La svolta

Scritto da:  | 6 Settembre 2013 | 16 Commenti | Categoria: Racconti

 

La svolta 1

Bussarono alla porta.

Malgrado avesse sentito, Robert Fischer rimase a guardare oltre i vetri della finestra della stanza 479 all’Hotel Lofteider. Lontano, all’orizzonte sopra l’oceano, il sole non del tutto tramontato spargeva la sua luce crepuscolare nella notte di Rejkiavik.

La bussata si ripeté, più decisa.

Infastidito, Fisher si volse.

La stanza era come al solito in disordine: l’armadio non richiuso, indumenti buttati qua e là, la prediletta racchetta da tennis per terra. Sul tavolino, fogli sparsi di appunti, accanto alla scacchiera con i pezzi disposti con malagrazia nell’ultima posizione esaminata. Sul bordo, con le pagine aperte, la sua “bibbia”: la raccolta delle partite di Boris Spasskj.

Solo il letto faceva eccezione, con le coltri intatte: alle quattro, Fischer non aveva ancora chiuso occhio.

<<Chi è?>>

<<Sono io >>

<<Com’è che sei così nottambulo, Willy?>>

Fischer avrebbe voluto metterci sarcasmo ( il suo anomalo “secondo”, padre William Lombardy, era un gran dormiglione, di solito) ma la frase risultò moscia.

<<Devo parlarti, Bobby. Apri>>

Il tono di William Lombardy era risoluto. Anche questo era insolito, per il prete scacchista suo compagno d’avventura nel match per il Campionato del Mondo.

Lombardy, da quanto era stato ordinato sacerdote, aveva assunto un atteggiamento molto mansueto. Com’era naturale, il suo gioco ne aveva risentito: il sale degli scacchi, Fisher lo sapeva bene, era l’aggressività. Per questo di fatto aveva smesso l’attività agonistica. Ma le sue brillanti intuizioni e le sue capacità di calcolo, rimaste integre, ne facevano un aiutante prezioso.

Fischer aprì la porta e si ritrovarono, come tante altre volte, l’uno di fronte all’altro.

Erano della stessa generazione, ventinovenne l’uno e trentacinquenne l’altro, ma avevano ben poco in comune, a parte la precocità scacchistica, anche se quella di Lombardy non era altrettanto prodigiosa.

Fischer era secco, col volto lungo e ossuto; Lombardy in carne e col faccione rubicondo.

Fischer aveva l’espressione sempre seria, sia durante le partite che nella vita di tutti i giorni, come se non avesse mai imparato a sorridere; Lombardy aveva una simpatica aria paciosa anche quando si soffermava a riflettere di fronte alla scacchiera.

Però quella notte del 16 luglio 1972 Fischer si accorse subito che qualcosa era cambiato nel suo amico.

Era sempre lui, intendiamoci, con il clergyman un po’ sgualcito, i capelli riavviati alla bell’e meglio e gli occhi profondi: un’immagine di sacerdote trasandato e genialoide.

Stavolta però c’era in lui una severa aria di rimprovero che non gli aveva mai conosciuto.

A dire il vero, a un simile atteggiamento Fischer non era abituato in genere.

Dalle persone care riceveva comprensione, anche quando faceva le bizze, cosa che accadeva fin troppo di frequente; quanto agli altri, ad esempio gli avversari scacchistici (primi fra tutti i detestabili sovietici) o gli innumerevoli commentatori ostili, be’, il loro atteggiamento nemmeno lo conosceva perché, semplicemente, non si curava di loro. Lui andava dritto per la sua strada, che portava alla conquista del Campionato del Mondo.

<<Cosa vuoi?>> apostrofò tagliente l’amico.

<<Parlare>> ribatté Lombardy, sullo stesso tono.

<<Se sei venuto qui per provare a convincermi, fatica sprecata. Potevi rimanertene a dormire>>

<<Oh, guarda, non temere: sappiamo entrambi che non hai scelta>>

<<Non ne sarei così sicuro, Willy. Posso anche abbandonare il match. Anzi: ora come ora questa é la mia intenzione>>

Lombardy, quel Lombardy così irritante nella sua inconsueta prosopopea, fece un risolino sarcastico.

<<Lo so>>

<<Sai cosa?>>

<<Che abbandonerai il match>>

Fisher era disorientato. Finora non c’era un americano, dal più umile cittadino al Presidente Nixon, che non si augurasse la prosecuzione della sfida. Il Segretario di Stato gli aveva telefonato più volte personalmente per invitarlo a tralasciare i propositi di rinuncia. Kissinger ci aveva messo tutto il suo potere di persuasione, facendo leva sullo spirito patriottico contro la tirannia comunista, rappresentata dall’odioso Spassky.

Anche Lombardy non aveva fatto eccezione, incoraggiandolo a superare le difficoltà incontrate nel far accogliere le sue richieste, e soprattutto a dimenticare la brutta sconfitta nella prima partita, un incidente di percorso che non inficiava la superiore forza del suo gioco.

Ma, nonostante questo unanime sostegno, lui per protesta non si era presentato alla seconda partita, perdendola a tavolino. E aveva minacciato di tornarsene definitivamente negli Stati Uniti.

La svolta 2

<<Hai ragione: è molto probabile che abbandoni>> confermò. Ed ebbe uno dei suoi soliti scoppi di collera: <<Ti rendi conto? Fanno di tutto per innervosirmi, quei bastardi. Hanno predisposto la sala di gioco nel modo a me più sfavorevole. Il brusio del pubblico volutamente tollerato, il ronzio delle telecamere, le luci troppo alte, e la scacchiera? Dio mio la scacchiera! Hai visto i colori delle caselle? Si può giocare con quei colori? Sono sicuro che Spassky si allena a giocarci da mesi, per questo gli vanno bene! E la mia sedia girevole? Perché negarmi di usarla, se non per dispetto? Ma sono riuscito a fargliela ingoiare!>>

Lombardy lo ascoltava distaccato, senza assentire benevolo come al solito. Fisher se ne accorse e pian piano la sua furia, priva di sponda, scemò sino a trasformasi in irritazione verso l’amico.

<<Ma mi ascolti, Willy?>>

<<Certo. Tutte scuse, Bobby>>

<<Eh?>>

<<Ho detto scuse. Cervellotiche, pretestuosissime scu-se. Vuoi solo andartene gridando al complotto. No, mi sbaglio: puoi solo andartene gridando al complotto. E’ l’unica via d’uscita che il tuo ego abnorme riuscirebbe a sopportare>>

Fischer era basito.

<<Come sarebbe a dire?>>

<<Spassky è più forte, Bobby>> sentenziò Lombardy <<Questa è la cruda ma inoppugnabile verità. E tu lo sai, anche se fai di tutto per nasconderlo a te stesso. Non puoi giocare il match perché lo perderesti inesorabilmente>>

<<Ma che dici??>> sbottò Fisher. Poi, colto da improvvisa intuizione, si sciolse in un sorriso saputo: <<Ah, ho capito! Lodevole da parte tua, Willy, ma non ci casco>>

<<Sei fuori strada, Bobby>>

<<E invece no, caro il mio Willy! Tu stai tentando di stimolare il mio orgoglio. Dici che Spassky mi è superiore perché io, così, sia spinto a dimostrare il contrario!>>

<<Spassky ti è superiore>> ribadì Lombady, imperturbabile.

<<Non dire scemenze! Che ti è preso stanotte? Spassy può battermi solamente con l’aiuto scorretto dei suoi sostenitori, a cominciare dalla Federazione Scacchistica, asservita all’Unione Sovietica! Sono io il miglior giocatore al mondo! L’ho dimostrato ampiamente!>>

<<E quando, di grazia? Tanto per incominciare non hai vinto una sola partita con lui…>>

Fischer s’innervosì. <<Che c’entra? Cose vecchie … Eppoi erano tutte posizioni vinte, che ho sciupato per banali errori di precipitazione. Come nella partita di martedì scorso!>>

<<Ancora scuse. Si perde perché si è inferiori. Punto>>

<<Ti ricordo che ho stravinto l’Interzonale! Con tre punti e mezzo di vantaggio sul secondo!>>

<<Te lo raccomando, l’Interzonale! A parte Geller, e Smislov, che però era terribilmente giù di forma, non c’era un solo giocatore veramente valido. Gli unici buoni, Petrosian e Korchnoi, erano già qualificati per le eliminatorie, e si sono scornati tra di loro…>>

<<Ho stracciato alle eliminatorie sia Taimanov che Larsen. 6 a 0 a tutti e due!>>

<<Taimanov e Larsen… Suvvia! Erano i meno peggio dell’Interzonale!>>

<<Ho sconfitto nettamente Petrosian in semifinale>>

<<Innanzitutto, non dire “nettamente”. L’hai battuto nella prima partita, ma ti ha bastonato ben bene nella seconda. Dopo ti aveva quasi intrappolato nel suo gioco cauto e avvolgente, ed è crollato nel finale solo per motivi di resistenza fisica …. E’ ancora un leone, ma oramai in declino. Comunque dopo il loro match di rivincita Spassky ha dimostrato la sua netta superiorità. E’ lui il re, ora>> Una pausa, poi:<<Devi rassegnarti ad essere al massimo un principe, Bobby>>

<<Spasskj non è re di niente!>> sbottò Fischer <<E’ solo un usurpatore, che invece di prender atto che il suo tempo è finito, ricorre a mezzi disonesti per contrastare la mia ascesa!>>

La svolta 3

Tremava tutto, il campione americano, in preda ad una delle sue temibili bizze parossistiche. Ed era sicuro che, vedendolo così alterato, Lombardy si sarebbe rimangiato tutto. Non poteva negare che il tentativo di scuoterlo a schiaffoni fosse apprezzabile, ma lui era Robert James Fischer, il più grande giocatore di scacchi della storia, e sapeva cosa doveva fare, senza bisogno di consigli o, peggio ancora, di pungoli.

<<Sei solo un patetico megalomane frustrato, Bobby>> lo sferzò Lombardy <<Hai bisogno di essere il migliore ma, al massimo, sei il secondo. Un conflitto che finirà per portarti in manicomio>>

Fischer rimase di pietra. Incominciò a farsi strada in lui un mai provato senso di angoscia. Era come se l’espressione del suo amico prete, implacabilmente dura, riassumesse tutte le irrisolte contraddizioni della sua anima travagliata. Un’anima che aveva fatto di lui, fin da bambino, il prigioniero di un’ossessione: gli scacchi. Gli scacchi rifugio e conforto per la sua intelligenza vorace, ma anche strumento di una divorante brama d’assoluto.

Gli sembrò di essere arrivato alla fine, di non poter sopravvivere un istante di più.

<<Eppure…>> aggiunse Lombardy, di colpo comprensivo.

Fisher lo guardò sconcertato. Sorrideva, ora, l’amico prete: un sorriso un po’ sardonico, ma promettente.

<<Eppure una soluzione ci sarebbe. C’è, anzi. Guarda!>> esclamò.

Allungò il braccio con la mano aperta, verso il tavolino.

I pezzi della scacchiera, animati di vita propria, frullarono rapidi componendo una posizione. Poi il quadrato di sessantaquattro caselle bianconere levitò nell’aria, venendo verso i due amici.

<<Ma… checcosa…>> blaterò Fisher, mentre la scacchiera si fermava a mezz’altezza tra lui e Lombardy.

Il prete aveva ancora un’espressione di divertita malizia.

Fischer lo guardava trasognato. <<Ma tu… tu…>>

<<Certo, signor cervellone. Un po’ in ritardo ma ci sei arrivato. Io non sono il vero Lombardy. Non temere >> si premurò di aggiungere <<il tuo amico sta dormendo della grossa in camera sua>>

<<Dunque tu…>> biascicò ancora Fisher.

<<Naturalmente>> confermò il finto Lombardy <<Ma lasciamo perdere i discorsi superflui… Guarda questa posizione. Ti piace?>>

La scacchiera levitante era orientata verso Fisher dalla parte del Nero. L’irresistibile attrazione per il gioco lo portò ad osservarla attentamente.

la svolta diagr

<<Uhmm… sembra una “Benoni moderna”, nella variante di scambio tra cavallo del nero e alfiere campochiaro del bianco in h5 … Il Nero sta ottimamente… >> breve pausa, in cui gli occhi di Fischer ballarono tra le caselle <<Altro che ottimamente! >> s’entusiasmò << Dopo lo scacco di alfiere in d3, da’ matto imparabile!>>

<<E bravo il mio cervellone! Questa è la situazione in cui ti troverai domattina, al termine della partita del terzo turno. La tua prima vittoria contro Spassky! Ci pensi? Ed altre ne seguiranno. Il tuo avversario non avrà scampo. Vincerai il campionato con netto distacco>>

Fischer lo fissò con le sopracciglia agrottate. <<Non hai fatto mai niente per niente, tu… >> esitò un attimo, poi: <<Il prezzo è sempre lo stesso?>>

Il finto Lombardy sghignazzò. << Certo! Tariffa invariata! Giustappunto ho qui con me il contratto>> tirò fuori di tasca un pergamena nuova fiammante, porgendola a Fisher. <<Leggitelo bene>>

Un po’ titubante, il campione americano prese la pergamena, e iniziò a scorrerne il testo, stampato in eleganti caratteri gotici.

Oggi, addì 16 luglio 1972, alle ore 04.45, in Rejkiavik, tra ……“ c’era uno spazio vuoto.

<<Il mio nome mettilo tu>> spiegò prontamente il finto Lombardy <<Tanto ne ho molti… Se vuoi saperlo, il mio preferito è ….>> pausa ad effetto <<…..“Angelo Caduto”!>>

Altro inquietante sghignazzo.

Fisher proseguì nella lettura. “…… e Robert James Fischer, nato a Chicago, Illinois, il 9 marzo 1943, si conviene e si stipula quanto segue: …… graratisce al predetto Robert James Fisher la conquista del titolo di Campione del Mondo di Scacchi, mediante vittoria sul detentore, Boris Vasil’evič Spasskij, con un margine di almeno 4 punti. Robert James Fischer si impegna di contro, concluso il match, a non giocare più una sola partita ufficiale di scacchi….”

Fischer alzò di scatto gli occhi dalla pergamena, fissandoli attonito sul suo interlocutore, che sogghignava impunito.

Altro che lo stesso prezzo! Quel maledetto stava chiedendogli molto più che agli altri.

<<A proposito>> fece il finto Lombardy, tirando fuori dalla tasca un piccolo coltello affilato <<Si firma con una goccia di sangue, naturalmente. Basta un tagliettino… Consiglio di fartelo sull’indice. Tieni!>>

Fischer tentennava, smarrito, Con angoscia immaginò la sua vita dopo l’incontro con Spassky. Senza battaglie all’ultimo sangue sulla scacchiera, sarebbe stata un infernale tormento.

Ma allungò la mano a prendere il coltello.

La svolta 4

avatar Scritto da: Rino Casazza (Qui gli altri suoi articoli)


16 Commenti a La svolta

  1. avatar
    Enrico Cecchelli 6 Settembre 2013 at 09:20

    Finalmente !! Era ora che qualcuno si decidesse a raccontare come sono andate veramente le cose!

  2. avatar
    Jas Fasola 6 Settembre 2013 at 09:48

    Fino alla fine del racconto, pensavo ci fosse oltre a un falso Lombardy, anche un falso Fischer 🙄 Poi ho capito che c’è anche un altro diavoletto, questa volta di stampa 🙂

  3. avatar
    Mongo 6 Settembre 2013 at 10:52

    Bel racconto. Complimenti, lo si legge tutto di un fiato e, riflettendoci bene, potrebbe benissimo essere andata più o meno così. 😉

  4. avatar
    alfredo 6 Settembre 2013 at 15:56

    ben scritto , suggestivo
    Ricordo una intervista Spassky , molto illuminante
    Disse che nel 1972 Fischer era oramai un giocatore superiore a lui .
    Spassky se ne rendeva conto , lo sapeva
    Bobby no .
    Comunque dopo aver discusso con un amico che ha scritto la ” psicobiografia di Bobby Fischer” sono dell’idea che le condizioni mentali di Fischer pochi mesi dopo il match erano già precipitaste
    probabilmente in una partita avrebbe potuto battere tutti .
    Ma in un torneo impegnativo o in un match le cose sarebbero state diverse
    e Bobby semplicemente non avrebbe potutto sopportare la perdita di quel titolo
    per cui fece la mossa piu’ inaspettata come viene detto nel fil ” searching for Bobby Fischer”
    Si ritirò rinunciando a centinaia se non a milioni di dollari .
    per il match si era circondato di alcune persone eterogenee. In realtà sembra che non interpello’ mai padre Lombardy . Sembra che in una occasione ( mi sembra per la sospesa della famosa tredicesima partiyta) interpello’ Kavalek e si porto’ come compagnia il MI Quinteros che certo non poteva essere un aiuto tecnico consistente
    a proposito avete visto come sulla scalea dell’aereo che riporta Bobby campione in Usa a tenere il trofeo come fosse stato lui il vincitore fosse proprio Quinteros e non Fischer ?
    Comunque la 6 , la 10 e la 13 partita furono di un livello straordinario .
    No io penso che Fischer nel biennio 70 – 72 fu come merck nel suo decennio
    imbattibile
    . Guardate l’articolo su chessbase sulla componente fortuna negli scacchi
    le vittorie di Fischer si spiegano solo con la forza del suo gioco , non con altro .
    Dopo il 72 avrebbe avuto bisogno a mio parere bisogno di un adeguato sostegno psicologico .
    Fischer curava la preparazione fisica ma non aveva nessun interesse per la componente psicologica .
    E le ricostruzioni di Brady e Ponterotto spiegano bene lo sfacelo psichico a cui ando’ incontro.

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      Rino 6 Settembre 2013 at 20:27

      Salve.
      Ricordo bene i tempi del “Match del secolo” Sapevo solo vagamente cos’erano gli scacchi e mi ci appassionai, come molti, anche se poi quelli che passarono al gioco agonistico furono pochi… tenevo per Fisher, come praticamente tutti qui in italia, nonostante i filosovietici non mancassero, anzi. Il fatto è che Fisher veniva considerato il giocatore brillante e fantasioso, mentre invece il suo avversario quello quadrato e affidabile… Niente di più sbagliato, come ho scoperto in seguito. Dei due il più quadrato era Fisher, basta vedere come trattava i finali: una specie di schiacciasassi che neanche Capablanca… Spasskj é stato un giocatore interessantissimo, elegante ed efficace in tutte le situazioni strategiche e in tutte le fasi della partita. Credo che in quegli anni l’americano avesse raggiunto un livello di gioco superiore a qualsiasi altro. Però ho sempre avuto molto rispetto per gli “spasskiani”, aumentati di numero e diventati sempre più convincenti col passar del tempo. Il racconto è dedicato a loro. Io, però, rimango un fisheriano di ferro.D’altro canto mi risulta che il Diavolo abbia stretto i suoi patti solo con persone straordinarie

      • avatar
        alfredo 6 Settembre 2013 at 22:23

        ho avuto modo piu’ volte di incontrare ( non sulla scachiera, Boris: Reggio, Torino , Roma, Udine, Torino , Lugano )
        è una persona ( o era ) una persona simpatica , umana amaile ma è èroprio vero quel che dici .
        Bobby era un giocatore piu’ ” sovietico” di Boris
        Boris non era certo un grigio burocrate del PCUS come ai tempi si sostennero
        non era neppure comunista .
        sempre in una intervista dise che lui era zarista . il perchè è semplice .
        Aveva passato la vita a difendere il Re!
        comunque se ti interessa il libro di Ponterotto lo si pu’ trovare ora in pdf in rete .
        Il prof Pontrotto mi ha fatto l’enorme onore di usare una mia poesia su Bobby , ispirata a Spoon River , come introduzione .
        a puoi trovare su questo sito
        Spero di leggertiancora presto
        un saluto e buona serata
        Ciao Paolo. Un abbraccio

        • avatar
          Rino 7 Settembre 2013 at 19:23

          Ciao. Il sito che mi indichi non si vede nel tuo messaggio.
          Leggerò sempre una poesia alla Spoon River. Ho molto poetato nella mia vita, naturalmente. Da ultimo, chissà perché, poeto in terzine dantesche od ottave ariostesche, in rigorosi endecasillabi e con linguaggio d’epoca… Mi permetto di segnalarti, in chiave di letteratura scacchistica, che ho appena pubblicato un romanzo, “Le regole del gioco.Un’avventura di Auguste Dupin ” incentrato sulla celebre stroncatura degli scacchi che E.A. Poe fa fa nei Delitti della Rue Morgue per bocca di Dupin.
          Tornando a Spasskj, é sicuramente (penso e spero sia ancora vivo!) un gentiluomo. Mi risulta che quando Fisher ebbe problemi con la giustizia intervenne cavallerescamente per testimoniare ai giudici la sostanziale bontà del vecchio rivale così strambo.
          Saluti.
          Rino

          • avatar
            alfredo 8 Settembre 2013 at 06:02

            Boris è vivo anche se un po’ mal messo dopo l’ictus di 2 anni fa .
            per trovare la mia poesia cerca sui miei pochi scritti su questo blog oppure su google ” Alfredo Pasin Bobby Fischer”
            su Google , senza che lo volebssi ci sono altre mie poesie .
            Leggero’sicuramente il libro che mi consiglia
            un caro saluto da un insonne incursore notturno

            • avatar
              Rino 8 Settembre 2013 at 19:18

              Letta poesia su Fischer, bella!
              Devi sapere che per il mio racconto mi sono basato su una fonte dantesca ( per la verità considerata dalla critica, unamimemente, un apocrifo nostradamiano…;). Canto VII, palude Stigia, discorso di Roberto il Pescatore a Dante.

              “Nel mezzo del cammin della mia vita
              mi ritrovai contra ‘l fortior nimico
              ma la vittrice via era smarrita.

              Ahi quant’ ‘i era lasso non ti dico
              ché primo mi volea nel mondo intero
              (di questa brama ancor mi maledico!)

              di quanti nel quadrante bianco e nero
              pugnano con cavai Regina e torri.
              Per strigner quel trofeo sì lusinghiero

              il grande senno mio misi in sordina
              e l’alma io vendei, o sventurato!,
              all’Angel che ognora non s’inchina

              a Colui che quanto esiste un dì ha creato…”

              • avatar
                rino 8 Settembre 2013 at 19:20

                errata corrige: pugnano con cavai torri e Regina

                • avatar
                  alfredo 8 Settembre 2013 at 20:13

                  grazie per l’apprezzamento e complimenti ancora per il tuo di scrtto.
                  spero di leggerti ancora al piu’ presto
                  me la ricordo come fosse ieri quella Ben – oni con .. Ch5
                  Qualche mese dopo Gligoric contro Kavalek mostro’ il corretto trattaento e anche Karpov espresse idee molto interessanti
                  Ma in quel momento la mosa aveva un valore soprattutto agonotico . Una volta rotto il ghiaccio con la prima vittoria Bobby non si sarebbe piu’ femato. Di uesto eravamo tutti convinti.

  5. avatar
    paolo bagnoli 6 Settembre 2013 at 20:39

    Fischer = Faust ? E’ questa la storia? Oppure …..

    • avatar
      Rino 7 Settembre 2013 at 21:33

      Bé, qualcosa del personaggio goethiano ce l`aveva senza dubbio. La smania di superare ogni limite era la stessa, anche la perenne insoddisfazione, direi

  6. avatar
    Lorena 30 Aprile 2014 at 14:01

    Bravo, uno dei passi che preferisco di -Autodafè- di Elias Canetti

  7. avatar
    dario cattaneo 14 Giugno 2014 at 23:37

    leggo solo ora per la prima volta il brano su Fischer contattato dal diavolo…..
    complimenti.

  8. avatar
    Chess 13 Settembre 2018 at 23:02

    E chi lo sa come andarono veramente le cose?

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