I grandi “Tornei Interzonali” 1948-1973

Scritto da:  | 27 Giugno 2015 | 30 Commenti | Categoria: C'era una volta, Luoghi degli Scacchi, Stranieri, Tornei

 I grandi tornei Interzonali 06(David J. Bronstein)

La F.I.D.E. (Federation Internationale Des Echecs), fondata a Parigi nel 1924, non era mai riuscita, prima del 1948, ad organizzare un Campionato del Mondo vero e proprio: fino a quel momento il titolo di Campione era stato autogestito per tradizione, quasi “diritto acquisito”, dal Campione mondiale in carica, e oltretutto con regole da lui imposte. E’ quanto avvenne con Steinitz, Lasker, Capablanca e Alekhine, con tutte le inevitabili conseguenti polemiche e ingiustizie, massime delle quali le rivincite mai concesse da Capablanca a Lasker e poi da Alekhine a Capablanca. Lasker fu, fra tutti, il più riluttante, ovvero il responsabile principale delle mancate sfide mondiali fra il 1897 e il 1907 e poi fra il 1910 e il 1921 (ma qui ci fu di mezzo la Grande Guerra): un cattivo insegnamento per Capablanca e Alekhine. Dieci anni senza una qualsiasi sfida per il titolo mondiale sono davvero molti.

Soltanto nel 1946, terminata la seconda guerra mondiale, quando la FIDE riprese i suoi lavori (e intanto vi aveva aderito anche l’URSS) si poté trovare un accordo intorno ad un regolamento globale della competizione mondiale, regolamento che, nella sostanza, più o meno restò in piedi fino al 1993.

Così, i Paesi aderenti alla FIDE furono divisi in otto zone (Europa Occidentale, Europa Orientale, URSS, America Centrale, America Meridionale, USA, Canada, Australasia), più tardi divenute dieci. In ciascuna zona si doveva disputare un torneo (detto “zonale”, appunto) che avrebbe selezionato alcuni rappresentanti per la seconda tappa, ossia il “Torneo Interzonale”. Quest’ultimo, unico fino al 1970, si è nel 1973 sdoppiato in due distinti tornei.

La fase successiva al Torneo Interzonale sarebbe stata il Torneo dei Candidati, al quale venivano ammessi i primi sei classificati dell’Interzonale, il Campione del Mondo uscente (oppure l’ultimo sfidante), più il secondo classificato del precedente Torneo dei Candidati. Successe poi che il numero dei partecipanti al Torneo dei Candidati fu sovente variato, finché dal 1965 si tornò agli otto giocatori, i quali però si sarebbero dovuti incontrare non più in un torneo all’italiana ma in matches ad eliminazione diretta previsti, inizialmente, sulla distanza delle dieci partite. L’intero ciclo mondiale sarebbe durato tre anni.

Il 16 luglio del 1948, mentre a L’Aja si era da poco concluso il celebre pentagonale con Botvinnik, Smyslov, Keres, Reshevsky ed Euwe (con Botvinnik che fu incoronato successore di Alekhine), ebbe pertanto inizio in un piccolo borgo marino della Svezia, nei pressi della capitale, la storia dei Tornei Interzonali. Su questi, e unicamente su questi, qui vi intrattengo, accompagnandovi sinteticamente fra le imprese e i risultati dei migliori giocatori del “terzo quarto” del secolo ventesimo.

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Interzonale di Saltsjobaden 1948 (Campione mondiale in carica: Botvinnik)

Cosa accadeva nel mondo? Entrava in vigore la Costituzione della Repubblica Italiana. In India veniva assassinato Gandhi. L’ONU adottava la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”. Lo Stato d’Israele dichiarava la propria indipendenza. In USA inventavano il “33 giri”.

Presero parte al primo Interzonale venti giocatori, dei quali ben sette erano sovietici. Il più anziano (61 anni) era Tartakower, francese di origine russa, il più giovane (23 anni) era Daniel Yanofsky, canadese di origine polacca. Già ammessi di diritto al successivo Torneo dei Candidati risultavano Smyslov, Keres, Reshevsky, Euwe e Fine.

I grandi tornei Interzonali 05

Vinse, abbastanza sorprendentemente, il ventiquattrenne di Kiev David Jonovich Bronstein. Il ragazzo si era messo in luce a 16 anni, giungendo secondo dietro Boleslavsky al Campionato ucraino, poi aveva vinto nel ’46 il campionato di Mosca e nel ’48 fu primo, alla pari con Kotov, nel 16° Campionato assoluto dell’ Unione Sovietica.

Giocatore audace e innovatore, a volte bizzarro, sempre geniale, Bronstejn vinse a Saltsjobaden senza subire sconfitte, dimostrando molto sangue freddo nelle situazioni più ostiche, dote questa che gli avrebbe fatto, purtroppo, difetto in altre successive e determinanti circostanze. Il momento più difficile del torneo lo ebbe senz’altro durante la partita con Tartakower, allorché un pazzo uscì dal pubblico con l’intenzione di aggredirlo. Ridotto alla ragione l’individuo, Bronstejn riuscì a ritrovare la concentrazione e travolse letteralmente il suo avversario del giorno.

Carattere vivace e brillante, del tutto diverso dal suo futuro rivale Botvinnik, Bronstein mostrava talora qualche stranezza: raccontavano, ad esempio, che durante una partita con Boleslavsky avesse fissato per 50 minuti la scacchiera prima di fare la prima mossa!

Buon secondo a Saltsjobaden fu l’ungherese Laszlo Szabo, che mise in fila la schiera dei sovietici: Boleslavsky, Kotov, Lilienthal, Bondarevsky e il grande ma ormai declinante Salomon Flohr. Un posto tra i Candidati andò pure all’argentino Miguel Najdorf e allo svedese Gideon Stahlberg, che avevano preceduto la pattuglia yugoslava composta da Trifunovic, Gligoric e Pirc. L’unico sovietico a non qualificarsi fu Ragozin.

La classifica di Saltsjobaden: 1.Bronstein p. 13,5 su 19 2.Szabo 12,5 3.Boleslavsky 12 4.Kotov 11,5 5.Lilienthal 11 6.Bondarevsky, Najdorf, Flohr e Stahlberg 10,5 10.Trifunovic 10. ecc ……

David Bronstein vinse nel 1950 il Torneo dei Candidati e pareggiò rocambolescamente nel 1951 il famoso match mondiale con Botvinnik, al quale solo per un soffio non riuscì a strappare quel titolo che avrebbe certamente meritato e che non avrebbe mai più visto tanto vicino.

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Interzonale di Stoccolma 1952 (campione mondiale in carica: Botvinnik)

Cosa accadeva nel mondo? Elisabetta II saliva sul trono britannico. Eisenhower era eletto presidente degli Stati Uniti. Le truppe francesi erano sconfitte in Vietnam, quelle alleate lasciavano definitivamente il Giappone. In Italia andava in onda il primo TG.

Ventidue questa volta i partecipanti, dei quali ancora sette sovietici. Il più anziano (48 anni) era stavolta lo svedese Gosta Stolz, il più giovane (22 anni) lo yugoslavo Alexander Matanovic. Già ammessi al Torneo dei Candidati erano: Smyslov, Bronstein, Keres, Euwe, Reshevsky, Najdorf e Boleslavsky.

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Stoccolma fu un vero e proprio trionfo per Alexander Alexandrovic Kotov, nato a Tula nel 1913, che ottenne, con 16,5 punti su 20, la strepitosa percentuale dell’82,5%, mai più superata, neppure da Fischer. Kotov, che nel 1950 aveva giocato e vinto un torneo a Venezia, tardò ad imporsi in campo internazionale, certamente anche a causa della guerra, ma a Stoccolma seppe dare un’impressione di solidità ed invincibilità che non ebbe, tuttavia, a confermare l’anno successivo a Zurigo, quando sarebbe giunto solo ottavo nel Torneo dei Candidati. Non fu un caso se dopo Zurigo Kotov ridusse assai l’attività agonistica, preferendo dedicarsi ai suoi interessi di pubblicista, organizzatore ed arbitro.

Trionfo dunque di Kotov, a Stoccolma, ma trionfo dell’intera scuola sovietica, che piazzava i suoi rappresentanti ai primi cinque posti, dimostrando come i Botvinnik, Bronstein, Smyslov e Keres fossero quasi senza rivali e come pronti per ogni traguardo fossero già Evfim Geller, ventisettenne conterraneo di Bronstein, il ventitreenne Tigran Petrosian e Mark Taimanov, 26 anni da Charkov. Si qualificarono poi tra i Candidati anche Stahlberg e Szabo (entrambi per la seconda volta), Yuri Averbach e Svetozar Gligoric. Primo degli esclusi fu il tedesco occidentale Wolfgang Unzicker.

La classifica di Stoccolma: 1.Kotov p.16,5 su 20 2.Petrosian e Taimanov 13,5 4.Geller 13 5.Averbach, Stahlberg, Szabo e Gligoric 12,5 9.Unzicker 11,5 10.Eliskases 10,5 11.Pachman, Pilnik e H.Steiner 10 14.Matanovic 9 15.Barcza 8 ecc……..

Alexander Kotov, come già detto, sarebbe stato solo ottavo al Torneo dei Candidati vinto da Smyslov. E Vassilj Smyslov, vincitore, non sarebbe andato oltre il pareggio, come il Bronstein di tre anni prima, nella sfida mondiale con Botvinnik, il quale si ripresentò dunque col titolo di Campione all’inizio del successivo ciclo mondiale.

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Interzonale di Goteborg 1955 (campione in carica: Botvinnik)

Cosa accadeva nel mondo? Era siglato il “Patto di Varsavia”, l’alleanza militare dei paesi comunisti europei. La Germania Federale entrava nella NATO. Colpo di stato in Argentina e caduta di Peròn. In Italia la FIAT presentava la “600” e Gronchi era eletto Presidente della Repubblica. In vendita a Tokio la prima radiolina portatile.

Ci fu l’ennesimo cambiamento nel regolamento di qualificazione al Torneo dei Candidati, al quale sarebbe stato ammesso di diritto solamente il vincitore del precedente (ovvero Smyslov): tutti gli altri sarebbero dovuti passare attraverso le forche caudine dei tornei zonali ed interzonale.

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Alla vigilia di Ferragosto ’55 ventuno giocatori affilavano armi e pedoni nella dinamica e fresca Goteborg, di nuovo in Svezia. C’erano ancora Najdorf e Pachman, c’era l’esperto Stahlberg, a 47 anni il più anziano della compagnia, c’era la meteora slava Fuderer (del quale ho già parlato anni fa qui su SoloScacchi), c’era un trio di superfavoriti (Geller, Keres e Bronstein), ma c’erano pure due nomi nuovi in grado d’impensierire quel trio: il ventenne argentino Oscar Panno, campione mondiale juniores nel ’53, e il diciottenne di Leningrado Boris Spassky, fresco neo-campione mondiale juniores ad Amsterdam, che si era qualificato per l’Interzonale giungendo sorprendentemente terzo, dietro Geller e Smyslov, nella finale del 22° campionato sovietico.

Il genio degli scacchi moderni”, David Bronstein, fu capace di bissare a Goteborg il successo di Saltsjobaden, dominando il torneo e ripresentandosi, dopo sette anni, come la più seria minaccia per il trono di Botvinnik. Lo squadrone sovietico si confermava in blocco, portando nei Candidati tutti i suoi componenti ad eccezione di Ilivitzkij. Keres giunse secondo e Oscar Panno mantenne le promesse, conquistando un eccellente terzo posto assoluto. Hermann Pilnik, 41 anni, di origine tedesca, completò il successo argentino affiancandosi, sull’ultimo gradino utile, al cecoslovacco Miroslav Filip e al giovanissimo Spassky, al quale tutti andavano ormai pronosticando una carriera luminosa.

La classifica di Goteborg: 1.Bronstein p.15 su 20 2.Keres 13,5 3.Panno 13 4.Petrosian 12,5 5.Geller e Szabo 12 7.Pilnik, Filip e Spassky 11 10.Iliviztkij e Pachman 10,5 12.Najdorf e Guimard 9,5. A seguire: Rabar, Fuderer, Unzicker, Bisguier, Stahlberg, Donner, Medina e Sliwa.

La partita Bronstein-Keres (1-0) fu una delle più belle mai giocate da Bronstein e forse mai giocate ad un Interzonale; mi riprometto di mostrarvela (ma quasi tutti già la conoscerete) in un prossimo articolo dal titolo “Le migliori partite dei primi dieci tornei interzonali”.

Il Torneo dei Candidati, giocato l’anno successivo, vide di nuovo primeggiare Smyslov, che finalmente nel 1957 sarebbe riuscito a strappare il titolo al “vecchio” monarca Botvinnik. Il regolamento FIDE stabiliva, però, che il campione uscente dovesse aver diritto ad un immediato match di rivincita. Accadde così che, quando a Portorose ebbe inizio il quarto Torneo Interzonale, il campione del mondo in carica fosse ancora lui, l’indistruttibile ingegnere di Pietroburgo: Botvinnik, che era riuscito nell’impresa di riprendersi subito il suo titolo.

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Interzonale di Portorose 1958 (Campione in carica: Botvinnik)

Cosa accadeva nel mondo? Imre Nagy veniva giustiziato a Budapest il 16 giugno. Era eletto Papa Giovanni XXIII. De Gaulle eletto presidente della repubblica francese. Andava in orbita il primo satellite americano. In Svezia veniva impiantato il primo pacemaker. Il sottomarino militare Nautilus attraversava il Polo Nord.

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Mentre ci si andava chiedendo a chi e quando mai Botvinnik avrebbe definitivamente ceduto lo scettro, cose molto interessanti stavano accadendo negli “zonali” di ammissione per Portorose (Yugoslavia). In Unione Sovietica, che già poteva contare su due “pezzi da novanta” come Smyslov e Keres candidati di diritto, era cresciuta improvvisamente una nuova stella, quella di MikhailNekhemjevic Tal. Nato a Riga il 9 novembre del ’36, a 17 anni Tal vinceva il campionato di Lettonia e a 21 anni, nel ’57, divenne il più giovane campione sovietico di tutti i tempi. Il campionato successivo, nel ’58, era anche valido come torneo zonale, e Tal seppe ripetere il successo dell’anno prima, precedendo nei turni finali il regolarista Petrosian ed eliminando dalla corsa mondiale il quasi coetaneo Spassky, da lui battuto nell’ultimo turno di gioco.

Negli Stati Uniti, intanto, gli occhi increduli di tutti i tecnici venivano a puntarsi su di un ragazzino fenomenale, Robert James Fischer, nato a Chicago il 10.3.1943, che a soli 14 anni si permetteva il lusso di superare Reshevsky e tutti i migliori giocatori statunitensi nel campionato USA, anch’esso valido come “zonale”. Si sentiva nel mondo che stava ormai per sopraggiungere un vento di grande rinnovamento ai vertici dei valori scacchistici.

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A Portorose (o Portoroz, Istria), Fischer si presentava come il più giovane di sempre agli Interzonali (il più anziano era invece il bulgaro Nejkirch, 44 anni). Il successo arrise comunque a colui che gli ultimi risultati facevano a considerare il grande favorito: Mikhail Tal. La inesauribile fantasia, le inverosimili complicazioni tattiche, gli improvvisi devastanti sacrifici, portarono il grande maestro lèttone ad una serie di successi eccezionali negli anni fra il 1957 ed il 1960.

Nella sua inarrestabile ascesa, Tal avrebbe, un mese dopo Portorose, trascinato al successo (13 punti su 15!) la squadra sovietica alle Olimpiadi di Monaco, avrebbe dominato nel ’59 il Torneo dei Candidati e poi detronizzato Botvinnik nel ’60. La sfortuna, sotto forma di disgrazie famigliari e di una cagionevole salute, offuscò presto la grande stella di Mikhail, che sembrava altrimenti destinato a dettar legge a lungo sulla scena mondiale. Un vero peccato, anche se sporadicamente il campione di Riga sarebbe ancora stato capace di straordinarie prodezze. La storia scrive che nel 1961 Botvinnik sarebbe stato in grado di vincere, con facilità e contro ogni pronostico, il solito match di rivincita, un match che da quel momento la FIDE si decise, una buona volta, ad abolire.

I grandi tornei Interzonali 15

Ma torniamo a Portorose dove, nonostante Tal, il predominio assoluto sovietico veniva per la prima volta seriamente incrinato. Era splendido il secondo posto di un Gligoric all’apice della carriera, e del tutto inatteso era il terzo (accanto all’immancabile Petrosian) dell’ex cittadino ungherese Pal Benko. Benko, 30 anni, aveva preso parte (nel 1956) alla fallita rivoluzione ungherese di Nagy e Maleter, e giocò a Portorose sotto la bandiera della FIDE; l’anno dopo, nel Torneo dei Candidati, si sarebbe presentato per gli Stati Uniti, suo nuovo Paese d’adozione. Gli ultimi due posti utili furono conquistati dal ventitreenne islandese Fredrik Olafsson, futuro Presidente della FIDE, e, clamorosamente ma non troppo, dal “ragazzino” americano Bobby Fischer. Rimasero esclusi il sovietico Averbach, il cecoslovacco Pachman (per la quarta volta e sempre di mezzo punto!), Szabo (per la prima volta), Panno e Filip (che non confermarono l’ottimo risultato di Goteborg) e soprattutto David Bronstein, il cui sogno di arrivare nuovamente fino a Botvinnik fu spezzato il 12 di settembre, ultimo drammatico turno, dallo sconosciuto filippino Rudolfo Tan Cardoso.

La classifica di Portorose: 1.Tal p.13,5 su 20 2.Gligoric 13 3.Benko e Petrosian 12,5 5.Fischer e Olafsson 12 7.Averbach, Bronstein, Matanovic, Pachman e Szabo 11,5 12,Panno e Filip 11 14.Sanguinetti 10 15.Nejkirch 9,5 16.Larsen 8,5 ecc…..

La partita più avvincente del torneo, anche se probabilmente non la più corretta, fu quella che vide Tal imporsi a Panno dopo 57 complicate mosse. Ne riparleremo.

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Interzonale di Stoccolma 1962 (campione in carica Botvinnik)

Cosa accadeva nel mondo? La Cina sconfiggeva l’India nella guerra del Tibet. Solzenitsyn pubblicava “Una giornata di Ivan Denisovic”. Bob Dylan e i Beatles raggiungevano il successo internazionale. Moriva Marilyn Monroe. Perdeva la vita in un misterioso incidente aereo il presidente dell’ENI Enrico Mattei.

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Ammessi di diritto fra i Candidati: Tal e Keres, in qualità di primi due classificati del precedente Torneo (Bled ’59).

Il quinto Torneo Interzonale (il quarto su cinque disputato in Svezia) ebbe una gestazione alquanto travagliata: per parecchi mesi non si trovò il Paese disposto ad organizzarlo, finché nel gennaio ’62, un anno dopo, cioè, la normale scadenza, le autorità di Stoccolma diedero una risposta positiva alla FIDE.

Robert James Fischer, nuovamente confermatosi campione americano e di certo il giocatore più atteso, partiva per Stoccolma in compagnia di Pal Benko e Arthur Bisguier, stranamente prescelti dalla federazione statunitense al posto di W.Lombardy ed R.Weinstein, rispettivamente secondo e terzo nel precedente campionato.

Tigran Petrosian, che negli ultimi due Interzonali aveva collezionato 10 vittorie, 30 pareggi e neppure una sconfitta, andava sempre più perfezionando il suo gioco da “boa constrictor” e aveva appena vinto, nel ’61, pur con uno zero in tabellino, il campionato URSS (anche “zonale”). Dietro di lui si era qualificato, per la prima volta per l’Interzonale, Viktor Lvovic Korchnoi, non più giovanissimo ma ancora poco conosciuto in campo mondiale benché fosse da alcuni anni fra i migliori giocatori sovietici e benché avesse conquistato nel ’60, a 29 anni, il massimo titolo nazionale. Gli altri due posti usciti dal campionato URSS erano stati appannaggio di Geller e di un outsider, il ventottenne Leonid Zakharovic Stein, anch’egli ucraino come Geller e Bronstein.

Di conseguenza si ebbero alcune esclusioni clamorose: non tanto quella di Bronstein, in evidente sfiducia, quanto quelle dell’ex campione mondiale Smyslov e soprattutto di Boris Spassky. Spassky, che tre anni prima era stato eliminato da una drammatica partita con Tal, pareva tornato in splendida forma e infatti mantenne a lungo la testa del Campionato/zonale, ma un inopinato cedimento finale lo costrinse a rimandare ancora una volta, e così presto, le sue ambizioni mondiali.

Ben 23 maestri si presentavano così al via nella capitale svedese, mentre molte polemiche sollevava (e avrebbe sempre sollevato) la considerazione che alcuni grossi calibri erano stati sacrificati in favore della partecipazione di mediocri giocatori di continenti o paesi scacchisticamente meno agguerriti.

Ad ogni modo Bobby Fischer partì con due pareggi, vinse quindi cinque partite consecutive e quando riposò, all’ottavo turno, fu provvisoriamente raggiunto dal sorprendente tedesco orientale Wolfgang Uhlmann. Fischer rimediò con altre cinque vittorie di fila a partire dall’undicesimo turno, prendendo irresistibilmente il largo e inseguito dal solo Geller, finché questi, al 19° turno, venne fermato dall’ex bambino prodigio spagnolo Arturo Pomar.

Fischer, cui non riuscì solamente di migliorare la percentuale-record ottenuta da Kotov dieci anni prima, chiudeva senza sconfitte e con ben 2,5 punti di vantaggio sui secondi, un brillantissimo Geller per la terza volta tra i Candidati e un Petrosian naturalmente imbattuto. Appaiati al quarto posto l’esordiente Korchnoi e l’ottimo cecoslovacco Filip che, in quanto reduce da una seria malattia, s’era visto poco fra il ’58 ed il ’60.

Per l’ultima piazza utile occorse uno spareggio a tre, spareggio che Stein (p.3) vinse davanti a Benko (2,5) e a Gligoric (0,5). Tuttavia, a causa della nuova regola che prevedeva un tetto massimo di tre giocatori per ogni nazione, fu Benko a qualificarsi tra i Candidati. Vincere lo spareggio serviva a Stein unicamente per poter subentrare al posto di un altro sovietico che avesse eventualmente rinunciato. Notevole fu la prova di Uhlmann, partito fortissimo e calato alla distanza, e significativo il successo di squadra dei maestri ungheresi, con l’anziano (51 anni) Gedeon Barcza, con Istvan Bilek (30 anni) e principalmente col campione nazionale Lajos Portisch (25), che già veniva considerato in patria il successore di Szabo e che andò ad un passo dalla qualificazione.

La classifica di Stoccolma: 1.Fischer p.17,5 su 22 2.Geller e Petrosian 15 4.Korchnoi e Filip 14 6.Stein, Benko e Gligoric 13,5 9.Portisch e Uhlmann 12,5 11.Olafsson e Pomar 12 13.Bolbochan 11,5 14.Barcza e Bilek 11, ecc……

L’anno successivo si giocò a Curacao l’ultima e forse più famosa edizione di un Torneo dei Candidati con girone all’italiana. Mentre il contingente sovietico intrappolava Fischer, favorito numero uno ma partito male e tradito da un certo nervosismo, l’inesorabile e puntuale Petrosian soffiava il primo posto ai meno regolari e più aggressivi Keres e Geller. Nella primavera del ’63, al Teatro Estrada di Mosca, Mikhail Botvinnik usciva per sempre dalla scena mondiale: Tigran Petrosian era il nuovo Campione del mondo. E stavolta non c’era la rivincita!

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Interzonale di Amsterdam 1964 (campione in carica Petrosian)

Cosa accedeva nel mondo? In URSS Khruscev era rimosso da ogni carica, saliva al potere Breznev. Gli USA accentuavano l’impegno militare in Vietnam. Aldo Moro inaugurava l’Autostrada del Sole. La penna di Quino creava Mafalda. Martin Luther King vinceva il premio Nobel per la pace. Olimpiadi a Tokio: le prime svolte nel continente asiatico.

I grandi tornei Interzonali 07

Ammessi di diritto fra i Candidati: Geller e Keres. Costoro, secondi a pari merito a Curacao ’62, avevano all’uopo dato vita ad un match di spareggio che aveva visto prevalere Keres per 4,5 a 3,5; Geller fu tuttavia ugualmente qualificato a seguito del definitivo ritiro di Botvinnik.

Con Tigran Vartanovic Petrosian, georgiano di Tbilisi, sul podio mondiale, e ancora con gli echi delle polemiche fischeriane dopo il torneo di Curacao (polemiche che ebbero buona parte nella decisione federale di cambiare le regole del Torneo dei Candidati), ci si avviava pertanto verso il sesto Interzonale. Dal 20 di maggio ben 24 giocatori si contesero in Olanda i rimanenti sei posti fra i Candidati. Mancava l’ombroso Fischer, per il momento ritiratosi dalle competizioni internazionali in segno di protesta, e mancavano anche Korchnoi e Filip. Quinto gettone di presenza, invece, per i veterani Gligoric e Pachman. Di nuovo ben rappresentata la scuola ungherese, con il campione in carica Levente Lengyel (che qualcuno ricorderà secondo a Venezia nel ’69 e che si era messo in luce nel lontano ’49, quando a 16 anni vinse un torneo di massa con tremila giocatori), e con Lajos Portisch che l’anno precedente aveva impressionato tutti trionfando nei tornei di Sarajevo, Halle ed Amsterdam.

Favoritissimi, naturalmente, i sovietici, che contavano due ex campioni del mondo (Smyslov e Tal), mentre una gradita presenza era quella di Samuel Reshevsky (Larry Evans e Pal Benko gli altri due statunitensi), per il quale si trattava di un ritorno sulle vette internazionali dopo il mondiale del ’48 e di un esordio, a 53 anni, negli Interzonali.

Per la prima volta mancò un mattatore. Dopo 23 equilibratissimi turni fu un poker d’assi a dividersi la prima poltrona: Smyslov, Spassky, Tal (e fin qui tutto regolare) e il ventinovenne grande maestro di Copenaghen Bent Larsen. Larsen, che a Portorose sei anni prima era giunto appena sedicesimo, aveva da qualche tempo cominciato a “fare sul serio” e questo risultato, dopo il secondo posto nello zonale di Halle, lo consacrava chiaramente come il più forte giocatore occidentale dopo Fischer.

Sfortunatissimo fu Stein, quinto a solo mezzo punto ed ancora una volta escluso per la solita regola che limitava a tre i qualificabili di uno stesso Paese. Identico discorso per Bronstein, sesto assoluto, già quarantenne e sempre più lontano dal miraggio di una corona mondiale alla quale un giorno era andato tanto vicino. Di questa regola beneficiavano lo yugoslavo Borislav Ivkov (31 anni), ex campione mondiale dei giovani nel ’51 e sempre tra i piazzati nei maggiori tornei di quegli anni, e Lajos Portisch, vincitore dello spareggio con Reshevsky. Discreta fu la prova del tedesco di turno, il trentenne Klaus Darga, mentre per Benko, tra i protagonisti delle ultime due edizioni, era iniziata la parabola discendente.

La classifica di Amsterdam: 1.Larsen, Smyslov, Spassky e Tal p.17 su 23 5.Stein 16,5 6.Bronstein 16 7.Ivkov 15 8.Portisch e Reshevsky 14,5 10.Gligoric 14 11.Darga 13,5 12.Lengyel 13 13.Pachman 12,5 14.Evans 10 15.Tringov 9,5 ecc…..

E’ stato il torneo più difficile della mia vita” – avrebbe detto Spassky sette anni più tardi – “il lento inizio mi costrinse ad un recupero faticosissimo, e quando alla fine fui sconfitto da Larsen pensai che per me fosse arrivata la fine, perché non sapevo che Stein non aveva vinto contro Quinones”.

Spassky vinse l’anno dopo il Torneo dei Candidati, superando negli incontri eliminatori Keres e Geller e in finale Tal. Ma forse la fatica per questa estenuante scalata, ancor più evidenziata dalla nuova formula, forse la non ancora assoluta certezza nei propri mezzi, non consentirono a Boris di piegare un Petrosian che si presentò in perfetta forma nel match per il titolo mondiale che si svolse a Mosca nel 1966.

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Interzonale di Sousse 1967 (campione in carica Petrosian)

Cosa accadeva nel mondo? Christiaan Barnard realizzava a Città del Capo il primo trapianto cardiaco umano. In Grecia i colonnelli instauravano la dittatura militare. Israele sconfiggeva una coalizione di stati arabi nella “Guerra dei sei giorni”. Alla Barclays Bank di Londra entrava per la prima volta in funzione un bancomat. Veniva ucciso in Bolivia Ernesto Che Guevara.

Ammessi al Torneo dei Candidati: Spassky e Tal. Il settimo Interzonale si giocò a Sousse, in Tunisia, dal 17 ottobre al 17 novembre del ’67. Tra i protagonisti del passato mancavano all’appello Smyslov, Bronstein e Pachman.

I grandi tornei Interzonali 02

Dallo zonale sovietico risultavano qualificati Stein, Geller, Korchnoi e Gipslis. Aivar Gipslis, trentenne, cinque volte campione di Lettonia, era reduce da un brillante 2°-5° posto nel grande torneo di Mosca del maggio ’67, uno dei più formidabili tornei della storia, vinto da Stein (si pensi che il campione del mondo Petrosian fu relegato al 9°-12° posto!). Altri nomi nuovi per la platea degli Interzonali erano:

Henrique Mecking, 15 anni, ragazzo-prodigio brasiliano, campione del suo Paese a soli 13 anni, 1°-3° nello zonale sudamericano del ’66; Milan Matulovic, yugoslavo di 32 anni, noto per il gambetto siciliano che porta il suo nome, giocatore regolarissimo e sempre tra i primi la nei numerosi tornei disputati fra il ’65 e il ’67; Lubomir Kavalek, 24 anni, maestro cecoslovacco da poco trasferitosi in Germania (e poi negli USA); Vlastimil Hort, altro temibile cecoslovacco, primo nel ’65 a Marianske Lazne e a Kecskemet; Robert Byrne, 39 anni, statunitense, che nei non molti tornei disputati aveva però sempre ottenuto ottimi piazzamenti. Ma il fatto nuovo, clamoroso, era il ritorno sulla scena di Robert Fischer, subito considerato il grande favorito, più dei sovietici, più di Larsen e più di Portisch.

Ed infatti Fischer fu subito il grande protagonista, ma non solo, purtroppo, sulla scacchiera: continue erano le sue lagnanze intorno all’illuminazione o ad altri particolari della sala di gioco; ma soprattutto, come seguace della “Chiesa mondiale di Dio”, Fischer non poteva giocare né a scacchi né ad altro nelle festività ebraiche e dal tramonto di venerdì a quello del sabato. Scriveva H.Schonberg: “Bobby Fischer era un ragazzo strano e divenne un uomo strano. Fin dall’inizio fu sempre convinto di aver ragione, negli scacchi come nel suo atteggiamento verso il prossimo ….. eccentrico, viziato, egoista, caparbio, intransigente. Eppure ha contribuito, suo malgrado, più di chiunque altro alla diffusione mondiale del nostro gioco” (H.Schonberg, “I grandi maestri degli scacchi”, Garzanti 1975).

I grandi tornei Interzonali 17

Insomma, a Sousse, tra un anticipo, un rinvio ed un posticipo, tra interventi di ambasciatori e di federazioni, tutti (organizzatori, arbitri e avversari) stavano per essere travolti dalla confusione oltre che dal gioco travolgente del campione americano. Quando, all’ottavo turno, venne respinta una sua ennesima richiesta, Bobby non si presentò al tavolo contro Gipslis. Convinto da Belkadi, Presidente della federazione tunisina, a proseguire il torneo, Fischer andò avanti fino al turno dodici. Ma allorché l’arbitro, il cecoslovacco Sajtar, gli comunicò che il forfait contro Gisplis doveva considerarsi irrevocabile, egli levò definitivamente le tende. Fischer in quel momento era ancora al comando, con sette vittorie, tre pareggi, una partita posticipata ed una persa a forfait.

Il torneo fu vinto dal campione danese Bent Larsen, preciso e determinato, in quegli anni ai vertici della carriera. Staccati di un punto e mezzo Geller, Korchnoi ed un redivivo Gligoric, tornato alla forma di Portorose ’58. Quinto fu Portisch, mentre per la sesta piazza occorse uno spareggio a tre: a Los Angeles, il mese dopo, Reshevsky superava Hort e superava pure il vincitore di Mosca, quel Leonid Stein che per la terza volta consecutiva rimaneva escluso per un soffio dal Torneo dei Candidati. Gipslis, invece, deluse largamente le aspettative.

La classifica di Sousse: 1.Larsen p.15,5 su 21 2.Geller, Gligoric e Korchnoi 14 5.Portisch 13,5 6.Hort, Reshevsky e Stein 13 9.Matulovic 12,5 10.Matanovic 12 11.Ivkov e Mecking 11 13.Gipslis e Kavalek 10 15.Suttles 9,5 16.Bilek 9 ecc…..

Nel Torneo dei Candidati del ’68 Larsen piegò subito Portisch, ma trovò poi un ostacolo insormontabile in Spassky, che in finale batté Korchnoi altrettanto perentoriamente. Nel ’69, a Mosca, si trovarono nuovamente di fronte Petrosian e Spassky. Boris perse la prima partita, ma seppe superare i momenti più difficili ed alla lunga prese il sopravvento. Dopo 23 partite il granitico Tigran fu costretto a cedergli lo scettro di Campione del mondo.

I grandi tornei Interzonali 11(B.Larsen, un gigante degli Interzonali)

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Interzonale di Palma de Mallorca 1970 (campione Spassky)

Cosa accadeva nel mondo? In Egitto moriva Nasser e gli succedeva Sadat. Salvator Allende eletto presidente del Cile. Il giornalista Mauro De Mauro veniva assassinato a Palermo. Si scioglievano i Beatles. La Boeing realizzava il primo “Jumbo Jet”. Il Brasile di Pelè vinceva i mondiali di calcio a Città del Messico.

Da quello che sappiamo, per quasi due anni (prima di Palma) Robert Fischer quasi non toccò gli scacchi. Interruppe il digiuno quando fu invitato (marzo ’70) a Belgrado dagli organizzatori del celebre incontro URRS-Resto del Mondo, che gli offrirono la prima scacchiera nel “Resto”. Qui si sollevarono le polemiche e le proteste di Larsen, ben motivate dai risultati, e Fischer, con grande sorpresa di tutti, accettò di giocare in seconda scacchiera. Incontrò Petrosian, battendolo seccamente: 3 a 1. Orbene, Fischer non aveva partecipato al campionato nazionale/zonale e quindi non era qualificato per l’Interzonale. Ma che significato poteva avere in quel momento un Interzonale senza Fischer? Tutti d’accordo, fu trovato l’escamotage: se un altro statunitense si fosse ritirato, Fischer avrebbe potuto sostituirlo. Fu così che l’8 di novembre al via, nell’isola spagnola, non si presentò Benko ma Fischer. Bobby era accompagnato dall’ex colonnello di aviazione Ed Edmondson, incaricato dalla Federazione degli Stati Uniti di risolvere eventuali controversie, in pratica di evitare il secondo tempo della “commedia” di Sousse.

I grandi tornei Interzonali 04

A Palma il principale avversario di Fischer sembrava Bent Larsen, già vincitore ad Amsterdam e Sousse e in quegli anni senz’altro più temibile dei quattro rappresentanti sovietici, che erano Geller, Smyslov, Taimanov e Polugaevsky.

Per il non più giovane Mark Taimanov, apprezzato in patria anche come pianista, si trattava di un meritato ritorno alla ribalta (era stato secondo a Stoccolma nel ’52). Lev Abramovich Polugaevsky (36 anni), da quattro anni nella squadra olimpica sovietica, era invece al suo primo interzonale, ma non godeva dei favori del pronostico, forse perché fresco reduce dalla sconfitta con Hort sulla quarta scacchiera del citato incontro fra URSS e Resto del Mondo. Lo stesso Vlastimil Hort, con i soliti Reshevsky, Gligoric e Portisch, e con l’astro nascente brasiliano Mecking, soprannominato dai suoi connazionali “Mequinho”, era visto tra i papabili nella corsa al mondiale.

Palma fu per Robert Fischer una passeggiata trionfale. Con 15 partite vinte, 7 patte ed una sola sconfitta (guarda caso, contro Larsen), Fischer otteneva con l’80,4 una percentuale che sfiorava nuovamente, ma non superava, il record di Kotov del ’52.

Bobby mise ben tre punti e mezzo fra sé e i secondi arrivati, grazie ad una serie finale di sette vittorie consecutive, l’ultima delle quali per forfait dell’argentino Oscar Panno, tornato ad alti livelli dopo l’exploit del ’55 a Goteborg. Panno era sempre stato un acerrimo contestatore delle bizzarrie di Fischer: i due non si sono mai nemmeno potuti vedere, e la cosa è comprensibile se pensiamo che Oscar era una persona diversissima dallo statunitense; per lui gli scacchi sono sempre stati e dovevano essere un hobby, un hobby cui il suo lavoro di ingegnere non lasciò mai troppo spazio.

Secondi, ma ben distanziati, giunsero un fortissimo Larsen, un magnifico Geller (al suo quinto Interzonale e alla sua quinta qualificazione) ed una grande sorpresa: il ventiduenne studente tedesco occidentale Robert Hubner, nome pressoché nuovo e del tutto inatteso a questi traguardi.

Un posto tra i Candidati toccò anche al regolare Taimanov e al tedesco orientale Wolfgang Uhlmann, 35 anni, vincitore tra il ’64 ed il ’70 di ben dieci importanti tornei internazionali, che così coronava una carriera dignitosissima.

Primi degli esclusi furono Smyslov e un Portisch piuttosto deludente, così come sotto le aspettative giocarono Hort, Mecking e Ivkov. Come era stato a Sousse, primo della pattuglia dei “poveri” risultava il venticinquenne maestro canadese Duncan Suttles. Sul fondo della classifica, mestamente ritroviamo due ex grandi ormai sul viale del tramonto: Reshevsky e Filip.

La classifica di Palma de Mallorca: 1.Fischer p. 18,5 su 23 2.Larsen, Geller e Hubner 15 5.Taimanov e Uhlmann 14 7.Portisch e Smyslov 13,5 9.Polugaevsky e Gligoric 13 11.Panno e Mecking 12,5 13.Hort 11,5 14.Ivkov 10,5 15.Suttles e Minic 10 16.Reshevsky 9,5 ecc……

Quello che accadde dopo Palma è più che noto: i travolgenti successi (6 a 0) di Fischer su Taimanov prima e su Larsen poi aprirono le porte alla storia moderna degli scacchi, un gioco che solo allora, con le vittorie di Fischer su Petrosian nella finale del Torneo dei Candidati (6,5 a 2,5) e quindi nel “match del secolo” su Spassky (12,5 a 8,5) seppe travalicare i suoi tradizionali confini elitari ed esplodere in tutto il mondo con una risonanza ineguagliabile ed ineguagliata da altri sport.

E’ un giocatore straordinario in tutti i sensi, schietto nel suo gioco come un bambino” disse Boris Spassky del suo grande rivale di Reykjavik. Forse il più forte di tutti i tempi. Noi, al di là di ogni possibile considerazione sul suo gioco, sulla sua personalità e sui suoi comportamenti, che non minime conseguenze hanno avuto sui suoi risultati e sul gioco degli avversari nella scalata al titolo mondiale, noi, imparziali commentatori di allora e di oggi, dobbiamo comunque essere grati a Robert Fischer e a tutto ciò, voluto o non voluto, che egli ha significato per il mondo degli scacchi.

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Interzonali di Leningrado e Petropolis 1973 (campione in carica Fischer)

Cosa accadeva nel mondo? L’ingegner Martin Cooper faceva a New York la prima telefonata da un cellulare. La guerra del Kippur e la crisi petrolifera facevano conoscere all’Europa una nuova parola: austerità. Assassinato Salvator Allende. Peròn veniva eletto presidente dell’Argentina. Si spegneva Pablo Picasso.

Nel febbraio ’73 venivano effettuati i sorteggi per l’Interzonale, sdoppiato in due differenti tornei secondo le ultime regole. Ammessi di diritto fra i Candidati erano Spassky e Petrosian, da questi due Interzonali ne sarebbero usciti altri sei, ovvero i primi tre arrivati in ciascuno.

A maggio si sarebbero affrontati in URSS Tal, Korchnoi, Karpov, Larsen, Hubner, Taimanov, Gligoric, Kuzmin, Uhlmann, Byrne ed altri otto giocatori, in luglio in Brasile si sarebbero incontrati Keres, Geller, Polugaevsky, Smyslov, Stein, Mecking, Hort, Portisch, Ljubojevic, Savon ed altri otto.

Scriveva il maestro Palombi su “Paese Sera” del 3 marzo ’73: “Come si vede, due imponenti gare, ciascuna bastantye da sola a reggere il confronto con le più importanti manifestazioni dell’annata. I sovietici, con dodici partecipanti, vi fanno la parte del leone, seguiti alla lontana dagli yugoslavi, che sono riusciti a piazzare quattro pretendenti; del tutto inadeguata la presenza ungherese con il solo Portisch, anche se si tratta sicuramente di uno dei cavalli vincenti, mentre non si registrano novità in campo USA, con il sempre valido ma anziano Reshevsky e con il neo-campione Byrne i cui limiti sono da tempo accertati. Molto più forte risulta sulla carta il torneo di Leningrado, le cui punte sono costituite da Larsen, Hubner e dal trio sovietico Tal, Karpov e Korchnoi; a Petropolis, ad eccezione di Portisch, riesce difficile fare dei nominativi: ci limitiamo a segnalare la presenza dei giovani Ljubojevic, Mecking ed Hug, uno dei quali dovrebbe riuscire a sfondare il compatto muro dei sovietici”.

E partiamo da Leningrado.

I grandi tornei Interzonali 14

Il più gettonato era qui ancora Mikhail Tal, che fra il ’72 e il ’73 attraversò uno dei momenti più felici della sua carriera, come testimonia questa strepitosa serie di risultati: primo nell’autunno ’72 a Sukhumi con 11 su 15 davanti a Savon e Taimanov; miglior risultato in quarta scacchiera alle Olimpiadi di Skoplje con 14 su 16, primo in dicembre nel 40° campionato URSS con 15 su 21, primo in gennaio a Wijk an Zee con 10,5 su 15 davanti a Balashov e Vasjukov, primo in febbraio a Tallinn con 12 su 15 davanti a Polugaevsky, Balashov, Bronstein, Keres e Spassky. In tutto ben 82 partite senza subire nemmeno una sconfitta!

Bruciante fu la partenza di Larsen, reduce dal successo di Hastings (11,5 su 15 e davanti ad Uhlmann): 6 punti nelle prime 7 partite sembravano un’ipoteca sulla qualificazione e lenivano il ricordo di quel famoso e bruciante 0-6 subito contro Fischer. Contemporaneamente, il 7 di giugno Karpov e Korchnoi intrecciavano la prima di una lunga serie d’importanti sfide (una Pirc finita in parità dopo appena 18 mosse). Stop di Larsen al turno ottavo, ad opera di Korchnoi, che si affacciava in testa insieme al quarantacinquenne americano Robert Byrne, da tutti inizialmente ignorato. Al decimo turno questa era la classifica: Korchnoi 8,5, Karpov e Byrne 7,5, Smejkal e Larsen 7, Radulov e Kuzmin 6.

Interessante fin qui la prova del bulgaro Radulov, autore di 5 vittorie, e del giovane sovietico Ghennadi Kuzmin, già rivelazione dell’ultimo campionato URSS. Il cecoslovacco Jan Smejkal, dopo due sconfitte iniziali con Quinteros e Kuzmin, si era portato a ridosso dei primi con una fantastica serie di sette vittorie consecutive, cosa più unica che rara in simili tornei. Dopo il 12° turno ritornò in gioco anche Hubner, che frenava la corsa di Smejkal, mentre Korchnoi, battuto da Rukavina, era raggiunto da Karpov. Larsen superava Kuzmin ma fu sconfitto da Tal. Tramontarono al 13° le speranze di Larsen, battuto anche da Quinteros, al 14° quelle di Hubner, clamorosamente sconfitto dal cubano Estevez. Al 15°, con Byrne vincitore su Larsen e con Smejkal vincitore su Taimanov, così si presentava l’alta classifica: Karpov e Korchnoi 11,5, Byrne 11, Smejkal 10,5, Hubner 9,5.

Mancavano solo due turni alla fine e l’unica sorpresa poteva ormai venire da Smejkal, che al 16° turno incontrava Karpov. Il cecoslovacco raggiunse in effetti la possibilità di entrare in un finale molto favorevole, sennonché, pressato dall’orologio, sbagliò di brutto, poi rifiutò la patta offerta da Karpov, forzò il finale e … lo perse.

La classifica di Leningrado: 1.Karpov e Korchnoi p.13,5 su 17 3.R.Byrne 12 4.Smejkal 11 5.Larsen e Hubner 10 7.Kuzmin 9,5 8.Gligoric, Taimanov e Tal 8,5 11.Quinteros e Radulov 7,5 13.Torre e Uhlmann 7 ecc….

Una classifica molto allungata, ma pochi si sarebbero aspettati la prova incolore degli ex candidati Uhlmann e Taimanov , quella disastrosa del giovane Tukmakov (un solo punto dopo i primi otto turni!), gli alti e bassi di Larsen ed Hubner e soprattutto la grave crisi di Tal.

Scriveva Adriano Soi sul numero 4 della rivista “Tuttoscacchi” (agosto ’73): “Purtroppo il grande Micha ha dovuto fare i conti con un avversario che non usa Alfieri o Torri: il male, il crollo fisico, che già altre volte gli avevano impedito di esprimere compiutamente la grandezza del suo inimitabile talento. Forse per Tal era l’ultima occasione, forse è veramente destinato a passare alla storia come la meteora comparsa solo due volte nel firmamento scacchistico. Lasciando una traccia luminosa che difficilmente si cancellerà nel ricordo degli appassionati e degli avversari”.

Infatti dopo 12 turni, tra rinvii e sospensioni, Tal aveva appena due punti e sei partite da concludere: non volle abbandonare e, stringendo i denti, seppe alla fine raggiungere un dignitoso piazzamento.

Complimenti a vicenda da parte dei tre qualificati, due matricole e un veterano. Karpov: “Korchnoi ha giocato la seconda parte del torneo con uno slancio eccezionale”, Korchnoi: “Byrne ha giocato molto bene, dimostrando coraggio e freddezza”, Byrne: “Il torneo era molto forte, ora mi attende un serio lavoro per prepararmi adeguatamente”. In realtà il terzo posto a sorpresa di Robert Byrne scaturì da alcuni episodi abbastanza fortunati (vedere partita con Tukmakov e la pazzesca 31….Ta8?? del sovietico) e dalla circostanza di non aver mai avuto alcuna partita sospesa (allora c’era ancora la “mossa in busta”), quindi senza fatiche supplementari. Per Korchnoi è stata invece la quarta qualificazione tra i Candidati.

La novità assoluta era senza dubbio Anatoly Karpov, nato a Zlatost, negli Urali, nel maggio del ’51. A 10 anni era già prima sociale (in Russia è qualcosa, eh?), quando, piccolo e gracile, giocava intere partite in piedi davanti alla scacchiera per vederla meglio. “Questo ragazzo non diventerà mai un campione: è troppo magro” disse una volta il grande maestro Eduard Gufeld, il quale pesava 100 chili. E invece nel ’69 Karpov smentì Gufeld vincendo il campionato mondiale giovanile, per essere ammesso al quale dovette superare in uno spareggio Rafael Vaganian e il quasi dimenticato, sfortunatissimo Mikhail Steinberg, che dei tre era il favorito essendo stato il più giovane maestro della storia scacchistica sovietica. Karpov passò di successo in successo fino a quello di San Antonio ’72, tuttavia nei mesi che precedettero Leningrado si era mimetizzato un pochino (ad esempio a Budapest veniva superato da un Geller smanioso di rivincita dopo che la sua presenza a Reykjavik fu considerata negli ambienti sovietici come uno dei motivi fondamentali della sconfitta di Spassky).

Mario Monticelli non aveva sbagliato a scrivere sul Corriere della Sera del 20 febbraio ’73: “Per la riconquista del titolo mondiale i russi, più che su Spassky, puntano sul ventiduenne Anatoly Karpov, fresco vincitore in Texas alla pari con Petrosian e Portisch”.

E ora vediamo quanto successe nell’altro Interzonale, quello di Petropolis.

I grandi tornei Interzonali 09

Petropolis è una cittadina a circa 50 chilometri da Rio de Janeiro. Unanimemente visto come favorito numero uno era Portisch, autoritario vincitore in marzo del Memorial Vidmar di Ljubljana. L’idolo locale Mecking, ex bambino prodigio, al suo terzo Interzonale ad appena ventuno anni, sembrava ormai maturo per spiccare il volo verso i lidi di Fischer, ma qualche ombra gli proveniva dal non eccelso risultato (ottavo, con tre sconfitte) raccolto proprio nel menzionato torneo di San Antonio.

Ljubomir Ljubojevic era la grande speranza slava. Artefice di un notevole risultato alle recenti Olimpiadi e buon protagonista di già numerosi importanti tornei, fantasioso attaccante, veniva considerato ben più di un outsider a Petropolis. E non più outsider poteva considerarsi anche Hort, in teoria capace di migliorare il risultato ottenuto a Leningrado dal suo connazionale Smejkal. Ma sarebbero stati d’accordo, con queste aspirazioni di Mecking, Ljubojevic ed Hort, i sei sovietici, forti di ex candidati ed ex campioni del mondo?

Purtroppo, era nel frattempo giunta in Brasile una triste notizia: il 4 luglio moriva, per una crisi cardiaca, Leonid Stein, indimenticabile vincitore del super-torneo di Mosca ’67. Il Grande Maestro sovietico aveva appena 39 anni. Stein, che non era mai riuscito a superare lo scoglio degli Interzonali, aveva poche settimane prima vinto (imbattuto e alla pari con Petrosian) il torneo di Las Palmas, precedendo Hort, Panno e i due giovani Andersson e Ribli, aggiungendo così un altro successo prestigioso ai tanti della sua carriera, tra i quali ricordo Keckskemet ’68, Tallinn ’69 e Parun ’71. L’Interzonale brasiliano poteva essere finalmente la sua grande occasione. Il posto di Stein fu preso a Petropolis dall’anziano David Bronstein, il quale, ventidue anni dopo la storica sfida con Botvinnik, poteva godere di molto rispetto ma di scarso credito:  e poco mancò, se non si fosse distratto in un paio di facili partite, che il geniale David giocasse di nuovo un bello scherzo a tutti!

In verità, in un primo momento era sembrato l’anno degli yugoslavi. Mentre Marjanovic guidava la classifica a Teeside nel corso del mondiale giovanile (ma alla fine lo avrebbe scavalcato Beljavsky) e mentre il nuovo astro Planinc dominava in Olanda il torneo IBM (ma alla fine lo avrebbe raggiunto Petrosian), negli stessi giorni a Petropolis Ljubojevic partiva come un fulmine, ottenendo un 6 su 7, proprio come Larsen a Leningrado e preparandosi a fare la stessa fine di Larsen.

Su “L’Italia Scacchistica” n. 819 Gligoric avrebbe individuato un altro interessante parallelo: “ Diciotto anni più tardi e sei cicli di Campionato più tardi, il giovane Ljubojevic si è trovato a Petropolis nella situazione che fu di Fuderer a Goteborg nel ’55 …. Il campione del mondo Fischer aveva espresso la propria opinione con le parole “tutti pensano che Ljuba possa farcela….” …. Il leader del torneo rovinò invece le sue possibilità per colpa del suo stile affascinante ma troppo aggressivo, come fa un certo tipo di pugile che non si preoccupa di proteggere il proprio viso durante un match ….”.

I grandi tornei Interzonali 10

Ljubojevic non avrebbe, al contrario di Fuderer, abbandonato gli scacchi, ma per diversi anni risentì di quel colpo e le sue prestazioni a volte sconcertanti non gli avrebbero mai consentito di entrare a far parte del “gotha” mondiale. Prima battuta d’arresto per Ljubojevic al 9° turno: addirittura un matto da Reshevsky! Tra i sovietici marciava meglio degli altri il meno titolato, un Lev Polugaevsky sempre più sicuro di sé. Nelle retrovie si difendeva bene il giovane canadese Biyiasas, assai pericoloso con i pezzi bianchi, mentre sprofondava l’ex campione mondiale dei giovani, lo svizzero Werner Hug ( e pensare che, in un primo momento, si era parlato nientemeno che di un suo match con Karpov per l’ammissione agli Interzonali!).

Il 10° fu un turno infausto per i sovietici: Geller perse con Biyiasas e Bronstein perse (solito destino di questo strano campione!) addirittura con Kagan, ultimo in classifica! Qui Ljubojevic conservava ancora mezzo punto di vantaggio su Polugaevsky e Portisch, ma poi cadeva sotto i colpi di Bronstein, Smyslov e Geller. Mecking, invece, iniziava il suo forcing all’undicesimo turno, mentre con una serie di vittorie consecutive rientrava in gara anche Hort. A tre turni dalla fine, e dopo la conclusione delle partite sospese, la classifica reale vedeva a Portisch a 10,5, Mecking e Geller a 9,5, Hort, Smyslov e Polugaevsky a 9, Ljubojevic a 8,5. Bronstein ad 8.

Finale di gara incandescente, con Geller che, indisposto, pattava in poche mosse con Panno all’ultimo turno, andando incontro ad una negativa sorpresa. Polugaevsky infatti era costretto a vincere con l’apparentemente imbattibile Portisch, e ci riusciva, trascinando se stesso, Geller e Portisch in un ulteriore spareggio a tre per gli ultimi due posti fra i Candidati. Il tutto mentre Henrique Costa Mecking, al termine di un torneo giudizioso e intelligente, faceva suo di misura il primo posto.

La classifica di Petropolis: 1.Mecking p.12 su 17 2.Geller, Polugaevsky e Portisch 11,5 5.Smyslov 11 6.Bronstein 10,5 7.Hort 10 8.Savon 9,5 9.Ivkov e Ljubojevic 9 11.Reshevsky 8,5 12.Keres e Panno 8 14.Gheorghiu 7,5 ecc….

In autunno, a Portorose, Portisch, che partiva svantaggiato dal “Sonneborg”, dominava il triangolare di spareggio, prendendosi una chiara rivincita (3 a 1) su Polugaevsky, il quale tuttavia si qualificava ai danni di un ancor poco fortunato Geller. Scrisse in proposito Gligoric: “…. se Geller avesse soltanto sussurrato una parola a Portisch (“patta?”) qualche secondo prima che la sua bandierina cadesse, mentre si trovava con un sano pedone in più ma dimentico del controllo del tempo …. Geller si sarebbe qualificato e non Polugaevsky ….”

Torno a citare L’Italia Scacchistica (n.816), ove si leggeva: “Henrique Mecking è il nuovo idolo dell’America Latina! IL grande maestro brasiliano, focoso di lingua e freddo sulla scacchiera, ha splendidamente vinto questo Interzonale …. Egli fa parte della categoria degli “enfant prodige”, un po’ come Fischer, al quale assomiglia anche sotto l’aspetto della sicurezza nei propri mezzi e per l’acerrima lotta agli scacchisti sovietici …. Lui è un inguaribile ottimista e sta già pensando seriamente alla conquista del massimo titolo. E’ quello di Mecking, un ottimismo ben giustificato: a 13 anni ha vinto il campionato brasiliano e già nel ’66 è stato primo nello zonale sudamericano. Ora non resta che attendere. Mecking ha indubbiamente talento, lo ha dimostrato in più occasioni. Avrà anche la forza e la resistenza per continuare su questa strada di continui successi fino ad iscrivere il suo nome tra i grandi?”

Il tempo avrebbe purtroppo risposto negativamente a questa domanda. Il tempo e il destino avrebbero presto fatto sparire dalla scena mondiale sia Fischer sia, poco più tardi e senza vederne altissimi acuti, Mecking. Il tempo avrebbe visto i nuovi trionfi della scuola russa e del fattore “K” (Karpov e poi Kasparov, per non dire di Kasimdzhanov, Khalifman e Kramnik) e avrebbe spostato dalle Americhe all’oriente (con Anand) e all’Europa (prima con Topalov e poi con Carlsen) il principale guanto di sfida alle nazioni che avevano raccolto l’eredità dell’ex impero sovietico.

I grandi tornei Interzonali 12(H.Mecking nel 1967)

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E qui ha termine il mio racconto. Per quanto riguarda il proseguimento della storia degli Interzonali, aggiungo soltanto telegrafici riferimenti, per dovere di cronaca.

Nel 1976 i due Interzonali si disputarono a Biel (vinse ancora una volta l’eterno Larsen) e a Manila (replica di Mecking). Nel 1979 si tennero a Riga (vinse in casa il grande Tal) e a Rio (primi Portisch, Petrosian ed Hubner) .

Nel 1982 se ne giocarono tre: a Las Palmas (vinse Ribli), a Mosca (vinse Kasparov) e a Toluca (primi Portisch e Torre). Nel 1985 ebbero luogo a Biel (vinse Vaganian), a Taxco (vinse Timman) e a Tunisi (vinse Yusupov). Nel 1987 si trasferirono a Subotica (primo posto per Sax, Short e Speelman), a Szirak (alla pari Salov e Hjartarson) e Zagabria (primo l’irriducibile Korchnoi).

Nel 1991 si tornò ad un solo Super-Interzonale (lo vinse Gelfand, a Manila). Nel 1993 “esplose” la FIDE, quando Kasparov e Short fondarono la parallela PCA. La PCA organizzò subito un Interzonale a Groningen (primi Adams ed Anand), mentre quello della FIDE si svolse a Biel (nuovo successo di Gelfand). E da quell’anno in poi non si sentì più parlare di Interzonale.

Ma la loro storia più bella, e non soltanto perché noi eravamo più giovani, ci sembra rimanga quella dei primi 23 anni, dal 1948 (l’anno di Bronstein) al 1970 (l’anno di Fischer). Io ho cercato di ricordarla e presentarla al meglio, sia pur sinteticamente, estendendo la cronaca fino al 1973 ed avvalendomi dei miei lavori pubblicati all’epoca sul bimestrale “Zeitnot”.

Chissà se qualche lettore sarà riuscito ad arrivare fino alla fine di queste pagine senza addormentarsi o spegnere il computer? Se così sarà stato, potremmo ben dire che avrà vinto l’Interzonale di SoloScacchi e potremmo considerarlo Candidato al titolo di “lettore più paziente del mondo”!

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


30 Commenti a I grandi “Tornei Interzonali” 1948-1973

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    paolo bagnoli 27 Giugno 2015 at 20:56

    Letto tutto con autentico godimento! Erano gli anni (Sessanta) in cui iniziavo a trasportare legname, in cui si discuteva di Fischer e Larsen (chi era il migliore? La Storia fece giustizia della diatriba), in cui Petrosjan veniva considerato un “pattaiolo” (vergogna!), in cui Spasski veniva considerato l’alfiere dei nuovi scacchi, in cui il mondo scacchistico rimase sbalordito dai successi di Bobby contro Taimanov, Larsen e lo stesso Petrosjan, in cui, in ferie, ebbi la ventura di incontrare Fischer a Vinkovci (1970) e di consumare in sua compagnia alcuni pranzi in un baretto vicino al centro sportivo della città, in cui si consolidò il mio amore per il gioco. …zzo, che periodo!

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    The dark side of the moon 27 Giugno 2015 at 21:44

    Che bel pezzo!
    Appena ho un po di tempo me lo gusto per bene e magari lo stampo pure 😉
    PS.
    Petrosjan aveva una altissima comprensione del gioco, molti suoi critici semplicemente non comprendevano la sua profondità di analisi.
    Ricordate cosa disse di lui Fischer?

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      paolo bagnoli 27 Giugno 2015 at 23:02

      Credo sia stato Fischer a dire che “Petrosjan vede le minacce dell’avversario prima che lo stesso avversario le concepisca” (o l’ha detto qualcun altro?). Il pezzo mi ha riongiovanito di una quarantina d’anni. Ho un desiderio impossibile, quello di assistere ad una Fischer-Kasparov, ad una Carlsen-Larsen, ad una Coppi-Merckx, e via sognando….. ma il massimo sarebbe una So-Tal, dove la scacchiera prenderebbe fuoco dopo poche mosse.

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      DURRENMATT 28 Giugno 2015 at 15:33

      …”Ero veramente colpito,durante la partita:ogni volta che raggiungeva una buona posizione,Petrosjan manovrava in modo da ottenerne una ancora migliore.”…alla faccia del “pattaiolo”! 😉

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        alfredo 1 Luglio 2015 at 21:30

        secondo me la cosa piu’ giusta la lessi anni fa non so a chi attribuita
        petrosian era un grandissimo tattico travestito da stratega
        conoscete altri campioni del mondo che abbiano fatto un numero maggiore di sacrifici di donna?

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    Mongo 27 Giugno 2015 at 23:24

    Anche la ‘rosa’ di oggi si accorge che il numero 5 al mondo, il numero 2 degli Stati Uniti, non è più italiano; a condire l’articolo c’è nche un po’ di gossip con la notizia di un vicino matrimonio di Nakamura con la De Rosa e si fantastica di un suo passaggio alla nostra federazione, visto che almeno lui un po’ di italiano lo sta imparando: (“Al momento non è altro che un’ipotesi teorica, ma a volte il vento fa strani giri….”;) http://www.gazzetta.it/Sport-Vari/27-06-2015/scacchi-caruana-dice-addio-all-italia-sta-gia-giocando-gli-usa-120334051035.shtml

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    Zenone 28 Giugno 2015 at 07:20

    Bellissimo…anche l’ “incrocio” con ciò che accadeva nel mondo durante il periodo dei Grandi Scacchi!

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    Martin 28 Giugno 2015 at 08:04

    Assolutamente straordinario… spero solo che non sia l’ultimo ma di leggerne ancora mille altri come questo 🙄

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    alfredo 28 Giugno 2015 at 11:42

    Cosa ? Ljuboievic non arrivo’ mai al gotha egli scacchi????
    Libo è stato uno dei piu’ affascinanti giocatori d’attacco di sempre ma non fu solo questo….
    non so in che anno ma mi sembra che a un certo punto della sua carriera arrivò ad essere il numeero 3 , sicuramente par anni staziono’ nei primi 10 al mondo
    fu un grande giocatore di torrneo poco incline alla programmazione necessaria ai match del campionato del mondo ( avrebbbe trovato comunque in karpov un ostacolo insormontabile , ma andate a vedere le sconfitte che inflisse a Tolja ! ) ma se non è entrato nel gotha degli scacchi uno come ljuboievic ….
    a parte questa sfumatura una bella cavalcata nnei tempi che furono

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    The dark side of the moon 28 Giugno 2015 at 15:28

    Ho letto tutto attentamente e mi auguro che la promessa di pubblicare un prossimo articolo dal titolo “Le migliori partite dei primi dieci tornei interzonali” venga mantenuta dall’ottimo Marramaquís.
    Piccola annotazione: Fischer è nato il 9 Marzo e non il 10 come è stato riportato.
    Grandioso lavoro comunque: complimenti!

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    Fabio Lotti 28 Giugno 2015 at 15:44

    Bello. Per i commenti, essendo un pigrone del Toro (nato proprio il 1° maggio, festa dei lavoratori) rimando a quelli entusiasmanti di Paolo.

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    Enrico Cecchelli 28 Giugno 2015 at 16:04

    Fantastico! Bellissimo! Mi hai “rubato” un’idea che covavo da tempo e di cui avevo
    parlato con un editore ma ne sono oltremodo contento perchè i miei impegni e l’incalzante pigrizia difficilmente ne avrebbero permesso la realizzazione. Tanto più che io pensavo anche alle tabelle dei relativi “zonali” da cui talora uscirono outsaiders degni di essere ricordati anche con qualche biografia. Ripeto : fantastico! Visto quanto mi sta a cuore l’argomento accludo un grazie personale al bravissimo “Marra”.

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    Roberto Messa 29 Giugno 2015 at 11:56

    All’Open Capo d’Orso (Porto Mannu) che si è svolto in Sardegna due settimane fa, abbiamo avuto il piacere di vedere in azione l’ottantenne GM islandese Fridrik Olafsson (accompagnato da una delegazione di quasi quaranta suoi connazionali, tra giocatori e famigliari). Da questo torneo consiglio di vedere in particolare la brillante Olafsson – Schaefer del terzo turno.
    A Porto Mannu c’era anche il GM Margeir Petursson (GM molto forte e noto negli anni Ottanta e Novanta, poi si ritirò dall’agonismo per fondare l’unica banca islandese che non fallì con il default del suo Paese nel 2008, ora pare sia l’uomo più ricco dell’Islanda), il quale in un’intervista a Ian Rogers ha dichiarato: “Tre anni fa siamo andati a Portorose [a pochi Km da Trieste] con Fridrik per commemorare la sua qualificazione al Torneo dei Candidati. Una gita straordinaria, c’erano sette grandi maestri e Fridrik ci ha mostrato tutte le partite dell’Interzonale del 1958 e ci ha fatto vedere dove sono state giocate.”

    Ah, dimenticavo i complimenti per l’ottimo articolo. Eccellente anche l’idea di associare gli eventi non scacchistici di quegli anni.

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      alfredo 1 Luglio 2015 at 21:22

      caro Roberto
      entro qui scusandomi con gli amici per ringraziarti del ricordo di John Nash , the ” beautiful mind” nelll’ultimo numero della tua rivista
      In aggiunta a quanto scritto volevo aggiungere quanto segue sul rapporto tra Nash e gli scacchi
      Nash partecipo’ alle giornate di matematica del 2007 a Roma .
      In quell’occasione sia lui che il figlio giocarono contro Spassky in simultanea.
      Tale avvenimento è documentato del DVD dedicato all’intervista a john Nash fatta da Piergiorgio Odifreddi in cui lo stesso Nash spiega il perchè di una sua mossa
      L’incontro con Spassly fu una esperienza molto significativa per Nash tanto che porto’ una foto dell ‘avenimento nel suo studio, in bella mostra , come racconta Calabresi nel suo libro ” la fortuna non esiste”
      Mi ha colpito molto che l’ultimo personggio significativo da lui incontrato sia stato Magnus Carlsen
      Dopo quella prima esperienza ho avuto la fortuna di vedere altre volte Nash sempre accompagnato dalla straordinaria moglie Alais anche lei morta nel’incidente stradale
      L’ultima volta circa 1 anno fa a Bergamo in un incontro tenuto presso l’universita dall’ISEO ( istituto studi economici)
      mi scuso per ” l’intromissione”
      un caro saluto a tutti gli amici

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    Marramaquìs 30 Giugno 2015 at 05:44

    Debbo comunicare ai lettori che con questo articolo ha termine la mia antica collaborazione con SoloScacchi.
    Ringrazio la Redazione (Martin e Mongo), che mi ha sempre concesso, spesso immeritatamente, così tanto spazio, e ringrazio l’Editore (Roberto) e voi lettori per l’apprezzamento che mi avete, lungo i miei 125 scritti (ma forse qualcuno in più con altra firma…;), sempre dimostrato.
    Un grazie particolare a “cserica”, i cui avvincenti pezzi sui “luoghi degli scacchi” seppero cinque anni fa conquistare la mia attenzione ed immaginazione.
    E’ stato, per me, come salire su un treno in corsa ed iniziare per la seconda volta un viaggio affascinante che ha segnato indimenticabilmente uno spicchio della mia vita.
    Ma “panta rei”, ed arriva sempre il momento di scendere da ogni treno.
    A tutti voi i miei infiniti auguri (Riccardo M.).

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    Zenone 30 Giugno 2015 at 06:54

    Come diceva Maurizio Ferrini in “Quelli della notte…” di Arbore, che ha segnato un momento importante della mia vita, “Non capisco ma mi adeguo…”.
    E’ la condizione di chi subisce le scelte degli altri. Scelte che sembrano per chi sta “fuori” dalla mischia incomprensibili.
    Non sono in grado di comprendere perché “Marramaquis” lasci così affettatamente (visto che aveva appena promesso un seguito al presente pezzo) ma mi dispiace profondamente.
    Spero che possa ripensarci, un domani, e ritornare sulle sue decisioni.
    Nel frattempo grazie per i tuoi scritti.

    • avatar
      Marramaquìs 30 Giugno 2015 at 11:17

      Sì, Zenone, scusatemi. Occorre la spiegazione dell’apparente fretta: questo articolo, come pure gli ultimi 5 o 6 pubblicati, furono tutti scritti molto tempo fa e i loro contenuti (“promesse” comprese) non sono stati più ritoccati. Grazie ancora.

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    Enrico Cecchelli 30 Giugno 2015 at 09:49

    Dopo questo pezzo l’amaro in bocca e’ ancora più’ grande! Che dire…. Mi unisco al rammarico per questa decisione che immagino contrastata ma ben ponderata. Un grazie per tutto ciò’ che ci hai regalato!!

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    Jas Fasola 30 Giugno 2015 at 14:32

    Grazie, Riccardo! 🙂

  15. avatar
    DURRENMATT 30 Giugno 2015 at 15:09

    …non facciamo scherzi!Dopo questo pezzo intensamente “erotico” non capisco e non mi adeguo.Attendo con ansia le “promesse”. Keep Calm and Carry On…daje! 😉

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    Jas Fasola 30 Giugno 2015 at 15:24

    e se DURRENMATT iniziasse a scrivere qualche pezzo? 😯

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    Luca Monti 30 Giugno 2015 at 18:19

    Ciao Riccardo.Rncresce leggere della tua decisione che mi pare inappellabile.Da oggi soloscacchi sarà un pochino più povero.Spero di leggere almeno alcuni tuoi commenti in futuro.Ciao,Luca.

  18. avatar
    The dark side of the moon 30 Giugno 2015 at 20:04

    Grazie anche da parte mia!
    Almeno qualche commento però cerca di scriverlo 😉

  19. avatar
    Marramaquìs 1 Luglio 2015 at 05:47

    Di nuovo un grazie a tutti e a SoloScacchi.
    Colgo l’occasione per avvisare che con Claudio Sericano si sta lavorando da tempo per la pubblicazione di una nuova e assai più ampia versione del libro “I luoghi degli scacchi” (e poi davvero io lascerò definitivamente la penna nel cassetto).
    Si tratterà stavolta di due volumi (complessivamente ben 550 pagine circa), con la descrizione di 224 note località scacchistiche mondiali e con tutte le manifestazioni che lì si sono svolte nel tempo fino all’anno 2000. Con centinaia di tabelle di tornei e di immagini, commenti e 750 minibiografie, sarà insomma quasi un’enciclopedia della storia del gioco, da Leonardo da Cutro fino a Kasparov.
    Il libro uscirà intorno alla fine di settembre. Chi fosse interessato può contattarmi a questo indirizzo mail: riccardo.monet@gmail.com
    Un caro saluto.

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    alfredo 1 Luglio 2015 at 21:28

    un abraccio e Riccardo
    mancherai

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    paolo bagnoli 1 Luglio 2015 at 23:13

    Ovviamente certe decisioni suonano definitive, e non rimane che prenderne atto. Da parte mia tenterò di contribuire sempre più al sito, convinto tuttavia del fatto che il magnifico Riccardo rimanga insostituibile. Grazie di tutto!
    Paolo

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    Tamerlano 6 Luglio 2015 at 16:58

    Negli ultimi tempi ho avuto poco tempo per seguire il blog. Soltanto oggi vengo a sapere di questo ennesimo bell’articolo e che – dai suoi commenti – è l’ultimo scritto da Marramaquìs e senza alcuna speranza di leggerne altri. 🙁 Me ne dispiaccio vivamente perchè lo considero sinceramente una “gran bella penna” di questo splendido blog scacchistico. Grazie Riccardo per i tuoi scritti passati e anche per quelli futuri e tanti auguri per la tua nuova fatica letteraria!

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    Horace 25 Luglio 2015 at 18:31

    L’Interzonale del 1952 fu teatro di una lotta tra Petrosian e Geller che lottarono per arrivare uno prima dell’altro perché Rona futura moglie di Petrosian aveva detto ai due suoi spasimanti che avrebbe sposato chi sarebbe arrivato prima dell’altro all’interzonale. Vinse Petrosian e sposò Rona. Bisognerebbe sapere se Geller voleva veramente vincere questo premio.

  24. avatar
    Ivano E. Pollini 14 Settembre 2015 at 16:37

    Grazie Riccardo Monet!

    Ti ho sempre letto con piacere.

    Invece io capisco e mi adeguo…

    Tanti auguri per il seguito…

    Ivano

  25. avatar
    Chess 30 Dicembre 2016 at 10:00

    Che bell’articolo! Una lettura appassionata di quel periodo di Grandi scacchi.

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