Storia di un film

Scritto da:  | 21 Ottobre 2013 | 12 Commenti | Categoria: Scacchi e cinema

Scacco Matto Story 1

Capitolo 1 – Un Incontro Fortuito

Non ricordo se uno o due anni or sono, rientrando in casa un pomeriggio di una giornata come tante altre, notai che sul tavolo al centro della stanza stava, come in esposizione, una scacchiera di fattura fine con i pezzi da gioco color oro e argento. L’iniziale sorpresa lasciò ben presto posto ad un’ovvia domanda: “e quella da dove salta fuori?” Mio fratello disse che l’avevamo vinta all’annuale pesca di beneficenza e aggiunse anche qualcos’altro che però io non sentii. La mia mente stava già partorendo migliaia di pensieri che esprimevano in maniera diversa un concetto comune: prima o poi quell’oggetto singolare e inatteso sarebbe finito al centro di una storia.

La cosa morì lì. Passarono le settimane e i mesi (e forse anche l’anno – la memoria si confonde nella canicola estiva) durante i quali io ebbi modo di laurearmi, cambiare vita e lavoro, mentre la scacchiera passò silenziosamente dalla sala, alla camera da letto, al ripostiglio. Probabilmente di lì a poco sarebbe stata data via – prestata, venduta o semplicemente regalata – o ancor peggio sarebbe andata lentamente consumandosi a causa del tempo e dell’umidità, se non fosse accaduto un fatto inaspettato.

Nel corso della vita si incontra un numero difficilmente calcolabile di persone, la maggior parte delle quali rimangono sconosciute, poche che divengono speciali. Ma c’è anche una terza categoria. Io li definirei conoscenti, facebook vi suggerirà di aggiungerli alla “lista” di amici più stretti per il semplice motivo di avere cinquanta o più amici in comune, fatto sta che i membri di questo gruppo, a metà fra gli estranei e le persone a cui vogliamo bene, talvolta ci influenzano più di quanto potremmo immaginare

Incontrai B. per caso, lo scorso autunno. Sempre per caso o forse per noia, ci fermammo a parlare. Per volere della Provvidenza o per semplice curiosità femminile, mi chiese se facessi ancora film. Avrei potuto rispondere precisando che in realtà non avevo mai fatto film, ma solo cortometraggi di ben poco valore, invece istintivamente dissi: “ci sto lavorando”. E non era una bugia: la mia mente si era messa in moto. Non ci vollero molti giorni affinché tirassi fuori un vecchio quaderno e, trovata una penna con ancora un residuo d’inchiostro nell’astuccio colmo, cominciassi a scrivere. Quando finalmente ebbi un’idea, scesi in sala correndo. Ma non trovai quel che cercavo.

Dov’era finita la scacchiera?

Scacco Matto Story 2

Capitolo 2 – La Scelta

La prima bozza era orrenda.

Da un certo punto di vista, di solito è anche meglio che sia così: quando il punto di partenza è basso, la situazione non può che migliorare. Dall’altro, c’è voluto un po’ di lavoro per sistemare il tutto: lavoro sui personaggi, sull’intreccio, sul ritmo. Fortunatamente le giornate andavano accorciandosi, l’autunno volgeva all’inverno, e starsene in casa a scrivere non era poi così male. Al contrario.

Il vero problema, però, non era il punto di partenza, quanto quello d’arrivo. Se all’inizio la storia non era un granché, è per il semplice fatto che nel redigere la prima stesura l’unica preoccupazione era stata quella di creare un ambientazione, delle situazioni e dei personaggi realizzabili (perché, andiamo, se avessi mezzi illimitati, pensi davvero che me ne starei qui a scrivere questo racconto?). Ma poi, rileggendo, sistemando e modificando, ero arrivato ad inserire tante di quelle scene rischiose che dovetti fermarmi un momento per prendere una decisione: scrivere una sceneggiatura possibile o una interessante?

Scrivere è un po’ come sognare ad occhi aperti: non ci sono limiti se non quelli che pone la nostra stessa immaginazione. Girare un film però è qualcosa di molto più complesso; se vogliamo è un po’ come chiudere gli occhi: può capitarti di sognare, certo, ma può altresì accadere d’imbattersi in un incubo. Nessuno, mettendosi a dormire, può sapere in anticipo cosa gli riserverà il sonno, ma si può andare a letto sereni o preoccupati. Nel dare il via alla realizzazione di una WebSerie non potevo sapere come sarebbe andata la lavorazione, che aiuti avrei trovato, quali difficoltà avremmo incontrato; però potevo scegliere se scrivere qualcosa di facile o di rischioso.

Sebbene vi fossero un mucchio di ragioni a sostegno della prima, scelsi la seconda via: un po’ perché più stimolante, un po’ perché più soddisfacente, un po’ perché credo di non avere tutte le rotelle a posto, ma soprattutto perché mi sembrava la scelta giusta.

Era la fine di novembre ed io avevo una storia. Potevo realizzarla? No. Però potevo chiedere aiuto e provarci. Così presi il cellulare e chiamai D.

Scacco Matto Story 3

Capitolo 3 – Il Primo Collaboratore

Dopo cinque anni di Liceo e tre cortometraggi realizzati assieme, non è che mi aspettassi una risposta diversa. Tuttavia questa volta D. pareva convinto come mai prima. Così, senza stare ad approfondire se quell’entusiasmo che avevo colto nel suo tono di voce derivasse da altro che non la trama che gli avevo appena esposto, lo ringraziai, lo salutai e mi misi subito al lavoro. Scrissi in maniera sorprendentemente rapida e nel giro di due settimane mi ritrovai con la prima stesura della sceneggiatura fra le mani. Felice, la inviai a D. ed attesi un suo responso

Attesi, attesi, attesi: chissà quante osservazioni stava facendo. Attesi, attesi, attesi: doveva essere proprio un disastro se non richiamava. Attesi, attesi, attesi: vabbé tutto, ma quanto gli ci vuole a leggere?

Dopo varie esitazioni, decisi di chiamarlo io. Proprio mentre cercavo il cellulare nei vari luoghi in cui sono solito dimenticarlo, questo suonò. Sullo schermo v’erano il nome e la faccia di D.

«Ciao! Scusa se c’ho messo tanto, comunque mi piace.»

Quelle ultime due parole mi fecero dimenticare ogni cosa. Dovete sapere, o miei due lettori che – unici – avete avuto la pazienza e l’ardire di giungere fin qua, che D. non fa mai un complimento, non dice mai una parola positiva, non sembrerebbe nemmeno uomo se non fosse che ogni tanto anche a lui scappa un sorriso. Quindi potete capire il mio stupore quando sentii un mi piace uscire dalla sua bocca; per di più lo disse con lo stesso tono entusiastico con cui aveva risposto all’esposizione della trama, il che fece crescere ancor di più la mia confidenza. Ma con D. le cose non sono mai così semplici

«Ho solo due osservazioni»

Mi feci coraggio e lo ascoltai.

«Primo, riguardo al mio personaggio, lo approfondirei un po’ di più…»

Col senno di poi, ammetto che aveva ragione: nella prima stesura non avevo ben delineato il suo personaggio e – lo si dica per inciso – anche Erica non mi convinceva del tutto.

«…secondo: dato che la serie verrà pubblicata su youtube, pensavo che il titolo, invece di Scacco Matto potrebbe essere ch… cek… insomma: Scacco Matto in inglese.»

Non starò qui a far commenti sulle competenze linguistiche di D.; né racconterò di come diplomaticamente gli risposi che quell’osservazione era inutile a quel punto della lavorazione e prepotente in generale. Dirò solo che lo ringraziai nuovamente, misi giù il telefono e nelle due settimane successive sistemai la sceneggiatura secondo le sue indicazioni e le mie impressioni.

Quando finii, l’inverno era talmente inoltrato che già si sognava la primavera. Pensai che quello era il momento ideale per cominciare a cercare gli attori.

Scacco Matto Story 4

Capitolo 4 – Autore in Cerca di Sei Personaggi (Prima Parte)

Trovai mio fratello sdraiato sul divano, la maglietta consunta che faticava a contenere sui fianchi quei chili di troppo accumulati recentemente.

“Ho scritto una piccola parte per te, ti va di fare la guest star?”

“Va bene.”

Nemmeno aveva distolto lo sguardo dalla tv, ma lo presi per un sì convinto. Un personaggio – seppur marginale – era sistemato. Due, se consideriamo che D. si era già dichiarato disponibile ad interpretare Luca. Ora si trattava di trovare gli altri tre protagonisti e, se possibile, il presentatore, prima di cominciare le riprese.

Non conoscevo R., anche se un amico comune me ne aveva parlato: appassionato di film, tv e new media, studente di teatro. Organizzammo un incontro a tre: io, R. e l’amico comune – M. Ci trovammo un pomeriggio di fine inverno ad un bar e sedemmo ad un tavolo riparato all’aperto: io non presi nulla, R. nemmeno; M. bevve e mangiò. Dopo aver scambiato quattro chiacchiere ed esserci conosciuti, cominciai il mio monologo: gli parlai della serie, di come intendevo realizzarla, della storia, dei personaggi.

“E a me che parte vorresti far fare?” chiese infine R.

“Fabio.”

Mentre M. finiva il suo trancio di pizza, ci accordammo e la sera stessa gli inviai la sceneggiatura via mail. R. la lesse (molto più velocemente di D., ndr) ed accettò: 3 attori trovati.

Ora veniva il difficile: trovare una ragazza che interpretasse Erica. Sì, lo so che la maggior parte di chi ha avuto l’ardire o la pazienza di arrivare fino a questo punto della storia mi starà con ogni probabilità affibbiando un aggettivo poco fine e, ridendo, starà pensando: non riesce nemmeno a trovare una ragazza? Ma per quanto possa essere d’accordo sull’epiteto, non condivido il ragionamento generale.

Davvero pensi di riuscire a trovare una ragazza che voglia recitare?

Certo.

Senza retribuzione?

Probabilmente.

E che sia – come dice la sceneggiatura – molto bella?

Possibile.

Che sia disposta a lavorare con una troupe di sconosciuti?

Forse.

E di accettare di girare QUELLA scena dell’ultima puntata?

Perché, che succede?!?

Guardate la serie.

Scacco Matto Story 5

Capitolo 5 – Autore in Cerca di Sei Personaggi (Seconda Parte)

Dopo un mese di ricerca, non eravamo ancora riusciti a trovare la persona giusta.

Sia io che D. avevamo chiesto un po\ in giro, ma fra un rinvio, un rifiuto ed un imprevisto, le speranze di trovare una ragazza che soddisfacesse tutti i requisiti del copione andavano affievolendosi sempre più. Stavo già pensando di rinunciare al “bella” quando ancora una volta giunse in nostro aiuto M.

«Tu conosci una certa C.?» mi chiese in chat.

Non la conoscevo.

«Prova ad aggiungerla su facebook e spiegale.»

Senza farmelo ripetere due volte, seguii il consiglio di M. e la aggiunsi. Chattai con C. per una mezz’oretta scarsa. Al termine della spiegazione, mi pose una sola domanda: devo baciare qualcuno?

Straordinarie preoccupazioni delle menti femminili! Le risposi che non c’erano baci, scene di nudo o altre scene imbarazzanti (beh, forse su quest’ultimo punto ho mentito). Così ci accordammo per vederci il giorno successivo. Quando la vidi, capii che ancora una volta era accaduto un fatto straordinario e che avevamo trovato la persona giusta. Ora bisognava solo capire se avrebbe accettato di interpretare Erica. Le chiesi se avesse letto la storia e lei rispose che l’aveva letta assieme a quasi l’intero copione: le mancava solo l’ultima puntata. Le spiegai ciò che accadeva, in particolare QUELLA scena, ed attesi col fiato sospeso.

«Ok, ci sto!» C. era ufficialmente Erica.

Per completare il quadro dei protagonisti, mancava solamente Giorgio. Nella descrizione a pagina due della sceneggiatura, Giorgio veniva indicato come alto, biondo, occhi azzurri e occhiali. D. mi mandò un sms, dicendomi che aveva un’idea: un suo amico, che non sentiva da un po’, ma che avrebbe potuto fare al caso nostro – big D. Gli dissi se aveva una foto e D. me l’inviò. Fu allora che, per la prima volta, mi sorse il dubbio che D. non avesse mai letto la sceneggiatura. Eppure, per una di quelle oscure ragioni che – forse fin troppo spesso – ci portano a fare la scelta meno razionale, decisi di dargli ascolto.

Incontrai big D. una sera d’inizio maggio. Io indossavo jeans e felpa, lui pantaloncini e maglietta. Verso le dieci cominciai a raccontargli di Scacco Matto e a mezzanotte gli diedi il benvenuto a bordo: il quadro dei protagonisti era completo.

Prima di proseguire col racconto, una piccola nota personale. Premetto che questo non è in alcun modo un complimento a D., fatto sta che, alla luce di come sono proseguiti gli eventi, big D. è stato il miglior acquisto per la serie. È probabile che senza il suo contributo la serie non sarebbe mai stata completata il che implica, fra le altre cose, che voi – miei due affezionati lettori – ora non stareste leggendo queste righe.

Secondo i miei piani, a quel punto avrei dovuto cercare il presentatore. Ma la ricerca dei protagonisti era stata più lunga del previsto e la primavera cominciava già ad offrire giornate tiepide e soleggiate; il tempo perfetto per cominciare le riprese.

Scacco Matto Story 6

Capitolo 6 – Ritardi

Erano due anni che non dirigevo.

A parte alcune riprese di test per progetti mai realizzati o in preparazione alla serie, non avevo più fatto nulla dall’ultimo cortometraggio – terminato nel maggio 2010. Dunque ero un po’ arrugginito, ma se ciò era prevedibile, quello di cui non avevo tenuto conto era il poco tempo a disposizione rispetto al materiale da girare.

Detto in altri termini: non erano ammessi errori; ma i primi giorni non facevo altro. Così succedeva che se un attore mi chiedeva di essere libero per il pranzo, io gli rispondevo che non c’erano problemi, ma poi alle due del pomeriggio stavamo ancora girando (nota per gli attori: se avete i tempi tirati, specificate sempre l’orario in cui siete soliti consumare i pasti).

Col tempo, ovviamente e per fortuna, la ruggine sparì, non per questo però le cose migliorarono: tra imprevisti, rinvii, errori, ritardi e chi più ne ha più ne metta, non eravamo praticamente mai in orario. Poi arrivarono le ferie estive.

Tra la gente che partiva, quella che aveva esami, corsi estivi, nessuna-voglia-di-lavorare-col-caldo, non era proponibile organizzare qualcosa ad agosto. Proprio in quel periodo stavo leggendo un testo sulla produzione cinematografica in cui si diceva che, qualunque cosa accadesse, una volta cominciate le riprese non bisognava fermarsi fino a che queste non erano terminate. Fu allora che decisi di fermarmi.

Se da un lato ciò può dare una cifra della mia pazzia (o poca diligenza scolastica, ognuno legga quel che desidera), dall’altro fu probabilmente la scelta più saggia che presi durante l’intera produzione. In un mese o poco più ebbi tempi di riguardare il girato, realizzare un premontato, avere ben chiaro in mente quello che c’era ancora da fare. Ma soprattutto mi resi conto del valore di quel che avevo tra le mani. Non voglio qui raccontare di come fu quello il momento in cui decisi di realizzare il sito e questa storia, né che miracolosamente e nonostante i ritardi, di 25 giorni previsti per le riprese quest’ultime sono durate esattamente 25 giornate.

Vorrei solo accennare, con tono non più forte di un sussurrio, a come ciò che mi diede la spinta a proseguire e portare a termine l’opera non fu il girato, né il premontato, né la consapevolezza che Scacco Matto era effettivamente realizzabile nonostante le iniziali titubanze; quanto il fatto che il mio fratellino, di nome R. ma per tutti il compositore, avesse tirato fuori, ancora una volta, il coniglio dal cilindro.

Scacco Matto Story 7

Capitolo 7 – Come Bud Spencer e Terence Hill

Per quanto ormai sia un’abitudine, non è mai stato facile lavorare con mio fratello.

Perciò, memore delle passate esperienze, per non correre il rischio di ritrovarmi all’ultimo minuto a litigare perché per l’ennesima volta non aveva rispettato la scadenza per la quale ci eravamo accordati, giocai doppiamente d’anticipo: non solo mi presentai da lui quando le riprese non erano nemmeno cominciate, ma gli diedi anche un mp3 e gli dissi senza mezzi termini “fai un plagio di questa musica”.

Dopo le sue iniziali obiezioni di carattere prettamente etico, riuscii a convincerlo. Passarono così i giorni. Poi, una sera, rientrando dal lavoro, lo trovai sulla soglia di casa ad attendermi (per inciso: ciò non accade mai se non quando ha bisogno di un favore).

“Enri, non ti arrabbiare” esordì “ma… non è proprio un plagio”.

Chissà che aveva scritto! Presi una sedia e, armato di quel briciolo di pazienza di cui non dispongo, mi sedetti accanto al pianoforte.

Io non ho i mezzi per giudicare la qualità di una composizione musicale; mentre tu – mio ultimo, affezionato lettore – potrai, qualora lo vorrai, udire quelle stesse note che udii allora io, nel corso dell’ultima puntata. Tuttavia posso raccontare un piccolo ma significante aneddoto.

In quei giorni, in cui stavo per imbarcarmi sulla nave di ScaccoMatto, non ero così sicuro di levare l’ancora: avevo dubbi sulla storia, sulla sua qualità, sulla sua realizzabilità, sul suo valore, e mi domandavo se il gioco valesse la candela. Ascoltando quella musica, non fugai i miei dubbi, ma acquisii una certezza che stava svanendo: fare film era allora più di sempre ciò che desideravo fare.

E così ScaccoMatto cominciò. E per realizzarlo sono dovuto ricorrere a tutte le mie conoscenze, dai fratelli ai parenti, dagli amici agli sconosciuti, e ad ognuno ho dovuto chiedere favori senza poter offrire nulla in cambio. E con ognuno, in un modo o nell’altro, ho discusso: dalle litigate con D., alle occhiate fulminanti che C. mi mandava ogni volta che le dicevo “facciamone un’altra”, son sicuro che tutti, almeno per un momento, mi hanno odiato nel corso della lavorazione.

Ma anche di un’altra cosa son certo: che il sentimento che attraversava la mente di Big D. come di R., non era in realtà odio, ma qualcosa di diverso, qualcosa che non saprei definire. Era un po’ quel sentimento che provava – in ogni loro film – Bud Spencer per Terence Hill, una specie di rancore apparente che in realtà celava un profondo affetto.

Per questo ho deciso di scrivere questa piccola storia: per lasciare un segno tangibile della mia gratitudine a chiunque abbia contribuito a realizzare ScaccoMatto, da A. a Z. Che poi sono nomi fittizi, poiché se la serie ti piacerà, o mio gentilissimo lettore, sappi che la lista di persone da ringraziare è talmente lunga che tanto vale dire grazie all’intero alfabeto; se invece la disprezzerai, dovrai incolpare solo e solamente me.

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12 Commenti a Storia di un film

  1. avatar
    Roberto Messa 21 Ottobre 2013 at 18:45

    Ma come? Volevate un po’ di gioventù e ora che arriva questa bella cosa nessuno scrive niente? Qualcuno storcerà il naso perché nel film non sono rispettati tutti i crismi di un regolare torneo, ma io credo che i ragazzi “fuori dall’ambiente” vivano gli scacchi proprio così e che è giusto così… Qualche tempo fa mia nipote e il suo fidanzato mi raccontavano che all’Univ. di Ingegneria di Brescia ogni tanto organizzavano dei torneini “spontanei” con scacchiere rimediate o addirittura di carta. Non ricordo come facessero – o come NON facessero – con l’orologio.
    Un bravo a tutti questi ragazzi, che hanno interpretato così bene le speranze, gli entusiasmi e le preoccupazioni dei ragazzi italiani del 2013.

    • avatar
      Joe Dawson 21 Ottobre 2013 at 21:09

      Stan tutti vedendo il film, Roberto, e fanno bene, perché Martin ha detto che poi li interroga per benino e se non si presentano preparati scatta l’embargo del blog! 😉

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      Doroteo Arango 23 Ottobre 2013 at 07:37

      Forse l’orizzonte mentale e culturale dello scacchista italico medio in campo cinematografico è più ampio ed elastico di quello che normalmente si tende a ritenere… da Rocco Siffredi in certi casi addirittura sino ad Alvaro Vitali…

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        Tonnerres 23 Ottobre 2013 at 09:58

        Ecco perchè il cinema italiano fa pena da circa 40 anni (con eccezione di pochi film, come per esempio “Romanzo criminale”;).
        Perchè si ragiona in questo modo.
        Un film è un film, come un libro è un libro, come un articolo di filosofia o sociologia è quello, come un discorso politico è quell’altro.
        Il cinema non è fare scene brutte per far passare un messaggio culturale (pur con tutto il rispetto).
        Ma finchè si continua con questa mentalità di sinistra e con i critici cinematografici di sinistra che ci rincretiniscono con questo tipo di messaggi…

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          Doroteo Arango 23 Ottobre 2013 at 22:41

          Ecco, benissimo… vediamo allora di ricapitolare, correggimi -ti prego- se sbaglio: son 40 anni che in Italia non si fanno bei film (a eccezione di quel capolavoro di “Romanzo criminale”, a proposito: quanti Oscar ha vinto??) per il semplice motivo che da quattro decenni la cinematografia italica è irrimediabilmente in mano a biechi registi, produttori e critici bolscevichi…

          Sacrosanto! Non ci avevo pensato, scusa…

          Allora la mia idea è semplicissima: perché il cinema una volta tanto non “copia” dalla televisione?!? In particolare da quella commerciale: infatti nel “ventennio” per merito del Kubrik di Arcore il livello si è incredibilmente alzato rispetto al passato: pallone, reality, pubblicità e veline… vuoi mettere?!? 😉

  2. avatar
    Guy 22 Ottobre 2013 at 07:24

    Trovo encomiabile l’iniziativa di questi ragazzi, davvero bravi!

  3. avatar
    Tonnerres 22 Ottobre 2013 at 09:09

    Ehm.. qualcuno tiene il coraggio di dire che cosa pensa in verità di questo “film”? 😉

  4. avatar
    Mongo 4 Novembre 2013 at 23:08

    Sono riuscito a vedere solo i primi 5 capitoli: esilarante !! Fin qui è un ottimo lavoro.
    Nei prossimi giorni lo finisco e poi dirò la mia.

  5. avatar
    Mongo 6 Novembre 2013 at 21:58

    Nell’episodio 8 Giorgio commette un errore nel spiegare l’arrocco muovendo prima la torre (minuto 3.50). 😎

  6. avatar
    alfredo 7 Novembre 2013 at 03:23

    beh non è vero che il cinema italiano dopo le altissime vette degli anni 50- 60 e primi anni 70 non ha prodotto autentici capolavori .
    un film come ” c’era una volta in america ” di Sergio Leone non è forse un capolavoro .
    e poi ci sono molti registi che forse non faranno incassi miliardari , stanno poco nelle sale soppiantatati dai cinepanettoni di ogni ogni genere ma hanno senza dubbio una loro dignità artistica .
    Un film che io ho trovato molto bello è ad esempio” caos Calmo” , trato dal libro di Veronesi .
    e poi vi faccio un nome . ha già fatto due film ( dopo umerose cortometraggi e documentari) . Non è ancora affermato ma ha tutte le qualità per farsi strada .
    Andrea Segre .
    Se vi capita ( difficile ma non impossibile) di vedere il suo ultimo film nelle sale andate a vederlo . qualche euro speso bene .

    • avatar
      Yanez 7 Novembre 2013 at 07:23

      Alfredo bentornato! Non ci far mancare i tuoi interventi mi raccomando! 😛

  7. avatar
    Mongo 7 Novembre 2013 at 12:28

    Ecco il mio giudizio, da critico sopraffino, su questo lavoro cinematografico: più che eccellente. Non da oscar per qualche errore (gravissimo quello dell’arrocco!! 😉 ), ma ci siamo vicino. Complimenti al regista/sceneggiatore ed al fratello musicista. Un 7+ anche, indistintamente, a tutti gli attori… Beh, una scena di nudo (la Carlotta Pili [sarà mica imparentata con il nostro Pili]/Erica ‘buca’ lo schermo!!) alla fine ci stava anche bene.

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