Curt von Bardeleben

Scritto da:  | 31 Gennaio 2014 | 11 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri
Berlino
Il 4 marzo 1861 nasceva, a Berlino, il rampollo della nobile famiglia Von Bardeleben. Al futuro conte venne imposto il nome di Curt. Il piccolo ricevette un’educazione degna della sua estrazione sociale, e la famiglia programmò per lui un corso di studi superiori che avrebbe dovuto portarlo alla laurea in giurisprudenza.
Curt iniziò a frequentare i ritrovi scacchistici berlinesi, mettendo in luce doti non comuni davanti alla scacchiera, e ben presto gli scacchi divennero il prevalente interesse della sua esistenza, relegando gli studi universitari al secondo posto, tanto che verso i vent’anni Curt comunicò alla famiglia di non avere intenzione di portarli a termine e di volersi dedicare al professionismo scacchistico.
Dresda 1892

Dresden 1892. In piedi: Heyde, Schmid, Blackburne, Noa, Hoffer, von Scheve, Walbrodt, Zwanzig. Seduti: Loman, Schottländer, Winawer, Mason, Schallopp, von Bardeleben, Tarrasch, Mieses, Albin, Alapin

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Inutile dire che tale decisione gettò nella costernazione i familiari, ma Curt si radicò ancor più nella propria convinzione grazie al doppio successo che ottenne nel 1883, nel torneo della Società Scacchistica Berlinese e, a Londra, nel torneo Vizayanagaram, il cui ricco monte premi era stato stanziato – appunto – dal rajah di questo staterello indiano. Il fatto di essersi lasciato alle spalle giocatori del calibro di Isidor Gunsberg e del reverendo George Alcock MacDonnell lo fece considerare, da parte di alcuni commenatori londinesi,  come il miglior giocatore tedesco in circolazione, anche se il giudizio apparve un po’ eccessivo.
Curt BardelebenIncalzato dai familiari, riprese gli studi universitari, strappando così una laurea che finì tuttavia nel cassetto: Curt voleva giocare a scacchi e misurarsi con l’ élite scacchistica mondiale. Giocò un buon torneo a Norimberga ancora nell’83, poi scomparve, al fine di laurearsi, per ricomparire nell’87 a Francoforte sul Meno, con un 4° posto onorevolissimo, visto il campo dei partecipanti.
Nel 1888 disputò due tornei, ed i risultati furono un terzo posto a Bradford ed un primo posto ex aequo con Fritz Riemann a Lipsia. L’anno seguente fu terzo a Breslavia e quattro anni dopo, a Kiel, fu primo ex aequo con Walbrodt. A Dresda 1892 fu sesto nel torneo dominato da Tarrasch. Nel ’94, poi, pubblicò, in collaborazione con Mieses, un manuale di scacchi che ebbe discreta fortuna. Dal 1887 al 1891 diresse la rivista Deutsche Schachzeitung.
Nel 1895 Curt ebbe la sua grande occasione. Gli organizzatori del tradizionale torneo di Capodanno di Hastings accolsero entusiasticamente la sua iscrizione, visto che ormai era considerato uno dei top ten dello scacchismo continentale, e l’inizio della manifestazione fu per lui  indubbiamente formidabile, con 7,5 punti nei primi nove turni di gioco. Poi Curt dovette affrontare l’ex campione mondiale Steinitz, e dovette subire una sconfitta memorabile, che figura su tutte le antologie; Steinitz giocò una delle più formidabili combinazioni di tutta la storia degli scacchi. Quando Curt si avvide del micidiale seguito ideato dall’avversario (che, tra l’altro, gli stava anche antipatico), si assentò dalla sala e fu visto passeggiare nervosamente all’esterno della sala di gioco, per poi scomparire fino a quando il suo tempo di riflessione si esaurì. Steinitz non mancò di illustrare al pubblico riunitosi attorno alla scacchiera le varie possibilità che offriva la sua spettacolare combinazione, che poi venne da lui proposta per il premio di bellezza e che la giuria giustamente gli assegnò.
Per Curt von Bardeleben quella sconfitta fu come uno spartiacque tra speranza e disperazione; così come la prima parte del torneo era stata per lui un trampolino di lancio verso le vette dello scacchismo mondiale, così la seconda parte fu quasi disastrosa, e soltanto la serie di vittorie ott6enute prima della partita con Steinitz gli valse il 7° posto finale.
Rientrò in Germania, perseguitato dalla fama di quella sconfitta, vinse un paio di tornei, battè Teichmann (1895) in match, fu secondo a Berlino nel 1902 e primo a Coburgo due anni dopo, ex aequo con Swiderski e Schlechter, ma il suo periodo “d’oro” si stava esaurendo. Nel 1905 e 1907, tuttavia, giocò due match con Spielmann, pattando il primo e vincendo il secondo, e nel 1908, contro il giovane Alekhine, dovette subire una dura sconfitta.
Berlino 1897
Berlino 1897, Congresso scacchistico. 4ª fila dall’alto: Schlechter, Heyde. 3ª fila: ignoto, Burn, Marco, von Popiel, Heinrichsen, Blijkmans, Dimer. 2ª fila: Charousek, Janowski, Thalheim, Zinkl, Harmonist, Winawer, W. Cohn, Teichmann, Albin. 1ª fila: Ranneforth, Caro, Metger, Alapin, Süchting, Tschigorin, Schiffers, Bierbach. von Bardeleben si ritirò dopo aver disputato un’unica partita, quella con Johannes Metger.
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Scomparve dal gioco competitivo pur continuando, di tanto in tanto, a pubblicare articoli di carattere teorico o commenti a partite di altri giocatori sulle riviste di lingua tedesca. Sbarcava il lunario a fatica, visto che la famiglia non gli forniva alcuni mezzo di sussistenza, ed il suo fisico asciutto e quasi gracile rivelava probabilmente una serie di malanni che non gli permettevano di rientrare nel grande giro internazionale.
Parecchi anni dopo Edward Lasker lo ricordava in questo modo: “Indossava sempre un completo scuro di mediocre fattura. Apparentemente, non ebbe mai abbastanza denaro per acquistarne uno nuovo, sebbene io abbia saputo che ad intervalli irregolari egli riscuoteva somme di denaro abbastanza consistenti mediante l’espediente di sposare per poi subito divorziare da giovani ragazze che ambivano al suo titolo nobiliare e disposte a pagare per tutto questo. Sfortunatamente, quando incassava il denaro era già oberato di debiti superiori accumulati dall’ultimo divorzio. Alcune lingue velenose dicevano che il numero di ragazze coinvolte in questi brevi interludi matrimoniali era divenuto tanto allarmante da poter costituire l’harem di un sultano”.
Venne la Prima Guerra Mondiale, la sconfitta del Kaiser e la conseguente Repubblica di Weimar. Con l’avvento al potere di Stresemann nel 1923 la Germania parve in condizione di poter uscire dalla spaventosa inflazione durante la quale le famiglie tappezzavano i muri di casa con i biglietti di banca (costavano meno della carta da parati). Curt von Bardeleben viveva a Berlino, dimenticato da tutti, povero, ed il 31 gennaio 1924 decise di mettere fine ai propri giorni ed alla propria disperazione gettandosi dalla finestra. Dalla sua vita e dalla sua morte Nabokov trasse lo spunto per il suo romanzo La difesa, che venne poi tradotto nel film La Difesa Luzhin.
The Luzhin Defence

A Dresda 1892 fu sesto nel torneo dominato da Tarrasch

avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


11 Commenti a Curt von Bardeleben

  1. avatar
    Marramaquis 31 Gennaio 2014 at 19:50

    Un altro pezzo “da antologia” (!) di Paolo Bagnoli.

  2. avatar
    The dark side of the moon 31 Gennaio 2014 at 20:12

    Non sapevo che Nabokov avesse tratto spunto dal personaggio di Bardeleben per il suo romanzo.
    Ho visto parecchio tempo fa il film con Turturro nei panni di Luzhin e mi piacque tantissimo.
    Quante cose si imparano leggendo questo blog… 😉
    Grazie Paolo.

    • avatar
      The dark side of the moon 31 Gennaio 2014 at 20:13

      E in effetti verso la fine del film Luzhin si suicida lanciandosi per finestra ❗

  3. avatar
    Fabio Lotti 31 Gennaio 2014 at 21:28

    Gli scacchi e la vita. Bravo Paolo.

  4. avatar
    Zenone 31 Gennaio 2014 at 21:42

    Bello, come sempre. E ho detto tutto 😉

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    Luca Monti 1 Febbraio 2014 at 11:04

    Che un figlio della fortuna,decida d’abbandonare i doveri ma anche i tanti agi del
    sangue blu,per terminare la esistenza con le pezze al sedere,è un fatto anomalo.Che
    però sancisce in maniera inequivocabile,l’amore suo per Caissa.
    Grazie ancora a Paolo Bagnoli per questo album in bianco e nero,ed un caro saluto ed
    un abbraccio forte al simpatico Jas Fasola ed al grande Mongo.Per SoloScacchi due
    irrinunciabili Alfieri.

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    INSALA' 1 Febbraio 2014 at 11:27

    …gli intellettuali devono contribuire a produrre determinati cambiamenti nella società che li circonda. “Le parole sono azione”, scriveva Satre, e per lottare contro il “male” si deve agire…Bravo Paolo!

  7. avatar
    Mongo 1 Febbraio 2014 at 12:25

    Tra i personaggi della foto relativa al Congresso scacchistico, Berlino 1897, ho notato al volo, senza scendere in varianti secondarie, 4 personaggi che diedero il loro nome ad altrettante varianti di apertura: Caro, Winawer, Albin e Alapin.
    Questa è Storia, grazie Paolo. 😎

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      lordste 3 Febbraio 2014 at 12:01

      io aggiungerei anche Janowsky, Burn e Chigorin…

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    paolo bagnoli 2 Febbraio 2014 at 22:39

    Per quanto riguarda Caro, vabbe’, passi. Per Winawer, c’è una “comproprietà” con Nimzo e Maroczy, Albin (vedi Cavallotti) e Alapin, meglio lasciar perdere …..

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    paolo bagnoli 3 Febbraio 2014 at 18:24

    Leggo soltanto ora il commento di Lordste. Aggiungiamo sicuramente anche questi e consideriamo il fatto che sono personaggi che vivevano nell’epoca delle “scoperte” e delle “invenzioni” in fase di apertura, gli anni in cui Lasker pronunciava la famosa frase: “Datemi tre varianti di apertura e vi dimostrerò che due sono scorrette”.
    Era gente che lavorava davanti alla scacchiera e fornita di blocco per appunti, e che sperimentava sulla propria pelle la validità delle PROPRIE idee (o di quelle degli altri). Uno dei grandi indagatori fu indubbiamente Alekhine, al quale dobbiamo la “sua” Difesa che soltanto pochi anni prima era stata definita “la causa dei successivi problemi del Nero” nei commenti ad una partita giocata in Gran Bretagna da un dilettante il quale, tuttavia, non aveva alle spalle il bagaglio tecnico del Nostro e tanto meno le sue idee.

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