Roberto Cosulich: come lo ricordo io…

Scritto da:  | 4 Gennaio 2014 | 20 Commenti | Categoria: C'era una volta, Italiani, Personaggi

Cosulich and friends in Venice 1971

Alle varie versioni sulla vita di Roberto Cosulich vorrei aggiungere anche il mio piccolo contributo.

Ho conosciuto Roberto nei primi mesi del 1971, avendo appunto incominciato a fare una visita pressoché quotidiana al bar Parente, in piazza Leonardo da Vinci, che ospitava al piano superiore sia il circolo Amatori sia il Centurini. E ho frequentato Roberto in maniera irregolare fino al 1977.

Sulla famiglia Cosulich, i trascorsi sudamericani e il ritorno in Italia direi di rileggere il pezzo (già menzionato da Danny, nel suo commento del 19 dicembre 2013 all’articolo Roberto Cosulich: una morte pirandelliana? di Lawrence of Arabia) tratto da “Una storia di scacchi lunga cent’anni. Il circolo scacchistico genovese Luigi Centurini” di Giorgio Di Liberto, Agostino  Petrillo, Paolo Silvestri, edito da Coedit, 2001.

Fra Argentina, Cile e Venezuela, propendo in maniera quasi assoluta per il Cile. Effettivamente, negli anni dell’adolescenza, Roberto ebbe la fortuna, frequentando il circolo della città cilena di residenza (credo Valparaíso, vago ricordo, ma non così vago) di avere come maestro Herman Pilnik.

Herman Pilnik

Il grande maestro tedesco, classe 1914, emigrò in Sud America, dal 1930 al 1958 abitò in Argentina e successivamente, presumibilmente verso il 1959, si trasferì in Cile, dove rimase per alcuni anni, per poi approdare in Venezuela, dove morì nel 1981. Queste peregrinazioni sono riportate nel libro di Juan Sebastian Morgado “Las  Aventuras de Herman Pilnik”, Alvarez Castillo Editor, Buenos Aires, 2011. Il padre di Roberto non era armatore, bensì comandante di navi, una famiglia medio borghese. Da bambino e adolescente studiò per alcuni anni il pianoforte (in tal senso Trabattoni dice bene). Dopo la Maturità frequento la facoltà di Fisica presso l’università di Genova, diede alcuni esami, coronati da voti molto alti,ma poi abbandonò gli studi. Nel periodo genovese,iniziato nel 1965,visse in famiglia sicuramente fino al 1972,otto anni. Poi  gradualmente si staccò dal perbenismo dei genitori facendosi, a partire dal 1972, crescere (chiaro messaggio) i capelli (cosa che, per quegli anni, non era poi così anticonformista, una buona percentuale dei giovani li portava lunghi), anche se lui li portava molto lunghi.

Anche la barba crebbe, prima non troppo lunga, poi dal 1973 divenne francescana, o quasi. L’abbigliamento era da hippy povero (talvolta trasandato), cioè senza fronzoli e con capi economici. Quando era a Genova,  in quest’ottica di progressivo taglio del cordone ombelicale, dormiva un po’ dai genitori, un po’ in case di amici. A cavallo del 1973 e il 1974 Roberto bazzicava in un giro di creativi, chiamiamoli così, genovesi: Mario Quaglia, Popi Frizziero, Umberto Melli… li ricordo in un appartamentino di Boccadasse… discussioni… chiacchiere... risate… focaccia e vino bianco fino alle tre del mattino. Le mutate condizioni di vita, i pensieri dell’età, avendo superato i 27 anni, lo portarono ad una ovvia ricerca di indipendenza economica. In tal senso gli scacchi gli vennero incontro. Con gli ingaggi di circoli non genovesi, in particolare la Scacchistica Milanese, per la quale giocò in vari tornei a squadre, e con i premi in denaro dei tornei (e qui valgono le considerazioni -utilitaristiche o di sopravvivenza, come meglio si voglia definirle- di Trabattoni). Sul fatto, invece, che Roberto non avesse mai letto un libro di teoria non ho certezze. Ma so che consigliava a qualche giovane apprendista genovese la lettura di “Mi Sistema” di Nimzowitsch (la prima edizione in italiano è della fine degli anni ’70) e “El Final” di Czerniak anch’esso in spagnolo.

El final Czerniak

Conosceva quei testi e probabilmente li aveva “letti”. Ho volutamente virgolettato il participio perché bisognerebbe approfondire il concetto di lettura. Avendolo visto all’opera (‘Rigoletto’? ‘Andrea Chenier’?…battuta scarsa …ma lui avrebbe riso… dicendomi …scemo…), quando gli capitava un libro o una rivista specializzata, lo leggiucchiava a suo modo, con facile profondità o con profonda facilità, di chi di scacchi ha notevoli conoscenze. Leggeva per qualche minuto e poi, messo da parte il libro, seduto, ma spesso in piedi, ad occhi chiusi o semichiusi, analizzava alla cieca e la posizione si animava (un Java anni ’70) nella sua mente.Prendete un ragazzo al secondo, terzo, quarto, quinto, eccetera, anno di conservatorio musicale e dategli uno spartito di grande musica classica o operistica. Poi prendete non dico Mozart o Vivaldi (ovvero Fisher, Kasparov, Carlsen), ma Puccini o Mascagni (ovvero Mariotti, Tatai, Toth, Cosulich, Zichichi, Micheli, la crema dello scacchismo italiano anni ’70 -mi si perdoni questo accostamento un po’ temerario fra due mondi diversi… è solo per il ragionamento che segue- ) e dategli lo stesso spartito. Ci saranno differenze di velocità di lettura? di comprensione del testo? di visione critica? di assimilazione? di associazione con precedenti conoscenze? Beh, probabilmente Roberto lesse poco, ma quel poco, visti lo studio del pianoforte, gli insegnamenti di Pilnik, la facilità di analisi, l’esperienza a tavolino e l’innegabile grande talento, era sufficiente a migliorare il suo giuoco. Probabilmente questa sua naturale  facilità di lettura contrapposta allo studio svolto da comuni scacchisti  (lettura sofferta, scacchiera/e portatile/i, appunti scritti e iniziale acquisto del libro… e con  risultati… via, lasciamo perdere) lo portava, autocompiacendosi(?), a poter dire ‘non leggo mai libri’.  A questo straordinario talento scacchistico (le sue analisi nel dopo partita incantavano letteralmente i vari Di Liberto, Resaz, Cangiotti, D’Augusta, Profumo e lo stesso Grassi, per la profondità delle idee e la ricchezza delle varianti) purtroppo si accompagnava, sul piano delle cosiddette doti para-scacchistiche, una certa fragilità psicologica che lo portava, come si legge nel commento al succitato articolo di Lawrence of Arabia di Franco Trabattoni (che ho veramente apprezzato per la profondità e per certe sottigliezze) a sfoghi, talvolta eccessivi. Comunque una delle caratteristiche principali sul piano della personalità era, e non solo a mio avviso, un certo malessere esistenziale (tipico di chi scava senza trovar risposta… io per esempio non ce l’ho, il malessere, …non scavo).

malessere

Non a caso i più forti giocatori italiani di quegli anni, senza ripetere i nomi, sono sembrati, almeno ai miei occhi, più disponibili ad accettare i problemi e i conseguenti compromessi della vita. Roberto, invece, cercava un senso, un qualcosa che solo lui sapeva e questa ricerca, condizionata anche da certe mode del tempo, lo portò a quei viaggi verso mete lontane. Anche la dolcezza era una faccia del suo prisma… quell’accenno di sorriso, guardando, incantato come un bimbo, un punto indefinito dello spazio… seguendo chissà quali pensieri… con una mano (conformazione da pianista) appoggiata al mento… l’indice sulla gota e il medio sotto il labbro inferiore…

Io per lui non ero un vero amico, almeno per il concetto che ho dell’amicizia,ero,credo, un compagno di giochi (e non certo gli scacchi allora ero un misero prima sociale) e lo facevo ridere con le mie battute. Giocavamo a biliardo (a carambola, stecca e tavolo senza buche), qualche volta a ping pong. Andavamo al cinema… nel 1972 fummo molto colpiti dal film americano ‘Punto zero’ (titolo originale ‘Vanishing point’). Probabilmente dato che ero un notevole rappresentante, non del ‘pensiero debole’, ma dell’altra categoria ‘debole di pensiero’, non potevo rappresentare altro che un divertissement per Roberto. A partire dal 1974 visse meno a Genova, anche se vi tornava spesso, abitò a Pavia (vedi post scriptum 2) e a Milano. Ricordo di averlo ospitato, aprile e maggio 1975, per qualche notte in un appartamentino del Carmine, dopo di allora ci incontrammo sempre meno.

piazza del Carmine Genova

La tragica morte (20 aprile 2012) di Claudio Cangiotti (lui sì un mio grande amico) ci ha privato di un testimone chiave per approfondire la vicenda umana di Cosulich.Claudio lo conobbe prima di me, e meglio, e soprattutto Claudio era dotato di una memoria prodigiosa, per cui oggi su SoloScacchi ci avrebbe molto aiutato a dipanare la matassa dei ricordi.

Post Scriptum

  • Mi piacerebbe che i forti giocatori  di quegli anni che conobbero Roberto e lo incontrarono a tavolino, e penso in particolare a Mariotti, a Tatai (che scrive su questo sito), a Toth, a Micheli, e, per sentire una voce straniera a Ljubisaljevic, ma anche ad altri italiani e non, scrivessero qualche ricordo, ma soprattutto entrassero nel merito dello stile di gioco di Roberto.
  • Roberto, maestro, mai maestro internazionale (anche se lo valeva), raggiunse, ma qui Alfredo ci può certamente  aiutare, un Elo attorno ai 2450 punti (ricordiamoci siamo negli anni ’70). Per notevole timidezza verso l’altro sesso, scarso sex-appeal, non altrettanto forte era stato il suo punteggio-pelo (le lettrici scacchiste mi perdonino questa caduta di stile) almeno fino al 1973. Ma poi con la lunga chioma, la barba, la mise frichettona (propendo per un Roberto con spinello, più che frequentatore assiduo di osterie, anche se non lo escludo), i modi distaccatamente scazzati, era diventato ‘personaggio’ e aveva avuto le sue storie… ricordo, in particolare, una sua ragazza, mi sembra di Pavia… e non sappiamo cosa ha combinato dopo il 1978… nei suoi viaggi…

…grande Roberto…grande…

avatar Scritto da: Paolo Silvestri (Qui gli altri suoi articoli)


20 Commenti a Roberto Cosulich: come lo ricordo io…

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    alfredo 4 Gennaio 2014 at 10:37

    un altro splendido ricordo di questo (grande) scacchista e personaggio .
    Ringrazio Paolo ( ma dov’è finito il sontuoso Maggiolino ? 😉 che con gli altri amici ha reso veramente omaggio a Roberto Cosullich .
    Certo sarebbe bello sentire il ricordo di uno dei giocatori citati da Paolo.
    Io ricordo una intervista televisiva del marzo 77 ( ricordo bene la data in quanto la associo a una mia vittoria in bici nella gara di apertura della stagione .Il che voleva dire un certo ” prestigio” ) a Toth in un programma domenicale
    Toth alla domanda chi fosse il piu’ forte giocatore italiano ( e Toth era campione per il secondo anno consecutivo) rispose che considerava lui Mariotti Toth e Cosulich sullo stesso piano
    L’elo di quei giocatori variava dai 2500 di Mariotti ai 2480-2430 di Toth e Tatai diciamo cosi’ ” fascia di oscillazione” )
    Nella prima lista del 1978 Mariotti aveva 2470 , Tatai 2455 , Toth 2435 , Cosulich 2385 .
    Ma forse questo suoi rating rifletteva alcuni tornei affrontati con la testa altrove .
    si’ ritengo che fosse under-rated . che valesse il titolo di MI e che il suo peso vero fosse intorno ai 2450.
    alla luce di quato detto da Paolo posso comprendere anche un gesto di Cosulich ,giocatore e persona che stimavo molto e di cui conservo ancora da qualche parte un paio di autografi , che spero di trovare prima o poi .
    Ricordo anche di essere andato a Venezia per torneo di Venezia 74 e come pattarono lui e Mariotti ( un arbitro non italiano avrebbe affibbiato uno 0-0) e come perse contro Timman in 7 mosse
    Evidentemente aveva la testa altrove.
    che avesse studiato il Mio sistema di Nimzo lo si puo’ evincere dalla partita contro il polacco a Nizza 74 ( qui mostrata) in cui mette in pratica alcuni dei concetti fondamentali di Nimzo ( uno su tutti la superprotezione del Pe5).
    un grazie e un affettuoso saluto a Paolo di cui conservo un bellisimo ricordo ( il suo “belin” è una delle cose che ricordo dei miei 14 anni , figuratevi …oltre al suo maggiolino su cui ebbi anche l’onore di prender posto)

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    Enrico cecchelli 4 Gennaio 2014 at 10:54

    Caro Paolo ( permettimi il “tu”;), sono sempre felice di leggere approfondimenti sulla vita di quuell’immenso talento naturale che fu Roberto Cosulich e quindi ti ringrazio ( come anche gli autori dei precedenti contributi ).Sarebbe bello in effetti leggere altre testimonianze e magari… chissà… raccoglierle in una pubblicazione: “Soloscacchi” talora è in grado di realizzare questi piccoli miracoli!
    Mi è particolarmente piaciuta la considerazione sulle letture di testi teorici che spesso sentiamo anche a proposito di altri dotati talenti scacchistici. In effetti forse nemmeno loro si rendono conto di apprendere in maniera diversa da noi umili “spingilegno” che fatichiamo e sudiamo sull’ultima novità teorica della Siciliana oppure, talora, esiste in effetti quell’innocente “autocompiacimento” che hai citato. Da universitario nel 1976-77 frequentai il circolo Centurini di Genova ed in effetti non mi capitò mai di vedere Cosulich. Erano i tempi in cui la sera l’attenzione era monopolizzata dalle sfide “lampo” tra Brav e Cirabisi che noi terze nazionali osservavamo senza capirci gran che! Ciao ed ancora grazie per l’articolo.

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    alfredo 4 Gennaio 2014 at 11:17

    sarebbe veramente bello quello che propone Enrico .
    Uno che se ne intendeva , Mario Monticelli , pubblico’ questa partita nella sua Rubrica settimanale sul Corriere della Sera , indicandola un po’ come esemplificativa dello stile di Cosulich
    In effetti sembra non faccia nulla di particolare. Quadagna un pedone e vince il finale . Ma sembra facile perché la giocò Cosulich .
    Quel CI del 73 lo perse per una brutta sconfitta con il B contro il ” perbenista” Zichichi.
    http://www.chessgames.com/perl/chessgame?gid=1525775
    chissà quanto gli bruciò

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    alfredo 4 Gennaio 2014 at 11:26

    Toth aveva il massimo rispetto di Cosulich anche per alcune sue brutte esperienze
    questa fu una a cui assistetti di persona
    http://www.chessgames.com/perl/chessgame?gid=1525820
    vero è che Toth in questa partita si assunse rischi per lui poco usuali
    Ricordo che dopo .. Da3 ) altri giocatori attorniarono il tavolo e Cosulich incomincio’ a dire ad alta voce ” arbitro, arbitro , non voglio gente attorno”

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      Stefano Tatai 19 Gennaio 2014 at 12:07

      De mortibus nil nisi sed bonum, ed io non so se il mio potrà essere considerato “bonum”. Quando lo conobbi, era un caro ragazzo, di buona famiglia, educato anche troppo, fatto che dipendeva principalmente dalla sua innata bonta d’animo oltre che dalla sua provenienza da una grande famiglia. Vestiva bene, appariva pulito e lo era sia dentro che fuori. Non so quando cominciò di preciso il declino (se cosi si può chiamarlo). Tutto d’un tratto lo rivedevo con capelli lunghi – che prima erano tagliati alla militare – ed anche il suo modo di vestire diventò da hippy. Lo ricordo cosi sin dai tempi del Campionato del Ciocco, ma sempre buono e gentile, tollerante fino al punto che ti costringeva anche te ad essere tollerante con lui. Un tipico esempio d’uomo che con la sua bontà d’animo rendeva buoni tutti gli altri. Ma, purtroppo, nella società – soprattutto in quella di quei tempi – il “nuovo Cosulich” piaceva meno di quello precedente. Una circostanza sopportabile solo da persone dallo spirito “troppo” libero, e non è che ce ne siano molte in giro. Parlo poco della sua personalità di scacchista solo perché quanto scritto sopra esprime già sufficientemente l’ammirazione che anch’io sentivo per lui.

      • avatar
        alfredo 19 Gennaio 2014 at 12:36

        Gentile Maestro Tatai
        avevo scritto un lungo post in risposta al suo ma un improvviso black out mi ha ” mangiato ” tutto.
        Lo riscrivero’ , forse .
        Incominciava con una domanda a Lei : ma è davvero sicuro che Cosulich sia MORTO e non forse possa essere semplicemente volontariamente SPARITO ?
        ho sempre accostato nella mia mente la figura di Cosulich a quella di Ettore Majorana . Tutti, o quasi , hanno dato per morto il grande genio siciliano ( ad eccezione di Leonardo Sciascia che nel suo ” La scomparsa di Majorana” ipotizza un suo ritiro in un convento).
        Ebbene nuove ricerche condotte dal prof Erasmo Recami ( unanimente considerato il piu’ grande conoscitore della vita e dell’opera di Majorana) fanno pensare seriamente a una fuga in Argentina e a una nuova vita sotto altra identità .
        Cosi’ per Cosulich ( in un altro articolo che ha poi dato esito a questo intervento di Paolo) si puo’ pensare ad una altra , romanzesca, ma non troppo storia .

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    Martin Eden 4 Gennaio 2014 at 12:11

    Brav e Cirabisi?!?

    Eccoli in una foto storica tratta dal sito del circolo genovese Luigi Centurini:

    Brav contro Cirabisi, Genova, 1980

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      Enrico Cecchelli 4 Gennaio 2014 at 17:00

      Per l’appunto: ecco i potenti mezzi di “SoloScacchi” cui mi riferivo!

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    Franco Trabattoni 4 Gennaio 2014 at 16:43

    Grazie Paolo, bellissimo ricordo (e molte considerazioni interessanti). Aggiungo solo una cosa. Non so bene quanto successo avesse Roberto “a trifola” (diciamo così). Ma anch’io ricordo la ragazza di Pavia (con la quale, forse, conviveva): fricchettona come lui, mai fresca di bucato: ma per il resto niente male.
    P.S. So che non c’è quiz, ma non mi trattengo dal dire che la prima foto, scattata durante il torneo di Venezia del 1971 (sul ponte della stazione), ritrae da sinistra a destra Cosulich, Kavalek, Mariotti e Westerinen.

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    alfredo 4 Gennaio 2014 at 17:34

    Anch’io ricordo di aver visto la ragazza pavese ma mi fu detto, non ricordo da chi, che vivessero su un barcone sul Po.
    Poteva essere “colore” ma era anche verosimile.

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    Franco Trabattoni 6 Gennaio 2014 at 21:19

    Ricordo che la ragazza (non rammento se ce lo disse lei direttamente, o fu Cosulich a comunicarci il suo pensiero) ci disprezzava tutti, dico noi scacchisti, dal profondo del cuore, più o meno per questa ragione: perché eravamo una combriccola di soli maschi, cultori di un’attività violenta, trabooccante di testosterone…E credo che alla fine lo stesso Roberto finì per pensarla allo stesso modo (come ho detto, e mi pare che Paolo lo confermi, continuò a giocare soprattutto per soldi).

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    pablo 6 Gennaio 2014 at 21:39

    Volevo sottolineare il merito di Lawrence of Arabia di aver dato il via agli articoli e alle conseguenti repliche che, fra il 18 dicembre e oggi, hanno aperto qualche spiraglio di luce sulla complessa e sofferta figura di Roberto Cosulich. Grazie Lawrence… ma grazie anche agli autori dei commenti.

  10. avatar
    Giancarlo Castiglioni 25 Gennaio 2014 at 19:02

    Dopo tutti questi commenti mi sento moralmente obbligato ad intervenire anche io.
    Prima di tutto saluto Paolo Silvestri e tutti i vecchi amici, compagni della mia infanzia scacchistica.
    Condivido quanto scritto da Trabattoni, ricordo Cosulich con simpatia, ma non bisogna nascondere che a volte era indisponente al limite della sopportabilità.
    Cosulich andava preso così come era, senza pretendere che si comportasse come una persona normale.
    Casualmente pochi giorni fa mi ha scritto uno scacchista che sta raccogliendo partite di Cosulich, per cui ho recuperato e gli ho mandato le mie due partite di torneo con i miei commenti.
    La seconda La Spezia 1971 non riveste particolare interesse; abbiamo giocato tutti e due al nostro normale livello e ovviamente ho perso.
    Più interessante la prima Alassio 1970, che incredibilmente ho vinto.
    Tra l’altro ero molto inesperto, solo al mio secondo magistrale.
    Come vedrete non è una gran gloria per me, ma è indicativa dei limiti caratteriali che hanno impedito a Cosulich di raggiungere i risultati alla sua portata per forza di gioco.
    Ho inviato la partita come allegato in pdf per posta, ma in fondo basta leggere le note anche senza conoscere le mosse, l’essenziale si capisce.
    Anzi, se non vedete le mosse forse è meglio.
    In quel periodo Cosulich viveva a Milano, lo conoscevo bene, avevo visto le sue partite e sapevo bene che mi era egualmente superiore come strategia e come tattica.
    La migliore possibilità era impostare una partita semplice, cambiando i pezzi appena possibile sperando nel finale.
    Il giorno dopo la partita Cosulich mi disse che non sapeva che io ero diventato candidato maestro a Napoli e che se lo avesse saputo avrebbe affrontato la partita più seriamente.
    Sicuramente si aspettava una vittoria facile, praticamente un turno di riposo prima di iniziare il torneo vero.
    4 exd5 variante del cambio della francese ritardata; mi sembra meglio cambiare adesso che alla mossa precedente perché nella variante del cambio l’alfiere nero sta meglio in d6 che in b4; poi c’è un risvolto psicologico, faccio credere al mio avversario che con e5 sarebbe entrato in una variante complessa, squilibrata, che conosceva molto bene e poi lo deludo entrando in una posizione piatta.
    Cosulich rimase chiaramente contrariato da questa mia mossa e disse qualcosa come “Ecco giochi così contro di me…con un altro non lo faresti.” io risposi: “Certo contro un altro giocherei un’altra variante. È la prima volta che la gioco”.
    Poi mi venne in mente che in effetti avevo giocato la stessa variante in un torneo a Milano contro De Maria anche se con intenzioni completamente diverse; lo avevo fatto per evitare la teoria, ma giocai per vincere e alla fine vinsi.
    Lo dissi in modo del tutto innocente e lui si sentì preso in giro rispondendo: “Come, prima dici una cosa e poi dici il contrario…”.
    Sono convinto che
    questo banale scambio di battute abbia influenzato l’andamento della partita; Cosulich prendeva spesso decisioni discutibili e le sosteneva incrollabilmente oltre ogni ragionevolezza anche quando era chiaro che erano a proprio danno, un tratto di carattere che aveva in comune con Fisher.
    Sicuramente che io dicessi una cosa e poi il contrario lo irritò molto.
    12 Dxc3 Il PC indica come migliore 12 bxc3 ma non è vero; comunque sbilanciare la struttura di pedoni era proprio il contrario di quel che intendevo fare.
    16 …Cf5? Un errore banale; si doveva giocare 16… c6 come indica il PC o 16…h4.
    Ma meglio ancora era 16 … f5; 17 Ae5 f4; 18 Rh2 c6 e il nero è in vantaggio.
    Questo dimostra che il bianco ha sbagliato qualcosa prima: 15 Cc3 è troppo passiva, il cavallo stava meglio in e2 dove era; quindi meglio 15 Cf4 Cxf4; 16 Axf4 Cg6; 17 Ag3 f5; 18 Txe8 Txe8 con parità o mosse neutre come 15 b3 o 15 Tad1 rimanendo pronti a reagire ad iniziative del nero.
    17 Axc7 Sono rimasto stupito e incredulo; mi sono detto “non è possibile, deve esserci sotto qualcosa”; poi ho controllato che non potessero esserci trucchi e mi sono preso il pedone.
    Il nero non ha compenso, a gioco corretto la partita è vinta.
    18 … Tc8 Portare le torri su una colonna che sarà bloccata da c3 non è una grande idea, ma il nero non sa cosa fare. Meglio 17 …Cge7 come indicato dal PC.
    22 … Tg6 Il nero deve inventare qualcosa e peggiora la situazione, ma non ci sono mosse buone; meglio 22…Ce7 o 22…Ch4.
    23… Ch4 Brutta ma non può essere considerata un errore; anche 23… Cd6; 24 Txh5 consigliata dal PC è un disastro.
    24 Ag3? Questo invece è decisamente un errore; non era difficile vedere che dopo 24 Ag5 il nero è nei guai perché dopo f6 la torre in g6 è indifesa. Dopo 24… Cxg2; 25 Rxg2 Te8; 26 h4 il nero può abbandonare.
    28 Df3 e il nero abbandona.
    Non me lo aspettavo e a posteriori mi dispiacque un po’ perché mi tolse la possibilità di dimostrare che ero riuscito a vincere sul serio.
    D’accordo, la posizione è persa, ma in fondo ha solo un pedone in meno in un finale di donna e torri. Non sono per niente sicuro che sarei riuscito a portare a casa il punto intero.
    Capisco che per Cosulich la vittoria del bianco fosse evidente.
    Capisco che Cosulich fosse disgustato dalla partita, ma con un avversario tanto più debole avrebbe dovuto mettersi a testa bassa a soffrire per cercare di salvare almeno il mezzo punto accettando la prospettiva di perdere ugualmente dopo altre 30 mosse.
    Ormai la maggior parte delle altre partite erano finite e credo non potesse sopportare l’umiliazione di rimanere in mezzo alla sala a difendere una posizione persa con un giocatore molto più debole mentre gli altri giocatori giravano a vedere le partite rimaste.
    Quando abbandonò stavo per dirgli che mi spiaceva di aver vinto proprio con lui, ed era vero; io tifavo per lui per la vittoria del torneo.
    Lui intuì e mi bloccò subito dicendo “No, no, non devi scusarti per aver vinto”.
    Era furioso per la sconfitta, ma sapeva che doveva prendersela solo con se stesso.
    Forse l’abbandono prematuro era anche una forma di autopunizione per aver giocato male.
    Castiglioni vs. Cosulich, Alassio 1970

  11. avatar
    Giancarlo Castiglioni 25 Gennaio 2014 at 19:16

    Qualche precisazione:
    A Pavia Cosulich viveva in una casa sulla riva del Ticino, non su un barcone.
    Con me non disse mai di non aver studiato libri di scacchi.
    Che non si preparasse nella seconda fase è sicuramente vero, ma campava di rendita.
    Il talento non basta, per arrivare a un certo livello bisogna studiare duramente.
    Chiunque dica che non ne ha avuto bisogno mente spudoratamente.

  12. avatar
    alfredo 25 Gennaio 2014 at 19:32

    Gentile Maestro Castiglioni
    anch’io ritenevo quella voce ” colore ” e non realtà .
    L’ingegner Ferruccio che ebbi modo di conoscere ( anche se ero molto piccolo) era suo padre ?
    Buona serata e grazie

  13. avatar
    Giancarlo Castiglioni 25 Gennaio 2014 at 19:33

    Infine in questa occasione ho saputo di Cangiotti.
    Mi farebbe piacere conoscere le circostanze.
    Abbiamo fatto qualche torneo insieme, lo ricordo con simpatia, sempre pronto a scherzare e a divertirsi.
    Per attenuare la tristezza racconterò un mio ricordo di lui.
    Campionato italiano a squadre, anni 70′.
    Cangiotti vince con un maestro, i compagni di squadra del perdente lo rimproverano:
    “Perchè hai abbandonato? potevi entrare in finale di alfiere e cavallo contro Re”.
    L’altro risponde. “No è ridicolo, tutti sanno come si vince”
    Gli altri insistono “Bisogna conoscere la manovra, andare nell’angolo giusto”
    Cangiotti con il formulario in mano ha ascoltato tutto con aria distaccata e interviene: “Un angolo o l’altro è lo stesso”
    I presenti sono rimasti tutti perplessi, ma l’opinione prevalente era che non scherzasse.

    • avatar
      fds 25 Gennaio 2014 at 21:12

      Cangiotti è morto in un incidente stradale.
      Era fermo in piazzola sull’autostrada, pare per un riposino, e un camion ha investito l’auto.

  14. avatar
    Giancarlo Castiglioni 25 Gennaio 2014 at 19:38

    Domanda legittima.
    Per l’ennesima volta smentisco di essere in qualche modo parente di Ferruccio Castiglioni.
    Naturalmente lo ho conosciuto, in quegli anni giocava poco me era molto attivo come organizzatore.

    • avatar
      Franco Trabattoni 25 Gennaio 2014 at 22:15

      Intervengo solo per salutare il mio vecchio amico Giancarlo Castiglioni. Benvenuto su “SoloScacchi”!

  15. avatar
    alfredo 25 Gennaio 2014 at 19:43

    grazie

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