Mens sana in corpore sano

Scritto da:  | 15 Maggio 2014 | 2 Commenti | Categoria: Curiosità, Zibaldone

Mi ero già occupato del matrimonio  scacchi-tennis  nel numero 5 (maggio 1997) di “Scaccomatto”, notiziario mensile del circolo scacchistico genovese  L. Centurini. In quel numero scrivevo quanto segue…

Student writing on paper

Ironia della sorte – capirete subito il perché – sto scrivendo queste righe costretto a letto dall’influenza. Ironia sì, perché l’idea, forse presuntuosa, (viste la condizioni in cui scrivo su un fronte e sull’altro, vari segnali, fra cui la mia ultima partita persa passivamente contro il CM Giovanni Massa) muove dal famoso detto di Giovenale: “Mens sana in corpore sano”.
“Silvestri, non ci vorrai somministrare la solita tiritera salutista sul dualismo psiche-corpo, sugli stili di vita, etc., etc.? – protestano i miei 43 lettori  [1]”.
Scusate se è poco, Manzoni aveva cominciato con 25.
Dicevo “mens sana in corpore sano”, una frase che può essere una filosofia di vita, che può valere in tantissimi ambiti dell’umana vita [2] (forse preferivate vita umana, e va beh), in tutti gli sport e ovviamente nel gioco, nei giochi. [3]

Tomas Smid

Non a caso, in vista delle sfide mondiali i vari Spassky, Karpov e Kasparov, solo per citare i primi che mi vengono in mente, per aumentare le prestazioni psico-fisiche, la resistenza, la tenuta nervosa, oltre a costruire il match da un punto di vista teorico si preparavano con regolari allenamenti di tipo fisico (corsa, nuoto, tennis, etc.).

Smid e Lendl
Ricordo anche che qualche anno fa, e qui siamo proprio a cavallo del “mens sana in corpore sano”, c’era stato una sorta di abbinamento scacchi-tennis. Un torneo svoltosi a Biella dal 12 al 15 luglio 1990 in cui tre coppie formate da uno scacchista e da un tennista (Boris Spassky, Ulf Andersson e Anatoly Karpov in coppia rispettivamente con Tomas Schmid, Erik Lundquist e Martin Mulligan -a cui si riferiscono le foto qui allegate-) si erano fronteggiate con partite di 30 minuti a coppia – i giocatori si alternavano ad eseguire le mosse – e in due set di tennis.
Anche in ambito prettamente sportivo abbiamo delle prove multiple in cui si richiedono doti specifiche diverse ed eterogenee. Oltre al decathlon, con dieci diverse specialità dell’atletica leggera, e al pentathlon olimpico (equitazione, scherma, tiro, nuoto e corsa), in questi ultimi quindici anni si sono gradualmente diffusi il triathlon (nuoto – bici – corsa) e il duathlon (bici – corsa).
Io propongo molto semplicemente un duathlon [4] scacchi + una specialità sportiva [5].

Janne Lundqvist

Il duathlon più naturale è secondo me scacchi + corsa. E la cosa più semplice (nessun campo da prenotare, nessuna attrezzatura da caricare in auto) è la corsa su strada. Nella fattispecie a Genova, o meglio al Centurini, già tre giocatori praticano inconsapevolmente questo duathlon: il CM Michele Mollero, 20 anni (mens sana in corpore sano), corre su strada e su pista, è il migliore dei tre, accreditato di 38′ 00″ nei 10.000 metri su pista (3′ 48″ al Km); il 1N Fabio Grubesich, 34 anni, (mens sana in corpore sano), accreditato di 48′ 55″ sui 12 Km della Vivicittà di Genova, corsa il 13 aprile di questo anno (ritmo 4′ 5″ al Km), 135° posto su 495 partecipanti; il CM Paolo Silvestri – autore di questo articolo – 48 anni (mens mediocriter sana in corpore satis [6] sano) che ha corso i 12 Km della Vivicittà di quest’anno in 52′ 43″ (ritmo 4′ 23″ al Km), 212° posto e la mezza maratona di Varazze (1996) in 1h 37′ 25″.
Siamo ad anni luce da Agdestein, ma l’importante è semplicemente muoversi, correre. La “misurazione” delle prestazioni agonistiche in questo duathlon scacchi-corsa non è di facile soluzione. Una modalità semplice, diciamo di tipo “temporale”, potrebbe essere quella di trasportare nel tempo di riflessione della partite di scacchi quello guadagnato nella corsa. Per esempio, il corridore-giocatore A in una corsa di 12 Km impiega 45′ e B 56′. Quando i due si affronteranno a tavolino, per esempio, in una partita di 60′ di riflessione per giocatore, il tempo di A sarà di 71′ mentre B giocherà con 60′ a disposizione. [7]

Martin Mulligan
A questo punto qualcuno potrebbe insorgere chiedendo: “Perché in questo duathlon mente-corpo gli scacchi devono abbracciare uno sport e non anche un’altra attività non prettamente sportiva, ma comunque corporea?” Lo scacchista-pastore proporrà scacchi e tosatura (punteggio belo); il noto amatore suggerirà scacchi e sesso sfrenato (punteggio “cielo mio marito”); qualcuno, vista la vicinanza del Circolo al porto antico, proporrà scacchi e pattinaggio su ghiaccio (punteggio gelo); qualcuno mi suggerisce “casualmente” scacchi e pianoforte (punteggio “melo” sentivo che bisognava citare il Presidente).
Naturalmente spero che questo articolo serva da presa di coscienza e da censimento per altri scacchisti-atleti. Nel frattempo, come al solito, fra il serio ed il faceto, vi saluto d’istinto.

Paolo Silvestri 1948 [8]

note

[1] Secondo un recente sondaggio del CIRM commissionato dalla FSI il 53% dei soci del Centurini legge Scaccomatto, il 12% lo leggiucchia, il 24% non lo legge, il 6% non sa nemmeno di essere socio del circolo.
[2] La prima eccezione che mi viene in mente è, per esempio l’accattonaggio, non secondo la modalità prestazione-elemosina (suono di strumento musicale, canto, etc.), ma secondo la modalità pietà-elemosina, laddove corpore meno sano è…
[3] Con questo non voglio assolutamente affermare che molti giochi e gli scacchi, nel nostro caso, non possano essere giocati – anche ad altissimi livelli – da un giocatore con gravi difetti fisici. Anzi, negli scacchi vedo una grande medicina, un notevole passatempo, nel senso letterale della parola, una forma di socializzazione per questo giocatore meno fortunato. A proposito, quanti circoli di Genova sono privi di barriere architettoniche?

[4] Il duathlon mente – corpo può ovviamente variare a piacimento da bridge – tuffo dalla piattaforma a backgammon – tiro con l’arco, da dama – 200 farfalla a magic – sollevamento pesi.
Simen Agdestein[5] L’esempio più strabiliante – alla luce dei risultati raggiunti – di “mens sana in corpore sano” di scacchista – atleta è quello del grande maestro norvegese Simen Agdestein, che verso la fine degli anni ’80, vantando un Elo al di sopra dei 2600 punti, era fra i primi venti giocatori del mondo e contemporaneamente giocava come attaccante nella nazionale, ripeto nella nazionale di calcio del suo paese. Ve li immaginate Di Matteo o Ravanelli con 2610 punti Elo! Sempre in campo calcistico ricordo il giocatore della nazionale tedesca Magath, candidato maestro di scacchi.
Un altro esempio di ecletticità viene dalla vela, dove Zanasi e Straolino, già facenti parte della squadra olimpica, si sono successivamente dedicati al bridge e hanno fatto parte del famoso blue team.
[6] La parola latina “satis” significa abbastanza.
[7] In alternativa, ma con notevoli complicazioni, si potrebbero stilare dei parametri e dei punteggi ad essi collegati.
[8] Anno di nascita, Elo inferiore.

separator4

E per concludere ecco come la rivista ‘Scacco’ nei numeri 7-8 (luglio-agosto 1990) e 9 (settembre 1990) aveva documentato quello storico abbinamento scacchi-tennis.

Serio e faceto 3Serio e faceto 1Serio e faceto 2

avatar Scritto da: Paolo Silvestri (Qui gli altri suoi articoli)


2 Commenti a Mens sana in corpore sano

  1. avatar
    Mongo 15 Maggio 2014 at 00:34

    Grazio Paolo per aver posto questa domanda: “A proposito, quanti circoli in Italia sono privi di barriere architettoniche?”
    Il circolo di Alessandria è assolutamente privo di barriere architettoniche ed è persino munito di servizi igenici adeguatamente attrezzati.

  2. avatar
    The dark side of the moon 15 Maggio 2014 at 22:14

    Stavo pensando proprio in questi giorni di riprendere a fare un po di moto tipo 2 tiretti a pallacanestro (dove una vita fa me la cavavo benino) o un po di jogging (ginocchio permettendo).
    La cosa buffa è che ho iniziato ha giocare a scacchi circa 5 anni fa per sostituirlo alla pallacanestro e a qualche partitina di calcetto.
    Visto però che sono un “fumatore stagionale” (nel senso che fumo qualche sigaretta solo d’estate) l’impresa in questo periodo sarà ancora più ardua! 😀

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