Samuel Rosenthal

Scritto da:  | 15 Marzo 2015 | 85 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri
Samuel Rosenthal 1
Da un paio di secoli a questa parte la Mitteleuropa è stata una generosa produttrice di Maestri scacchistici di altissimo livello. L’insieme degli Stati che la costituiscono ha visto, nel corso della Storia, lo stanziamento di grandi comunità ebraiche, che alla fine del primo millennio già avevano elaborato un loro particolare linguaggio (lo “yiddish”, misto di ebraico, alto-tedesco e slavo) e che ancora oggi vengono conosciute come comunità “Ashkenazi”, letteralmente “Ebrei Tedeschi”, da non confondersi con i “Sefarditi”, nuclei ebraici che prosperarono in Spagna fino a quando l’Inquisizione li cacciò dalla penisola iberica (!492). Ebrei ahkenazi furono, ad esempio, l’austriaco Sigmund Freud, il boemo Franz Kafka, l’ucraina Golda Meir.
L’ebreo ashkenazi Samuel Rosenthal nacque nella città di Suwalki, nell’estremo nordest dell’attuale Polonia, prossima al confine con Bielorussia e Lituania, il 7 settembre 1837. Studiò giurisprudenza a Varsavia e fu probabilmente in questo periodo che apprese gli scacchi impadronendosi rapidamente della tecnica e diventando un giocatore votato alla tattica, come di moda in quel periodo.
Samuel Rosenthal 4
Ebbe certamente una parte attiva nel 1863-4, quando i polacchi insorsero contro il regime zarista, e ciò lo costrinse a fuggire verso l’ospitale Francia. Già quell’anno disputò un match contro Kolisch, uscendone letteralmente stracciato (una sola vittoria contro le sette di Kolisch), ma il ventisettenne polacco aveva ormai deciso che gli scacchi sarebbero stati la sua fonte di sostentamento, e iniziò una frenetica attività di simultanee, sedute alla cieca ed incontri con dilettanti parigini (con denaro in palio, ovviamente).
Dopo pochi mesi parlava correntemente la lingua; per tre anni di seguito vinse il torneo della Régence (1865, 1866 e 1867) diventando così il miglior giocatore attivo residente in Francia. Nel ’67 si iscrisse al torneo internazionale di Parigi, finendo a metà classifica (8/16), per poi giocare un disastroso match contro Neumann, che lo battè con un netto 5 a 0 (con 6 patte). Non per questo la fama di Rosenthal venne scalfita; in Francia non c’era giocatore più forte di lui, visto che gli anni gloriosi di Labourdonnais e Saint-Amant erano passati per sempre. Due anni dopo disputò altri due incontri contro lo stesso avversario, ma Neumann era decisamente troppo superiore a lui, che venne battuto in entrambi anche se in misura meno netta.
Fu, nel ’70, tra i partecipanti al “torneo delle cannonate” di Baden-Baden, un doppio turno che vide la vittoria di un travolgente Anderssen, il quale, con gli anni, non aveva perso il suo smalto. Rosenthal si era presentato al torneo con l’intenzione di ottenere almeno una patta contro i giocatori più quotati e si deve dire che raggiunse in gran parte lo scopo: una vittoria ed una sconfitta con Anderssen, una sconfitta ed una patta con Steinitz (2°), una vittoria ed una patta con Neumann (3°), due patte con Blackburne (4°), una patta ed una sconfitta sia con Louis Paulsen che con Winawer. Perse per forfait entrambe le partite con De Vére e Minckwitz: la salute, che non gli era mai stata amica, non lo aveva certamente sorretto.
La guerra-lampo franco-prussiana si risolse in una disastrosa sconfitta di Napoleone III e Rosenthal, tutt’altro che a suo agio nella Parigi ribollente di moti repubblicani, si spostò in Gran Bretagna, dove affrontò John Wisker, battendolo di misura (+3 =4 -2). Anche in terra d’Albione Rosenthal proseguì nella sua attività di simultanee ed esibizioni alla cieca. Nel 1873 (24 gennaio) tiene una simultanea a Parigi contro 28 avversari – numero insolito per quegli anni, ma gli avversari pagavano bene … – poi lo troviamo a Vienna, quarto classificato al torneo che vede ai primi tre posti Steinitz, Blackburne ed Anderssen. Le sue scorribande europee non avevano sosta: teneva simultanee e sedute alla cieca dovunque lo chiamassero, e suscitò ad un certo momento l’invidia di Steinitz che scrisse: Rosenthal è l’unico giocatore che riesce a vivere agiatamente soltanto con gli scacchi”. Dava anche lezioni private, che si faceva pagare profumatamente.
Le sue esibizioni in simultanea attiravano anche membri della nobiltà, e la sua fama si rafforzava. Il 27 febbraio 1874, a Parigi, gli avversari erano 26 e tra il pubblico c’erano diversi nobili, che rimasero impressionati dalla velocità con la quale Rosenthal compiva il giro della sala, una decina di minuti. La seduta terminò alle due e un quarto del mattino con un +19 =6 -1.
Nel 1878 era nuovamente a Parigi per partecipare al torneo (doppio turno) che vide primeggiare Winawer e Zukertort. Rosenthal si piazzò a metà classifica, senza infamia e senza lode, ma la sua principale attività era fuori dalle manifestazioni ufficiali: lezioni, simultanee, eccetera. Particolarmente richieste dai vari circoli che lo ospitarono furono le sue esibizioni alla cieca. Il 10 febbraio di quell’anno aveva tenuto una simultanea alla cieca contro otto avversari impressionando per l’eleganza delle combinazioni con le quali li aveva battuti. Non rinunciò mai allo stile spumeggiante ed aggressivo che lo caratterizzava, ed il suo unico handicap era costituito da una salute malferma che gli faceva pagare pesanti tributi nel corso delle manifestazioni ufficiali come match e tornei.
Nel 1880 venne disputato un torneo che poi gli storici considerarono il primo campionato francese “non ufficiale”, e Rosenthal, ormai cittadino francese a tutti gli effetti, lo vinse superando avversari quotati come Clerc e De Rivière. Si spostò nuovamente a Londra, dove giocò contro Zukertort, ma venne sonoramente battuto (+1 -7 =11). Tre anni dopo, sempre a Londra, giunse a metà classifica togliendosi tuttavia la soddisfazione di battere Steinitz in entrambe le partite e di conseguire una vittoria su Mackenzie ed una su Cigorin. Anche in questa occasione ebbe problemi di “tenuta”, determinati dalla massacrante formula: si giocava da mezzogiorno alle diciassette, due ore di sospensione per il pranzo, e nuovamente davanti alla scacchiera dalle diciannove alle ventitre.
Samuel Rosenthal 2
Svolgeva, oltre al resto, una intensa attività giornalistica sempre in ambito scacchistico, e nel 1885 tale attività divenne una ulteriore fonte di guadagno: teneva una rubrica fissa su Le Monde Illustré, e scriveva frequenti articoli su La Stratégie, La Vie Moderne e diversi quotidiani francesi, tenendo viva la propria fama grazie alle sue continue esibizioni. Sempre impeccabilmente abbigliato, veniva descritto come una persona affabile e cortese, anche se un giornalista parigino lo definì “nerveux”.
Decise di evitare le manifestazioni e di proseguire nelle esibizioni che gli consentivano una vita agiata. Sapeva dosare le proprie forze e scegliere dove, quando e contro chi esibirsi, e visitando le sue partite si scopre una costante aggressività ed una propensione alla combinazione “tecnica”, dove nulla è lasciato al caso e lo sfruttamento della superiorità di sviluppo è esemplare.
Nel ’91 il Grand Cercle di Parigi, che ospita il Circolo Scacchistico della capitale, inaugura il nuovo “salone delle feste”, illuminato da un gigantesco lampadario in cristallo di Boemia, ed uno dei primi eventi è quello del 1° dicembre, quando il cinquantaquattrenne Samuel Rosenthal viene invitato a tenervi una simultanea su trenta scacchiere, con inizio alle nove di sera. Alle due e mezzo del mattino seguente la seduta termina col risultato di +26 =3 -1.
Samuel Rosenthal 3
Negli ultimi anni del secolo, Rosenthal, alla soglia dei sessant’anni, inizia una collaborazione con il principe Balashov, un nobile russo che è anche suo allievo, e che gli corrisponde uno stipendio di 500 franchi mensili, da raddoppiarsi quando Rosenthal deve seguire il nobile in uno dei suoi frequenti spostamenti. Il principe vuole firmare congiuntamente a Rosenthal una sorta di “trattato”, ma ad un certo punto decide di interrompere la collaborazione e, di conseguenza, il pagamento dello stipendio. Trascinato da Rosenthal in tribunale, il principe deve ammettere la propria condotta scorretta e costretto a versare al “dipendente” un rimborso di quindicimila franchi, corrispondente all’incirca a 200.000 euro attuali.
Samuel Rosenthal vive ormai da anni a Neuilly-sur-Seine (oggi praticamente un sobborgo di Parigi) nei pressi della sinagoga locale; si sta avviando verso una confortevole vecchiaia quando, cinque giorni dopo il suo sessantacinquesimo compleanno, viene improvvisamente a mancare.
Una partita del torneo di Londra del 1883 che illustra le qualità tattiche di Rosenthal ed il suo stile di gioco.

avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


85 Commenti a Samuel Rosenthal

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    fabrizio 15 Marzo 2015 at 08:46

    Fare i complimenti a Paolo rischia di diventare monotono! 🙂 🙂

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      Alfonso 15 Marzo 2015 at 09:19

      Verissimo! Una galleria di profili da staccare e conservare… 😉

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      Enrico Cecchelli 15 Marzo 2015 at 09:37

      Sottoscrivo!

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    lupo di mare 15 Marzo 2015 at 09:46

    Grande ritratto, complimenti!

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    Jas Fasola 15 Marzo 2015 at 10:36

    Bravo, Paolo, molto bravo, lo sappiamo… ma senza gli scacchisti di origine polacca che cosa leggeremmo? 😉
    Suwałki citta’ degli scacchi 🙂

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      paolo bagnoli 15 Marzo 2015 at 11:36

      … e ne stanno arrivando altri!
      La tormentata terra polacca ha disseminato scacchisti in mezzo mondo, parecchi di origine ebraica, e non ne ho nessun merito… Il “merito” è probabilmente tutto dei Romanov, se mi passi l’espressione.

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    Fabio Lotti 15 Marzo 2015 at 11:51

    Mi hanno colpito i 200.000 euro attuali. Li mortacci… 🙂
    Complimenti ancora Paolo che in seguito saranno spesso sottintesi per non ripetermi.

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      paolo bagnoli 15 Marzo 2015 at 12:45

      Caro Fabio, fa’ un po’ i conti: 500 franchi al mese di stipendio, cioè il giudice ha riconosciuto al buon Rosenthal 30 mensilità di stipendio (Rosenthal aveva richiesto anche le “spese”;). Duecentomila diviso trenta… e trovi quanto percepiva (in Euro attuali). Mica male…

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    Renato Andreoli 15 Marzo 2015 at 17:56

    Caro Paolo, tu che conosci in modo così approfondito la storia degli scacchi e che hai indagato le biografie di tanti giocatori grandi e piccoli sei forse il più indicato a rispondere alla domanda: come mai gli Ebrei hanno sempre avuto un ruolo tanto significativo nel mondo delle sessantaquattro caselle? Sono forse più intelligenti, o più motivati, o che altro?
    Gli Ebrei sono meno dello 0,2% della popolazione del pianeta, eppure una buona metà dei campioni del mondo di scacchi è composta di Ebrei!

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      paolo bagnoli 15 Marzo 2015 at 22:23

      Caro Renato, posso soltanto, nel mio piccolo, esporti una mia ipotesi, fondata sulla Storia per come la conosco e la interpreto.
      E’ superfluo parlare della Diaspora ebraica, così come è superfluo parlare del diffuso attaccamento degli Ebrei alla loro religione. Non credo superfluo, invece, parlare del fatto che gli Ebrei siano stati considerati, per quasi due millenni, un popolo “deicida” (dai cristiani) ed indegno, quindi, di esercitare professioni liberali (in parecchie zone d’Europa), con altalenanti periodi in cui essi venivano tollerati (fino al successivo pogrom, con relativi assassinii, stragi ed esproprio dei beni).
      Esercitavano l’usura, è vero, che era severamente proibita dal mondo cristiano (a parte alcuni papi palesemente simoniaci) e vivevano in comunità chiuse, con la loro religione ed i loro timori. Non praticavano il gioco d’azzardo mentre praticavano giochi di abilità, e forse è questo fattore che ha innestato nel loro DNA (scusa l’impropria espressione) il gusto degli scacchi, a partire dal tardo Settecento.
      Nell’Ottocento, con la recrudescenza dei pogrom sempre più frequenti e di un rinnovato sentimento antiebraico, con la fondazione di Circoli scacchistici sparsi un po’ per tutta Europa, con il consolidarsi di un professionismo scacchistico che poteva costituire fonte di “lecito” guadagno, probabilmente gli Ebrei coltivarono gli scacchi con sempre maggiore assiduità, fino ai risultati che tutti conosciamo.
      Poi c’è il talento, e qui chiunque si arresta: se non c’è quello, niente da fare, resterai nell’anonimato (o quasi) per sempre, ma esiste anche un elemento più sottile e difficilmente dimostrabile, anche quello – a mio avviso – facente parte del loro DNA (e chiedo nuovamente scusa), e cioè la loro tendenza al cavillo, alla sottigliezza verbale e filosofica: è abbastanza noto che si tratta del popolo più causidico del pianeta (anche i Cinesi non scherzano…;)… ma sto andando troppo in là.
      Spero di essere stato chiaro nell’esporre la mia personale teoria, che mai potrà essere dimostrata, e di non averti annoiato con vuote parole.

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        Renato Andreoli 15 Marzo 2015 at 22:57

        Ti ringrazio molto per la risposta, Paolo. Credo che tu sia d’accordo con me nel ritenere che quello degli Ebrei e degli scacchi sia un argomento non abbastanza sviluppato. Forse anche perché – e qui sono io ad azzardare un’ipotesi – si tratta di un argomento che è stato “sporcato” dai famigerati articoli pubblicati da Alechin durante la seconda guerra mondiale.

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          paolo bagnoli 16 Marzo 2015 at 18:14

          Forse c’era parecchio altro da dire sull’argomento. La domanda che formuli è la stessa che mi sono posto quando ho iniziato ad approfondire le mie conoscenze storiche sugli scacchi moderni (la storia “antica” degli scacchi mi interessa relativamente poco), constatando il notevole numero di giocatori di origine ebraica che hanno arricchito il gioco, provenienti in gran parte dalla Mitteleuropa e dalla Russia (zarista e post-).
          Per quanto riguarda i famigerati articoli di Alekhine e le goffe scusanti addotte in seguito dal campione mondiale (apocrifi, poi “estorti”, eccetera) ho esposto ciò che penso in altra sede: Alekhine, nel suo immenso egocentrismo e nel suo altrettanto immenso desiderio di vivere di e per gli scacchi strafottendosene di politica o problemi sociali, era disposto – a mio avviso – a qualunque cosa gli consentisse ciò. Era tuttavia un grande genio scacchistico, ma ciò non lo assolve.

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            Renato Andreoli 16 Marzo 2015 at 19:57

            Ciò che dici di Alekhine mi fa venire in mente un altro grande antisemita, Richard Wagner. Anche lui era un egocentrico pieno di sé, ma la quantità di bellezza che ha prodotto ce lo fa amare nonostante il suo antisemitismo.
            In Russia, poi, l’odio verso gli Ebrei è sempre stato molto diffuso anche fra le élite culturali ed Alekhine non rappresentava certo un’eccezione. Penso, per esempio, ad un altro grande compositore, Modest Mussorsky, ed alla feroce caricatura dei due Ebrei, uno grasso e tronfio, l’altro povero e piagnucoloso, nell’episodio intitolato “Samuel Goldenberg e Schmuyle” nei suoi Quadri di un’esposizione.
            Peraltro, mi sembra a volte di ritrovare alcune delle argomentazioni usate da Alekhine contro gli scacchisti Ebrei (gioco speculativo, interesse esclusivo per il risultato, sete di guadagno…;) nelle critiche che oggigiorno vengono spesso rivolte a grandi campioni del presente come Carlsen, Caruana, Kramnik, Leko, Karjakin e altri.

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              paolo bagnoli 16 Marzo 2015 at 21:24

              Caro Renato, anch’io ho una smisurata ammirazione per uno storico anrisemita: il buon Voltaire. Ma chi è senza peccato…

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        Michele 16 Marzo 2015 at 20:17

        Paolo,
        provo a fornire a sostegno della tua spiegazione questo .
        cio´che ha reso gli ebrei cosi´ causidici e´ lo studio
        del Talmud , un libro particolarmente complesso e ambiguo
        che per essere compreso costringe a interpretazioni complesse
        e , diciamolo , anche contorte . Con questo allenamento si capisce
        come hanno fatto gli ebrei a tenere in allenamento il cervello!
        Avrei voluto premettere anche che e´ bene non assolutizzare ,
        dipende dal talento individuale : non e´ che tutti gli ebrei siano
        intelligenti , cosi´ come non e´vero che tutti i tedeschi sono
        molto intelligenti , come mi disse un docente dell Universita´di
        Siena anni fa, perche´ parlano una lingua difficile! . Ma , contraddicendo il mio stesso principio,
        cito una ricerca apparsa sul New York Times , secondo la quale
        gli ebrei askenaziti sono piu´ intelligenti degli ebrei sefarditi

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          paolo bagnoli 16 Marzo 2015 at 21:47

          Forse perchè gli askenazi hanno subìto periodici pogrom, mentre i sefarditi hanno vissuto per secoli in una relativa “calma” a Cordoba o Palermo (bastava che pagassero le tasse per i “non islamici”;)? Per quanto riguarda la lingua, trovo l’affermazione dell’intelligenza teutonica “perchè parlano una lingua difficile” a dir poco ridicola.
          I cinesi, allora? E gli ungheresi? Gli inglesi risulterebbero tra i più cretini d’Europa, forse ci salveremmo noi, francesi e spagnoli (con appendice portoghese), e gli svizzeri a cosa apparterrebbero, ad una specie di “babele intellettiva”, intelligente a Zurigo, stupida a Lugano e così-così a Basilea?
          Infine, si deve considerare che i Romani dispersero gli Ebrei in quanto troppo bellicosi e rompicoglioni (dal punto di vista dei Romani); un esempio per tutti, il fastidio col quale Ponzio Pilato venne tirato per i capelli nel processo contro tale Yeoshua finito crocefisso.

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            Michele Panizzi 17 Marzo 2015 at 14:23

            Diciamo che , purtroppo , la necessita´ di superare
            le tragedie fornisce un certo allenamento.
            Come diceva Nietzsche : cio´ che non ti uccide ti
            fortifica . SE non ti uccide , come si fa a
            sapere prima di farlo che non ti uccide?
            Guarda che anche a me sembrava una tesi poco
            fondata , IMHO quel docente cercava di
            fare il ruffiano con me . E i tifosi del Bayern Monaco, allora:)? Ma tieni presente che
            il tedesco , magari non lo conoscono ,
            ma gli italiani hanno sentito qualche parola
            di tedesco , l ungherese una lingua difficilissima
            perche´ e´ agglutinante
            concordo con te , al confronto le parole composte
            del tedesco sono uno scherzo , l ungherese dicevo
            e´ su un altro pianeta , come se non esistesse.
            Ma a parte la generica genialita´ dei tedeschi,
            spero di averti fornito una spiegazione sul
            comportamento degli ebrei ( tedeschi) nei confronti dell autorita´, questione piu´ importante.

            Sempre a proposito di intelligenza degli ebrei
            askenaziti , dicono che siano portati per le
            lingue e mi viene in mente il caso di Noam Chomsky
            il fondatore dell altra grande Corrente linguistica
            oltre allo strutturalismo , la linguistica generativa.

            Chomsky e´ un ebreo russo , askenazita dunque.

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              Renato Andreoli 17 Marzo 2015 at 16:01

              A proposito delle lingue.
              Si diceva che nel Rinascimento, per essere un buon cortigiano, dovevi conoscere il francese per conversare in società, l’italiano per ragionare d’amore, lo spagnolo per parlare con Dio ed il tedesco per dare ordini al tuo cavallo.

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                Renato Andreoli 17 Marzo 2015 at 19:28

                A beneficio di chi ha giudicato “penoso” il post qui sopra:
                TRATTASI DI UNA BATTUTA DI SPIRITO!

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                  Michele Panizzi 17 Marzo 2015 at 21:42

                  Lanci il sasso e ritiri la mano!

                • avatar
                  Renato Andreoli 17 Marzo 2015 at 22:30

                  Per maggiore informazione:
                  “Parlo in spagnolo a Dio, in italiano alle donne, in francese agli uomini e in tedesco al mio cavallo” è un aforisma pronunciato nel XVI secolo nientemeno che dall’imperatore Carlo quinto, lo stesso che amava ripetere che sul suo regno non tramontava mai il sole, e che tra l’altro di cognome faceva Asburgo.
                  Buona notte.

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      lordste 16 Marzo 2015 at 15:24

      Perdona la mia ignoranza sul tema ma chi sono stati i campioni del mondo di origine ebrea? io sapevo Steinitz e Lasker, ma escludo Capablanca, Alekhine e Euwe. Sulle origini ebree di Fischer ci sono forti dubbi a proposito. Mi mancano Botvinnik, Smyslov, Tal, Petrosian, Spassky, Karpov e Kasparov… ma non mi pare che più della metà di questi siano / fossero ebrei (sono abbastanza certo che Karpov Spassky Smyslov e Petrosian no)

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        Renato Andreoli 16 Marzo 2015 at 16:27

        Ciao, lordste.
        Sembra in realtà che sette dei primi tredici campioni del mondo siano ebrei, almeno per uno dei genitori.
        Oltre a Steinitz e Lasker, abbiamo Botvinnik (basterebbe il suo patronimico a denunciarlo: Mihail Moisjeevich), Smyslov (per parte di madre), Tal (Mihail Nehemovich), Fischer (il cui vero padre era un Ebreo ungherese) e, per finire in bellezza, Garri Kasparov che in realtà si chiama Harry (tipico nome ebreo) Weinstein (tipico cognome ebreo).

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          lordste 16 Marzo 2015 at 20:09

          Renato, su Fischer ho già scritto, non c’è nulla di certo. E cmq parrebbe quanto meno strano dargli origini ebree stante il suo conclamato antisemitismo degli ultimi anni di vita…
          Su Kasparov ricordavo qualcosa occhio però a non fidarti troppo delle traslitterazioni dei nomi cirillici, “harry” o “garry” sono la stessa cosa e il cognome paterno di Kasparov lo trovi spesso come Vajnstejn.
          Come hai visto anche io avevo qualche dubbio su Bot e Tal, l’unico che proprio mi mancava era Smyslov.
          Rimane il fatto che comunque, se allarghiamo un pochettino anche agli scacchisti che non furono campioni del mondo ma che arrivarono a livelli altissimi, troviamo gente come Nimzowitsch, Bronstejn, Rubinstein, Najdorf…

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            Michele 16 Marzo 2015 at 20:22

            Mio caro Lord ,
            dovresti informarti meglio sul tema ebraismo:
            Bobby Fischer aveva una madre ebrea e questo faceva di
            lui un ebreo per la legge ebraica.
            Il suo antisemitismo e´conseguenza di un rifiuto
            delle sue origini , quanto a sensibilita´
            e capacita´di comprensione sei scarsamente dotato!

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            Renato Andreoli 16 Marzo 2015 at 20:55

            lordste, se per Fischer si può anche discutere, per Kasparov è assolutamente certo: è Ebreo.
            (E’ la prima volta che uso la parola assolutamente in un post: odio gli avverbi!)
            Perfino sul puro Russo Karpov, ci sono dei dubbi; pare ci siano dei nonni ebrei.
            http://www.jinfo.org/Chess_Champions.html

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            fds 16 Marzo 2015 at 21:43

            “Mi hanno torturato nel carcere di Pasadena”, edizioni Caissa Italia.
            Costa quanto un caffè e cornetto o poco più.
            Leggi l’introduzione e tralascia pure il resto.

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          Enrico Cecchelli 16 Marzo 2015 at 20:19

          Paolo e Renato, anche Steinitz si pronuncio’ sull’argomento. Sostenne più’ o meno ciò’ che Paolo riporta: ” for their patience, pure breeding and good nature. Having been the most persecuted race in the world, they have had the least power to do harm, and have become the best natured of all peoples . Their religion, also, is a factor which contributes in the same direction, because it is combined with persecution to preserve their morals and good nature. Then the purity of their breed largely helps the Jews in every walk of life, and contributes to thriller remarkable success, even in the science of chess

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            paolo bagnoli 16 Marzo 2015 at 21:51

            Be’, sul cibo non sono d’accordo, ma ringrazio Steinitz per essere in linea di massima d’accordo con me…

  6. avatar
    DURRENMATT 16 Marzo 2015 at 14:41

    …”Chess in Jewish history and Hebrew literature” di Keats offre importanti spunti di riflessione sul “talento” degli ebrei per il gioco dei Re.

  7. avatar
    Michele 16 Marzo 2015 at 16:31

    Fa 6666,66 , e´ un po´ satanico,ma ci siamo fatti un’idea :)

  8. avatar
    The dark side of the moon 16 Marzo 2015 at 20:19

    Interessante la discussione che si è sviluppata.
    Le argomentazioni di Paolo mi sembrano molto plausibili anche se mi piacerebbe approfondire il discorso.
    Altri interventi?

    • avatar
      paolo bagnoli 16 Marzo 2015 at 22:01

      Un’osservazione. Nel corso della Soluzione Finale voluta da Hitler e Compagnia Bella ci furono Ebrei che, invece di avviarsi verso i “campi di lavoro” con muta rassegnazione, presero in mano le poche armi disponibili e lottarono fino alla morte. Questa è la contraddizione più sconvolgente nata all’interno degli askenazi e che ancora oggi – almeno per me – non trova una spiegazione soddisfacente: mentre decine di migliaia si avviavano verso Treblinka o Sobibor, alcune centinaia lottavano nel ghetto di Varsavia.
      Una contraddizione etnico-culturale? Tarrasch, tanto per restare negli scacchi, si considerava TEDESCO ed anche ebreo.
      Qualcuno può darmi un’idea?

      • avatar
        Michele 17 Marzo 2015 at 00:13

        Ah , Paolo , mi dai la possibilita´ di parlare di un tema
        affascinante ! Quel comportamento si spiega con una caratteristica
        tipica dei tedeschi : il rispetto dell autorita´e la tendenza
        a obbedire alle prescrizioni che derivano dall autorita´.
        Esiste un racconto , di cui purtroppo ho dimenticato il titolo
        nel periodo nazista in Boemia un gruppo numeroso di ebrei tedeschi
        legge l annuncio di recarsi in un ufficio e iscriversi a una lista.
        Loro , spinti da un sentimento interno fortissimo , obbediscono.
        Solo in seguito si capira´ che era l´invito a consegnarsi
        nelle mani dei nazisti , che cosi´ si avviarono verso la morte.
        Ma intanto loro hanno obbedito all ordine .
        Gli ebrei emigrati in Germania , Austria dall 800 che furono
        gli ebrei assimilati , che cercarono di diventare cittadini tedeschi
        integrandosi avevano assimilato la tendenza all ordine e al
        rispetto dell autorita´, tanto che rivolgevano verso se stessi
        l antisemitismo diffuso in Germania , e´quel fenomeno che si
        chiama Selbsthasse ( odio di se stesso). Tu fai l esempio di
        Tarrasch , un perfetto esempio di ebreo tedesco perfettamente integrato .Anche il padre del protagonista de L amico ritrovato
        la pensava cosi´ , lui si era integrato benissimo in Germania
        e diceva fiducioso alla sua famiglia ,che pensava di emigrare:
        Tutti mi chiamano signor dottore , per il mio compleanno
        hanno suonato in piazza Eine Kleine Nachtmusik alla presenza
        del sindaco , cosa volete che mi succeda?

        • avatar
          Renato Andreoli 17 Marzo 2015 at 15:52

          Per Michele.
          Ricordo una vecchia intervista a Rita Levi Montalcini che mi colpì molto e mi sembrò illuminante. La scienziata individuava proprio nella tendenza ad obbedire all’autorità costituita il male supremo dell’umanità e in modo particolare la vera causa di tutte le guerre.
          E’ un’affermazione che condivido in pieno, ma è anche una verità molto scomoda da accettare per chi detiene il potere.
          Ma quanto parlare di legalità fanno i nostri politici e in generale tutti quelli che occupano posizioni di potere nella società!
          Ma perché non si comincia a parlare di onestà, invece che di legalità?
          Sarà forse perché la legalità è la loro legalità, mentre l’onestà è per loro un semplice accessorio?
          Altra domanda retorica: se Giuseppe Garibaldi fosse rimasto nella legalità, sarebbe forse diventato l’eroe dei due mondi e avrebbe statue e piazze a lui intitolate in ogni città italiana?

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            Michele Panizzi 17 Marzo 2015 at 18:34

            Renato , ma non vedi com e´ banale quello che dici? Ci sento il sapore dei discorsi grillini,
            dell antipolitica , te la prendi con i politici
            credendo che siano loro la causa del male ,
            che illusi! Non distingui l obbedienza verso
            l autorita´ (che in generale e´una cosa buona)
            dal conformismo .Attenersi alle prescrizioni dello
            stato serve a mantenere unita la societa´, non e´ quello
            che e´stato rimproverato a Berlusconi quando attaccava
            i giudici , di disgragare la societa´ italiana?
            Non hai colto che gli ebrei tedeschi obbedivano
            per una convinzione personale che nasce dalla propria
            interiorita´ , perche´ erano convinti che lo stato
            fosse investito di un autorita´ morale .
            Rita Levi Montalcini si riferiva a quella
            situazione particolare , voglio dire la SHOAH.
            Non voleva dire che siccome l´obbedienza
            all autorita´ costituita e´male dobbiamo possiamo
            ignorarla e farci i comodi nostri !
            Tu confondi il periodo storico della SHOAH
            con il fregarsene continuo delle disposizioni !
            Guarda che in realta´ la causa delle guerre
            e´l´interesse economico , ma anche in questo caso
            dobbiamo comprendere e non sparare facili discorsi
            di indignazione ,moralistici e faciloni.

            Parlavo di tenuta della societa´ , ho avuto
            spesso la sensazione che i tedeschi abbbiano
            un senso della comunita´ che e´assente in italia
            e questa e´una causa della crisi italiana.

            Secondo te ogni violazione
            della legalita´ e´ un azione da incoraggiare , allora?
            Faccio fatica a seguirti , sinceramente.

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              Renato Andreoli 17 Marzo 2015 at 19:50

              Mi attribuisci un mucchio di cose che non ho scritto, mi dai del grillino e del berlusconiano, ma questo non sarebbe niente. Anche alla Montalcini fai dire quello che vuoi tu, affermando del tutto gratuitamente che si riferiva alla Shoah, ma forse lo fai perché dare dell’asino ad un premio Nobel sarebbe un po’ più problematico che dare dell’asino ad un Renato Andreoli qualsiasi.

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              nikola 17 Marzo 2015 at 20:24

              rileggersi prima di commentare non sarebbe male
              😉 , qui oltre alla pochezza dei contenuti si sfiora la maleducazione. Parlo ovviamente del sig. Panizzi che dispensa consigli sul giusto vivere e ragionare a destra e a manca. forse sbaglio ad intervenire ma quando si critica la linearitá dei commenti di Andreoli non posso resistere.

              • avatar
                Michele Panizzi 17 Marzo 2015 at 23:13

                Sei capace di rispondere parlando del CONTENUTO di quel che ho detto?
                Facile parlare dell effetto prodotto dal mio messaggio ,
                non c e´ bisogno di soffermarsi a leggere e capirne il significato…

                • avatar
                  nikola 18 Marzo 2015 at 11:00

                  Lei è capace di esprimere i suoi contenuti senza porsi in modo offensivo e supponente? o l’effetto che vuole creare serve a mascherarne la pochezza e a coprire i ragionamenti degli altri?

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          paolo bagnoli 17 Marzo 2015 at 18:07

          … e così, grazie a Mozart, l’hanno fottuto…

          • avatar
            Michele Panizzi 17 Marzo 2015 at 18:35

            Paolo , che vuoi dire?

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              paolo bagnoli 17 Marzo 2015 at 20:57

              Ho collocato il commento al posto sbagliato (mi riferivo al celeberrimo pezzo mozartiano suonato in piazza).
              Tuttavia, il “senso dell’autorità” che citi mi lascia dubbioso. Certo, Hitler è stato ELETTO dai tedeschi, mentre Mussolini è arrivato al potere con un modesto peso elettorale e grazie alle titubanze di Sciaboletta ed alla miopia dei partiti “democratici”; ne deriva, da quanto dici, che i tedeschi obbedivano all’autorità da loro ELETTA senza curarsi – tranne pochissime eccezioni – delle conseguenze.

              • avatar
                Michele Panizzi 17 Marzo 2015 at 21:48

                No, non esattamente : per questo rimando
                alla risposta che detti a Lordste ,
                quando consiglia di leggere il libro
                di Daniel Goldhagen .
                Ma ti focalizzi troppo su un evento
                cominciato e finito della storia umana.
                C e´ molto di piu´ da dire della Germania:
                La patria dei poeti e dei filosofi .
                Voglio dire che il nazismo duro´
                13 anni , poi fu raso al suolo
                dagli Alleati .

      • avatar
        DURRENMATT 17 Marzo 2015 at 14:54

        …a proposito della resistenza ebraica nel corso della “Soluzione finale” consiglio il film “Defiance-I giorni del coraggio” basato sul romanzo di Nechama Tec “Gli ebrei che sfidarono Hitler”… 😉

        • avatar
          paolo bagnoli 17 Marzo 2015 at 18:03

          Visto! Molto bello e crudo.

  9. avatar
    lordste 16 Marzo 2015 at 23:26

    Michele:
    “quanto a sensibilita´
    e capacita´di comprensione sei scarsamente dotato!”
    che c’entra? io ho solo messo in dubbio che il PADRE di Fischer fosse ebreo… nel senso: il padre “legale” non lo era di certo, si vocifera che il pare NATURALE lo fosse, ma qui si cade nel gossip! Che poi la madre fosse di origini ebree, è un discorso che non ho toccato.
    cmq: sei tu a essere scarsamente dotato a capacità di comprensione (di quanto io ho scritto).

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      Michele Panizzi 17 Marzo 2015 at 18:40

      Tu Lordste , hai il difetto di saltare alle conclusioni ( sbagliate).
      Gia´ hai voluto avanzare dubbi su un problema chiarito da tempo
      lacondivisione dei tedeschi ai Lager , poi ignori come si
      riconosce un ebreo secondo la legge ebraica .

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        nikola 17 Marzo 2015 at 23:33

        Non sono sempre d’accordo con lordste ma raramente ho letto risposte cosí arroganti e supponenti. Per rispondere puntualmente senza per forza giudicare e sminuire chi fa delle domande si prenda spunto dai contenuti scritti dal sig. Andreoli appena sopra.

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      alfredo 18 Marzo 2015 at 08:20

      Caro Lordste
      il padre naturale di Fischer era ebreo .
      E questo è un dato oramai come dire ” storicamente ” acquisito e accettato
      Lo era anche la madre .
      Fischer era ebreo al 100% ma già all’inizio degli anni 60 comincio’ a manifestare il proprio antisemitismo.
      Il cognato Russel Targ ( anche lui ebreo ) in una rivista racconta di come fu praticamente costretto a cacciare di casa Bobby suo ospite per le ( folli) argomentazioni antisemite che già Bobby coltivava all’inizio degli anni 60 ( penso che si riferisse al 62 )

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        lordste 18 Marzo 2015 at 10:22

        Tralascio il tema dell’antisemitismo di Fischer e delle sue cause e connessioni.
        Io volevo solo “indagare” il punto sulle sue origini ebree, basandomi solo sui fatti accertati.
        Il padre “putativo” di Fischer sembra non sia il padre naturale, per motivi acclarati (nel periodo del concepimento la madre era negli USA mentre Gerhard Fischer era in Germania). OK.
        Quindi, è stato ipotizzato che il padre naturale fosse un ebreo di origine ungherese, Nemeny. Ma già qui di “prove” certe non ce ne sono (pare che la madre avesse una relazione, ma nessuno garantisce che non ne avesse anche altre…;)
        Rimane il ramo materno: dato che la madre era * di origini * ebree polacche, allora , secondo la tradizione ebraica (di cui non conosco i dettagli precisamente), anche lei era ebrea e quindi anche i suoi figli. OK, mi può stare bene.
        NOn capisco l’accanimento di Panizzi nei confronti miei, solo per un paio di banali dubbi (la mia ignoranza dell tradizione ebraica e la faccenda dal padre naturale di Fischer), che (quanto meno il primo) mi sono stati chiariti da Renato e Alfredo. inoltre, non capisco a quali conclusioni sarei saltato, dato che avevo solo evidenziato la non assoluta certezza sull’identità del padre naturale di Fischer…

        • avatar
          Michele Panizzi 19 Marzo 2015 at 00:15

          per Lordste.

          Sentiamoci in privato , che ti spiego .
          Qual e´ la tua e mail?

  10. avatar
    lordste 16 Marzo 2015 at 23:27

    Renato: per Kasparov ok nessun dubbio, infatti non era nell'”elenco ” di quelli che ritenevo non-ebrei.

  11. avatar
    Michele Panizzi 17 Marzo 2015 at 18:44

    Renato Andreoli 17 marzo 2015 at 16:01

    A proposito delle lingue.
    Si diceva che nel Rinascimento il tedesco per dare ordini al tuo cavallo.

    Penoso!

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      DURRENMATT 17 Marzo 2015 at 20:40

      …hai scritto:”una caratteristica
      tipica dei tedeschi : il rispetto dell’autorità e la tendenza
      a obbedire alle prescrizioni che derivano dall’ autorita”…a tal proposito ti consiglio un film, “L’allievo” (1998),di Stephen King una storia sul rapporto padrone-servo (“tendenza a obbedire”;) e sulle dinamiche del controllo psicologico(“attenersi alle prescrizioni dello Stato”;).La sequenza della vestizione/marcia in divisa dell’ex gerarca nazista imposta dal suo allievo è un capolavoro!

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      lordste 18 Marzo 2015 at 10:28

      *attenzione momento ironico (per chi non lo capisse)*

      “nel Rinascimento il tedesco per dare ordini al tuo cavallo”

      Blucher!!!! 👿

      (e vediamo chi ha colto!) :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

  12. avatar
    Graziano Masi 17 Marzo 2015 at 20:54

    Siamo proprio straordinari come riusciamo sempre a becchettarci su qualunque argomento. Ma impariamo ad esprimere il nostro pensiero e “bona lè”!

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      DURRENMATT 18 Marzo 2015 at 14:28

      …”Siamo proprio straordinari come riusciamo sempre a becchettarci su qualunque argomento”…per molti scacchisti la partita di scacchi è in realtà una “lotta per lo status”.Questo tratto della personalità si traduce nella quotidianità con la ricerca spasmodica della dominanza nelle relazioni sociali(sospettosità,richiami continui al rispetto delle regole,cavillosità e via discorrendo).Morale della favola:mai frustrare i picchi di testosterone(ormone della dominanza)…libera l’Alekhine che c’è in te! 😉

      • avatar
        Roberto Messa 19 Marzo 2015 at 08:57

        Pensavo al ruolo del testosterone negli scacchi giusto l’altroieri, quando un mio contatto in Facebook mi chiedeva:
        “E’ mai possibile che in una partita l’avversario ha un pedone che crede di portare a promozione, allora incomincia a prendere in mano la donna e questo secondo me non può essere corretto perché disturba… Poi magari, come nel mio caso di oggi, il pedone a donna non è nemmeno riuscito ad andare. L’arbitro ha detto che si può fare, ma secondo me non si può: mi fa perdere secondi passando sulla scacchiera con il braccio, ma soprattutto è un gesto di sfida, come dire: adesso vado a donna…”

        A questo amico/giocatore ho risposto che non credo che un caso come questo possa essere contemplato dai regolamenti in modo letterale. Certo può essere fastidioso, soprattutto se l’avversario lo fa “vistosamente” come forma di aggressività psicologica. Se esagera al limite l’arbitro potrebbe richiamarlo al fair play e al rispetto dell’avversario, ma non di più. Credo…

        Il che mi ha fatto tornare alla mente le Olimpiadi di Dubai del 1986, match URSS-Italia del penultimo turno, in prima scacchiera Kasparov-Tatai. Quel giorno ero “riserva” e assistendo come spettatore mi chiedevo come facesse Tatai a restare impassibile e non chiamare l’arbitro per i continui e rumorosi grugniti, sbuffi, smorfie e “spruzzi di testosterone sulla scacchiera” di Garry, la cui mimica corporea quel giorno era alquanto aggressiva, che poi Tatai non gli stava facendo proprio nulla di male né dentro né fuori dalla scacchiera e non meritava proprio quel modo di fare del genere “ti distruggo, ti ammazzo, ti polverizzo”.
        Da notare che quel giorno ero io stesso – per interposto Tatai – “avversario” del maschio dominante. Forse anche una piccola dose del “mio” testosterone ebbe un ruolo nel mio desiderio di quel giorno di andare dall’arbitro per pretendere che il campione del mondo la smettesse di marcare il suo territorio oltre la sua quarta traversa…
        🙂

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      Michele Panizzi 19 Marzo 2015 at 00:13

      D accordo , adesso mi fermo qui .

  13. avatar
    The dark side of the moon 17 Marzo 2015 at 20:59

    Tra onestà e legalità scelgo senza dubbio l’onestà.
    Basta fare un passo oltre certe “convenzioni” e il velo di Maja cade… 😉
    Aveva ragione la Montalcini.

  14. avatar
    Michele Panizzi 17 Marzo 2015 at 21:41

    E io parlo di comportamento che nasce dall adesione convinta,
    che scaturisce dall inreriorita´.
    Perche´ onesta´ e legalita´devono essere per forza contrapposte?
    Io sono convinto sostenitore della tesi per cui il rispetto
    della legge nasce da una mia convinzione e non dall imposizione esterna.
    Per esempio : non costruiro´ una casa abusiva se tengo all ambiente
    dove vivo , edificandola su un sito a rischio frane ,
    perche´voglio preservare l ambiente dove costruisco e non per paura
    di essere scoperto e vederla abbattere dal Comune .
    Dove c e´ la della difesa dell ambiente ,
    troverai un tasso molto minore di case abusive
    che nei posti dove la difesa dell ambiente non e´sentita.
    Rita Levi Montalcini parlava di un evento avvenuto in un momento
    delimitato della storia , non va preso come una regola .

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    The dark side of the moon 18 Marzo 2015 at 09:40

    E infatti non devono per forza essere contrapposte ma a volte lo sono.
    Di fronte a leggi cretine fatte da persone disoneste è giusto rispettare la “legalità” o far prevalere il senso di giustizia?
    La ribellione nasce dall’ingiustizia.

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    Giancarlo Castiglioni 18 Marzo 2015 at 12:58

    Volevo tornare sull’argomento dei campioni del mondo ebrei.
    Argomento vecchio, che rispunta periodicamente e a cui tutti gli ebrei che ne parlano tengono molto.
    Parallelamente sono orgogliosi del gran numero di scienziati, inventori, direttori d’orchestra ebrei.
    Questo atteggiamento mi fa sorridere, non mi infastidisce neppure, lo trovo datato e un po’ ridicolo.
    Mi ricorda la priorità dell’invenzione del telefono tra Meucci e Bell o quella della radio tra Marconi e Popof.
    Nazionalismi di un secolo fa’.
    Nell’entusiasmo per l’origine ebraica dei campioni di scacchi non si esita ad arruolare come ebrei quelli che hanno metà o un quarto di sangue ebraico e persone completamente integrate che non hanno niente a che fare con la religione ebraica o l’ambiente ebraico.
    Per gli ebrei ortodossi o almeno praticanti si potrebbe sostenere che sia la religione o l’ambiente a dar loro una marcia in più, se si indaga sull’origine del padre o del nonno si sostiene implicitamente che sia il patrimonio genetico, sia pure della metà o di un quarto a fare la differenza.
    Minime differenze tra il patrimonio genetico delle popolazioni esistono e sono studiate per ricostruire le migrazioni delle popolazioni preistoriche, ma che le differenze tra quello di ebrei e cristiani giustifichino la presunta maggior predisposizione degli ebrei per gli scacchi, mi sembra ridicolo.
    In conclusione gli ebrei che fanno questi discorsi non si rendono conto di essere altrettanto razzista degli antisemiti.

    • avatar
      Filologo 18 Marzo 2015 at 13:12

      Il discorso di Netanyahu al Likud ieri sera dimostra che il dogma dell’intelligenza ebraica non si applica a certi politici… 😉

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        alfredo 19 Marzo 2015 at 09:01

        caro Filologo
        ieri sera ho avuto una lunga discussione con Arthur Kogan sulle elezioni in Israele.
        Il suo parere su Nethaniau è che invece sia una persona molto molto intelligente e un politico capace .
        Non è per nulla d’accordo pero’ su nulla del suo programma .
        Akltri 4 anni di ” bibi” vogliono dire nessuna speranza di pace , nuovi insediamenti , nessun dialogo .
        Ma il parere di un israeliano( che vive in Spagna ma che tutta la famiglia in Israele , padre , nadre fratello , sorella) è che Nethanianu sia una persona molto molto intelligente .
        Anch’io speravo in un esito differente ( anche in me c’è del sangue ebreo, anche se sono totalmente agnostico)
        speravo in un 27 a 27
        E’ finita 30 e 24
        E’ la democrazia .e Israele è uno stato democratico in cui le elezioni ( soprattutto queste) sono vissute con grande interesse e partecipazione
        Non condivido nulla o quasi della politica di Nethanianu ma ha vinto e bisogna rispettare questo verdetto
        Ho seguito con attenzione il suo discorso sperando di cogliere un minimo spiraglio .
        Non c’è stato
        Ma d’altra parte il suo programma elettorale era chiaro e nel suo discorso dopo la vittoria non ha fatto akltro che ribadire quanto enunciato prima .
        PS : e permettimi di dissentire sulla parola ” dogma” .
        Certo è , e questa è solo una constazione , che negli ultimi 10 anni 12 premi Nobel ( dall’economia alla fisica alla chiica) sono stati asegnati aricercatori Israeliani delle università di Haifa , Gerusalemme , Tel Aviv
        e ho potuto constatare di persona lo straordinario livello della ricerca scientifica in Israele . Ma la mia impressione è che si tratti piu’ di una straordinaria organizzazione che mette le persone in grado di esprimere il meglio piuttosto che di una ” superiore” intelligenza
        Questo concetto mi fa semplicemente rabbrividere
        certo è interessante notare quanti giocatori di scacchi ( non solo campioni del mondo ma di eccezionale livello omunque quali Geller e Stein ) siano stato ebrei
        Ma una risposta francamente non ce l’ho .

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          Giancarlo Castiglioni 19 Marzo 2015 at 13:44

          Anche io penso che Netanyahu sia molto inelligente e capace, se un politico riesce per 20 anni a rimanere ai vertici del proprio paese non può essere diversamente.
          Questo vale per i dittatori e per un capo in un regime democratico come Israele è ancora più difficile.
          Credo che la politica di proseguire con gli insediamenti sia una strategia lucidamente perseguita per impedire qualsiasi possibilità di pace.
          Pensa che se si facesse la pace Israele non potrebbe sopravvivere nella sua forma attuale e probabilmente ha ragione.

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            DURRENMATT 19 Marzo 2015 at 14:39

            …a proposito di intelligenza (quella vera)…”A differenza di molti israeliani,non voglio separarmi dai palestinesi non voglio un muro invalicabile che divida Israele dalla Palestina” (La guerra che non si può vincere-David Grossman).

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          nikola 19 Marzo 2015 at 14:19

          Non credo che sia in discussione l’intelligenza (pure hitler penso fosse intelligente) ma il futuro di quelle regioni. Da quello che ho letto per vincere ha fatto leva sulla paura e sulla minaccia del voto degli arabi. Se ci saranno ancora bombardamenti stile Gaza da una parte e attentati dall’altra non meravigliamoci.

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            Giancarlo Castiglioni 19 Marzo 2015 at 15:47

            Assolutamente d’accordo.
            Un conto è l’intelligenza e l’abilità nei conseguire i propri obbiettivi, un altro che questi siano moralmente accettabili.
            Bombardamenti e attentati sono quello che Netanyahu vuole, purtroppo è probabile che ce ne saranno altri, non mi meraviglierò di certo.

    • avatar
      Massimiliano Orsi 18 Marzo 2015 at 18:07

      Finalmente parole di saggezza sull’argomento.

      Non citerò singoli passaggi ne’ farò nomi, ma tra questi commenti ho letto opinioni indecenti ed ignoranti, anche da parte di coloro che sembravano meglio intenzionati e mai si direbbero razzisti ne’ antisemiti. Onestamente, credo che la redazione farebbe meglio a cancellarli tutti, lasciando l’articolo e basta.

      Prima di tutto, non capisco questa ossessione per capire chi è ebreo oppure no. Nessuno si chiede quanti campioni del mondo fossero cattolici, quanti protestanti, ortodossi o buddhisti. Ne’ di solito, ci interessa saperlo del vicino di scrivania, del panettiere, o del vicino di casa. L’idea che l’ebreo sia diverso, e quindi debba essere identificato, è la base dell’antisemitismo, e di cioò che più generalmente si intende come razzismo.

      Popolazioni di religione ebraica vivono in Europa da molti, molti secoli; tra matrimoni misti e figli naturali, è assai probabile che molti di coloro che non si ritengono ebrei, in realtà abbiano un antenato più o meno lontano che aderiva a quella religione/cultura. Perché questo è l’Ebraismo: una religione e una cultura. Ci si appartiene per scelta personale, magari influenzata dal proprio ambiente e dalla propria educazione, MA NON PER NASCITA. Che alcuni ebrei considerino che l’ebraismo si “diffonda” per vie matrilineare, non ha alcuna importanza; è solo la loro opinione, nemmeno unanime.

      L’idea che basti un solo genitore ebreo, o magari un singolo nonno, per renderti automaticamente ebreo, anche se magari tu ti senti tutt’altro e ti identifichi maggiormente con un altra religione/cultura, ricorda purtroppo certe leggi di Norimberga o la famigerata one-drop-rule, secondo la quale negli Stati Uniti bastava un singolo antenato di provenienza africana per venire classificato come “negro”, indipendentemente dal proprio aspetto.

      Tali leggi, regole e ragionamenti sottintendono l’idea che esista una sola razza pura (i “bianchi cristiani”;) e tutti gli altri siano solo imbastardimenti. Questo concetto, prima ancora che aberrante, è del tutto ascientifico.

      Quindi ora, per favore, passiamo ad altro.

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        paolo bagnoli 18 Marzo 2015 at 19:01

        Sottoscrivo!

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        DURRENMATT 18 Marzo 2015 at 21:17

        …sono solo parole in libertà le tue che non sottoscrivo per niente!Il quesito posto è legittimo e TUTTE le opinioni espresse rispettabilissime.Prima di passare ad altro ti consiglio la lettura del testo di Keats ”Chess in Jewish history and Hebrew literature”.Ti assicuro che ti si aprirà un mondo!

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        nikola 18 Marzo 2015 at 21:22

        La prossima volta le consiglio di fare nomi e cognomi e di intervenire puntualmente perché sinceramente trovo piú indecenti le capriole che si sono fatte per arrivare a parlare di leggi di norimberga e di razzismo rispetto ai pacati discorsi fatti iniziare dal sig.Andreoli. Nelle mie poche ricerche ho trovato anch’io la dicitura ‘Secondo la legge ebraica tradizionale, un “ebreo” è chiunque sia nato da madre ebrea o si sia convertita all’Ebraismo ai sensi della legge ebraica’. Se lo fanno alcuni ebrei (non tutti per l’amor di Dio) non trovo scandalo nel chiedersi se alcuni giocatori provengono dallo stesso ceppo religioso-culturale. Se lei fosse intervenuto e avesse detto la sua in maniera pacata invece di ergersi a censore e a detentore della verità a discussione ultimata lo avrei apprezzato maggiormente e ci avrei guadagnato magari qualcosa. Vorrei inoltre aggiungere che spero che il sig.Andreoli non abbandoni la sua frequentazione del blog, discutere con lui anche quando eravamo in disaccordo è sempre stato un piacere per me.

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    Renato Andreoli 18 Marzo 2015 at 19:42

    Indecente a chi, Massimiliano Orsi? Ignorante a chi? Razzista a chi?
    Siccome sono stato io ad introdurre l’argomento con la domanda a Paolo e siccome sono intervenuto con diversi altri post, mi sento chiamato in causa direttamente.
    Nei commenti a questo articolo sono stato già definito grillino, berlusconiano, banale, penoso, ed ora indecente, ignorante, razzista e antisemita.
    Nel caso qualcuno volesse rincarare la dose, mi accuso preventivamente: sono pure fascista, nazista, comunista, stalinista, sionista, jihadista e – al peggio non c’è limite – interista!
    Ora però mi sono stufato di rispondere educatamente punto per punto a tutti questi gentili apprezzamenti, perciò tolgo il disturbo e vi saluto.

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      alfredo 19 Marzo 2015 at 08:46

      Renato non mi dire che sei milanista ……
      la mia stima nei tuoi confronti è grande .
      Non so pero’ se potrebbe sopravvivere alla tua ammisione di essere invece juventino ❗

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    Martin 18 Marzo 2015 at 21:22

    Non desidero intervenire nella discussione e vi prego di scusarmi se, malgrado la premessa, mi permetto di scriver due righe… lo faccio solo per sottolineare che se posso citare l’esempio una persona garbata, civile, equilibrata e sempre estremamente obiettiva questa risponde al nome di Renato.

    Detto questo mi preme solo osservare che, con gli amici Mongo e Roberto Messa, stiamo facendo davvero un grosso sforzo per tenere in vita il nostro sito, nonostante mille difficoltà di tanti generi… occorre tuttavia il contributo di tutti, degli apprezzati autori che qui scrivono così come di chi ha la possibilità di lasciare un commento: abbiamo ricordato più volte quali sono le condizioni: civiltà, rispetto, correttezza ed educazione, non ci vuole tanto per fornire questo piccolo contributo, giusto?

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    Giancarlo Castiglioni 18 Marzo 2015 at 22:12

    Non ho capito se qualcuno se la sia presa anche con me, spero di no e comunque non me ne importa.
    Parlando di razzismo è facile essere preso per razzista anche se si sta dicendo esattamente il contrario.
    Per chi fosse interessato a questi argomenti consiglio di leggere “Armi acciaio e malattie” di Jared Diamond.
    Il libro vuole rispondere alla domanda: perchè noi occidentali abbiamo conquistato Africa, America, Australia e non viceversa?
    La risposta più ovvia è: perché questi popoli sono razzialmente inferiori agli occidentali.
    Può non piacere dal punto di vista etico, ma non si può negare la plausibilità del ragionamento.
    Il libro dimostra in modo convincente che questo ragionamento è sbagliato.
    In media, le capacità intellettive dei popoli che attualmente vivono all’età della pietra sono le stesse di quelle dei popoli occidentali.
    Il diverso grado di sviluppo dipende interamente dalle condizioni ambientali, geografia, clima, disponibilità di animali addomesticabili, ecc.

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      DURRENMATT 19 Marzo 2015 at 14:56

      …per una visione a 360° consiglio “Intelligenza e pregiudizio” di Stephen Jay Gould.Una risposta sferzante a tutti coloro che hanno catalogato gli individui e le razze in base a presunte capacità intellettuali innate.L’essere umano adulto è un organismo in evoluzione che deve essere capito in quanto tale e nella sua totalità.I problemi davvero rilevanti sono la FLESSIBILITA’ e la MALLEABILITA’ non le fallaci ripartizioni in percentuali.Errori di riduzionismo e di biodeterminismo sono alla base di sciocche affermazioni come “l’intelligenza è per il 60% genetica e per il 40% ambientale”.

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    Roberto Messa 18 Marzo 2015 at 22:18

    Solo una piccola nota: nelle dozzine di commenti che precedono mi pare che nessuno abbia considerato degna di attenzione la razza/religione/cultura di appartenenza dei quattro campioni del mondo “riconosciuti” di questo secolo: Kramnik, Topalov, Anand e Carlsen.
    Il fatto che siano dei “contemporanei” li rende per caso figli di un dio minore?

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      Massimiliano Orsi 19 Marzo 2015 at 00:24

      Nessuno se lo chiede per il semplice fatto che non sono percepiti come ebrei. Magari sono scintoisti o pastafariani, ma a nessuno interessa. E’ solo l’ebreo che deve essere individuato. Gli altri, si sa, sono “normali”.

      A nessuno interessa davvero sapere se Lasker andava in sinagoga o se la spiritualità facesse davvero parte della vita di Tal o Botvinnik. A nessuno frega nemmeno niente che Fischer non si sentisse affatto ebreo e persino li odiasse. Erano tutti ebrei perchè lo erano i loro genitori, o i genitori dei loro genitori; le loro scelte individuali non contano nulla.

      Eppure nessuno si sognerebbe mai di mettere in dubbio la libertà di “noi”, nati “ariani”, di diventare qualcos’altro: musulmani, sikh, indu, magari atei; o di andarsene in un altro paese e assorbirne completamente la cultura allevando i propri figli secondo nuovi schemi. Accidenti, nessuno metterebbe nemmeno in dubbio la nostra libertà di diventare ebrei.

      L’ebreo invece no: nasce ebreo, deve vivere come ebreo, sarà sempre da noi additato come ebreo (soprattutto quando cercherà di nasconderlo, di negarlo o di ignorarlo) e quando morirà trasmetterà il tutto alla sua discendenza, come una malattia ereditaria.

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        Roberto Messa 19 Marzo 2015 at 08:33

        Sì ma vacci piano a dare dell’ariano al numero due della graduatoria mondiale: ha tratti somatici chiaramente “terroni” (si sospetta mezzo sangue siciliano e mezzo sangue lucano) ma adesso negli USA sono alla disperata ricerca di documenti (stampati su biglietti verdi) che dimostrino che è un autentico WASP per farlo passare alla Federazione statunitense (attualmente è tesserato per una Federazione scacchistica nordafricana, pardon, sudeuropea).
        😉

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        nikola 19 Marzo 2015 at 11:48

        io sinceramente vedo più razzismo latente in tutto questo pippotto che nelle discussioni lette nei giorni scorsi.

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          The dark side of the moon 19 Marzo 2015 at 12:20

          Infatti….
          Sembra che la parola “ebreo” per qualcuno sia già sinonimo di offesa.
          Ci vedo un po di ipocrisia nel voler mettere sempre le mani avanti quando si affrontano certi argomenti.
          Spesso chi lo fa definisce, pensando che sia nel giusto, “di colore” anziché “neri” la gente africana….
          Questo è razzismo al contrario mi pare.

  21. avatar
    paolo bagnoli 20 Marzo 2015 at 20:58

    Innanzitutto, chiedo scusa collettivamente; era al di fuori delle mie intenzioni scatenare una discussione come questa, visto che ho semplicemente parlato di un “giocatore di scacchi”.
    Quando mi è stata richiesta un’opinione, l’ho data per quelle che sono le mie – sicuramente scarse – cognizioni storiche e le mie “deduzioni”. Posso aver sbagliato nei concetti espressi o nel modo di esprimermi, ma tutto si fermava lì, visto che la libertà di pensiero ci è stata garantita costituzionalmente grazie ad alcuni filosofi settecenteschi dei quali qualcuno finge di dimenticarsi.
    Inorridisco al pensiero che qualcuno (anche uno solo!) possa abbandonare questo blog perchè si sente insultato: l’insulto, all’interno di una discussione ragionevole o ragionata, è sempre fuori luogo. Il dissentire, al contrario, è ammesso e gradito, qualora la forma (che può essere errata) non divenga sostanza.
    Gente, diamoci una calmata!

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