Azioni e reazioni

Scritto da:  | 11 Marzo 2014 | 74 Commenti | Categoria: Zibaldone

Moise - Strip reazioni

Storyboard dell’inesauribile Mongo

Disegni dell’impareggiabile Moise

Testo dell’ineguagliabile Mongo

Lettering  dell’imperscrutabile Moise

Editing da quei simpaticoni di SoloScacchi

Ringraziamo Paolo Moisello per la gentile collaborazione.

avatar Scritto da: Mongo (Qui gli altri suoi articoli)


74 Commenti a Azioni e reazioni

  1. avatar
    Jas Fasola 11 Marzo 2014 at 00:25

    Il metodo Konte ❓

    • avatar
      fds 11 Marzo 2014 at 08:17

      Chi è Konte, l’allenatore della Giuventus? 😛

  2. avatar
    Jas Fasola 11 Marzo 2014 at 11:50

    Azioni e reazioni e’ il titolo… bene…

    sito Federscacchi polacca: abbiamo ricevuto un invito dalla Federscacchi turca per un torneo juniores a squadre – 4 giocatori + riserva + trainer + accompagnatore tutto pagato compreso biglietti aerei
    (al torneo di Cappelle la Grande c’erano 12 inviti escluso trasporto)

    sito Federscacchi italiana. Il 27/2: i Campionati Giovanili Studenteschi per motivi organizzativi(?) saltano. Il 3/3 sono assegnati a Terrasini (PA).

    Forse sarebbe meglio non fare le cose tanto in grande e farle per bene, vedi campionato polacco solo under 10 dei giorni scorsi http://www.mpm2014.pl/?q=galeria

    • avatar
      Jas Fasola 11 Marzo 2014 at 11:59

      su Transmisja si vedono in diretta 50 (cinquanta) partite, ed e’ il campionato under 10 che si e’ disputato a Jastrzębia Góra (mille abitanti, sul mare)dal 2 al 9 marzo.
      La simultanea e’ stata tenuta da un GM, ci sono stati anche un torneo di ping-pong, uno di calcio etc. etc.

    • avatar
      Mongo 11 Marzo 2014 at 12:11

      Prima di partire per i mondiali di Dresda (mondiali riservati ai disabili fisici-visivi-uditivi) avevo scritto un e-mail alla nostra federazione per informarla dell’evento, senza chiedere un Euro.
      Bene, cioè agggghiaccciante, manco una risposta ho ricevuto. Manco un ‘in bocca al lupo’ o ‘non andare che ci fai fare brutta figura’. Niente di niente!!!
      Da Dresda l’Italia è tornata con una medaglia di bronzo (Bernardi Ruben) tra i disabili fisici ed io non ho poi fatto una figuraccia, ma sul sito della federazione niente di niente. 😥
      Il prossimo anno chiederò l’affiliazione alla federscacchi polacca!! 😉

      • avatar
        fds 12 Marzo 2014 at 11:46

        Concordo che una risposta, meglio un annuncio sul sito, andava data.
        Fu pubblicata (1 luglio, http://www.federscacchi.it/index.php) la notizia del bronzo di Bernandi. Forse eri in viaggio quel giorno.

        • avatar
          Mongo 12 Marzo 2014 at 12:03

          Ma i mondiali ed il bronzo del bravo Ruben sono stati ad ottobre 2013!! O in federazione sono pre-veggenti o la notizia si riferiva ai mondiali IPCA disputatisi a giugno 2013.
          I mondiali di Dresda (ottobre 2013) erano assoluti, ovvero aperti a tutti i disabili (fisici [IPCA], ‘cecati [IBCA}, sordi [IDCA] – sperando di non aver fatto confusione con le rispettive sigle), con classifica assoluta e classifiche separate per tipologia di handicap.

          • avatar
            fds 12 Marzo 2014 at 12:37

            Sono io ad aver confuso le due manifestazioni 🙁

    • avatar
      Jas Fasola 14 Marzo 2014 at 09:31

      Comunque se la Federscacchi italiana volesse mandare giovani ai tornei all’estero…
      ecco qui due posti http://www.pzszach.org.pl/pub/1/173/saintlo2014_information_EN_(2).pdf

  3. avatar
    The dark side of the moon 11 Marzo 2014 at 15:11

    Hai ragione Mongo, una cosa inqualificabile visto che non costa niente una mail o un comunicato in tal senso.
    Evidentemente l’unica cosa che interessa alla Federazione italiana è quella di aumentare i ricavi, nel 2009 ho fatto la mia prima tessera agonistica e la pagai 37€, quest’anno costa 45€!.
    Poi in realtà la paghi minimo 50€ perché il circolo dove ti tesseri ti chiede una quota di affiliazione.
    Per chi fa 2-3-4 tornei all’anno non è un tantino esagerato?
    In questo periodo di crisi economiche non vorrei che giocare qualche torneo ufficiale di scacchi diventasse un lusso per pochi.
    E a proposito di tornei…ne ho visto alcuni che hanno costi di iscrizione di 50€ x 5 turni di gioco.
    Una assurdità: se questo è il modo di incentivare gli scacchi….

    • avatar
      Mongo 11 Marzo 2014 at 15:39

      Porto Mannu 2014 l’iscrizione è di 100,00 Euro!! 😕
      D’accordo: sono 9 turni di gioco, scacchiere e pezzi in legno, orologi digitali, aria condizionata, panorama mozzafiato, fior fiore di GM invitati, 1000 attività collaterali, ma 100 Euro sono sempre 100 euro!!
      (per la precisione 80/90/97 a seconda di quando ci si iscrive)

      • avatar
        Giorgio Gozzi 12 Marzo 2014 at 12:39

        Solo per puntualizzare che l’iscrizione a PortoMannu se uno si iscrive oggi (e fino al 15/3) è 67 euro

    • avatar
      fds 11 Marzo 2014 at 15:57

      Solo per ragionare e cercare di dare un senso alle cifre richieste per iscriversi a un torneo, credo sia utile una breve disamina delle spese inalienabili.
      Rimanendo sulle generali, vi sono:
      – sede di gioco
      – materiale di gioco
      – montepremi
      – tassa di omologazione
      – spese arbitrali
      Queste valgono per ciascun torneo, e incidono percentualmente in maniera variabile per il tipo di evento.
      Vi sono competizioni territoriali e/o istituzionali che costano complessivamente poco e generalmente non hanno sponsor, tipo il torneo week end o le qualificazioni per il CIA.
      Vi sono tornei a vocazione estiva (ma anche no) che hanno budget notevoli, frutto a volte di sponsorizzazioni private (quelle pubbliche oramai sono sempre più concentrate nelle regioni a statuto speciale) che alle spese sopra indicate aggiungono quelle per gli inviti dei giocatori professionisti.

      50 o 100 euro di iscrizione vanno contestualizzati. Possono apparire/essere troppi oppure no a seconda dei casi.
      Faccio un esempio. Se decido di prendere parte a una competizione estiva e ho famiglia, probabilmente viaggiamo e soggiorniamo in 4 (si fa per dire) per abbinare il torneo e la vacanza. In tanti lo fanno. In tal caso 7-100 euro di iscrizione sono una percentuale piccola della spesa complessiva.

      • avatar
        Mongo 11 Marzo 2014 at 16:09

        @fds: ciao carissimo, permettimi una domanda senza voler versare altra benzina sul fuoco: visto che gli organizzatori pagano già la tassa di omologazione, secondo me toccherebbe alla federazione pagare gli arbitri, mi pare che già li ‘consigli’. Non trovi?

        • avatar
          fds 11 Marzo 2014 at 16:37

          Ciao Ricky!

          Terreno minato, quello di come e cosa spende una federazione 😉
          I dirigenti – centrali e territoriali – prestano la loro opera gratuitamente con il diritto al rimborso delle spese sostenute per l’attività istituzionale. Hanno un costo la sede e il personale. Le spese istituzionali sono molte diversificate: attività agonistica, attività giovanile, attività di rappresentanza, tasse FIDE, contributi ai comitati regionali, ecc.
          Tutte le uscite sono coperte da: quote di affiliazione e tesseramento, tasse di omologazione (una percentuale di questi introiti tornano sul territorio come contributo ai comitati) e contributo CONI. Quest’ultimo si assottiglia anno dopo anno.

          Attualmente non è previsto sia la federazione a pagare gli arbitri, cosa demandata a chi organizza (questo accade praticamente in tutto il mondo, anche a livello FIDE). Si potrebbe fare, aggiungendo un’ulteriore voce di bilancio e dedicandovi personale ad hoc (quindi maggiori costi). In pratica sarebbe una partita di giro, come in altre federazioni: le società all’atto dell’iscrizione al campionato pagano una cifra (in anticipo) che tiene conto anche delle spese per il settore arbitrale.

  4. avatar
    INSALA' 11 Marzo 2014 at 15:47

    …cari Amici, mi sorprendono i vostri post polemici sulla FSI!! Eppure mi avete sempre raccontato sino all’altro ieri di un mondo, quello degli scacchi agonistici, tutto “rose e fiori”. Ora apprendo che il fuoco cova sotto la cenere …strana la vita!!

    • avatar
      Mongo 11 Marzo 2014 at 15:59

      Carissimo INSALA’, in questo caso hai fatto la pipì fuori dal vaso!!
      Sotto la cenere cova solo il fiammifero, uno svedese, che ho utilizzato per gustarmi un Antico Toscano, niente altro. Le nostre sono ‘polemiche’ costruttive che sta agli organi preposti raccogliere e porci rimedio.
      Aggiungo, per smorzare quella che tu chiami polemica, che Porto Mannu è forse il torneo meglio organizzato in Italia ed io non ci partecipo non solo per l’alto costo della trasferta, ma soprattutto per le mie ‘scarpe’, anche se devo dire che non ci sono problemi, se non le salite alla Pantani.

      • avatar
        alfredo 12 Marzo 2014 at 12:45

        infatti è sul Porto Mannu che il Pirata stacco’ Tonkov e andò a vincere il giro del 98 😉
        un abbraccio Mongo dal tuo Fuser .
        Ps : io non sono un giocatore attivo ma ho avuto il ruolo di medico federale anni fa .
        Poco so di spese , bilanci etc .
        so che il budget federale è assai risicato .
        le piccole trasferte che feci, come medico federale , per appresentare la FSI in qualche ambito furono a mio carico .
        Ma la cosa mi divertiva e mi piaceva . Faceva parte della mia passione e si trattava di un giorno ” una tantum”
        Diverso è il ruolo degli arbitri ovviamente

  5. avatar
    The dark side of the moon 11 Marzo 2014 at 16:13

    Certo, le spese di iscrizione vanno contestualizzate ed è proprio per questo che mi riferivo ad un torneo week end di 5 turni in un normale albergo (3 stelle).
    Non faccio il nome perché mi sembra sgradevole ma basta farsi un giro su “Vesus” e li ci sono i bandi di quasi tutti (o tutti?) i tornei che si svolgono in Italia.
    A proposito di bandi: in quello del torneo a cui mi riferisco c’è scritto che chi soggiorna in Hotel ha gratis l’iscrizione al torneo…certo tanto gliela paga chi non ci soggiorna 😈
    PS.
    Se oggi faccio questi post polemici è colpa di Mongo che mi ha dato un assist incredibile :mrgreen:

    • avatar
      Mongo 11 Marzo 2014 at 16:31

      Ehm… Hai ragione!
      Devi sapere che dopo Causio e Claudio Sala il premio ‘assist man’ dell’anno l’avevano dato a me. 😉

  6. avatar
    Jas Fasola 11 Marzo 2014 at 19:01

    Avevo fatto un discorso di qualita’ e di servizi, oltre che di capacita’ ad instaurare contatti. Anche pagando di piu’, dubito cambierebbe qualcosa. C’e’ troppa differenza nel know-how.

  7. avatar
    INSALA' 11 Marzo 2014 at 19:18

    …”sta agli organi preposti raccogliere e porci rimedio”…questa è bella! Frattanto,per ingannre l’attesa del “miracolo” mi gusterò il mio Cohiba Lanceros (scorta acquistata in loco, nella patria del mitico “Capa”;) in coppia con un buon “cicchetto”….P.S. a proposito di miracolo, caro Mongo, rileggiti per bene i post di FDS!!

    • avatar
      Mongo 11 Marzo 2014 at 22:36

      Personalmente preferisco i Montecristo o i Romeo Y Giulietta, anche se devo dire che i nostri Toscano sono di gran lunga migliori.
      Chissà se il Che li ha mai provati? Forse si, perché è passato in Italia un paio di volte, anche se solo per scali e cambio di aerei.

  8. avatar
    Jas Fasola 11 Marzo 2014 at 19:43

    sicuramente dal punto di vista finanziario non c’e’ confronto tra voi ricchi italiani e noi poveri polacchi. Il primo premio all’under 10 era di solo 500 zloty, circa 120 euro. 🙁

    • avatar
      fds 11 Marzo 2014 at 21:57

      Fagiolone 🙂 , da noi nei tornei giovanili i premi in denaro sono proibiti. Il campione italiano U16 vince una coppa e la convocazione per il mondiale o l’europeo di categoria.
      In Polonia 500 zloty sono una discreta cifretta. Il pargoletto li impiegherà al meglio, casomai pagandosi qualche ulteriore lezione con un buon Maestro, però ha inteso che “giocare a scacchi = soldi”.
      Uhm…

      • avatar
        Jas Fasola 12 Marzo 2014 at 09:25

        oppure ha inteso “dopo anni che i miei pagano finalmente porto a casa qualcosa” 😉

        • avatar
          nikola 12 Marzo 2014 at 13:41

          non so quale sia peggio delle due

          • avatar
            Jas Fasola 17 Marzo 2014 at 15:39

            Nikola, in che senso? Pensi si possano evitare i corsi a pagamento se si vuole essere competitivi?

  9. avatar
    Davide Panizza 11 Marzo 2014 at 19:45

    Se posso esprimere la mia personalissima opinione senza suscitare il risentimento di nessuno non trovo assolutamente giusto che nelle manifestazioni suddivise per fasce Elo siano le iscrizioni dei “polli” a pagare il montepremi e gli inviti dei cosiddetti “professionisti”.

    “Professionisti” sono le persone come noi che compilano la dichiarazione dei redditi, non quei poveretti che tirano a campare con gli scacchi, costoro avranno l’Elo alto, sapranno giocare benissimo a scacchi (e in questo hanno tutta la mia sincera ammirazione) ma in fin dei conti sono dei “parassiti” della società.

    Ancora, non trovo giusto che le iscrizioni dei “polli” vadano poi a parzialmente arricchire organizzatori e albergatori.

    Ulteriore dubbio/considerazione: la federazione è un ente morale? Il bilancio è pubblico e liberamente consultabile? Semplicemente, come già sopra sottolineato da “The dark side of the moon”, mi chiedo quale parte dei 45 euro all’anno che paga “il pollo” di tessera agonistica vada nelle tasche di questo o quell’altro professionista per consentirgli di vivere con quello che alla fine è solo un gioco.

    In ultimo: sì, mandare un’email di auguri ad un nostro rappresentante in una manifestazione internazionale non costa nulla, davvero una brutta figura a mio modesto modo di vedere.

    Opinioni personali, con l’auspicio che nessuno si offenda, non intendo innescare alcuna polemica.

    Grazie per lo spazio concesso.

    • avatar
      nikola 12 Marzo 2014 at 00:34

      mi sfugge il motivo per cui si debba definire ‘pollo’ chi sceglie liberamente di andare ad un torneo e paga per parteciparvi. ed in ogni caso eviterei il pronome ‘noi’. per quanto riguarda la federazione credo sia tutto regolamentato e tempo fa me ne diede lume un buon arbitro, basta informarsi (che poi che quei soldi siano ben spesi é un altro paio di maniche). il definire poi ‘parassiti’ gli scacchisti professionisti lo considero una forzatura (tra l’altro mi risulta che i premi siano soggetti a tassazione oltre ad una certa soglia) o una provocazione infelice.

  10. avatar
    Franco Trabattoni 11 Marzo 2014 at 23:12

    Nessuna offesa, caro amico (anche perché io non sono mai stato un giocatore professionista, né mai ho pensato seriamente di farlo). Solo una considerazione e un paio di domande. Il mondo è pieno di persone che hanno trasformato un gioco nel loro lavoro (tennis e calcio, ad esempio, sono indubbiamente dei giochi). Perché solo gli scacchisti professionisti sarebbero dei “parassiti” della società? Oppure a suo parere la stessa qualifica è estensibile a tutti gli sportivi “professionisti” (non c’è polemica nemmeno da parte mia: sono domande serie, e forse non così irrilevanti).

    • avatar
      Davide Panizza 11 Marzo 2014 at 23:54

      Signor Franco, la ringrazio per aver estremizzato la mia definizione, probabilmente poco felice, me ne dolgo; ammetto che a dispetto delle mie “precauzioni” può sembrar poco gentile e urtare la sensibilità, di qualcuno: appunto mi scuso di questo. In ogni caso la risposta alle sue questioni è affermativa: sì, lo sportivo professionista è a mio parere un “parassita” della società (i calciatori soprattutto! -loro trattano il netto del compenso, non il lordo come noi poveri “polli”-).
      Sappiamo tutti che nell’antica Grecia il premio per il vincitore olimpico era una semplice corona d’alloro, il premio più puro e più elevato, quello simbolico, ineguagliabile proprio perché non ha prezzo. Mercificare, come è stato fatto da De Coubertin in poi il gioco, lo sport, nel suo significato più nobile e ideale, è stato equivalente a svilirne il vero messaggio. Siamo d’accordo che per eccellere in qualunque disciplina occorre ormai al giorno d’oggi un impegno a tempo pieno, farne una professione, ma allora questa va legalizzata come è giusto, corretto e civile che sia.
      Le pongo un altro esempio, privato e personale. io insegno, sono un modesto insegnante delle superiori: lei ritiene che chi insegna lo debba fare nelle scuole, sotto rigide norme di legge, con i doveri e responsabilità che questo comporta, oppure è equivalente farlo per conto proprio, come fanno tanti colleghi, dando lezioni private “in nero” perché in fondo è sempre lo stesso lavoro?? La sua valutazione sarebbe la stessa? Mi risponda sinceramente, la prego.
      Ecco, in questo punto preciso sta il mio (forse poco felice, ammetto e torno a scusarmi) distinguo tra il vero “professionista” ed il “parassita”.
      Regolamentiamo allora la figura professionale dello scacchista, parliamo di compensi a norma di legge per i piazzamenti nei tornei: che ci si paghino le tasse sopra senza nascondersi dietro lo squallido termine “rimborsi spese”, non le pare?
      Bene, mi corregga liberamente dove ritiene, son felice di discutere di questi aspetti.
      Un saluto cortese, Davide.

      • avatar
        fds 12 Marzo 2014 at 09:45

        I compensi sono a norma di legge.
        Ogni Società che organizza competizioni è dotata di codice fiscale e, dopo aver erogato il premio in denaro, chiede al premiato la compilazione e sottoscrizione di apposita certificazione.
        Queste certificazioni nella totalità dei casi terminano con il seguente passaggio:

        Si certifica alla data odierna che il presente importo, percepito per la prestazione eseguita per conto di codesta Associazione nella qualità di Giocatore, non comporta il superamento della franchigia di Euro 7.500,00 per l’anno _____, prevista dall’art. 83, comma 2, DPR 917/86 e successiva modifica art. 90 legge 289/2002. Sull’importo in questione non viene effettuata alcuna ritenuta in base alla citata norma.
        Consapevole delle sanzioni penali previste in caso di dichiarazioni non veritiere e di falsità negli atti (art. 76 del DPR 445/2000 e art. 489 del Codice Penale).

        Nel caso di giocatori professionisti, i cui importi superano la franchigia indicata, il compenso erogato è soggetto a ritenuta alla fonte è poi riportato nel modello F24.

        Eccellere in uno sport richiede fatica, impegno, dedizione, allenamento continuo. Ciò diventa inevitabilmente una professione e come tale è retribuita.
        Chi fa sport a certi livelli produce un’attività definita spettacolo. Maggiore è il giro di denaro collegato a questa attività, maggiore saranno i suoi compensi.
        Quest’ultima cosa vale per un manager aziendale, per un consulente scientifico, per un attore di cinema e per uno sportivo.

        • avatar
          Jas Fasola 12 Marzo 2014 at 11:03

          Anche da noi e’ piu’ o meno cosi’, inoltre i compensi orari che la Federazione paga per i corsi ai migliori juniores sono pure pubblici (1 ora di GM = cinquanta zloty per esempio).

          • avatar
            alfredo 12 Marzo 2014 at 11:30

            e per un’ora con il satanasso ❓ 😆
            Quando comincia il campionato polacco .
            in prima fila a fare il tifo
            anche se Wojtsasek ( o come cavolo si scrive ) mi sembra duretto .
            All’europeo sta andando abbastanza bene , anche se Motylev sembra di un’altra categoria….

            • avatar
              Mongo 12 Marzo 2014 at 11:52

              Sul discorso di Davide Panizza sono d’accordo solo su una cosa: perché tocca solo ai ‘polli’ a pagare l’iscrizione ad un torneo, visto che a prendere/vincere i premi più corposi sono sempre i GM o gli IM invitati gratuitamente a partecipare al torneo; paghino anche loro l’iscrizione.
              (‘polli’ aka comuni mortali che vanno da NC a CM e senza alcuna offesa a loro o ai pennuti)

            • avatar
              Jas Fasola 12 Marzo 2014 at 12:04

              comincia a fine mese, so che si sta preparando si prevedono grandi sorprese :mrgreen:

      • avatar
        Franco Trabattoni 12 Marzo 2014 at 13:51

        Gentile Davide, su due cose con me sfonda una porta aperta. 1) ho insegnato per 15 anni alle superiori, e anche adesso non mi sono molto allontanto da lì, dal momento che sono un dipendente pubblico a stipendio fisso (per di più, come lei ben sa, con gli scatti di anzianità bloccati sine die); dunque, 2) non ho nessuna simpatia per il fatto che i campioni sportivi guadagnino milioni a palate, mentre i comuni mortali facciano fatica a sbarcare il lunario. Sono anche d’accordo, va da sé, che le tasse debbano essere pagate da tutti. Detto questo, la sua proposta non mi sembra realistica. In una società quale quella in cui noi viviamo il valore della merce è fissato dal mercato. Più la merce è rara e preziosa, più è cara. Tra le “merci” vi sono anche le particolari prestazioni professionali di chi eccelle in qualche campo, come il cinema, la musica o anche lo sport. Queste prestazioni di eccellenza sono molto richieste, e dunque molto ben pagate: il che, a mio avviso, non è di per sé né un bene né un male. E’ semplicemente un fatto. Il mercato dice che è possibile e conveniente (per un organizzatore) spendere 10.000 euro per invitare Carlsen a un torneo, mentre non sarebbe possibile né conveniente spendere questi soldi con me. E perché questo? Perché la sua prestazione professionale vale molto più della mia, dunque è molto più rivendibile sul mercato (ad esempio in termini di pubblicità). Insomma, può non piacere, ma Carlsen è pagato molto più o meno per la stessa ragione per cui costano molto un chilo di tartufi o una bottiglia di Cheval Blanc: perché si tratta di cose belle e rare e/o apprezzate da molti. Lo stesso dicasi dei calciatori. Il calmiere di cui parla lei è semplicemente una deroga all’economia di mercato. Che potrebbe essere anche ragionevole: ma non si vede perché applicarlo solo agli spottivi. Perché Carlsen non dovrebbe avere diritto di guadagnare quello che guadagna, mentre Julia Roberts o Lady Gaga sì? Insomma, il problema è a mio parere molto più ampio. Aggiungo che il mondo degli sport, e in generale quello degli intrattenimenti, è in fondo più innocuo degli altri. Io, personalmente, sono ben disposto a pagare 100 euro di iscrizione per partecipare a un torneo in cui potrei avere l’occasione di giocare (e posso comunque vedere all’opera), giocatori di grande prestigio. Oltretutto con i miei soldi contribuisco, seppure poco, a far sì che ottimi giocatori di scacchi si possano esprimere al meglio, giocando buone partite, ecc., con beneficio – credo – di tutti gli appassionati. Né mi scandalizza, per le stesse ragioni ora esposte, il fatto che l’organizzazione li tratti con un certo favore. Ma è ovvio che chi non ha interesse per questo piccolo commercio può evitare di iscriversi (così come si può evitare di andare allo stadio, di abbonarsi a sky sport, andare al cinema, di comprare musica, ecc.). Ben più difficile, invece, è in molti casi evitare di “iscriversi” alle prestazioni, dai costi spesso esorbitanti, di notai, medici, avvocati, commercialisti…

        • avatar
          Martin Eden 13 Marzo 2014 at 21:00

          Franco, il tuo commento era stato purtroppo inspiegabilmente bloccato dal nostro filtro anti-spam: ripristinato con mille scuse.

  11. avatar
    INSALA' 12 Marzo 2014 at 15:40

    …correggerei il tiro del combinato disposto dal Panizza. Il professionista dello sport diventa un PARASSITA allorquando ignora la base e non “lavora” sul movimento (scacchistico nel nostro caso). I GM dell’Unione Sovietica, negli anni d’oro, partecipavano indistintamente a tutti i tornei nazionali confrontandosi così con la base e contribuendo ad elevarne il livello medio. In Italia, invece, ci ritroviamo il nostro TOP (ma il discorso potrebbe tranquillamente estendersi) che se ne “impippa” del Campionato Italiano, vive in Spagna e pensa ai Cristi suoi. Il punto è che la maggior parte dei giocatori professionisti ignora i doveri morali verso la comunità di appartenenza ergo, per dirla alla Panizza, sono dei PARASSITI! Baricco descrive questi soggetti come i nuovi BARBARI, individui con scarsa pulizia morale ed umana e, in ultima analisi, senza MARONI ( sempre Baricco)!!! Invece,l’INTEGRITA’ da mantenere per il vero professionista (io direi l’agonista in senso lato includendo, così,anche il dilettante) non è soltanto quella tecnica, ma anche quella della buona volontà, della disponibilità verso il movimento…insomma…più MARONI!!

  12. avatar
    paolo bagnoli 12 Marzo 2014 at 21:17

    Sono completamente ignorante in merito, ma sono d’accordo con quanto scrive Mongo il 12 u.s. Perchè i big non pagano? Ok, vengono invitati e giocano gratuitamente per consentire a noi polli di raggranellare qualche punticino Elo in caso di qualche miracolosa patta o vittoria, ma se lo scopo è questo lo si può raggiungere tramite tornei “per fascia” (già esistono dappertutto) SENZA premi in denaro. Teniamo presente che il sistema che molti condannano – io per primo – provoca alla fine una sorta di “inflazione dei titoli” . Forse non mi sono spiegato bene…..

  13. avatar
    Franco Trabattoni 13 Marzo 2014 at 01:28

    Io trovo abbastanza naturale che i big degli scacchi (e tutti sapete che io non sono stato mai uno di essi) ricevano delle condizioni di favore da parte degli organizzatori dei tornei (soggiorno gratuito, iscrizione gratuita, poco importa; tanto sempre di soldi si tratta), perché danno lustro e prestigio alla manifestazione. Oltretutto la loro presenza attira altri giocatori, sia perché questi possono sperare di incontrarli (ma non di certo, caro Paolo, per rosicchiare loro qualche punto elo; piuttosto per il desiderio di giocare contro uno più bravo, che da che gli scacchi sono gli scacchi è sempre stato il modo migliore per progredire), sia anche solo per il piacere di vederli all’opera, di giocare nello stesso torneo, ecc. Non mi è ben chiara l’origine della diffidenza che vedo in alcuni post su questo argomento. I grandi giocaori di scacchi hanno investito tempo e denaro nel gioco, e grazie a questo sono in grado di offrire prodotti di alta qualità – esattamente come big di altri sport, dello spettacolo, della musica, ecc. Che c’è di strano se chiedono che la loro attività sia retribuita? E che c’è di strano se a retribuirli sono in primo luogo proprio gli appassionati della loro stessa disciplina meno bravi di loro? Non sono forse gli appassionati di calcio quelli che pagano i calciatori, i cinefili quelli che pagano gli attori, i cultori di musica quelli che pagano i musicisti, ecc.?

    • avatar
      nikola 13 Marzo 2014 at 19:08

      sottoscrivo il commento autorevole e lo condivido dal basso del mio Elo. Si impara giocando con i più forti (ed anche perdendo oserei dire, non rosicchiandogli punti Elo) ed è per questo che i tornei sono più prestigiosi se vi sono partecipanti titolati (di conseguenza vengono invitati e spesati come tutti gli altri professionisti di altro genere). Qualcuno si è mai chiesto perchè durante una manifestazione la maggior parte dei giocanti si alza e va a vedere cosa succede nelle prime scacchiere? mica va alla 58esima.

      • avatar
        Franco Trabattoni 17 Marzo 2014 at 22:14

        Mi sono venute in mente un paio di cose che vorrei aggiungere. C’è stato un periodo della mia vita in cui il sopraggiungere del week-end era particolarmente minaccioso (non vi dico perché, ma si può facilmente immaginare). Per cui i tornei lampo e semilampo erano un scialuppa di salvataggio (ancora oggi trovo che gli scacchi, con la loro magica capacità di immergerti del tutto, almeno per un po’, in un mondo completamente altro, siano un toccasana contro le tante difficoltà dell’esistenza). Perciò andavo dovunque, per giocare a scacchi, distrarmi, incontrare amici…mangiare fuori, ecc. E in mancanza di meglio mi iscrivevo anche a tornei ben poco competitivi, dove la mia presenza talvolta destava qualche sorpresa. Però non mi risulta che qualcuno si sia mai lamentato (anzi). Ma ecco un caso ben più clamoroso. Nel 1994 un Peter Leko non ancora quindicenne, ma già grande maestro con un Elo ben superiore ai 2500, venne in Italia per qualche settimana. Io lo vidi a san Giorgio su Legnano, nel semilampo che si svolgeva annualmente in quella località (quell’anno particolarmente forte per la presenza di numerosi grandi maestri, tra cui – spero di non ricordare male – persino Karpov). Finito il torneo, visto che doveva restare in Italia ancora un po’, Leko domandò in giro che tornei erano previsti, nelle vicinanze, per il week-end successivo. Gli rispondono che c’è solo un piccolo torneo amichevole, senza premi in denaro, presso la biblioteca civica di Carate Brianza. Ebbene, Leko replica a sorpresa “Va bene, vengo, spiegatemi solo dov’è Carate”. Saputa la cosa, ci sono andato anch’io, più che altro per verificare se si sarebbe fatto vivo davvero. E in effetti c’era. Forte del fatto che a San Giorgio ero riuscito a spuntare una patta, gli chiedo di giocare qualche lampo prima dell’inizio del torneo, e lui gentilmente acconsente (un paio le ho anche vinte). Va da sé, comunque, che Leko dominò il torneo a punteggio pieno. E tutti siamo rimasti soddisfatti e contenti: lui, io, gli altri partecipanti. Gli scacchi sono stati per anni, e in parte lo sono ancora (sia pure sempre meno) una disciplina in cui la distanza fra amatori e professionisti è meno ampia che altrove; tant’è vero che alcuni non professionisti sono riusciti in passato, e talvolta riescono ancora oggi, a produrre risultati di assoluta eccellenza.

        • avatar
          alfredo 17 Marzo 2014 at 22:42

          e il buon Peter , ragazzino gentilissimo educato e simpatico , giocò anche un semilampo serale al circolo Tosi di Legnano ( ci giocai anch’io) .
          Puro e semplice piacere di giocare .
          Era ospite mi ricordo di Bellini . di giorno era stato in piscina ed era ustionato !
          comunque mi sembra fosse il 94 ( il torneo di San Giorgio fu vinto da Agrest). Karpov vi partecipo’ nel 95
          E parliamo di Peter Leko , uno che è stato a mezzo punto dal diventare campione del mondo!

    • avatar
      Zuccotti Park 13 Marzo 2014 at 22:04

      Obiezione, Vostro Onore: l’appassionato di calcio non subirà mai la delusione che ha subito lo scacchista, né il cinefilo e nemmanco il melomane. Non sorgerà infatti mai un giorno in cui la macchina scodellerà le punizioni come Maradona, o reciterà come De Niro, oppure canterà come Pavarotti eppure lo scacchista l’ha visto nascere quel giorno… quello in cui l’arido silicio ha fatto a pezzi Kasparov, Carlsen e compagnia bella… 😕

      • avatar
        Zuccotti Park 13 Marzo 2014 at 22:12

        Contro-obiezione, Vostro Onore: quel tanto decantato micidiale silicio di cui parlavo sopra non mi spiegherà mai i segreti e la magia degli scacchi come potrebbe fare con ineguagliabile fascino un maestro umano, maestro inteso semplicemente come didatta… evviva gli scacchi, meraviglioso inimitabile gioco!

  14. avatar
    alfredo 13 Marzo 2014 at 09:12

    approvo in pieno il post di Franco .
    Anni fa giocai un semilampo all’arengario di Monza . Vinse Ratti , c’era anche Franco .
    Io mi difesi abbastanza bene e a un certo punto ero “circondato” da MI che giocavano nei tavoli vicino ai miei . Devo ancora conservare una foto di quel momento .
    Ricordo che anni fa c’erao ciclisti dilettanti che pagavano migliaia di dollari per fare 50 o 100 km di allenamento insieme a Lance Armstrong ( ora caduto, giustamente , in disgrazia)
    E ricordo anche quello che mi disse un carissimo amico quando si trovò ad affrontare in un torneo a squadre Spassky : ” ebbi la sensazione che il mio impegno di tanti anni , la mia passione , fosse finalmente gratificata”
    e poi quali sarebbero questi ” fantastici guadagni” ? Magnus Carlsen in un anno guadagnerà quanto un modesto scarpone che gioca a calcio in serie A .
    certo ora il professionismo scacchistico è possibile ( tempo fa in un post fu detto che in Italia vivono di scacchi, con ruoli diversi , circa 300 persone . A me sembra una stima esagerata).
    Ma vivere di scacchi è comunque difficile . Non pochi sono i giocatori anche di prima fascia che a un certo punto lasciano gli scacchi per attività piu’ ” sicura”
    Mi vengono in mente i nomi di Lautier e Sadler .
    A mio modo di vedere un punto nodale è quello ( già affrontatato da alcuni giocatori) dei ” diritti d’autore ” sulle partite .

  15. avatar
    Jas Fasola 13 Marzo 2014 at 09:22

    Io inviterei solo nei tornei “seri”, non in certi semilampo o week-end dove costano di piu’ gli invitati di tutto il resto.

  16. avatar
    alfredo 13 Marzo 2014 at 11:23

    caro Jas
    penso chei semilampo domenicali i titolati non paghino solo l’iscrizione .
    poi sta a loro portarsi a casa il premio o meno

    • avatar
      Jas Fasola 14 Marzo 2014 at 00:05

      Alfredo, mi riferivo all’organizzatore di un torneo week-end in una citta’ lombarda, che mi ha detto di essere andato in perdita per avere invitato tre o quattro GM/MI
      A parte il fatto che trattandosi solo di vitto e soggiorno tanti soldi non deve averli spesi, ma chiamando i soliti nomi il torneo diventa piu’ attraente? Dico, per Jobava si puo’ spendere, per il solito GM lascia perdere e aumenta i premi o diminuisci il costo dell’iscrizione.

      • avatar
        alfredo 14 Marzo 2014 at 09:18

        beh , io per avere il satanasso darei un occhio della testa 😆
        si è vero . per un fuoriclasse vale la pena ( anche a me piace molto Jobava)
        era un po’ la strategia di Yuri Garrett a Rocca di Papa ( dove invitò Korcnoy , Ivanchuk , la polgar)
        Molti sono organizzatori per passione ( mi vengono in mente Longo e Meraviglia , gli organizzatori del semilampo vicino a Legnano)
        Ma se un organizzatore vuole rientrare dalle spese deve essere molto oculato. Se uno ci vuole guadagnare … boh francamente non so come possa fare.
        comunque il professionismo scacchistico è strada ben difficile .
        Anni fa qua a Monza al solito torneo dell’ arengario ( ma in quella occasione si svolse sotto i portici del comune) ho visto 12 ❗ GM attirati da buoni premi .
        anche se poi vinse il MI Hresc
        ( si potrebbe chiedere a Mascheroni che è l’arbitro storico se ha tenuto la lista dei partecipanti)

        • avatar
          fds 14 Marzo 2014 at 10:10

          Ciao Alfredo.

          E’ l’abbinata competizione/soggiorno che permette di chiudere i conti di un importante torneo in attivo.
          Chi organizza per – legittimamente – ricavarne un utile, lo fa sempre in accordo con uno o più strutture di ospitalità.

          All’estero, in particolare in Spagna, riescono ad attirare tanti ospiti stranieri. Da noi molto meno, e non è chiaro il perché.
          Forse un difetto di pubblicità, e sarebbe utile convenzionarsi con un tour operator.
          Oltre al torneo possiamo offrire sole, montagna, buon cibo, bellezze paesaggistiche, cultura a tutto tondo, ma non riusciamo ad attrarre dall’estero, tranne eccezioni quali Arco di Trento, Porto Mannu e pochissimi altri.

          Per chi desidera avere una panoramica aggiornata sulle realtà torneali internazionali, vi è questo recente studio della FIDE, molto interessante e light da leggere:

          http://www.fide.com/images/stories/NEWS_2014/FIDE_news/FIDE_performance_indicators_report.pdf

          • avatar
            alfredo 14 Marzo 2014 at 10:19

            grazie !

          • avatar
            Jas Fasola 14 Marzo 2014 at 11:12

            insomma… alla fine gli scacchisti per il soggiorno pagano piu’ dei turisti 😥
            proprio pochi giorni fa leggevo di un torneo a Praga dove molti sapevano del trucco e hanno pernottato altrove :mrgreen:
            La strada giusta e’ quella degli sponsor, ma bisogna darsi molto da fare, cercare appoggi pubblici (a proposito il 28 marzo qui la consueta sfida annuale in Senato tra i parlamentari e i migliori bambini – dovrebbero essere tornei a eliminazione con match finale :smile:) e privati.

            • avatar
              nikola 14 Marzo 2014 at 11:20

              di grazia, dove sta scritto che gli scacchisti pagano più dei turisti?

              • avatar
                Jas Fasola 14 Marzo 2014 at 11:24

                l’esempio piu’ eclatante ai campionati under siciliani, del 2012 se ben ricordo.

                • avatar
                  nikola 14 Marzo 2014 at 11:27

                  cioè l’albergo che ospita la manifestazione ha deliberatamente alzato i prezzi? a parte l’esempio mi sembra che almeno questa non sia la prassi.

            • avatar
              fds 14 Marzo 2014 at 11:29

              Sono noti casi, alcuni clamorosi, nei quali il pacchetto vacanza per lo scacchista era una sòla, ma trattasi di eccezioni riconducibili quasi sempre agli stessi personaggi. Una volta sgamati, li eviti.
              La stragrande maggioranza degli organizzatori guardano avanti, vogliono fidelizzare gli ospiti e li trattano con rispetto.

              Sponsor? E dove sono oramai?
              Una volta c’erano le banche e gli enti pubblici. Le ristrutturazioni e riconversioni aziendali prima, la crisi finanziaria poi hanno praticamente azzerato i tradizionali mecenatismi.
              Ci sono ancora eccezioni, riconducibili a enti territoriali a statuto speciale e aziende private, ma bisogna avere la fortuna di conoscere la persona giusta. Insomma, qualcosa di casuale piuttosto che sistemico.

              • avatar
                nikola 14 Marzo 2014 at 11:35

                se si parla di casi ok, ma mi sembrava che passasse l’idea che l’organizzatore e l’albergatore lucrassero sul torneo. quando si dice che il combinato torneo/soggiorno fa chiudere i conti credo si intenda dire che l’uno e l’altro si aiutano a vicenda: maggior numero di partecipanti e albergo pieno anche in bassa stagione.

                • avatar
                  Mongo 14 Marzo 2014 at 11:45

                  Quando la cosa è onesta l’albergo, secondo me, ha tutto da guadagnarci: stanze occupate in periodi di scarsa affluenza (bassa tagione) e se lo scacchista si è trovato bene magari ci ritorna anche in alta stagione.
                  Nel 2000 ero stato a maggio a fare un torneo a Lido degli Estensi (FE) con la famiglia. Nel 2013 mia figlia voleva fare le vacanze al mare e dove siamo andati? Lì a Lido degli Estensi in quello stesso albergo. Il gestore è cambiato, ma quello nuovo già lavorava lì quando ci andammo la prima volta e si ricordava di noi… 😉

              • avatar
                Mongo 14 Marzo 2014 at 11:43

                Secondo me manca solo la voglia di ‘calarsi le braghe’ e di perseverare.
                Alcuni anni fa avevo trovato uno sponsor, un consulente finanziario, per un torneo, poi però alla fine saltò tutto perché l’organizzatore volle fare le cose più in piccolo. 🙁
                Dopo qualche anno e continui ‘approcci’, oggi, quello stesso sponsor è diventato lo sponsor del mio circolo. Ok, non parlo, ancora, di cifre con 3 zeri, ma presto ci arriveremo. :mrgreen: :mrgreen: 😎

                • avatar
                  Jas Fasola 14 Marzo 2014 at 11:54

                  Bravo Mongo! Ci vogliono anni, per riuscire a far organizzare in Parlamento il club degli scacchi e poi ogni anno il torneo con i bambini anche decenni. In Italia banche e solo banche qui “catturato” uno sponsor tecnologico questo ne ha portati altri (HP).
                  Per non parlare dei corsi per organizzatore di tornei (che riguardano anche come procacciarsi i soldi) che sono organizzati dalla Federazione. Quando dicevo che in Italia manca il know-how mi riferivo anche a questo.

  17. avatar
    INSALA' 13 Marzo 2014 at 15:39

    E’necessario puntellare la posizione: A)Confrontarsi con un giocatore più forte non sempre è sinonimo di miglioramento. B)Per un classificato dilettante(estremizzando per uno spingilegno) partecipare a tornei fuori portata presuppone 3 possibilità: o è un pollo(improbabile se si è sani di mente), o è un “figlio di “papà” sfondato di soldi( più che possibile , anzi frequente) o è un narcisista patologico che insegue l’orwelliano “io c’ero” con testimonianza fotografica annessa da esibire (questi sì veri polli ma allo spiedo!). C)Dai professionisti si pretende PROFESSIONALITA'(parolina “focosa” che implica tutta una serie di norme etico-morali una su tutte le attività PRO-BONO). Va da sè che un professionismo monco degenera in AVIDITA’.D)Che i professionisti di scacchi(oggi) siano fondamentalmente degli avidi è facile da dimostrare:1)il 90% dei libri pubblicati hanno valore quasi nullo 2)questa idea dei “diritti d’autore” sulle partite, un fiume carsico che di tanto in tanto emerge, è sintomo di “fascismo intellettuale” (substrato dei “mondi” liberisti fondati e costruiti sul culto del denaro) 3)infine, l’operazione più subdola: creare ad arte un sistema ad informazione chiusa divulgando l’idea malsana e falsa secondo la quale la figura del maestro è, oggigiorno, indispensabile per il dilettante (proliferano a iosa siti di auto-promozione sui quali bisogna tenersi alla larga!)occultando così il vero messaggio utile per la base di praticanti ossia che il più grande di tutti, il campione che ha fatto la storia degli scacchi, era, stringi stringi, un auto-didatta. Detto ciò, al netto della libertà individuale (che è sacra!)…”c’è del marcio in Danimarca”!

  18. avatar
    paolo bagnoli 13 Marzo 2014 at 18:13

    Caro Franco, in effetti hai ragione, ma rimango fermo sul punto “iscrizione”. Anch’io quando ho giocato qualche semilampo (giocavo solo quelli) mi sono trovato di fronte MI o GM (si parla di qualche era geologica fa) ed ammetto che la cosa non mi ha scosso più di tanto, ma probabilmente il fatto era dovuto all’età…. Però, l’iscrizione, quella no.

  19. avatar
    Franco Trabattoni 13 Marzo 2014 at 23:48

    Carissimo Paolo, premetto che io ho sempre o quasi sempre pagato le mie iscrizioni (il bonus scatta di norma solo se sei almeno MI; e se per caso a fine mese la fide mi darà questo titolo certo non mancherò di togliermi lo sfizzio almeno una volta). Detto questo, si tratta comunque di una forma di compenso. Per cui delle due l’una: 1) o si ritiene (ed è opinione legittima, beninteso) che non si debba in nessun modo compensare i giocatori di prestigio; 2) oppure si ammette che questi compensi siano leciti, e allora il modo in cui essi vengono erogati (copertura di spese, ingaggio, iscrizione gratuita, ecc.) è del tutto indifferente: come dievo in un mio post, pur sempre di soldi si tratta. Quanto all’ eventualità di giocare contro scacchisti molto bravi, il problema non è se la cosa ti scuote o no. Il problema è se si tratti di una opportunità interessante, almeno per lo scacchista di livello medio o medio alto, oppure no. A me pare di sì, e l’esperienza che ho del nostro mondo mi dice che questa opinione è condivisa dalla maggioranza degli interessati (non a caso gli organizzatori di tutto il mondo per fare pubblicità ai loro tornei abitualmente snocciolano i nomi del titolati che hanno invitato). Ma se la risposta è sì, perché non accettare che un’opportunità interessante possa essere pagata: solo, si intende, da chi desidera farlo? Chi ama gli scacchi ma non ha particolare interesse a incontrare giocatori forti e titolati, non fa certo fatica a trovare nel ricco calendario delle manifestazioni i tornei di suo gusto.

  20. avatar
    G. Nissati de Wasserfall 14 Marzo 2014 at 09:20

    Ben vengano negli scacchi i giocatori professionisti, italiani e non, e in tanti e da ogni luogo, e che si facciano pure ben pagare. Io pagherei per vedere le loro partite in diretta, ogni giorno, soprattutto se dal vivo, come qualunque altro sport.
    La professionalità e la bravura vanno remunerate giustamente. Franco Trabattoni non ha torto.
    Ma non ce l’ha neppure Insalà.
    Infatti io sono un “classificato dilettante”, che non desidera imparare oltre perché non ho più l’età né la voglia di farlo, e perché vorrei solo divertirmi un po’ con quel poco che so fare.
    Ma se tutte le settimane partecipo ad un torneo blitz, tutte le settimane m’iscrivo versando 10 euro, tutte le settimane concludo con un punto o al massimo due in quanto ci sono un bel po’ di gagliardi maestri professionisti di mezzo mondo, e giovani, dopo qualche tempo finisco inevitabilmente per chiedermi: ma chi me lo fa fare? Sono forse solo un pollastro da spennacchiare?
    Da quando ho ricominciato a giocare un po’, e maluccio, cioè da un anno (un paio di tornei a tempi regolari, svariati blitz, un rapid), ho speso, tra una tassa e l’altra, più quattrini che in tutta la mia precedente attività di un tempo.
    Oggi non esiste quasi più un posto dove si possa fare un torneo senza premi e premiati, senza tasse d’iscrizione, senza preoccuparsi dell’Elo nazionale o FIDE. Non era così una volta, lo ricordo bene. Anzi, lo so bene.
    E allora, ripeto, chi me lo fa fare? Come dice Insalà, io non sono né un narcisista malato né un figlio di papà sfondato (con 10 euro alla settimana per un inutile blitz, un modesto pensionato come me ci compra 10 Kg di spaghetti e ci tira avanti per un mese).
    E condivido la stessa sensazione di Insalà su certi TOP che sembrano, assisi sul loro piedistallo lontano, infischiarsene della base e del movimento scacchistico nazionale, che pur li foraggia benino.
    No, non ci siamo, non so se c’è del marcio (talvolta lo sospetto), ma certamente qualcosa di sbagliato sì, c’è.
    Il vero bravo maestro non è quello che si fregia di titoli accademici, ma è quello che sa insegnare agli altri, ai bambini in particolare (anche gratis se necessario), quello che fatica e che semina, che fa qualcosa di positivo e di tangibile, disinteressatamente, per il movimento e per lo sport che ama, prima ancora che per se stesso.

    • avatar
      Franco Trabattoni 14 Marzo 2014 at 10:08

      Molti anni fa – non so bene come stiano le cose adesso – ci fu da noi in Lombardia una piccola polemica sui premi in denaro, in particolare per quanto riguarda tornei lampo e semilampo. Alcuni circoli (ricordo ad esempio il mitico e meraviglioso circolo della Bovisa) si opposero vigorosamente a questa logica, e agirono di conseguenza. Tornei senza premi e premiati, anche solo per ragioni simboliche, difficilmente si possono fare. Però si possono fare con i cosiddetti premi in natura (coppe, libri, abbonamenti a riviste, ecc.) e dunque con prezzi di iscrizione molto bassi (o addirittura nulli, se i premi simobolici, come capita, sono offerti). Una politica analoga è stata perseguita, per anni, dal circuito di tornei Arci-Uisp (e anche che qui devo dire che non sono più informato: esiste ancora? e se se sì, quanto è attivo?). Ora, se tutto questo non esiste più, come lamenta l’autore del post precedente (“Oggi non esiste quasi più un posto dove si possa fare un torneo senza premi e premiati, senza tasse d’iscrizione”), francamente mi dispiace: si tratta di una perdita importante per tutto il movimento scacchistico nazionale. Detto questo, la praticabilità degli scacchi è un fatto così semplice e immediato che faccio un po’ di fatica a capire dove sia il problema. In un angolo del Jardin de Luxembourg a Parigi ci sono decine di giocatori che si ritrovano tutti i giorni a giocare lampo, senza premi e senza tasse di iscrizione, divertendosi come dei matti. La parte maggiore del tempo che io ho passato davanti a una scacchiera non è certo quello in cui ho giocato partite di tornei ufficiali. Per più di quarant’anni, tutti i sabato pomeriggio che il buon Dio ha avuto il piacere di mandare sulla terra, mi sono ritrovato al circolo con i miei amici per giocare lampo, spesso sotto forma di torneo improvvisato. Lo stesso dicasi delle tante serate in cui sono stato ospite del Circolo di Monza. Si arrivava lì, si cominciava a giocare qualche partita, fino a che qualcuno all’improvviso gridava: “Torneo?”. Detto fatto si fa la griglia, e dopo due minuti stiamo già giocando il primo turno. Senza tassa di iscrizione, senza premi, senza elo. Che cosa voglio dire, con questo? Premetto che ho molto apprezzato l’equilibrio e la ragionevolezza dell’intervento qui sopra. Ma davvero non mi è chiaro perché (cito con piccoli aggiustamenti) un dilettante che “non desidera imparare oltre perché non ha più l’età né la voglia di farlo, e perché vorrebbe solo divertirsi un po’ con quel poco che sa fare” dovrebbe essere costretto, per soddisfare questo suo più che legittimo desiderio, ad iscriversi a pagamento a tornei pieni di “giovani” e di “gagliardi maestri”.

      • avatar
        nikola 14 Marzo 2014 at 10:54

        io continuo a sottoscrivere ogni singola virgola di Trabattoni. i dilettanti possono giocare nei circoli o in maniera amichevole in svariate occasioni (riuscivo a farlo anch’io nella campagna veneta, figuriamoci in una cittadina medio/grande) mentre i giocatori da torneo sono liberi di decidere se pagare o meno per giocare nei tornei e magari confrontarsi con giocatori di alta fascia, i cosiddetti “professionisti”, tollerati in tutti gli ambiti ma a quanto pare non negli scacchi. probabilmente c’è un tornaconto se gli organizzatori decidono di invitare e spesare i giocatori più titolati e se non fosse così penso che le cose cambierebbero da sole. infine aggiungo che c’è chi nel giocare vuole imparare e progredire e quindi reputa fondamentale giocare con giocatori più forti ed è ben contento di trovarli nei tornei, magari anche di nazionalità straniera.

  21. avatar
    Mongo 14 Marzo 2014 at 10:51

    Ma oh, poffarbac’!!! ‘sta vignetta è piaciuta a qualcuno? 😉

    • avatar
      Jas Fasola 14 Marzo 2014 at 10:55

      Certo! Bravissimi!!! 😛

    • avatar
      Joe Dawson 14 Marzo 2014 at 16:50

      Già che siamo in pieno bazaar avrei anch’io un dubbio che mi assilla la mente… perché se separato si scrive tutto insieme allora tutto insieme si scrive separato?!?

  22. avatar
    INSALA' 14 Marzo 2014 at 15:43

    Dilettanti e professionisti nello stesso agone…ma dove si è visto mai??? E come se Federer si presentasse ad un torneo Regionale di tennis pieno zeppo di giocatori di categoria e giocasse come un satanasso. Il tutto sarebbe da considerarsi una PAGLIACCIATA! Agassi racconta nel suo libro(Open) la discesa negli inferi dei dilettanti resasi necessaria per risalire la china. Il “disprezzo”(estremizzo) che leggeva negli occhi dei tennisti dilettanti era quasi palpabile. Perchè questo non accade negli scacchi? Perchè molti dilettanti sono così “proni”? La vera verità è che i GM e i MI servono da specchietto per le allodole visto che bisogna alimentare un circolo vizioso (chiamiamolo DO UT DES che è meglio!). Il tutto è costruito su una FALSITA’ tramandata di generazioni in generazione: il confronto con un giocatore più forte migliora.Baggianata!Invece ciò che migliora è il TRAINING grazie al quale si introietta il principio del COME, QUANDO, PERCHE’ il sale degli scacchi. La partita è poi una sintesi/verifica (un esame diceva Fischer). Per questo la scelta dell’avversario più forte per allenarsi deve essere ben calibrata altrimenti il confronto non serve a nulla. Cosa accade oggi nei tornei? Semplice: il dilettante quando incrocia i pezzi con un giocatore più forte, (soprattutto se titolato) appena può(anche nelle primissime fasi della partita) propone patta… questo è imparare secondo voi? Questa forma mentis nel mio mondo si chiama DEGENERAZIONE ,altrochè! Infine una considerazione scevra da polemiche: alcuni “autorevoli” ( e neo-valvassini annessi) continuano a manifestare una visione distorta dell’agonismo. Personalmente una spiegazione me la sono data: non sanno cosa sia lo sport agonistico semplicemente perchè non è stato mai praticato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


CLICCA QUI PER MOSTRARE LE FACCINE DA INSERIRE NEL COMMENTO Locco.Ro

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

La Palestra dei Finali

Chess Lessons from a Champion Coach

Torre & Cavallo - Scacco!

Strategia di avamposti

I racconti del Grifo

57 Storie di Scacchi
2700chess.com for more details and full list

Ultimi commenti

Problema di oggi