Baci da Odessa

Scritto da:  | 11 Aprile 2015 | 9 Commenti | Categoria: C'era una volta, Italiani, Personaggi

Porreca e De Barbieri 3

Vittorio de Barbieri è un nome probabilmente sconosciuto a molti giovani scacchisti di oggi. Eppure questo elegante e antico signore è stato un eccellente e stimato compositore di studi e problemi.

E’, del resto, quasi inevitabile che, parallelamente all’affermarsi di internet, dei programmi di scacchi, del gioco-live e blitz, e ad un certo conseguente declino della carta stampata, specializzata e non, l’intero mondo della composizione vada man mano, ai giorni nostri, riferendosi ad una ristretta schiera di appassionati irriducibili.

In verità bisognerebbe parlarne più spesso, perché il fascino di certe composizioni non è per niente inferiore alle emozioni che procura una bella partita.

Immagino che alcuni ragazzi oggi neppure conoscano perfettamente la differenza che c’è fra lo studio ed il problema. Allora ne faccio un cenno brevissimamente, mi scuseranno gli esperti.

Lo studio è una composizione scacchistica che rappresenta un finale di partita, o un finale teoricamente raggiungibile in partita, con una posizione da risolvere per vincere o pattare (“Il Bianco muove e vince”, “Il Bianco muove e patta”), senza indicare il numero di mosse necessario alla sua soluzione.

Il problema, invece, presenta posizioni piuttosto artificiali, difficilmente ottenibili nel corso di una partita, con una soluzione in un numero di mosse fisso (“il Bianco muove e dà matto in due mosse” oppure “il Bianco muove e dà matto in cinque mosse;).

La World Federation for Chess Composition (WFCC) regolamenta i concorsi di composizione e, sulla base di queste indicazioni e risultati, la FIDE attribuisce, a vita, titoli anche ai compositori (e ai solutori) di studi: Grande Maestro, Maestro Internazionale, Maestro.

Nomi celebri nel mondo per la composizione sono stati, ad esempio, Chéron, Grigoriev, Horwitz, Kasparian, Kling, Kaminer, Kubbel, Liburkin, Prokes, Troickij (russi, pertanto, in prima fila), ma anche fortissimi giocatori hanno saputo esprimersi ad alti livelli nella composizione; è questo il caso di Reti, Duras, Timman, Nunn.

In Italia, importanti compositori di studi furono, nell’800, Ignazio Calvi, Carlo Salvioli e Luigi Centurini; nel Novecento ricordo, ad esempio e fra tanti altri, Bianchetti, Camorani, Mentasti, Bonivento, Enrico Paoli e lo stesso Porreca, che curò per anni la sezione “studi” della rivista “Scacco” e che tradusse in italiano, per le edizioni Mursia, un grosso lavoro di Grigoriev, “Finali di scacchi” (1965).

Agli inizi del nostro secolo ritroviamo attivi i bravissimi Pietro Rossi, Enzo Minerva e Marco Campioli.

Orbene, fra tutti questi un posto di primo piano merita appunto la figura di Vittorio De Barbieri, che nacque ad Odessa (Ucraina) il 12.3.1860 e che nella vita fu un mercante di cereali.

Porreca e De Barbieri 4

(Il grande porto mercantile di Odessa, sul Mar Nero, da dove partivano, verso altri porti d’Europa, navi cariche prevalentemente di un pregiato grano)

De Barbieri (cognome di origine ligure) visse a lungo in quella fertile ma travagliata terra tra le attuali Moldavia ed Ucraina, nella valle solcata dal capace Dnestr, terra che una volta si chiamava Bessarabia in onore di Basarab I (fondatore del principato di Valacchia), nome che venne cancellato da ogni carta geografica alla fine della seconda guerra mondiale.

Laggiù egli conobbe noti personaggi legati agli scacchi e rimase in contatto per tanto tempo con le riviste dirette a Mosca da Mikhail Chigorin (Novoe Vremja), a Pietroburgo da Emanuel Schiffers (Neva) e naturalmente con quella di casa, Odesskij Listok, diretta da L.R.Eisenberg. Queste gli pubblicarono numerosi lavori, tanto che con ogni probabilità il suo cognome è più conosciuto in Russia, ancor oggi, che da noi.

In tutto De Barbieri compose circa un migliaio di problemi e centocinquanta studi.

Tornò definitivamente in Italia dopo la rivoluzione bolscevica, non più giovane, ma visse ancora a lungo a Genova, dove si spense il 4 maggio del 1943.

Curò per molti anni, dal 1930 al 1942, la rubrica di studi de “L’Italia Scacchistica”.

Porreca e De Barbieri 1

(Si giocava a scacchi in Bessarabia…;)

Agli inizi del ‘900 fu tra i primi ad ideare lo svolgimento di un “Campionato Italiano” a tavolino, al quale avrebbe dovuto partecipare il miglior rappresentante di ciascun circolo della penisola e la cui prima edizione si sarebbe dovuta svolgere a Livorno. Ma l’idea era prematura, non poté realizzarsi.

De Barbieri si esibì assai poco nel gioco vivo; troviamo il suo nome tra quelli citati da Adriano Chicco quali sfidanti di Jacques Mieses, il quale, di passaggio a Genova nel 1907, tenne una simultanea su 20 scacchiere (+16, -4). E naturalmente Vittorio De Barbieri fu uno dei quattro a battere il campione germanico.

Porreca e De Barbieri 6

Un problema di De Barbieri, da “L’Enigmistica Popolare”, 1934, primo premio. Il Bianco matta in 3 mosse (troverete la soluzione nella prossima puntata di “illo tempore”).

separator4

Sulla sua rubrica per “Il Tempo” di Roma, già protagonista in precedenti puntate di “Illo tempore”, così scriveva (1986) Giorgio Porreca:

Il compositore di studi artistici deve combinare le difficoltà del tema che intende svolgere con la leggerezza della costruzione. L’ideale è di presentare una posizione iniziale che abbia la connotazione di un reale finale di partita.

Porreca e De Barbieri 8

In questa posizione di Vittorio De Barbieri, uno dei maggiori rappresentanti della scuola italiana di composizione, il Bianco vince realizzando il famoso e non facile “tema Excelsior” (marcia di un pedone dalla sua casa di origine all’ottava traversa, con promozione, ndr):

1.d4+, Re6

2.d5+!

Speculando sul fatto che il Re nero deve assolutamente evitare di subire uno scacco di Torre, pena la promozione del pedone b7.

2…. Re5

3.d6!, Td7

Non c’è altro

4.Te8!, Txb7

5.Txe7+, Txe7

6.dxe7

e vince. Il pedone d2, partendo dalla casa iniziale, ha raggiunto l’ultima traversa con le sole proprie forze: un piccolo capolavoro!”

Giorgio Porreca e Vittorio De Barbieri: due differenti epoche, due grandi compositori italiani, due maestri, uno stesso amore…

…e baci da Odessa!

Porreca e De Barbieri 5

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


9 Commenti a Baci da Odessa

  1. avatar
    Enrico Cecchelli 11 Aprile 2015 at 11:35

    Bellissimo! Grazie per averci fatto conoscere questo personaggio, di cui personalmente avevo solo sentito il nome un paio di volte, e per aver aperto uno spiraglio sull’affascinante mondo della problemistica! Complimenti vivissimi!

  2. avatar
    lordste 11 Aprile 2015 at 11:48

    scusate credo che il diagramma e lo svolgimento dell’ultimo problema siano errati. Manca una torre nera (in c7?) e sulla prima mossa del bianco (1.d4+) il re nero credo vada in e6 non e5

    • avatar
      Ramon 11 Aprile 2015 at 12:00

      Grazie LordSte per la pronta e corretta segnalazione. Corretti i refusi con tante scuse! :oops:

  3. avatar
    fabrizio 11 Aprile 2015 at 14:26

    Quanti personaggi veri e meritevoli di maggior fama ci sono nel mondo degli scacchi! Grazie a Marramaquis ed a tutti gli altri che continuano, su questo blog, a scoprire o riscoprire autentiche gemme.

  4. avatar
    The dark side of the moon 11 Aprile 2015 at 23:50

    Interessante ed affascinante il tema trattato da Marramaquis.
    Personalmente preferisco lo “studio” al “problema”: le soluzioni degli studi appaiono chiare e logiche in generale, quelle dei problemi invece troppo spesso sembrano “paradossali” oltre al fatto che quasi sempre si ha a che fare con posizioni “artificiose”.
    Il mio è un giudizio da inesperto, quindi se c’è qualcuno che si intende di studi e problemi gradirei un suo commento al riguardo.

    • avatar
      Paolo Bagnoli 12 Aprile 2015 at 10:33

      Concordo totalmente con questo giudizio, e complimenti all’autore dell’articolo!

    • avatar
      fabrizio 12 Aprile 2015 at 11:41

      Premesso che anch’io sono un inesperto di problemistica e studistica, l’analogia per me più convincente che ho sentito fare, riguardo ai due settori,è questa: gli studi sono la prosa di stile elevato, la problemistica, con la sua pressoché inevitabile dose di artificiosità, la poesia (ne deduco che il gioco a tavolino sia il parlare comune!). Non so se gli esperti del settore sono d’accordo su questa interpretazione: sarebbe molto gradito se qualcuno di loro chiarisse la questione.

      • avatar
        paolo bagnoli 12 Aprile 2015 at 17:16

        Nel mio prossimo “Scacchi matti n.6” (sempre che l’editore Roberto sia d’accordo sul titolo, per ora provvisorio) ho inserito una sezione riguardanti gli Studi, tentando di selezionare composizioni che più si avvicinino a situazioni di gioco vivo (a parte un paio di “scherzetti”…;). Ritengo che lo Studio possa essere molto istruttivo per quanto riguarda la soluzione a tavolino di complessi problemi tattici, mentre con tutta la mia buona volontà non sono mai entrato a sufficienza nello spirito del Problema.
        Forse la mia è una visione errata, ma non ce la faccio proprio.

  5. avatar
    paolo bagnoli 12 Aprile 2015 at 17:22

    L’amico Enzo Minerva (ciao!) mi mostrò, circa un anno fa, uno studio incantevole; solo Torre e Pedoni, ma che meraviglia! Spero sia stato pubblicato e premiato.

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