Ad ora incerta

Scritto da:  | 29 Novembre 2013 | 8 Commenti | Categoria: Scacchi e letteratura

Gli Scacchi di Primo Levi

Primo Levi

Primo Levi
estratti dal volume “Ad ora incerta”
[Garzanti, 1984]

I) ad ora incerta, 9 maggio 1984

Solo la mia nemica di sempre,
l’abominevole dama nera
ha avuto nerbo pari al mio
nel soccorrere il suo re inetto.
Inetto, imbelle pure il mio, s’intende:
fin dall’inizio è rimasto acquattato
dietro la schiera dei suoi bravi pedoni,
ed è fuggito poi per la scacchiera
sbieco, ridicolo, in passetti impediti:
le battaglie non sono cose da re.
Ma io!
Se non ci fossi stata io!
Torri e cavalli si, ma io!
Potente e pronta, dritta e diagonale,
lungiportante come una balestra,
ho perforato le loro difese;
hanno dovuto chinare la testa
i neri fraudolenti ed arroganti.
La vittoria ubriaca come un vino.
Ora tutto è finito,
sono spenti l’ingegno e l’odio.
Una gran mano ci ha spazzati via,
deboli e forti, savi, folli e cauti,
i bianchi e i neri alla rinfusa, esanimi.
Poi ci ha gettati con scroscio di ghiaia
Dentro la scatola buia di legno
Ed ha chiuso il coperchio.
Quando un’altra partita?

separator4II) ad ora incerta, 23 giugno 1984

Così vorresti, a metà partita,
a partita quasi finita,
rivedere le regole del gioco?
Lo sai bene che non è dato.
Arroccare sotto minaccia?
O addirittura, se ho capito bene,
Rifare i tratti che hai mossi all’inizio?
Via, le hai pure accettate queste regole,
Quando ti sei seduto alla scacchiera.
Il pezzo che hai toccato è un pezzo mosso:
il nostro è un gioco serio, non ammette
contratti, confusioni e contrabbandi.
Muovi, che il tuo tempo è scarso;
Non senti ticchettare l’orologio?
Del resto, perché insistere?
Per prevedere i miei tratti
Ci vuole altra sapienza che la tua.
Lo sapevi fin da principio
Che io sono il più forte.

separator4

Annotazioni di Nazario Menato

Qualsiasi sforzo interpretativo di questi versi di contenuto scacchistico presuppone un approccio filosofico e fornisce uno spunto nel tentativo di capire alcuni perché dell’esistenza umana. Nell’allegoria della prima lirica l’autore descrive la lotta estenuante principalmente tra le due Regine della scacchiera (le battaglie infatti non si addicono ai Re, personaggi imbelli, che si trincerano dietro pavidi difensori). Sull’esecrabile Dama nera prevarrà la Dama bianca “lungiportante come una balestra” che dispone cioè di una lunga gittata, che spazia a tutto campo perché riunisce in sé i movimenti di tutti gli altri pezzi tranne il cavallo (da notare qui l’eleganza dell’aggettivo “lungiportante” coniato sulla falsariga di lungimirante, lungivedente, lungilucente). La schiera dei Neri “fraudolenti ed arroganti” verrà infine sconfitta e quando il gioco finisce i pezzi vengono semplicemente gettati alla rinfusa nella scatola buia in attesa di un’altra partita. Fuor di metafora, e alla luce dell’esperienza personale di vita dell’autore, è chiaro che il teatro dell’azione è la II guerra mondiale e la lotta è quella contro i regimi neri nazi-fascisti. I ridicoli Re che fuggono a piccoli passi impacciati sono i vari monarchi d’Europa detronizzati; l’autore si immedesima ovviamente nella Regina bianca, che dopo varie peripezie vince e si salva. Alla stregua di una partita a scacchi, quando il gioco finisce, ossia la guerra termina e l’ubriacatura della vittoria passa, l’ingegno e i sentimenti scemano e tutto cade nell’oblio; gli uomini (come i pezzi) vengono messi da parte, carne da macello in attesa di un nuovo scontro. Amaramente l’autore si chiede infatti con l’ultimo verso: “Quando un’altra partita?”. Questa tematica degli uomini paragonati ai pezzi degli scacchi e gettati dentro alla scatola alla fine della contesa ricorre spesso nella letteratura. Si vedano ad esempio le poesie di autori come il persiano Omàr Khayyàm filosofo e poeta del XII secolo e in seguito dell’argentino Jorge Luis Borges poeta e scrittore del secolo scorso.

Nella seconda Poesia la metafora è quasi inesistente. Tutto appare infatti molto chiaro e palese. Il gioco degli scacchi ricalca pari pari quello della vita. Ci sono regole per giocare e ci sono regole per vivere (riecheggia qui l’Ecclesiaste: C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per uccidere e un tempo per guarire ecc.). L’autore lo ripete: le regole non si possono cambiare a gioco iniziato, non si possono rifare le mosse dopo averle eseguite, “mossa fatta capo ha” dice un proverbio preso proprio dagli scacchi. In definitiva gli scacchi sono un gioco serio come seria è la vita che per molti non è un gioco, ma forse, per altri, invece lo è. Comunque il tempo a disposizione per giocare non è infinito: “non senti il ticchettare dell’orologio?”, dice ancora il poeta, “muovi che il tuo tempo e scarso”.  Ma ecco la mazzata finale che ci depista completamente: in ogni caso, aggiunge, non puoi prevedere le mie mosse, lo sapevi fin dall’inizio che sono il più forte! ”Ma chi è dunque il più forte? Dio? Il Destino? qualcosa di Ineffabile che non sappiamo cioè né esprimere né definire e che quindi ci sfugge? E se siamo predestinati a perdere che senso ha giocare, cioè vivere?

A ora incerta

avatar Scritto da: Nazario Menato (Qui gli altri suoi articoli)


8 Commenti a Ad ora incerta

  1. avatar
    Martin Eden 29 Novembre 2013 at 18:52

    Un ringraziamento speciale all’amico Nazario per questo suo ulteriore contributo di prestigio ed un saluto cordialissimo a tutti gli amici di Treviglio, Scarabel in primis.

    • avatar
      Nazario 30 Novembre 2013 at 14:56

      il ringraziamento speciale e per te caro Martin che sai sempre abbinare ai testi le foto più…azzeccate, indovinate, consone, adeguate,opportune (è sufficiente?) e che come questa al mio testo,trovo(da vecchio fotoamatore) semplicemente sbalortditiva! Alla stregua della gettonatissima folgorazione di Quasimodo:”ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole ed è subito sera” questa foto (o meglio fotomontaggio)esprime con il clangore di un colpo di gong improvviso,tutto l’effimero divenire dell’uomo; c’è il fluire del tempo,c’è la vita che corre su binari,che vorremmo fossero sempre così diritti,levigati,sicuri,c’è il buco nebbioso dell’ignoto in cui ineluttabilmente si caccia…(parafrasando quel vecchio pazzo baffuto di Friedrich mi chiedo: cos’è la vita? umana…troppo umana!)

  2. avatar
    Luca Monti 29 Novembre 2013 at 20:38

    Ricordo il piacere che, ancora adolescente, provavo nella lettura dei due autori nostri
    che preferivo: Primo Levi e Carlo Sgorlon. Peccato che a distanza di tanti anni, non
    ricordo neppure un rigo od un solo senso delle pagine che furono. Di fronte alle
    interpretazioni del Signor Menato rimango sbalordito: sbalordito e meravigliato. Io non
    ne sarei mai capace. É abusato lo so, comunque complimenti e grazie.

  3. avatar
    nikola 30 Novembre 2013 at 09:35

    da appassionato lettore delle opere di Levi, non posso che ringraziarvi per avermi fatto scoprire, qui, queste sue poesie.

  4. avatar
    alfredo 30 Novembre 2013 at 19:18

    Devo ringraziare Nazario Menato .
    aver proposto queste poesie e il suo commento mi hanno spinto a rileggere le poesie di questa raccolta. Possiedo anch’io l’edizione Garzanti del 1984 e mi sembra molto interessante questo estratto dalla introduzione del grande scrittore
    “…..Uomo sono.Anch’io ad intervalli , “ad ora incerta” ho ceduta alla spinta : a quanto pare è inscritta nel nostro patrimonio genetico. In alcuni momenti , la poesia mi è sembrata piu’ idonea della prosa per trasmettere una idea o un’immagine.non so dire perché e non me ne sono mai preoccupato: conosco male le teorie della poetica , leggo poca poesia altrui non credo alla sacertà dell’arte e neppure credo che questi miei versi siano eccellenti. Posso solo assicurare l’eventuale lettore che in rari istinti ( in media non piu’ di una volta all’anno) singoli stimoli hanno assunto naturaliter una certa forma , che la mia metà razionale continua a considerare innaturale”.
    ho sempre amato Primo Levi e ricordo lo shock che provai quando appresi del suo suicidio .
    sul suicidio di Primo Levi un altro dei grandi scrittori italiani della seconda metà del novecento ( una decina a mio parere) ha scritto una ipotesi letteraria ma molto suggestiva.
    una cosa che mi intristisce molto è vedere che la gente , soprattutto i giovani , legge libri che non dicono nulla ( Fabio Volo , un nome ) e non sanno ahimè nulla di scrittori come Primo Levi .

    • avatar
      Marramaquìs 30 Novembre 2013 at 19:46

      Proprio così, Alfredo. E Nazario è una firma indispensabile per SoloScacchi, non dovrà mai essere ceduto al NYT, per nessuna cifra.

  5. avatar
    alfredo 30 Novembre 2013 at 20:09

    assolutamente!!!
    ah ho dimenticato il nome dello scrittore che scrisse quel ricordo -ipotesi su Primo Levi e la sua morte
    Era Gesualdo Bufalino , un grande appassionato di scacchi .
    c’era una altra frase di Levi che secondo me è molto illuminante sul suo pensiero di nrratore – poeta .
    è nel libro dialogo con Tullio Regge , il grande fisico di cui era amico.
    Ma quel libriccino Einaudi non riesco ora a trovarlo .
    Rimasi molto colpito dal suicidio di Levi in quanto avevo letto le sue parole sul suicidio di un altro reduce-testimone di Auschwitz ( non ne ricordo il nome)
    Levi scriveva che non bisognava cedere .
    Era loro dovere essere ” testimoni” fino all’ultimo
    L’ipotesi di Bufalino era molto suggestiva .
    La sera in cui si suicidò era programmato in TV il film di Roman Polansky ” l’inquilino del terzo piano” che si conclude proprio con il suicidio per defenestrazione del protagonista ed è probabile che Levi lo abbia visto
    Mi sembra che questo testo sia contenuto nella raccolta ” la luce e il miele” (Sellerio)

  6. avatar
    Zenone 30 Novembre 2013 at 22:15

    E’ difficile commentare un pezzo di tale livello. Avevo, molto più modestamente, segnalato un passaggio dell’opera di Levi che rimandava agli scacchi in “Scacchi e tiranni (I)”, ma qui ci sono state proposte poesie altissime e una spiegazione del testo che rende merito a questo grande scrittore e al nostro gioco.
    Bellissimo.

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