con quella simile, anni dopo, di Alekhine su trentadue scacchiere a Chicago ma per quanto fosse una performance straordinaria il campione fece diversi errori di ricostruzione e non lo impressionò nemmeno la metà di quella di Pillsbury.

Nel 1902, a Mosca, Pillsbury stabilì il record di partite alla cieca su 22 scacchiere in simultanea. Uno dei giocatori era Alexei Alekhine, il fratello maggiore di Alexander che strappò un pareggio per un risultato finale di +17 -1 =4. Il futuro campione del mondo Alekhine aveva 9 anni ed assistette all’esibizione restandone stupefatto ed impressionato. Anche Capablanca rimase fortemente colpito e ne trasse stimolo per avvicinarsi ancora di più agli scacchi: ”L’effetto nel vederlo all’opera fu immediato. Ne restai come elettrificato e con il consenso dei miei genitori mi recai in visita all’Havana Chess Club“.

Harry Nelson Pillsbury 3Pillsbury era solito rendere ancora più spettacolari e difficoltose le sue prestazioni giocando contemporaneamente a Dama ( di cui era un forte giocatore ) ed a Whist e faceva precedere le sue esibizioni da una sorta di riscaldamento con alcuni giochi di memoria. Ad esempio gli venivano dati cinquanta foglietti numerati, ognuno con una frase di cinque parole. Pillsbury li leggeva e li riponeva poi in un cappello chiedendo a qualcuno di pescarne uno a caso e leggergli il numero, dopodiché egli snocciolava la frase associata al numero. Alla fine recitava ognuna delle cinquanta frasi a rovescio. Oppure gli veniva mostrata una lista di trenta parole che imparava a memoria istantaneamente. Talora indulgeva a questi virtuosismi mentre giocava alla cieca e a carte. A Londra nel 1896 il Prof. Mansfield Merriman ed il Dr. H. Threlkheld-Edwards cercarono di metterlo in difficoltà preparandogli l’ormai famosa lista con 30 parole “impossibili”: Antiphlogistine, Periosteum, Takadiastase, Plasmon, Ambrosia, Threlkeld, Streptococcus, Staphylococcus, Micrococcus, plasmodium, Mississippi, Freiheit, Philadelphia, Cincinnati, Athletics, No War, Etchenberg, American, Russian, Philosophy, Piet Potgelter’s Rost, Salamagundi, Oomisillecootsi, Bangmamvate, Schlechter’s Nek, Manzinyama, Theosophy, Catechism, Madjesoomalops (la difficoltà delle lista è evidenziata dal fatto che le varie fonti la citano ciascuna sempre con qualche piccola diversità). Pillsbury diede una rapida scorsa alla lista e subito la restituì recitando puntualmente l’elenco e ripetendolo poi al contrario. Il giorno dopo fu nuovamente in grado di ripetere nei due versi le parole della lista viste il giorno precedente.

Un’altra impresa leggendaria fu quella sostenuta ad Hannover nel 1902 durante il turno di riposo del torneo al quale partecipava. Pillsbury affrontò in simultanea alla cieca 21 giocatori dell’Hannover Hauptturnier . I giocatori erano tutti della forza di un Maestro, titolo che avrebbe infatti ottenuto il vincitore del torneo. I partecipanti potevano consultarsi tra loro o con altri giocatori e addirittura analizzare alla scacchiera. Dopo tale performance nessun altro giocatore ripetè mai più una simile esperienza in tali condizioni. Dopo 12 ore di gioco Pillsbury concluse la prova con +3 -7 =11.

Harry Nelson Pillsbury 4Pillsbury in simultane al al Deutscher Club di Milwaukee nel 1897

Nell’estate 1905 è colpito da un primo attacco ischemico cerebrale e a Marzo viene ricoverato nell’ospedale Presbiteriano di Philadelphia. In tale occasione tenta il suicidio cercando di gettarsi dalla finestra del 4° piano del nosocomio ed anche se l’episodio ancora oggi non è stato chiarito appieno nella sua dinamica, su tutti i giornali del tempo si parlò chiaramente di tentativo di suicidio. A Novembre dello stesso anno è nelle Bermuda sperando di trovare una cura per la Sifilide ma è colpito da un nuovo ictus e nel Gennaio 1906 ritorna a casa e si ricovera all’ospedale di Pasadena per nuove cure specialistiche. Nel Maggio 1906 un nuovo attacco ischemico gli provoca una paralisi parziale che presto diventa totale e lo porta alla morte il 17.06.1906 all’età di 33 anni.

La fama delle sue impressionanti doti mnemoniche spinse il Dr Elmer Ernest Southard , professore di Psicologia alla Harvard University ( 1876-1920), forte scacchista egli stesso, a studiarne il cervello nei primi anni del 1900 “per vedere“ così recitano le fonti “se il genio scacchistico potesse determinare un deterioramento della mente” ma non si riscontrò alcuna differenza con altri cervelli. Probabilmente lo studioso-scacchista subì l’influenza di alcune dichiarazioni di Lasker che imputò ai continui e stancanti “tour de force” mnemonici e alla cieca accompagnati da fumo e alcool il graduale deterioramento della salute di Pillsbury che era costretto a mettere così a dura prova il suo fisico perché il mondo degli scacchi non permetteva di vivere adeguatamente e dignitosamente con essi.

L’argomento “salute di Pillsbury” (dove contrasse la prima volta la sifilide, se tentò veramente il suicidio, se le varie indisposizioni nei tornei fossero dovute ad essa ecc.) è sempre stato fonte di interesse e delle congetture ed argomentazioni più varie ma confesso che talvolta faccio fatica a digerire alcune teorie strampalate. Ad esempio durante le ricerche mi sono imbattuto in un sito di tale Sam Sloan, con pretese di studioso che se ho ben capito (il mio inglese da autodidatta talora zoppica un po’), sostiene che la malattia nervosa di Pillsbury non era la sifilide ma una malattia nervosa trasmessa geneticamente da moglie a marito (sic!), ma tenuta nascosta a lungo dall’F.B.I. come segreto di stato, perché il nonno della moglie di Pillsbury era quello stesso Prescott Busch la cui progenie avrebbe poi dato i natali al futuro presidente degli Stati Uniti d’America.

Cambridge Springs 1904

Il torneo di Cambridge Springs 1904 (Pillsbury è il sesto da sinistra nella prima nella foto qui sopra) segna l’inizio della fine per il grande campione. Nel torneo “della vita” di Marshall ( che vince con 13 su 15 davanti a Lasker ), prima di cedergli definitivamente il testimone è ancora in grado di stupire il mondo e raccogliendo tutte le proprie forze, 8 anni dopo S. Pietroburgo 1896, riesce a prendersi la rivincita su Lasker proprio con un miglioramento tenuto nascosto nel cassetto tanti anni prima di potersene servire. Sarà il canto del cigno, appena in tempo prima di sprofondare nel buio della malattia costruendo l’ultima gemma, l’ultimo parto del suo talento, ribattendo con un capolavoro altrettanto splendente a quello che nel 1896 aveva segnato il lento ma inesorabile inizio del suo declino. Il premio di bellezza vinto con questa partita chiude il cerchio di una storia che non è mai stata scritta, quella del confronto, purtroppo solo a distanza, tra due giocatori geniali dal talento immenso. Dalle stesse solide radici di una pianta,il Gambetto di Donna,che lo stesso Pillsbury contribuì a divulgare e coltivare, i due campioni ci regalano i loro capolavori ed è impossibile non chiedersi se il destino non ci abbia messo lo zampino. Lasker con la sua vittoria cambiò le sorti del torneo di S. Pietroburgo e riuscì da lì in poi ad affermarsi come il più forte giocatore del suo tempo, Pillsbury dimostrò ancora una volta che il suo genio era in grado di compiere qualsiasi impresa, perfino trasformare un capolavoro in un trionfo ancora più grande, il miglior biglietto da visita per noi posteri.

Harry Nelson Pillsbury vs. Emanuel Lasker, 1-0
Cambridge Springs, 1904

1.d4 d5 2.c4 e6 3.Cc3 Cf6 4.Cf3 c5 5.Ag5 cxd4 6.Dxd4 Cc6 7.Axf6! Ecco il frutto del lavoro di Pillsbury. Questa novità era nel cassetto da tanti anni e finalmente, giusto in tempo, riesce a sottoporla al campione del mondo(questo sarà l’ultimo torneo del campione americano ). A S. Pietroburgo nel 1896 era seguito 7.Dh4?! Ae7 8.0-0-0?! Da5 9.e3 Ad7 10.Rb1 h6! 11.cxd5 exd5 12.Cd4 0-0 13.Axf6 Axf6 14.Dh5 Cxd4 15.exd4 Ae6! 16.f4 Tac8 17.f5 Txc3!! 18.fxe6 Ta3!! 19.exf7+? Txf7 20.bxa3 Db6+ 21.Ab5! Dxb5 22.Ra1 Tc7 23.Td2 Tc4 24.Thd1? Tc3 25.Df5 Dc4 26.Rb2? Txa3!! ( Qui Pillsbury avrà certamente avuto l’impulso di distruggere la casella ”a3” ) 27.De6+ Rh7 28.Rxa3 Dxc3+ 29.Ra4 b5+! 30.Rxb5 Dc4+ 31.Ra5 Ad8+ 0-1. 7…gxf6 Sono buone per il Bianco 7… Dxf6 8.Dxf6 gxf6 9.cxd5 e 7… Cxd4 8. Axd8 Cc2+ ( 8… Cxf3+ 9.gxf3 Rxd8 10.cxd5 exd5 11.0-0-0 oppure 11.Cxd5 restando con un pedone in più ) 9.Rd2 Cxa1 10.Ac7 dxc4 11.e4 Cb3+ 12.axb3 cxb3 13.Ac4. 8.Dh4 dxc4 8… d4?! 9. 0-0-0! e5 10.e3. 9.Td1 Ad7 10.e3 Ce5? Lasker in seguito suggerì il miglioramento 10… f5 per sviluppare l’Alfiere in g7. Euwe consigliò invece 10… Ae7 11.Axc4 Da5 12.0-0 f5 13.Df4 0-0-0 e dopo Thg8-g6 il Nero ha del controgioco. 11.Cxe5 fxe5 12.Dxc4 Db6 Lasker riponeva le sue speranze su questo tratto. Il pedone in b2 è attaccato e pare che il Nero possa ottenere dell’iniziativa attaccando la Donna vversaria. 13.Ae2! Un sacrificio di pedone per mettere li Re al sicuro e giocare per l’attacco. 13…Dxb2 Abbastanza pericoloso ma Lasker credeva di poter ancora controllare la posizione o forse pensava che Pillsbury non era più quello di Hastings 1895! D. Anic. 14.0-0! Tc8 15.Dd3 Tc7 Se 15… Ac6 16.Af3!. 16.Ce4 Ae7 Da considerare 16… Dc2!? 17.Cd6+ Axd6 ( 17… Re7 !? ) 18.Dxd6 Dc5. 17.Cd6+ Rf8 18.Cc4 Db5 19.f4 L’apertura della colonna è irrinunciabile per alimentare l’attacco. 19…exf4? Kasparow suggerisce 19… Ac6 20.fxe5 Dd5 21.Dxd5 Axd5 22.Cd6 Axd6 23.exd6 Tc2 24.Af3 con minimo vantaggio del Bianco. D’ora innanzi Pillsbury “non molla” più la presa. 20.Dd4!+/- Una mossa intermedia importante che fa guadagnare mobilità alla Donna. 20…f6 21.Dxf4 Dc5 22.Ce5 I motivi tattici si susseguono uno dietro l’altro grazie alla fervida fantasia dell’attaccante ed ovviamente alla cattiva posizione del Re Nero. 22…Ae8 23.Cg4 Forza un ulteriore indebolimento. 23…f5 24.Dh6+ Rf7

Posizione dopo 24...Rf7

Posizione dopo 24…Rf7

25.Ac4!! Tc6 26.Txf5+! Dxf5 27.Tf1 Dxf1+ 28.Rxf1 Ad7 29.Dh5+ Rg8 30.Ce5 Curiosamente la conclusione avviene all’incirca intorno alla trentesima mossa come la partita di S. Pietroburgo… se vogliamo essere pignoli qualche tratto prima. 1-0

Harry Nelson Pillsbury 5

Sul numero di Agosto 1902 della famosa rivista Britisch Chess Magazine, che stando ai molti articoli su Pillsbury è poco conosciuto perché raramente ho trovato citazioni attinte da essa, è riportato un resoconto sulla carriera del grande campione americano oltre ad una interessante intervista che riportiamo abbastanza liberamente avendo già inserito qualcosa nelle righe precedenti .

L’articolo ci svela che Pillsbury si produsse in uno studio ed una preparazione mirati proprio ad implementare le sue prestazioni nelle esibizioni. Ad esempio si impegnò a migliorarne il tempo finale. I records precedenti, detenuti da Zukertort, Paulsen e Blackburne con 15 o 16 partite alla cieca, impegnarono i protagonisti per due giorni, vale a dire il pomeriggio e la sera di ogni giorno per circa 12 ore di gioco mentre ad esempio a Chicago il campione americano completò l’esibizione, senza aggiudicazione, in sole 4 ore e 55 minuti per 16 scacchiere ed in occasione del record ( in quel momento )su 20 scacchiere a Philadelphia impiegò 7 ore e 35 minuti e tutte le partite giunsero alla fine ( 14+ 5= 1- ). A detta di Pillsbury il compito più difficile fu quello di sconfiggere l’insonnia poiché nei primi anni il giorno successivo all’esibizione la sua mente era ancora così occupata dal ripensare alle varianti di gioco, come accadeva a suo dire anche agli altri che si esibivano in tale maniera, che dormire era divenuto impossibile ( chissà che non fosse invece qualche avvisaglia della malattia….). Fatto sta che cercò un metodo per tenere lontano la sua mente da quei pensieri e trovò la soluzione spostando l’attenzione a qualcosa di molto diverso come un buon pasto, un gioco di carte o altre attività ricreative eliminando del tutto ogni pensiero a soggetto scacchistico per il resto della notte o del giorno. Egli riferisce che divenne molto bravo ad istruire in tal modo il proprio cervello ma che restava in grado in ogni momento di richiamare alla memoria una o talora tutte le partite dell’esibizione e ricostruirle anche a distanza di qualche giorno.

Durante l’intervista la giornalista riferisce che arrivò una raccomandata contenente 20 sterline/dollari inviate da John L. Mc Cutcheon, di Pittsburg, quale premio per la miglior partita giocata dal Bianco al recente torneo di Montecarlo 1902 impiegando appunto la difesa Francese Variante Mc Cutcheon (contro Marshall).

L’articolo prosegue con una precedente intervista che l’autrice, Rhoda Bowles, aveva già pubblicato sul “Pall Mall Gazette” il 27 Maggio iniziando col chiedere come procedeva, che metodo aveva in occasione delle sue esibizioni alla cieca.

Pillsbury risponde che per 12 scacchiere egli mentalmente le suddivideva in 4 gruppi dove nel primo gruppo inseriva le scacchiere 1, 4, 7, 10; nel secondo gruppo 2, 5, 8, 11; nel terzo gruppo 3, 6, 9, 12 lasciando sempre uno spazio di tre unità ( il 4° gruppo si capirà in seguito ). Nel primo gruppo “aprirà” sempre con 1.e4 e se la risposta sarà quella in genere più comune, vale a dire 1… e5 seguirà 2.Cf3 e poi continuando sulla variante principale 2… Cc6, inizierà a diversificare per arrivare ad avere caratteristiche individuali giocando 3. Ab5 sulle scacchiere n°4 e n° 10 mentre giocherà 3.Ac4 sulla n°7.

A questo punto l’intervistatrice chiede al campione se anche nel secondo gruppo usa lo stesso metodo. “Oh no! Nel secondo gruppo probabilmente opterò per due Gambetti di Donna”. “Ah, la sua apertura preferita vero?”. “ Si, credo di averla studiata un pochino!” risponde Pillsbury sorridendo e nel mentre avvicina un nuovo sigaro a quello che stava terminando affermando simpaticamente che in tale maniera egli perdeva il conto di quanti sigari fumasse in un giorno e ciò veniva utile nel caso qualche curioso lo avesse interrogato in proposito poiché poteva rispondere, dicendo assolutamente la verità, “ Un unico lungo sigaro“

Harry Nelson Pillsbury 6

Proseguendo il discorso egli ritorna sul secondo gruppo di scacchiere, nel quale giocherà due Gambetti di Donna sulle scacchiere 5 e 11, mentre aprirà nuovamente 1.e4 sulla 2 e la 8 cercando di volgerle in Difesa Viennese. Infine il terzo gruppo lo vedrà iniziare 1.e4 in tutte le partite tentando di impostare quattro Gambetti di Re. “Cosa farebbe se qualcuno decidesse di rispondere ad esempio con una Difesa Francese?”. “Questo non mi preoccuperebbe comunque. Eliminerei mentalmente quelle partite dal loro gruppo per sistemarle a parte in uno nuovo da sole.” ( Beh… ora che ha svelato il trucco chi non riuscirebbe a fare altrettanto ?)

Alle precise domande della Bowles risponde che non è vero che le difficoltà aumentano man mano che il gioco si complica e che anzi, via via che le posizioni assumono identità più definite e personali, è più facile ricordarle. Lo stesso metodo si adatta anche ad esibizioni su 16 o 20 scacchiere ma naturalmente aumentando i numeri dei vari gruppi e Pillsbury aggiunge che questo è solo uno dei tanti metodi che impiega considerando che spesso associa alle partite alla cieca anche partite di Dama o Whist.

Pillasbury prosegue affermando di poter interrompere il gioco in qualsiasi momento (intende senza perdere la concentrazione) per effettuare altre prove come quella di far nominare ad alta voce un certo numero di carte da qualche spettatore essendo poi in grado di specificare quelle rimanenti nel mazzo.

Harry Nelson Pillsbury 9In una rarissima immagine, tratta da una rivista russa, Lasker, Chigorin Steinitz, e Pillsbury

Poi c’è il “Knight’s Tour” sulla scacchiera. Praticamente Pillsbury chiede a qualche spettatore di nominare la casella d’inizio sulla scacchiera ed egli inizia a muovere il Cavallo senza mai passare sulla stessa casella fino a che ci saranno caselle disponibili su cui saltare. In questo esercizio, per evidenziare subito gli errori e rendere più spettacolare l’esercizio, lo spettatore ad ogni mossa del Cavallo posizionerà un pezzo sulla casella d’arrivo. Talora chiede invece a qualcuno di indicargli la casella sulla quale si desidera che il Cavallo termini il proprio giro. Anche per questo Pillsbury ammette di aver affinato diversi metodi.

L’intervista contiene anche un piccolo “scoop” per l’epoca. Infatti Pillsbury parlando del suo futuro rivela la sua intenzione, al ritorno negli Stati Uniti, di abbandonare il professionismo per continuare gli studi in legge ed intraprendere la professione di avvocato ( si era già reso conto di non poter arrivare alla sfida con Lasker? ). Prima però resterà ancora un anno in Europa per una serie di esibizioni e nel frattempo partecipare al torneo di Hannover a Luglio mentre sulla via del ritorno potrebbe far visita al Sud Africa ed all’ Australia contando di ritornare negli Stati Uniti nel 1903.

L’intervistatrice scrive che la foto dell’articolo ritrae Pillsbury mentre gioca alla cieca rilevandone l’atteggiamento naturale e rilassato, perfettamente a proprio agio più volte descritto da chi ha avuto la fortuna di vederlo all’opera in tali cimenti.

Harry Nelson Pillsbury 7

avatar Scritto da: Enrico Cecchelli (Qui gli altri suoi articoli)


14 Commenti a il genio scacchistico di Harry Nelson Pillsbury

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    Daniele Marano 8 Luglio 2013 at 08:18

    Bellissimo articolo dedicato a un grandissimo giocatore. E’ vero, Pillsbury era anche un fortissimo giocatore di dama (per l’esattezza dama inglese, specialità nella quale il nostro Michele Borghetti si è appena laureato campione del Mondo). Pillsbury era talmente forte che ogni tanto organizzavano per lui simultanee alla cieca di checker come lo chiamano gli americani e non english draughts come lo chiamano gli inglesi

    P.S. Soloscacchi dovrebbe dedicare un articolo ai giocatori di scacchi che hanno giocato a dama in tutte le varianti (ci sono nomi insospettabili, tra questi quello di un campione del Mondo, rivale dello stesso Pillsbury) 😉

  2. avatar
    Enrico Cecchelli 8 Luglio 2013 at 08:59

    Anche Nezhmetdinov raggiunse se non sbaglio una forza pari se non superiore a quella negli scacchi.

    • avatar
      Daniele Marano 8 Luglio 2013 at 09:16

      Nel 1950 Nezhmetdinov diventò Maestro di scacchi e Maestro di dama russa.

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    Ivano E. Pollini 8 Luglio 2013 at 09:02

    Uno dei migliori articoli comparsi su SoloScacchi che illustrano la vita di grandi campioni.

    Articolo molto interessante ed istruttivo.

    Importante anche l’ambientazione storica con i commenti degli altri campioni dell’epoca.

    Complimenti all’autore.

    IEP

    • avatar
      Daniele Marano 8 Luglio 2013 at 09:18

      Nel 1950 Nezhmetdinov diventò Maestro di scacchi e Maestro di dama russa che sarebbe la variante più spettacolare della dama a 64 caselle.

  4. avatar
    Marramaquis 8 Luglio 2013 at 09:20

    Great Harry, great Enrico.

  5. avatar
    Mongo 8 Luglio 2013 at 11:52

    Straordinario. 😎

  6. avatar
    Luca Monti 8 Luglio 2013 at 13:57

    Quale smisurato talento sosteneva questo americano!Vorrei chiedere all’autore :
    A Dopo Isaac Kashdan un altro campione statunitense;un caso?
    B In un commento al precedente lavoro – Isaac Kashdan,il piccolo Capablanca -,in risposta ad un intervento del Lettore Alfredo,Lei paventò l’inserimento di alcune
    considerazioni ( interpretazioni psicodinamiche ) dello strizzacervelli Fine sul Pillsbury che non mi sembra avere letto nel pezzo.Le omise,riservandole per altri
    lavori successivi? Mi associo alle parole di stima espresse da quanti mi hanno
    preceduto .

  7. avatar
    Jas Fasola 8 Luglio 2013 at 14:24

    Ottimo articolo 🙂

    Un’interpretazione grafica degli anni d’oro di Pillsbury:
    http://www.chessmetrics.com/cm/CM2/PlayerProfile.asp?Params=199510SSSSS3S101422000000111000000000000010100

  8. avatar
    Enrico Cecchelli 8 Luglio 2013 at 14:41

    Risposta a Luca Monti: carissimo Luca per quanto riguarda Fine versus Pillsbury ricordavo un’affermazione che purtroppo non ho potuto verificare ed anzi la fonte di riferimento ad una piu attenta analisi non si e ‘ dimostrata affidabile ed ho preferito non riportarla. Per quanto riguarda la nazionalità dei miei soggetti e’ solo un caso ( e devo dire che mi aspettavo l’osservazione da scacchista qual sono ) e ho già pronta la contromossa se avrete ancora la bontà di darmi spazio. Vi raccontero’ qualcosa su Kholmov altro mio idolo come Steyn sul quale pero’ sono arrivato tardi….

  9. avatar
    Renato Andreoli 15 Luglio 2013 at 13:23

    A proposito del Knight’s Tour, il giro del Cavallo fino a percorrere l’intera scacchiera senza passare due volte sulla stessa casa.
    Forse non tutti sanno che il grande matematico Eulero riuscì ad inserire detto percorso del Cavallo in un quadrato magico 8×8. Costruire quadrati magici anche molto grandi è abbastanza semplice – gli algoritmi possono essere appresi facilmente anche dai bambini delle elementari -, ma inserire il percorso del cavallo da 1 a 64 mi pare un’impresa notevole.
    Tanto per farci due risate, riporto le parole con le quali la cosa viene spiegata nel libro peraltro molto bello ” Labirinti, quadrati magici e paradossi logici ” Edizioni Dedalo pag 214.
    ” Tuttavia la proprietà unica del quadrato di Eulero è che se prendiamo la pedina dell’alfiere – che si sposta sulla scacchiera seguendo un percorso a L – e iniziamo dall’1 nell’angolo in alto a sinistra…” Credo che la colpa sia del traduttore.

    Faccio i complimenti a Cecchelli anche per il suo libro sul torneo di San Remo.
    Qualche anno fa ho usato proprio una delle partite di questo torneo, la Bogoliubov – Monticelli, per una partita vivente organizzata nella scuola dove lavoro. Ho scelto proprio questa per vari motivi: non è né troppo lunga né troppo corta, termina ad una mossa dal matto, nessun pezzo fa molte mosse, tutti i pezzi (tranne un pedone nero) si muovono almeno una volta o vengono catturati.

  10. avatar
    Enrico Cecchelli 15 Luglio 2013 at 13:51

    Ti ringrazio per l’interessantissima integrazione a carattere matematico che non conoscevo. Evidentemente l’elasticissima mente di Pillsbury aveva anche conoscenze più ampie o semplicemente aveva intuito e fatto suoi con la pratica strumenti scientifici di altre discipline. Grazie

  11. avatar
    fuser 15 Luglio 2013 at 20:47

    Non ha molto a che fare con l’articolo ma una domanda sulla patita Bogoljubov – Monticelli
    permise ad Angelo Cillo di vincere una bella sommetta a rischiatutto nel 73
    era piuttosto facile
    nomi dei giocatori , dove e quando fu giocata e combinazione finale .
    Ricordo Paoli che presento’ Monticelli a Karpov a Milano nel 76
    subito Karpov con la sua vocina rammentò quella partita e Monticelli quasi si commosse.

  12. avatar
    Enrico Cecchelli 16 Luglio 2013 at 08:37

    Quella combinazione e’ finita su tutte le antologie
    Ma e’ bello che un campione del mondo la ricordi.
    Per Monticelli sara’ stato come vincere una seconda volta
    Il premio di bellezza!!

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