Il primo bacio…

Scritto da:  | 11 Gennaio 2010 | 3 Commenti | Categoria: Personaggi, Stranieri, Zibaldone

 

Il primo Gran Premio è come il primo bacio: si ricorda per tutta la vita.

Poi se questo Gran Premio lo vince il tuo pilota, il tuo idolo, il beniamino per cui fai il tifo, ecco che l’emozione è doppia. Erano gli anni in cui tutta Italia tifava Niki Lauda, freddo, invincibile, insuperabile pilota austriaco che il Commendator Ferrari, pur rispettando ed apprezzando come pilota non ha mai amato troppo, tanto da chiamarlo “il ragioniere” quasi a sottolinearne l’asettica condotta di gara: senza sbavature, impeccabile, vincente, perfetta ma emozionalmente quanto meno un po’ freddina…

Io invece tifavo per Clay… Clay Regazzoni, genio e sregolatezza, quel pilota ticinese dai baffoni alla Lamberto Boranga e dal modo di fare sornione eppure avvincente. Era un mezzo pazzo, non aveva lo stile di guida nitido e pulito dell’austriaco ma era quel tipo di pilota che se anche finiva fuori pista ti faceva emozionare lo stesso. O primo o ultimo, tutto d’un pezzo, rimonte impossibili, macchine sfasciate e tanta, tantissima carica di simpatia. Tra lui e Lauda c’era un po’ la stessa differenza che negli anni successivi avresti individuato tra Prost e Gilles Villeneuve: calcolatore, classico, misurato “il Professore”, guascone invece, spavaldo e imprevedibile il mitico Gilles. Difficile generalizzare tra Campioni di quella fatta, ma lo scenario, a grandi linee era quello. Sempre stato così in tutti gli sport, da sempre. Gianni Motta e Vito Taccone nel ciclismo, Platini e Maradona nel calcio, Borg e McEnroe nel tennis, Zurbriggen e Tomba nello sci, Luis Dominguín e Manuel Benitez “El Cordobés” in tauromachia… agli antipodi gli uni con gli altri, nello sport e nella vita.

Spirito Apollineo da una parte, Spirito Dionisiaco dall’altra: l’aveva già scritto Nietzsche ma è sempre stato così, dalla notte dei tempi…

Era il 1975, Monza, Gran Premio d’Italia: Lauda in “pole”. Clay subito dietro pronto a entrare tra i canapi al via del mossiere. Stessa squadra, la Rossa di Maranello, stessa macchina, la mitica 312T, immaginatevi la tensione al lampeggiare del semaforo verde. Regazzoni schizza subito via e, imprendibile dal primo all’ultimo giro, vince, stravince e firma il suo grande capolavoro: trionfare con la Ferrari a Monza! Lauda è solo terzo, un podio storico che a Monza si ripeterà solo altre due rarissime volte…

Questo è stato il primo bacio della mia vita, il secondo, come si dice “è cchiù bbello ancora”. Ma ero già nella fase della mia vita in cui non facevo più il tifo per i “cowboy” che vincevano sempre. Prese le parti degli “indiani“, dei perdenti, son sempre stato con loro anche a livello sportivo. Più che Eddy Merckx mi emozionava Raymond Poulidor l’eterno secondo, più che Gustavo Thoeni era Pierino Gros che mi faceva esaltare veramente, Pasolini prima e ancor più di Agostini, e più di Dino Zoff numero uno della Nazionale era il numero dodici che mi interessava: “Giaguaro” Castellini, oppure Franco Tancredi piuttosto che Paolo Conti, Claudio Sala “il poeta del gol” piuttosto che il pur grandissimo Franco Causio detto “il Barone”, e così via… ed un eterno numero dodici per antonomasia, un “Tano Belloni” della Formula 1, è stato Vittorio Brambilla.

Un pilota che non ha mai vinto un Gran Premio in Formula 1, anzi ne ha vinto uno solo, no, ne ha vinto solo mezzo… Quel giorno sul Österreichring la pioggia la fece da padrona, era tanto densa e fitta che gli spruzzi facevano pensare più ad una competizione di motonautica che ad una corsa sull’asfalto. Non si vedevano le vetture nè si vedeva la bandiera del Commissario di Gara, era tutto un indovinare a cosa stesse succedendo, in gara ed alla televisione, ma Vittorio fu sensazionale, indovinò ogni cosa meglio e prima di tutti: giro più veloce in gara e primo posto dopo nove lunghissimi anni di digiuno di vittorie per un italiano. Quel tempestoso pomeriggio austriaco la vittoria tuttavia si tinge quasi di giallo: appena la mitica March 751 di Brambilla taglia la linea del traguardo, per la frenata sull’asfalto zuppo d’acqua, va in testacoda andando a distruggere il musetto della vettura. La confusione nei box dei meccanici regna sovrana, tutti sono convinti che vi sarà una ripartenza. Ormai però quell’invisibile Commissario di Gara la bandiera a scacchi l’ha già sventolata ed un altro via, per regolamento, non si può più dare. Sfortunatissimo Vittorio: a causa della sospensione per pioggia gli vengono assegnati solo metà dei punti previsti per il vincitore, quattro e mezzo, sì: mezzo punto come a scacchi, come quella bandiera a scacchi che sotto la pioggia è riuscito a vedere solo lui, per primo. Brambilla è italiano e italiani sono i meccanici della Ferrari: non è il loro pilota ma lo issano lo stesso in spalla e lo portano in trionfo. Io andavo a scuola alle elementari di Via della Birona, a Monza, a pochi passi dalla casa-officina di Brambilla, dopo quel giorno il musetto della mitica March 751 fu issato all’entrata del suo box, a ricordo imperituro di quella grande impresa.

Noi bambini passavamo là davanti e dicevamo: “toh, Brambilla abita lì, non vince perchè le macchine non le guida ma le scassa…”

Ma le piste della Formula 1 non erano quelle delle macchinine Polistil, se sbagliavi non facevi un altro giro… e Vittorio questo lo sapeva bene.

 

Alexander Beliavsky aveva anche lui un cognome che iniziava con la B, come Brambilla, secondo nell’alfabeto già a segno del destino. Come Brambilla era un po’ pelato, e sempre con quell’espressione non si sa bene se un po’ triste oppure un po’ delusa, e come lui arrivava o ultimo o primo, ultimo al suo primo Campionato dell’Unione Sovietica, nel 1973, primo assoluto l’anno successivo.

Ecco una sua cavalcata vincente sotto la pioggia… anche lui ci sapeva fare sul bagnato

 

Ciao Clay, ciao Vittorio…

avatar Scritto da: Martin (Qui gli altri suoi articoli)


3 Commenti a Il primo bacio…

  1. avatar
    Mandriano 12 Gennaio 2010 at 01:10

    Broom… broom… broom

  2. avatar
    luca 17 Dicembre 2012 at 20:26

    Buonasera, potete cortesemente dirmi l’ultima foto dove è stata scattata? Quella con le cupole sullo sfondo, ve ne sarei davvero grato!!!
    Luca

  3. avatar
    Martin Eden 17 Dicembre 2012 at 21:44

    Circuit de Montjuïc: la stupenda Barcellona, no? 😉

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