il Cammino degli Scacchi

Scritto da:  | 27 Maggio 2014 | 17 Commenti | Categoria: Cultura e dintorni, Personaggi, Stranieri

“Il maestro che ha fatto progredire la forza della combinazione
nel mondo degli scacchi, al punto da renderlo maturo
per il gioco di posizione, è stato Adolf Anderssen”
(Richard Réti)

Le origini degli scacchi si perdono nella notte dei tempi, anche se la maggior parte degli studiosi sembra d’accordo, senza peraltro avere prove irrefutabili, nell’ammettere che un gioco da tavolo simile agli scacchi, il Chaturanga, sia comparso in India fra il IV e il V secolo d. C. Il Chaturanga (quattro re), anche se presentava alcune analogie col gioco attuale, era in realtà piuttosto diverso: era praticato da quattro giocatori che usavano i dadi per lo svolgimento di una partita in cui si confrontavano quattro eserciti. Questo antico gioco indiano era un’immagine della guerra in cui erano simboleggiati i principali elementi dell’esercito: il re, l’elefante, il cavallo e i fanti [1]. A seguito degli scambi commerciali, nel VI secolo il Chaturanga era arrivato in Persia, dove era stato chiamato Chatrang e citato nello Shahnameh (Il Libro dei Re) del poeta persiano Ferdowsi (940 – 1020).

il cammino degli scacchi 01

Il poema Shahnameh

In questo poema viene raccontato il passato mitico e storico dell’odierno Iran, dalla creazione del mondo fino alla conquista islamica del VI secolo. Verso la fine del poema, il poeta racconta con accenti più personali la sofferenza per l’età avanzata, la povertà, la malattia e piange la morte del proprio figlio. Anche se nel poema si trovano storie memorabili di eroi e di eroine, il vero protagonista del poema è la Persia stessa, ciò che ha reso questo poema importante per tutto il mondo iraniano e gli altri popoli dell’Asia centrale. A parte il suo interesse letterario, lo Shahnameh, scritto in persiano arcaico, è stato anche importante per la rinascita della lingua persiana dopo l’influenza della lingua araba [2].Alla morte del poeta, varie scene del poema Shahnameh sono state incise sul suo mausoleo a Tus in Iran e una statua è stata anche eretta in Italia nel parco di Villa Borghese a Roma.

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Monumento funebre al poeta Ferdowsi

A sostegno di queste leggende, nel 1972, si sono avuti in Uzbekistan ritrovamenti di antichi pezzi di Chaturanga che sono stati datati intorno al II e III secolo d. C. Dai Persiani gli Arabi avevano appreso lo Shatranij, la versione araba del Chatrang, che era diventato il gioco preferito dei sultani dell’Islam. Anche in Italia, il ritrovamento nell’antica città di Venafro in Molise di alcuni pezzi intarsiati in osso ha fatto ipotizzare che tra il II e il III secolo d. C. i legionari romani, di ritorno dalle campagne d’Oriente, avessero diffuso un gioco da tavolo, il latrunculorum ludus, in cui erano usati i dadi, come avveniva nell’antico Chaturanga.

E’ possibile che gli scacchi nel loro cammino abbiano seguito un doppio percorso: quello orientale (Cina, India, Persia e Paesi Arabi) e un’altro europeo (Grecia e Roma), due percorsi che si sono unificati a seguito delle invasioni arabe del primo millennio. E proprio attraverso la mediazione degli Arabi gli scacchi sono arrivati in Spagna e in Portogallo e sono poi stati diffusi nell’intera Europa [1, 3]. Per quanto riguarda le regole del gioco, che si erano differenziate perle tradizioni dei diversi paesi, si ritiene che già nel XV secolo gli scacchi avessero raggiunto una forma simile a quella moderna. Nel 1497 era comparsa a Salamanca l’opera dello spagnolo Lucena (1465 – 1530 circa), Repeticion de Amores y Arte de Ajedrez, che conteneva le nuove regole del gioco.

Inoltre, la millenaria storia degli scacchi aveva avuto, in questo periodo, un altro cambiamento decisivo. Nel 1492, gli Spagnoli, dopo aver cacciato degli Arabi dalla Spagna, erano entrati nella città di Granada e nel palazzo dell’Alhambra dove, oltre ai capolavori dell’architettura araba, a tappeti di meravigliosa fattura e ad armi preziose, avevano scoperto all’interno degli edifici dell’Alhambra ampie biblioteche che custodivano i ricchi tesori della vita culturale degli Arabi. In questo luogo, alla corte dei Mirti o presso le fontane d’alabastro della corte dei Leoni, i giocatori arabi avevano studiato gli antichi testi [4].

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Granada – L’Alhambra

Nel Rinascimento si erano affermati i primi maestri ed erano anche comparsi i trattati di Lucena (1497), di Damiano (1512) e di Ruy Lopez (1561). I più importanti giocatori italiani erano Paolo Boi (Siracusa, 1528 – Napoli, 1598), detto il “Siracusano” e Leonardo da Cutro (Cutro, 1542 – Bisignano, 1597), detto il “Puttino”, che avevano dominato la scena scacchistica per molti anni, guadagnando forti somme di denaro alle corti d’Europa ed erano stati ingaggiati da principi e mecenati appassionati del gioco. Un contemporaneo del Puttino e del Siracusano, lo scacchista Giulio Cesare Polerio (Lanciano, 1548 – Roma, 1612) aveva dato la sua preziosa testimonianza sullo stile di gioco di quel periodo nel suo trattato L’elegantia, sottilità, verità della virtuosissima professione degli scacchi. Il migliore giocatore dell’epoca era il religioso spagnolo Ruy Lopez de Segura, che aveva sconfitto il Puttino a Roma nel 1560 e nel 1572. Leonardo1 aveva tuttavia avuto la sua rivincita nel 1575, quando aveva battuto il campione spagnolo alla corte del re Filippo II di Spagna.2

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La sfida tra Ruy Lopez e Leonardo da Cutro alla Corte di Spagna, di Luigi Mussini

Nel Seicento il giocatore più famoso era l’italiano Gioacchino Greco (Celico, 1600 – 1630 circa), detto il “Calabrese”, che aveva ripercorso i fasti dei suoi predecessori, visitando le corti di Francia e d’Inghilterra. Il suo Trattato del nobilissimo gioco degli scacchi (1619), in cui aveva analizzato soprattutto i giochi aperti, aveva avuto un enorme successo. In Italia, oltre agli scritti di Gianuzio (1597), Salvio (1604 e 1634) e Carrera (1617), erano state pubblicate anche le opere di Ercole del Rio, Sopra il giuoco degli Scacchi (1750) e di Domenico Ponziani, Il Giuoco incomparabile degli Scacchi (1769).

In Francia, Philidor aveva pubblicato l’Analyse du Jeu des Echecs (1749), in cui aveva esposto alcuni principi fondamentali del gioco [5]. A Parigi, il Café de la Régence era un punto di ritrovo per i giocatori di scacchi, frequentato anche dai filosofi dell’ Illuminismo, come Voltaire, Diderot e Rousseau. I caffè non erano solo luoghi di svago, ma erano veri e propri centri culturali dove, oltre a giocare e a bere, si discuteva d’arte, letteratura, filosofia e politica. I celebri maestri Lionel Kieseritzky, Daniel Harrwitze Kermeur, Sire de Légal, il maestro di Philidor, lo frequentavano come professionisti [4].

François Danican Philidor

La supremazia nel gioco degli scacchi che prima era stata in Spagna e in Italia, nel XVIII secolo era passata in Francia e in Inghilterra. In Francia, il più forte giocatore era François Danican Philidor (Dreux, 1726 – Londra, 1795), un musicista le cui opere liriche (Le maréchal ferrant,Tom Jones) sono tuttora rappresentate nei teatri d’opera.

Il suo trattato, l’Analyse du Jeu des Echecs, si era distinto dagli altri manuali esistenti per le precise analisi dei finali e i preziosi commenti sulle aperture e il centro partita di alcune partite modello [5, 6].

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Durante i suoi soggiorni a Londra, Philidor aveva più volte misurato le sue forze con i maestri inglesi e gli emigrati che vivevano nella capitale. Aveva vinto, tra gli altri, il forte giocatore inglese Janssen (4 a 1) e il compositore di problemi Philip Stamma (Aleppo, 1705 – Londra, 1755), che nel 1737 aveva pubblicato a Parigi il libro Essai sur le jeu des echecs con grande successo. A Londra, Stamma frequentava regolarmente il club Slaughter’s Coffee House, dove era considerato uno dei più forti giocatori d’Inghilterra. Nel 1747, Stamma era stato sconfitto in modo decisivo da Philidor, la cui fama, dopo lo storico match, si era diffusa in tutta Europa.

A titolo d’esempio, presentiamo uno dei tanti problemi pubblicati da Stamma

Philip Stamma, 1737

Il Bianco dà matto in tre mosse

Il Bianco dà matto in tre mosse

Soluzione: 1. Cxf5+ exf5 (a) 2. Ae5+ Re6 3. Cc5 matto. (a) 1…Txf5 2. Ae5+ Txe5 3. fxe5 matto.

 

Philidor era famoso per l’abilità con cui muoveva i pedoni ed era talmente superiore ai suoi avversari che, fino alla fine della sua carriera, aveva quasi sempre giocato partite a handicap. La celebre frase di Philidor: “Les pions sont l’ame des échecs”, indicava l’importanza dei pedoni e condensava l’essenza della sua strategia. Philidor aveva formulato importanti concetti posizionali, come la falange, due pedoni vicini sulla stessa traversa, e la definizione di casa debole, una casa sulla quale i pedoni non hanno il controllo e aveva inoltre introdotto la Difesa Philidor (1. e4 e5 2. Cf3 d6) e la sua variante di Gambetto (1. e4 e5 2. Cf3 d6 3. d4 f5) [5, 6].

Sheldon – Philidor, Londra 1790

Philidor blindfolded

1.e4 e5 2. Ac4 c6 3. Cf3 (?) d5 4. exd5 cxd5 5. Ab3 Cc6 6. d4 e4 7. Ce5 Ae6 8. 0-0 f6 9. Cxc6 bxc6 10. f3 f5 11 Ae3 Cf6 12. Cbd2 Ad6 13. c4? – Sheldon non si era accorto che dopo 13…f4 avrebbe perso un pezzo. Anche Philidor non forse aveva visto quella mossa oppure aveva scartato la continuazione per non smantellare il suo centro di pedoni.

13…0-0 14. Aa4? Dc7 15. f4 Cg4 16. De2 Cxe3 17. Dxe3 c5 18. Cb3 dxc4 19. Cxc5 Axc5 20. dxc5 Tac8 21. c6 Tfd8 22. Tfd1 Td3 23. Txd3 cxd3 24. Ab3 Axb3 25. axb3 Db6 26. Rf2 Dxe3+ 27. Rxe3 Txc6 28. Txa7 Td6 29. Rd2 e3+ 30. Rxe3 d2 31. Ta1 d1=D e il Bianco aveva abbandonato. (0-1)

Dopo la morte di Philidor, la supremazia nel gioco degli scacchi era rimasta alla Francia, grazie alla presenza di Deschapelles, La Bourdonnais e Saint-Amant.

Alexandre Deschapelles

“Quello che era tenebra per gli altri, era per lui luce di mezzogiorno”

George Walker

il cammino degli scacchi 06

Alexandre Louis Deschapelles (Ville d’Avray, 1780 – Parigi, 1847) era un personaggio singolare. Aveva un’incredibile attitudine per i giochi: era il più forte giocatore di whist della sua epoca e un fenomenale scacchista, che aveva imparato il gioco in quattro giorni. Sicuro della propria forza, accettava di giocare solo partite a handicap, in cui dava ai suoi avversari il vantaggio di pedone e una o due mosse.

Allievo della scuola militare di  Brienne, si era arruolato volontario nell’esercito di Napoleone e, nel 1794, aveva combattuto nella battaglia di Fleurusin Belgio contro le truppe alleate nella guerra della prima coalizione, dove era stato ferito molto gravemente.

Dal libro di George Walker3 apprendiamo alcuni particolari stupefacenti sulla sua vita: “In uno scontro col nemico, il suo reggimento aveva subito il travolgente assalto di un corpo di cavalleria prussiana. Il suo cranio era stato messo a nudo da un colpo di sciabola e un secondo squarcio aveva attraversato in diagonale il suo volto dalla fronte al mento. La sua mano destra era stata mozzata e, mentre giaceva disteso a terra, svenuto e coperto di sangue, il reggimento prussiano, per colmo di sfortuna, aveva cavalcato sul suo corpo. Nonostante ciò, Deschapelles era miracolosamente sopravvissuto e solo la scienza medica potrà un giorno forse spiegare, se le ferite di sciabola alla testa, siano state responsabili di aver attivato quelle speciali funzioni del cervello con cui il genio vive” [7]. Fatto prigioniero dagli inglesi, era riuscito ad evadere e, al suo rientro in patria, si era dedicato agli scacchi frequentando il Café de la Régence di cui era diventato il migliore giocatore.

Deschapelles è passato alla storia come un brillante “joueur de café”, ma era allora considerato alla stregua di un campione del mondo. Per circa vent’anni non aveva avuto rivali a Parigi, fin quando aveva perso con La Bourdonnais nel 1821 e aveva abbandonato gli scacchi per dedicarsi al whist. Deschapelles era un giocatore naturale che aveva apertamente dichiarato che “lo studio delle aperture era una perdita di tempo” e non aveva mai studiato un libro di scacchi. Per questo motivo, giocava la fase iniziale della partita più lentamente di avversari come Cochrane o La Bourdonnais, poiché doveva trovare la mossa corretta davanti alla scacchiera, ma il suo grande talento si manifestava nelle complesse posizioni del centro partita. Quello che era tenebra per gli altri, era per lui luce di mezzogiorno. Tutto ciò che Deschapelles intraprendeva, partendo dai più semplici elementi di base fino alla sua più alta esecuzione, lo raggiungeva in un sol colpo e lo eseguiva da maestro.

Una partita di Deschapelles in cui aveva dato al suo avversario il vantaggio di un pedone e due mosse.

John CochraneAlexandre Deschapelles, Parigi 1821

1.d4 e6 2. f4 d5 3. e5 c5 4. c3 Cc6 5. Cf3 cxd4 6. cxd4 Db6 7. Cc3 Ad7 8. a3 Ch6 9. h3 Cf5 10. Ce2 Ae7 11. g4 Ah4+ 12. Cxh4 Cxh4 13. Rf2 0-0 14. Rg3 Cg6 15. b4 a5 16. Ad2 axb4 17. Axb4 Cxb4 18. axb4 Dxb4 19. Tb1 Ta3+ 20. Rh2 De7 21. Txb7 Dh4 22. Txd7 Df2 23. Ag2 Txh3 24. Rxh3 Dh4#

Posizione dopo 24...Dh4#

Posizione dopo 24…Dh4#

Louis Mahé de la Bourdonnais

Louis Charles Mahé de la Bourdonnais (Ile de la Reunion, 1795 – Londra, 1840), è stato il più grande giocatore francese di scacchi dell’Ottocento. A vent’anni era diventato un giocatore professionista e, dopo la vittoria su Deschapelles, era considerato come un campione del mondo.

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Il suo piano di gioco differiva da quello di Philidor, come spiega Lasker nel suo Manual of Chess: “Il sistema di Philidor, di formare deliberatamente catene di pedoni in apertura, espresso nell’Analyse, per quanto fosse una magnifica strategia valida in molte posizioni, era stata criticata da alcuni contemporanei che non la ritenevano particolarmente adatta in questa fase della partita. Certamente questa strategia non era soddisfacente per il temperamento e l’intelligenza di La Bourdonnais, un compatriota di Philidor che gli era succeduto sul trono degli scacchi. La Bourdonnais aveva concepito un altro piano: combattere ogni unità sviluppata dal nemico nel centro con una forza almeno uguale alla sua e, dopo aver vinto la battaglia del centro, preparare l’attacco con un forte avamposto nel cuore della posizione nemica. La Bourdonnais non aveva mai espresso questo piano a parole, ma poiché giocava a scacchi le sue mosse avevano mostrato la sua intenzione” [8].

George Walker aveva descritto La Bourdonnais come un giocatore insaziabile, che dedicava tutti i giorni della settimana alla pratica e allo studio degli scacchi e poteva giocare a qualsiasi ora del giorno e della notte, per qualsiasi prezzo da 1 a 100 franchi, con una velocità impressionante.

Nel 1834 aveva sfidato l’irlandese MacDonnell, il miglior giocatore di Londra, e vinto il grande match col punteggio di +44 -30 =14: ecco la posizione finale della più famosa partita del match.

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MacDonnell - La Bourdonnais, la conclusione del match

MacDonnell – La Bourdonnais, la conclusione del match

Questa posizione dimostra in modo esemplare la forza dei pedoni in uno dei più sorprendenti finali della storia degli scacchi. “Ecco che cos’è una falange! – ha scritto Kasparov – Philidor sarebbe andato in estasi davanti a pedoni così veloci!”.

Alexander MacDonnell

il cammino degli scacchi 10Alexander MacDonnell (Belfast, 1798 – Londra, 1835) è stato uno scacchista irlandese naturalizzato inglese. In gioventù si era dato al commercio, viaggiando nei Caraibi e, al ritorno dalla Guaiana Britannica nel 1820, si era stabilito a Londra, dove aveva ottenuto un posto nella Società delle Indie Occidentali, un impiego redditizio che gli aveva consentito di dedicarsi agli scacchi. Era stato allievo di William Lewis (1787 – 1870), famoso per aver vinto un breve match a Parigi con Deschapelles (+1 -0 =2) nel 1821. Nel 1838 Lewis aveva pubblicato il manuale The Chessboard Companion, e aveva tradotto i lavori di Greco e di Stamma. Aveva anche avuto l’onore ricevere il titolo di Grande Maestro dalla rivista Bell’s Life, un fatto storicamente significativo, poiché era la prima volta che il titolo veniva assegnato a un giocatore di scacchi. MacDonnell aveva vinto nel 1831 un match con W. Fraser (+3 -1 =1), ma aveva perso nel 1834 il grande match con La Bourdonnais.

Vediamo adesso la cinquantesima partita del match con cui MacDonnell aveva sconfitto La Bourdonnais realizzando uno spettacolare sacrificio di Regina.

La Bourdonnais – MacDonnell, Londra 1834

1.d4 d5 2. c4dxc4 3. e4e5 4. d5f5 5. Cc3Cf6 6. Axc4Bc5 7. Cf3De7 8. Ag5 – Era meglio arroccare.8…Axf2+ 9. Rf1Ab6 10. De2f4 11. Td1Ag4 12. d6cxd6 13. Cd5 -In questa posizione il Nero aveva la scelta tra essere attaccato o respingere l’attacco sacrificando la Regina. Il suo giudizio della posizione lo aveva indotto a preferire il sacrificio di Regina, nonostante le minacce del Bianco [8].

13…CxC 14. AxDCe3+ 15. Re1RxA 16. Dd3Td8 17. Td2Cc6 18. b3Aa5 19. a3Tac8 20. Tg1b5 21. Axb5AxC 22. gxCCd4 23. Ac4Cxf3+ 24. Rf2CdxT 25. Txg7+Rf6 26. Tf7+Rg6 27. Tb7CdxA 28. bxCTxc4 29. Db1

Posizione dopo 29.Db1

Posizione dopo 29.Db1

29…Ab6 30. Rf3 Tc331. Da2 Cc4+32. Rg4 Tg833. TxA axT34. Rh4 Rf635. De2 Tg6 36. Dh5 Ce3 e qui il Bianco aveva abbandonato non essendoci difesa dopo …Cg2+. (0-1)

Pierre Fournier de Saint-Amant

il cammino degli scacchi 12Pierre de Saint-Amant (Montflanquin, 1800 – Algeria, 1872) è stato il campione del Café de la Régence dopo Deschapelles e La Bourdonnais. Nel 1843 Saint-Amant aveva giocato due match contro Staunton: nel primo, giocato a Londra, aveva vinto per 3 ½ a 2 ½ e nel match di rivincita, giocato a Parigi, aveva perso per 13 a 8, ma aveva giocato la partita più brillante del match.

Saint-Amant – Staunton, Parigi 1843

In questa posizione Saint-Amant aveva proseguito con 23. Txe6! Dc8-d8 – Non si poteva giocare 23…fxe6 a causa di 24. Axe6+ che avrebbe vinto la Regina che si trovava nella casa c8.

Posizione dopo 23.Txe6!

Posizione dopo 23.Txe6!

24. Af6!! gxf6 25. Txd6! – Qui gli spettatori avevano applaudito entusiasticamente. Naturalmente se 25…DxT 26. Qxh6 dava il matto. 25…Rg7 26. TxD TxT – Il Nero poteva abbandonare a questo punto. 27. Ae4 fxg2 28. Df4 Tc4 29. Dg4+ Rf8 30. Dh5 Re7? 31. d6+ Rxd6 32. Axb7 Rc7 33. Axa6 Tc3 34. Dxb5 e qui il Bianco aveva abbandonato (1-0).

Saint-Amant era un altro personaggio singolare. Era stato segretario del governatore della Guyana francese, ma aveva rassegnato le dimissioni per protesta contro il commercio degli schiavi. Aveva poi tentato la carriera d’attore, aveva fatto il mercante di vini e, durante le sommosse popolari del 1848, era stato capitano della Guardia Nazionale. Nel 1851 era diventato console della California e nel 1861 si era trasferito in Algeria, dove è deceduto nel 1872 [1, 9].

Howard Staunton

il cammino degli scacchi 14Howard Staunton (Londra, 1810 – 1874), giornalista e studioso di Shakespeare, è stato uno dei maestri importanti dell’Ottocento. Aveva cominciato a giocare verso i trent’anni, diventando un membro assiduo del Simpson’s Divan a Londra. Dopo aver vinto Saint-Amant nel 1843, si era proclamato campione del mondo. Nel 1846 Staunton aveva prima vinto un match con Daniel Harrwitz e poi con Bernard Horwitz, il compositore tedesco di problemi di scacchi. Come giocatore, era stato il primo specialista delle partite chiuse e un pioniere dei fianchetti. Staunton si era imposto in Inghilterra come teorico e analista, con le sue vittorie e la sua forte personalità. Bobby Fischer lo aveva definito “il più profondo analista delle aperture di tutti i tempi”. Le sue ricerche nel campo degli scacchi erano comprovate dalle sue principali opere, TheChess-Player’s Handbook (1847) e TheChess-Player’s Companion (1849), molto apprezzate nel Regno Unito. Il suo Chess-Player’s Handbook  era stato per decadi un lavoro di riferimento per gli scacchisti inglesi e un nuovo set di scacchi, noto come il modello Staunton, era diventato popolare in quegli anni ed è attualmente usato nei tornei [10]. Nel 1851 Staunton aveva poi organizzato il Torneo di Londra, forse pensando di vincerlo, ma era stato sconfitto dal tedesco Anderssen, che si era aggiudicato il torneo e lo aveva relegato al quarto posto dietro a Wyvill e Williams [11].

Staunton – Horwitz, Londra 1851

1.c4 e6 2. Cc3 f5 3. g3 Cf6 – Staunton giocava sistematicamente la Partita Inglese.4. Ag2 c6 5. d3 Ca6 6. a3 Ae7 7. e3 0-0 8. Cge2 Cc7 9. 0-0 d5 10. b3 De8 11. Ab2 Df7 12. Tc1 Ad7 13. e4 fxe4 14. dxe4 Tad8 15. e5 Ce8 16. f4 dxc4 17. bxc4 Ac5+ 18. Rh1 Ae3 19. Tb1 g6 20. Db3 Ac8 21. Ce4 Ab6 22. Tbd1 Ca6 23. Dc3 Txd1 24. Txd1 Cc5 25. Cd6 Dc7 26. Dc2 Cg7 27. g4 De7 28. Ad4 Dc7 29. a4 Ca6 30. c5 Aa5 31. Db3 b6 32. Ce4 bxc5 33. Cf6+ Rh8 34. Dh3 Ce8 35. Aa1 Cxf6 36. exf6 Rg8 37. Ae5 Db7 38. Ae4 Df7 39. Cg1! Ad8 40. g5 Ab7 41. Cf3 Te8 42.Ad6!!

Posizione dopo 42.Ad6!!

Posizione dopo 42.Ad6!!

La mossa vincente: l’Alfiere lascia il posto al Cavallo.

42…Axf6 43. gxf6 Dxf6 44. Cg5 Dg7 45. Ae5 De7 46. Axg6 e il Nero abbandona. (1-0)

Tuttavia il giudizio su Staunton era sempre stato alquanto controverso. Alcuni commentatori ritenevano che la sua comprensione del gioco fosse molto superiore a quella dei suoi contemporanei, ma, dopo il 1851, i suoi risultati con i migliori giocatori del suo tempo non erano più stati conformi alle aspettative. Nel 1858 Staunton era stato sfidato pubblicamente da Paul Morphy, ma aveva sempre accuratamente evitato lo scontro frontale, adducendo come pretesto i suoi impegni negli studi shakespeariani. Era chiaro a tutti, tranne al suo ego, che poteva forse essere un buon teorico e analista, ma non era più un giocatore di alto livello.

Adolf Anderssen

Adolf Anderssen (Breslavia, 18181879) è stato uno dei più forti giocatori di scacchi dell’Ottocento. Aveva imparato il gioco dal padre all’età di nove anni e aveva studiato con entusiasmo le opere di Philidor e del Greco, ma il giovane Anderssen si dedicava con serietà ai suoi studi di matematica e giocava solamente durante le vacanze. Nel 1842 aveva pubblicato la raccolta di finali Aufgaben fur Schachspieler che aveva avuto molto successo.

il cammino degli scacchi 16

La sua carriera scacchistica era cominciata nel 1848 con un match contro Harrwitz che era terminato in parità, ma la vittoria al torneo di Londra 1851 aveva fatto di Anderssen il miglior giocatore della sua epoca. L’entusiasmo dei club berlinesi era alle stelle e Anderssen era stato simbolicamente incoronato “Imperatore degli Scacchi”. Come brillanti esempi del suo stile erano state citate le partite con Lionel Kieseritzky, la “Partita immortale”, e con Jean Dufresne, la “Partita Sempreverde”. Tuttavia aveva perso il match con Morphy nel 1858, ma aveva vinto con Kolisch nel 1861 e il torneo di Londra nel 1862. Sempre nel 1862 aveva anche pareggiato un match con Paulsen.

Anderssen è stato uno dei pochi campioni che non si è mai fatto nemici. Non si lasciava squilibrare da un’eventuale sconfitta e amava giocare a scacchi, sia che vincesse o perdesse. Per il suo stile audace e la sua notevole fantasia era diventato il principale esponente della scuola romantica. Anche nel XX secolo si erano avuti altri giocatori dallo stile romantico, ma solo pochi avevano saputo raggiungere le vette di Anderssen: solo Frank Marshall, e ancor più Mikhail Tal, erano stati paragonati ad Anderssen.

Anderssen – Schallop, Berlino 1864

1.e4 e5 2. f4 d5 3. Cf3 dxe4 4. Cxe5 Ad6 5. Ac4 Axe5 6. fxe5 Dd4 – Il Nero vede che può guadagnare un pedone e attaccare l’Alfiere, ma, così facendo, trascura il principio di rapido sviluppo.

7. De2 Dxe5 8. d4! – Offrendo nuovi pedoni al Nero, il Bianco vuole ottenere un maggior sviluppo.

8… Dxd4 9. Cc3 Cf6 10. Ae3 Dd8 11. 0-0 h6 12. Ac5 12…Cbd7? 13. Dxe4+!! Cxe4 14. Axf7 matto.

Questa partita contro Jean Dufresne4, giocata a Berlino nel 1852, è stata denominata “The Evergreen” per la sua combinazione finale di grande bellezza.

Anderssen - Dufresne

Anderssen – Dufresne

In questa posizione Anderssen aveva un pezzo in meno e Dufresne stava minacciando un attacco vincente sull’ala di Re, ma Anderssen doveva trionfare ancora una volta!

19. Tad1!! Dxf3 – Se Dufresne avesse immaginato a quale bombardamento sarebbe stato sottoposto, avrebbe sicuramente giocato 19…Tg4, rientrando in una partita tesa, ma giocabile.

20. Txe7+! Cxe7 – Sulla fuga del Re in d8 Anderssen aveva previsto 21. Txd7!! Rxd7 22. Cxd8 (altrimenti la Donna è perduta) 23. Dd7+ !! Rxd7 24. Af5 + Rc6 (o Re8) 25. Ad7 matto!

21. Dxd7+!! Rxd7 22. Af5+ Re8 23. Ad7 Rf8 24. Axe7 matto.

Anche se le combinazioni brillanti non si presentavano ad ogni partita, la fertile immaginazione di Anderssen aveva saputo trovare espressione nel dominio dei problemi di scacchi [1, 4].

Il Bianco è sotto minaccia di due matti, ma è in grado di ribaltare la situazione.

Anderssen 1850 circa

Il Bianco dà matto in cinque mosse

Il Bianco dà matto in cinque mosse

Soluzione: 1. De6+ Dxe6 2. Cd7 Dxd7 3. Tb8+ Rxb8 4. cxd7 e 5 d8=D e matto.

Dopo il ritiro di Morphy dalla scena scacchistica, Anderssen era sempre considerato come il campione del mondo, ma anche Steinitz aveva ottenuto in quel periodo importanti risultati e un confronto tra i due campioni sembrava ormai inevitabile. Nel 1866 Steinitz aveva lanciato la sua sfida ad Anderssen, che l’aveva subito accettata. Il match di Londra era stato molto combattuto, ma alla fine Anderssen aveva perso contro Steinitz che aveva così colto la palma del miglior giocatore dell’epoca.E’ interessante notare che Steinitz aveva fatto partire l’inizio del suo regno come Campione del mondo da questo match [12].

Steinitz-Anderssen, Londra 1866

Steinitz - Anderssen

Steinitz – Anderssen

21. Axf5 – In questa posizione l’Alfiere del Bianco ha appena preso in f5.

21…Qh6! – Il Nero ora minaccia 22…Dh3+ e 22…Dd2!

22. Ad3 Te8 23. h4 Dd2 24 Tg1 Te2! e il Bianco abbandona. (0-1)

Anderssen aveva ancora partecipato ad altri due tornei, ma senza particolare successo: al torneo di Parigi 1878, vinto congiuntamente da Winawer e Zukertort, era arrivato sesto e a Francoforte 1878 era giunto terzo dietro a Paulsen e Schwarz. Anderssen era stato poco bene a Francoforte e al suo ritorno a Breslavia il suo stato di salute si era aggravato. Una sera del marzo 1879 Anderssen aveva dato l’addio ai suoi amici e all’arte degli scacchi che aveva tanto amato. Un’immensa folla lo aveva accompagnato alla sua ultima dimora, dove Max Lange5, il grande maestro e autore di scacchi, aveva pronunciato commoventi parole d’addio: “Indefinitamente rinverdirà l’alloro e fiorirà il ricordo glorioso che l’indimenticabile scomparso ha conquistato nella storia degli scacchi e inciso per sempre nel cuore dei veri amanti di questo nobile divertimento dello spirito”.

Paul Morphy

Aidez vos pièces, elles vous aideront”6

Paul Morphy

il cammino degli scacchi 20Paul Morphy (New Orleans, 1837 – 1884), un ragazzo prodigio e un leggendario giocatore, è forse il più famoso giocatore di scacchi di tutti i tempi A 12 anni Morphy aveva la forza di un maestro e aveva prima sconfitto il campione di New Orleans, Eugène Rousseau, e poi il maestro ungherese Johann Lowenthal, allora in tournée negli Stati Uniti. A vent’anni aveva vinto il primo American Chess Congress del 1857 e aveva sconfitto tutti i più forti giocatori degli Stati Uniti [4, 9].In Morphy lo spirito di La Bourdonnais era sorto di nuovo, ma più forte e vigoroso. Morphy non aveva mai formato catene di pedoni in funzione dell’attacco, ma aveva sempre lottato nel centro, con pochi pedoni in centro, due o tre e, se necessitava di linee aperte, non esitava a sacrificarli (Lasker).

Morphy – Amateur, New Orleans, 1858

1.e4 e5 2. Cf3 Cc6 3. Ac4 Cf6 4. d4 – Secondo l’opinione di Steinitz, sia la mossa del testo che 4. 0-0 sono inferiori alla mossa 4. Cg5, ma Morphy ha sempre giocato la mossa del testo.

4…exd4 5. Cg5 d5 6. exd5 Cxd5? – Sembra un errore: sono preferibili le mosse 6…Ca5 e 6…De7+.

7. 0-0 Ae7 8. Cxf7! Rxf7 9. Df3+ Re6 – Il Nero avrebbe dovuto restituire materiale con 9…Af6 10. Cc3 dxc3. Qui Morphy avrebbe anche potuto giocare 10. Te1+ Ce5 11. De4 con vantaggio, ma sceglie invece la soluzione più spettacolare, quella di mobilitare rapidamente i suoi pezzi.

11. Te1+ Ce5 12. Af4 Af6 13. Axe5 Axe5

Posizione dopo 13...Axe5

Posizione dopo 13…Axe5

14. Txe5! – Un sacrificio di qualità volto ad incrementare il vantaggio del Bianco nella zona in cui divampa la battaglia e a sviluppare le forze di riserva. Questo approccio è tipicamente dinamico: l’Alfiere del Nero scompare dalla lotta, mentre il Bianco porta in gioco la Torre a1.

14…Rxe5 15. Te1+ Rd4 16. Axd5! Tf8 17. Dd3+ Rc5 18. b4+ Rxb4 19. Dd4+ Ra5 e segue un matto in 4 mosse: 20. Dxc3+ Ra4 21. Db3+ Ra5 22. Da3+ Rb6 23. Tb1#

Al termine del suo soggiorno a Londra, dove aveva vinto due match (Lowenthal e Owen), oltre a molte partite serie con i migliori giocatori del Regno Unito, in settembre Morphy era andato Parigi, dove aveva visitato il Café de la Regence, destando una grande sensazione. Qui aveva giocato il suo match col “Roi de la Regénce” Daniel Harrwitz (Breslavia, 1823 – Bozen, 1884). L’inizio del match aveva destato grande sorpresa, poiché il campione tedesco aveva vinto le prime due partite. A partire dalla terza partita, vinta da Morphy, Harrwitz non era più riuscito a vincerne un’altra e aveva abbandonato il match in modo poco sportivo.

Ma il match più atteso era stato quello tra Morphy e Anderssen, giocato all’Hotel de Breteuil di Parigi per le cattive condizioni di salute di Morphy.

Morphy – Anderssen, Parigi 1858

1.e4 e5 2. Cf3 Cc6 3. Ab5 Cf6 4. d4 Cxd4 5. Cxd4 exd4 6. e5 c6 7. 0-0! cxb5 8. Ag5! Ae7 9. exf6 Axf6 10. Te1+ Rf8 11. Axf6 Dxf6 12. c3 !? d5 13. cxd4 Ae6 14. Cc3 a6 15. Te5 Td8 16. Db3! De7 17. Tae1 g5 18. Dd1 Df6

Posizione dopo 18...Df6

Posizione dopo 18…Df6

19. T1e3? Tg8 ?? 20. Txe6 (1-0)

Morphy e Anderssen erano giocatori di altissimo livello, ma Morphy si era dimostrato superiore al suo rivale, vincendo il match (+7 – 2 =2). La superiorità di Morphy si era soprattutto manifestata nel campo della strategia, dato che nell’arte della combinazione Anderssen era altrettanto forte.

Nel 1859, alla sua partenza per l’America, Morphy era considerato il primo campione del mondo non ufficiale [4, 8]. Negli Stati Uniti, dopo i grandi festeggiamenti che aveva avuto, aveva tentato di intraprendere la carriera giuridica, ma senza successo. Dopo il suo deciso rifiuto di considerare gli scacchi come una professione, si era ritirato da ogni competizione e aveva praticamente smesso di giocare, a parte alcune esibizioni a Cuba tra il 1862 e il 1864 e qualche partita informale con Arnous de Rivière nel 1863 a Parigi. Solo il suo amico d’infanzia Charles Maurian (New Orleans, 1838 – Parigi, 1912) aveva avuto il privilegio di giocare con lui alcune partite amichevoli oltre queste date, almeno fino al 1869. Inoltre, secondo la testimonianza di Maurian, pare che Morphy avesse giocato a scacchi fino al 1877. Anche se Morphy non voleva più sentir parlare di scacchi, si erano circolate sue dichiarazioni a proposito di Staunton e di Steinitz. Alla morte di Staunton nel 1874, Morphy aveva affermato che era stato “un buon giocatore, mancante d’immaginazione”, mentre di Steinitz aveva detto: “Lo conosco, il suo gambetto non è buono”.

Un triste crepuscolo lo attendeva. Una descrizione del suo stile di vita a New Orleans lo rappresenta mentre passeggia a mezzogiorno lungo Canal Street, elegantemente vestito col suo monocolo e il bastone da passeggio. Tornato a casa, viveva ritirato fino all’ora in cui si recava, in abito da sera, al teatro d’Opera, di cui non perdeva una rappresentazione. Negli ultimi anni erano apparsi alcuni segni di squilibrio mentale e aveva sviluppato un complesso di persecuzione. Il famoso studio del Dr. Ernest Jones, The Problem of Paul Morphy (1931), aveva contribuito ad alimentare la leggenda di una sua presunta pazzia, un fatto difficilmente accertabile e non facilmente credibile. Su questo e altri punti, un recente studio dell’Università della Lousiana riporta importanti informazioni sull’ambiente e la vita di Paul Morphy [13]. La vita del grande giocatore americano si è spenta nel luglio 1884, quando la madre lo aveva trovato senza vita nella sala da bagno.

Wilhem Steinitz

Il grande giocatore austriaco, naturalizzato statunitense nel 1888, Wilhelm Steinitz (Praga, 1836 – NewYork, 1900) è stato primo Campione del mondo ufficiale di scacchi.

il cammino degli scacchi 23

Steinitz è il padre degli scacchi moderni che ha introdotto i concetti del gioco posizionale alla base della pratica scacchistica moderna. Steinitz aveva iniziato a giocare a scacchi all’età di 12 anni, ma il suo interesse per il gioco si era sviluppato durante gli studi al Politecnico di Vienna. Alla metà dell’Ottocento gli scacchi avevano conosciuto una popolarità sempre maggiore nei diversi ceti sociali e Steinitz aveva pensato di usare la sua abilità per pagarsi gli studi universitari, giocando a soldi nei caffè viennesi. I più forti maestri dell’epoca erano brillanti esponenti dell’arte della combinazione, come Allgaier, inventore del sacrificio di Cavallo nel Gambetto di Re, Falkbeer, studioso del Gambetto di Re e della Partita Viennese e il consigliere ministeriale Karl Hamppe, il più forte giocatore della capitale austriaca negli anni 1850-1860. Il talento di Steinitz era maturato in quella atmosfera e, essendo dotato di grande sensibilità posizionale e di una precisa tecnica, era in grado di realizzare magnifiche combinazioni. A 26 anni era diventato il campione di Vienna e coi contributi raccolti tra i suoi sostenitori aveva potuto partecipare al torneo di Londra del 1862 vinto da Anderssen. Steinitz si era classificato al sesto posto, ma aveva vinto il premio di bellezza per la sua partita contro Mongredien. Anderssen lo aveva elogiato e lo aveva definito il “Morphy austriaco”.

Steinitz – Mongredien, Londra 1862

Steinitz - Mongredien

Steinitz – Mongredien

16. Txh7! – Osserviamo la complessità dell’attacco del Bianco che non si avvale di una serie di scacchi e lascia una maggiore scelta all’avversario. La mossa 16. Dxg4 che minacciava il sacrificio in g6 sembrava meno rischiosa 16…Cxe5. 17. Fxe5 Rxh7 18. Dxg4 Tg8 19. Dh5+ Rg7 20. Dh6+ Rf7 21. Dh7+ Re6 22. Dh3+ Rf7 23. Tf1+ Tg7 25. Ag5! Dd7 26. Axg6+ Txg6 27. Dxg6+ Rd8 28. Tf8+ De8 29. Dxe8 #

La seguente partita tra Steinitz e MacDonnell esemplifica il principio di Steinitz secondo cui “il successo di un attacco condotto su un’ala dipende strettamente dalla solida posizione al centro”. Secondo Steinitz la stabilità del centro rende possibile l’attacco di pedoni, anche in presenza di arrocchi omogenei, poiché il vantaggio di spazio, acquisito grazie all’avanzata pedonale, garantisce libertà di manovra e la possibilità di riposizionare efficacemente i propri pezzi. Un altro principio di Steinitz aveva stabilito che “il miglior antidoto contro un attacco laterale è rappresentato da un contrattacco al centro”. Questa partita indica che lo stile di Steinitz si stava sempre più avvicinando a quello di Philidor e di Staunton, pur mantenendo alcuni caratteri della scuola combinativa [1, 4, 14].

Steinitz – MacDonnell, Dublino 1865

1.e4 e5 2. Cf3 d6 3. Ac4 – La mossa 3. d4 è più energica del testo, ma Steinitz, coerente con la propria strategia, non intende dare battaglia al centro.

3…Ae7 4. c3 Cf6 5. d3 0-0 6. 0-0 Ag4 7. h3 Axf3 8. Dxf3 c6 9. Ab3 Cbd7 10. De2 Cc5 11. Ac2 – il centro è saldamente presidiato perciò si può programmare l’attacco sul lato di Re.

11…Ce6 12. g3 Dc7 13. f4 Tf-e8 14. Cd2 Ta-d8 15. Cf3 Rh8? – Una perdita di tempo.

16. f5 Cf8 17. g4 h6 18. g5 hxg5 19. Cxg5 Rg8 – Il mancato contrattacco con d6-d5 e i due tempi regalati all’avversario costeranno cari al Nero.

20. Rh1 C6h7 21. Cf3! Td7 22. Tg1 Ad8 23. Ah6 f6 24. Tg2 d5 25. Tag1 Te8e7 26. exd5 cxd5 27. Aa4Td6 28. Txg7+ Txg7 29. Txg7+ Dxg7 30. Axg7 Rxg7 – Il Nero ha ottenuto un compenso insufficiente per la Donna e il Bianco può concretizzare il suo vantaggio senza problemi 31. Dg2+ Rh8 32. Cd2 Ab6 33. Ae8 Ae3 34. Cf1 Af4 35. Af7 Cg5 36. Ah5 Td7 37. Ag4 e4 38. Df2 Ab8 39. Dd4 Ae5 40. Dxa7 exd3 41. Rg2 d4 42. c4 Rg7 43. Da3 Ce4 44. Dxd3 Cc5 45. Da3 Ad6 46. Cg3 d3 47. Ch5+ Rf7 40. b4 Ca6 49. c5 Ae5 50. c6 (1-0)

Steinitz aveva ottenuto il suo primo grande successo nel match con Anderssen del 1866, con 8 vittorie e 6 sconfitte, senza nessuna partita patta. Una vittoria di Steinitz dal match di Londra [15].

Steinitz – Anderssen, Londra 1866

1.e4 e5 2. f4 exf4 3. Cf3 g5 4. Ac4 g4 5. Ce5 Dh4+ 6. Rf1 Ch6 7. d4 d6 8. Cd3 f3 9. g3 De7 10. Cc3 Ae6 11. Ab3 Ag7 12. Ae3 Axb3 13. axb3 c6  14. Dd2 Cg8 15. e5 d5 16. Ag5 De6 17. Ca4 Ca6  18. Cac5 Cxc5 19. Cxc5 Dg6 20. Cxb7 Ch6 21. Cd6+ Rd7 22. h3 f6 23. exf6 Af8 24. Cb7 Cf5 25. Af4 gxh3 26. Rf2 Dxf6 27. Ae5 Dg6 28. Txh3 Ah6 29. Cc5+ Re8 30. TxA! CxT 31. AxT Rf7 32. Ae5 Dh5 33. Df4+ Rg8 34. Th1 Cg4+ 35. Rg1 il Nero abbandona. – Se 35.. f2+ 36. Rg2 f1=D+ 37. Txf1 Dh2+ 38. Rf3 Cxf5+ Re3.  (1-0)

Johannes Zukertort

Johannes Zukertort (Lublino, 1842 – Londra, 1888) era considerato il numero due del mondo tra il 1870 e il 1886.Aveva una memoria prodigiosa, conosceva 11 lingue, era un ottimo pianista e un eccellente schermitore. A Breslavia aveva conosciuto Anderssen, che gli aveva trasmesso la passione per gli scacchi. Zukertort aveva giocato un match con Anderssen nel 1868 e aveva perso (+3 -8 =1), ma aveva avuto la sua rivincita nel 1871, battendo Anderssen per 5 a 2. Nel 1883, Zukertort aveva riportato una brillante vittoria al torneo di Londra, a cui avevano partecipato tutti i migliori giocatori dell’epoca, e aveva preceduto Steinitz, arrivato secondo, di ben tre punti.

il cammino degli scacchi 25

Dal torneo di Londra, vediamo la sua brillante vittoria col giocatore inglese Blackburne.

Zukertort - Blackburne

Zukertort – Blackburne

28. Db4!! – Magnifica e decisiva (Steinitz). Se 28…DxD il Bianco dà matto in sette mosse: 29. Axe5+ Rxh7 30. Th3+ Rg5 31. Tf6+ Rg4 32. Tg3+ Rh5 33. Tf5+ Rh6 34. Af4+ Rh7 35. Th5#

28…T8c5 29. Tf8+ Rxh7 – Se 29…Dxf8 30. Axe5+ Rxh7 31. Dxe4+ con matto in poche mosse.

30. Dxe4+ Rg7 31. Axe5+ RxT 32. Ag7+ e qui il Nero ha abbandonato. (1-0)

Dopo estenuanti trattative, il match valido per il Campionato del mondo tra Zukertort e Steinitz si era tenuto nel 1886 nelle tre città americane di New York, St. Louis e New Orleans. Nella prima parte del match, giocata a New York, Zukertort era andato in vantaggio per 4 a 1, ma nella seconda fase a St. Louis, Steinitz aveva pareggiato i conti (4 1/2 a 4 ½). Nella fase finale, giocata a New Orleans, il match era continuato in equilibrio fino alla quindicesima partita, ma poi Steinitz aveva vinto le restanti partite e il match (+10 -5 =5), diventando il primo Campione del mondo ufficiale.

Zukertort non si era più ripreso da questa sconfitta. Aveva disputato ancora qualche torneo, ma con risultati inferiori a quelli dei suoi tempi migliori ed era morto per una emorragia cerebrale nel 1888, a soli 46 anni, mentre stava giocando un torneo al “Simpson’s Divan di Londra.

Intanto Steinitz aveva pubblicato nel 1889 il suo trattato The Modern Chess Instructor, in cui aveva illustrato i suoi principi del gioco posizionale. Il punto di partenza del suo pensiero era rappresentato dalla teoria dell’equilibrio. Secondo Steinitz, solo l’alterazione dell’equilibrio permetteva di dar vita a operazioni attive e, in questo caso, chi aveva l’iniziativa doveva assolutamente agire, attaccando o perlomeno esercitando una pressione contro la posizione avversaria. Alla visione romantica (sviluppo rapido, apertura di linee, sacrifici di pedoni e pezzi) Steinitz aveva opposto la sua teoria: i sacrifici che abbelliscono la partita sono possibili, solo quando l’avversario non predispone in tempo le difese necessarie per parare le minacce o indebolisce inutilmente la posizione. L’attacco non può riuscire, se la posizione è solida: le combinazioni con sacrificio sono possibili solo in seguito a precedenti imprecisioni. Il giocatore deve evitare la formazione di debolezze nel proprio campo e nello stesso tempo deve manovrare per crearne nel campo avversario. Inoltre, la propria posizione va difesa in modo economico, usando solo quei pezzi che servono allo scopo e preparando il contrattacco [8, 14].

Negli anni 1889-1891 Steinitz aveva ancora vinto tre sfide mondiali, col russo Mikhail Cigorin nel 1889, l’ungherese Isidor Gunsberg nel 1890 e ancora Cigorin nel 1891. Al termine della sfida con Cigorin, Steinitz aveva espresso la propria intenzione di non disputare più match. Tuttavia, quando nell’autunno del 1893, il Club dell’Avana aveva avanzato la proposta di organizzare un match tra Steinitz e il giovane Lasker, il Campione del mondo era inaspettatamente ritornato sulle proprie decisioni. Questa volta però Steinitz aveva perso il match con Lasker (+5 -10 =4) e il titolo. La cronaca del tempo riporta che il cinquantottenne Steinitz, dopo perso l’ultima partita del match, si era alzato in piedi levando un triplice hurrah in onore del nuovo Campione (!) e si era poi ritirato in una sala attigua per giocare a whist con alcuni amici. Era la fine del suo regno di Campione del mondo, che era durato ufficialmente 8 anni, ma oltre 27 anni, se si parte dal match con Anderssen del 1866.

Nel 1896, nel match di rivincita giocato a Mosca, Steinitz, in cattive condizioni di salute, aveva perso ancor più nettamente (+2 -10 =5), ma aveva continuato a giocare in altri tornei, vincendo ancora vari premi. Steinitz era stato primo a pari merito con Lipschutz a New York 1897, quarto a Vienna 1898 e quinto a Colonia 1898. Tuttavia lo stress causato da questo gioco a così alto livello aveva avuto effetti devastanti sulla sua mente e aveva dovuto passare una parte dei suoi ultimi anni in istituti per malattie mentali, morendo poverissimo al Manhattan State Hospital di New York nel 1900.

In questo lavoro abbiamo seguito il cammino degli scacchi nel tempo e nello spazio e considerato il contributo dato dai grandi maestri all’evoluzione della teoria. Negli scacchi arabi il movimento dei pezzi era sottoposto a molte restrizioni e solo la riforma del gioco, avvenuta nel Quattrocento, aveva permesso di trionfare sul letargo medievale.Le figure arabe e la loro lenta marcia erano stati sostituite dai pezzi moderni dotati di movimenti più ampi e dinamici.

Nel Settecento,il periodo dell’Illuminismo e di D’Alembert7, Philidor aveva dato al gioco degli scacchi, nella sua Analyse des échecs, una struttura razionale e formulato alcuni principi generali relativi alla fase d’apertura e del centro partita. La sua scoperta dell’importanza dei pedoni e della strategia avevano costituito all’epoca una vera rivoluzione nel modo di concepire il gioco. Nell’Ottocento La Bourdonnais aveva concepito un nuovo piano per combattere la battaglia degli scacchi: ad ogni unità sviluppata dal nemico nel centro contrapporre una forza almeno uguale e creare degli avamposti per l’attacco. Il suo interminabile match del 1834 contro MacDonnell, seguito con grande interesse in Francia e Inghilterra, aveva dato agli scacchi una notorietà inaspettata e nel primo torneo internazionale, Londra 1851, vinto da Adolf Anderssen, erano nati gli scacchi moderni.I giocatori dell’Ottocento, che avevano modellato il proprio stile nello spirito della scuola romantica, particolarmente brillante a Vienna, avevano trovato come suo principale esponente proprio Anderssen, un Lohengrin in doppio petto, fantasioso e brillante. Infine erano arrivati Morphy, il pioniere del gioco posizionale e Steinitz, l’ideatore della teoria dell’equilibrio, che insieme avevano sviluppato alcuni dei più importanti principi del gioco di posizione, poi confluiti nella scuola classica di Steinitz, il padre degli scacchi moderni.

il cammino degli scacchi 27

Note

1.Leonardo Di Bona, anche noto come Leonardo da Cutro, è stato un forte scacchista italiano. In suo onore, per aver sconfitto lo spagnolo Ruy Lopez nel 1575, la cittadina di Cutro era stata proclamata “Città degli Scacchi” e ogni anno nella piazza centrale della città viene rappresentata una partita a scacchi viventi con centinaia di figuranti.

2.L’impresa scacchistica tra i due migliori giocatori del XVI secolo, Ruy Lopez e Leonardo da Cutro, è stata immortalata in un dipinto del pittore toscano Luigi Mussini(Berlino, 1813 – Firenze, 1888). Le sue opere (Musica sacra, 1842; Eudoro e Cimodoce, 1855; Odalisca) rivelano l’approfondito studio del Quattrocento e del Cinquecento, arricchito dalla conoscenza dell’arte d’Ingrès.

3.George Walker (1803 – 1879) è stato un giocatore e un importante autore inglese. Nel saggio pubblicato sulla rivista Bell Life, aveva celebrato i famosi giocatori della sua epoca, tra cui Deschapelles, LaBourdonnais e Saint-Amant.

4.Jean Dufresne (Berlino, 1829-1893) aveva vinto nel 1853 un match con Mayet a Berlino (+7 -5). A lui si devono parecchie opere di scacchi, tra cui Grosses Schach-Handbuch (1862) e Paul Morphy Schachspielkunst (1864).

5.Max Lange (Magdeburgo, 1832 – Lipsia, 1899) aveva vinto i campionati tedeschi a Dusseldorf nel 1862, 1863 e 1864 e i tornei di Aquisgrana e di Amburgo nel 1868. Editore del periodico Deutsche Schachzeitung dal 1858 al 1864, aveva pubblicato nel 1856 il manuale Lehrbuch des Schachspiels e nel 1862 il libro di aperture Handbuch der Schachaufgaben.

6.“Aiutate i vostri pezzi, essi vi aiuteranno”. Questa semplice frase di Morphy riassumeva la sua concezione dello sviluppo. Se si analizzano con attenzione le sue più belle partite d’attacco, ci si accorge che tutti i pezzi di Morphy partecipano all’assalto. La partita giocata nel palco dell’Opera di Parigi rappresenta un brillante esempio di questo stile di gioco.

7.Il titolo dell’opera di Philidor è rivelatore del suo approccio del gioco. Il termine “analisi” è fondamentale. Secondo il celebre filosofo e matematico D’Alembert “l’analisi fornisce un metodo perfetto di come si debba usare l’arte del ragionamento” per arrivare a una strategia vincente.

Bibliografia

[1] Nicolas Giffard & Alain Biénabe: Le Nouveau Guide des Echecs, Bouquins, Paris 2009

[2] Dick Davis: Shahnameh, The Persian Book of Kings,Viking Penguin 2006

[3] C. Pantaleoni, R. Messa e F. Benetti: Scacchi dalle basi all’Agonismo, la Storia e i Campioni, Le due Torri, Bologna 2009 [4] G. Barcza, L. Alfoldy e J. Kapu: Les Champions du Monde du Jeu d’Echecs, B. Grasset, Paris 1984

[5] André Danican Philidor: Analyse du Jeu des Echecs, Jean-Jacques Pauvert et Nicolas Neumann, Paris et Strasbourg 1988

[6] Juraj Nikolac: L’héritage de Philidor, Olibris, Montpellier 2006

[7] George Walker: Deschapelles, the Chess King from Chess and Chess Players, Charles J. Skeet Publisher, London 1850

[8] Emanuel Lasker: Lasker’s Manual of Chess, Dover Publications, New York 1960

[9] Philip Sergeant: Morphy’s Chess of Games, Dover Publications, New York 1957

[10] Howard Staunton: The Chess-Player’s Handbook, Henry G. Bohn, London 1847

[11] Howard Staunton: The Chess Tournament of 1851, Bell & Daldy, London 1873

[12] Al Horowitz: From Morphy to Fischer, a history of the World Chess Championship, B. T. Batsford, London 1973

[13] David Lawson: Paul Morphy – The Pride and Sorrow of Chess, University of Louisiana atLafayette Press 2010

[14] Jakov Nejstadt: Steinitz, primo Campione del mondo, Prisma Editori, Roma 2000

[15] Charles Dévidé: William Steinitz, Selected Chess Games, Dover Publications, New York 1974

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avatar Scritto da: Ivano E. Pollini (Qui gli altri suoi articoli)


17 Commenti a il Cammino degli Scacchi

  1. avatar
    alfredo 27 Maggio 2014 at 13:57

    Magistrale pezzo del nostro caro Prof Pollini ❗

  2. avatar
    Enrico Cecchelli 27 Maggio 2014 at 14:14

    Splendido excursus della storia degli scacchi. Complimenti

  3. avatar
    The dark side of the moon 27 Maggio 2014 at 16:29

    Quanta roba!
    Complimenti prof. e bel lavoro 😉

  4. avatar
    Mongo 27 Maggio 2014 at 16:45

    Semplicemente stratosferico!! 😎

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    Zenone 27 Maggio 2014 at 20:37

    Il Bignami degli scacchi. C’e’ tutto per tutti: dal neofita al giocatore esperto, dal curioso allo studioso. Complimenti Professore!

  6. avatar
    Armando 3 Giugno 2014 at 11:33

    Ivano, secondo me nel giro di qualche anno saranno maturi i tempi per un “magnum opus” – sotto forma di libro anche cartaceo –
    su tutta la storia e la psicologia degli scacchi dagli albori alle prospettive future (neuroscienze ecc.).

    • avatar
      DURRENMATT 3 Giugno 2014 at 14:44

      … un “magnum opus” richiede un approccio multidisciplinare. Certe imprese hanno bisogno di un equipaggio abituato a navigare senz’olio e controvento.

      • avatar
        Ivano E. Pollini 3 Giugno 2014 at 15:56

        Vero ❗ 😕

  7. avatar
    Filologo 3 Giugno 2014 at 20:31

    Segnalo che da tempo la datazione al Carbonio 14 ha smentito l’ipotesi che gli scacchi di Venafro possano essere considerati reperto di età romana e oggi li si ritiene piuttosto produzione islamica risalente all’incirca all’anno mille.

    • avatar
      Ivano E. Pollini 3 Giugno 2014 at 22:15

      Per favore, citare le referenze.

      Vari posti e scritti dicono il contrario.

      Per esempio, il libro di Pantaleoni, Messa e Benetti, che ho messo in Bibliografia.

      Comunque, tenendo conto dell’incertezza delle informazioni che ci giungono, tutto è possibile.

      Se gli Arabi sono arrivati in Sicilia, è anche possibile che si siano spinti più addentro nella peninsola.

      Perché no?

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        Filologo 4 Giugno 2014 at 02:13

        L’analisi fu condotta separatamente dall’Università di Napoli e quella di Sydney, e i risultati furono annunciati dal Professor Claudio Tuniz, fisico che all’epoca lavorava in Australia, all’International Radiocarbon Conference di Glasgow nel 1994. Cfr. Claire O’ Brian, «Checkmate for Chess Historians», in Science 1994, pp. 1168-1169. Un reportage informativo in Italiano apparve a firma di Gianfelice Ferlito, «Svelato il mistero degli scacchi di Venafro», in Scacco 1994, pp. 464-466. Al museo di Venafro i pezzi sono attualmente esposti con la dicitura “IX-X secolo”.

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          Filologo 4 Giugno 2014 at 02:18

          Chiedo scusa, l’articolo su Science era di Claire O’Brien.

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          Ivano E. Pollini 4 Giugno 2014 at 13:20

          Grazie Filologo per la sua segnalazione.

          Mi sembra molto interessante l’articolo su Science 1994 che leggerò appena possibile.

          Da tutto questo traspare l’enorme importanza storica di questo ritrovamento e delle osservazioni scientifiche fatte in seguito su questi reperti che ci possono aiutare a dipanare il “mistero” degli scacchi di Venafro e la loro importanza per la diffusione del gioco in Italia e probabilmente anche in Europa.

          Sembra allora che Spagna, Portogallo e Italia (Sicilia + Venafro) abbiano, in diverso modo, contribuito alla diffusione degli scacchi nel vecchio continente.

          Se è così, allora non solo attraverso la Spagna (come spesso è detto), il cammino degli scacchi è giunto in Europa…

  8. avatar
    Ivano E. Pollini 4 Giugno 2014 at 12:55

    Riassumo alcune informazioni che ho trovato illuminanti.

    Articolo: “Anche in Italia, il ritrovamento nell’antica città di Venafro in Molise di alcuni pezzi intarsiati in osso ha fatto ipotizzare che tra il II e il III secolo d. C. i legionari romani, di ritorno dalle campagne d’Oriente, avessero diffuso un gioco da tavolo, il latrunculorum ludus, in cui erano usati i dadi, come avveniva nell’antico Chaturanga.

    Un paio d’ipotesi.

    Forse i legionari romani erano in possesso di scacchi arabi al ritorno dall’Oriente? oppure, se gli Arabi sono arrivati in Sicilia, è anche possibile che si siano spinti più addentro nella peninsola.Chissà!

    “Segnalo che da tempo la datazione al Carbonio 14 ha smentito l’ipotesi che gli scacchi di Venafro possano essere considerati reperto di età romana e oggi li si ritiene piuttosto produzione islamica risalente all’incirca all’anno mille.(Filologo)

    “Gli scacchi di Venafro sono pertanto del X secolo, datazione che influisce anche sulla diffusione stessa del gioco degli scacchi in Europa”. (Eli)

    “Tra i tanti reperti eccezionali che la mostra presenta, si sottolinea infine, nell’ultima sezione – La presenza araba a Venafro tra IX e X secolo, che si riconnette alla fase dell’incendio dell’Abbazia di San Vincenzo dell’881, l’esposizione degli scacchi di IX-X secolo d.C., rinvenuti agli inizi del secolo scorso a Venafro (conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sono presentati in Molise per la prima volta), insieme ad altri scacchi di provenienza meridionale: quelli di Albano Laziale messi a disposizione dal Museo Civico, e quelli dal Castello di Avella resi disponibili dalla Soprintendenza di Salerno.” (Tamerlano)

    C’è molto materiale per analizzare e spiegare in modo attendibile la questione degli scacchi di Venafro.

    Grazie a tutti per le informazioni. ❗

    Mi complimento con Eli per il notevole articolo su Venavro del gennaio 2012, corredato da belle foto d’epoca e interessanti commenti. Putroppo mi è sfuggito :oops:

    Ringrazio in particolare Filologo e Jas Fasola per gli ulteriori chiarimenti.

  9. avatar
    P. Philips 12 Giugno 2014 at 12:35

    Eccellente. Complimenti.

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