Esperienze di circolo

Scritto da:  | 26 Giugno 2014 | 12 Commenti | Categoria: Zibaldone

Esperienze di circolo 3

Sono un istruttore elementare di scacchi ormai da molti anni e vorrei condividere l’esperienza dell’attività che con altri istruttori del nostro circolo abbiamo fatto in questi anni.

Il circolo scacchistico chivassese è un piccolo circolo di provincia nato nel 1985 e sopravvissuto tra alti e bassi grazie all’impegno ed alla passione di alcuni dei soci.

Sin dall’inizio mi sono dedicato ai ragazzi, purtroppo dopo alcuni anni l’esperienza è stata sospesa, per motivi familiari, senza aver prodotto grandi frutti.

Dall’anno 2000, potendo riprendere, siamo presenti con corsi all’interno delle scuole della nostra città, dapprima con due classi poi man mano in modo più consistente, grazie anche al sostegno del locale Club Rotariano; negli ultimi 5/6 anni le classi sono diventate una circa trentina.

Oggi, più precisamente nell’anno scolastico 2013/2014, abbiamo svolto la nostra attività in 45 classi di scuola primaria, anche in paesi limitrofi, più due di scuola dell’infanzia.

Esperienze di circolo 4

La nostra attività si svolge su base volontaria e alle scuole viene richiesto solo un piccolo contributo per le spese sostenute dal circolo.

L’impennata di quest’anno è dovuta principalmente ad un progetto – nato all’interno della scuola con l’insegnante referente, maestra Fernanda Prinetto – adottato dall’amministrazione comunale chivassese. Il progetto è denominato “Scacchi e legalità” e prende spunto dall’operazione “Minotauro” delle autorità antimafia, operazione che ha visto la nostra città coinvolta in infiltrazioni mafiose.

Il progetto “Scacchi e legalità” ha coinvolto la nostra associazione, il Rotary club che da nove anni ci sostiene all’interno delle scuole, e l’associazione Libera, e vi hanno preso parte 14 classi quarte.

Naturalmente tutto nasce dal nostro metodo di insegnamento che si basa sopratutto nel coinvolgere i ragazzi nell’assoluto rispetto delle regole, nell’educazione, nel rispetto dell’avversario e nell’accettazione della sconfitta quale momento di crescita.

Esperienze di circolo 2

Il progetto si è articolato in più fasi:

  • convegno iniziale per le insegnanti con la presentazione del libro di Giuseppe Sgrò “A scuola con i Re”.
  • 6 ore di didattica scacchistica (quasi tutti i ragazzi avevano già partecipato nell’anno precedente ad un corso di scacchi).
  • 4 ore con formatori dell’associazione Libera sulla legalità e coinvolgimento in lavori da esporre.
  • Partecipazione alla giornata nazionale in ricordo delle vittime delle mafie con coinvolgimento nella lettura dei nomi delle vittime (alla manifestazione hanno partecipato quasi seicento ragazzi delle scuole chivassesi di ogni grado).
  • un torneo interclasse a squadre.
  • conclusione nel “Torneo Scacchi Legalità” di fine anno scolastico, sponsorizzato dal Rotary club e riservato a tutti i ragazzi delle scuole elementari. A tutti sarà dato un cappellino ricordo nonché merenda e premi per i migliori delle varie categorie) questo torneo soppianta il tradizionale torneo “Rotary” giunto alla nona edizione ( di norma la partecipazione raggiunge una novantina di partecipanti).

Vista la buona riuscita e soprattutto l’entusiasmo suscitato nei ragazzi, con Libera e con il Rotary stiamo già riproponendo questo progetto per il prossimo anno.

Allego alcune fotografie, vorrei però aggiungere una osservazione personale: purtroppo le 6 ore che ci vengono messe a disposizione per i corsi di scacchi sono veramente poche e certamente non possono produrre frutti a livello agonistico (qualche risultato lo abbiamo a livello di partecipazione al circolo), ma sono convinto che abbiano una forte valenza educativa che ci viene riconosciuta dalla scuola stessa (che ci richiedono di anno in anno) e di divulgazione del nostro sport.

Solo se si allarga la base degli appassionati possiamo sperare in uno sviluppo futuro, e lo sperimento oggi quando incontro i figli dei miei primi allievi che sono i primi ad aderire ai progetti.

Esperienze di circolo 1

avatar Scritto da: Giuseppe Stocco (Qui gli altri suoi articoli)


12 Commenti a Esperienze di circolo

  1. avatar
    The dark side of the moon 27 Giugno 2014 at 00:25

    “Solo se si allarga la base degli appassionati possiamo sperare in uno sviluppo futuro”
    Questa frase può sembrare banale ma in realtà rappresenta il punto di svolta.
    La Federazione oggi è in grado di captare questo concetto e adoperarsi in tal senso?
    Non si può sperare sempre nelle persone di buona volontà, gli introiti che la Federazione riceve dovrebbero essere investiti in larga parte per allargare quella base di appassionati senza i quali gli scacchi resteranno uno sport riservato ad una elite tendenzialmente anche un po “snob”.
    Qui la colpa è di certi personaggi che popolano il mondo scacchistico e non mi riferisco ai massimi dirigenti ma a certi presidenti di circolo e di federazione con qualche adepto che credono di avere la verità in tasca…
    Sdoganiamo gli scacchi e spogliamoli da tutti quei luoghi comuni che tendono ad isolarli.
    Meglio avere in 1 anno 1000 praticanti in più che 1 nuovo GM.
    Questo è il concetto!

    • avatar
      Marramaquìs 27 Giugno 2014 at 08:28

      Condivido pienamente il concetto, caro Dark: è quanto in sintesi sostenevo nel mio articolo del 3 dicembre scorso a margine del campionato italiano assoluto.
      E un “bravo!” all’autore di questo significativo pezzo, al quale faccio (come ai suoi collaboratori) tantissimi auguri.

    • avatar
      Jas Fasola 27 Giugno 2014 at 09:51

      Veramente nell’articolo c’è scritto “purtroppo le 6 ore che ci vengono messe a disposizione per i corsi di scacchi sono veramente poche e certamente non possono produrre frutti a livello agonistico (qualche risultato lo abbiamo a livello di partecipazione al circolo)”.

      Quindi, cari Dark & Co, non mi sembra si sostenga che in questo modo la base si allarghi. Si sostiene invece che gli scacchi abbiano caratteristiche adatte per sostenere progetti civili e sociali, esattamente come nei vari progetti “scacchi a scuola”.
      Per quanto mi riguarda dico “bravissimi!” agli amici di Chivasso, continuate così e se vi interessa incrementare il numero degli iscritti e l’aspetto agonistico… beh, allora va fatto “professionalmente”, rimando all’articolo sulle sorelline polacche di cui ho scritto nei giorni scorsi.
      Allora arriverà qualche risultato e a livello locale ci sarà desiderio di competere e non solo di giocare.

  2. avatar
    Zenone 27 Giugno 2014 at 00:29

    Credo che questa sia la risposta alla domanda che spesso ci poniamo, anche in questo blog: “Come facciamo a far sviluppare gli scacchi in Italia?”. Ebbene questa esperienza ci dimostra che non solo si aumenta “la base” ma è possibile far veicolare al nostro sport/gioco messaggi, esperienze e motivazioni forti per la crescita dei nostri ragazzi, sia che questi continuino a giocare o meno.
    L’idea di legalità, onestà, nella vita e nel gioco sta alla base della crescita degli adulti del futuro.
    Sapere che in Italia c’è qualcuno che cura questo seme d’importanza assoluta mi riempie di gioia ed orgoglio.
    Grazie

  3. avatar
    The dark side of the moon 27 Giugno 2014 at 10:33

    @ Jas
    Che siano 6 ore non importa.
    L’importante è portare a conoscenza di quanta più gente possibile gli scacchi, poi chi è interessato avrà modo di continuare all’interno dei circoli dove questo è possibile.
    L’obiettivo non è quello di creare campioni all’interno delle scuole.
    Nel caso di cui ci parla Giuseppe Stocco, il progetto è inserito in un contesto più ampio che riguarda valori e aspetti della vita fondamentali per una società civile.
    Proprio così si sdoganano gli scacchi, li si spogliano di quegli stereotipi che li rendono ostici ai più.
    In sostanza…si puntano due obiettivi contemporaneamente:non a caso il progetto si chiama “scacchi e legalità”.

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      Jas Fasola 27 Giugno 2014 at 14:11

      Non ho fatto riferimento al numero di ore. Facevo riferimento invece sia alla tua richiesta di investire (cioè di togliere a qualcuno per dare a altri non spiegando a chi e come) sia all’ottimistica (a mio modo di vedere) affermazione di Zenone che attività come questa “allarghino la base” (poichè nell’articolo si dice qualcosa di diverso).

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    Marramaquìs 27 Giugno 2014 at 17:10

    Indipendentemente dalle attività e dai singoli progetti di circolo, come quelli del bravo Giuseppe e dei suoi amici, Zenone scrive queste parole generali molto belle e che sento di far mie: “è possibile far veicolare al nostro sport/gioco messaggi, esperienze e motivazioni forti per la crescita dei nostri ragazzi, sia che questi continuino a giocare o meno. L’idea di legalità, onestà, nella vita e nel gioco sta alla base della crescita degli adulti del futuro”.

    Sottoscrivo in pieno. Questo, e soltanto questo, dovrebbe essere l’obiettivo primario di chi, in Italia e non solo, conosce (e segue e dirige) il gioco degli scacchi e le sue considerevoli potenzialità.

    Di certo, peraltro, a questo obiettivo si ricollega anche il pensiero del nostro “The dark …” quando scrive “… meglio in 1 anno 1.000 praticanti in più che 1 GM in più”, pensiero che ho affermato di condividere in toto.

    Capisco bene il legittimo punto di vista di Jas e di tanti altri, ma a me (ad esempio) i risultati meramente tecnico/agonistici interessano meno.
    Anzi, aggiungo che spesso la eccessiva tensione o attenzione per il risultato, o la delusione per il risultato o i mancati traguardi (elementi che qui hanno caratteristiche psicologiche piuttosto diverse da ogni altro gioco/sport) portano i ragazzi a posizionarsi in maniera errata nei confronti del nostro gioco/sport e quindi li espongono al rischio di annullare o sminuire quegli aspetti di crescita da Zenone accennati.

    • avatar
      Jas Fasola 27 Giugno 2014 at 17:26

      Veramente io non ho detto che mi interessano i risultati agonistici 🙂
      Ho detto che sono due cose diverse i corsi per le scuole e altre attività tendenti ad avere scacchisti interessati a fare tornei. Quindi non ci si dovrebbe aspettare facendo corsi nelle scuole di avere particolari riscontri nei circoli (esattamente come è scritto nell’articolo mentre i commenti tendevano a sostenere il contrario).

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        Marramaquìs 27 Giugno 2014 at 19:36

        Hai ragione, stiamo svolgendo due temi differenti. E mi sono allontanato, come al solito, da quelli propri dell’articolo. Anch’io comunque ho la sensazione che i corsi nelle scuole non alimentino granché i circoli.

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    Roberto Messa 27 Giugno 2014 at 18:39

    La mia opinione, come ho scritto anche nei commenti a un altro articolo un paio di settimane fa, è che anche negli scacchi è proficuo l’apporto di più soggetti, dai volontari di circolo, agli insegnanti delle scuole, ai genitori, agli istruttori più o meno professionali, come avviene del resto in tutte le discipline che vengono proposte ai giovanissimi per la loro crescita ed educazione. Gli scacchi a scuola sono sempre proposti con finalità educative, non potrebbe essere altrimenti, alla fine questo un pochino allarga anche la base, perché se non altro questi bambini escono dalla scuola con un minimo di alfabetizzazione scacchistica, alcuni saranno presi dalla passione e la trasmetteranno ad altri. Abbiamo due esempi ideali: Vocaturo ha imparato a giocare a scacchi da piccolo nella scuola di Vitinia; Brunello invece ha trovato un maestro all’altezza della sua passione in un campione italiano (Belotti) che abitava non lontano da casa sua.
    Riallacciandomi al punto di vista di Jas (che condivido) mi sembra utile una precisazione riguardo alle politiche della FSI, di cui notoriamente non sono l’avvocato d’ufficio: il bilancio della federazione è assorbito in larga misura dal costo della sede e del personale, poi ci sono i contributi del Coni che a spanne vengono spesi tutti per l’attività di vertice ma anche per l’attività agonistica giovanile; spenderli in qualcos’altro sarebbe impossibile, perché sarebbe una sorta di malversazione e il Coni li revocherebbe. Infine una quota consistente del tesseramento viene retrocessa ai comitati regionali affinché adoperino questi fondi sul territorio: se i comitati non lo fanno o non lo fanno bene in fondo dipende dai circoli del loro territorio perché sono questi che li eleggono e che spesso si identificano (come dirigenti) nei comitati stessi. C’è anche il discorso del tesseramento: non si può chiedere a quelle poche migliaia di giocatori con tessera agonistica FSI di pagare quote elevate (come già fanno per la tessera e per l’omologazione di ogni singolo torneo a cui partecipano) per poi destinare i loro soldi ad altre attività; in realtà credo che questo già avvenga e di certo molti saranno anche contenti di contribuire con le loro quote alla causa degli scacchi, ma purché non vengano meno tutte le infrastrutture che permettono ai tornei stessi di funzionare.

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    Jas Fasola 28 Giugno 2014 at 12:00

    Sarebbe molto interessante – per un articolo a parte – se qualche dirigente di circolo segnalasse le azioni che danno maggiori risultati in termine di incremento dei soci.

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    paolo bagnoli 29 Giugno 2014 at 22:49

    Se possono valere qualcosa reminiscenze bolognesi si tanti anni fa, Palmiotto (supportato da Tamburini per quanto riguarda il lato organizzativo) si adoperò per la diffusione del gioco nelle scuole elementari cittadine, con risultati decisamente soddisfacenti. Non fui in grado di seguire l’esperimento, poichè mi stavo trasferendo in un’altra città, ma credo che due o tre Maestri di oggi siano nati da quell’esperimento.
    Credo anche (ma forse sbaglio) che da parte delle autorità scolastiche prevalga una certa sordità (o scetticismo, o superficialità) a tali proposte.

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