Sun Tzu, uno studio su L’arte della guerra: introduzione e ontologia

Scritto da:  | 6 Aprile 2014 | 15 Commenti | Categoria: Cultura e dintorni

 Sun Tzu3

L’arte della guerra è un testo fondamentale sia da un punto di vista storico che individuale, per quanto attiene allo studio della logica della lotta e della guerra. La sua analisi costituisce un’importante occasione per studiare più a fondo le leggi generali del conflitto e di come queste siano da considerarsi alla base della stessa realtà quotidiana. Il saggio si divide in due parti: la prima tratta degli aspetti più astratti e filosofici che Sun Tzu considera esplicitamente o implicitamente. La seconda parte tratta del contenuto dei singoli capitoli. Nonostante l’attenzione per la lettera del testo, proponiamo continui riferimenti in merito alla quotidianità, al punto di vista individuale e al punto di vista storico.

 

Introduzione

Il testo Sun Tzu: uno studio su L’arte della guerra vuole essere un’analisi rigorosa e approfondita, da un punto di vista filosofico, di uno dei testi fondamentali di quella che potremmo chiamare filosofia pura della guerra. Lo scopo è quello di delucidare gli aspetti fondamentali (ontologia, epistemologia e logica del conflitto) del testo del grande autore cinese del IV secolo a.C., Sun Tzu. Per questa ragione non forniremo alcun inquadramento storico all’opera né una precisazione storiografica dell’autore, di cui, comunque, si sa poco o nulla.1 Il nostro scopo è di natura metastorica, nella convinzione che il testo di Sun Tzu non debba essere trattato come una reliquia ma come un prezioso strumento che la tradizione ci ha tramandato e che va appreso nelle sue linee dirette ed essenziali, scavalcando ogni ostacolo offerto da un modo di procedere che si interroghi sul ruolo del Ping-Fa e del suo autore all’interno della storia e della storiografia dell’antica Cina e del suo tramandarsi nei secoli. Questo approccio, corretto da altri punti di vista, non riuscirebbe a cogliere nel segno per i nostri scopi, che è quello di riflettere sulla filosofia pura della guerra, sicché è lecito lasciare tali argomenti testuali e intratestuali agli storici e ai commentatori interessati a questo aspetto dell’opera di Sun Tzu. Ciò non toglie che abbiamo cercato di rimanere quanto più aderenti al testo, riportandone e commentandone intere parti. Quanto abbiamo aggiunto di nostro sono solo deduzioni a partire dalle informazioni reperibili all’interno della lettera del Ping-Fa (L’arte della guerra), che è quanto è lecito fare sotto un punto di vista di una filosofia che non voglia avvinghiarsi attorno alla sua stessa storia per paura di dire qualcosa di nuovo o di già detto, rischi che bisogna pur correre, se si è interessati alla ricerca della conoscenza e della verità.

Abbiamo cercato di mostrare tre aspetti fondamentali del pensiero di Sun Tzu: la sua ontologia, epistemologia e warfare. I tre aspetti sono imprescindibili e legati assieme, sicché essi sono trattati specificamente.

Nella prima parte del lavoro abbiamo trattato della filosofia pura di Sun Tzu, senza far riferimento diretto al testo, perché ci siamo concentrati in ciò nella seconda parte del lavoro. Nella prima ci siamo avvalsi di argomentazioni di filosofia analitica per applicarle al testo di Sun Tzu e riportarne alla luce gli aspetti salienti e fondamentali, operazione imprescindibile per coglierne tutta la profondità e attualità. Nella seconda parte, invece, abbiamo voluto concentrarci sulle singole parti, fornendo un commentario specifico di ogni capitolo del Ping-Fa, in modo da ritrovare gli elementi particolari presentati nella prima parte in generale. Al principio di ogni paragrafo della seconda parte abbiamo inserito al principio un breve riassunto del capitolo, così da inquadrare immediatamente i temi e gli argomenti che verranno successivamente trattati.

Nelle analisi di filosofia della guerra e di storia militare il ruolo dell’esempio storico rimane controverso. C’è chi dice che molto spesso essi sono usati in modo azzardato o fuori luogo, c’è chi dice, invece, che essi sono indispensabili per comprendere un concetto. Noi siamo del secondo avviso, come, del resto, grandi pensatori di warfare e storia militare (Clausewitz e Liddell Hart su tutti che esplicitamente prendono le difese di questo uso del caso storico), ma senza essere entrati nei dettagli, abbiamo voluto consapevolmente usare l’esempio storico per chiarire un concetto, per contestualizzare un’idea astratta, intelligibile di per sé, ma immediatamente coglibile mediante un esempio. Sicché, anche qualora si possa divergere nell’interpretazione storica fornita, tale divergenza sarà proprio fondata dall’aver compreso il concetto e non averlo ritenuto confacente al caso in questione, sicché noi, che non vogliamo essere storici ma filosofi, ci riterremo soddisfatti proprio di questo. Questo punto ci offre l’opportunità per spendere due parole su questa strana questione. La storia è il regno dei fatti e delle cause. Ma la ricostruzione storica non può essere fatta indipendentemente da una visione di fondo dei fatti e della rete causale in questione. Sicché non si vede perché non si possa prendere spunto, anche se non alla lettera, da una certa disciplina per concludere qualcosa di interessante, anche quando ciò passa da un livello di dettaglio non approfondito. Ma se Zenone dimostrò fatti interessanti prendendo una tartaruga e se Newton partì da intuizioni molto concrete, non si vede perché si debba privilegiare una presunta aseticcità storica, rispetto al considerare la storia da un punto di vista più ricco e più interessante, come hanno fatto, del resto, grandi pensatori quali Hegel, Machiavelli, Hume e tanti altri. Questa la nostra opinione, forse non sarà la migliore ma non è più pregiudizievole di altre.

Questa analisi, dunque, intende fornire un quadro della filosofia di Sun Tzu, riportare alla luce alcuni aspetti fondamentali dell’arte della guerra in particolare e dell’arte del conflitto in generale. Essa vuole essere una analisi di filosofia pura della guerra, laddove con ciò si intenda una riflessione filosofica sui fondamenti della logica del conflitto, indipendentemente dai singoli contesti. Approccio, questo, che ci pare pienamente giustificato alla luce della lettura del Ping-Fa di Sun Tzu.

Sun Tzu5

Parte 1 La struttura de L’arte della guerra: ontologia, figure centrali, epistemologia

1.1 Ontologia

Sun Tzu non è un filosofo in senso stretto, ma lascia intravedere un’intera visione del mondo. Per questo è possibile soffermarsi sui fondamenti del suo pensiero che è in grado di rispondere a domande filosofiche fondamentali come “cosa c’è?” e “in cosa consiste la conoscenza?” In questo paragrafo risponderemo alla prima domanda.

L’arte della guerra è un testo dominato da alcune tesi ontologiche di fondo estremamente importanti e profonde. Esse costituiscono la base sottostante ad ogni considerazione di natura strategica e tattica, giacché Sun Tzu ritiene che ogni decisione nell’arte del conflitto sia subordinata alla conoscenza degli elementi ultimi della realtà nelle loro configurazioni contingenti.

I principi ontologici di fondo sono pochi: il cielo e la terra, l’elemento umano, il Tao. Derivati di questi tre primi elementi sono: la contingenza, lo Shih e l’informazione. Il cielo e la terra costituiscono lo spazio tempo fondamentale in cui tutto sussiste e in cui gli uomini sono costretti ad agire. Sebbene essi siano due principi astratti generali, imprescindibili per comprendere la realtà, le loro combinazioni sono infinite e la loro definizione contingente dipende dalle singole configurazioni spazio-temporali. Ogni spazio è diverso da ogni altro, pur essendo sempre uno “spazio”; ogni tempo è unico, pur essendo sempre un’unità di misura del cambiamento della realtà. Il cielo e la terra sono, dunque, le coordinate primordiali entro cui ogni cosa accade ed entro cui tutto esiste e senza la cui esistenza nulla esiste. Si noti come la loro assunzione non sia considerabile ulteriormente scomponibile in parti: lo spazio e il tempo sono sezionabili in sottoparti e sezioni (superfici e lassi temporali), ma non si può considerarli come il risultato degli eventi, dove l’evento costituisce l’elemento più primitivo, rispetto alle coordinate spaziali e temporali. Questa sudditanza ontologica dell’evento, rispetto allo spazio-tempo di Sun Tzu è dovuta al fatto che l’evento-guerra è da considerarsi come risultato dei tre elementi fondamentali, cioè elementari, non ulteriormente scomponibili in parti: gli uomini che agiscono nello spazio-tempo. Sicché per queste precipue ragioni non si può considerare l’evento come primitivo di per sé ma come elemento derivato dalle configurazioni spazio temporali. Una riprova di questo fatto è che gli eventi cambiano in riferimento allo spazio-tempo, nella visione di Sun Tzu, e non viceversa. Se questo in chiave strettamente filosofica può essere opinabile, ciò non dimeno risulta l’approccio più semplice alla trattazione della natura della guerra, così vincolata a quei soli tre elementi semplici sopra considerati. Dunque, l’approccio ontologico di Sun Tzu, in questo senso, è pienamente motivato.

L’elemento umano è, in generale, tutto ciò che riguarda gli esseri umani nella loro dimensione generale: aspetti sociali, economici, conoscitivi e militari. Più fenomeni sono riconducibili alle configurazioni dei rapporti tra gli uomini. Sicché l’arte della guerra si sostanzia nelle permutazioni dei rapporti sussistenti tra gli individui nelle rispettive gerarchie, nello spazio-tempo determinato nel presente. In Sun Tzu si distinguono anche le analisi sui mezzi specifici della guerra e di come essi possano essere variamente rilevanti, ma tutto è riconducibile all’interno dei fenomeni umani perché da essi interamente determinati; per questa ragione, da ora in poi con ‘elemento umano’ considereremo anche l’insieme dei mezzi e degli strumenti dell’uomo.

Sun Tzu1

I fenomeni in cui le relazioni umane sono determinanti sono molti e tutti esplicitamente considerati da Sun Tzu: egli avvisa continuamente il discepolo di tener conto di tutti i fattori in gioco perché senza la conoscenza di tutti i fenomeni intercausati e concomitanti non si possono prendere le giuste decisioni, né indirizzare nel migliore dei modi il corso degli eventi. Impossibile, in tale circostanza, non ricordare anche le parole di Clausewitz in merito all’analisi storica della guerra, laddove il Clausewitz stesso si sofferma a mostrare come la guerra sia comprensibile solo tenendo fermo il principio che nell’analisi dei fatti militari non sussistono ragioni sufficienti, ma ogni evento, anche piccolo, può diventare decisivo. E la lezione fu appresa da un grande storico e studioso delle cose militari, Basil Liddle Hart, laddove, nel suo Storia della prima guerra mondiale egli trarrà importanti considerazioni rispetto a questo principio di “pari dignità” delle piccole cause nei grandi eventi della guerra. Così, possiamo dire che gli studiosi dell’arte militare arrivarono a riconsiderare, in sede di analisi, l’elemento della complessità molto prima delle scienze della natura e della stessa matematica. E Sun Tzu intuì tutto questo con precisione e acutezza ancora difficilmente eguagliati.

Il Tao è la Via intesa come “strada”, “scopo”, “giusto modo”. Nel Tao di Sun Tzu confluiscono tutti i fattori appena esposti in una relazione virtuosa. Il Tao, cioè, non è semplicemente la strada da percorrere, una delle tante, essa è la retta via, cioè quel percorso virtuoso in cui tutti gli elementi confluiscono nel modo giusto per raggiungere lo scopo. In questo senso, il concetto del Tao è riconvertibile in un’unione inscindibile degli elementi precedentemente considerati in un ordine virtuoso, perfetto: essa è la retta via da seguire. In altre parole, il Tao è un preciso orientamento degli elementi umani coinvolti nello spazio-tempo, dove ciò che è proprio del Tao è la relazione d’ordine. In questo senso, il Tao è come un simbolo matematico che stabilisce la corretta relazione tra almeno due elementi (2>1 e non viceversa). Non è chiaro se il Tao sia unico, o se sussistono più possibili ordinamenti, tutti parimenti virtuosi. Dal testo non sembra emergere una forma di pluralità delle strade da un punto di vista ontologico, che è quello che ci interessa qui. Ma possiamo, comunque, ritenere motivato il fatto che se anche la strada è una, molti sono i modi per realizzarla. E questi dipendono direttamente dal generale.

I tre principi sono mutualmente irriducibili. Il cielo e la terra non sono descrivibili a partire dai soli elementi umani né dal Tao o da entrambi. Questo è reso evidente dalla negazione dell’elemento umano: tolto esso, ancora non si parla né di spazio né di tempo, sicché deve sussistere una forma di autonomia dello spazio-tempo rispetto all’elemento umano. Ma non si arriva a parlare di “spazio” mediante il Tao perché il Tao già richiede la presenza dello spazio, sicché potrà parlarsi dello spazio del Tao ma non del Tao dello spazio. Allo stesso modo, non si arriva a parlare del cielo a partire dagli eventi degli uomini, perché gli uomini sono nel tempo ma non viceversa: molti eventi non dipendono dall’esistenza degli uomini, come l’alternarsi delle stagioni o il susseguirsi degli eventi climatici. D’altra parte, gli uomini sono richiesti per la presenza del Tao della guerra. Il Tao, poi, richiede sia la presenza degli uomini che del cielo e della terra, essendo una via da percorrere per qualcuno, ma essa ha una proprietà emergente che non riguarda né gli individui né lo spazio-tempo: il giusto ordinamento. La proprietà positiva del Tao è sopravveniente rispetto agli elementi che la determinano e ciò è mostrato dal fatto che più individui in diverse circostanze possono realizzare il Tao. Ogni circostanza, ogni evento bellico ha una sua peculiare forma, giacché nasce nella contingenza e, dunque, ogni singola circostanza, ogni singolo conflitto ammette almeno un Tao.

Sun Tzu4

Mostrato come questi tre principi ontologici fondamentali siano autonomi, sebbene profondamente dipendenti e interrelazionati (il Tao ne è la prova), possiamo asserire che un assioma di Sun Tzu sia:

(1) Tutto ciò che esiste come assolutamente primitivo è il cielo e la terra, gli individui e il Tao.

Due teoremi si deducono facilmente:

(2) Per (1), gli elementi complessi sono ottenuti per combinazione degli elementi basilari enumerati in (1).

(3) Per (1) e (2) Tutto ciò che non è basilare né complesso non esiste.

Si badi che il (3) non è un teorema vuoto, gratuito, ma ha una ripercussione immediata: non esistono principi ultraterreni, non sussistono divinità che intervengono nelle questioni dell’arte militare perché, semplicemente, non esistono. Non solo è negato ogni intervento divino, ma anche ogni forma di superstizione, che tante volte ha giocato un ruolo importante nel warfare. Questo concetto, cioè dell’assenza di ogni aspetto latamente trascendentale, sebbene non espresso in questo modo, è ripetuto in almeno due circostanze da Sun Tzu. Non solo. Ma tra le virtù del generale non v’è mai affermata la devozione religiosa, fosse anche solo al dio della guerra. La religione, al massimo, può trasformarsi in elemento umano da tenere presente per essere sfruttato, come devono essere sfruttate le informazioni false. Ma essa non interviene negli affari di guerra, se non, appunto, come elemento estrinseco, strumentale, e non come elemento intrinseco.

Veniamo ora ai concetti complessi: la contingenza, lo Shih e l’informazione. La contingenza è una configurazione degli individui nello spazio-tempo considerato. Come visto, lo spazio è una realtà astratta per indicare una configurazione di elementi geografici sempre diversi, mentre il tempo non è mai lo stesso. Il tempo, per Sun Tzu, non è unidimensionale. Esso prende diverse direzioni in base agli elementi che si considerano nel tempo: è lineare quando si considera il susseguirsi degli eventi in guerra, ma è circolare quando lo si considera in relazione agli eventi reiteranti (il susseguirsi delle stagioni, il fluire dell’acqua nei fiumi, il ciclo vitale etc.). La contingenza è, dunque, concepibile in due dimensioni diverse: statica e dinamica. La contingenza ‘statica’ è la fotografia di un momento nella sua combinazione di elementi basilari attuali (individui/spazio-tempo) mentre la contingenza ‘dinamica’ è il susseguirsi delle singole permutazioni degli individui nello spazio sull’unità di tempo. Per definire la contingenza è, dunque, imprescindibile l’enumerazione degli individui umani coinvolti e la loro collocazione spazio-temporale.

Per definire lo Shih, invece, bisogna considerare tutti gli elementi basilari e, in più, la contingenza. Inoltre, per la presenza dello Shih è necessaria la sussistenza di un generale nell’insieme degli individui considerati, sicché si deve postulare una precisa diversificazione delle proprietà degli elementi del dominio delle entità umane considerate. Lo Shih è un concetto fondamentale per l’arte del conflitto, continuamente ricorrente ne L’arte della guerra, sebbene sia un composto di elementi, sicché si tratta di un elemento molto complesso, il più complesso. Esso si basa, inoltre, sul rapporto sussistente nel conflitto tra i due contendenti. L’esercito (insieme di individui uniti in uno schieramento) nello spazio-tempo determinato (contingenza) segue un percorso virtuoso (Tao) in base al quale accumula un’energia potenziale che va scagliata contro l’esercito nemico nel momento giusto: il rapporto sussistente tra l’energia esatta da scagliare contro l’esercito nemico e il momento preciso in cui va rilasciata è lo Shih. Lo Shih è facilmente comprensibile in una partita a scacchi: esiste un momento preciso in cui giocare la combinazione, cioè l’insieme di mosse che determina necessariamente la vittoria, e, se perso, determina la perdita di tutto il vantaggio (energia) accumulato. Per usare un’immagine cara a Sun Tzu, lo Shih è come il tendersi della corda dell’arco, laddove esiste un solo momento preciso in cui l’energia della tensione è perfettamente commisurata allo scopo e l’obiettivo viene distrutto, se lo Shih viene rilasciato al momento giusto.

Sun Tzu6

In fine, l’informazione è ogni fatto passibile di conoscenza. Essa non si può considerare semplicemente come elementare perché dipende in modo diretto dalla contingenza (che a sua volta dipende dagli individui nello spazio-tempo) ed è a sua volta un elemento straordinariamente complesso. Sebbene Sun Tzu non la consideri esplicitamente come un elemento fondamentale (non nel senso di basilarità ontologica), si può dire che l’arte della guerra non sia altro che l’arte di saper sfruttare le informazioni in proprio possesso. Ogni elemento coinvolto rappresenta un’informazione e la loro evoluzione nel tempo secondo le leggi di natura e del conflitto rappresenta l’oggetto di previsione da parte del generale. Egli, dunque, deve continuamente pervenire a nuove informazioni per comprendere la natura del conflitto e le sue diramazioni in modo da poter determinare il migliore svolgimento degli eventi.

Agli elementi fondamentali, il cielo e la terra, gli individui e il Tao, e agli elementi complessi vanno aggiunte le leggi di combinazione, che seguono un semplice principio di composizionalità (un’entità complessa è ottenuta da una combinazione di due o più entità semplici), il cui risultato è quello di definire gli elementi complessi tali che essi godono di proprietà sopravvenienti rispetto agli elementi di base.

Questa è la base ontologica di fondo di Sun Tzu, il che non significa che ogni ambito non goda di leggi sue proprie, ma tutto quanto viene sostenuto ne L’arte della guerra può essere fondato su questi elementi basilari e complessi appena considerati. Tuttavia, ed è bene rimarcare il concetto, il trattato parla di Arte, cioè di un fare, così questa ontologia di fondo è del tutto inutile se non in quanto fonda la conoscenza degli elementi che servono per conseguire vantaggi e parare gli svantaggi. Ed è il piano epistemologico, inteso non in un modo vago e fuorviante ma nel preciso senso di come si perviene a conoscenza, a dominare tutto il trattato, molto di più di quanto non lo sia il piano ontologico di sfondo. Sun Tzu dice esplicitamente che la conoscenza degli elementi fondamentali della realtà è imprescindibile, ma dice altrettanto esplicitamente che tale conoscenza è del tutto inutile (dunque, irrilevante) se non perché è utile a far conseguire tangibili vantaggi.

(1. continua)

Sun Tzu2

avatar Scritto da: Giangiuseppe Pili (Qui gli altri suoi articoli)


15 Commenti a Sun Tzu, uno studio su L’arte della guerra: introduzione e ontologia

  1. avatar
    DURRENMATT 6 Aprile 2014 at 20:33

    L’opera di Sun Tzu abbinata a quella di Sun Pin (seppur frammentaria) offre un quadro preciso sull’antica filosofia cinese del conflitto e della lotta. Certamente tradurre questi concetti sulla scacchiera è cosa assai complessa, anzi per dirla tutta è un’operazione titanica, tuttavia possibile. Devo dire che ho trovato molti dei principi di Sun Tzu tradotti e applicati in alcune arti marziali( combattimento non armato) ed in particolar modo nel Jeet kune do. Sarebbe interessante riuscire a fondere il pensiero strategico occidentale con quello orientale( questo è poi in buona sostanza il Jeet kune do) e costituire, così, un nuovo approccio di lotta scacchistica. Insomma, una eventuale osmosi (servirebbero scacchisti-ricercatori) aprirebbe mondi inimmaginabili per gli scacchi modificando totalmente principi e tecniche di gioco.

  2. avatar
    Giangiuseppe Pili 7 Aprile 2014 at 02:23

    Innanzi tutto, ringrazio la redazione per questa bella cornice. In secondo luogo, potrebbe darsi che prima o poi si offra un lavoro più completo di “scacchi e filosofia della guerra”. In questa sede, invece, ho voluto analizzare per quanto possibile il testo di Sun Tzu, che ritengo di grande interesse anche per gli scacchisti, come per tutti gli interessati ad altre discipline ad ambito di conflitto. Io credo, in ogni caso, che la conoscenza del testo di Sun Tzu sia di grande interesse.

  3. avatar
    The dark side of the moon 7 Aprile 2014 at 15:28

    Senza dubbio un libro da leggere al più presto (anche se è da parecchio tempo che me lo riprometto).
    Gli scacchi sono diventati sempre più un gioco estremamente pragmatico (Carlsen docet) come presumibilmente è il testo di Sun Tzu.
    Poi però, come insegna il maestro, bisogna avere “la conoscenza degli elementi fondamentali della realtà e tale conoscenza è del tutto inutile se non perché è utile a far conseguire tangibili vantaggi”.
    Nel caso dello scacchista, il tutto, consiste nell’aver acquisito la maggior parte degli elementi utili ad avere la chiave di interpretazione di determinate posizioni… 😐

    • avatar
      Giangiuseppe Pili 7 Aprile 2014 at 16:09

      Caro Dark Side,

      Il testo di Sun Tzu è molto breve. E consiglio di leggerlo in un’edizione all’altezza della situazione e non certe versioni molto alla buona (consiglio l’edizione mondadori, con i commenti storici e tecnici). Non è un testo semplice, a mio modo di vedere. Nonostante sembra che dica ovvietà. Ma alla fine, solo una lettura intelligente consente di vedere dietro alla superficie una grandezza senza epoca. Ricordo di aver regalato ad un amico il testo ed egli ne rimase profondamente deluso. Ma dopo aver letto e discusso alcuni testi di analisi, si rese conto che Sun Tzu rimane uno dei fari del warfare e del pensiero strategico tout court.
      Per quanto riguarda Sun Tzu/Scacchi, ci sarebbe molto da dire. Non sono sicurissimo che Sun Tzu accetterebbe di farsi ricondurre ad una filosofia (per così dire) puramente pragmatica. Certo, l’applicazione delle leggi del warfare si misurano in funzione dei risultati. Ma non è così semplice. Come dice Sun Tzu stesso: “Si può saper come vincere ma non necessariamente vincere”. E questo significa che le sue stesse regole possono indirizzare verso la vittoria, ma non sono sufficienti. E allora la conoscenza viene PRIMA della vittoria perché “il principiante entra in un campo di battaglia per cercar vittoria, il grande generale entra sul campo di battaglia quando ha già vinto”. Ma, allora, la differenza tra il grande generale (la stella della nazione) e il principiante sta nel fatto che la conoscenza dell’uno è diversa da quella dell’altro. Cioè in un caso viene prima e consegue vittoria quando l’avversario è già battuto, nell’altro caso, si cerca la vittoria quando non si sa che cosa fare!
      Credo che oggi negli scacchi ad alto livello ciò sia molto molto vero: si cerca di sapere tutto in anticipo per entrare nel campo di battaglia già vincitori. E questo lo sappiamo tutti, ormai. Che piaccia o no, Sun Tzu è ben presente dentro tutti i grandi scacchisti.

  4. avatar
    DURRENMATT 7 Aprile 2014 at 19:55

    Senza polemica ma dubito fortemente in un Carlsen lettore “accanito” di Sun Tzu( non lo vedo all’altezza culturalmente) come non vedo tracce di Sun Tzu negli scacchi moderni se non in aspetti marginali. Economia, semplicità ed immediatezza degli scacchi moderni non sono “piombati” da un pensiero filosofico cosa che invece caratterizza l’Arte della Guerra, un testo solo apparentemente facile da approcciare.

  5. avatar
    Giangiuseppe Pili 7 Aprile 2014 at 20:10

    Ma io non ho detto che loro lo sanno! Non è mica necessario sapere di rispettare il codice della strada per… rispettarlo!!! 😉 Quello che penso è che, in ogni caso, Sun Tzu ha qualcosa da insegnare anche quando molto di quello che dice viene comunque applicato. Sun Tzu naturalmente non conosceva né pensava agli scacchi, ma molto di quello che dice si può applicare anche agli scacchi. Questo è il punto importante!

  6. avatar
    Giancarlo Castiglioni 7 Aprile 2014 at 21:47

    Ho letto il libro di Sun Tsu e non mi sembra che abbia molto a che fare con gli scacchi o che conoscerlo abbia una qualche utilità per il giocatore.
    Gli scacchi sono la rappresentazione allegorica di una battaglia, il libro di Sun Tsu è “Arte della Guerra” di cui la battaglia è solo una parte e nemmeno la più importante, anzi se possibile da evitare.
    Lo scopo degli scacchi è dare matto, il materiale rimasto alla fine della partita è ininfluente. Per Sun Tsu è essenziale preservare il proprio esercito, il comandante che vince una battaglia con forti perdite è un incapace.
    Ovviamente ci sono degli elementi comuni, il tempo, la velocità, la concentrazione di forze, ma sono tra scacchi e battaglia, non tra scacchi e guerra.
    Vedo più punti di contatto tra “Arte della Guerra” e certi giochi di simulazione, come ad esempio Axis and Allies o il Risiko e ancora più con il Diplomacy.
    E’ naturale che più la simulazione è realistica, più i principi generali dell’arte della guerra su ritrovano nel gioco.

  7. avatar
    Giangiuseppe Pili 7 Aprile 2014 at 22:09

    Alla fine, considerato il fatto che gli scacchi sono un gioco a somma zero con un numero di strategie non prefissate da parte dei giocatori, essi rimangono in questo simili a molte altre discipline ad ambito del conflitto. L’Arte della guerra è un testo che si applica a molte discipline in cui almeno due giocatori si ritrovano a dover prendere decisioni per massimizzare la propria utilità. Poi, la capacità di trovare dei sistemi di traduzione da un sistema ad un altro di regole più o meno efficaci dipende molto da quanto uno riesce ad applicarsi per trovarli o da quanto egli ha fiducia nel fatto di poterlo fare e riuscirci. Grandi sistemi di scacchi secondo alcuni hanno fallito. Se l’Arte della guerra continua a significare qualcuno dopo 2500 anni c’è qualche ragione. E su questo penso che siamo tutti d’accordo. Se poi, come sempre, non si vede o non ci fosse un impatto immediato sullo stile o sulla qualità del gioco non ne ho idea. E d’altronde, non sono convinto che tale risposta sarebbe di per sé soddisfacente. Perché dovrebbe? O perché non dovrebbe? Si può misurare? E se si, accetteremmo questa misurazione?
    Quello che so, però, è che Sun Tzu merita di essere scoperto almeno per avere un’idea di elementi simili a molte dinamiche di discipline ad ambito di conflitto. Il che, se non altro, può fornire spunti e intuizioni. O magari no. Solo confusione. Non sono in grado di giudicare. Il resto, naturalmente, è questione di gusti personali e opinioni su cui, correttamente, si può nutrire l’idea che si preferisce, senza alcun problema.

    • avatar
      Giancarlo Castiglioni 8 Aprile 2014 at 09:23

      In sostanza siamo d’accordo.
      Vi sono punti di contatto e differenze, si discute su quanto siano importanti.
      Tra le differenze aggiungo che gli scacchi sono un gioco ad informazione completa e somma nulla (ma non sempre, in certo casi la patta conviene a tutti e due), la guerra decisamente no.
      Puoi chiarirmi la tua affermazione “Grandi sistemi di scacchi secondo alcuni hanno fallito”?

      • avatar
        Giangiuseppe Pili 8 Aprile 2014 at 14:40

        Caro Giancarlo,

        Innanzi tutto ti ringrazio per i tuoi interventi stimolanti. E’ sempre utile cercare di avere un confronto, specialmente quando si è in direzioni vicine e differenti allo stesso tempo! Comunque, quello che volevo dire era implicitamente questo: ci sono stati alcuni “sistemi di scacchi” che, con il tempo, si sono dimostrati almeno parzialmente inadeguati (sistemi come Il mio sistema, che io ho personalmente difeso in un mio saggio). Mentre L’Arte della guerra è ancora oggi un testo di grande attualità (basti vedere quanti riferimenti al Sun Tzu tributano attuali studiosi di warfare). In forza della grande saggezza del lavoro di Sun Tzu (molto più che delle mie analisi – naturalmente -) penso che comunque l’Arte della guerra sia un testo che può fornire molteplici intuizioni, riflessioni e punti fondamentali a chiunque si cimenti in discipline ad ambito di conflitto. Certo, la guerra non è identica ad un torneo di scacchi né gli scacchi sono del tutto identici ad una battaglia(e prima o poi si scoprirà sono d’accordo su questo fatto). Ma ci sono comunque punti di convergenza che possono emergere, nel caso in cui, ad esempio… ci affascinino!

  8. avatar
    Aliosa 8 Aprile 2014 at 06:46

    Arte della guerra?!? possibile che nessuno si sia ancora meravigliato circa il fatto che non esistono due termini più in antitesi tra di loro?? 😯

    • avatar
      Giancarlo Castiglioni 8 Aprile 2014 at 09:27

      Anche io non vedo antitesi, non ritengo che nella definizione di arte sia implicito un giudizio di valore morale.

  9. avatar
    nikola 8 Aprile 2014 at 09:07

    “L’arte, nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana – svolta singolarmente o collettivamente – che porta a forme creative di espressione estetica, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall’esperienza.” non ci vedo nessuna antitesi sinceramente, arte non è necessariamente sinonimo di ‘mostra di quadri’.

  10. avatar
    Mongo 8 Aprile 2014 at 09:28

    Guerra lì da sola è una brutta parola. 😕
    Vinciguerra è già meglio, è l’optimun ❗
    ‘L’arte di Vinciguerra’ ovverosia ‘Come perdere partite già vinte’ potrebbe essere il libro cult del XXI secolo insieme a ‘L’arte della pace’…
    Possiamo concludere dicendo che: non esiste guerra senza pace come non esiste la pace senza guerra. 😉

  11. avatar
    DURRENMATT 8 Aprile 2014 at 15:24

    A mio avviso il testo di Sun Tsu è adattissimo anche per gli scacchi soprattutto quando dice “la suprema abilità consiste nel piegare il nemico senza combattere”; quindi il conflitto elevato ad Arte. In fondo è questa la maestria scacchistica(e non la ricerca del matto). Riguardo lo scetticismo che nutre il giocatore di scacchi su questo antichissimo testo di strategia ci sarebbe molto da scrivere e polemizzare per cui lascio cadere la cosa.Infine un mio pensiero sui “sistemi” negli scacchi i quali sono e saranno destinati a fallire per il semplice fatto che è sbagliato rinchiudersi in uno schema codificato che prevede un solo modo per reagire ad una data situazione.Laddove esiste un metodo esiste anche un limite. Invece il vero combattimento è spontaneo e consiste in ritmi irregolari o spezzati(flessibilità) che un avversario non può nè prevedere nè anticipare. Appunto “piegare il nemico senza combattere”…ovvero…Sun Tzu e scacchi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


CLICCA QUI PER MOSTRARE LE FACCINE DA INSERIRE NEL COMMENTO Locco.Ro

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

La Palestra dei Finali

Chess Lessons from a Champion Coach

Torre & Cavallo - Scacco!

Strategia di avamposti

I racconti del Grifo

57 Storie di Scacchi
2700chess.com for more details and full list

Ultimi commenti

Problema di oggi