Simmetria quasi perfetta

Scritto da:  | 21 Giugno 2015 | Un commento | Categoria: Racconti

Non credere mai di essere altro che ciò che potrebbe sembrare ad altri che ciò che eri o avresti potuto essere non fosse altro che ciò che sei stata che sarebbe sembrato loro essere altro.”

La Duchessa in “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” (Lewis Carroll, 1865)

 Simmetria quasi perfetta 04

L’entusiasmo era stato incontenibile: una vittoria epica, che sarebbe rimasta negli annali! Una pressione costante e una manovra di progressiva immobilizzazione del Nero, culminata con una sorprendente promozione ad Alfiere: l’unica mossa in grado di piegare la resistenza dell’avversario ed evitare la sua ultima speranza, lo stallo. Tutti i pezzi erano saltati sopra la scacchiera, congratulandosi l’un l’altro con grandi sorrisi e urla di giubilo. E’ vero, tutti sanno del fair play, del rendere gli onori dovuti all’avversario (“Win with grace;) ma in questo caso c’era anche la consapevolezza di avere scritto una pagina indimenticabile nella storia degli scacchi.

I problemi, però, erano sorti subito dopo i convenevoli di fine partita: sulla scacchiera c’erano in giro 3 Alfieri bianchi e nessuno riusciva a capire quale dei tre fosse quello frutto della geniale sottopromozione. A noi potrebbe sembrare un problema da quattro soldi, ma nel categorico mondo degli scacchi la distinzione tra i pezzi è un valore assoluto e non è permesso a nessuno spacciarsi per qualcosa che non è.

Insomma, la situazione era arrivata, se mi passate il gioco di parole, a uno stallo: tutti i pezzi bianchi ancora a spasso per la scacchiera e il Re che tentava in tutti modi di convincere l’impostore a confessare e tornare pedone. D’accordo, la vera discussione era tra soli due Alfieri, perché nella posizione finale c’erano due Alfieri campochiaro, quindi che l’Alfiere camposcuro fosse purosangue non c’erano dubbi, ma comunque il Re era in un bel guaio. Alle sue pressanti e sempre più disperate domande, le risposte erano sostanzialmente identiche, ma speculari: con parole diverse entrambi gli Alfieri dicevano le stesse cose, ricordavano le stesse sequenze di mosse, dichiaravano gli stessi princìpi e, soprattutto, accusavano l’altro di mendacia.

Simmetria quasi perfetta 10

Ed è a questo punto che fui tirato in ballo. Anche se non ci si vedeva da molto tempo, io e il Re ci conoscevamo da anni. Una volta esaurite tutte le sue possibilità, aveva deciso di contattarmi come ultima speranza per districare la spinosa questione.

“Sua Altezza, quale onore e quale piacere! Sono passati molti anni dall’ultima volta che ci siamo visti.” “E’ vero, caro amico. Molte bandierine sono cadute, ma ancora ricordo le splendide avventure che abbiamo vissuto insieme. Spero che le cose vadano bene nel tuo mondo.” “Si va avanti, Sire, si va avanti. Qui le regole sono meno chiare che da voi e molti giocatori se ne approfittano, ma nel complesso non mi lamento. E da voi? Sempre alle prese con la cenere sparsa sulla scacchiera?” “Beh, il problema della cenere lo abbiamo risolto, grazie al cielo, ma adesso abbiamo altri problemi, a causa dei computer e del loro uso e abuso, ma non è per questo che ti ho chiamato. Ho un problema di tipo … , come dire, … umano e ho bisogno dell’aiuto di una persona come te.”

Mi limitai ad alzare un sopracciglio e aspettare che il Re continuasse: sapevo bene come gradisse mantenere l’iniziativa del dialogo. “Tralasciando per il momento i dettagli sul come siamo arrivati a questo punto, sono chiamato a decidere quale, tra due alfieri identici, è un Alfiere di nascita e quale un Alfiere di promozione. La decisione è di fondamentale importanza, sia per la mia responsabilità di garante del rispetto assoluto delle regole che per evitare un precedente che potrebbe portare progressivamente alla scomparsa dei pedoni. Cosa succederebbe se, dopo ogni promozione, i pedoni si rifiutassero di recedere dallo status di Donna o Torre o altro? Già con l’attuale crisi di vocazioni abbiamo problemi di forza-gioco, ma riempire la scacchiera di pezzi, pesanti o leggeri, non adeguatamente istruiti, porterebbe sicuramente gli scacchi verso una versione solo poco più elegante dei giochi di carte tipo Pokémon!” Il Re amava drammatizzare le situazioni, ma comprendevo bene il suo cruccio. Non è mai bello passare alla storia come quel Re Travicello che non è riuscito ad arginare il malcostume di fingere di essere capace di ricoprire un ruolo che in realtà si conosce solo per sentito dire. “Carissimo, mi serve il tuo acume e la tua sensibilità umana per risolvere una questione alla quale le nostre regole e la nostra etica non riescono a dare una risposta. Lo dico con amarezza, ma se non ci riuscirai, le conseguenze potrebbero essere dirompenti.”

Insomma, il caro e regale amico mi stava cacciando in un bel ginepraio. “Sono lusingato, sua Maestà, dalla considerazione che ha di me, ma non posso garantire di arrivare a una conclusione positiva. Quanto tempo ho per analizzare la situazione?” “Pochissimo amico mio. Non manca molto al prossimo turno del torneo e dobbiamo essere pronti tra meno di 4 ore per evitare che la notizia di questo problema trapeli. Dimmi cosa ti serve e farò del mio meglio per assisterti in questa ricerca della verità”. “Una prima cosa importantissima, prima di andare avanti: vorrei la sua assicurazione che non ci saranno ostacoli od obiezioni alla condotta che deciderò di adottare. Da parte di nessuno, Lei incluso. Poi Lei farà quello che vorrà con le mie conclusioni: io non sarò responsabile delle conseguenze che quel che scoprirò potrebbe generare.”

Il Re rimase pensieroso per qualche secondo, ma non aveva alternative: “Va bene. Hai la mia parola che potrai muoverti come riterrai più opportuno e che riferirai le tue conclusioni solo a me. Discuteremo poi insieme se e come dare seguito a ciò che mi comunicherai.” Avuta questa importante conferma, cominciai a organizzare le idee e a definire i passi per avere come prima cosa una visione completa della situazione e dei suoi protagonisti. “Innanzitutto mi serve che Lei, o qualcun altro bene a conoscenza dei fatti, mi dica cosa è stato fatto finora: i dettagli della situazione, le domande poste e le risposte avute dai protagonisti. Poi avrò bisogno di interrogare qualche pezzo, ma deciderò strada facendo con chi avrò bisogno di parlare”. Il Re diede istruzioni ad alcuni pezzi e poi iniziò a raccontarmi cosa aveva fatto fino a quel momento.

Simmetria quasi perfetta 05

Appena venuto a sapere del problema del terzo alfiere, aveva convocato i due alfieri campochiaro e li aveva interrogati separatamente, ponendo domande sulla partita, sul loro ruolo e sulle strategie adottate dal conduttore dei bianchi. Entrambi avevano risposto come ci si sarebbe aspettato da un Alfiere, con una buona comprensione degli schemi strategici (il Bianco aveva vinto grazie, in primis, al dominio sulle case bianche) e una perfetta ricostruzione della partita e delle mosse che lo avevano coinvolto. Entrambi riconoscevano come vincente la strategia di esercitare una forte pressione sul centro con l’azione combinata delle Torri e dell’Alfiere in g2 e, soprattutto, identificavano correttamente nella presa in e5 la mossa che aveva indirizzato concretamente la partita dalla parte dei Bianchi. Insomma, anche se con frasi ed espressioni diverse, le risposte potevano essere sovrapposte senza particolari incongruenze.

Il Re aveva poi chiesto a entrambi, sempre separatamente, cosa pensassero del loro fantomatico collega, ricevendo, di nuovo, commenti di disprezzo e di altezzoso scoramento, perfettamente in linea con i tipici schemi comportamentali degli Alfieri. Nessuna possibilità di notare differenze dovute alla diversa genealogia (uno dei due era stato un pedone fino a poche ore prima, che diamine!). Neanche un giro di domande con gli altri pezzi e il tentativo di riconoscere caratteristiche fisiche particolari aveva portato frutti: tutti si ricordavano il momento della sottopromozione, ma nessuno sapeva dire se il nuovo Alfiere era distinguibile in qualche maniera per l’aspetto o il comportamento. Poi, nel momento della vittoria e delle celebrazioni, ogni cosa era diventata promiscua e confusa.

Anche se il monarca aveva fatto un resoconto completo e sicuramente onesto, non è che mi avesse dato molti elementi per risolvere il rompicapo. Provai a farmi spiegare meglio come avesse fatto a riconoscere l’Alfiere camposcuro: forse con un ragionamento simile si sarebbero potuti distinguere i due rimanenti Alfieri. “Vedi, caro – fece in maniera didascalica il Re – ai tuoi occhi gli Alfieri campochiaro e camposcuro sono identici e, peggio, intercambiabili, ma non lo sono. Certo che no! Al di là di alcuni aspetti caratteriali che potresti riconoscere solo parlandogli, ti consiglio di guardare attentamente la loro base: gli Alfieri bianchi camposcuro hanno una leggera patina di polvere grigia dovuta al movimento sulle case nere, così come gli Alfieri neri campochiaro mostrano una leggera patina di polvere biancastra dovuta allo sfregamento sulle case bianche. So che per voi umani è difficile notarlo, ma per noi è semplicissimo e visibilissimo.” “E se è possibile riconoscere un Alfiere campochiaro da uno camposcuro, non è possibile allo stesso modo riconoscere un Alfiere bianco campochiaro “anziano” da un pivellino, come l’Alfiere neo-promosso sicuramente è?” chiesi sentendomi molto furbo. Lo sguardo di commiserazione che mi rivolse il Re fu come ricevere un diploma di ignoranza scacchistica. Con tutto il contegno esercitato in anni di regno, mi spiegò gelidamente “Il passaggio sulle case bianche non lascia traccia sugli Alfieri bianchi, come quello sulle case nere non lascia traccia sugli Alfieri neri. E’ conoscenza comune da noi, ma vedo che voi umani sapete ancora poco sugli scacchi”.

Ben mi stava. Mai giocare a fare il furbo, specialmente con un Re. Qualcosa avevo comunque imparato, qualcosa che mi avrebbe evitato di fare una brutta figura durante la mia prossima mossa, l’interrogatorio dei pezzi.

Simmetria quasi perfetta 07

Avevano organizzato le cose bene, con un ambiente separato per ogni pezzo con cui avevo intenzione di parlare. Ogni conversazione sarebbe stata registrata per eventuali ulteriori verifiche e controlli incrociati. Avevo scelto di interrogare un pezzo per tipo, lasciando per ultimi i due Alfieri litiganti. Visto il loro aspetto identico, per distinguerli era stato aggiunto a entrambi, sull’elmo, una sorta di copricapo cubico con un fiocco sulla parte superiore. Ai miei occhi, l’impressione complessiva era quella di una berretta da abito corale, per cui nei miei pensieri soprannominai “Cardinale” quello con il cubo/fiocco rosso e “Vescovo” l’altro, quello in viola.

Il primo a presentarsi fu una Torre. Parlava con un forte accento e non aveva uno sguardo simpatico. Anzi, non nascondeva la sua insofferenza per l’interrogatorio al quale il Re l’aveva obbligata a sottoporsi. Dopo qualche rapida battuta introduttiva, la Torre disse chiaramente che lei, di pedoni e Alfieri, non aveva nessuna stima o considerazione. I pedoni erano il suo divertimento preferito quando andava a caccia sulle traverse (anche se dovette ammettere che li odiava quando si presentavano assieme in sesta traversa facendosi gioco di lei), ma gli alfieri (i “fianchettatori” li definì) non li poteva proprio sopportare, con quel loro andare via sghembi. Non aveva nessuna idea di come avrebbe potuto riconoscere un Alfiere naturale da uno promosso, né fu in grado di dirmi se i due Alfieri campochiaro erano, a suo vedere o sapere, distinguibili. Prima di lasciarci, però, mi chiarì che non sopportava la situazione che si era creata, soprattutto perché causata da un pezzo degli scacchi che stava dichiarando il falso. Mi salutò con un ” ‘o dovete da scopri’ chi è ‘sto fijo de ‘n pedone, dotto’ “, tra l’amichevole e il minaccioso. Ma per le mie indagini, purtroppo, nessun passo avanti.

Cominciai quindi l’interrogatorio di un Cavallo. Come mi aspettavo, parlava una lingua difficile da comprendere, infarcita di “ihhh, non mi diiiica“, “o Maronna miiiia” e altre esclamazioni simili. Ma la cosa più fastidiosa era il fatto che cambiava continuamente discorso. Tra un racconto sulla mutevolezza del tempo e le difficoltà a girarsi nel traffico delle case laterali, infilò una battuta sul tempo che ci vuole a fare un giro completo della scacchiera e su quanto puzzavano i cavalli dell’avversario. Riuscii comunque a farmi dire qualcosa su quello che mi interessava: Alfieri e pedoni. Anche il Cavallo dimostrò una profonda disistima per gli Alfieri (“quegli imbranaaaati di mezza-scacchieeeera;) e un atteggiamento ambivalente verso i pedoni: gratitudine per il supporto che talvolta gli davano, ma anche fastidio (“Maronna miiia, quando ti attaccano, peggio dei tafàaani sono!;). Neanche lui però sapeva darmi informazioni sui due Alfieri oggetto della disputa o su come avrebbe potuto distinguerli. Mi aggiornò, questo sì, sull’esagerato costo della messa in piega delle criniere e sui comportamenti talvolta disdicevoli dei pedoni “a” e “h“, ma, tirando le somme, un altro buco nell’acqua.

Era adesso la volta di un pedone. Si presentò con affabilità e, nonostante la figura tozza e apparentemente sgraziata, aveva una bella voce e un eloquio sciolto. Mi spiegò come i pedoni formavano una squadra affiatata, di come erano ben consci del loro ruolo di costruttori delle strutture sulla scacchiera e del supporto che dovevano garantire ai vari pezzi più nobili: questo ruolo in un certo senso li gratificava molto. Odiavano i gambetti (” ‘un fai ‘n tempo a ‘ncomincia’ che sei di già a bordo scacchiera, maremma forchetta!”) ma la discussione più interessante fu quella sulla promozione. Apparentemente, il sogno segreto di ogni pedone era quello di diventare Re, ovvero l’unica cosa esplicitamente vietata dalle regole. Per il resto, mi descrisse il procedimento di promozione come qualcosa di traumatico: “Santo Filidoro! Di dentro rimani te medesimo, ma di fori tutto hambia. Ti pole hapita’ di hambia’ sesso, diventa’ na bestia o ‘n mucchio di sassi ‘mpilati! Miha bello, eh?” La promozione ad Alfiere, invece, quella sì che era “ganza“. E qui mi disse qualcosa di importante: che se ne avesse avuto l’occasione, lui stesso avrebbe fatto carte false pur di rimanere Alfiere (“arto, bello e veloce, diobono!;), e che quindi aveva la massima comprensione per quello che stava facendo l’impostore (non lo chiamò così, ovviamente). Per questo motivo non avrebbe collaborato a scoprirlo. Non che avesse idea di come sarebbe stato possibile, ma non avrebbe contribuito a far fallire un tentativo storico: riuscire a rimanere quello che si era diventati dopo una promozione. Lo ringraziai e lo lasciai andare, con un piccolo brivido: il Re aveva ragione. Se non si fosse trovata subito una soluzione al problema, tutti i pedoni avrebbero cominciato a dichiararsi quello che erano diventati dopo una promozione: un caos assoluto, con un aumento incontrollabile delle Donne in giro per le scacchiere e il crollo della disponibilità dei pedoni!

Prima dei due protagonisti della faccenda, mi rimaneva da interrogare solo la Donna. Quando mi accomodai, la signora non c’era ancora. Arrivò dopo pochi secondi, con passo nervoso, e si girò a guardarmi, per poi continuare a sbirciare nervosamente in tutte le direzioni. No, non aveva nessuna idea di cosa era avvenuto e di come sarebbe stato possibile risolvere la querelle. Mi descrisse con chiarezza gli avvenimenti della partita, confermando l’importanza che aveva avuto il controllo assoluto delle case bianche. Infine, la brillante combinazione finale con la promozione ad alfiere. Si vedeva che era delusa dal fatto che lei non aveva avuto nessun ruolo nella conclusione della partita, ma accettò ugualmente di spiegarmi la personalità degli Alfieri che avrei intervistato da lì a poco. Li descrisse come molto razionali, vanitosi, alteri e orgogliosissimi della loro vicinanza alla coppia reale. Erano però tendenzialmente classisti e non solo trattavano tutti gli altri (Re e Donna esclusi) con supponenza, ma anche tra di loro litigavano dandosi del “mezzo-bianco” o del “mezzo-nero”. Queste loro caratteristiche, unite al fatto che girando sempre con la visiera dell’elmo calata era impossibile guardarli in faccia, li rendeva antipatici a tutti. Figurarsi se lei si era abbassata a guardare l’Alfiere neo-promosso e se poteva riconoscerlo dall’altro… Informazioni preziose, ma nulla di decisivo per me.

Il tempo stava passando e cominciavo a sentirmi nervoso. Non avevo fatto molti passi avanti e, a parte una comprensione migliore dell’ambientino che c’era sulla scacchiera, non è che avessi ancora potuto formulare un’ipotesi su come risolvere il caso. Cardinale era già pronto e cominciai chiedendogli qualcosa del suo ruolo nello schieramento dei bianchi.

Sono un Alfiere Bianco campochiaro e quindi inizio le partite dalla casa f1. Sono utilizzato più frequentemente fianchettato in g2 o sulla diagonale f1-a6, in una posizione che dipende dalla strategia del conduttore dei Bianchi, che…” Lo interruppi per evitare che iniziasse a raccontarmi di tutte le possibili strategie di sviluppo. “Grazie molte. Può dirmi qualcosa dell’ultima partita giocata?” Cardinale sospirò per farmi capire che non aveva gradito l’interruzione, ma poi iniziò a descrivere la partita incriminata, con dovizia di particolari sull’importanza del suo ruolo. Attesi pazientemente che arrivasse a descrivere le fasi finali, che mi interessavano di più. “Dopo aver effettuato la presa in e5, siamo riusciti a conquistare il controllo completo della lunga diagonale bianca, non contrastabile dall’ormai eliminato Alfiere campochiaro nemico. Grazie al mio contributo decisivo, siamo poi riusciti a raggiungere un finale vinto che il nostro abile avversario stava per salvare grazie a una brillante idea di stallo in caso di promozione. Il nostro conduttore ha ideato una magnifica combinazione finale basata sulla sottopromozione del pedone spinto in e8 ad Alfiere, cosa che in breve ha costretto il nemico a capitolare.” Cercai di farmi dare più dettagli possibile su questo nuovo Alfiere. “Cose vuole che le dica? Era un volgare pedone promosso, senza stile né eleganza, ma ha svolto il suo lavoro egregiamente. In quel frangente era pur sempre diventato un Alfiere campochiaro! Poi… il fattaccio. Io che vengo messo a confronto con questo parvenu, che comincia a vantarsi a destra e a sinistra dell’importanza del controllo della diagonale bianca e che faceva i complimenti “A ME” per la brillante promozione!! Non ci ho visto più dall’indignazione ma, cosa che mi ha ancor più rattristato, nessuno ha riconosciuto in me l’unico, originale, fedele Alfiere di Re!” Scosse la testa con incredulità e smise di parlare, in preda ad un nobile sconforto.

Il racconto era lo stesso che mi aveva riassunto il Re, con l’aggiunta di alcuni particolari e delle sue espressioni. Non riuscii a trovare null’altro da chiedergli e lo congedai, chiedendogli di rimanere a disposizione se avessi avuto bisogno di ulterioriinformazioni. Cardinale se ne andò con il classico passo ondeggiante degli Alfieri, lasciando la stanza vuota.

Dopo qualche minuto entrò l’altro Alfiere, Vescovo, del tutto identico a Cardinale (a parte il colore della berretta). Venne avanti deciso verso di me, e mi si fermò di fronte. Chiesi anche a lui quale fosse il suo ruolo nello schieramento dei Bianchi.

Sono un Alfiere Bianco campochiaro e inizio le partite di scacchi ortodossi dalla casa f1. Di solito entro in partita tramite il fianchetto in g2 o direttamente sulla diagonale f1-a6, spostandomi in una posizione che dipende dalla strategia del conduttore dei Bianchi, che…” Come avevo già fatto con Cardinale, lo interruppi e gli chiesi “Grazie molte. Può dirmi qualcosa dell’ultima partita giocata?” Vescovo rimase un attimo in silenzio, a significare che non aveva gradito l’interruzione, ma poi riprese, descrivendo l’ultima partita, con particolare enfasi sul suo ruolo e su quanto fosse stato rilevante. Attesi nervosamente che arrivasse alle fasi finali. Vescovo si era infervorato molto durante il racconto. “Il Nero stava reggendo bene la nostra iniziativa posizionale sul centro ed era necessario intraprendere azioni concrete. Oltre alla mia pressione sul centro, anche le Torri stavano contribuendo bene e, dopo la presa in e5, le cose si sono rapidamente chiarite, grazie al controllo completo della lunga diagonale bianca, reso possibile anche dalla mancanza dell’Alfiere campochiaro nemico. Il mio contributo è stato quindi decisivo per entrare un finale praticamente vinto. Va dato credito al nostro avversario, che ha ideato una brillante idea difensiva basata sullo stallo in caso di nostra promozione in e8. A questo punto, il conduttore dei bianchi ha attuato una splendida combinazione basata sulla sottopromozione del pedone ad Alfiere, cosa che dopo poche mosse ha obbligato il Nero ad abbandonare.” Erano praticamente le stesse parole usate da Cardinale, accidenti! Chiesi qualche dettaglio sull’alfiere neo-promosso. “Non saprei cosa dirle, di grazia. Era il risultato della promozione di un pedone qualsiasi, che è stato sì fondamentale per la nostra vittoria, ma che chiaramente non ha lo stile e l’eleganza che si addicono a un Alfiere campochiaro! Certo, ha svolto un buon lavoro, ma… che cominci a vantarsi di come “LUI” ha controllato la diagonale bianca e che faccia i complimenti “A ME” per la brillante combinazione finale è francamente oltraggioso!! E, cosa che molto mi ha ferito, il Re non è stato in grado di ricacciare questo millantatore nella plebaglia da dove proviene! Io, unico, originale, fedele Alfiere di Re confuso con un pedone montato!” Smise di parlare e si bloccò, cercando di dimostrare con il suo silenzio tutta la sua offesa nobiltà.

Come per Cardinale, il resoconto era lo stesso che mi aveva raccontato il Re, anche se con l’aggiunta di qualche particolare di colore. Non mi venne in mente nessun’altra domanda e lo salutai, chiedendo anche a lui di rimanere a disposizione se avessi avuto bisogno di altre informazioni. Poi chiusi la registrazione.

Simmetria quasi perfetta 02

Non avevo raccolto molto da tutte queste interviste, ma decisi comunque di fermarmi per lasciare modo e tempo ai pensieri di svilupparsi spontaneamente. Magari c’era qualcosa che mi era sfuggito o che non avevo collegato correttamente. Avvertii il Re che mi sarei preso una pausa di un’oretta per riflettere: non osò contraddirmi (era lui ad avermi chiamato dopotutto) ma gli lessi chiaramente in faccia una grande preoccupazione per il tempo che stava passando e per il fatto che, se avevo ancora bisogno di riflettere, voleva indirettamente dire che grandi passi avanti non ne avevo fatti.

Stavo cercando di trovare un qualcosa, una dissonanza in questa simmetria apparentemente perfetta dei racconti di Cardinale e Vescovo. Decisi di passare qualche minuto di riflessione davanti alla scacchiera e improvvisamente … arrivò lei, l’Intuizione. Tornai di corsa indietro e riguardai rapidamente le registrazioni delle mie interviste a Cardinale e Vescovo. Eccola l’asimmetria! Non una prova inconfutabile ma un elemento su cui potersi basare per qualche ulteriore domanda agli Alfieri. Sarebbe stato difficile provare la mia intuizione senza un’ammissione diretta da parte dell’impostore: ma come farlo confessare? Mi era venne in mente un’idea che, se ben applicata, avrebbe potuto funzionare. Scelsi accuratamente le parole che avrei usato e mi feci annunciare al Re.

Simmetria quasi perfetta 08

Il sovrano mi accolse con un sorriso ampio ma nervoso: “Allora, spero tu mi stia portando buone notizie.” “Sì, Maestà, ho raccolto qualche elemento per capire chi dei due Alfieri è quello originale e quale quello da promozione, ma si tratta solo di indizi e non di una prova inconfutabile. Ho bisogno di convocare entrambi gli Alfieri e procedere con un confronto alla sua presenza per cercare di ottenere una confessione.”

Il Re valutò attentamente le mie parole, senza mostrare né sollievo per il passo avanti nella soluzione del suo problema né apprensione per la mia richiesta di ottenere una confessione che Lui stesso (il Re!) non era riuscito a ottenere. “Capisco. Suggerisci di chiudere il caso in maniera completa e senza lasciare adito a dubbi o interpretazioni. Mi sembra saggio. Però, i due alfieri conferiranno con noi separatamente. Tu sarai l’unico a parlare e avrai la responsabilità di far confessare l’impostore.

Accettai. I rischi stavano tutti dalla mia parte: sarei riuscito a convincere l’impostore a dichiararsi al Re? Mi sarei dovuto muovere con accortezza e decisione, ma non parlai con il Re del mio piano: non era il caso di dargli motivi di nervosismo. Mi serviva che trasmettesse agli Alfieri un’immagine di austerità e saggezza, in modo da incutere un timore reverenziale che speravo avrebbe facilitato il successo della mia strategia.

Simmetria quasi perfetta 03

Tutto era pronto. Cardinale entrò con il suo passo sghembo e rapido, fermandosi sulla destra del Re. Il Re fece un piccolo cenno per darmi la parola.

Buongiorno Alfiere. Io e lei abbiamo parlato poco fa della situazione che si è venuta a creare e di cui è inutile ripetere i particolari.” L’alfiere rimase immobile nella sua nobile postura. “Vorrei che lei confermasse al Re se lei è o no l’Alfiere risultato della sottopromozione dell’ultima partita giocata.” L’Alfiere non si mosse e ripetè, senza nessuna emozione e rivolgendosi direttamente al Re: “Maestà, io sono e sono sempre stato l’Alfiere campochiaro al suo servizio.”

Bene, Alfiere. Noi tutti sappiamo della sua completa fedeltà al suo Re, per il quale non ha mai esitato, se necessario, a scarificarsi in numerose partite. Immagino che la situazione che stiamo vivendo in queste ore non le avrà fatto cambiare idea“. Sempre rispondendo direttamente al Re, L’alfiere disse “Mio Re, la mie capacità e la mia vita sono al suo servizio, nelle buone e nelle cattive posizioni. Non ho mai rifiutato e non rifiuterei mai di sacrificarmi per la sua sopravvivenza o per le esigenze di una partita“. Un po’ melodrammatico, ma di effetto. Era sicuramente un nobile combattente, votato alla sua causa. Il Re fece un impercettibile gesto di apprezzamento per le parole dell’Alfiere.

Apprezziamo molto queste sue nobili parole, Alfiere. Mi faccia però spiegare le possibili conseguenze di una possibile mancata soluzione del problema che stiamo discutendo” dissi. “Come sa, né lei né l’altro Alfiere campochiaro avete dichiarato di essere il risultato della promozione di un pedone e questo sta creando un forte imbarazzo a sua Maestà. Se non verrà allo scoperto chi di voi due è un Alfiere di origine e chi di promozione, il Re non potrà fare altro che dichiarare la sua incapacità di far rispettare le regole degli scacchi e cedere lo scettro ad un altro Re. Capisce bene che questo sarebbe un danno di immagine irrecuperabile per il suo Re, il quale, nonostante l’ultima stupenda vittoria, difficilmente avrebbe un’altra possibilità di guidare un esercito nei prossimi anni. Anzi, rischierebbe seriamente di finire in una scatola assieme ai pezzi spaiati.

Il Re mi lanciò in tralice un’occhiata sorpresa e terrorizzata, ma le mie parole avevano evidentemente colpito anche l’Alfiere. Dopo qualche secondo di riflessione dichiarò, sollevando la testa: “Mio Sire, non posso permettere che ciò accada. Confesso di essere io l’Alfiere risultato della promozione da pedone. Mi dolgo della mia debolezza e chiedo umile perdono per le grandi sofferenze che questo mio sconsiderato gesto le sta creando. Chiedo di essere restituito al mio rango di pedone.”

Il Re mi guardò con esultanza stavolta, ma io gli feci cenno di non dire o fare ancora nulla. “Grazie molte Alfiere e pedone per questo gesto di coraggio e umiltà. La prego di allontanarsi e attendere le decisioni del Re, che verranno comunicate a breve.” L’Alfiere si allontanò lentamente, come se avesse un grande peso sulle spalle. Sembrava già più basso, notai.

Appena rimanemmo soli, il Re cominciò a ringraziarmi con evidente soddisfazione: “Eccellente, davvero eccellente. Sei stato un ottimo psicologo e hai toccato i tasti giusti per convincere quel pedone a confessare. Eccellente!” “Mi dispiace gelare il suo entusiasmo, Sire, ma ancora non abbiamo concluso nulla.” dissi al Re. Sopportando il suo sguardo inorridito, continuai “La mia argomentazione non poteva fare altro che obbligare un nobile Alfiere a sacrificarsi per la sopravvivenza del suo Re. E in effetti è successo quello che mi aspettavo da un Alfiere; dobbiamo interrogare anche il secondo Alfiere per verificare la sua reazione prima di giungere a delle conclusioni“. Il Re rimase immobile per qualche secondo, poi realizzò che avevo ragione. Senza proferire altre parole, si spostò di nuovo al centro della sala, con quello che mi sembrò un sospiro di sconforto.

Simmetria quasi perfetta 09

A un cenno del Re, entrò Vescovo, con passo veloce. Andò direttamente alla destra del Re, come se sapesse bene quale doveva essere il suo posto. Il Re fece un cenno per darmi la parola.

Buongiorno Alfiere. Io e lei abbiamo parlato poco fa della situazione che si è venuta a creare e di cui è inutile ripetere i particolari.” L’Alfiere rimase immobile nella sua posizione di attesa vigile. “Vorrei che lei confermasse al Re se lei è o no l’Alfiere risultato della sottopromozione dell’ultima partita giocata.” L’Alfiere non si mosse e disse, rivolgendosi direttamente al Re e senza manifestare emozioni: “Maestà, io sono e sono sempre stato l’Alfiere campochiaro al suo servizio.” Bene, Alfiere. Noi tutti sappiamo della sua completa fedeltà al suo Re, per il quale non ha mai esitato, se necessario, a scarificarsi in numerose partite. Immagino che la situazione che stiamo vivendo in queste ore non le avrà fatto cambiare idea“.

Di nuovo rivolto al Re, L’alfiere disse “Mio Re, la mie capacità e la mia vita sono al suo servizio, nelle buone e nelle cattive posizioni. Non ho mai rifiutato e non rifiuterei mai di sacrificarmi per la sua sopravvivenza o per le esigenze di una partita“. Anche Vescovo suonò un po’ sopra le righe, ma le sue parole sembravano sincere. Era anche lui un nobile combattente, votato alla sua causa. Il Re ripeté l’impercettibile gesto di apprezzamento per le parole dell’Alfiere che aveva già riservato a Cardinale.

Apprezziamo molto queste sue nobili parole, Alfiere. Mi faccia però spiegare le possibili conseguenze della mancata soluzione del problema che stiamo discutendo. Come sa, né lei né l’altro Alfiere campochiaro avete dichiarato di essere il risultato della promozione di un pedone e questo sta creando un forte imbarazzo a sua Maestà. Se non verrà allo scoperto chi di voi due è un Alfiere di origine e chi di promozione, il Re non potrà fare altro che dichiarare la sua incapacità di far rispettare le regole degli scacchi e cedere lo scettro ad un altro Re. Capisce bene che questo sarebbe un danno di immagine irrecuperabile per il suo Re, che, nonostante l’ultima stupenda vittoria, difficilmente avrebbe un’altra possibilità di guidare un esercito nei prossimi anni. Anzi, rischierebbe seriamente di finire in una scatola assieme ai pezzi spaiati.

Stavolta il Re non fece o disse nulla. Le mie parole avevano scosso l’Alfiere, che sollevando la testa dichiarò: “Mio Sire, non posso permettere che ciò accada. Mi conceda l’onore di sfidare a duello il mendace Alfiere e dimostrare la sua colpa, causa delle grandi sofferenze che sta patendo. Chiedo di essere comandato a questa sfida, che sono certo supererò con successo costringendo l’impostore a tornare al suo rango di pedone.”

Il Re rimase perplesso e immobile. La risposta di Vescovo era altrettanto nobile e coraggiosa di quella di Cardinale, e, anche se la sua decisione era diversa, ancora non era sufficiente a identificare il pedone senza ombra di dubbio. Dovevo fare un ultimo passo e giocare le mie carte per spezzare quella simmetria quasi perfetta.

Grazie molte Alfiere per questo gesto di coraggio e nobiltà. Devo però dirle che non credo che lei abbia diritto a un tale onore.” L’Alfiere per la prima volta si voltò a guardarmi. “Durante l’ultima partita il suo ruolo non è stato così importante e decisivo come lei ci ha raccontato.” In qualche maniera sentivo lo sguardo dell’Alfiere indurirsi dietro l’elmo. Il Re rimase invece impassibile in attesa di capire cosa stessi cercando di fare. “Dai racconti dei suoi colleghi ho capito che il suo ruolo nella recente partita, brillantemente vinta, sia stato molto marginale. Va bene la pressione sulle case centrali, ma per un alfiere in fianchetto è normale amministrazione. Poi, non molto di più. L’Alfiere neopromosso invece ha avuto un ruolo fondamentale, non crede?” L’alfiere replicò in maniera seccata “Ma cosa sta dicendo? Il mio contributo combinato a difesa del Re e nell’attacco al centro nemico è stato un elemento essenziale del nostro piano! E il pedone promosso è entrato in scena solamente per la combinazione finale, brillante quanto si vuole, ma frutto di tutte le mosse precedenti.” Era palesemente infastidito, perciò continuai “Questo lo dice lei. Senza la promozione ad Alfiere, tutto il gioco precedente non sarebbe servito a molto e il lei sarebbe potuto invece essere accusato di scarsa iniziativa, visto il dominio sulle case bianche che lei vanta di aver contribuito a creare“. L’Alfiere rispose immediatamente “Questo non è vero! Non so chi possa aver detto una cosa del genere! Di certo non chi era presente alla partita.” Continuai a incalzarlo “Beh, tutti coloro che hanno partecipato attivamente all’assalto, invece di starsene rintanati dietro i pedoni g3 e h2, tanto per non fare nomi“. E l’Alfiere, di rimando, perdendo la calma “Io, rintanato? Io ho eseguito quello che il mio Re ha pianificato e mi ha chiesto di fare. Chi ha obbligato il Nero a bloccare il centro? Chi ha mantenuto una pressione costante su d5?” E io, asciutto “Come che sia, diciamo che non è certo stato per merito suo se la partita è stata vinta, quindi non credo che lei possa chiedere l’onore di sfidare chi invece verrà ricordato per quello che ha fatto.” L’Alfiere cominciò ad alzare la voce “Questo è un oltraggio!! Come fa a dire che tutta la combinazione finale non sia iniziata con la mia cattura in e5? Come fa, eh??”.

Il Re si voltò di scatto verso l’Alfiere che d’improvviso tacque, bloccandosi. Una volta scomparsa l’eco delle ultime parole gridate da Vescovo, scese un silenzio assoluto: nella foga di affermare l’importanza del suo ruolo e la legittimità della sua richiesta di sfidare l’altro Alfiere, aveva dichiarato, egli stesso, di aver catturato un pezzo nemico nella casa e5. Una casa scura, inaccessibile a un Alfiere campochiaro, ma non a un pedone.

Il Re disse semplicemente “Grazie. Prendo io in mano la situazione adesso.” Capii che mi stava congedando e abbandonai la sala.

Simmetria quasi perfetta 01

Dopo un po’ il Re venne a trovarmi, di persona. Aveva l’aria stanca ma sollevata.

“Devo congratularmi con te, amico. Hai risolto il caso esattamente come avevo sperato, e lo hai fatto sfruttando le tua capacità umane di sollecitare emozioni e sfruttarne le conseguenze: una cosa rispetto alla quale noi scacchi siamo impreparati. Un po’ come te, che non sai riconoscere un Alfiere campochiaro da uno camposcuro. concluse con un mezzo sorriso. Mi fece poi le domande che stavo aspettando.

Perché hai deciso di attaccare così violentemente il secondo Alfiere e non il primo, che pure avrebbe potuto essere il Pedone, visto che lo aveva anche spontaneamente confessato? Se avevi considerato la prima confessione non sufficiente, perché hai deciso di non accettare la richiesta, perfettamente alfieresca, di chiedere di essere comandato a un duello? Cosa avresti fatto se il secondo Alfiere non si fosse tradito?”

Il comportamento del primo Alfiere era la risposta più consona alla nobiltà di un Alfiere, soprattutto dopo la mia esplicita richiesta di disponibilità al sacrificio per il proprio Re. Il secondo Alfiere ha invece optato per una risposta più combattiva e, se vogliamo, dal risultato non scontato. Ma, cosa più importante, non ha offerto di sacrificarsi, dimostrando di tenere al suo status di Alfiere più che al futuro del proprio Re. E questo mi ha suggerito di scuoterlo psicologicamente, sperando che si tradisse. Come è successo.”

Ma l’Alfiere è un pezzo di valore e la decisione di combattere invece che sacrificarsi spontaneamente poteva sembrare più logica, e comunque lasciare aperta la possibilità di sacrificarsi in seguito. Mentre, invece, il primo Alfiere poteva essere il pedone e aver preferito chiudere con un gesto nobile una storia dalla quale sarebbe comunque potuto uscire malamente smascherato. Ma per fortuna hai avuto ragione e tutto si è risolto per il meglio. Io non avrei potuto affidarmi al caso come capisco abbia fatto tu.”

Non era proprio vero che mi ero affidato al caso, però. “Sire, è vero che tutto si è risolto grazie ad una confessione involontaria, ma io avevo comunque una chiara idea di chi tra i due fosse l’Alfiere di nascita. Come Lei non manca di farmi notare, io posso non essere in grado di riconoscere a una prima occhiata un alfiere campochiaro da uno camposcuro, ma anche voi scacchi non notate più alcune caratteristiche dei vostri pezzi. E cercare le caratteristiche di un pedone in un alfiere non è tra le cose più usuali per voi. Non avete quindi notato il diverso modo di muoversi dei due Alfieri. Il primo corrispondeva al normale movimento sghembo e ondeggiante di chi muove solamente sulle case di un solo colore, mentre l’altro aveva, come dire, movenze più lineari e dirette. Qualcosa di insufficiente per identificare l’impostore, ma in grado suggerirmi una linea di azione durante l’interrogatorio per andare a cercare una prova concreta.”

Il Re rimase un attimo in silenzio, valutando quello che gli avevo appena detto, poi annuì “Bene, vedo che entrambi abbiamo imparato qualcosa oggi. E che, grazie al tuo spirito di osservazione, sei stato in grado di formulare una strategia come nessuno di noi avrebbe potuto.”

Questo sembrava aver soddisfatto il Re, ma io avevo una domanda a mia volta. “Se posso chiedere, Maestà, come ha deciso di chiudere la faccenda e di comunicare le conclusioni agli altri pezzi?”

Una volta ottenuta una piena confessione, ho dichiarato a tutti che la situazione è stata risolta grazie alla responsabilità mostrata dal Pedone promosso ad Alfiere, il quale, dopo la decisione istintiva, comprensibile ma profondamente errata, di prolungare la gioia per una così superba vittoria, ha comunicato al Re la sua vera identità, ritornando con orgoglio tra le file dei Pedoni. In questo modo nessuno avrà dubbi sull’onore e la nobiltà del vero alfiere, che sono certo si guarderà bene dal diffondere i particolari delle nostre discussioni e della sua volontaria ma falsa confessione.

“Ottime decisioni, Sire, che le consentiranno non solo di mantenere i suoi pezzi rispettosi delle regole, ma faranno aumentare la sua considerazione come monarca illuminato.”

Il Re fece un leggero inchino verso di me, in un gesto di gratitudine e rispetto assolutamente inaspettato e che mai avevo visto fare da un Re. Poi mi consegnò le due berrette. “Ti prego di accettarle come ricordo di un caso brillantemente risolto. Ti auguro che anche nel tuo mondo tu possa meritare la considerazione e la gratitudine che oggi hai guadagnato presso di noi.” Non gli dissi che questo sarebbe stato impossibile nel mondo degli umani. Lo ringraziai invece del regalo e mi voltai per andarmene.

Passai vicino ai ranghi dei pedoni, dai quali ebbi l’impressione di ricevere uno sguardo triste e ostile. Ma forse era solamente una mia impressione.

Simmetria quasi perfetta 11

NdA: Qualcuno potrà trovare in questa novella gli echi di un racconto breve di Isaac Asimov, “Mirror Image” del 1972, pubblicato in Italia per la prima volta da Mursia nel 1975 nella raccolta “Il meglio di Asimov” col titolo “Immagine Speculare”. Pur senza negare l’influenza che quello splendido racconto ha avuto su alcuni meccanismi narrativi, questa storia, nel bene e nel male, è tutta farina del mio sacco.

Simmetria quasi perfetta 12

avatar Scritto da: delpraub (Qui gli altri suoi articoli)

Ingegnere Nucleare mai praticante causa referendum, è Candidato Maestro (a tavolino) con carriera interrotta da una felice paternità. Ha fondato e gestisce una azienda di informatica e si occupa di progetti di ricerca applicata in ambito europeo.


Un Commento a Simmetria quasi perfetta

  1. avatar
    Mongo 21 Giugno 2015 at 19:39

    Domandona: quale campione del mondo/numero 1 al mondo in un torneo ha perso 3 partite di cui una vinta, ma persa per il tempo… oltre a Magnus?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


CLICCA QUI PER MOSTRARE LE FACCINE DA INSERIRE NEL COMMENTO Locco.Ro

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

La Palestra dei Finali

Chess Lessons from a Champion Coach

Torre & Cavallo - Scacco!

Strategia di avamposti

I racconti del Grifo

57 Storie di Scacchi
2700chess.com for more details and full list

Ultimi commenti

Problema di oggi