Tre Re sulla scacchiera!

Scritto da:  | 14 Marzo 2014 | 28 Commenti | Categoria: Zibaldone

Tre Re sulla scacchiera 6

La sapete la storiella della “Partita con i tre Re?” “No?”

Eppure mi ricordavo di avere da qualche parte qualcosa in proposito ed allora sono andato a frugare nella mia disordinata, ingiallita e misera raccolta di materiale scacchistico vario (il termine “biblioteca” sarebbe eccessivo, anzi inadeguato).

Più misera e inadeguata di tutto ho trovato la cartellina in cui originariamente intendevo raccogliere “i miei matti”: c’erano dentro appena un paio di fotografie, di cui questa qui sopra a qualcuno è costata una giornata di trasferta, varie centinaia di chilometri, code in autostrada. Però dovrete ammettere che quella volta colpii nel segno, che “il matto” fu inevitabile, che l’avevo preparato trenta mosse e trenta giorni prima, che posso dire di aver centrato l’obiettivo anch’io, almeno una volta nella carriera … ho visto e braccato “Il matto”. In provincia di Arezzo! E senza passare dalle parti di Siena, sennò mi avrebbe riconosciuto il nostro Fabio Lotti! (e allora mi sarebbe stato difficile anche impattare!)

Tre Re sulla scacchiera 2

No? Non vi è piaciuto? Come dite? Che aveva ragione Samuel Beckett quando affermava che tutti nasciamo matti ma che qualcuno come me ci rimane? Va bene, va bene. Non avete visto ancora nulla.

Allora vado avanti. Altra cartellina, eccola qui, e questa ben più corposa, chiaramente: “Le regine negli scacchi”, l’apriamo? L’apriamo:

Tre Re sulla scacchiera 9

No, non ci siamo ancora, credo, forse non è proprio quello che vi aspettavate, però … insomma, Greta era Greta, anzi è Greta. E poi noi parlavamo di Re, di Tre Re … mica di Regine, quindi deve esserci un’altra cartella. Ma sì, allora deve essere questa qua, questa di un verde scolorito, con sopra raffigurato un cavaliere cinquecentesco lanciato all’attacco (all’attacco di chi?):

Finalmente. C’è qualche rara copia di una interessante rivistina che a cavallo degli anni 70 e 80 usciva mensilmente a Napoli. E’ proprio “Matto!”, il periodico del Gruppo Scacchistico Napoletano, diretto da Salvatore Maria Sergio, in redazione Mario Cocozza ed altri, tra i collaboratori l’onnipresente encomiabile Adolivio Capece e poi tutti i migliori ragazzi napoletani, da Vallifuoco a Martorelli a Iannaccone.

E sono fortunato. Infatti due soli numeri mi sono rimasti e su uno, quello del giugno 1980, c’è a pagina 14 proprio l’articolo al quale mi riferivo: “Sul tavolo … Tre Re!!”, ripreso da un lavoro, o meglio da uno “scherzo”, di Vladimir Korolkov, noto compositore russo, e liberamente tradotto da “Lo scacchista sorride”.

Sì, si tratta proprio uno di quei volumi tremendamente rivoluzionari che Mongo è solito leggere nella frescura estiva dell’alberata piazza centrale di Ala di Stura, fra le verdi montagne torinesi, ve lo ricordate? E tu, Mongo, te lo ricordi? Ti ricordi quando eri braccato dall’Ispettore Tosovic? E invano ti rifugiavi al “Sacripante” fingendo di esser lì solo per ascoltare i “Velvet Underground”?

Ve lo ripresento qui, quell’articolo del “Matto!”, e ringrazio i vecchi compagni di Spaccanapoli (“compagni di rivista cartacea”, intendo naturalmente dire) e il compagno Mongo (“compagno di Blog”, eh,lui!).

Tre Re sulla scacchiera 1

Leggiamolo insieme:

Un giorno, quando non appartenevo ancora alla categoria degli scacchisti, il non ancora GM I.Z.Bondarevskij annunziò, sotto i miei occhi, matto in cinque mosse in una partita di torneo. Questo fatto, raro nella pratica dei tornei, fece notizia e da quel momento il sogno di dare matto in poche mosse non mi lasciò …..

A lungo dovetti aspettare l’occasione opportuna finché un giorno essa non si presentò. Eccola.

Matto in tre mosse!

Matto in tre mosse!

Matto in tre mosse!” annunziai trionfalmente e giocai 1.Cd6. “Per impedire il matto il mio avversario non può giocare che 1…Tc8” , pensavo, “prendere la Torre col pedone non si può per lo stallo, però si può giocare 2.Ta4+ e poi, dopo 2…Tc4, c’è 3.Txc4 matto.

All’improvviso il mio avversario giocò 1…Ta8+. Questa non me l’aspettavo … Prendere quella Torre col Re non era proprio possibile, né lo era col pedone sempre a causa dello stallo, e se 2.Rb6, Txa5 il matto in tre svaniva. Che potevo fare? Era mai possibile confessare il banale errore di calcolo?

A quel punto mi venne in mente una regola contenuta nel manuale: il pedone giunto all’ottava traversa può essere promosso in un pezzo qualsiasi. E allora nel Re, naturalmente!

Quella volta fu eseguita una mossa molto rara in tutta la storia degli scacchi: 2.b8=Re! Dopo di ciò la Torre nera si trovò rinchiusa in una gabbia tra i due Re e obbligata a catturarne uno: o 2…Txb8, cui segue 3.Ta4 matto, oppure 2…Txa7, cui segue 3.Tb4 matto.

Il mio avversario scelse la seconda, e quando l’arbitro venne al tavolo per conoscere il risultato, nella posizione non c’era nulla d’insolito: un Re bianco se ne stava tranquillo in b8. E chi avrebbe potuto mai supporre che quel Re veniva da una … promozione?”

Tre Re sulla scacchiera 3

Ed eccoli i tre Re: infatti, un Re Nero e due Re Bianchi.

I Re sono sempre stati Tre. Inconfutabile che i Re Bianchi siano Due, Melchiorre e Gaspare, mentre il terzo, quello Nero, è Baldassarre. Perché oggi sono Due? Dove abbiamo messo il secondo Re Bianco, quello che anche Korolkov faceva apparire e sparire ma che indubbiamente deve esistere perché la Storia lo prevede? E noi adesso, Mongo, cosa diremo all’Ispettore Tosovic quando tornerà e ci chiederà che fine abbiamo fatto fare a Gaspare, il Terzo Re? Quello che qui al centro è inginocchiato?

Io non mi farò trovare da Tosovic. Pensaci tu, Mongo, ti prego. E tu, Beckett, stai lontano da me.

Un grazie ancora ai vecchi ragazzi e compagni (“compagni”, s’intende, sempre di avventure cartacee, quali ex cugini della nostra romana “Zeitnot”) del Gruppo Scacchistico Napoletano, via dei Tribunali 282, Napoli – telefono (di una volta) 455082, aperto il mercoledì e il giovedì dalle 17 alle 21, dal 1978 al 1980 (oggi è aperta, ma altrove, la “Scacchistica Partenopea”, se non erro).

Tre Re sulla scacchiera 10

E un abbraccio al Mongo Nazionale, involontario ispiratore di questa bizzarria.

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


28 Commenti a Tre Re sulla scacchiera!

  1. avatar
    Jas Fasola 14 Marzo 2014 at 17:56

    Very nice 🙂

  2. avatar
    Ivano E. Pollini 14 Marzo 2014 at 19:40

    Bello davvero!

    Bravo Riccardo!!

    Ciao

    IEP

  3. avatar
    alfredo 15 Marzo 2014 at 05:37

    qualche giorno fa ,in un post che seguiva non ricordo piu’ quale articolo , un amico chiedva una buona definizione di strategia e tattica
    ho trovato questa di Tartakover
    Non male a mio parere
    “Tactics is knowing what to do when there is something to do. Strategy is knowing what to do when there is nothing to do”

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      alfredo 15 Marzo 2014 at 18:14

      una buona dimostrazione di questo aforisma è l’icredibile salvataggio di oggi di Kramnik contro Svidler 😯

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      Alex Farina 15 Marzo 2014 at 18:23

      Negli scacchi la differenza concettuale tra strategia e tattica sembra ben consolidata ma mi son sempre chiesto etimologicamente da cosa esattamente derivi questa differenza.
      Nei miei lontani ricordi ginnasiali “stategos” era il generale, il condottiero, mentre “taktikos” è un aggettivo che deriva dal verbo “tatto” che significa “dispongo, metto in ordine”, quindi la tattica sarebbe l’arte, o la tecnica della buona disposizione, soprattutto in senso militare.
      Invoco l’aiuto dei colti lettori di questo bel sito per aiutarmi a far luce sulla questione, soprattutto dal punto di vista linguistico. Grazie

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        Renato Andreoli 15 Marzo 2014 at 19:58

        Caro Alex, io non sono colto, ma provo a darti una risposta lo stesso.
        Secondo me, un conto è l’etimo e un conto è il significato. L’etimologia ci aiuta a capire da dove viene una parola, ma spesso il significato originale non si è conservato, si è corrotto nel corso del tempo e, anzi, a volte il significato originale si è ribaltato. Mi viene in mente l’aggettivo feriale che in realtà vuol dire festivo: ogni giorno è la festa di qualche santo. Oppure, per rimanere agli scacchi, l’Alfiere, da al-fil = l’elefante. In russo non si è conservato l’etimo, ma si è conservato il significato e l’Alfiere si chiama elefante (Slon’;).

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          Alex Farina 15 Marzo 2014 at 20:53

          Grazie Renato, apprezzo sempre i suoi contributi, è davvero un piacere leggerla!

      • avatar
        Franco Trabattoni 15 Marzo 2014 at 22:28

        Bisognerebbe chiedere a Marco Bettalli, grande esperto di storia greca e autore di una fondamentale monografia sull’autore antico di cose militari di nome Enea – non a caso denominato “Tattico”.

      • avatar
        Filologo 16 Marzo 2014 at 00:24

        Mi táctica es
        mirarte
        aprender como sos
        quererte como sos
        .
        mi táctica es
        hablarte
        y escucharte
        construir con palabras
        un puente indestructible
        .
        mi táctica es
        quedarme en tu recuerdo
        no sé cómo ni sé
        con qué pretexto
        pero quedarme en vos
        .
        mi táctica es
        ser franco
        y saber que sos franca
        y que no nos vendamos
        simulacros
        para que entre los dos
        .
        no haya telón
        ni abismos
        .
        mi estrategia es
        en cambio
        más profunda y más
        simple
        mi estrategia es
        que un día cualquiera
        no sé cómo ni sé
        con qué pretexto
        por fin me necesites

        • avatar
          Filologo 16 Marzo 2014 at 00:25

          Una bella poesia dello scrittore uruguagio Mario Benedetti.

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            alfredo 16 Marzo 2014 at 07:49

            Splendida davvero .

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              alfredus flavius augustus 17 Marzo 2014 at 08:09

              il poeta latino Alfredus Flavius Augustus ricambia con poesia di ben altro genere , sperando di strappare un sorriso di lunedi’ mattina agli amici di soloscacchi .
              Ben altra è la fonte di ispirazione del grande poeta latino .
              Si tratta di Marrazzo , indimenticabile per quanto dimenticabilissimo geovernatore del Lazio
              Uno che via Gradoli sapeva benissimo dov’era
              LAMENTO DI MARRAZZO SULL’URNA CINERARIA DEL TRANS “BRENDONA”

              Sulle orme di Catullo, l’ex-presidente della Regione Lazio reduce dal ritiro nel monastero di Subiaco e’ andato –come sempre, come al solito- a Troia, e giunto al mausoleo dell’amatissimo trans “Brendona” sulle rive dello Scamandro prorompe in un lamento amaro e disperato, espresso in purissimi distici elegiaci, dove risuonano raffinate reminiscenze classiche e stilemi neotèrici.

              Multos per mŏnăchos ĕrĕmorum et ad ultima vectus
              Marrazzus venio has, Brendŭla, ad inferias,
              lineae uti niveae donarem munere rursus,
              serius ac mutas adloquerer cineres:
              sesquipedale decus căriōcae amitto Priāpi,
              heu miser indigne Brenda perempte mihi!
              Nostra opera maribus comites sunt fabula facti,
              communis risu est laeva sepulta domus.
              Nunc tamen interea haec, pathici quae dantur Ulivi
              more tibi, saltem mortuus ut taceas,
              accipe rectoris Latii manantia fletu
              dum subeamque Erebum, Brendŭla, ave atque vigē!

              Trascinato tra molti monaci e fino agli eremi piu’ remoti, io Marrazzo giungo, o Brenduccia, a questi sacrifici funebri per farti ancora il regalo di una striscia di “neve” e parlare alle tue ceneri troppo tardi mute: perdo il prodigio, lungo un piede e mezzo, di un Priapo carioca, o misero Brenda ormai per me svanito!
              Per colpa nostra, i compagni sono diventati una barzelletta agli occhi degli eterosessuali, la casa comune della sinistra e’ stata sepolta dalle risate. Ora tuttavia accetta queste offerte, madide per il pianto del governatore del Lazio, che secondo le usanze dell’Ulivo finocchio ti vengono date perche’ almeno da morto tu taccia; e finche’ non scendo anch’io nell’Erebo, Brenduccia, arrivederci… e resta in forma.

              Nota: la quantita’ breve della seconda “e” di ĕrĕmorum al v.1 non e’ in sintonia con la quantita’ dell’aggettivo greco originario, ma si basa su un esempio classico (Prud., Cathemerinon, V, vv.89-90: “Cui ieiuna eremi saxa loquacibus/ exundant scatebris…”)

              • avatar
                alfredo 17 Marzo 2014 at 08:11

                ai tempi di Alfredus Flavius Augustus il “politicamente corretto” non era ancora conosciuto….

                • avatar
                  Filologo 17 Marzo 2014 at 09:38

                  Esilarante. E lo dico da classicista.

                • avatar
                  alfredus flavius augustus 17 Marzo 2014 at 09:57

                  Grazie 😀
                  Andrebbe o no inserito nelle antologie deiclasici latini questo grande ma misconosciuto poeta 😉
                  Ps : è il secondo complimento ” di peso” che ricevo per questo mio divertimento.
                  Il primo fu di Augias

                • avatar
                  Mongo 17 Marzo 2014 at 14:52

                  Mitico Fuser. Un poemetto stupendo, lo farò senz’altro leggere ad un mio amico (che fu decenni orsono il mio Akela, quando incominciavo a zampettare nel branco Seonee) di ‘Tessere le Identità’, un gruppo composto a etero, gay, lesbo, trans, diversi e praticamenti uguali…
                  Notevole la tua ironia. 😛

                • avatar
                  brunov 17 Marzo 2014 at 19:58

                  Buono! Potresti scriverne un’altra sulle orme di Marziale? Ad esempio: “Mentula cum doleat puero, tibi, Naevole, culus,
                  non sum divinus, sed scio quid facias” 😆

                • avatar
                  alfredo 17 Marzo 2014 at 21:02

                  @Brunov
                  ci posso provare … ma devo scrollarmi un po’ di ruggine .
                  è una cosa che mi divertiva molto al liceo fare queste composizioni . l’anno scorso mi sono molto divertito nel riprendere in mano Lucrezio per dare una mano ad un amico ( che mi ha ringraziato poi assieme al prof Dionigi , rettore dell’università di Bologna e forse il piu’ gande esperto di Lucrezio)
                  purtroppo pur amando molto le lettere classiche rimango un modesto cerusico e questo (nostro) mesteriaccio consuma un saco di energie .
                  ben piu’ bravo di me è mio fratello che pur essendo un fisico di levatura internazionale ha anche vinto il certamen vaticanum , considerato il piu’ importante premio di composizione latina.
                  Amo molto Marziale . La mia grande prof di latino e greco ne ha fatto una splendida traduzione per Bompiani .

                • avatar
                  brunov 17 Marzo 2014 at 21:36

                  Con questo epigramma del Tarragonese la cosa è facile: “Mentula cum doleat Xxxxxx, tibi, Xxxxxxxx, culus,
                  non sum divinus, sed scio quid facias”.
                  Basta sostituire le due parole con i nomi dei due protagonisti di cui sopra.
                  Per chi non conosce bene il latino offro una mia traduzione dell’epigramma, cercando di rendere al massimo la sua lapidarietà:
                  “Ti brucia il sedere e al tuo amichetto il pisellino? Non sono un mago, ma ho capito, altroché se ho capito!”

                • avatar
                  brunov 17 Marzo 2014 at 22:20

                  Caro Alfredo, divento una bestia quando sento dire “Il latino? ma è una lingua morta! E’ inutile studiarla”
                  Morti e sotterrati sono quelli che dicono questo. E non vale la pena di spiegare perché. Tanto non capirebbero. Proprio perché sono dei morti, “dead men walking”. Forse così capiscono, dato che preferiscono la cultura anglosassone alla nostra. Ricordi le tre “i” da studiare a scuola?

              • avatar
                brunov 17 Marzo 2014 at 21:39

                A proposito, era la Boirivant la tua prof di latino e greco?

                • avatar
                  alfredo 17 Marzo 2014 at 21:42

                  si . La conosci ????
                  ho pubblicato qui il filmato di Rischiatutto .
                  Ebbe il suo momento di notorietà in quanto spodestò la Longari .
                  Ma la storia del ” pisello” , mi raccontò, fu costruita ad arte .
                  Una delle persoe piu’ importanti della mia vita . Culturalmente ed umanamente .

                • avatar
                  alfredo 17 Marzo 2014 at 22:04

                  la pudicissima Boiri cosi’ traduce
                  “al tuo schiavetto duole il pene e tu , Nevolo , hai male dietro : non sono indovino ma so quel che fai “

  4. avatar
    The dark side of the moon 15 Marzo 2014 at 10:39

    Ma il secondo Re bianco dove l’hai preso dalla scacchiera accanto o te lo sei portato da casa? 🙂

    • avatar
      Mongo 15 Marzo 2014 at 15:26

      Già vero… Anche perché una torre rovesciata è sempre, a norma di regolamento, una torre e per cui se si muove in diagonale compie una mossa irregolare! 😕

    • avatar
      Marramaquis 15 Marzo 2014 at 20:25

      Ebbene, ammetto che una manciata di pezzi di ricambio me li porto sempre da casa. Solo così riesco a vincere qualche partita quando l’avversario e gli arbitri sono (molto) distratti ….

  5. avatar
    Uno a cui Piace ogni tanto giocare 16 Marzo 2014 at 22:59

    Ritorno ad un commento dopo diverso tempo, il Marramaquís ha solleticato il mio interesse, non tanto a dir il vero per gli (in)animati pezzi di legno a cui affido e che vitalizzano sempre con piacere mie emozioni ma per per i suoi rimandi diciamo affascinanti. Che bella Regina, la signora Greta! Per un attimo ho pensato alla fortuna di chi l’avesse incontrata alla scacchiera, pronto ad iscrivermi ad un torneo con una sua prossima partecipazione … indagando meglio ho capito che si celava un’operazione di marketing, alla fine ho avuto solo modo di ampliare le mie conoscenze cinematografiche 😆 .
    Artistica la foto su Napoli, città piena di contrasti ma bellissima in cui ho soggiornato lungamente. Non so quali meriti tecnici abbia avuto la rivista “Matto!”, il periodico del Gruppo Scacchistico Napoletano, ma già immagino uno sparuto ma agguerrito gruppo di amici, appassionati e quasi professionisti visto la caratura di certi collaboratori, pronto a diffondere con il calore e la simpatia tipica della napoletanità il nostro Gioco. Forse bisognerebbe ritrovare un po’ di entusiasmo meno internettiano per far sì che gli Scacchi assumano un maggior risalto nelle potenzialità di socializzazione con giovamento di diffusione ma poi che fine farebbe “SoloScacchi” 😯 ? Comunque mi risulta che il circolo di Napoli, http://www.scacchisticapartenopea.org , forse l’unico in città ora, stia svolgendo un ottimo lavoro per soddisfare chi è già appassionato e per trovare seguaci; provate a stuzzicarli per qualche aneddoto e ricordo 😉
    Alla prossima, ciao!
    P.s. A quando “Le tre Regine” stile Greta?

  6. avatar
    Marramaquìs 18 Marzo 2014 at 06:37

    Caro “Uno”, piacevoli e interessanti suggerimenti questi tuoi. Martin Eden e Mongo, prendetene nota.
    Sullo entusiasmo “meno internettiano” credo di poter dire che SoloScacchi abbia dato prova di cavarsela sufficientemente (vedi i miei articoli dello scorso anno sul nuovo circolo di Ostia e quello più recente sul Bar Liszt) e che non disdegni neppure i tradizionali esperimenti cartacei.
    Tanto è vero che fra pochi giorni si parlerà qui di un volume che il nostro Editore sta coraggiosamente realizzando e che mi auguro possa trovare il favore di moltissimi lettori.

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