Uno scrittore singolare: Joseph Conrad

Scritto da:  | 19 Settembre 2013 | 45 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

“Il mare si stendeva lontano, immenso e caliginoso, come l’immagine della vita,con la superficie scintillante e le profondità senza luce”
J. Conrad

Conrad 1Introduzione

Fino alla prima metà del Novecento Conrad era considerato uno scrittore di storie di mare, sotto il segno dell’ esotismo e del pittoresco. Veniva visto sotto l’etichetta riduttiva di un “Kipling dei mari del Sud”, mentre oggi è riconosciuta la complessa problematica della narrativa conradiana.

Caso più unico che raro, Joseph Conrad diventa un maestro della letteratura inglese, scrivendo in una lingua non sua, appresa quando era già adulto. Il suo tema fondamentale è la solitudine dell’individuo, in balìa dei colpi ciechi del caso, di cui il mare è spesso eletto a simbolo. I suoi personaggi sono spesso collocati in situazioni isolate o confinate. L’eroe solitario di Conrad è quasi sempre un fuggiasco o un reietto, segnato dalla sventura o dal rimorso, stretto parente dell’angelo caduto caro ai romantici, che conquista la sua identità affrontando con stoicismo le prove che il destino gli riserva. Conrad ha scritto romanzi e novelle dove è rappresentata la lotta dello spirito umano in un universo indifferente, con una prosa originale che introduce nella letteratura inglese una tragica sensibilità di tipo non inglese.

Avevo letto alcuni romanzi di Conrad al liceo, durante le vacanze estive, e devo dire che non l’avevo molto capito, mi sfuggiva il significato profondo dei suoi racconti e non li vedevo diversamente dagli altri racconti di mare, più o meno avventurosi. Avevo trovato particolarmente ardui “The Secret Sharer” (Il Compagno Segreto) e “The Shadow-Line (La Linea d’Ombra), racconti piuttosto complessi che presentavano varie difficoltà per una loro piena comprensione. I vari termini marinari e l’insolita e originale scrittura inglese non facilitavano la lettura del testo e mi distoglievano dai più importanti temi di fondo. Mi ci è voluto molto tempo per arrivare a capire Conrad. Tuttavia, analizzando meglio in seguito questi racconti, avevo notato alcuni particolari interessanti, che in prima lettura mi erano sfuggiti, come, per esempio, i meccanismi psicologici dei protagonisti, che in genere interpretano la parte dell’io narrante, il modo in cui il “doppio” influenza l’evoluzione del personaggio (“The Secret Sharer”) ed avevo individuato i vari temi che erano in comune con gli altri romanzi. Lentamente avevo cominciato a subire il fascino di Conrad, intravedendo un nuovo interesse per questo autore così insolito. Mi sono immedesimato nel protagonista dei suoi racconti, il capitano, nella sua situazione di passaggio e nella sua assunzione di responsabilità. Un tema questo che ogni persona può provare durante la propria vita, specialmente in quei particolari momenti che riconosciamo come periodi di transito, la “linea d’ombra”. Infine, proseguendo la lettura dell’opera di Conrad, ho individuato alcuni dei suoi maggiori capolavori, come i romanzi che investigavano il fenomeno coloniale (Heart of Darkness), i grandi affreschi socio-politici (Nostromo, The Secret Agent), fino agli intensi studi psicologici e filosofici (The Nigger of the ‘Narcissus’, The Secret Sharer, Lord Jim, Falk, Victory, The Shadow-Line).

Conrad 4

Biografia

Joseph Conrad, nato Józef Konrad Korzeniowski (Berdyčiv, 1857 – Bishopsbourne, 1924), era uno scrittore polacco naturalizzato britannico. Il padre scrittore, traduttore e attivista politico, conosciuto soprattutto per le tragedie patriottiche e per le traduzioni dall’inglese e dal francese di Shakespeare, Charles Dickens e di Victor Hugo, aveva incoraggiato il figlio a leggere molto in polacco e in francese, consiglio che Conrad aveva seguito alla lettera. Il ragazzo cocciuto e sognatore, che aveva imparato il francese sui libri e l’inglese per esigenze di mestiere, diventerà in seguito uno dei maggiori scrittori del Novecento inglese.

A diciassette anni, spinto da un’irresistibile vocazione per la vita di mare, parte per Marsiglia, dove s’imbarca come semplice marinaio. Navigare significava conoscere il mondo del mare che si identificava in traffici, contrabbando, uomini che si imbarcavano per sfuggire a chissà quali colpe. Significava insomma incontrare mondi che stavano agli antipodi dell’Europa civile, non solo geograficamente. Dopo aver effettuato regolari studi nautici, aveva prestato servizio in qualità di ufficiale di coperta e poi con il grado di capitano su navi mercantili britanniche per un periodo di sedici anni, effettuando viaggi in Estremo Oriente, India, Borneo e Sumatra. Conrad ha avuto una vita avventurosa ed è stato coinvolto in commercio di armi e cospirazioni politiche, episodi che in seguito descriverà nel suo romanzo “The Arrow of Gold” (La Freccia d’Oro). Nel corso della sua vita di navigante si è anche trovato a bordo di una nave che aveva fatto naufragio, costringendo il futuro scrittore a passare più di dodici ore su una scialuppa di salvataggio. Questa esperienza verrà poi descritta nel racconto “Youth” (Gioventù). Nel 1883 si imbarca sul “Narcissus” a Bombay, e da quel viaggio prenderà ispirazione per il romanzo “Il Negro del Narciso” del 1897, considerato un’allegoria dell’isolamento e della solidarietà in mare. La navigazione nell’arcipelago sud asiatico gli fornirà il materiale per i romanzi “An Outcast of the Islands” (Un Reietto delle Isole) del 1896 e “Lord Jim” (1900). Il viaggio verso le coste del Venezuela verrà ricordato in “Nostromo” del 1904, in cui il primo ufficiale del vascello, Dominique Cervoni, diventerà il modello per la caratterizzazione di tanti marinai protagonisti dei suoi scritti. Conrad otterrà un altro successo con “The Shadow-Line” (1917), assoluto capolavoro, divenuto l’emblema della difficoltà di crescere e di ciò che questo passaggio comporta.

Uomo emotivo, soggetto a depressione, insicurezza e pessimismo, Conrad disciplinerà il suo temperamento romantico con un forte moralismo. Scrivere era per Conrad un mestiere (“craft”) e per apprenderlo aveva studiato gli scrittori francesi dell’Ottocento, Victor Hugo, Gustave Flaubert e Guy de Maupassant. Inoltre, durante i lunghi viaggi fatti per la marina britannica, aveva avuto modo di imparare la lingua inglese e studiare i classici della sua letteratura (Shakespeare, Byron, Carlyle, James), diventando uno dei più importanti scrittori moderni in lingua inglese. Ne “Les Travailleurs de la Mer” (I Lavoratori del Mare) di Victor Hugo, aveva incontrato quella sfera di attività alla quale poi dedicherà la sua giovinezza, mentre l’opera di Shakespeare lo introdurrà nell’orbita della letteratura inglese.

Conrad è stato capace, grazie a un linguaggio molto ricco, di ricreare in maniera magistrale atmosfere esotiche e riflettere i dubbi dell’animo umano a contatto con terre selvagge. Mentre l’Impero Britannico raggiungeva il suo apice, Conrad aveva usato la sua esperienza, prima nella marina francese e successivamente in quella britannica, per scrivere romanzi e racconti che riflettono aspetti di un impero globale e, allo stesso tempo, esplorano gli abissi della mente umana. I romanzi di Conrad raccontano storie di mare e di avventura, storie di uomini che vivono sulle onde e che affrontano la straordinaria solitudine delle acque infinite e infide. In effetti, prima che romanziere, Conrad fu un vero uomo di mare. Orfano di madre, e con il padre incarcerato per questioni politiche (la famiglia era originaria di una parte della Polonia annessa alla Russia), era cresciuto nel sogno di solcare i mari in libertà, lontano dalla terra che gli aveva procurato tanto dolore.

Nel 1886 aveva ottenuto la cittadinanza britannica e nel 1896 aveva sposato la ventiduenne inglese Jessie George, che gli darà due figli, Borys e John. Per vent’anni viaggerà per quasi tutti i mari, ma soprattutto nell’arcipelago malese. L’attenzione ottenuta col suo primo romanzo del 1895“Almayer’s Folly”(La Follia di Almayer) e l’incoraggiamento di alcuni scrittori, tra cui John Galsworthy, H. G. Wells e Ford Madox Ford, lo avevano indotto a lasciare la marina a dedicarsi interamente all’attività letteraria. Tra il 1894 e il 1924, anno della sua morte, pubblicherà i suoi grandi romanzi, legati alle esperienze e alle avventure che aveva vissuto lungo i mari di tutto il mondo. Conrad è oggi universalmente riconosciuto come uno dei grandi maestri della prosa inglese, ed anche se molte sue opere presentano elementi di ispirazione romantica,è considerato soprattutto un importante precursore della letteratura modernista, che avrebbe poi influenzato parecchi scrittori europei e americani. Il suo linguaggio simbolico ed evocativo risente l’influenza delle altre lingue che conosceva, il polacco e il francese, che dà un aspetto esotico al suo inglese, che sembra insolito anche quando è grammaticalmente corretto. Nei suoi grandiromanzi Conrad sonda gli stadi evolutivi dell’inconscio, che a tratti sembrano anticipare la tecnica dello “stream ofconsciousness” che poi Virginia Woolf e James Joyce trasformeranno in genere letterario..

Tuttavia il successo finanziario non aveva arriso a Conrad, anche se una pensione di 100 sterline all’anno gli permetteva di vivere con difficoltà, nonostante che i collezionisti avessero cominciato a comperare i suoi manoscritti. La sua salute restò precaria per il resto dei suoi giorni, ma continuò a lavorare senza sosta. Questo irripetibile scrittore, che ha sondato come pochi l’animo umano, morirà nel 1924 per arresto cardiaco e sarà seppellito nel cimitero di Canterbury (Kent, England), col nome di Korzeniowski. [1]

Monumento a ConradMonumento a Joseph Conrad a Gdynia, sulla costa del mar Baltico in Polonia

Alcuni famosi romanzi

“La natura delle conoscenze e delle idee in cui ebbero origine le mie opere è dipesa direttamente dalle condizioni stesse della mia vita.” (J. Conrad)

Un tema importante è il mare, ricorrente nei romanzi e nei racconti di Conrad, che prima di dedicarsi alla scrittura aveva viaggiato in quasi tutti i mari e gli oceani del mondo, sempre su navi a vela. Così scrive Cesare Pavese: “C’è in Conrad un esotismo, una predilezione per determinati luoghi insoliti e lontani che non ha nulla del capriccio…Il Mare del Sud è veramente per Conrad il luogo dell’anima”.

Conrad 3…sempre su navi a vela.

Scrive ne “La Linea d’Ombra”: “Vidi alla prima occhiata che era un veliero di alta classe, una creatura piena di armonia nelle linee dell’elegante scafo, nell’altezza ben proporzionata dell’alberatura. Qualunque fosse la sua età, qualunque la sua storia, aveva conservato l’impronta originaria.”[2] Un altro tema ricorrente è il comando della nave, le responsabilità che comporta e i sentimenti ad esso legati. Strettamente connesso a questo tema, c’è quello dell’iniziazione, che è forse il più importante di tutti: il capitano, spaventato e titubante di fronte al suo primo comando, ha paura che questa sua debolezza venga scoperta, si sente un estraneo a bordo, e mentre vede che gli altri hanno un ruolo ben preciso, egli ha difficoltà a vivere il suo.

Nei racconti “Il Compagno Segreto” e “La Linea d’Ombra” il protagonista parla del processo interiore che deve compiere nel passare da primo ufficiale a capitano, metafora del passaggio che ogni essere umano deve percorrere per raggiungere l’età adulta, cioè l’autonomia delle scelte e il senso di responsabilità. Per quel che riguarda l’ambientazione, il suo racconto segue il genere delle avventure di mare e dei viaggi in latitudini esotiche, ma nel suo svolgimento prevale la storia interiore del protagonista, lo sviluppo del suo modo di sentire e di vivere le situazioni che si presentano. Narrato in prima persona, il racconto si avvale di una notevole introspezione psicologica, tanto che possiamo parlare di un viaggio non solo sul mare, ma anche psicologico.

In quel periodo Conrad sviluppa anche una propria visione sulla natura del male. Le esperienze di solitudine nel mare, di corruzione e la durezza della natura convergono per formare una coerente e pessimistica visione del mondo. Isolamento, illusione e le soluzioni senza rimorso a seguito delle debolezze dei personaggi, sono i fili che tengono uniti la maggior parte dei lavori dello scrittore. Conrad scrive nel periodo che per le arti visive era chiamato “Impressionismo”, dimostrandosi uno scrittore di prosa dei più alti. La particolarità dell’universo dipinto nei suoi romanzi, paragonato a quello dei suoi quasi-contemporanei, come John Galsworthy, è dovuta al fatto che Conrad difficilmente riusciva a creare il “senso di un posto”, sia a bordo di una nave o in un villaggio lontano, e i suoi personaggi erano spesso collocati in situazioni isolate o confinate.

I critici letterari del tempo da una parte commentavano favorevolmente gli scritti di Conrad e dall’altra sottolineavano che il suo stile esotico, la sua narrazione complicata, i profondi temi letterari e il suo pessimismo spesso scoraggiavano il lettore. Pur tuttavia, quando le idee di Conrad furono confermate dagli eventi del XX secolo, egli sarà ammirato per le sue convinzioni che sembravano più conformi con i tempi a lui posteriori che con quelli a lui contemporanei. La sua visione della condizione umana era desolatamente lucida. Il suo stile narrativo originale e i suoi personaggi anti-eroici avrebbero influenzato molti scrittori, tra cui Ernest Hemingway, David H. Lawrence, Graham Greene, William S. Burroughs, Joseph Heller, V. S. Naipaul e John Maxwell Coetzee.

Fin dai suoi esordi Conrad è stato molto stimato dai letterati contemporanei e con alcuni di essi aveva stretto rapporti di amicizia: Henry James, H. G. Wells, Stephen Crane, W. H. Hudson.

The Nigger of the NarcissusThe Nigger of the Narcissus (1897)

“Il Negro del Narciso” (“The Nigger of the Narcissus”- A Tale of the Sea), è un racconto di Conrad del 1897 considerato il punto di partenza della sua migliore attività letteraria ed è stato uno dei libri di Conrad che ha ricevuto per un certo periodo grande attenzione da parte dei lettori, in parte per la sua brevità e in parte per le sue qualità d’avventura. [3] La prefazione, scritta direttamente dall’autore, è considerata una sorta di manifesto letterario di Conrad e, in generale, dell’impressionismo in letteratura. [4]

Il protagonista, James Wait, è un marinaio nero delle Indie occidentali imbarcato sul mercantile “Narciso”, in navigazione tra Bombay e Londra. Durante il viaggio Wait viene colpito dalla tubercolosi, probabilmente contratta prima di imbarcarsi, e la sua malattia lo porta a ricevere le attenzioni umanitarie di molti dei membri dell’equipaggio, cinque dei quali lo salvano a rischio della loro vita durante una tempesta, mentre il Capitano Alistoun ed il vecchio marinaio Singleton rimangono completamente indifferenti alla sua situazione, rimanendo concentrati sulle proprie mansioni di governo della nave. Secondo i critici e gli studiosi, il racconto è visto come un’allegoria del tema della solidarietà e dell’isolamento, con il microcosmo della nave che rappresenta una versione in scala ridotta della società umana.

Lord JimLord Jim (1900)

Lord Jim, originariamente pubblicato a puntate sul Blackwood’s Magazine dall’ottobre 1899 al novembre 1900, è un romanzo complesso dal punto di vista narrativo. Gran parte del romanzo viene narrata in prima persona da Marlow e nel suo racconto si inseriscono a loro volta le storie riferite da altri personaggi secondari (Gioiello, un ufficiale francese, Tamb’Itam, Brown, Stein…;). Questa tecnica conferisce alla vicenda una molteplicità di punti di vista, con cui i vari personaggi raccontano a Marlow le loro vicende in relazione a quelle di Jim.

Il protagonista del romanzo, Jim, è un giovane marinaio inglese che sogna grandi avventure ed eroiche imprese, e diventa primo ufficiale sul Patna, una nave che trasporta pellegrini in viaggio verso La Mecca. Tuttavia, durante il viaggio, di notte e con una tempesta in arrivo, la nave ha un incidente e una lamiera sembra prossima a cedere: Jim, colto alla sprovvista, convinto che il Patna stia per affondare da un momento all’altro e di non poter fare nulla per salvare i passeggeri, abbandona la nave su una scialuppa con il comandante e due macchinisti. Ma il Patna non affonda e viene rimorchiato in porto. Il comandante del Patna fugge, Jim invece affronta il processo e gli viene revocato il brevetto di ufficiale. Pieno di vergogna e di rimpianto per avere abbandonato la nave, Jim passa da un lavoro all’altro, viaggiando in continuazione e spostandosi sempre più verso Oriente, man mano che la sua fama lo raggiunge. Marlow, comandante di una nave, cerca di aiutarlo e racconta la vicenda di Jim all’ex-avventuriero Stein. A Jim viene così offerta la possibilità di recarsi a Patusan, insediamento di agricoltori buddisti raggiungibile risalendo un fiume e soggiogato da un folle spietato e ben armato. Questi temi, la risalita del fiume e il despota folle, sono gli stessi che saranno poi centrali nel celeberrimo “Heart of Darkness” (Cuore di Tenebra). Il giovane accetta, vedendo la possibilità di lasciarsi alle spalle una volta per tutte il passato e di ottenere un’occasione per riscattare il proprio onore. A Patusan Jim conquista la fiducia e il rispetto della popolazione, del capo tribù Doramin e di suo figlio Dain Waris, aiutandoli a sconfiggere il predone Sherif Ali e a fermare le angherie del sanguinario oppressore della pacifica comunità. Inoltre, Jim – diventato per il proprio coraggio un vero e proprio eroe locale, noto come “Tuan Jim” (Lord Jim) – incontra una giovane donna, Gioiello, e i due si innamorano. Marlow, recatosi a salutarlo, lo trova in apparenza felice, ma vede anche che nell’animo del giovane rimane ancora qualche traccia di dubbio e di amarezza. Un giorno il pirata Brown e i suoi uomini raggiungono Patusan con cattive intenzioni e vengono respinti e asserragliati su una collina e Jim offre a Brown la possibilità di andarsene, assumendosi con Doramin la responsabilità della scelta. Ma, prima di fuggire, Brown uccide Dain Waris sotto gli occhi di Tamb’Itam, servitore di Jim. Gioiello e Tamb’Itam incitano Jim a partire o a difendersi dal giudizio di Doramin. Nonostante le esortazioni, Jim si rifiuta di fuggire ed accetta di andare incontro alla morte per mano dell’affranto capo tribù. In pieno giorno, cammina con calma fino al capo, accanto ai sudditi che sono in fila per la processione funebre di Waris, poi attende che Doramin lo uccida con un colpo di pistola. Scegliendo di morire, Jim si libera dai propri demoni interiori.

TyphoonTyphoon (1902)

“Tifone” iniziato nel 1899 e pubblicato a puntate sul Pall Mall Magazine nel 1902, verrà stampato per la prima volta sotto forma di volume completo a New York dall’editore Putnam nel 1903 e pubblicato nello stesso anno in Gran Bretagna con il titolo “Typhoon and other Stories” (Tifone ed altre Storie) dalla casa editrice Heinemann. Scritto nei toni della commedia, il romanzo è uno dei capolavori di Conrad, che è ormai assurto al rango di classico moderno. Il critico letterario F. R. Leavis scriverà che questo romanzo è “uno dei capolavori di Conrad”, e rappresenta Conrad come l’erede della grande tradizione inglese e al tempo stesso un protagonista assoluto della rivoluzione nel romanzo europeo del primo Novecento.[5] In particolare, questa è stata l’opera con cui l’editore Ugo Mursia ha iniziato nel 1959 la sua carriera di traduttore dei testi di Conrad [6].

Il romanzo è ambientato a cavallo fra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo e rappresenta le gesta del Capitano MacWhirr nell’affrontare un tifone tropicale al comando della nave a vapore battente bandiera siamese Nan-Shan, col suo carico umano di coolies cinesi diretti verso la terra natìa. Sono presenti altri gustosi personaggi di contorno come il primo ufficiale Jukes e il motorista capo Solomon. MacWhirr, uomo timido e semplice, ignorato dalla sua famiglia, sfruttato dalla moglie e deriso dal suo equipaggio, rifiuta di cambiare rotta per evitare il tifone e la sua ferrea determinazione nell’affrontarlo e soprattutto la sua intelligente e umana gestione del problema rappresentato dai coolies stipati nella stiva, lo riscatteranno agli occhi dei suoi sottoposti.

Heart of DarknessHeart of Darkness (1902)

“Cuore di Tenebra” pubblicato nel 1902 e’ considerato uno dei più importanti classici della letteratura del XX secolo.

Quest’opera di Conrad è fortemente rappresentativa dello stile dell’autore e delle sue suggestioni. La giungla selvaggia pare animarsi intorno al lettore, con i suoi fruscii e il suo tenebroso mistero. La figura di Kurtz, in particolare, ha un potere ipnotico e magico, che talvolta si stempera in un senso tragico di pietà. Le storie che si incontrano in questo romanzo si rifanno al viaggio compiuto nel 1890 da Conrad a bordo del vaporetto “Rois de Belges” lungo il fiume Congo, nel cuore dell’Africa. Anche i personaggi che popolano questo libro sono ritratti di figure realmente esistite e incontrate dall’autore in tale occasione.

All’inizio del romanzo, a bordo di un battello ancorato in un porto lungo il Tamigi, cinque membri dell’equipaggio attendono la marea favorevole per poter prendere il largo. È sera e uno di loro, un vecchio marinaio di nome Marlow, prende la parola e comincia a raccontare di un viaggio che molti anni prima aveva fortemente voluto per esplorare l’Africa nera, un continente per quell’epoca ancora misterioso e pieno di fascino.

Addentratosi nel continente dopo un lungo viaggio, giunge alla sede della sua Compagnia, i cui interessi erano basati sulla razzia di avorio, materiale molto ricercato in Europa a fine Ottocento. La base principale della Compagnia, consistente in un cumulo di baracche, è inospitale ed inefficiente e gestita da equivoci personaggi, tutti invidiosi di un misterioso Kurtz che sembra essere l’unico in grado di procurare ingenti e costanti quantitativi del prezioso materiale. Di Kurtz però non si hanno notizie certe da tempo e la sua base, vera destinazione di Marlow, è all’interno dell’inestricabile e malsana foresta e raggiungibile solo via fiume. Marlow parte quindi, a bordo di un malandato battello a vapore con altri coloni e indigeni cannibali, assunti e pagati con un sottile filo d’ottone lungo circa trenta centimetri. Risalendo faticosamente il fiume, Marlow ha l’impressione di ripercorrere il tempo e lo spazio all’indietro e risalire ad epoche remote e selvagge. Arrivato finalmente a destinazione, la base di Kurtz gli appare come un luogo di inenarrabili e truculenti fatti. Gli occupanti del battello si scontrano con la primordiale ostilità degli indigeni, che hanno fatto di Kurtz una specie di divinità, ammaliati dal suo aspetto, dalla sua determinazione feroce e priva di scrupoli e soprattutto dalla sua voce, anche se ormai Kurtz è molto malato, quasi in fin di vita e forse in preda alla follia. Marlow rimane affascinato dal personaggio senza essere in grado di darsi una vera spiegazione. L’unica cosa da fare in quel frangente è caricare Kurtz per riportarlo a casa. Cosa che avviene non senza difficoltà. Nel viaggio di ritorno Kurtz muore, ma prima di morire pronuncia la celebre frase «Che orrore! Che orrore!», e consegna a Marlow un pacco contenente delle lettere e la foto di una giovane donna. Marlow, ritornato a Londra, va a incontrare la vedova, ma non ha il coraggio di rivelarle la vera natura dell’uomo, che lei crede un modello di perfezione, e quindi altera il suo racconto, dicendole che le ultime parole di Kurtz sono state per lei.

NostromoNostromo (1904)

“Nostromo – A Tale of the Seaboard” del 1904 segna la fine della prima parte della produzione letteraria di Conrad, contrassegnata dalla pubblicazione di “Lord Jim” e “Heart of Darkness”.

Il señor Gould è un costaguaniano di origini inglesi proprietario della concessione per una miniera d’argento a Sulaco. Stanco dell’instabilità politica della Costaguana e della corruzione, si impegna al fianco del progetto di Ribiera, che crede possa portare stabilità dopo anni di malgoverno e di tirannia da parte di dittatori egoisti. Tuttavia, la miniera d’argento e le ricchezze che ha generato diventano una calamita perchè i signori della guerra locali lottano fra loro, spingendo la Costaguana verso un nuovo periodo di caos. Tra gli altri, il rivoluzionario Montero invade Sulaco e il señor Gould, deciso a non far cadere nelle mani dei suoi nemici l’argento, affida le miniere a Nostromo, il fidato capo degli scaricatori di porto (capataz de los cargadores). Nostromo è un esule italiano che ha raggiunto il suo grado per delle speculazioni riuscite e per la sua fama di uomo molto coraggioso. Il soprannome di Nostromo, che gli è stato dato dal suo capo, il capitano Mitchell, ha praticamente soppiantato il suo vero nome, Giovanni Battista Fidanza (che, in italiano arcaico, significa fiducia). Ritenuto incorruttibile dal señor Gould, gli viene richiesto di nascondere l’argento dai rivoluzionari. Nostromo accetta non tanto per lealtà nei confronti di Gould, quanto perchè intravede la possibilità di aumentare la propria fama. Alla fine è Nostromo, insieme ad un dottore e a un giornalista, che ha la possibilità di riaffermare in un certo modo l’ordine a Sulaco. Sono loro a convincere due signori della guerra ad aiutare Sulaco a separarsi dalla Costaguana per proteggerla da altri eserciti. Nostromo l’incorruttibile è la figura chiave nel mettere in moto l’azione, ma nell’universo conradiano quasi nessuno è incorruttibile e Nostromo non ottiene la fama che si aspettava e si sente sfruttato e poco importante. Sentendo d’aver rischiato la sua vita per nulla, è consumato dal risentimento che lo induce alla sua corruzione e distruzione finale. Nostromo aveva conservato il segreto sulla vera fine dell’argento che tutti credevano perso nel mare e nel momento in cui va a recuperarlo nell’isola di Great Isabel, il padre della sua innamorata Gisella, custode del faro, gli spara e lo uccide scambiandolo per un intruso. Il custode era stato anche indotto all’errore dall’altra figlia Linda, gelosa, a cui Nostromo si era promesso in sposo sul letto di morte della suocera. Così l’argento non può più essere trovato.

Conrad 5The Secret Agent (1907)

Il romanzo “L’Agente Segreto” del 1907 trae spunto da un fatto realmente accaduto nel 1894: un’esplosione in “Greenwich Park”, probabilmente dovuta ad un fallito attentato anarchico. L’Agente Segreto è considerato uno dei primi romanzi moderni a trattare temi quali il terrorismo e lo spionaggio; benché possa essere classificato come un romanzo giallo, l’opera si trasforma in più punti in un racconto sulla psiche umana.

Il signor Verloc conduce da vari anni una doppia vita a Londra. Apparentemente è un marito e gestore di un negozio come tanti altri, in realtà è un agente segreto incaricato di sorvegliare gli anarchici locali, che usano proprio il suo negozio per incontrarsi. Improvvisamente però il nuovo ambasciatore del Paese, per il quale lavora (una potenza dell’Est), richiede al signor Verloc di organizzare un’azione violenta in modo da alimentare nell’opinione pubblica sentimenti di ostilità nei confronti degli anarchici. In quegli anni infatti, all’inizio del Novecento, l’Inghilterra dava asilo a tutti gli appartenenti ai movimenti estremisti, al contrario degli altri Stati europei, dove questi erano considerati criminali. Verloc, sconcertato ed allarmato, si ritrova costretto ad eseguire gli ordini, malgrado all’interno del suo circolo si sia costruito la reputazione di una persona pacifica, più incline alle parole che ai fatti. Costretto ad agire nel silenzio per non insospettire i propri compagni, l’agente segreto convince il cognato Stevie, un ritardato mentale, a portare una bomba artigianale nei pressi dell’Osservatorio di Greenwich. Quello che doveva essere un semplice corriere si ritrova ad essere l’unica vittima dell’attentato: Stevie infatti inciampa nel parco dell’Osservatorio e salta in aria per via del suo pericoloso carico. Verloc, in preda al rimorso, confessa tutto alla moglie Winnie, che in un eccesso di rabbia lo uccide. Winnie era infatti molto più legata al fratello, a cui aveva dedicato gran parte della sua vita, che non al marito, sposato più che altro per opportunità. La donna, subito dopo l’omicidio, fugge e si imbatte nel Compagno Ossipon, da lei segretamente amato, e in parte ricambiata, da tempo. Questo in un primo tempo si impegna a scappare insieme a lei dall’Inghilterra, ma poi l’abbandona, temendo che possa commettere altri omicidi. Vedendosi infine abbandonata da tutti e senza più nessuno al mondo, Winnie si suicida gettandosi nelle acque della Manica dalla nave che la stava portando via dell’isola.

The Secret SharerThe Secret Sharer (1910)

Il racconto “Il Compagno Segreto” e’ stato ispirato da un incidente avvenuto nel 1880, quando il primo ufficiale del veliero Cutty Sark,Sydney Smith che aveva ucciso un marinaio era sfuggito alla giustizia con l’aiuto del capitano della nave.

Il racconto è narrato in prima persona dal protagonista della vicenda, un giovane capitano al suo primo comando, di cui non si conosce il nome. Questi, essendosi imbarcato solo due settimane prima, si sente ancora uno sconosciuto l’equipaggio. La storia comincia in una notte silenziosa, dove niente sembra muoversi e, in questa atmosfera di immobilità, il capitano, rimasto solo sul ponte, vede immerso nell’acqua, attaccato alla scaletta della nave, un uomo nudo. Il  capitano lo invita a salire, gli presta un suo pigiama e lo nasconde nella sua cabina, dove scopre la sua storia. Sulla nave in cui prestava servizio come ufficiale, dopo settimane di tempesta in un clima molto teso, si era azzuffato con un marinaio che voleva impedirgli di fare ciò che poi avrebbe salvato la nave e lo aveva involontariamente ucciso. Per mesi era rimasto rinchiuso nella sua cabina, finché non era riuscito a fuggire, tuffandosi in mare e nuotando per ore e ore fino alla scaletta della nave del capitano. Per circa tre o quattro giorni il capitano nasconde il naufrago con la continua paura di essere scoperto e poi, a malincuore, organizza la fuga del clandestino: a notte fonda, egli dovra’ calarsi in acqua, mentre la nave verra’ fatta passare nel punto più vicino alla costa di Koh-Ring, un isolotto indonesiano. La nave passa pericolosamente vicina alle rocce con tutto l’equipaggio radunato sul ponte che  teme il peggio e il capitano non sa quali ordini dare, finché non vede galleggiare il berretto bianco perso dal compagno segreto che gli serve come punto di riferimento. Un berretto che gli aveva regalato e che ora ritrova insieme con “la perfetta comunione di un marinaio con la prima nave al suo comando”.

Il tema principale in questo racconto è il “doppio”: il capitano si identifica con il suo doppio, perchè anche lui è un estraneo a bordo e anche lui non ha un ruolo preciso, ma soprattutto come lui è un ex primo ufficiale. Il capitano, che era abituato a percepirsi come tale, proietta il suo disagio nel clandestino, che fra l’altro doveva essere nascosto proprio come la sua titubanza. Il processo di iniziazione termina quando il doppio scompare. Il capitano, mettendo in salvo il clandestino, e con esso la sua paura e la sua debolezza, riesce ad affermare la sua autorità, salva la nave da una catastrofe, guadagnandosi il rispetto dell’equipaggio e prende pienamente e armoniosamente possesso del suo ruolo. A differenza degli altri romanzi, in questo racconto il concetto del “doppio” è trattato esplicitamente ed è considerato una categoria psicologica che riflette il modo di sentire del protagonista, tanto che questi arriva persino a dubitare che il clandestino – appunto il suo doppio – sia solo un’invenzione della sua mente. Per quel che riguarda l’ambientazione, il racconto segue il genere delle avventure di mare e dei viaggi in latitudini esotiche, ma nel suo svolgimento prevale la storia interiore del protagonista e lo sviluppo del suo modo di sentire e vivere le situazioni che gli si presentano. Narrato in prima persona, il racconto si vale di una notevole introspezione psicologica, tanto da poter parlare non solo di un viaggio sul mare, ma anche nella mente umana.

The Shadow LineThe Shadow-Line (1917)

Il romanzo “La Linea d’Ombra” è considerato notevole per la duplice struttura narrativa che lo caratterizza. Il titolo completo del racconto è “The Shadow-Line: a Confession” (La Linea d’Ombra: una Confessione) che mostra immediatamente l’intento retrospettivo dell’opera che tratta della crescita e dello sviluppo della personalità e del carattere del protagonista durante il suo percorso per diventare capitano della nave Otago. [2] Per Conrad “la linea d’ombra” è quel personale, universale momento in cui il protagonista prende atto della propria indipendenza e della propria solitudine di fronte alla vita in questo mondo. Chiavi di questo improvviso e quasi subitaneo passaggio sono il superamento del senso di colpa e del sentimento di indegnità per il proprio essere, superamento che avviene con l’accettazione della responsabilità di essere sé stessi come esseri umani. L’autore propone con ironia per tutta la durata del romanzo il conflitto fra il giovane capitano e il vecchio ufficiale di bordo, intessendo nella trama dell’opera temi come la natura della saggezza, l’esperienza e la maturità. Conrad utilizza l’ironia come strumento per sottolineare le caratteristiche del protagonista, contrapponendolo ad altri personaggi come il capitano Giles e il cuoco Ransome. Ne “La Linea d’Ombra”, un altro capolavoro assoluto, l’autore sonda gli stadi evolutivi dell’inconscio, anticipando Virginia Woolf e James Joyce, e ottenendo un grande successo.

La storia viene narrata in prima persona dal protagonista: costui, primo ufficiale in servizio su una nave nei mari d’oriente, precisamente a Bangkok, improvvisamente, senza alcun motivo riconoscibile agli altri e a sé stesso, si licenzia in cerca di qualcosa di più dalla vita, fino a quel momento vuota e priva di obiettivi. Sceso a terra, alloggiato in una sistemazione per marinai a Singapore e in preda della noia verso tutto e tutti, che considera universalmente stupidi e poco interessanti, ha un colpo di fortuna sotto forma di un’offerta del comando di una nave situata a Bangkok il cui capitano è morto pazzo. Il protagonista parte con la con la convinzione di essere l’uomo giusto per l’incarico e felice di avere saltato tutta la gavetta che si era immaginato di dover svolgere prima di poter arrivare a un incarico del genere. Imbarcato sulla nave comincia subito ad avere discussioni con il primo ufficiale Burns, che probabilmente aspirava ad assumere il ruolo del defunto comandante con cui aveva avuto una durissima discussione poco prima della sua morte e che aveva maledetto la nave.

Pare che la maledizione si avveri. Infatti la nave, dopo essere salpata, è in preda a un’epidemia di febbri tropicali che debilita e mette fuori combattimento tutto l’equipaggio, tranne il protagonista e il cuoco della nave Ransome. Il peggio è che l’epidemia non è curabile, poiché il vecchio capitano aveva venduto illegalmente la scorta di medicine prima della sua morte. Inoltre, il primo ufficiale, distrutto dalla febbre, ripete ossessivamente che la responsabilità di quanto sta accadendo è del vecchio capitano e della sua maledizione. Oltre a questo, la nave incappa in una tremenda bonaccia che la mantiene immobile nell’oceano per più di due settimane. In questa difficilissima situazione il protagonista è assillato da dubbi su sé stesso, sulla sua vita e sulle proprie capacità. Comunque, riesce a mantenere, nonostante tutto, la nave in funzione grazie all’aiuto dell’indispensabile Ransome. Alla fine il vento arriva e quella che sembra essere una nave di moribondi riesce a raggiungere Singapore. L’equipaggio malato viene trasportato all’ospedale, un nuovo equipaggio viene assunto e, immediatamente, il protagonista decide di ripartire, stavolta privo dell’aiuto di Ransome che lo aveva sostenuto nel precedente terribile viaggio, ma che era ormai privo delle sue illusioni di gioventù ed era avviato a diventare un uomo.

Come già accennato, i critici letterari del tempo commentavano favorevolmente i lavori di Conrad, ma sottolineavano anche che il suo stile esotico e la sua narrazione complessa presentavano delle indubbie difficoltà per il lettore. Segnalavano che la sua scrittura era ricca di metafore, che si accavallavano spontaneamente e formavano delle rotondità barocche, anche se erano poi sostenute da un ragionamento rigoroso e lucido dell’autore.

Inoltre, tutta l’opera di Conrad, secondo lo studioso Zdzisław Najder, poteva essere vista ai confini dell’”auto-traduzione”. Il fatto stesso che Conrad avesse deciso di scrivere in inglese, sua seconda lingua straniera dopo il francese, era l’esempio più evidente della forte presenza nella sua opera della “traduzione”. [7] Lo stesso Conrad aveva detto a Ford Madox Ford1 di scrivere in inglese con molta difficoltà, poiché, mentre la lingua polacca era per lui naturale e automatica, e poteva esprimersi con precisione in francese, quando si metteva a scrivere un racconto, pensava in francese e traduceva il suo pensiero in inglese. Concludendo, diceva che “questo era un processo impossibile per uno che desiderava guadagnarsi da vivere scrivendo in lingua inglese”. Ma soggiungeva anche che il grande fascino della lingua inglese, l’amore che aveva per la cadenza della sua prosa e l’influenza che questa lingua aveva sulla sua natura emotiva, eccitavano a tal punto la sua sensibilità da fargli dire che “se non avesse conosciuto la lingua inglese non avrebbe mai scritto una sola riga in tutta la sua vita”.

Conrad 2In realtà Conrad, come altri scrittori, tra cui Samuel Beckett, si era trovato a tessere le fila di più lingue, per cui nel suo inglese si possono spesso rintracciare strutture sintattiche del polacco e del francese. Inoltre Jeffrey Meyers, nella sua biografia di Conrad, riportava le parole di Rudyard Kipling, che sentiva che Conrad “with a pen in his hand was first amongst us”, ma che nella sua mentalità non c’era niente di inglese, per cui quando lo leggeva “aveva l’impressione di leggere un’eccellente traduzione di un autore straniero”. [1] Dopo questi giudizi è bene precisare che Conrad va preferibilmente letto in inglese, poiché è uno degli autori più difficili da tradurre. Non è facile decifrare una lingua così sofferta e complessa, dalla struttura stratificata e innaturale, una lingua di adozione fatta propria con fatica. Ma è anche vero che proprio per questo motivo il suo corpo narrativo, segnato da prove ed esperimenti continui, si fa tanto piu’seducente e affascinante. Ricordiamo anche che la sua visione artistica, e il suo programma di scrittura, prevedevano che la parola scritta doveva avere la stessa funzione che hanno i colori per il pittore e le note musicali per il musicista, e sosteneva che «raccontare vuol dire fare vedere con gli occhi della mente, come fa il pittore, solo che i colori sono immaginari.”2

Rimaneva sempre il problema delle traduzioni della sua opera in altre lingue e Conrad sapeva che molto si sarebbe perso per strada. Conrad era anche consapevole della difficoltà di riportare in altre lingue quella musicalità aritmica, dagli spazi lunghi e meditativi e dalle pause irregolari che costituiscono la sua prosa. Ma sulle traduzioni aveva anche delle aspettative che emergono quando, ad esempio, scriveva a Davray, uno dei suoi traduttori, della sua speranza di essere tradotto in francese: «Je suis persuadé que vous donnerez à mon oeuvre non seulement un corps nouveau, mais aussi le souffle qui la rendra vivante». Nella traduzione Conrad intravedeva la possibilità di dare nuova vita alla sua opera, di ringiovanirla, di fare, in qualche modo, resuscitare il suo autore. [8] Essere tradotto in francese a sessant’anni sembrava dare nuova energia al suo corpo narrativo, di cui voleva che fosse accentuata la virilità, tanto da scrivere sia a André Gide che a Jean Aubry, amico e curatore dell’opera di Conrad per Gallimard dopo Gide, di non far tradurre la sua opera da traduttrici, essendo la sua scrittura di tipo mascolino non adatta alla sensibilità femminile.» [9-11]

Considerazioni finali

Abbiamo già detto che la critica del tempo, anche se aveva commentato favorevolmente gli scritti di Conrad, aveva tuttavia sottolineato che il suo stile esotico, la sua narrazione complicata e il suo pessimismo avevano spesso scoraggiato i lettori. In risposta a Hugh Clifford, che segnalava la sua esitazione tra l’inglese e francese come lingua letteraria, lo scrittore polacco aveva osservato che “quando aveva scritto il suo primo romanzo erano già parecchi anni che aveva cominciato a parlare e a pensare in inglese”. Il suo primo romanzo, “Almayer’s Folly” (1895)e il successivo racconto, “An Outcast of the Islands” (1896), avevano creato a Conrad la reputazione di uno scrittore romantico e di racconti esotici, un malinteso delle sue intenzioni letterarie che lo avrebbe tormentato per il resto della sua vita. Ciononostante il suo stile narrativo originale e i suoi personaggi anti-eroici avrebbero influenzato in seguito famosi scrittori di lingua inglese, come Ernest Hemingway, David H. Lawrence, Graham Greene, William S. Burroughs, Joseph Heller, V. S. Naipaul e John Maxwell Coetzee.

Concludendo, sento di dover esprimere alcune considerazioni personali, anche se queste non saranno probabilmente sempre in accordo con le opinioni di più qualificati critici e studiosi. Intanto va detto che non è possibile parlare di Conrad come autore senza aver almeno letto alcuni dei suoi più celebri romanzi in lingua inglese. E’ inoltre mia convinzione che Conrad debba essere letto preferibilmente in lingua inglese, poiché ogni traduzione fa perdere molto del significato originale e dello spirito della scrittura di questo autore. In quanto a me, una motivazione che mi aveva indotto a leggere Conrad, oltre al mio interesse di una vita per la letteratura anglo-americana, era stato il constatare una certa somiglianza nel mio percorso linguistico con quella di questo scrittore, poiché anch’io avevo appreso la lingua francese durante la mia adolescenza e prima giovinezza e la lingua inglese in età adulta, alla fine del liceo. Una lingua che ho poi praticato durante tutta la mia attività professionale fino ad oggi, una lingua per me ostica e difficile, che non conosco perfettamente, e che tuttavia è diventata quasi la mia seconda lingua. In queste circostanze era stato naturale per me iniziare a leggere Conrad, anche se inizialmente lo trovavo difficile e diverso da altri autori di lingua inglese, come Charles Dickens, Robert L. Stevenson, Oscar Wilde, Henry James, Edgar Allan Poe, John Steinbeck, Herman Melville, ecc. I suoi racconti erano per me difficili, come difficile e strano erano il suo stile e il suo inglese, e solo con letture successive ho cominciato a percepire e ad apprezzare l’eleganza e il fascino della sua scrittura e la sua particolare espressione inglese. E ho anche cominciato a capire, o almeno così mi è sembrato, come si formava la sua frase e ad intravedere lo sforzo del processo mentale richiesto per la creazione della composizione letteraria, con frequenti richiami alla struttura narrativa della lingua francese tradotta in un elegante inglese. L’analisi dei suoi manoscritti è fondamentale in tal senso e testimonia la difficoltà incontrata dall’autore alla ricerca dell’espressione più fedele possibile alla formulazione del suo pensiero in lingua inglese, attraverso un complesso percorso mentale che iniziava col polacco e passava attraverso il francese prima di arrivare all’inglese.

Note

1.Ford Madox Ford (1873 – 1939) è uno scrittore inglese, poeta, critico e editore della “English Review” e della “Transatlantic Review”,giornalifondamentali per lo sviluppo della letteratura inglese del primo Novecento. Di questo autore si ricordano alcune pubblicazioni come “The Good Soldier” (1915), la tetralogia “Parade’s End(1924–28) e la trilogia “The Fifth Queen” (1906–08). Il romanzo “The Good Soldier” è stato spesso incluso nella lista della grande letteratura del XX secolo. Nel 1908 Madox Ford aveva fondato “The English Review”, dove aveva pubblicato i lavori di Thomas Hardy, H. G. Wells, Joseph Conrad, Henry James, May Sinclair, John Galsworthy and William Butler Yeats ed aveva fatto debuttare Wyndham Lewis, D. H. Lawrence e Norman Douglas. In seguito aveva frequentato la comunità artistica del Quartere Latino a Parigi, dove aveva conosciuto James Joyce, Ernest Hemingway, Gertrude Stein, Ezra Pound and Jean Rhys, autori di cui pubblicherà molti lavori. Nel famoso romanzo “The Sun Also Rises” (Fiesta) Ernest Hemingway assumerà Maddox Ford come modello per il personaggio di Braddocks e gli dedicherà anche un capitolo nel suo libro di memorie a Parigi, “A Moveable Feast”, dove aveva descritto un incontro con Maddox Ford in un caffè di Parigi all’inizio gli anni 1920.

2.Nella prefazione del “The Nigger of the ‘Narcissus”del 1897Conrad descrive così la sua aspirazione d’artista: « … attraverso il potere della parola scritta, farvi ascoltare, farvi sentire… ma prima di tutto farvi vedere: raccontare vuol dire fare vedere con gli occhi della mente, come fa il pittore, solo che i colori sono immaginari. Questo è tutto, e nulla più. Se ci riuscirò, troverete qui, secondo i vostri desideri: incoraggiamento, consolazione, paura, fascino – tutto quello che domandate – e forse anche quello scorcio di verità che avete dimenticato di chiedere. »

Bibliografia

  1. Jeffrey Meyers, “Joseph Conrad: A Biograph”, Cooper Square Press, 2001
  2. Joseph Conrad,“The Shadow Line” (La Linea d’Ombra), Einaudi, serie bilingue: Torino, 1993
  3. John G. Peters, “The Cambridge Introduction to Joseph Conrad”, Cambridge University Press, Cambridge, 2006
  4. Leonard Orr, “A Joseph Conrad Companion”, Greenwood Press, 1999
  5. F. R. Leavis, “The Great Tradition: George Eliot, Henry James, Joseph Conrad”, Penguin Books, London, 1972
  6. Ugo Mursia, “Scritti conradiani”, Milano, 1983
  7. Zdzisław Najder, “Joseph Conrad: A Chronicle”, Cambridge University Press, Cambridge 1983
  8. J. Baines, “Joseph Conrad – A Critical Biography”, Penguin Books, London, 1971
  9. G. Jean-Aubry, «Lettres françaises», Gallimard, Paris, 1930, p. 47
  10. Conrad a Gide, novembre 1919, “Further Corrispondence between Joseph Conrad and André Gide”, in “Studia Romanica et Anglica Zagrabiensa”, 29, 1970, p.527
  11. Jean-Aubry a Gide, ottobre1924, “Further correspondence between Joseph Conrad and André Gide”, p. 532

Conrad 0

avatar Scritto da: Ivano E. Pollini (Qui gli altri suoi articoli)


45 Commenti a Uno scrittore singolare: Joseph Conrad

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    paolo bagnoli 19 Settembre 2013 at 22:36

    Caro Ivano, Conrad è stato uno dei miei autori pregeriti nell’adolescenza, ma anch’io, come te, ne compresi soltanto il lato superficiale. Questa lunga, dettagliata e splendida biografia che ci regali interpreta al meglio quelle che furono le “profondità” nelle quali Conrad si immergeva. Grazie di cuore.

  2. avatar
    alfredo 20 Settembre 2013 at 08:12

    uno dei miei amati
    girero’ a Martin la foto della casa in cui visse a Varsavia .
    imprescindibile

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    Ivano E. Pollini 20 Settembre 2013 at 08:45

    Ciao Alfredo!

    Ho visto quelle foto che fanno parte della biografia di Conrad.

    Io aspetto sempre il tuo “mail-address” ❓ , se vuoi avere la “mia copia” dell’articolo (PDF), le cui figure sono in parte diverse da quelle di SoloScacchi.

    Martin Eden per esigenze grafiche ne ha sostituite alcune, che sono però altrettanto belle. ❗

    Saluti a te e a Martin 😀

    Ciao

    IEP

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      alfredo 20 Settembre 2013 at 08:57

      Caro Ivano
      fatti dare il mio mail address da Martin Eden che ha tutti i miei recapiti
      un caro saluto
      Alfredo

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        Ivano E. Pollini 20 Settembre 2013 at 12:33

        Ciao Alfredo ❗

        Per l’invio del saggio su Conrad, credo sia meglio evitare complicazioni, non credi? 😛

        Perché non puoi inviarlo tu il tuo indirizzo ❓

        Io ho chiesto a Roberto il tuo indirizzo e-mail, ma non l’ho avuto 🙁

        Ti invio uno stralcio della mail inviata a Martin tempo fa.

        “Sabato, 7 Settembre 2013

        Ciao Martin Eden,

        ………

        “Poichè ho scritto proprio recentemente un piccolo saggio su Conrad,un autore molto interessante e complesso, e il saggio mi è stato richiesto anche da Alfredo (a proposito, mi puoi inviare l’indirizzo e-mail di Alfredo?), mi chiedevo se non fosse il caso di inviarlo PRIMA a SoloScacchi? 💡

        Si semplificherebbe la procedura e il saggio potrebbe forse incontrare l’interesse di altri lettori del vostro sito.” 😉

        ……..

        Allora attendo il tuo indirizzo e-mail 🙂

        Grazie per il tuo interesse

        Un caro saluto a te e a Martin Eden

        IEP

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    Enrico Cecchelli 20 Settembre 2013 at 09:37

    Splendido saggio! Grazie Ivano per avermi fatto scoprire un autore che ( per problemi giustappunto di lingua ) avevo tralasciato nella mia formazione letteraria…. provvederò anche sxze necessariamente e riduttivamente in italiano. So che moltissimi suoi eroi sono stati ripresi e hanno ispirato altri autori anche cinematograficamente( come da te accennato ). In quest’ambito mi piace pensare che anche Fabrizio de Andrèe ( eroe mio e di Alfredo ), possa aver letto il Maestro ed essersi a lui ispirato nella canzone ” IL BOMBAROLO” , l’anarchico che per errore dopo meticolosa preparazione fa esplodere un chiosco di giornali ( L’Agente segreto )

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      Alfredo 20 Settembre 2013 at 20:17

      so per certo che Conrad fu uno degli scrittori citati da Faber quando rilascio’ una intervista in cui gli fu chiesto dei suoi scrittori
      Ha scritto con Gennari un libro passato quasi sotto silenzio “un destino ridicolo” ( Einaudi) .
      Io lo ho letto con piacere e ci sono anche due pagine dedicate agli scacchi e ai campioni del nostro gioco .
      Chissà cosa dirà Renato ( ciao Renato 😀 ) . Per quel che vale tra i nobel per la letteratura candidati : Cohen , Dylan e Vecchioni . Guarda caso i primi due tra i grandi ispiratori di de Andrè. Vecchioni farà storcere il naso a molti, a me no .
      ha scritto versi meravigliosi e ha saputo parlare di poeti ( da Pessoa a Penna passado per Penna e la Merini ) come pochi .

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      Ivano E. Pollini 22 Settembre 2013 at 10:37

      Caro Enrico,

      Piacere di conoscerti. 😀

      Volevo anche dirti di non farti problemi per una lettura di Conrad in italiano poiché non è poi così riduttiva. ❗ ❓

      La lettura è fluida e piacevole e in ogni caso trovi tutto Conrad. ❗ ❗

      Nel saggio ho scritto che Conrad va “preferibilmente” letto in inglese, ma inconsciamente mi ero riferito a quella categoria di persone con una formazione in lingua e letteratura inglese.

      In tal caso questo lettore ( e il lettore di madre lingua inglese)poteva rimanere perplesso riguardo alla peculiare formazione della frase inglese di Conrad, così diversa dallo stile di altri autori anglo-americani. ❗

      Se vuoi è una questione un pò tecnica, che interessa maggiormente la critica ufficiale più che il lettore dell’opera di Conrad. 😕

      Nel mio caso, avendo avuto una formazione linguistica simile a quella dell’autore, la questione della lingua era diventata per me importante, quasi preminente rispetto ad altri importanti temi che si possono riscontrare nei romanzi di Conrad.

      Mi auguro di essere stato chiaro e di averti convinto a leggere tranquillamente Conrad.

      Lo merita.

      Ciao e buona lettura!

      IEP

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    alfredo 20 Settembre 2013 at 20:12

    “la vita, quella cosa regolata da feree leggi logiche tutte rivolte a un ben misero fine”
    la mia citazione di Conrad preferita
    in cui forse c’è qualcosa si simbolicamente involontaiamente scacchistico.

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    Marramaquis 21 Settembre 2013 at 12:27

    Ivano Grande Maestro! Subito.

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    Giangiuseppe Pili 21 Settembre 2013 at 21:13

    L’articolo del carissimo Ivano Pollini costituisce senza dubbio un punto di vista originale su uno dei più grandi scrittori dell’Occidente. Lo sforzo duplice di presentare l’opera oggettivamente e non dimenticare il proprio personale punto di vista costituisce un materiale estremamente variegato a cui fare attenzione. L’articolo riesce a riproporre alcuni punti fondamentali della prosa conradiana, prima di tutto la sua peculiarità stilistica (ben rimarcata in più occasioni). Eppur vero che in Conrad compaiono molti temi la cui discussione sarebbe stata possibile in un lavoro più lungo. Ad esempio, il tema del “tradimento” e della “perdita”, così importante nella prima metà della fase centrale di Conrad (in particolare nei libri Lord Jim, Nostromo e Heart of Darkness) viene trattato ma non sviscerato. Il che non è necessariamente un limite. Tanto più che simili considerazioni vanno applicate ad un articolo in cui la chiave di lettura è, comunque, vincolata ai termini dello scopo del lavoro. Anche altri temi sarebbero stati di un certo interesse (ad esempio, il peso del pessimismo/realismo della prosa conradiana o l’ambiguità del volto morale dell’uomo) ma la meticolosità per la trattazione di altri aspetti (ad esempio, il ruolo della scelta dei capitani) mostra la ricchezza complessiva del lavoro. Un benvenuto al prof. Pollini nella lunga fortuna di Conrad! Che la scia di Conrad possa portare avanti tutti verso un futuro migliore. Nel quale Conrad certamente sta già.

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    alfredo 22 Settembre 2013 at 10:51

    De ” l’agente segreto” se posso permettermi consiglio la traduzione del nostro grandissimo Gadda . Da un romanzo di Conrad è stato tratto un fil che ho molto ” amato” I duellanti regia di Ridley scott interpreti principali : Keith Carradine e Harvey Keitel e scusate se è poco comunque Conrad è sicuramente tra i piu’ grandi scrittori del 900. su questo penso non ci possa essere dubbio .

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      Giangiuseppe Pili 22 Settembre 2013 at 12:15

      Il più grande film (tra i miei cinque preferiti) è senza dubbio Apocalypse now. Ed è la ricostruzione aggiornata al Vietnam di Cuore di tenebra (tanto che Brando interpreta Kurtz). La paternità dell’idea non venne attribuita a Conrad da parte di Coppola, piuttosto colpevolmente. Per quanto riguarda i duellanti, un indubbio caso si attenzione formale senza, secondo me, avere grandi contenuti. Si intende che si tratta di un grande film sotto l’aspetto visivo, ma la schematizzazione bipolare dei due personaggi (uno romantico e l’altro borghese) lascia freddi, cosa strana per un film che tratta di un duello perpetuo tra due personalità opposte e diverse. Con ciò, rimane comunque un ottimo film, come tutti quelli del “primo” Scott.

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        alfredo 22 Settembre 2013 at 12:31

        sono d’accordo con te .
        apolipse now è una pietra miliare del cinema
        comunque mi sembra che Coppola abbia in parte riconosciuto la fonte della sua ispirazione

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          Giangiuseppe Pili 22 Settembre 2013 at 20:25

          Eh! Però non l’ha scritto nei titoli di testa al momento opportuno! 😉
          Comunque, un caro saluto Alfredo! 🙂

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        Hector 28 Settembre 2013 at 12:23

        I totally agree with your comment on the Coppola film. You would, I think, like the Andrzej Wajda film based on The Shadow line (mentioned in a comment below). Wajda gives humble recognition to his source and the film is truly excellent but sadly very hard to find. It is available on you tube but unfortunaltely the dialogue, which is in English, is covered by a commentary in Polish. One wonders why, since there are POlish subtitles. Perhaps you might come across a DVD. I am still searching, with zero success so far.

  9. avatar
    alfredo 22 Settembre 2013 at 11:13

    @ Renato ( e per tutti gli amanti della musica
    una triste notizia
    http://www.corriere.it/cultura/13_settembre_21/roman-vlad-pianista-morto_d269150a-22f7-11e3-b502-24e91794bc4d.shtml
    Tra l’altro grande appassionato di scacchi .
    come lo ha definito Renato un Super GM della musica

  10. avatar
    Hector 27 Settembre 2013 at 18:25

    Too little attention is given to this monumental writer. Ivano Pollini does a great job here in encouraging more readers to approach these books. It is often said that Conrad is ‘a writer for men’, a sure sign of neglect and incomprehension, he is a writer for anyone, man or woman, who has a beating heart.

    Does anyone on this site have a DVD of Andrzej Wajda’s 1976 film of the Shadow line? It is a great film but is little known, probably because the title, “Smuga cien” gives the misleading impression that the film is in Polish. It is in fact an Anglo Polish production and is entirely in English with Polish subtitles.

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    Hector 27 Settembre 2013 at 19:07

    It may be of interest to hardened lovers of Conrad that apart from the house on Nowy Swiat in Warsaw which the Korzenioswkis rented and which is commemorated with a plaque, the cell in Pavillion X in the Warsaw Citadel where his father Apollo was imprisoned still exists as do the building in Krakow on ulica Posielska where he lived with his father and the buildings in which he lived as a student in Lwow and Krakow (on Florianska and on Szpitalna)
    The hospital in Berdyczew where he was born no longer stands but a museum is planned in the nearby Carmelite convent. It was a priest from that convent who baptised him.

    Why did he choose not to write in languages he knew well but to write in a language which he spoke with difficulty? Who were his intended readers? The Poles and French who felt he had betrayed them? The English who at the time thought his writing poor?
    Ivano Pollini gives a very sensitive insight into this.

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    Jas Fasola 27 Settembre 2013 at 19:46

    qui sotto (in polacco pero’;) si racconta che Joseph (Józef)non parti’ per amore dell’avventura ma che quando era molto piccolo suo papa’ e sua mamma furono arrestati per motivi politici dai russi e spediti nel nord della Russia… morirono etc… lui come figlio di condannati era obbligato al servizio militare per diversi anni sotto lo zar e per evitarlo fu spedito in Francia. Fu emigrante “non per scelta ma per necessita’”.

    http://www.culture.pl/baza-literatura-pelna-tresc/-/eo_event_asset_publisher/k3Ps/content/jozef-teodor-konrad-korzeniowski-joseph-conrad

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      Hector 27 Settembre 2013 at 20:20

      His readers are probably well aware of this. The contents of the article by Zdzislaw Najder are well known and available in serious biographies written in languages more accessible to most readers.
      Nie przesadzajmy!

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        Jas Fasola 27 Settembre 2013 at 21:27

        Hector, I see your Polish is better of your English! Wonderful! 🙂

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          Jas Fasola 27 Settembre 2013 at 21:29

          … than your English, of course 😉

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          Hector 28 Settembre 2013 at 10:20

          Really!
          I suggest you review the above sentence and put write it in correct English before making childish statements.

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            Doroteo Arango 28 Settembre 2013 at 11:03

            Un esempio di modestia, non c’è che dire… e visto che forse il sito è italiano abbassarsi a scriver i commenti nella lingua del sito no, eh?!?

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              Hector 28 Settembre 2013 at 11:41

              Though I am able to read in Italian I am unable to write properly in your beautiful language. It is respect for your language and modesty which prevent from isulting it with my poor writing.
              And most educated chess players can usually, read English without difficulty.

              It is unfortunte, Mr Arango,that you should wish to make readers of foreigh nationality so unwelcome on the “Soloscacchi” site.

              Thankfully this has not generally been the case and contributors of articles have been happy for their work to extend far beyond parochial frontiers and the readership is becoming increasingly international. I much regret that this causes offence.

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            Hector 28 Settembre 2013 at 11:20

            And by the way, Mr Bean alias Jas Fasola, “It is better to remain silent and be thought a fool than to open one’s mouth and remove all doubt” wrote Mark Twain. It would be wise, my good man, to bear this in mind before writing comments.

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              Martin Eden 28 Settembre 2013 at 11:27

              Ecco… dopo quest’altra dimostrazione di modestia mi aspetto delle scuse ufficiali nei confronti dell’amico Jas che, al pari di tutti gli altri qui, si prodiga quotidianamente per il successo del nostro sito.
              Grazie.

              • avatar
                Joe Dawson 28 Settembre 2013 at 11:32

                Jas, Martin, non ve la prendete… è di nuovo il complessato degli idrocarburi sotto mentite spoglie!

                • avatar
                  Hector 28 Settembre 2013 at 11:54

                  I am in ignorance of what idrocarburi might mean.

                  Sadly it seems not foreign readers are unwelcome on the site and am disappointed at the shallow pettiness of the comments which appear.

                  I will continue however to read those articles of value that Soloscacchi and to comment when I feel moved to it; but will not enter into further exchanges with the few small minded and spiteful who,I believe, do not represent Soloscacchi, which produces many quality articles. I will continue to read those with interest and pleasure.

  13. avatar
    Ivano E. Pollini 28 Settembre 2013 at 12:17

    Alla Direzione di SoloScacchi

    Vedo che talvolta, se non spesso, i commenti che compaiono sul sito non
    si riferiscono all’articolo in questione, ma diventano un tramite per
    parlare d’altro, fare critiche dubbie o addirittura “battibeccarsi” ❗

    Tutto questo mi dispiace e lo trovo assurdo.

    Mi domando se la Direzione NON possa intervenire e raccomandare a chi desidera scrivere o pubblicare sul sito di rispettare i temi trattai e l’etica della comunicazione.

    Il sito NON va trattato come un luogo per scambi di facezie, pettegolezzi
    et similia. ❗ ❓

    Ritengo che la Direzione abbia il diritto-dovere di censurare interventi
    insignificanti, di puro disturbo o fuori tema.

    Altrimenti ne va della serietà di SoloSacchi e la cosa diventa preoccupante.

    Chiedo, per favore, il “silenzio stampa” sul saggio di Conrad.

    E lasciamo stare le scuse Martin Eden, per favore ❗ ❓

    Grazie per l’attenzione.

    Ivano E. Pollini

    • avatar
      Hector 28 Settembre 2013 at 12:27

      Thank you Mr Pollini for your words of reason and courtesy.

    • avatar
      Jas Fasola 28 Settembre 2013 at 14:00

      E lasciamo stare le scuse Martin Eden, per favore ❗ ❓

      ??? Puo’ cortesemente rileggere i post precedenti in inglese?

  14. avatar
    alfredo 28 Settembre 2013 at 12:26

    concordo in pieno con l’amico Ivano
    parliano di ( non – soloscacchi)
    per il resto c’è facebook e milioni di altre chat o simili .
    ho letto il saggio di Ivano e da amante -lettore di Conrad lo ho trovato molto interessante e a tratti veramente illuminante .
    continuo a considerare questo sito che mi tiene compagnia e che mi consente di divagare con le mie ” nugae” il migliore che ci sia
    per le chiacchere risponderei con le parole di Richard Feynman che danno il titolo a una parte della sua autobiografia
    ” che t’importa di cio’ che dicela gente”
    L’articolo di Ivano e quello risproposto oggi da Marramaquis sono di livello elevatissimo .

    • avatar
      Hector 28 Settembre 2013 at 12:44

      Indeed! The comments should all be centered on the article above, which merits respect and certainly not what it has been receiving. Conrad is one of the giants of litterature and is often cast aside and left unread and undervalued. Ivano Pollini’s article is very valuable as, apart from being well written and interesting, it presents Conrad in a very personal and sensitive way which should lead an enriched and enriching readership.
      It is to Soloscacchi’s credit that it publishes such articles and I, personally, am grateful for that.

  15. avatar
    Jas Fasola 28 Settembre 2013 at 13:55

    a me l’articolo e’ piaciuto, non sapevo molte cose e sono andato ad approfondire sui siti polacchi dove ho trovato qualcosa che si riferiva ad un momento importante della vita di Conrad che mi sembrava degna di venire riportata.

    • avatar
      Ivano E. Pollini 28 Settembre 2013 at 16:35

      Jas Fasola,

      quanto ora dice è positivo e mi fa piacere.

      Non poteva esprimersi così subito?

      Credo che se diceva semplicemente di aver fatto una ricerca su Conrad sui siti polacchi, e non usava frasi che si prestavano a malintesi e che, a quanto pare, devono aver offeso qualcuno, non si sarebbe creato questo bisticcio senza senso.

      Se l’articolo le è piaciuto, io sono molto contento.

      Certo che ho letto tutto, e sono dep parere che non ci sia bisogno di scuse da parte di nessuno.

      Basta così allora, e, per favore, un pò di silenzio, che fa bene a tutti

      Cordialmente

      IEP

      • avatar
        Doroteo Arango 28 Settembre 2013 at 17:01

        “credo che se diceva”

        …il congiuntivo: questo oggetto misterioso! 😎

        Meno male che il professorino inglese suo amico si vanta di non conoscere l’italiano altrimenti chissà quante amicizie incrinate… 😉

        • avatar
          Mongo 28 Settembre 2013 at 17:41

          Il congiuntivo dovrebbe essere abolito!!! 😉

  16. avatar
    H.B.Smithson 29 Settembre 2013 at 11:47

    Thank you Ivano Pollini for yet another excellent article, this time on Josef Conrad. It had been many years since I read any Conrad and the article spurred me to revisit my bookshelves in search of his some of his book. Without his article I would not now be on my second Conrad dog-eared book (Lord Jim) and my enjoyment in it far exceeds that of my youthful first reading.
    I have no doubt that Mr Pollini’s article will inspire others too, offering them, as he did to me, something we might not otherwise have enjoyed. From this perspective the article succeeds brilliantly especially for those who, in their youth, read his works without fully comprehending what they read.
    I would like to mention however my disappointment in seeing how the privilege of being able to leave comments has been hijacked by a few and used either as a personal blog or for outpourings of bile directed at the author or at others who have placed comments in good faith. It is, for instance, most sad that Romano Vlad has died but how does this relate to the article on Conrad? It leaves a sense of distaste to read the attacks on other people’s grammar, especially the author’s. I am prompted to mention because of the lack of respect it shows towards both the article and its author.

  17. avatar
    Luca Monti 13 Novembre 2013 at 11:59

    Finalmente ho trovato il tempo per rileggere questo corposo saggio.Grazie di cuore
    all’autore che,lontano da piaggeria,rimane sempre a livelli di eccellenza. A mio
    personale parere almeno.

  18. avatar
    giancarlo 20 Marzo 2014 at 17:09

    ho letto con interesse articolo e commenti. Desidero informare gli appassionati che quest’anno 2014 ricorrono 90 anni dalla morte di Conrad e cento dal suo passaggio a Milano e Genova quando sorpreso dallo scoppio della guerra in Ucraina e rischiando di essere internato assieme alla famiglia, in quanto ormnai cittadino britannico, riuscì a raggiungere Milano, poi Genova ed imbarcarsi per l’Inghilterra.
    Per commemorare l’evento il museo del mare di Galata di Genova esporrà una mostra dal titolo “CERCANDO CONRAD” dal 12 aprile al 12 ottobre. In seguito la mostra sarà esposta all’Acquario Civico di Milano dall’11 novembre alla metà del gennaio 2015.
    Grazie per l’attenzione, siete invitati.

  19. avatar
    Ivano E. Pollini 27 Marzo 2014 at 23:07

    Alla Redazione di SoloScacchi.

    Riporto integralmente un recente intervento sul mio articolo su “Conrad” che credo possa essere di interesse per gli amici di SoloScacchi.

    “giancarlo 20 marzo 2014 at 17:09

    ho letto con interesse articolo e commenti. Desidero informare gli appassionati che quest’anno 2014 ricorrono 90 anni dalla morte di Conrad e cento dal suo passaggio a Milano e Genova quando sorpreso dallo scoppio della guerra in Ucraina e rischiando di essere internato assieme alla famiglia, in quanto ormnai cittadino britannico, riuscì a raggiungere Milano, poi Genova ed imbarcarsi per l’Inghilterra.
    Per commemorare l’evento il museo del mare di Galata di Genova esporrà una mostra dal titolo “CERCANDO CONRAD” dal 12 aprile al 12 ottobre. In seguito la mostra sarà esposta all’Acquario Civico di Milano dall’11 novembre alla metà del gennaio 2015.
    Grazie per l’attenzione, siete invitati.” 💡

  20. avatar
    alfredo 27 Marzo 2014 at 23:40

    Bellissima iniziativa .
    mandero’ alla redazione una foto che scattai tempo fa a Varsavia .
    la casa in cui abitò su cui è stata posta una targa in ricordo .
    E’ possibile ricostruire i luoghi ” milanesi” di Conrad ?
    un ciao a Ivano ❗

    Mi piace 1
  21. avatar
    Nino 24 Agosto 2016 at 10:40

    Ciao Ivano, sono davvero lieto di aver letto questo tuo lavoro su Conrad. Finora ho letto soltanto due romanzi di Conrad, La Linea d’ombra e Cuore di Tenebra. Fra poco inizierò Tifone e mi aspetta L’agente segreto. Quale consideri il suo romanzo più riuscito?
    Grazie.
    Nino

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