Savelij Grigor’evič Tartakover

Scritto da:  | 28 Agosto 2014 | 7 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri
Tartakower 5
Se c’è un giocatore di altissimo livello del (recente) passato la cui personalità e le cui idee mi hanno affascinato, quello è Tartakower, anche perchè uno dei suoi innumerevoli aforismi scacchistici è: Erro ergo sum.
Nato il 22 febbraio 1887 a Rostov sul Don in una famiglia ebraica di cittadinanza austriaca e polacca, apprese il gioco all’età di dieci anni. La famiglia si convertì al cristianesimo e il giovane Ksaveri venne battezzato, ma ciò non salvò la famiglia da uno dei ricorrenti pogrom sovente organizzati dallo stesso regime zarista. Ksaveri venne risparmiato, riuscì ad uscire dalla Russia e dopo diverse traversie giunse in Svizzera, a Ginevra, dove si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, per poi trasferirsi a Vienna e completare gli studi, laureandosi nel 1909. Iniziò ad “europeizzare” il proprio nome in Savieli, ma, parecchi anni dopo, anche questo nome sarebbe cambiato.
Tartakower 12
Non aveva, nel frattempo, dimenticato gli scacchi; nel 1906, infatti, fu tra i partecipanti al torneo (Hauptturnier) di Norimberga e lo vinse, guadagnando così il titolo di Meister conferitogli dalla Federazione tedesca. Questo risultato gli consentì di partecipare, nel 1907, al grande torneo internazionale di Carlsbad, nel quale si piazzò a metà classifica, in compagnia di Maestri che da anni erano sulla cresta dell’onda e di alcuni “promettenti” giovani.
Tartakower 4Da allora in poi, pur senza trascurare gli studi, partecipò a parecchi tornei con risultati decisamente soddisfacenti, che gli permisero di affrontare in match (e battere) prima Spielmann nel 1913 poi Reti l’anno seguente. Al perfezionamento del suo gioco, sempre brillante ed ispirato da idee originali (uno dei suoi più famosi aforismi è: “Se una variante viene giudicata debole, significa che è giocabile”), contribuì certamente l’assidua frequentazione dei café viennesi, frequentati tra gli altri da giocatori come Reti, Schlechter, Maròczy, Vidmar.
Tartakower 7Nell’aprile del 1914 giunse secondo, alle spalle di Spielmann, in un “torneo dei gambetti” giocato in occasione dell’inaugurazione del Kasino Klub della località termale di Baden-bei-Wien. Al terzo posto giunse Carl Schlechter, imbattuto, che aveva confermato all’ultimo momento la sua presenza, impegnato com’era a rispettare i tempi per la revisione del Bilguer, revisione che gli aveva impedito di partecipare al grande torneo di San Pietroburgo. Tale mancata partecipazione gli aveva attirato gli strali della rivista tedesca: “Ha preferito i facili allori di Vienna” scrisse tale rivista, ma l’accusa era ingenerosa.
Era cittadino austriaco e come tale venne reclutato, col grado di ufficiale, allo scoppio del primo conflitto mondiale. Parlava correntemente russo, tedesco e francese, e grazie a tali conoscenze venne aggregato allo Stato Maggiore asburgico, per poi venire assegnato ad una unità combattente sul fronte russo. A cavallo del Capodanno 1918, a Vienna, venne organizzato un quadrangolare a quadruplo turno e, approfittando di un periodo di licenza, vi partecipò, piazzandosi secondo alle spalle di Vidmar, ma sopravanzando Schlechter.
Poi. la guerra ebbe finalmente termine. La Polonia tornò ad essere una nazione indipendente, e le utopistiche visioni del presidente americano Wilson originarono l’inconsistente Cecoslovacchia, destinata, dopo una ventina d’anni, ad una tragica fine sotto i colpi di Hitler. Il neonato stato polacco offrì a Tartakower la cittadinanza, cosicchè egli si trovò ad essere contemporaneamente cittadino russo, austriaco e polacco, nonostante non conoscesse una sola parola di quest’ultima lingua e non avesse mai abitato in Polonia.
Tartakower 6
Era affascinato dalle idee scacchistiche di Reti e Breyer, capostipiti della corrente “ipermoderna”; ciò corrispondeva ai suoi gusti, e, dopo essersi trasferito a Parigi (la Francia diverrà la sua patria adottiva, unitamente alla Polonia), nel 1924 darà alle stampe la sua Partita Ipermoderna. Sono gli anni in cui anche Alekhine subì il fascino delle Neuen Ideen di Reti, dando vita alla sua Difesa (1. e4 Cf6) che ancora oggi annovera parecchi seguaci.
Tartakower, che ormai i francesi chiamavano “Xavier” francesizzando il nome delle sue origini, divenne professionista scacchistico, collaborando a diverse riviste e partecipando a parecchi tornei di alto livello. Fu secondo (+5 =4) all’Aja dopo Alekhine, nuovamente secondo a Vienna nel ’22 (+7 =6 -1) dopo Rubinstein e davanti ad Alekhine, e primo a Vienna nel ’23 (+7 =4) davanti a Reti. Nel 1924, finalmente, decise di stabilirsi definitivamente a Parigi, continuando tuttavia a partecipare a tornei in giro per l’Europa. Primo a Gand nel ’26, nuovamente primo ex aequo con Nimzovich a Bad Niendorf nel ’27, risultato ripetuto – ex aequo compreso – a Londra quello stesso anno, per poi giungere al suo più autorevole successo al torneo di Liegi del 1930, con due punti di vantaggio sul secondo classificato, in un torneo che vedeva tra i partecipanti Sultan Khan, Rubinstein, Marshall e Nimzovich.
Tartakower 10
Venne reclutato dalla Federazione polacca per guidare la squadra nazionale alle Olimpiadi; nel 1930 giocò in seconda scacchiera con un +9 =6 -1 ad Amburgo, dove la Polonia si aggiudicò l’oro di squadra, nuovamente in seconda scacchiera nel ’31 a Praga (+10 =7 -1, medaglia d’oro individuale e argento di squadra), per poi essere schierato in prima scacchiera a Folkestone nel ’33, a Varsavia nel ’35 (in queste ultime edizioni conquistò il bronzo individuale), nel ’37 a Stoccolma (bronzo di squadra) e nel ’39 a Buenos Aires (argento di squadra). Nel frattempo, aveva anche disputato due campionati polacchi individuali, vincendoli a Varsavia nel ’35 e a Jurata due anni dopo, oltre al torneo di Lodz del ’35 , vincendolo davanti a Reuben Fine. Nel 1933 aveva affrontato Andor Lilienthal in match individuale, vincendo nettamente (+3 =9 -0).
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Tutti questi risultati proiettarono Tartakower nell’Olimpo scacchistico; nel frattempo, con articoli e pubblicazioni varie, egli aveva scandagliato in profondità aperture e difese, alcune delle quali portano il suo nome, in particolare l’Olandese ed il >Gambetto di Donna rifiutato. Continuava a coltivare idee originali, a concepire linee di gioco apparentamente astruse e “deboli”, ed a battezzare, sempre in modo originale, nuovi impianti di gioco (famosa è la sua definizione: “Variante Senza Nome”). Fortissimo nei finali, era sempre un giocatore da affrontare ad occhi ben spalancati , pronti ad affrontare sia esasperati tatticismi che lunghe manovre posizionali.
Era noto nell’ambiente per coltivare un “vizietto” per il quale era divenuto celebre anche Janowski: la roulette. Si disse che la sua infaticabile ed enorme produzione letteraria fosse dovuta alla sua continua necessità di denaro da gettare sul tavolo verde, e forse era vero, ma resta il fatto che la sua filosofia scacchistica restava incrollabile.
Tartakower 3
Alla fine dell’estate del ’39 la Wehrmacht invase la Polonia, scatenando così, per un groviglio di garanzie ed alleanze, la Seconda Guerra Mondiale. Tartakower, che si considerava a tutti gli effetti cittadino francese oltre che polacco, rispondendo sia alla propria cultura che alla propria fondamentale dirittura morale, iniziò a collaborare con la Resistenza francese, con il nome di battaglia di Lieutenant Cartier. Rischiava la pelle, è vero, ma ciò non gli impedì di essere utile, in diverse occasioni, per indebolire l’apparato di occupazione tedesca in Francia.
Nella primavera del 1945 la guerra in Europa ebbe termine (il Giappone si arrese in agosto dopo Hiroshima e Nagasaki), e la Federazione scacchistica britannica organizzò il “Torneo della Vittoria”, da giocarsi a fine anno ad Hastings (ricorreva il cinquantenario del primo grande torneo disputato in questa località balneare). I russi, invitati, declinarono mentre il campione mondiale in carica Alekhine, che stava languendo a Lisbona, NON venne invitato, in quanto apertamente accusato di aver collaborato con i nazisti.
Tartakower 1
Si giocò dal 28 dicembre 1945 con termine il 9 gennaio 1946; Tartakower vinse la manifestazione con 9 1/2 su 11, con appena mezzo punto di vantaggio sul quasi sconosciuto svedese Ekström, e lasciandosi alle spalle giocatori del calibro di Euwe, Steiner, Denker e l’immancabile sir Thomas.
La partecipazione al movimento di Resistenza valse a Tartakower, alla fine della guerra, il riconoscimento della cittadinanza francese, una cittadinanza che, dal punto di vista scacchistico, lo vide partecipare all’Olimpiade di Dubrovnik del 1950 come prima scacchiera della squadra francese; a 63 anni di età ottenne un onorevole +5 =5 -5 .
Quello stesso anno la FIDE, che si era ormai impadronita dei meccanismi scacchistici mondiali, istituì i titoli di Grande Maestro e di Maestro Internazionale; tra i Grandi Maestri figurava il nome di Xavier Tartakower.
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Tre anni dopo Tartakower vinse il campionato nazionale francese, per poi spegnersi a Parigi il 5 febbraio 1956, rimpianto da tutto l’ambiente scacchistico.
Non è possibile chiudere questa breve biografia senza esaminare gli aspetti più originali ed interessanti della sua personalità, e vedere in quale modo si sviluppò la sua forse unica concezione del gioco. La sua dirittura morale fu sempre fuori discussione, la sua affabilità ed il suo innato senso dell’umorismo, che a volte sconfinava nel paradosso, furono senza paragoni nell’ambiente, la sua cultura enorme, anche grazie all’assoluta padronanza di ben cinque lingue; fu contemporaneamente, se l’espressione mi è consentita, l’Arlecchino ed il Voltaire degli Scacchi. Quando Golombek venne invitato a scrivere la prefazione della raccolta di partite di Tartakower, dichiarò che “il dottor Tartakower è senza dubbio il più colto ed acuto tra i Maestri che io abbia incontrato. La sua mente lucidissima ed il suo innato spirito fanno di una conversazione con lui un continuo piacere”.
Quando, dopo una combattutissima patta con Capablanca al torneo di Londra del ’22, il cubano osservò: “Sei poco solido”,  Tartakower ribattè: “E’ la mia ancora di salvezza”, risposta che entrò immediatamente a far parte della sua “collezione” di aforismi. Diciasette anni dopo, all’Olimpiade di Buenos Aires, Capablanca, commentando gli schieramenti in campo, scrisse: “La squadra polacca è capitanata e diretta dal dottor Tartakower, un Maestro di grande cultura e fervida imaginazione, qualità che fanno di lui un formidabile avversario. Fortunatamente per gli altri, i polacchi hanno un  solo Tartakower”.
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Prima di mostrare ai lettori il suo originale e creativo stile di gioco, mi piace ricordare alcuni suoi immortali e sempre attuali aforismi.
“Gli errori sono tutti lì, in attesa di essere commessi”
“La tattica è sapere cosa fare quando c’è qualcosa da fare, la strategia è sapere cosa fare quando non c’è niente di particolare da fare”
“Le vittorie morali non contano”
“Lo stallo è la tragicommedia degli scacchi”
“Una partita di scacchi ha tre fasi: l’apertura, dove speri di stare meglio, il medio gioco, dove pensi di stare meglio, ed il finale, dove realizzi che stai per perdere”
“Il vincitore di una partita è colui che ha commesso il penultimo errore”.
Ed ora, a mio insidacabile giudizio (sicuramente errato), ecco alcune prove della sua carriera che spero siano abbastanza illustrative del suo stile di gioco.
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Tartakower – Spielmann (Ostenda 1907)
1. e4 e5  2. Cc3 Cf6  3. Ac4 C:e4  4. Dh5 Cd6  5. Ab3 Cc6  6. Cb5 g6  7. Df3 Cf5  8. g4 a6  9. g:f5 a:b5  10. f:g6 De7 (10. … f6  11. g7 , come fa osservare Tartakower) 11. g:f7+ Rd8  12. d3 Cd4  13. Dh5 Ag7  14. Cf3 Ta6 (14. … C:b3  15. Tg1!! e vince) 15. C:D4 e:D4+  16. Rf1 Tg6  17. Ad2 d6  18. Te1 Ag4  19. T:e7 A:h5  20. Te1 Af3  21. Tg1 Ae5  22. Ah6 Re7  23. Ag7 Td8  24. A:e5 d:e5  25. T:e5+ Rf8  26. Tg3 Ac6  27. Teg5 Tdd6  28. Th5 T:g3  29. h:g3 h6  30. g4 Af3  31. T:b5 b6  32. Te5 Td8  33. g5 h5  34. g6 , il Nero abbandona.
Come abbiamo visto, già a vent’anni Tartakower padroneggiava la tattica in modo splendido, riuscendo anche – dote non comune – a conservare sulla scacchiera una tensione altissima.
Due anni dopo, al torneo di San Pietroburgo, Tartakower si piazzò a metà classifica (8 1/2 su 18), tuttavia la sua partita contro Schlechter attirò l’attenzione del campione mondiale Lasker (vincitore del torneo). Ecco il testo, corredato dalle note di quest’ultimo.
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Tartakower – Schlechter (San Pietroburgo 1909)
1. e4 e5  2. f4 Ac5  3. Cf3 d6  4. f:e5 d:e5  5, c3 Cf6  (il sacrificio di Pedone è pienamente giustificato) 6. C:e5 0-0  7. d4 Ad6  8. Cf3 (se il Bianco difende il Pedone con 8. Cd2 segue 8. … A:e5 ed il Pedone doppiato risulterebbe indifendibile) C:e4  9. Ad3 Te8  10. 0-0 h6 (la minaccia del Bianco di A:e4 seguita da Cg5 e Dh5 è solo apparente, quindi il tratto difensivo h6 non era necessario. Il giusto seguito era 10. … Cd7 seguita da Cdf6 in risposta a qualunque mossa di sviluppo del Bianco. Se, tuttavia, 11. A:e4 T:e4  12. Cg5 Te7  13. Dh5 h6  14. C:f7? , allora 14. … De8 con un pezzo per tre Pedoni e buone possibilità di attacco) 11. Cbd2 Cf6  12. Cc4 c5  13. Cfe5 c:D4 (non è giocabile 13. … Ae6 per 14. C:D6 D:D6  15. A:h6 che avrebbe distrutto l’ala di Re) 14. C:f7 (un elegante e ben calcolato sacrificio che, di colpo, mette in luce il danno provocato dalla decima mossa del Nero) R:f7  15. Dh5+ Rg8  16. T:f6 Te1+  17. Tf1 T:f1+  18. A:f1 Af8  19. A:h6 Df6 (se 19. … g:h6 segue 20. Dg6+ Ag7  21. Te1 Ad7  22. C:D6 b5  23. Ad3 minacciando Tf1 e se ora 23. … Dg5 segue il matto in quattro, iniziando con Te8+) 20. Ag5 Df5  21. Cd6 A:D6  22. Ac4+ Ae6  23. Tf1 D:f1+  24. A:f1 Cd7  25. Ad3 Cf8  26. c:D4 Af7  27. Df3 Ce6  28. Ae3 Tb8  29. g4 g5  30. Df6 Af8  31. Ah7+ R:h7  32. D:f7+ Cg7  33. A:g5 , il Nero abbandona.
Passarono gli anni, passò la guerra, e nel 1922 si giocò il torneo internazionale di Teplitz-Schonau, con la vittoria della coppia Reti/Spielmann (9 su 13), con mezzo punto di vantaggio sull’altra coppia Tartakower/Gruenfeld. Il successo di Tartakower sul quotatissimo ungherese Maròczy (che in quel torneo giocò comunque al di sotto delle proprie possibilità) fece il giro delle riviste mondiali.
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Maròczy – Tartakower (Teplitz-Schonau 1922)
1. d4 e6  2. c4 f5  3. Cc3 Cf6  4. a3 Ae7  5. e3 0-0  6. Ad3 d5  7. Cf3 c6  8. 0-0 Ce4  9. Dc2 Ad6  10. b3 Cd7  11. Ab2  (parecchi commentatori criticarono questo sviluppo dell’Alfiere, ma anche una eventuale 11. Ad2 non sembra particolarmente efficace) Tf6  12. Tfe1 Th6  13. g3 Df6  14. Af1 g5  15. Tad1 g4  16. C:e4 f:e4  17. Cd2 T:h2!?! (fuoco alle polveri! Speculando sull’anchilosata posizione dei pezzi avversari, Tartakower lancia un attacco pericolosissimo) 18. R:h2 D:f2+  19. Rh1 Cf6  20. Te2 D:g3  21. Cb1 (21. Tg2 Dh6+  22. Rg1 D:e3+  23. Rg1 Dh6+  24. Rg1 Af4 e, secondo Fritz e Rybka, il vantaggio del Nero è evidente ma non decisivo)  Ch5  22. Dd2 Ad7  23. Tf2 Dh4+  24. Rg1 Ag3  25. Ac3 A:f2+  26. D:f2 g3  27. Dg2 Tf8  28. Ae1 T:f1+!  29. R:f1 e5  30. Rg1 Ag4  31. A:g3 C:g3  32. Te1 Cf5  33. Df2 Dg5  34. d:e5 Af3+  35. Rf1 Cg3+ , il Bianco abbandona.
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Nel 1933 Tartakower affrontò Alekhine, campione del mondo in carica, all’Olimpiade di Folkestone, battendolo dopo 74 mosse in un finale giocato in modo impeccabile (cercate la partita e guardatela). Anche in questa occasione Tartakower ebbe modo di esternare il proprio senso dell’umorismo. La partita era stata aggiornata ed Alekhine si presentò quando Tartakower era già seduto davanti alla scacchiera, in attesa che l’arbitro aprisse la busta: aperta la busta, prima ancora che l’arbitro effettuasse la mossa scritta da Tartakower, Alekhine dichiarò di abbandonare ed uscì dalla sala, lasciando delusi gli spettatori accorsi per assistere alle fasi finali della partita. Fu a questo punto che Tartakower dichiarò: “Ad Alekhine non piace perdere. Abbandona quando non esiste più speranza. Oggi si è presentato solo per vedere se io avessi scritto una mossa irregolare, se fossi partito o se fossi morto stanotte!”.
Tartakower 2
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


7 Commenti a Savelij Grigor’evič Tartakover

  1. avatar
    alfredo 28 Agosto 2014 at 08:41

    per l’intervista a paolo mi offro io
    paolo vienimi e trovare , sei mio ospite a cena .
    la strada la sai …

  2. avatar
    Martin 28 Agosto 2014 at 09:47

    Affare fatto! ;)

  3. avatar
    Enrico Cecchelli 28 Agosto 2014 at 10:14

    Carissimo Paolo riesci sempre a superarti! Complimenti. Scusa se mi permetto di aggiungere qualche riga al tuo splendido ed esaurientissimo articolo….

    Tartakower trascorse l’ultima parte della sua vita in miseria sopravvivendo grazie all’aiuto degli amici che spesso ,per essere sicuri che provvedesse al suo sostentamento,gli corrispondevanol’equivalente dei premi vinti nei tornei in sandwichs e derrate alimentari che altrimenti sarebbero finiti sul tavolo verde .

    Per meglio inquadrarne il carattere riprendendo quanto altrove da me scritto”Era un modello di sportività ed onestà intellettuale, ma doveva avere un carattere quanto meno spigoloso ed era noto tra i suoi colleghi per i propri commenti pungenti che lo facevano apparire cinico e crudele. Non dava confidenza a nessuno, era amaro e diffidente e come cita H. Schonberg nel suo libro “ I grandi maestri degli scacchi “, “Tartakower era un po’ isolato e non aveva veri amici. Non che andasse a cercarne .Era amaro e sarcastico e teneva tutti a distanza”.”
    Queste affermazioni ( che vengono da un autore spesso messo in discussione anche da Winter ), sono contraddette talora da altri autori che sottolineano invece le doti caratteriali positive di Tartakower ( come da te evidenziato nel tuo splendido articolo ),come ad es Kmoch che ricorda le sue doti di brillante narratore e conversatore , colto e dalla personalità affascinante, che sapeva rendere avvincenti i commenti delle partite per la ricchezza di aneddoti e considerazioni argute e profonde.
    Probabilmente il nostro era un pò “umorale” e soggetto, come tutti noi, a simpatie ed antipatie che condizionavano la sua disposizione d’animo…
    Gli appassionati italiani hanno potuto apprezzarne le doti a Venezia 1947,dove Tartakower si classificò al primo posto.

    Aggiungo due suoi aforismi che mi piacciono molto:

    I sette peccati capitali degli scacchi sono: superficialità, voracità, paura, incostanza, spreco di tempo, buonismo, immobilità.
    (S. Tartakover)

    Negli scacchi come nella vita chi rischia può perdere, ma chi non rischia mai perderà sempre.
    (X. Tartakover)

    Scusami ancora per l’intromissione nel tuo magnifico articolo ed ancora complimenti! Spero che la tua “magica mutanda di Eta Beta” ( …qualcuno lo ricorda ancora?)continui a sfornare preziosi lavori come questo per molti lustri ancora.

  4. avatar
    alfredo 28 Agosto 2014 at 12:22

    La foto della partita Pomar Tartakover si riferisce a questa partita
    http://www.chessgames.com/perl/chessgame?gid=1410080

    Arturito è in procinto di giocare 14 ) Ab5

  5. avatar
    paolo bagnoli 28 Agosto 2014 at 21:47

    Grazie ancora a tutti, ed un grazie in particolare ad Enrico, che ha aggiunto particolari importanti alla mia purtroppo incompleta e succinta biografia. Devo dire, tuttavia, che di Tartakower si potrebbe parlare per ore; a mio modesto avviso, la sua forza interiore proveniva dalla vasta cultura di cui era dotato.
    Alfredo, grazie per l’invito a cena, ma per qualche giorno devo stare molto attento alla salute (una piccola “crisi”…;). Ne riparliamo tra un paio di settimane, sempre che tu ne abbia ancora voglia.
    Un abbraccio collettivo!

  6. avatar
    Matteo Negrini 28 Agosto 2014 at 22:58

    Caro Paolo, stavolta ti sei superato: splendido articolo, tra l’altro sullo scacchista per il quale sicuramente ho sempre nutrito maggiore simpatia. I suoi “tartakowerismi”, come venivano chiamati nell’ambiente, sono un modello di sintesi, arguzia ed ironia intelligente.
    Un piccolo chiarimento su un elemento dell’articolo: non mi torna la partecipazione di Schlechter a capodanno del 1918, in quanto (vado a memoria) avevo letto che era morto di fame a Natale 1918 (fine tristissima, tra l’altro 🙁 ).
    Spero che per quanto riguarda la tua salute non sia nulla di grave.
    Un abbraccio.

  7. avatar
    paolo bagnoli 28 Agosto 2014 at 23:47

    Grazie Matteo! In effetti il torneo ebbe luogo a CAPODANNO del ’18 e Schlechter morì ALLA FINE di quell’anno.
    Per quanto riguarda la salute, ho imparato a convivere con un paio di disturbi che, nel tempo, si sono stabilizzati ma che mi limitano negli spostamenti.
    Grazie ancora

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