il Cavaliere

Scritto da:  | 6 Ottobre 2014 | 8 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

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            Nel corso delle mie scorribande lungo i sentieri della Storia mi sono imbattuto in personaggi singolari e. a volte, stupefacenti. Il secolo che maggiormente abbonda di tali personaggi è certamente il Settecento, secolo nel quale convivono Cagliostro e Watt, Casanova e Galvani, e – scacchisticamente parlando – il pur ingegnoso Kempelen e Philidor.

            E’ il secolo degli avventurieri giramondo e dei geniali scienziati, arricchito dalla presenza di una stringente critica sociale magnificamente condotta da Voltaire col suo Dizionario filosofico e con i numerosi scritti di aspra (anche se ben camuffata) satira politica.

            Vi avverto: ho scritto quanto segue perché la vicenda è piaciuta a me, e non è quindi necessario che piaccia a voi. Gli scacchi, come argomento, vengono appena sfiorati. In conclusione, potete passare ad altro.

            L’Europa è in continua ebollizione, i regnanti tramano l’uno contro l’altro pur di divorare qualche lembo di terra. Si stringono alleanze, pronte a rovesciarsi nel giro di pochi mesi. L’Inghilterra osserva, ed alla fine della Guerra dei Sette Anni, nel corso della quale gli Stati del continente avranno mandato decine di migliaia di sudditi a sbudellarsi a vicenda, sarà l’unica ad annettersi nuove porzioni del globo, soprattutto a danno della Francia.

            Quando, il 5 ottobre del 1728, nasce Charles – Geneviève – Louis – Auguste – André – Timothée Eon de Beaumont, sul trono di Francia siede Luigi XV, diciottenne ed interessato a tutto ma men che meno alla politica, anche se i tempi richiederebbero mano ferma e lungimiranza. La corte di Versailles, come ai tempi del Re Sole (Luigi XIV), passa il tempo tra feste, balli ed intrighi, che vedranno progredire tre diverse fazioni, soprattutto in politica estera: quella del quasi impotente ministro degli esteri, quella personale del monarca e quella della sua amante ufficiale, la Pompadour. Ma, non precorriamo i tempi…

            Charles è il rampollo di una famiglia della piccola nobiltà provinciale francese. Il suo luogo di nascita è la cittadina di Tonnerre, in Borgogna, e la sua infanzia non è diversa da quella di altri suoi coetanei nobili: studio, equitazione, danza, addestramento all’uso della spada, apprendimento degli scacchi, gioco per il quale, come vedremo, dimostrò un vivo interesse ed insolite capacità. La madre Françoise si divertiva a vestirlo con abiti femminili, e l’aspetto femminile del fanciullo avrebbe potuto ingannare chiunque, in considerazione dei suoi lineamenti estremamente delicati e del volto assolutamente glabro, oltre che dalla sua costituzione esile.

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            Terminata l’istruzione di base, Charles viene inviato a Parigi, dove viene ospitato dallo zio, al Collége Mazarin, ed a 21 anni si laurea in diritto civile e canonico, divenendo segretario di Savigny, il potente direttore del Dipartimento fiscale della capitale. Ciò gli consente di avere, saltuariamente, accesso a corte, ed il suo nome acquisisce una discreta notorietà quando, nel 1753, pubblica una serie di “Considerazioni storiche e politiche”, apprezzate dal cugino del re, il principe di Conti, che lo nominerà Censore Reale per la Storia e le Belle Lettere.

            L’intricatissima rete di alleanze e controalleanze ordite da tutti gli Stati europei sta per dare origine alla Guerra dei Sette Anni. Charles, ormai ben introdotto a corte, nonostante il suo incarico ufficiale ha conservato la spensieratezza della fanciullezza, e si diletta, di tanto in tanto, di apparire in abiti femminili, fino a quando vincerà una scommessa intavolata con alcuni amici, facendosi credere donna nientemeno che dalla Pompadour. Il re lo viene a sapere e partorisce un’idea che segnerà tutta la vita del giovane, al quale, convocato a Versailles, viene ordinato dal sovrano in persona di recarsi alla corte di Caterina di Russia vestendo abiti femminili. Già, perche la zarina ha bandito i maschi dal proprio seguito personale, e si è circondata da uno stuolo di dame di compagnia.

            Si può seguire, d’ora in poi, la traccia lasciata dallo stesso Eon de Beaumont nelle sue memorie, pubblicate col titolo di Les Loisirs du chevalier d’ Eon de Beaumont, facendo attenzione ad eventuali e non infrequenti affermazioni dell’autore carenti di testimonianze attendibili. Alcuni fatti, tuttavia, restano, per primo il suo arruolamento nella Massoneria e, quasi contemporaneo, il suo reclutamento nel cosiddetto “Secret du Roi”, un gruppo di fedelissimi di Luigi XV, capeggiato dal principe di Conti, che obbedisce soltanto al monarca, scavalcando sia il ministro degli esteri che le continue trame ordite dalla Pompadour.

            Il ventisettenne Eon parte per San Pietroburgo in abbigliamento femminile e sotto il nome di “Lia de Beaumont” con il preciso scopo di entrare a far parte delle dame di compagnia della zarina e di riferire a Parigi (o. meglio, al re in persona) quali siano le intenzioni russe allo scoppio dell’inevitabile ed imminente guerra. La cosa ha successo, visto che Caterina ospita volentieri dame francesi e pretende che a corte ci si esprima in francese, lingua “internazionale” e “nobile” dell’epoca. Siamo nel 1755 e mancano pochi mesi all’inizio delle ostilità che, quando scoppiano, vedono schierate come alleate Inghilterra e Prussia da una parte e Francia, Austria e Russia dall’altra, seguite da un codazzo di Stati e Staterelli che sperano, in caso di vittoria, di espandersi territorialmente.

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            Eon de Beaumont ha eseguito gli ordini del re, riuscendo a trascinare Caterina nel conflitto a fianco della Francia, e Luigi non mancherà di riconoscere al suo agente segreto – tornato nel frattempo in abiti maschili – il giusto merito. Lo invia a San Pietroburgo, questa volta in abiti maschili e presentandolo come il fratello di “Lia”. Eon rimarrà nella capitale russa per due anni, dal 1758 al 1760, anno in cui la zarina, che ha preso in mano da tempo le redini dell’immenso Paese mentre lo zar suo marito pensa soltanto a riempirsi di vodka, invia a Parigi il testo formale del trattato di alleanza tra i due Paesi. Anche in tale circostanza, tuttavia, Eon de Beaumont riesce a mettersi in luce agli occhi di Luigi XV giungendo a Parigi con l’identico testo due giorni prima del corriere partito da San Pietroburgo. Grazie a questa impresa, il re lo nominerà Capitano dei Dragoni, e con tale divisa Eon sarà in prima linea nel corso del conflitto, restando ferito e tornando, nel ’62, a far parte del “Secret du Roi”. Frattanto, come ulteriore ricompensa, Luigi XV gli assegna una pensione di tremila lire e gli regala una preziosa tabacchiera.

            Le Potenze coinvolte in quella che verrà definita in seguito come la “prima guerra mondiale” sono allo stremo delle forze. Francia e Inghilterra iniziano a trattare una pace che costerà molto cara a Luigi, con la perdita delle colonie americane ed indiane a favore degli inglesi. Anche in questo frangente Eon de Beaumont, giunto a Londra, mostra le sue capacità diplomatiche, riuscendo a ridurre i danni ed affiancando l’ambasciatore francese, il duca di Nivernais, seriamente malato, nella stesura della bozza del trattato di pace, che verrà firmato nel febbraio 1763  Rientrato a Parigi, verrà ricompensato per il lavoro svolto con la rara decorazione dell’ Ordine Reale e Militare di San Luigi

In attesa della nomina di un nuovo ambasciatore in Inghilterra, Eon de Beaumont viene rispedito a Londra come “ambasciatore ad interim” e non bada a spese, conducendo un tenore di vita sfarzoso che gli attira comunque le simpatie dei londinesi. La faccenda, tuttavia, non è gradita dal ministro degli esteri, il duca di Choiseul, che nomina nuovo ambasciatore il conte di Guerchy, lasciando ad Eon de Beaumont il titolo di “ministro plenipotenziario” e di segretario d’ambasciata.

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Guerchy non tollera la presenza del “collega”, gli revoca il titolo di ministro plenipotenziario, relegandolo al compito di segretario e tra i due scoppia una guerra tutt’altro che sotterranea, che coinvolge ovviamente le fazioni parigine. La Pompadour convince il re a richiamare in patria Eon de Beaumont, il quale si oppone alla richiesta di estradizione appellandosi alla legislazione britannica e minacciando di rendere noti documenti segreti, non ultimi quelli che riguardavano una missione affidatagli pochi mesi prima dal sovrano, che, mentre gli aveva affidato le trattative di pace, lo aveva anche incaricato di esplorare le coste meridionali dell’Inghilterra, progettando un utopico sbarco francese.

Nell’aprile del ’64 la Pompadour muore di polmonite (Luigi si consolerà in seguito con la Du Barry) ed alla corte di Versailles avviene un inevitabile rimescolamento di carte. Eon de Beaumont continua a frequentare i buoni salotti londinesi, indebitandosi fino al collo (alcune cronache dell’epoca parlano della cifra astronomica di 120mila sterline, circa 16 milioni di euro); frequenta anche sale da scherma e si fa vedere spesso anche da Parsloe’s , la coffee house londinese che verrà frequentata negli anni a venire da Philidor, dimostrando la sua valentia sia con la spada che davanti alla scacchiera.

Prende il via, in quei mesi, una serie di citazioni, processi, rinnovate richieste di estradizione regolarmente respinte dalla magistratura londinese, accuse di calunnia; Eon rende pubblici alcuni documenti riservati da lui prelevati in ambasciata quando era ancora libero di farlo, parte della propria corrispondenza, e nel corso di un processo un testimone dichiara che l’ambasciatore francese ha tentato di avvelenare Eon, e si arriva così al settembre del 1767 quando il tribunale dà ragione definitivamente al cavaliere, il quale incassa gli arretrati della pensione (che Parigi gli aveva sospeso).

La situazione di Eon, tuttavia, è tutt’altro che allegra. Carico di debiti, indossa sempre più spesso abiti femminili, e si diffonde la voce che egli stia impazzendo, mentre nella capitale francese alcuni affermano trattarsi di una conseguenza della sua condizione di ermafrodita (sic!). Non ha più l’arma del ricatto nei confronti di Luigi XV, pur conservando alcuni compromettenti documenti, e si rifugia presso un amico, favorendo le voci che lo vogliono di sesso femminile. Due londinesi, accaniti scommettitori, pretendono che il tribunale emetta una sentenza sul reale sesso del francese, in quanto c’è in ballo una forte somma, ed il giudice decreta, grazie ad alcuni testimoni poco attendibili ed in assenza dell’interessato, che Eon de Beaumont è femmina.

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Nel 1774 Luigi XV muore, ed il suo successore Luigi XVI decide di risolvere una volta per tutte la situazione. Invia a Londra, nel ’75, Beaumarchais (sì, quello del famoso Figaro) con l’incarico di recuperare ad ogni costo i documenti ancora in possesso di quella che ormai viene comunemente chiamata “Mademoiselle d’Eon”; dopo quattordici mesi di puntigliose trattative si giunge finalmente ad un accordo, stilato in una ventina di pagine. Eon potrà riavere la pensione e potrà continuare a fregiarsi del titolo (sarà quindi “la chevalière”) e rientrare a Parigi, ma soltanto in abiti femminili, e la monarchia francese riavrà in cambio gli ultimi documenti ancora posseduti da “mademoiselle”.

Eon lascia Londra il 13 agosto del 1777 e pochi giorni dopo si presenta a Versailles indossando l’uniforme da capitano dei Dragoni Reali! Si grida allo scandalo ed il giorno 27 il monarca emette un’ordinanza nella quale impone a mademoiselle di “dismettere l’uniforme dei Dragoni che ella continua a portare e di riprendere l’abbigliamento del suo sesso con proibizione di apparire nel regno con abiti diversi da quelli convenienti alle donne”. Il 23 novembre di quell’anno Eon, vestito con un abito della famosa sarta Rose Bertin e pagato dalla regina Maria Antonietta, si presenta a Versailles nel suo… splendore femminile. Per qualche tempo farà parte delle dame di compagnia della regina, per poi scomparire e riapparire in un convento in abiti monacali.

Il destino, tuttavia, gioca strani scherzi. I coloni americani si sono ribellati costringendo gli inglesi ad inviare truppe sulla costa atlantica del Nuovo Mondo, la Francia – che non vede l’ora di mettere in difficoltà la monarchia britannica – appoggia i rivoltosi, e parecchi francesi raggiungono il Nordamerica. Tra questi vorrebbe essere anche Eon, il quale torna ad indossare la divisa dei Dragoni ma viene arrestato per non aver ottemperato all’ordinanza del re, e viene messo agli arresti domiciliari nella sua casa di Tonnerre nella primavera del 1779. Si occuperà del buon andamento e della gestione generale delle sue terre, ma questo forzato periodo di relativo ozio produrrà sul suo fisico conseguenze inevitabili, anche in considerazione della cinquantina ormai superata.

Passano quattro anni, il re lo perdona e gli concede libero accesso a Parigi, dove Eon fa il diavolo a quattro pur di ottenere un passaporto per l’Inghilterra, che finisce per ottenere nell’autunno del 1785. Giunge a Londra e si trova di fronte ad un’ingiunzione di pagamento emessa dal tribunale: il proprietario del suo appartamento londinese esige gli affitti arretrati. In più, il governo francese cessa di pagargli la pensione, e le cose non cambiano – anzi, peggiorano – quando i sanculotti prendono la Bastiglia, nonostante Eon proponga, nella sua identità femminile, di allestire un reparto di “Amazzoni” in appoggio ai rivoluzionari, proposta decisamente respinta.

E’ in serie difficoltà economiche, e sopravvive grazie all’aiuto di alcuni amici e di una serie di esibizioni – sempre in abiti femminili – in duelli di scherma ed in partite di scacchi giocate presso Parsloe’s ed in altre coffee house della capitale britannica. E’ costretto a vendere la sua ricca biblioteca  e si stabilisce nella casa di una vedova, Mary Cole. Il suo fisico è profondamente mutato: la magrezza giovanile si è trasformata in una notevole corpulenza, ma ciò non gli impedisce di proseguire nelle esibizioni schermistiche, la più famosa delle quali, immortalata in un quadro di Robineau, avviene a Carlton House il 9 aprile 1787 quando mademoiselle tocca l’avversario mister Saint-George al bicipite destro con uno spettacolare affondo ed alla presenza di un numeroso pubblico. Dovrà interrompere queste esibizioni nel 1796 quando un fioretto spezzato gli entrerà nelle carni scalfendogli un polmone, incidente dal quale tuttavia si riprenderà restando comunque semiparalizzato.

E’ di questo periodo un annuncio apparso su di uno dei numerosi quotidiani londinesi: “Madame la Chevalière d’Eon, Chess Club, Parsloe’s House, St. James’ Street – Oggi, alle due in punto precise, il signor Philidor giocherà tre partite contro tre ottimi giocatori, due senza vedere la scacchiera e la terza vedendola. Egli invita rispettosamente i membri del Circolo Scacchistico di onorarlo con la loro presenza. Le signore ed i signori che non sono membri di questo Circolo potranno acquistare i biglietti per cinque scellini a testa, presso la citata sede al fine di assistere all’incontro. La signora Cavaliera d’Eon sarà uno degli avversari del signor Philidor”.

La Chevalière vincerà la partita contro Philidor (una delle due alla cieca). Il 13 aprile 1793 ci sarà un altro incontro tra i due, sempre organizzato dalla Cavaliera che, come abbiamo visto, teneva alti i prezzi dei biglietti (cinque scellini, un quarto di sterlina, erano una bella sommetta). Philidor morirà a Londra due anni dopo e la Cavaliera cadrà nell’oblio quando sarà costretta ad abbandonare gli incontri di scherma a causa dell’incidente che ho citato. Nel 1804 tornerà agli onori – si fa per dire – delle cronache venendo incarcerata per debiti; una volta liberata, dopo cinque mesi di carcere, firmerà un contratto con un editore londinese per pubblicare una autobiografia che non vedrà mai la luce visto che la sua salute avrà un brusco peggioramento per disturbi all’apparato cardiocircolatorio.

Le uniche risorse economiche che le sono rimaste sono la decorazione dell’Ordine di San Luigi, tempestata di diamanti, e la tabacchiera d’oro regalatale da Luigi XV; finiscono entrambe al Monte di Pietà.

 Morirà in assoluta miseria a Londra il 21 maggio del 1810. Quando il cadavere verrà composto per le esequie avverrà la rivelazione; il chirurgo Copeland, accompagnato da diciassette testimoni della facoltà di medicina, stende un rapporto, secondo il quale “… certifico di aver esaminato e dissezionato il corpo del Cavaliere d’Eon in presenza del signor Adair, del signor Wilson e del reverendo Elisée e di aver trovato sul corpo gli organi di riproduzione maschili perfettamente conformati da ogni punto di vista”. Il cadavere verrà inumato nel cimitero della parrocchia di San Pancrazio, nel Middlesex.

D’Eon, abbigliato da maschio per quarantanove anni e per trentatre da femmina, scatenerà la fantasia di scrittori, sceneggiatori, chansonnier e disegnatori di fumetti, che ricaveranno dalla sua singolare storia la fortunata serie animata Lady Oscar. Un manga giapponese del 2006 narrerà le avventure di Lia de Beaumont e di Eon de Beaumont considerandoli fratello e sorella, ed è appena apparso (2014) il primo volume de Il Cavaliere d’Eon, una biografia romanzata a fumetti.

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avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


8 Commenti a il Cavaliere

  1. avatar
    Fabio Lotti 6 Ottobre 2014 at 08:51

    E’ piaciuto anche a me… 🙂

  2. avatar
    Giancarlo Castiglioni 6 Ottobre 2014 at 09:17

    Le divagazioni, come ho già scritto, sono tra le cosi più interessanti di questo sito e da parte mia sono benvenute.
    Interessandomi di storia mi ero imbattuto più volte nel Cavalier D’Eon, ma non ne conoscevo l’intera storia come ricostruita da Paolo a cui volevo fare una domanda.
    Hai capito perchè Luigi XV lo volesse in abiti femminili al suo rientro in Francia?
    Doveva sapere che era un uomo o forse si era poi convinto fosse donna e considerava scandaloso il travestimento?

  3. avatar
    DURRENMATT 6 Ottobre 2014 at 15:43

    …c’è l’ anime giapponese, “Le Chevalìer D’Eon”, che si ispira al protagonista di questo articolo. All’epoca,comunque, era vero anche il contrario ovverosia molte dame preferivano vestirsi da uomo una scelta, questa, del tutto personale e non imposta.Non dimentichiamo,poi, le “donne-soldato” del periodo Napoleonico come Marie-Jeanne Schellinck e Marie Therese Figueur(Mademoiselle Sans-Gene). Riferendomi a questi esempi direi che la nostra è una società di “trogloditi”.Complimenti vivissimi per l’articolo….P.S. L’Educazione Leonardesca impartita ai giovani nobili dell’epoca è qualcosa di fantastico. Oggi la chiamano “trollaggine”…tempi cupi i nostri!!

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    Enrico Cecchelli 6 Ottobre 2014 at 17:42

    Grazie Paolo per questo interessantissimo articolo. Conoscevo solo qualche essenziale notizia sull’ambiguità del personaggio per cui il tuo dettagliatissimo articolo mi è molto piaciuto ed ha colmato una delle mie molte “lagune”! Bravissimo!

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    Zenone 6 Ottobre 2014 at 18:28

    Interessante, come sempre!

  6. avatar
    paolo bagnoli 6 Ottobre 2014 at 21:39

    Per Giancarlo:
    pur avendo scorso altre storie riguardanti il personaggio, non ho ben compreso se Luigi si conformasse alla sentenza britannica, o se ci fosse sotto qualcosa d’altro, o se il monarca fosse semplicemente un po’ bacchettone. Oppure, cosa non impossibile per i tempi e per la corte parigina, se ci fosse sotto sotto qualche trama tesa a screditare qualcuno o a mettersi in tasca qualcosa.
    Chiedo venia, ma non so dire altro.

  7. avatar
    Francesco Comune 20 Ottobre 2014 at 19:08

    Vita avventurosa di un povero cristo raccontata con finezza e delicatezza.

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    GRAZIANO MASI 19 Novembre 2014 at 18:55

    Amando la storia e non conoscendo assolutamente il personaggio ho letteralmente bevuto la caval
    cata storica che il Mitico ci ha regalato.

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