Impariamo da Caruana

Scritto da:  | 1 Novembre 2014 | 25 Commenti | Categoria: Zibaldone

Moise - Vignetta Secchio acqua

Storyboard dell’impareggiabile Mongo

Disegni dell’infaticabile Moise

Colore della magnifica Viviana

Testo dell’insuperabile Mongo

Lettering  dello stratosferico Moise

Editing da quei simpaticoni di SoloScacchi

Ringraziamo Paolo Moisello per la gentile collaborazione.

avatar Scritto da: Mongo (Qui gli altri suoi articoli)


25 Commenti a Impariamo da Caruana

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    fds 1 Novembre 2014 at 18:33

    Insomma, il Mongo ha “ripassato” tutto il calendario? 🙂

    Ma è vero che i pubblici decisori, gli stessi che in estate si facevano pubbliche docce (e qui evito facili commenti) riprese dai media, per sensibilizzare sulla raccolta di fondi da destinare allo studio della SLA, infine hanno tagliato i fondi statali a chi soffre e ha bisogno di assistenza domiciliare?

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    paolo bagnoli 1 Novembre 2014 at 23:10

    Naturalmente… Cosa speravi?

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    Marramaquis 2 Novembre 2014 at 15:15

    No. Dobbiamo cercare di essere più precisi, come tutti noi e voi cerchiamo di esserlo (e giustamente lo pretendiamo) sugli argomenti tecnici scacchistici, che ci sono certamente più familiari.
    Altrimenti si alza il solito generico polverone accusatorio nei confronti dello Stato e del governo centrale.
    La legge di stabilità 2014/2015, ancora in discussione, prevede di assegnare l’anno prossimo al “Fondo per la non autosufficienza” 250 milioni di euro. Prevede, però, anche di trasformare questo Fondo in “strutturale”, quindi non da azzerare e rifinanziare ogni anno, come avviene adesso (la qual cosa rende problematiche per le Regioni eventuali programmazioni d’interventi pluriennali).
    Quest’ultima è una cosa buona, senz’altro. La diminuzione del rifinanziamento per il 2015 (dai 350 milioni del 2014) invece certamente no, a mio (e di quasi tutti) parere.
    Ma vediamo come sono andate le cose negli ultimi anni:
    Il Fondo è stato istituito dal governo Prodi con la finanziaria del 2007 (prima non esisteva) e prevedeva l’erogazione nel 2008 di 300 milioni e di 400 per il 2009, confermati per il 2010, e poi ridotti ed azzerati dal governo Berlusconi: 100 milioni nel 2011; ZERO per il 2012. Per il 2013 furono previsti 275 milioni, poi 350 milioni per il 2014.
    Quindi è vero che i 250 milioni proposti per il 2015 sarebbero (se confermati) 100 in meno del 2014, ma sarebbero anche 250 più del 2012 e -in più- definitivi.
    E c’è da aggiungere che in pratica queste sono somme che vengono distribuite dallo Stato alle Regioni in ragione della loro popolazione ed estensione.
    Il fatto è che le Regioni decidono poi autonomamente come impiegarle. Qualche Regione più virtuosa (come la Toscana o l’Emilia-Romagna) di solito le integra, allo scopo, perfino con proprie risorse.
    Ma, badate bene, non si tratta di somme che vengono destinate direttamente ed obbligatoriamente ai malati di SLA. Si tratta di somme che possono essere destinate a questi ultimi, ma che possono anche essere utilizzate per progetti diversi in qualche modo riconducibili a tali malattie.
    Il punto è che non c’è nessun controllo e nessun limite su come effettivamente esse vengono spese e se effettivamente vengono spese.
    Quindi quello che sarebbe opportuno fare è:
    a)rendere definitivamente strutturale il Fondo, e questo in effetti pare stia finalmente avvenendo, si spera anche valutando che 350 milioni o 450 sono certamente più utili e necessari di 250;
    b)verificare e controllare che le somme siano direttamente destinate al malato e non si disperdano in cento rivoli nebulosi (sovente definibili, nel migliore dei casi, come “sprechi”), come sembra accada oggi.
    Il meccanismo, insomma, va rivisto, costringendo in primo luogo le Regioni ad essere decisamente più trasparenti e mirate nella spesa di dette importantissime, o meglio vitali, e naturalmente sempre troppo scarse, risorse.

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    fds 2 Novembre 2014 at 16:23

    Grazie per le precisazioni.

    Quindi confermi che i fondi, rispetto all’anno scorso, vengono tagliati.
    Il fatto che il fondo diventi (diventerà) strutturale è sicuramente un valore aggiunto. Ma a mio parere non basta se poi lo si taglia, in un Paese che seppure in difficoltà si vuole definire civile ed equo. A fronte di sprechi acclarati in altri campi, ovviamente.

    Con il federalismo fiscale si intendeva responsabilizzare le Regioni. Così ci dicevano. In realtà sappiamo da quali sentimenti egoistici è partita la faccenda. E soprattutto sapevamo a quali conseguenze si andava incontro.

    Viviamo in un Paese che non è capace (non vuole?) di moralizzare la classe dirigente, sia essa politica o amministrativa. Siamo un Paese fondamentalmente corrotto. Per corruzione intendo sia quella del politico che prende la mazzetta sia l’impiegato che si fa timbrare il cartellino dai colleghi mentre si dedica ad altro.
    Di fronte a tale situazione, forse insanabile per atteggiamento culturale, in maniera silente (ma non tanto) la classe dirigente scarica sugli onesti (la stragrande maggioranza) il peso di tutto.

    Un esempio per rimanere in tema?
    Vivo al sud. Da anni, causa ruberie assortite, iterate, tollerate, mai perseguite ed eliminate alla radice, nella mia regione la sanità è alla frutta in termini di disponibilità finanziarie. Come risultato netto e da svariati anni, causa il federalismo, da ottobre a fine anno è sospesa ogni forma di assistenza sanitaria al cittadino (accertamenti, terapie, cure a domicilio, ecc.), con l’eccezione dei ricoveri ospedalieri, ma la qualità di questi ultimi a fronte di un blocco delle assunzioni del personale sanitario oramai quinquennale sono facilmente immaginabili… In pratica tutti quelli che vanno in pensione non vengono sostituiti e parecchi ospedali vengono chiusi. Dicono per razionalizzare. Sarà pure vero, ma se ti viene un infarto i minuti sono preziosi, e allungare il percorso dell’ambulanza di 30/50 minuti non è che ti aumenta le possibilità di salvezza. Poi, per i parenti di un ricoverato, è una goduria farsi ogni sera 90 minuti di viaggio all’andata e altrettanti al ritorno, per visitare un proprio caro ricoverato.
    Solo se te lo puoi permettere, nell’ultimo trimestre dell’anno ti paghi extra di tasca tua la sanità (quindi due volte se paghi le tasse), altrimenti aspetti l’anno nuovo.

    Vengo al punto.
    Sono un cittadino italiano che lavora e paga le tasse, esattamente come uno di Vigevano o di Bergamo.
    Perché vengo trattato da serie B rispetto a loro?
    Quando parlo per me naturalmente mi riferisco alla pletora di concittadini assolutamente onesti. La totale e assoluta maggioranza.

    In estate, seduti davanti a una birra, esponevo queste stesse considerazioni a due cittadini (scacchisti, per rimanere in area) delle citate città, di cui uno proprio giovane, entrambi informati (apparentemente) e niente affatto meschini da un punto di vista culturale.
    Sostenevo che le ruberie sono parimenti diffuse sia a nord che a sud, e la differenza è che nelle regioni con reddito maggiore, quanto rimane al netto del furto è sufficiente per i bisogni primari del cittadino. Questo al sud è meno facile accada.
    La loro risposta condivisa fu, con un mezzo sorriso di convinta sufficienza, che dovevo prendermela con il mio cugino (si fa per dire) assessore.

    Questa situazione di grave sperequazione verso i cittadini e questa risposta mi paiono emblematiche per descrivere la rabbia montante e inespressa di quanti, quotidianamente, subiscono sulla propria pelle l’arroganza culturale e amministrativa di decisori e concittadini.

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      Marramaquis 2 Novembre 2014 at 18:54

      Capisco il tuo sfogo. E’ importante anzitutto rendersi conto di certi numeri.
      Secondo me l’errore non sta tanto nel non considerare e reprimere giustamente ed esemplarmente chi timbra il cartellino al posto di un altro. L’errore sta proprio nell’aver dato due cartellini a quei due pessimi figuri. Mi spiego meglio.

      Parliamo, ad esempio, della Campania. In Campania le società partecipate, ovvero quelle che dipendono in vario modo (al 100%, al 51% o sotto) dalla Regione sono circa 60 (solo dalla Regione, eh?), alcune in liquidazione, parecchie inutili, con complessive svariate migliaia di dipendenti, per la più parte inutili anch’essi, e con circa un miliardo (difficile calcolare esattamente, forse non lo sa nessuno …) di costi pubblici.
      E queste partecipate, a loro volta, spesso si avvalgono, come la stessa Regione, di consulenze salate …. e sono altri costi che girano e gravano nel marasma amministrativo della Regione.
      E’ chiaro? Almeno un miliardo di euro! … altro che le briciole dei denari per il “Fondo per la non autosufficienza”! Che a tale Fondo lo Stato destini complessivamente 350 o 250 milioni incide pochissimo per la Campania, che avrebbe una differenza, sulla sua quota , di 6 o 7 milioni al massimo in più o in meno all’anno: briciole.
      Ma qui, solo con le partecipate parliamo in tutta la Campania di almeno un miliardo di costi annui, cioè 1.000 milioni!

      Ed è questo un fenomeno generalizzato nel Paese, una malattia terribile che si dice abbia triplicato in Italia il numero delle partecipate negli ultimi 10 anni. Il federalismo, è chiaro, ha dato il colpo di grazia, innestando una spirale perversa e inarrestabile.
      Se allarghiamo il discorso a Province e Comuni, le società partecipate in Italia assommano a circa 8.000 (un terzo delle quali in perdita), per lo più prive di ogni trasparenza contabile. Una voragine di costi spaventosa, ingiustificata e incontrollata, che la Corte dei Conti ha valutato recentemente, ma con molta cautela, in una cifra prossima ai 30 miliardi annui.

      Quello di cui ha bisogno tutta l’Italia, e non soltanto la Campania, è uno snellimento coraggioso, o meglio una drastica e draconiana potatura, del suo apparato amministrativo. Bene allora, a parer mio, si sta facendo nell’ iniziare a tagliare in Parlamento (senatori, portaborse, scribacchini, barbieri ecc ….) perché si porta così il buon esempio.
      Ma di strada da compiere ce n’è tantissima altra, nello Stato e nei suoi enti inutili (tipo il CNEL), nelle Regioni (come visto) e via discendendo.
      E’ il governo e il Parlamento, questo o un altro non importa (ma meglio oggi che domani), che, un giorno, se vorrà salvare il Paese, dovrà intervenire nell’ opera di potatura e di semplificazione (e di riconversione del lavoro), senza nessun riguardo per nessuno e senza lasciarsi intimidire dagli eterni scontenti e dalle solite eterne resistenze, resistenze sempre collegate ad annosi privilegi parassitari e travestite/affiancate, sovente, da furbi populisti o da vecchi “saggi” o da infiltrazioni di varia natura.
      Da quel giorno, vedrai, forse funzionerà un po’ meglio anche la vituperata Sanità.

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      DURRENMATT 2 Novembre 2014 at 20:30

      …hai citato l’infarto del miocardio (meglio Sindromi Coronariche Acute) ma in questo caso il tuo esempio non è calzante. La Rete IMA italiana (Cardio on-line,118 e sistema Hub-Spoke) è tra le più efficienti al MONDO.Infatti la mortalità con questo sistema,modificando solo il parametro “ospedalizzazione”, è passata dal 40% all’1%. I cittadini devono comprendere che l’Organizzazione Sanitaria,oggi,rappresenta un importantissimo mezzo terapeutico. Cosa voglio dire con questo…c’è troppa politica nella Sanità Italiana!!! In Svezia,ad esempio,solo i medici possono ricoprire cariche Amministrative. Il Direttore Generale del Karolinska Institutet di Stoccolma viene eletto a rotazione tra i Primari…noi,invece, abbiamo un Ministro della Sanità con la “sola” Maturità Classica…della serie…oggi le comiche!!!

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        fds 2 Novembre 2014 at 22:04

        Perdonami, ma ribadisco la bontà dell’esempio.
        Dopo che quelli del 118 raccattano per terra l’infartuato o il sospetto tale, dovrebbero trasportarlo alla più vicina unità coronarica, ma sappiamo che non è così. Dopo le primissime cure la diagnosi definitiva è fatta presso un pronto soccorso, ove casomai non sempre vi è l’unità coronarica (è questo il punto focale), e quindi si procede a ulteriore trasporto. E i pronto soccorso stanno diminuendo di numero (e di qualità!).
        Il risultato netto è l’allungamento dei tempi di conferimento all’unità specialistica.
        Visto che per gli aspetti che spiegavo sopra non siamo più una nazione, posso dire che dalle mie parti funziona così. Dalle tue?

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    The dark side of the moon 3 Novembre 2014 at 15:37

    L’Italia da questo punto di vista è paragonabile ai paesi del terzo mondo…
    Avevamo, per come era concepito il miglior sistema sanitario del mondo, sulla carta…
    Guardate come siamo messi ora.
    Abito al centro e purtroppo ho avuto a che fare con varie strutture ospedaliere per motivi anche seri e il fatto che mi ha lasciato più sbalordito è la qualità del servizio che troviamo nelle strutture ancora aperte…
    Vogliono continuare a tagliare la sanità?
    Bene, iniziassero a mandare a casa il 70% del personale medico e infermieristico che attualmente è completamente inetto a ricoprire i ruoli svolti.
    C’è bisogno di personale qualificato NON dalla politica che si permette di nominare anche i direttori sanitari delle ASL.
    Dov’è finita la meritocrazia se c’è mai stata?
    Qui bisognerebbe aprire un altro discorso riguardante le università che è meglio lasciar perdere altrimenti butto altra benzina sul fuoco e mi rovino la salute.
    Vista la situazione è meglio tenersela a caro 😈
    Mi è venuta però in mente quella frase che gli anarchici ripetevano andando sul patibolo:
    “Una grande risata vi seppellirà”.
    Dedicato a tutti i pagliacci che questo regime ha voluto che lo rappresentasse.
    PS.
    Le ultime frasi potete tagliarle ma purtroppo per esperienza ho vissuto e vivo questi problemi, non è facile sempre rassegnarsi e vedere cosi tante ingiustizie intorno a noi.

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    DURRENMATT 3 Novembre 2014 at 16:01

    …perdonami ma sei completamente fuori strada. Spiego brevemente come funziona il Sistema dell’Emergenza in ITALIA a proposito delle SCA (Sindromi Coronariche Acute).Supponiamo un pz con Dolore toracico (angina);si contatta la centrale del 118(Medicina del Territorio) la quale fa un triage e assegna un codice.Si entra così nel Sistema delle Emergenze e parte un’ ambulanza MEDICATA ( ovvero in grado di effettuare un’ECG)che in 8 minuti arriva sul posto e fa un ECG (pronto al 15 minuto)che viene inviato ad una centrale Cardio-online dove un CARDIOLOGO distingue la SCA in STEMI (St elevation Myocardial Infarction)) e NSTEMI (non St elevation).A questo punto partono due percorsi distinti.La forma più grave (STEMI) si avvia verso un centro HUB (con servizio di emodinamica 24/24) per effettuare una PTCA (Angioplastica coronarica primaria),la forma meno grave (NSTEMI) si avvia verso un centro SPOKE (servizi emodinamica in orari di servizio 8-14) per una Ptca Rescue (di salvataggio) previo dosaggio delle troponine (pronte in 30 minuti). Se uno NSTEMI ha alterazioni grossolane all Ecg allora diventa uno Stemi e segue il rispettivo percorso. Mettiamo il caso ci si trovi su un’isola con l’impossibilità di raggiungere entro 90 minuti un Hub e si abbia uno STEMI,allora, in ambulanza si effettua una Trombolisi extra-ospedaliera guadagnando tempo per poter effettuare poi la Ptca. Se invece si è in vicinanza di una piccola cardiologia (non dotata di emodinamica) ma sempre temporalmente fuori portata da un Hub allora si effettua una Trombolisi intra-ospedaliera anche in questo caso per guadagnare tempo.Quindi la forma più pericolosa e che richiede tempestività è lo STEMI. Riassumendo…se entro 90 minuti(door to ballon ossia dalla porta di casa alla Angioplastica)dall’evento STEMI si è in grado di raggiungere un centro Hub si effettua una Angioplastica se si è oltre questo tempo una Trombolisi (per guadagnare tempo).Naturalmente l’algoritmo è molto più complesso ma il principio ispiratore è “il tempo è muscolo” (Golden hour). Dalle mie parti questo Servizio a Rete funziona benissimo a tal punto che la mortalità nei reparti di cardiologia è passata dal 40%( anni ’80)ad un modesto 0,8%. Oggi un pz che arriva in ospedale con una cardiopatia ischemica non muore più. …P.S. l’algoritmo descritto è utilizzato ovunque nel Mondo da New York al Bangladesh.Infatti la nomenclatura cardiologica è stata uniformata e resa globale.Per la verità questo sta accadendo per tutte le patologie (classificazioni globali).

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      The dark side of the moon 3 Novembre 2014 at 16:43

      Io non mi riferivo a problemi cardiaci, parlavo della Sanità in generale.
      Per esempio, se vuoi si potrebbe parlare (senza entrare nello specifico) dei problemi immunologici dovuti ai vari vaccini che il sistema sanitario obbliga a fare ai nostri figli…
      Se per caso hai la disgrazia di avere a che fare con una cosa del genere in questo Paese sei nella m…. fino alla testa.
      Il diritto alla salute appartiene oramai alle utopie del secolo scorso, oggi le multinazionali e i loro profitti passano sopra a tutti e tutto: bambini compresi.
      La classe politica e gran parte del personale medico, indottrinato dalle stesse multinazionali del farmaco, mettono in primo piano la logica del profitto a quella della salute.
      Ma lasciamo perdere che è meglio, il discorso è lungo e complesso e questa non è la sede adatta.

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      fds 3 Novembre 2014 at 16:54

      OK, sono fuori strada e un mio stretto parente ha – sfortunatamente per lui – contribuito allo 0,8% che citi.

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        DURRENMATT 3 Novembre 2014 at 20:44

        …immaginavo ci fosse del “personale” e spero di non aver toccato, con la mia pedanteria, un nervo scoperto. Comunque la tua Regione (che adoro visto che la Costiera è praticamente la mia seconda casa) dal Marzo 2014 ha aderito,finalmente, al progetto “Stent for life” con l’istituzione di un tavolo tecnico. Chiedo venia per il mio tatto “da elefante”… P.S. Emergency del caro Gino Strada ha aperto dei poliambulatori in Sicilia e ne aprirà altri nel Sud Italia. Siamo messi malissimo e la Sindrome dal Burnout (malattia professionale degli operatori sanitari)sta aumentando tra i medici del Sud e questo le “amate” televisioni non ve lo raccontano.

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    Mongo 3 Novembre 2014 at 17:40

    Lo scopo principale di questa vignetta era solo quello di provocare una risata ai nostri lettori. 😛
    Giuro, sui libri di messa (qui rigorosamente in minuscolo) che non era mia intenzione fare satira. Ah Vauro, puoi stare tranquillo, il tuo posto a La7 è ancora al sicuro, ma incomincia a tremare!! 😉
    Però il dibattito che si è aperto mi stuzzica. Non voglio qui stare a discutere se il 118 italiano è migliore o meno del 118 indiano, ma del sistema sanità italiano nel suo complesso che è penosissimo. Università vergognose e ci sono addirittura casi di primari non laureati.
    La sanità, tutta la sanità dovrebbe essere gratuita per tutti, senza ticket, senza codici gialli, verdi o rossi; gli ospedali dovrebbero essere strutture al’avanguardia non luoghi vecchi che mettono paura anche solo ad entrarci come visitatore.
    – Si, bravo, ma così non ci guadagna nessuno!!
    – E chi è che deve guadagnarci sulla nostra salute?
    La ricerca cosa è? Sembra di essere in quella canzone di Lauzi, credo, dove ci si chiede quale sia il verso del coccodrillo…
    Tranquilli, dicono i politici (che qualcuno avrà votato!), 80 euro in più, aumentiamo solo l’IVA, togliamo l’articolo 18, w il precariato, i cocode ed i cocoqua e così non si accorgono (fanno solo finta di non accorgesene) che le imprese chiudono, non per colpa del’articolo 18, ma perché i consumatori non consumano più e mica per cattiveria, ma per mancanza di soldi.
    Mi tornano in mente gli obiettivi della P2, e questo era uno di quelli.
    Italiani svegliamoci o a seppellirci saranno le tangenti e le risate degli anarchici (che tanta, non tutta, ragione hanno)!!

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      rex 3 Novembre 2014 at 20:24

      volevo portare a conoscenza di voi tutti che la Sanità italiana è la seconda per qualità al mondo, al primo posto c’è quella francese che però ai francesi costa quasi il doppio che da noi… Sono un medico e so di cosa parlo, come durrenmatt che ho molto apprezzato nel suo commento… che poi si possa sempre e comunque ottimizzare in qualsiasi campo è più che giusto e ragionevole…

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    alfredo 3 Novembre 2014 at 20:38

    caro Rex
    sono un medico e approvo in pieno il tuo post .
    volevo intervenire anch’io ma mi hai preceduto .
    Chiunque abbia avuto esperienze con altri sistemi sanitari puo’ apprezzare ilnostro
    certo ci sono problemi
    uno è quello di cui parlava Ivan Ilich , il famoso sociologo – filosofo che si occupo’ di temi medici e che curiosamente porta il nome del protagonista di un grande racconto di Tolstoj . La morte di Ivan Ilich .
    Troppa ” medicina” , inutile .
    E noi medici spesso ” sotto ricatto”
    Quando ho cominciato a fare il medico trant’anni fa il lavoro del medico era molto piu’ considerato e rispettato
    ora mi sembra molto spesso di essere l’intermediario tra il paziente ( con le due” paturnie” spesso instillate dalla TV )e il tanto agognato esame

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      rex 3 Novembre 2014 at 21:01

      vi seguo da anni e stimo in particolare l’equilibrio e la competenza di chi pubblica e commenta sul blog , oltre alla linea editoriale; ti leggo caro Alfredo con ammirazione e rispetto per le tue enciclopediche citazioni, e quello di prima è stato il mio primo commento, ma solo perchè per la prima volta ho avuto la sensazione che non si stesse mettendo a fuoco in maniera corretta la questione.

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      fds 3 Novembre 2014 at 21:01

      Ciao Alfredo (e Rex).

      Leggendovi sto provando la stessa sensazione (di frustrazione?) di quando, davanti a una birra con gli amici del nord, discutevo della disparità di situazione tra le diverse zone del Paese.
      Niente, non ci capiamo, e sicuramente è mio demerito.
      Con tutto l’affetto, non ho messo in discussione la qualità complessiva del SSN, ma sto affermando che oramai esistono 20 SSN, uno per regione, spesso profondamenti diversi tra loro.
      E non va bene.

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        rex 3 Novembre 2014 at 21:14

        ciao fds, sono della provincia di Salerno e, se qualcuno negli ultimi 10 anni ( quindi sto parlando di dx e sn a scanso di equivoci nel caso della nostra regione)avesse affrontato in maniera più ” corretta ” il problema della spesa, quella birra non ti avrebbe fatto così male… Come sempre esiste un problema di uomini e competenze, ma a volte quegli uomini e quelle “competenze” li mandiamo noi a far danni….

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          alfredo 3 Novembre 2014 at 22:18

          Caro Franco ( e caro Rex)
          io e Franco abbiamo una birra o qualcosa d’altro in sospeso ( una birra per me è un po’ difficile vista il mio inveterato essere astemio) dal torneo di Bergamo .
          E’ un discorso ovviamente difficile e complesso .
          Ma sono d’accordo con franco quando dice che abbiamo 20 SSN , molto diversi per molti motivi
          è il motivo per cui in una regione una siringa costa 10 centesimi , in un’altra 1 euro .
          Ma nel complesso ritengo che il nostro SSN sia un servizio che offra possibilità di cura di buon livello a TUTTI
          certo c’è per chi per curarsi deve accolarsi lunghi viaggi alla ricerca del centro migliore ( quasi sempre al Nord )
          Ma chi scambierebbe uno dei nostri 20 SSM con uno dei 50 sistemi USA
          Un sistema in cui prima ti strisciano la carta di credito
          e poi ti dicono se ti possono curare o meno
          nell’ospedale in cui lavoro al massimo c’è il ticket di 25 euro per prestazioni di PS che valgono 10 volte tanto !

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            delpraub 4 Novembre 2014 at 09:10

            Quello che dici Alfredo è molto giusto.
            Un paio di settimane fa parlavo col Responsabile di una Centrale Operativa 118 della Liguria che mi raccontava come la qualità e il valore del servizio di pronto soccorso sono assolutamente non compresi o, al meglio, sottovalutati.
            Suggeriva provocatoriamente di contrastare la percezione del “quel che non si paga non vale nulla” semplicemente rilasciando una fattura pro-forma a fine della prestazione, che riporti qualcosa del tipo “La prestazione di Pronto Soccorso che le è appena stata fornita è costata XXX Euro. Lei però non paga nulla (oppure paga solo XX Euro) perche il SSN copre questi costi”.
            Solo una questione di comunicazione, lo so, ma potrebbe aiutare a mettere le cose in una diversa prospettiva.

            Certo, mi piacerebbe anche che una cosa analoga fosse messa in calce ad ogni legge o provvedimento legale adottato dai vari parlamenti e parlamentini. Così, tanto per sapere quanto ci costano (anche solo in costi vivi) le “palle” di cui rappava Frankie HI-NRG MC nel suo “Rap Lamento” (http://www.youtube.com/watch?v=r5M_E3gtt9w).
            O forse no, meglio di no.

            (E, a proposito di no, se volete sentire Arnoldo Foà dire la sua con un altro brano di Frankie HI-NRG MC, “Morsi e rimorsi”, ascoltatelo qui: http://www.youtube.com/watch?v=H7oQdMg2Hi0)

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              alfredo 4 Novembre 2014 at 12:19

              Caro Del praub una cosa del genere è già fatta in Lombardia e per il Ps e per i ricoveri ordinari .
              Immettendo il codice della patologia esce automaticamente il ” costo” delle spese sostenute .
              Io sono convinto che in Sanità i costi possano essere contenuti oramai solo in un modo . Non ” terrorizzando” piu’ i medici oramai sempre piu’ costretti alla medicina ” difensiva ” .
              Ma sono orgoglioso di essere un lavoratore di un SSN che cura TUTTI , indipendentemte da paese di provenienza , conto in banca ecc.
              Conoscendo altre realtà posso asicurare che questo non avviene dappertutto !

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    Giancarlo Castiglioni 3 Novembre 2014 at 21:23

    Vorrrei tornare a quello che per me è il punto più importante, la riduzione delle spese.
    Credo che la situazione dell’Italia” sia molto grave e rischi di peggiorare.
    Ormai aumentare le tasse non serve più, si affossa ulteriormente l’economia e gli incassi non aumentano o anzi diminuiscono.
    E’ già successo con la benzina.
    La riduzione delle spese è urgente e indispensabile.
    Eppure appena se ne parla subito tutti a urlare di macelleria e provvedimento inaccettabile.
    Se c’è un risparmio, subito qualcuno propone di spenderlo in altro modo.
    Nella finanziaria è nascosta una bomba ad orologeria, la micidiale clausola di salvaguardia”
    dell’aumento dell’IVA.
    Se scatterà l’economia peggiorerà ulteriormente.

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      DURRENMATT 3 Novembre 2014 at 21:52

      …il problema non è la riduzione della spesa (spendiamo meno per Istruzione e Sanità rispetto ad altri paesi Europei)ma la CORRUZIONE (presente in tutta Italia) che ci costa 20(venti) MILIARDI all’anno(fonte Corte dei Conti)!!! Visto che ti intriga la Storia informati sulla “ricetta” GRECIA. Il tutto iniziò con …”la riduzione della spesa è urgente e indispensabile”…ergo, tagli lineari su Sanità ed Istruzione!!! Il resto come si suol dire è storia.

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        Giancarlo Castiglioni 4 Novembre 2014 at 15:45

        Tagliare la spesa vuol dire tagliare la corruzione.
        E’ dove i risparmi maggiori sono possibili.
        Sopratutto nella corruzione “legale” delle false consulenze agli amici e dei consigli di amministrazione di società fantasma.
        Nei giornali è scritto in piccolo,ma le “clausole di salvaguardia” prevedono di portare l’IVA 10% al 13% e l’IVA 21% al 25,5%.
        Se scatteranno sarà il disastro.

  10. avatar
    Marramaquis 4 Novembre 2014 at 13:46

    Concordo pienamente con Alfredo, con delpraub e con Durrenmatt.
    Il punto cruciale è proprio, come dice Alfredo, nella siringa che in una Regione costa 10 centesimi ed in un’altra 1 euro. Assurdità dettate quasi mai dalla qualità dei prodotti e quasi sempre dal caos che regna sugli appalti .
    Quindi, come sostenevo nei miei precedenti interventi (e continuo a sostenere a costo di essere ripetitivo), conta poco che lo Stato finanzi un certo settore con 100 milioni all’anno in più o in meno; è del tutto relativo. Sono briciole che non si sa come poi vengono spese. Si vogliono camionate anziché briciole? Troppo facile.

    Sarebbe, come sostenevano e scrivevano tempo addietro due amici campani, “come riempire di benzina il motore di una macchina con le ruote sgonfie, sperando che la macchina arrivi a destinazione. Se poi alla guida si siede la politica, e non manager capaci, si capisce che nemmeno la destinazione è chiara. E come si spiega che una protesi all’anca in ceramica venga pagata in una regione 284 euro e in un’altra 2.575, con una maggiorazione dell’806%? Il nodo è proprio questo. Conta poco il fatto che il Servizio Sanitario Nazionale costi 100 o 110 miliardi di euro l’anno.
    Questi 100-110 miliardi vengono spesi male. E quindi le risorse dei cittadini risultano ancora sistematicamente sacrificate sull’altare delle clientele, delle consorterie e della corruzione dilagante che modellano i rapporti tra aziende sanitarie e aziende fornitrici. Quanti anni sono che si discute dell’applicazione dei cosiddetti “costi standard”? Circa 20. Sulla carta si tratta di una soluzione semplice. Si prendono i costi sostenuti dalle regioni più virtuose nell’approvvigionamento delle varie forniture sanitarie, poi si obbligano la altre ad adeguarsi”.

    Sulla carta. Pertanto sarebbe opportuno che i cittadini, quando si accorgono che vengono spesi male i loro quattrini, o quando si avvedono di tagli apportati a servizi essenziali, non vengano soltanto a manifestare a Montecitorio contro uno “Stato cattivo”, ma abbiano il coraggio di andare a manifestare anche, e soprattutto, davanti al Palazzo della propria Regione.

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