il Cavallo Sleipnir

Scritto da:  | 26 Agosto 2014 | 4 Commenti | Categoria: Curiosità

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Carissimi amici di SoloScacchi,

Diamo in anticipo inizio ai festeggiamenti relativi al millenario del nostro Blog. SoloScacchi nacque infatti a Marina di Massa in una (magnificamente)  piovosa sera d’autunno del lontanissimo 2009, e nessuno allora avrebbe immaginato il suo incomparabile successo nei secoli. Scriviamo questo pezzo fingendo di essere uno dei primissimi suoi redattori: l’enigmatico, logorroico e sconosciuto Marramaquìs. Di lui non c’è traccia negli annali della FIDE e poi della FAME, né altrove. Probabilmente si trattava di un piccolo responsabile di un dopolavoro cittadino, oppure, secondo qualcun altro, di un menestrello da Caffè, uno di quei personaggi che si esibivano per due soldi davanti ai bar delle città più turistiche, vantando conoscenze scacchistiche insussistenti. Ma tant’è, poco importa.

La partita che oggi vi presentiamo non è però una finzione. E’ una partita vera. Fu giocata nel 2014, cioè 995 anni fa (pertanto ancora sulle antiche e tradizionali 64 caselle),  in quella terra che oggi è l’Austrasia occidentale e che a quel tempo, ben prima della TGM (la Terza Guerra Mondiale, detta anche “dei Califfi”), veniva chiamata Deutschland. Secondo altri storici (Bagadais) si giocò invece nella Livonia Baltica, di poco più ad oriente.

Il conduttore dei neri era un Grande Maestro (allora si chiamavano così i giocatori che raggiungevano determinati importanti risultati prima del predominio definitivo dei programmi), tale  Alexei Shirov. Egli aveva un punteggio di oltre 2.700 Elo, equivalente all’incirca agli odierni 9,1 zetazero: niente male, no?  Shirov era un maturo giramondo, avventuriero d’amore e di spada, anzi di scacchi. Secondo Bagadais XXIV (lo storico più attendibile del tempo, il “Tito Livio” del Duemila) egli giocò per i colori dell’Unione Sovietica (o forse della Russia), poi della Hispania, poi della Lethonia o forse della Lithuania. Era temutissimo per il suo stile estroso e per i suoi attacchi improvvisi e insostenibili, esplosivi come fuochi d’artificio. “Fire on board”, venne infatti soprannominato. Dei menestrelli lui faceva un sol boccone, “dando vantaggio di tratto e pedone”.

Il suo avversario  di quel giorno e conduttore dei bianchi, un giovanotto di lingua germanica, denunciava, secondo Bagadais XXIV, appena 1.008 punti Elo, ovverosia non più dei nostri 1,2zetazero: un principiante, è evidente, senza dubbio uno “spostalegni”.

Ahi, ahi: già veniamo interrotti in diretta mentre stiamo ancora trasmettendo il pezzo! Chi sei? Pan666k6? Come? Cosa significa “spostalegni”?  Se tu avessi studiato un po’ di storia, caro Pan666k6, e non dico un po’ di latino, sapresti che “illo tempore” si giocava ancora a scacchi “di presenza”, “l’un contro l’altro armati”, e che i pezzi erano addirittura di legno perché ancora sulla terra avevamo la inestimabile fortuna (ma tu che ne sai?, tu che vieni dalla bruciata stella Kaspi63….) di possedere estese e verdi foreste. Andiamo avanti.

Insomma, parliamo finalmente di questa partita, citando la fonte delle nostre informazioni, il “The Chess Palladium and Mathematical Sphinx”, New York 2022. Si trattò diuna siciliana “variante Pegasus”, che vedeva lo Shirov giochicchiare con rapidità e trastullarsi in apertura, quasi attendendo lo svarione del Bianco. Ma il Bianco teneva botta. Intanto Shirov arroccava corto e preparava chissà quali temibili strategie.

Qui accadde l’imprevedibile. Il Dio Odino, una divinità che nemmeno apparteneva alle religioni del XXI secolo ma era di millenni più antica, scese in campo (secondo il Bagadais ed altri) a prendere le parti del conduttore dei pezzi bianchi. E lo fece sciogliendo le briglie al suo guerriero più imprevedibile e temuto, il Cavallo Sleipnir, un destriero a 8 zampe, tanto mostruoso quanto agile e rapido negli spostamenti, “capace di cavalcare attraverso l’aria e l’acqua”.

Di Sleipnir c’è traccia in quella che a quel tempo veniva definita Europa Unita, traccia soprattutto nelle misteriose favole delle gelide terre d’Islanda.  Sì, forse non  a caso, è proprio la terra dove si svolse uno dei pochi duelli di scacchi rimasti non cancellati dal tempo, quello che incoronò campione Robert Fischer nel 1972. Ecco, pertanto, che si sprecarono le teorie più disparate a partire dalla metà del XXVIII secolo: forse Odino mise lo zampino (lo Sleipnir stesso?) anche in quello storico frangente. Qualcosa di misterioso sicuramente accadde nel 1972, oggi ne siamo quasi certi, qualcosa che cambiò il corso della storia di quello che veniva chiamato il “nobil gioco”.

Ma torniamo alla nostra partita e vediamo la posizione della Sleipnir-Shirov dopo la mossa n. 16 del nero:

1. e4 c5 2. Nc3 Nc6 3. Bb5 Nd4 4. Bc4 e6 5. Nf3 Nf6 6. O-O a6 7. d3 b5 8. Bb3 Nxb3 9. axb3 b4 10. Na4 d6 11. e5 Nd7 12. exd6 Bxd6 13. Ng5 Bb7 14. Qh5 Qe7 15. Re1 Nf6 16. Qh3 O-O

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Sleipnir a questo punto si scatena in una galoppata straordinaria, e Shirov non può che osservare,  impotente e inebetito, quello che sta per accadere. Proprio lui, il “Fire on board”!:

17. Nb6 Rad8 18. Nc4 Bc7 19. Ne3 h6 20. Nf5 Qd7 21. Nxh6+! gxh6

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La missione dell’equino è compiuta. Il tempo è finito, scaduto. Il dio Odino deve ritirare a questo punto il grigio e terribile Sleipnir, figlio del dio Loki e dello stallone Svaòilfòri, “il miglior cavallo fra gli dèi e gli uomini” (da “Prose Edda”, di Snorri Sturluson). Non gli è più consentito tenerlo sulla terra per più di un minuto ancora. Deve ricondurlo da Cavallo Pazzo, da Ribot e da Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno. E anche lui deve ritornare nelle sue profonde e ignote dimore.

Ma prima Odino si assicura di dare le giuste istruzioni al giovane germanico affinché possa chiudere vittoriosamente l’eccezionale partita. In questo modo:

22. Qxh6 Qd4 23. h3 Rd5 24. Nf3 Rh5 25. Nxd4 Rxh6 26. Bxh6 cxd4 27. Bxf8 Kxf8 28. Ra4 Nd5 29. Rea1 f5 30. Rxa6 Bxa6 31. Rxa6 Kf7 32. g3 f4 33. Kg2 fxg3 34. fxg3 Bd8 35. Kf3 Bg5 36. Ke4 Bc1 37. Ke5 Bxb2 38. Rxe6 Ne3 39. Rc6 Bc3 40. h4 Nxc2 41. h5 Ne3 42. Rc7+ Kg8 43. Rd7 Be1 44. Kf6 1-0

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Il mitico Sleipner è stato interpretato  in realtà, in questo straordinario e solo parzialmente immaginario film, dal giocatore/attore  Florian Armbrust, in quei giorni Elo 2268, bravissimo MF: lui e Shirov non potranno mai dimenticare la  incredibile galoppata di Sleipnir fra la diciassettesima e la ventunesima mossa! E noi nemmeno. La ricordiamo qui oggi, la Armbrust-Shirov (Riga 2014), nel nostro caldissimo XXXI° secolo, come “l’immortale di Armbrust”…. sulla nostra SoloScacchi, pure essa immortale.

(preparato da: La redazione di SoloScacchi, 19 sextilis 3009)

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


4 Commenti a il Cavallo Sleipnir

  1. avatar
    delpraub 26 Agosto 2014 at 09:14

    Articolo (e partita) molto godibili, bravo Marramaquis.
    Dopo tanti Ronzinanti in giro per Tromso, fa piacere vedere uno Sleipnir in azione.
    Gli inglesi dicono “A Knight on the rim is grim”, che vuol dire più o meno “Un cavallo sul bordo (della scacchiera) è triste”, ma qui da a4 a h6 Sleipnir ha fatto un costa-costa entusiasmante e vincente! Una sorta di Excelsior equino.

  2. avatar
    brunov 26 Agosto 2014 at 12:47

    Caro Marramaquis, nell’inconscio collettivo di molti popoli, compresi ii popoli di stirpe greco-romana, il cavallo ha sempre giocato un ruolo molto importante. E’ stato l’animale forse più onorato e invidiato dall’uomo. Il mito dell’uomo-cavallo, il centauro, ne è testimonianza. Oltre a Bucefalo, realmente esistito, ricorderei il mito di Pegaso alato, capace di condurre fino alla Luna. Il cavallo inoltre racchiude in sé la duplice ed ambivalente natura di bestia selvaggia e di splendido collaboratore dell’uomo, però solo se domato. Cosa è in fondo l’uomo se non una creatura simile al cavallo? Egli è un’impasto di pulsioni bestiali (l’Es freudiano o il Dionisiaco Nietscheiano) e di tensioni creatrici (l’Io cosciente e l’Apollineo). Solo se sa domare la propria parte istintuale, l’uomo, facendo prevalere la Ragione illuministica e il Genio artistico, può arrivare, come Pegaso, alla Luna. Del resto molti scacchisti temono più il Cavallo avversario che la potente Donna. In realtà temono il cavallo selvaggio che si trova nel loro profondo e che, se non domato, porta inevitabilmente alla rovina.

  3. avatar
    Enrico Cecchelli 26 Agosto 2014 at 16:18

    Mi è molto piaciuto l’articolo “in toto”. Divertente…Bravo !

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