Henry Thomas Buckle

Scritto da:  | 12 Luglio 2014 | 5 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri
Henry Thomas Buckle 4
Se esiste un esempio “classico” di dilettante britannico dell’Ottocento, questo si incarna indubbiamente nella figura di Henry Thomas Buckle. Una coincidenza, senza alcun particolare significato, mi ha colpito quando sono andato ad indagare in profondità la personalità di questo personaggio, importante non solo dal punto di vista scacchistico: la data della sua morte (29 maggio) corrisponde, con 79 anni di differenza, a quella della mia nascita.
Suo padre, Thomas Henry, era un ricco commerciante ed armatore residente a Lee (anche “Lee Green”;), all’epoca della nascita di Henry (24 novembre 1821) facente parte della contea del Kent, ma oggi inserita nella Grande Londra, a due passi da Greenwich.
Infanzia ed fanciullezza di Henry furono difficili; ad otto anni riusciva a sillabare a stento un testo, ma nell’adolescenza qualcosa in lui si “sbloccò”, e divenne un autentico divoratore dei libri – diverse migliaia – che arricchivano la biblioteca del padre. Iniziò ad interessarsi agli studi storici ed al gioco degli scacchi; in entrambi i casi si può parlare di lui come di un autodidatta, che concepiva il gioco degli scacchi come un passatempo di alto livello intellettuale.
Iniziò a frequentare il Ries’ Divan (in seguito Simpson’s) nello Strand ed il suo gioco migliorò con impressionante rapidità, mettendolo in grado di affrontare i migliori frequentatori del locale.
Henry Thomas Buckle 2Quando Henry ebbe diciannove anni il padre morì, lasciandolo erede di una prospera attività, di un ingente patrimonio e di parecchio tempo libero. Henry continuò ad arricchire la biblioteca paterna, tanto da farla giungere a circa ventiduemila volumi, e continuò ad approfondire i suoi studi storici. Poi, dal ’40 al ’44, vagabondò per l’Europa e per i Paesi del Mediterraneo, a volte in compagnia della madre, rientrando saltuariamente in Gran Bretagna a controllare gli affari, che continuavano a prosperare.
Ovunque giungesse cercava il gruppo locale di scacchisti per dedicarsi al suo passatempo preferito, e quando si trovava in patria continuava e frequentare il Ries’ , dove si stava mettendo in luce Howard Staunton il quale, nel 1843, voglioso di venire considerato come il miglior giocatore britannico, lo sfidò in un match offredogli Pedone e tratto, un handicap molto in voga in quegli anni. Da quel match Staunton uscì con le ossa rotte, visto che, su sette partite, Buckle gli concesse una patta, vincendo le altre sei.
Buckle si presentava al Divan col suo immancabile bastone da passeggio, che continuava a perdere e ritrovare, e indossando quello che lui stesso chiamava il “cappello brutto” (bad hat). Si sedeva davanti alla scacchiera per affrontare l’avversario di turno e posava il “cappello brutto” sul pavimento accanto a sè, e questa abitudine indusse gli altri frequentatori a definire il capo d’abbigliamento “the spittoon” (la sputacchiera).
Era un giocatore rapido, e fu tra i primi a lagnarsi del fatto che non esistesse un sistema per limitare il tempo di riflessione (gli orologi da scacchi sarebbero comparsi alcuni decenni dopo). Il suo stile era abbastanza conforme allo spirito dei tempi, con violenti attacchi contro la posizione del Re avversario, ma non gli mancavano intuizioni strategiche insolite per quei tempi.
Henry Thomas Buckle 3
il Divan
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Nel ’47 battè di larga misura Bird, nel ’48 battè Kieseritzky e quando, nel ’49, il Divan organizzò un torneo (il primo della storia degli scacchi) con la formula dell’eliminazione diretta, lo vinse eliminando al secondo turno il quotatissimo Williams con un secco 2 a 0. Nel 1851, infine, battè Löwenthal (+4 =1 -3), e giocò diverse partite libere contro Anderssen che stava partecipando al Torneo di Londra e che pronunciò su di lui questo giudizio: “E’ il giocatore più forte che io abbia mai incontrato”.
Dal 1850 in poi le sue apparizioni al Divan si diradarono, a causa della sua totale dedizione alla stesura dell’opera per la quale viene ancora oggi ricordato come il precursore della moderna sociologia. Dapprima intenzionato a scrivere un’opera di carattere storico, Buckle si dedicò invece alla sua History of Civilization in England, i cui due primi volumi vennero pubblicati nel 1857 e nel 1861.
Henry Thomas Buckle 1
Nel 1859, sull’onda del successo del primo volume, tenne una conferenza che aveva come tema “L’influenza delle donne sul progresso della conoscenza”, e ciò gli attirò le simpatie delle proto-femministe che già si stavano organizzando in tutta la Gran Bretagna. Il primo aprile di quell’anno era morta sua madre, e ciò costituì per lui un duro colpo; si immerse ancor più nella scrittura, dedicando ad essa una decina di ore al giorno.
Fin da giovane era stato di salute cagionevole; passava lunghi periodi a Brighton per rinfrancarsi con “la frustata della Manica” ma quando, nel 1861, piombò in una  allarmante crisi, i medici gli suggerirono di trasferirsi per alcuni mesi in climi secchi, decise di compiere un lungo tour in Medio Oriente. Visitò l’Egitto, la Palestina e la Siria, si fermò per qualche tempo a Gerusalemme, ma gli affari di famiglia e, soprattutto, la stesura della sua opera sociologica, lo richiamarono in patria.
Prenotò un imbarco a Beirut ma, mentre si trovava a Nazareth, fu colpito da una violenta febbre tifoidea. Trasportato all’ospedale di Damasco, vi morì il 29 maggio del 1862. Le sue ultime parole furono: “Il mio libro! Devo finire il mio libro!”.
A dieci anni dalla sua morte una sua amica ed ammiratrice pubblicò una miscellanea degli scritti rimasti incompiuti o mai pubblicati.
Giudicare Henry Thomas Buckle unicamente dal punto di vista scacchistico è abbastanza facile; a mio avviso, esaminando le poche partite che di lui rimangono, era in grado di battere chicchessia, britannico e non.
Molto più complesso e difficile appare il compito di giudicare la sua visione della Storia. I due volumi che vennero pubblicati (egli aveva previsto un totale di 14 volumi) sono una dettagliata quanto colossale introduzione all’opera, nella quale egli spiega i principi sui quali si fonderanno le sue conclusioni, e si deve dire che alcune sue idee, pur essendo carenti di supporti statistici quali oggi li intendiamo, risultano estremamente “moderne”.
Buckle parte da alcune considerazioni generali sull’evoluzione sociale di Paesi a suo avviso interessanti (Stati Uniti, Germania, Scozia e Spagna) per poi applicare tali considerazioni alla Gran Bretagna. La Storia è, per lui, una scienza esatta, nonostante la complessità dell’evoluzione sociale; il clima, il terreno ed il cibo sono elementi fondamentali, la religione e qualunque dogma ideologico sono elementi devianti per chi desidera investigare in profondità, la religione, la letteratura ed il sistema di governo, pur nelle loro più nobili espressioni, non sono la causa bensì l’effetto dell’evoluzione sociale, così come i grandi personaggi che, pur esistendo, alla fine sono un prodotto di tale evoluzione e dei loro tempi.
Buckle insiste sul concetto – positivo – di “scetticismo”, in quanto spinta a studiare e scoprire, e su quello – negativo – di “credulità”, in quanto accettazione passiva di credenze socialmente accettate senza alcun fondamento scientifico.
Tornando al Buckle scacchista, vediamo una sua partita contro Anderssen (l’unica giocata tra i due rimasta registrata) nel corso di una serata al Divan.
 
Buckle – Anderssen (Londra 1851)
 
1. e4 e5  2. Cf3 Cc6  3. Ac4 Ac5  4. c3 Cf6  5. d4 e:D4  6. c:D4 Ab4+ 
Posizione dopo 6...Ab4+

Posizione dopo 6…Ab4+

(6. … Ab6!?)
7. Ad2 A:D2+ 8. Cb:D2 d5  9. e:D5 C:D5  10. Db3 Cce7  11. 0-0 0-0  12. Tfe1 Cf4?!
Posizione dopo 12...Cf4?!

Posizione dopo 12…Cf4?!

(12. … c6)
13. Te4 Ceg6 14. Tae1 Df6  15. Ce5 Dg5  16. A:f7+!
Posizione dopo 16.Axf7+!

Posizione dopo 16.Axf7+!

16…Rh8 17. C:g6+ h:g6  18. Dg3 D:g3  19. h:g3 T:f7  20. T:f4 T:f4  21. Te8+ Rh7  22. g:f4 e il Nero abbandona. 
22.gxf4 e il Nero abbandona

22.gxf4 e il Nero abbandona

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avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


5 Commenti a Henry Thomas Buckle

  1. avatar
    Enrico Cecchelli 13 Luglio 2014 at 00:41

    Ancora un pezzo magistrale ! Bravo Paolo!

  2. avatar
    The dark side of the moon 13 Luglio 2014 at 13:10

    Indubbiamente un grande personaggio, significativo il concetto che aveva della storia, dell’influenza negativa della religione etc.
    Henry Thomas Buckle ci lascia un messaggio importante: domandarsi sempre il perché di determinati eventi, cosa che ci spinge appunto ad avere un atteggiamento “scettico” nei confronti della storia.
    Oggi, purtroppo, il ritmo di alcuni processi sociali è tale per cui l’individuo è messo spesso di fronte al “fatto compiuto” senza avere i mezzi e il tempo necessario per analizzare ciò che gli “impone” una società stilizzata su falsi ideali.

  3. avatar
    Fabio Lotti 20 Luglio 2014 at 15:59

    Complimenti a Paolo. Segnalo anche “Buckle: ritratto inedito di un dilettante” di Venanzio Landi, Messaggerie Scacchistiche 1994,del nostro Roberto Messa.

  4. avatar
    Zenone 7 Settembre 2014 at 08:01

    Questa è una delle chicche di questa estate scacchistica che sto leggendo piano…piano, visto che sono stato un po’ distante…
    Ottimo, come sempre, Bagnoli!
    Grazie

  5. avatar
    GRAZIANO MASI 21 Novembre 2014 at 11:06

    Scacchista, letterato, filosofo, uomo d’affari, ottimo figlio. Decisamente due spanne sopra la media; penso che gli si possa perdonare la pettinatura

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