Ghiribizzi e ricordi

Scritto da:  | 24 Settembre 2014 | 8 Commenti | Categoria: Zibaldone

Jean-Gabriel Koliker

Notizia di questi giorni è che un’importante casa d’aste, domani a Torino, metterà all’incanto diversi cimeli e oggetti personali del Violinista. Si tratta per me di una notizia triste perché il desiderio è che tali ricordi possano esser patrimonio di tutti e non già, come invece presumibilmente si può prevedere, di qualche facoltoso e fortunato collezionista. Mi riferisco in primo luogo a due delle chitarre del Grande, quelle sulle cui corde son nati motivi celeberrimi e le cui stesse mani del Genio han sfiorato. Per i violini siam stati più fortunati giacché il Guarneri ed il Vuillaume ex-Sivori sono ammirabili da tutti, con riguardo custoditi a Palazzo Tursi in Via Garibaldi a Genova, ma per le chitarre il rischio di non poterle più vedere è davvero ingente. Mi riferisco agli strumenti del liutaio francese Jean-Gabriel Koliker e del suo collega napoletano Gennaro Fabbricatore, esemplari dal valore inestimabile soprattutto per un appassionato come, nel mio piccolo, ritengo di essere. Son cresciuto con il cuore colmo di note del grande Maestro genovese penso fin dai tempi dei ciripà, quando mio padre suonava ancora in orchestra e, poi io già grandicello, mi raccontava del suo maestro, Luigi D’Ambrosio, dai cui insegnamenti ha spiccato il volo anche il grandissimo Salvatore Accardo. Non abitavamo ancora a Genova ma Paganini era in casa, per tutti noi, persona di famiglia, e, domesticamente parlando, la sua sfera più intima e delicata, peraltro la meno conosciuta al grande pubblico, è proprio quella del compositore di opere per chitarra, virtuoso qual era non meno che del violino, della gran viola e del mandolino.
L’auspicio e la speranza è che sia lo Stato a salvaguardare questo patrimonio musicale e culturale di tutti noi.

Gennaro Fabbricatore



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8 Commenti a Ghiribizzi e ricordi

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    Filologo 24 Settembre 2014 at 11:05

    Ho un figlio che ha studiato il violino, e so benissimo cosa significa respirare lo strumento in casa… anch’io amo profondamente la musica di Paganini.

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    Renato Andreoli 24 Settembre 2014 at 16:49

    Paganini come Carlsen, ovvero la tecnica elevata ad arte.
    Una tecnica così trascendentale da destare presso i contemporanei fondati sospetti di cheating, nella forma di uno scellerato patto col diavolo che sarebbe intervenuto direttamente durante l’esecuzione dei brani di più vertiginosa difficoltà.
    Quanto alla predilezione del nostro per la chitarra, pare che un motivo non secondario sia da ricercare nelle frequenti occasioni che gli procurava di dare lezioni a giovani ed avvenenti fanciulle di buona famiglia…

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    Martin 24 Settembre 2014 at 20:47

    Paganini non è stato solamente un immenso virtuoso, sarebbe estremamente riduttivo ricordarlo solo per questo, è stato invece un grande compositore. Ascoltate per esempio l’Adagio del quarto concerto, note colme di emozione e sentimento che avrebbero inorgoglito qualunque degli altri grandi. Questa la memorabile interpretazione di Accardo.

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    Zenone 25 Settembre 2014 at 06:19

    Martin, come sempre…musica per le mie orecchie!

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    Rino 25 Settembre 2014 at 08:10

    E dell’allegro maestoso non dite nulla? Un capolavoro assoluto!

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    Renato Andreoli 25 Settembre 2014 at 11:52

    Possiedo i dischi dell’integrale paganiniana di Accardo con i sei concerti, i capricci ed altre composizioni e li ho ascoltati molte volte.
    Per me il miglior Paganini rimane quello dei 24 capricci op.1, studi di una difficoltà impossibile unita ad una qualità musicale altissima. E’ questo il Paganini che ha affascinato tutto l’ottocento romantico, esercitando una influenza profonda e duratura su tutti i più grandi compositori della sua epoca e perfino sui compositori del Novecento. Credo che quello del 24° capriccio sia il tema usato più spesso per la composizione di variazioni in tutta la storia della musica.
    Paganini non è solo virtuosismo, ma il virtuosismo rimane la cifra essenziale e caratteristica della sua musica.
    Prendiamo il capriccio n°13, quello si è meritato il soprannome di “La risata del diavolo”

    oppure il famoso “Moto perpetuo” in cui al violinista si richiede di eseguire fino a 11 note al secondo.

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      Martin 25 Settembre 2014 at 21:39

      Ciao Renato, mi fa sempre piacere leggere le tue interessanti osservazioni che apprezzo enormemente. Ecco, forse stiamo sottolineando lo stesso concetto o forse no, nel senso che condivido in toto quello che dici a proposito di Paganini: i Capricci rappresentano qualcosa di insuperato per quanto riguarda la storia della composizione violinistica, un’autentica pietra miliare, come per esempio Das wohltemperirte Clavier per quanto riguarda il pianoforte, giusto per fare una sorta di paragone, eppure Paganini è molto altro e molto oltre ancora, a mio parere probabilmente neppure giustamente considerato nella posizione che merita da diversi storici e critici musicali. E’ la vena melodica che, oltre al virtuosismo inimitabile, alla fine ti rimane dentro, traspare sia dai Capricci che dalle altre composizioni, e anzi, in quelle composizioni che ho cercato di indicare, pensiamo per esempio al Centone e alle altre opere per violino e chitarra che forse traspare meglio, più facile da afferrarsi rispetto a quelle tecnicamente più ricche e innovative a cui ti riferisci.
      In ogni caso al di là di questo importante è ascoltarlo e apprezzarlo…
      Un salutone cordialissimo e a presto per un un tuo nuovo pezzo che, come gli altri amici del nostro sito, aspettiamo tutti con piacere enorme!

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    Enrico Cecchelli 26 Settembre 2014 at 09:56

    Splendido articolo e grandissimo soggetto!!! bravo Martin !

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