Secondo finale

Scritto da:  | 18 Marzo 2014 | 8 Commenti | Categoria: Racconti

Lasciami stare, ti prego, lasciami stare.

Lasciami stare 2

Spinto da Roberto Messa ho scritto un secondo finale. Prima, però, ripropongo il primo testo.

Appena letto il nome dell’avversario un vento gelido le aveva avvolto il cuore e si era preparata. Era lui. Ora lo aveva davanti alla scacchiera in quel torneo della sua città. Con il cognome da sposata non l’aveva riconosciuta.

Lasciami stare, ti prego, lasciami stare.

Erano passati tanti anni. Trenta, quaranta, chissà. Era cambiato, ingrossato, la testa calva con qualche capello spelacchiato ai lati. Gli stessi occhi, però, falsi e viscidi.

Lasciami stare, ti prego, lasciami stare.

Anche la partita era la stessa. Sì, proprio le stesse mosse come segnate dal Destino. Un brivido le percorse la schiena, strinse le labbra in un misto di rabbia e di paura. Se la ricordava, le era rimasta impressa come un marchio di fuoco.

Lasciami stare, ti prego, lasciami stare.

Era lui che le aveva insegnato, bambina, quel gioco così bello. Lui, amico stretto di famiglia, così affettuoso, così gentile, pieno di premure. Ora un dolce, ora un gelato. Ora un abbraccio…

Lasciami stare, ti prego, lasciami stare.

Fino al momento terribile, dopo quella partita. Le aveva sorriso, si era avvicinato, l’aveva accarezzata con uno sguardo diverso, cattivo. Chiuse gli occhi come per scacciare le immagini successive.

Lasciami stare, ti prego, lasciami stare.

Poi li fissò su di lui come una sfida al passato. E fu proprio in quel momento che i loro sguardi si incontrarono. Un attimo fugace, la stessa partita, le stesse mosse. Egli strinse gli occhi intento a frugare nella memoria, poi li spalancò insieme alla bocca come di fronte ad una apparizione inaspettata.

Lasciami stare, ti prego, lasciami stare.

Spalancò la bocca ma non ebbe il tempo di dire una parola che si udì uno sparo ed un buco nero si aprì sulla sua fronte.

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Ed ecco il pezzo con il secondo finale e qualche piccolo ritocco al testo.

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Appena letto il nome dell’avversario un vento gelido le aveva avvolto il cuore. Era lui. Ora lo aveva davanti alla scacchiera in quel torneo della sua città. Con il cognome da sposata non l’aveva certo riconosciuta.

Lasciami stare, ti prego, lasciami stare.

Erano passati tanti anni. Trenta, quaranta, chissà. Era cambiato, ingrossato, la testa calva con qualche capello spelacchiato ai lati. Gli stessi occhi, però, falsi e viscidi. E nello stesso tempo, incerti, quasi spauriti.

Lasciami stare, ti prego, lasciami stare.

Anche la partita era la stessa. Sì, proprio le stesse mosse come segnate dal Destino. Un brivido le percorse la schiena, strinse le labbra in un misto di rabbia e di paura. Se la ricordava, le era rimasta impressa come un marchio di fuoco.

Lasciami stare, ti prego, lasciami stare.

Era lui che le aveva insegnato, bambina, quel gioco così bello. Lui, amico stretto di famiglia, così affettuoso, così gentile, pieno di premure. Ora un dolce, ora un gelato. Ora un abbraccio…

Lasciami stare, ti prego, lasciami stare.

Fino al momento terribile, dopo quella partita. Le aveva sorriso, si era avvicinato, l’aveva accarezzata con uno sguardo diverso, cattivo. Chiuse gli occhi come per scacciare le immagini successive.

Lasciami stare, ti prego, lasciami stare.

Poi li fissò su di lui come una sfida al passato. E fu proprio in quel momento che i loro sguardi si incontrarono. Un attimo fugace, la stessa partita, le stesse mosse. Egli strinse gli occhi intento a frugare nella memoria, poi li spalancò insieme alla bocca come di fronte ad una apparizione inaspettata.

Lasciami stare, ti prego, lasciami stare.

Era lei! Invecchiata, le rughe che si accalcavano sulla fronte, il colore sbiadito dei capelli, ma gli stessi occhi, quegli occhi che lo avevano implorato invano, ora più fermi, più risoluti. Le sue parole rimbombarono di nuovo…

Lasciami stare, ti prego, lasciami stare.

Non le aveva dimenticate quelle parole che lo avevano tormentato lungo il corso della sua vita come un tarlo nel petto. Durante i sonni agitati, gli incubi delle notti nere.

Lasciami stare, ti prego, lasciami stare.

E ora la stessa partita…le stesse mosse. Un brivido. Non ce la fece a continuare. Abbandonò. E di lui non si seppe più niente fino a quando fu ritrovato impiccato nella sua casa.

Lasciami stare 3 Roberto aveva proposto un altro finale dove l’uomo “vince” ancora. Non mi è riuscito, non ce l’ho fatta. Mi è venuto, invece, spontaneo questo finale dove vince il tormento e la nemesi del Destino.

avatar Scritto da: Fabio Lotti (Qui gli altri suoi articoli)


8 Commenti a Secondo finale

  1. avatar
    Roberto Messa 18 Marzo 2014 at 11:49

    Grazie Fabio. Bello anche il “secondo finale” in cui la nemesi si compie per un’altra via, rispetto al primo.

    Sottolineo solo una sfumatura: io avevo proposto un finale non “dove l’uomo vince ancora” ma dove la donna ne esce di nuovo sconfitta (e umiliata). In questo modo il racconto mi sarebbe sembrato più aderente alla realtà e la denuncia più forte.

  2. avatar
    fds 18 Marzo 2014 at 15:09

    Ciao Fabio.

    Bello il racconto, interessanti tutti i finali scritti o proposti.
    Però sappiamo bene, la cronaca quotidiana ce lo ricorda, che in un modo o nell’altro la vittima ne esce sempre umiliata, ferita, traumatizzata per il resto della vita, e l’autore (o gli autori) della nefandezza non ne provano e ne proveranno mai il benché minimo rimorso.
    Non è nel loro animo, altrimenti non avrebbero compiuto la porcheria. E’ questa constatazione che, ancor più più della consapevolezza che non la pagano mai o quasi, mi da un profondo senso di rabbia.

  3. avatar
    Fabio Lotti 18 Marzo 2014 at 15:37

    E’ vero quello che osservate. Però che una volta, almeno sulla carta, si compia un destino diverso.

  4. avatar
    The dark side of the moon 18 Marzo 2014 at 17:13

    …e infatti questo finale mi piace di più del primo anche se pure nel primo l’uomo moriva, qui muore dopo aver avuto un enorme rimorso di coscienza che comunque non può ne potrà mai metabolizzare decide col suicidio di mettere fine alla sua misera esistenza.
    Meglio di cosi non poteva finire… e la vittima ne rimane pulita al 100% non dovendo ricorrere all’omicidio.

  5. avatar
    Zenone 18 Marzo 2014 at 21:01

    Comunque venga modificato, questo racconto trasmette una sofferenza enorme.
    Non è facile dire “bello” per ciò che è raccontato ma lo è per come lo si è raccontato (e anche per averlo raccontato)!
    Un saluto a Lotti.

  6. avatar
    Fabio Lotti 19 Marzo 2014 at 07:35

    Un libro molto bello sull’argomento “L’ho uccisa perché l’amavo- Falso!” di Loredana Lipperini. Qui http://www.thrillermagazine.it/libri/13929/ la mia recensione.

  7. avatar
    Fabio Lotti 25 Marzo 2014 at 15:18

    Grazie, Alfredo.

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