Elogio (?) dell’astensione

Scritto da:  | 26 Settembre 2014 | 26 Commenti | Categoria: Attualità

Elogio astensione 4

Approfitto in qualche modo dell’assist offerto a SoloScacchi dalla posta “firmata” (mi si dice provenienza Catania, quindi non si tratta sicuramente di Kasparov), e in particolare dalla frase “Spero che i 110 che lo hanno votato siano soddisfatti dell’operato del presidente, mentre sarà sicuramente indifferente alla notizia chi tra Ilyumzhinov e Kasparov ha deciso di non schierarsi, astenendosi.

Eh, eh, cari miei, “chi si astiene non perde mai”, così si esprimeva un poco noto politico democristiano negli anni Sessanta.

E poi, diciamo le cose come stanno: l’astensione è una forma di libertà. O no?

Il filosofo tedesco Theodor Adorno scriveva che “la libertà non sta soltanto nel poter scegliere liberamente tra bianco e nero, ma nel sottrarsi liberamente a questa scelta”.

C’è chi applica questo principio molto alla lettera, è vero …. forse troppo. Ma nessuno può e vuole giudicare nessuno …intendiamoci bene.

Scherzarci invece si può, altro che se si può!

E a proposito di bianco e di nero, e di astensione, e di indifferenti, trasferiamoci un momento a Krasnodar, nella Russia Europea meridionale, e vediamone degli ottimi esempi.

Ecco un bel po’ di partite (non vale nemmeno la pena perder tempo per la traduzione…;) nelle quali l’astensione dalla mossa si è appalesata senza nessuna vergogna.

eccetera eccetera …..

Insomma, si gioca ma contemporaneamente ci si astiene dal giocare. E il regolamento mica lo vieta, no? Però potrebbe vietarlo in futuro. Ma perché ciò un giorno accada ovunque, occorre che se ne parli. E noi qui ne parliamo.

Questo è stato il Memorial Tseshkovsky. Ma il grande Vitaly sarà stato soddisfatto o indifferente o infastidito per quanto successo? Del resto, confessiamolo, “chi è senza peccato, scagli la prima pietra” …

 Elogio astensione 5

(Vitaly Valerianovic Tseshkovsky, 1944-2011, campione olimpico nel 1986)

A Krasnodar in questi giorni ci si dovrebbe interessare principalmente della fenomenale prestazione di Baadur Jobava, giocatore tra i più spettacolari al mondo, che è a 7 punti su 8 (oggi c’è il nono ed ultimo turno), però come non far caso che quasi tutti gli inseguitori fanno patta in 9 o 12 mosse? Perché ciò accade? Ci sarà forse una mefitica aria in sala gioco? O addirittura mancherà del tutto l’aria? E’ ancor peggio di Tromso? E’ stato mandato Magnus a verificare?

Insomma, persino Jobava, come da immagine più sotto, è stato visto e fotografato a Krasnodar con la maschera ad ossigeno. Ma ora gustiamoci una partita del mitico georgiano.

Elogio astensione 3

(Baadur Jobava preparatissimo e …attrezzatissimo)

Elogio astensione 1 (Baadur Jobava  …nei suoi panni più comodi)

A proposito ancora di Baadur (o Baddur, o Badar), leggevamo proprio ieri su Chess Base l’intervista al G.M. indiano Parimarjan Negi.

Alla domanda “Chi è il tuo giocatore preferito di tutti i tempi?”, ha risposto: “E’ difficile fare una scelta del genere, ma tra i giocatori moderni mi piace davvero Jobava. Guardare le sue partite mi fa credere che gli scacchi non si stanno ancora esaurendo”.

E allora, in conclusione lasciatemi gridare: “Evviva Jobava, un giocatore che non si astiene mai!

 Elogio astensione 2

(eccone qui un altro a Krasnodar che sembra quasi …. indifferente, cioè astenuto)

 

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


26 Commenti a Elogio (?) dell’astensione

  1. avatar
    fds 26 Settembre 2014 at 22:51

    Ho avuto il piacere di conoscere Jobava recentemente, in occasione dell’ACP Golden Classic di Bergamo, ove è stato invitato quasi all’ultimo momento per sostituire Radjabov, che aveva dichiarato forfeit per malattia.
    Non conosco Radjabov come persona, quindi non vorrei mancargli di rispetto con un confronto, ma la sua assenza mi ha permesso di conoscere un “personaggio”. Baadur è semplicemente fantastico: alla mano, sempre allegro, la battuta arguta e la parlantina sciolta. Nelle conferenze stampa post turno si permetteva di commentare le mosse dei giocatori delle altre partite, interrompendo le loro considerazioni. Ma lo faceva in maniera appropriata, senza mancare di rispetto e con grande intelligenza.
    Indimenticabile il momento quando a dare lo start turno, proprio con la sua partita, fu invitata Daniela Masseroni, già campionessa mondiale di ginnastica artistica e – lo scrivo senza malizia – gran bella donna. Dopo che lei eseguì la prima mossa, Jobava si alzò, la avvicinò e le sussurrò un complimento galante!

  2. avatar
    paolo bagnoli 26 Settembre 2014 at 22:55

    Le patte sciorinate non sono, in fondo, una forma di “astensione”, e possono essere motivate da considerazioni di classifica o di Elo da lucrare, eccetera…
    L’ “astensione” intesa come scelta politica consapevole è, a mio avviso, equivalente al voto per chicchessia, ma contiene la volontà di non rendersi complice dell’elezione o della sconfitta di qualcuno. Tale astensione, quindi, rende l’astenuto IL SOLO in grado di poter liberamente e consapevolmente criticare l’operato di chicchessia; chi ha votato – non importa se per vincitori o sconfitti – deve soltanto tacere, in quanto ha collaborato consapevolmente alla situazione verificatasi una volta aperte le urne.
    Quando, tuttavia, l’astensione è la manifestazione di squallidi interessi di bottega, essa precipita inevitabilmente a livelli molto bassi.

    • avatar
      fds 27 Settembre 2014 at 12:48

      Quindi per mantenere integro il diritto di critica, non si deve scegliere?
      E’ possibile e legittima una lettura opposta: chi non sceglie non ha diritto di critica. Diversamente varrebbe il paradossale assunto che nessuno dovrebbe votare.
      Ma forse prima di pranzo meglio evitare certe tematiche 🙂

  3. avatar
    Jas Fasola 26 Settembre 2014 at 23:09

    In effetti la patta d’accordo dopo poche mosse e’ un’astensione dal gioco… ma che bel
    trucchetto quello di Viktor nell’ultima partita patta 😉

  4. avatar
    Marramaquìs 27 Settembre 2014 at 00:14

    Per completezza di cronaca: Baadur Jobava ha poi vinto il torneo con 7,5 (su 9), un punto in più di un quintetto con Mikhail Panarin, Ivan Bukavshin, Mikhail Demidov (primo fra i non GM), Pavel Kotsur e Jaan Ehlvest.

  5. avatar
    delpraub 27 Settembre 2014 at 10:24

    Interessante argomentazione, anche se secondo me l’aforisma di Adorno ha come oggetto la libertà e non l’astensione come forma di libertà.

    Se penso al processo decisionale, lo divido in due fasi:
    1 – Devo veramente decidere?
    2 – Se la risposta è “sì”, cosa decido?
    Chi si astiene risponde “no” alla prima domanda, cosa lecita e, in alcuni casi, anche giustificata. Secondo me, quindi, l’astensione è una decisione. Citando i mitici Rush: “If you choose not to decide, you still have made a choice” (Freewill, 1980).

    Venendo poi al fatto che l’astensione sia una decisione giustificata o no, bisogna entrare nel merito dell’argomento. L’asino di Buridano fece forse una scelta logica di libertà, ma morì di fame, astenendosi dallo scegliere per il timore stesso di fare una scelta tra due alternative completamente equivalenti.

    Ci sono situazioni invece in cui le due opzioni sono diverse ma comunque non rappresentano la nostra scelta ideale. Ognuno di noi sceglie in base a molti fattori (convenienza, ideologia, conformismo, “meno peggio”, caso…;) e può in maniera del tutto legittima decidere di non scegliere. Bene, però poi le conseguenze di questa nostra decisione ricadono comunque su di noi, senza avere diritto nè di avocarsi successi nè di criticare insuccessi.
    E niente astensionismo inteso come tattica dilatoria su una decisione che prenderemo in seguito una volta capito da che parte tira il vento, per favore: questo atteggiamento si descrive con un’altra parola e non ha niente a che fare con la libertà di scelta.

    Oppure, l’astensione può assumere un carattere più radicale: rifiutare il tutto, anche la domanda sulla quale si è chiamati a scegliere, di fatto classificandola “irricevibile” o impegnandosi per offrire una risposta in più a quelle offerte. Di nuovo, una scelta possibile, dalla quale però uno dovrebbe trarre le debite conseguenze: porsi fuori del “sistema” e cercare un sistema alternativo (vorrei far notare che anche l’assenza di un sistema è un sistema).

    Insomma, l’astensione è sicuramente una libera scelta, ma non può essere considerata come una comoda via di fuga alle decisioni o uno strumento per trarre vantaggio dalle decisioni di altri.

    PS: forza Jobava!

  6. avatar
    DURRENMATT 27 Settembre 2014 at 15:24

    …l’astensionismo in politica (o la patta per accordo negli scacchi) è il segno dell’esaurirsi della percezione della necessità della politica(o del gusto per il gioco).E’ questa fuga dalla politica la vera anti-politica:non un Gran rifiuto, nè un gesto di sfida ma la scrollata di spalle di chi, in preda a ben più gravi preoccupazioni,liquida come irrilevante la dimensione stessa della politica, delle Istituzioni, della vita in comune (Gens una sumus).A proposito della patta per accordo dopo poche mosse (un tirarsi fuori che piace così tanto) la penso come Einstein…”Due cose sono infinite:l’Universo e la STUPIDITA’ umana ma riguardo l’Universo ho ancora dei dubbi”.

    • avatar
      Ricardo Soares 27 Settembre 2014 at 15:37

      Santas palavras, Durrenmatt.

    • avatar
      Renato Andreoli 27 Settembre 2014 at 19:49

      Mi autodenuncio.
      Varallo Sesia 1989 (turno 9)
      Bianco: Renato Andreoli
      Nero: Claudio Sericano
      1. d4, d5.
      patta.
      Questo è soltanto uno dei vari esempi di rapida patta d’accordo presenti nella mia modesta pratica scacchistica.
      Ora, di essere infinitamente stupido io lo so e l’ho sempre saputo; nutrivo solamente qualche dubbio che la mia profonda stupidità si manifestasse, oltre che in svariate altre circostanze, anche e in modo particolare in occasione di queste brevi patte alla scacchiera. Ma ora che DURRENMAT me lo conferma, ne sono perfettamente sicuro.

      • avatar
        Doroteo Arango 27 Settembre 2014 at 20:37

        Sempre arguto e gradevolissimo Renato! 😉

      • avatar
        DURRENMATT 27 Settembre 2014 at 21:46

        …son qui per servirla!!

      • avatar
        nikola 29 Settembre 2014 at 08:03

        caro Renato, vista la provenienza e la logica di certe conclusioni io lo prenderei quasi come un complimento.

  7. avatar
    paolo bagnoli 27 Settembre 2014 at 18:03

    Scartando le scelte “comode”, l’astensione va considerata come una libera scelta, sempre in considerazione del contesto nel quale si manifesta. In effetti, qualora si sia costretti dalla particolare contingenza, ecco che il paradosso “nessuno dovrebbe votare” non è più un paradosso, ma una constatazione: “NON VOGLIO SCEGLIERE IL MENO PEGGIO”.
    Continuo a nutrire la speranza di un ripensamento della maggioranza degli “aventi diritto al voto”; spero, quindi, che un giorno si abbia la maggioranza assoluta dei NON VOTANTI, ma, pessimisticamente, ritengo che anche questo risultato non indurrebbe Lor Signori a riflettere seriamente e profondamente sul significato di tale maggioranza non-scegliente. In sintesi, spero in una catarsi politica e sociale ottenuta senza violenza.

    • avatar
      delpraub 27 Settembre 2014 at 19:19

      Come commentavo prima, anche nello scenario che descrivi tu, Paolo, non basta astenersi, secondo me. Tu stai immaginando una maggioranza, che, in quanto tale, dovrebbe essere in grado di esprimere un’alternativa. Non è sufficiente dire “questi non mi vanno bene”, bisogna essere in grado di dire “questo non mi vanno bene, quindi ecco la mia proposta”. Essendo maggioranza, allora sì che “Lor Signori” si preoccuperebbero davvero.
      D’altra parte, secondo me una situazione con pochi sceglienti (votanti) è molto pericolosa per la società: serve un numero minore di sceglienti oppotunamente indottrinati per mandare al potere chiunque (e rendere di fatto l’astensione una surrettizia approvazione).

      • avatar
        fds 27 Settembre 2014 at 20:13

        Fare proprie proposte può essere agevole in una votazione di condominio, ma qui mi pare che si discute di platee ben più ampie. Non mi sento di condannare il cittadino informato che realizza di non sentirsi rappresentato e non vuole scegliere il meno peggio.

        In certi scenari l’astensionismo è un messaggio forte, anche se sono perfettamente consapevole del fatto che, generalmente, la classe dirigente è portata a fottersene, preferendo focalizzare l’attenzione sulla propria percentuale di preferenze, e agendo esclusivamente in funzione di essa.

  8. avatar
    Filologo 27 Settembre 2014 at 19:26

    Lo statista ateniese Solone promulgò una legge per cui, in tempi di discordie cittadine, chi non aveva scelto una delle due fazioni in lotta veniva automaticamente privato dei diritti di cittadino. Nel sesto secolo avanti Cristo l’impegno nella vita politica era considerato essenziale per un membro della polis. Vi segnalo inoltre l’opera teatrale Taking Sides, del drammaturgo sudafricano Ronald Harwood. Prendendo spunto dal processo intentato al grandissimo direttore d’orchestra Furtwängler, accusato dopo la seconda guerra mondiale di essere stato un sostenitore del nazismo, l’autore segnala la necessità, in gravi circostanze, di prendere comunque una posizione. Io credo che l’Italia non avrebbe dovuto astenersi alle votazioni che hanno incoronato il calmucco.

  9. avatar
    paolo bagnoli 27 Settembre 2014 at 21:00

    Le osservazioni di delpraub, fds e filologo non possono non trovarmi d’accordo; quanto essi affermano è argomentazione solida ma anche degna di discussione tutt’altro che oziosa.
    Poichè ho citato “particolari contingenze”, sono convinto che il nostro Paese si trovi oggi in una “particolare contingenza” (e non da oggi, ma da una ventina d’anni) che richiederebbe un processo purificatore.
    Solone pretendeva una netta presa di posizione, pena l’esclusione dai diritti di cittadino. Lor Signori pretenderebbero da noi una analoga presa di posizione, ma chi, come me, ripudia ogni forma di violenza che non sia meramente difensiva, come fa a scegliere tra valanghe di parole che ci vengono rovesciate addosso quotidianamente da individui (a proposito, la personalizzazione della politica è una autentica vergogna in un Paese che si deinisce “democratico”;) che, per sopravvivere economicamente e politicamente, oppure per farsi largo a gomitate, o, peggio ancora, per perseguire interessi personali?
    Senza fare nomi, CHI, negli ultimi anni, ha VERAMENTE pensato all’interesse dei cittadini, e non ai propri interessi di bottega?
    Da anni sentiamo politici di ogni razza, colore e religione deprecare l’ “allontanamento dei cittadini dalla politica”, e poi fottersene altamente, come giustamente afferma fds, ma… siamo sicuri che potrebbero fottersene quando il 70 o l’ 80 per cento dei cittadini non si recassero alle urne? Si sentirebbe legittimato a “governare” colui che avesse ottenuto più della metà dei voti del 20 o 30 per cento degli aventi diritto?

  10. avatar
    Marramaquis 27 Settembre 2014 at 22:09

    Purtroppo, sì, Paolo. Purtroppo costui si sentirebbe pienamente legittimato, anche se ad esprimerci fossimo appena in trentatrè. Anzi, è proprio ciò che tutti i “calmucchi” del mondo vanno cercando. Per questo sto centomila volte dalla parte di Solone (grazie, Filologo!).

  11. avatar
    paolo bagnoli 28 Settembre 2014 at 10:02

    Rispetto la tua come ogni opinione ragionevole, ma allora facciamo come Solone: rendiamo obbligatorio il voto, con assenza punibile penalmente. E se dalle urne saltassero fuori l’ottanta per cento di schede bianche? Saremmo daccapo… Oppure togliamo la segretezza del voto e costringiamo i cittadini a pronunciarsi pubblicamente? Cosa rimarrebbe, a questo punto, della “democrazia”?
    Solone si riferiva ad un gruppo di poche migliaia di cittadini, ma non credo che la cosa potrebbe funzionare su un corpo elettorale vasto come quello odierno.
    Tuttavia, il tuo “purtroppo” è l’unica cosa che funziona, lo riconosco, ma mi sento libero (fino a quando?) di non accettarlo, e nel frattempo devo godermi L’UOMO del momento.

  12. avatar
    DURRENMATT 28 Settembre 2014 at 16:36

    …i “Calmucchi” si basano sull’APATIA (perchè questo è l’astensionismo inutile generatore di posizioni “bloccate” per dirla con le parole di Nimzowitsch) e la alimentano.Preparano strategie su di essa,calcolano fino a che punto la faranno franca grazie ad essa. Roma brucia,Signori, e il problema non è chi ci ha portato a questo ma il problema siamo NOI,tutti noi che non facciamo niente, che temporeggiamo, che “manovriamo” per stare ai margini delle fiamme….P.S. siamo giunti nel nostro Paese ad oltre il 50% di astensionismo e se ne “fottono” visto che vogliono rivoltare come un calzino la nostra Costituzione con un illusorio 40% (maturato alle Europee e in controtendenza con il voto degli altri Paesi Europei?!?) che è in realtà un misero 20%.La strategia dell’astensionismo è una strategia perdente e genera nuovi “mostri” (vedi il moccioso/marionetta che in questi giorni è in vacanza negli Usa)…lo dicono i numeri!!!

  13. avatar
    paolo bagnoli 28 Settembre 2014 at 16:51

    La mia non è una “strategia”, la mia è semplicemente la scelta di non voler essere complice di Mocciosetti o Bunghisti che pensano ai propri interessi vomitando vuote parole da mane a sera. E’, in sintesi, la speranza di una pacifica rivoluzione, il contrario esatto di un temporeggiare improduttivo: una rivoluzione culturale.
    Le domande formulate nel mio post precedente rimangono senza risposta.

    • avatar
      Marramaquis 28 Settembre 2014 at 17:54

      Finché ci saranno libere elezioni politiche e finché si pronuncerà liberamente il 75% degli aventi diritto (come successo nel 2013), non vedo da qui pericoli per la democrazia, indipendentemente dal giudizio che ognuno di noi può dare su chi ci governa oggi o ci ha governato ieri e l’altro ieri.

      Preferisco, Paolo, perdonami, non approfondire oltre il tema strettamente politico, non certo (!) per “astensione”, ma perché non ritengo questa la sede più adatta. Non basterebbero, tra l’altro, centinaia di pagine di interventi per mettere tutti noi d’accordo …
      Comunque io ritengo che sia fondamentale, in politica, essere in ogni momento e su qualunque argomento molto, molto propositivi, anche da semplici cittadini, e mai esclusivamente critici (come sovente ci accorgiamo che accade parlando con la gente comune).

      La mia posizione qui, invece (peraltro condivisa, credo, dalla redazione), richiamava più che altro l’attenzione sulle decisioni degli sportivi e delle Federazioni Sportive (non certo ultima la FSI), che forse spesso trovano politicamente comoda una posizione di astensione (e di indifferenza) nei confronti di determinate scelte, scelte che invece sono o potrebbero essere di un certo rilievo per la felice sorte di ogni sport.

  14. avatar
    paolo bagnoli 28 Settembre 2014 at 23:23

    Mi scuso con te e con gli altri lettori per essermi lasciato andare a considerazioni che andrebbero fatte in altra sede.
    Stando al tema strettamente “sportivo”, confesso di non conoscere la materia. Mi par di capire che l’Alieno presidente si sia ben sistemato sul cadreghino grazie anche ad “aderenze” economico-politiche. E’ così?

  15. avatar
    lordste 29 Settembre 2014 at 10:31

    Non mi pronuncio sull’astensionismo in politica o sui voti federali
    Mi pronuncio sulla pratica della “patta veloce” in quanto ne ho fatte ben 3 (!) nell’ultimo anno (dopo che ne avrò fatte forse altrettante in 20 anni di “carriera”;).
    La prima: ultimo turno del campionato provinciale, inseguiamo a mezzo punto il capoclassifica che gioca con un avversario inferiore. COn la patta arriviamo secondo e terzo matematicamente, giocandocela anche chi vince rimane probabilmente secondo (perchè il capoclassifica dovrebbe vincere facile) e chi perde rischia di essere fuori dal podio. Patta in 6 mosse.
    LA seconda: stesso avversario, un mio compagno di circolo, ultimo turno dell’Open di Bergamo, dopo 3 doppi turni e torneo non esaltante per entrambi COn la patta però preserviamo entrambi un minimo guadagno di ELo. Patta per ripetizione “teorica”
    LA terza: Cesenatico, sempre ultimo turno. Domenica mattina, unico giorno di bel tempo dopo una settimana di pioggia, mio avversario con un centinaio di Elo più di me che di bianco mi chiede patta “per andare al mare almeno un giorno” 🙂 Patta in 3 mosseo

    Chi di voi avrebbe giocato (in tutti e 3 i casi)?

  16. avatar
    DURRENMATT 29 Settembre 2014 at 15:32

    …all’Interzonale di Palma di Maiorca nel 1970…”dopo pochi minuti di gioco, Geller OFFESE Bobby offrendogli una patta alla settima mossa.Questi s’appoggiò allo schienale e scoppiò a RIDERE, suscitando un cenno d’approvazione da parte dell’avversario. Fischer rispose poi con una frase udibile solo da Geller.Uno spettatore riferì che il giovane aveva detto-TROPPO PRESTO-,ma il russo divenne rosso in volto,il che fa supporre una risposta assai CAUSTICA da parte dell’americano.L’ipotesi più accreditata è che Fischer abbia alluso al fatto che le PATTE PRIMA DEL TEMPO ERANO DI CASA SOLO NELL’UNIONE SOVIETICA.Quando fu redatto il volume ufficiale del torneo, gli autori commentarono l’AFFRONTO di Geller alla settima mossa…Come poteva pensare che Fischer accettasse così presto una patta? In tutta la sua carriera ha sempre DISPREZZATO le patte troppo rapide, manifestando il desiderio di giocare fino all’ultima possibilità di vittoria in QUALUNQUE occasione ragionevole(a volte anche irragionevole).NESSUNA PATTA prima delle quaranta mosse:è un principio essenziale della sua filosofia”…P.S. per contrastare l’eiaculatio praecox ante portam (la prevalenza di questo disturbo nella popolazione scacchistica ha ormai superato i livelli di guardia) consiglio la lettura dell’articolo che Fischer scrisse su Sports Illustrated (20 Agosto 1962) intitolato…I Russi hanno TRUCCATO gli scacchi mondiali.Si consigliano dosi seriate (in crescendo nei casi più gravi).

  17. avatar
    paolo bagnoli 29 Settembre 2014 at 22:33

    Quando incontrai Fischer nel ’70 egli si ostinava a chiamare “russi” tutti coloro che provenivano dall’Unione Sovietica, e valutava la forza di un torneo dal numero di “russi” presenti (parlando di alcuni tornei li definiva con “four Russians”, “three Russians”, eccetera). Definire “russi” Petrosjan, Tal, Keres, eccetera, era fare di ogni erba un fascio. L’articolo di Fischer del ’62 era una netta condanna delle frequenti se non costanti patte MOLTO d’accordo tra “russi” che si verificavano in occasione delle maggiori manifestazioni, e a mio avviso Fischer aveva perfettamente ragione: si trattava di un gioco di squadra.
    Non dimentichiamo, comunque, che Fischer fu un “prodotto” della cosiddetta “scuola sovietica”, alla quale si ispirava rivedendola e correggendola a modo suo. Le sue ricerche sulla Siciliana e sulla Spagnola prendevano spunto da ricerche effettuate in URSS; non a caso si trovò diverse volte in imbarazzo contro Tal e Geller, specialisti – soprattutto il secondo – di tali impianti.
    Per quanto riguarda le “patte rapide” ricordo un Campionato Bolognese nel quale mi ero prefisso di fare il 50 % contro i quattro Maestri presenti (Tamburini, Renato Cappello, Palmiotto e Venni), risultato che ottenni con quattro patte due delle quali (Tamburini e Palmiotto) mi fecero sudare sangue per ottenere una posizione superiore e… accettare la patta proposta dall’avversario!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


CLICCA QUI PER MOSTRARE LE FACCINE DA INSERIRE NEL COMMENTO Locco.Ro

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

La Palestra dei Finali

Chess Lessons from a Champion Coach

Torre & Cavallo - Scacco!

Strategia di avamposti

I racconti del Grifo

57 Storie di Scacchi
2700chess.com for more details and full list

Problema di oggi