Come diventare imbattibili a scacchi

Scritto da:  | 23 Giugno 2015 | 6 Commenti | Categoria: Scacchi e arte

 

Come diventare imbattibili a scacchi 1

(Ulisse: “Grande sfida a scacchi”, olio su tavola, 2002)

Esistono dei mezzi per migliorare il proprio gioco fino a diventare imbattibili? Sì, esistono. Il guaio è che se io svelassi tutti i segreti ad appena due di voi lettori e poi voi due giocaste un match, nessuno dei due perderebbe mai una partita ma neppure uno dei due, per definizione, ne vincerebbe mai una. Quindi… non si può fare.

E io, allora, perché non sono imbattibile (direte voi)? Semplicemente perché, allo stesso modo, non conosco nemmeno io l’ultimo segreto, quello che io non posso svelare a voi perché non l’hanno rivelato a me. L’ultimo segreto è in quella ultima mezza paginetta lasciataci strappata in un antico libricciuolo e il cui contenuto sta ad ognuno di noi recuperare per completare ogni conoscenza e poter alzarci, alla pari di Caruana, nella sfida a Carlsen.

E dove sono scritti tutti gli altri elementi per progredire fino a diventare (quasi) imbattibili? Ebbene, sono tutti, per l’appunto, contenuti in alcuni fogli di quel volume, preziosissimo e pressoché sconosciuto, edito nel 1837 in Roma dalla tipografia Ferretti, dal titolo “Trattato elementare del giuoco degli scacchi”, che contiene “la marcia e portata de’ pezzi; le regole, li principi generali e particolari; l’analisi delli principali colpi, e li differenti mezzi di attacco e difesa”. E contiene tanto altro…

L’autore è un tal Ulisse D. (Ulisse Desroches), con traduzione dall’originale stesura in francese. E’ giunto fino a noi privo, appunto, di una mezza paginetta, quella che dovremmo compilare per completare il puzzle e diventare imbattibili per sempre. Altro che Pasquinelli, Padulli, Paoli, etc…!

Questa è la copertina del volumetto:

Come diventare imbattibili a scacchi 5

Nella graziosa prefazione l’autore scrive che il “libricciuolo” dev’essere “considerato di assoluta necessità pel considerevole numero di quelli che la riputazione del più bello fra li giuochi, la loro naturale curiosità, o il desio di cercar un mezzo contro la noja, se ne servirebbero, se il loro allontanamento da persona capace di fornirgli la chiave, non mettesse un insuperabile ostacolo.  …Lo stesso operaio che fabbrica li pezzi, il mercante che li vende, ignorano quasi tutti la marcia, e lasciano così l’acquirente che glie la chiede, nello stesso imbarazzo di pria. Questo sarà il primo (ma non l’unico…;) oggetto che tratterà questo libricciuolo, e mi lusingo che questa parte nulla lascerà a desiare sì per la chiarezza che per la precisione…”

La prima edizione del volumetto era andata esaurita qualche anno prima e, come spiega l’Ulisse, “si credette indispensabile creare un nuovo codice, perché esse regole furono alterate in molti paesi, e perché queste differenze potean essere, per giuocatori stranieri gli uni agli altri, una sorgente di discussioni interminabili. D’altronde la redazione è conforme all’uso ritenuto in Parigi emesso in vigore dalli giuocatori li più celebri”.

Ma insomma, regole a parte, quali sono i segreti contenuti nel libricciuolo e giunti fino ad oggi ma disgraziatamente ignoti ancora a quasi l’intero mondo di scaccofili? Beh, parliamo qui almeno del primo, forse il più importante e dirimente: l’assoluta concentrazione e raccoglimento nel gioco, dalla quale non vi dovete far rimuovere per nessun motivo al mondo. Ma davvero nessuno, eh? E nessuna pietas…

Voglio esser più chiaro con alcuni esempi.

Esempio numero 1: avete messo a cuocere la pasta ma state analizzando una posizione complicata. Che cosa fate? Risposta giusta: andate avanti nell’analisi e lasciate scuocere la pasta. Esempio numero 2: Il carro attrezzi sta portando via la vostra auto parcheggiata in divieto, mentre vi arriva un sms dal vostro avversario con un imprevisto sacrificio di Donna in g2. Che cosa fate? Risposta giusta: analizzate subito il sacrificio e lasciate l’auto andare al diavolo. Esempio numero 3: vostra suocera telefona che ha assolutamente bisogno di aiuto mentre è in corso una vostra partita decisiva… vabbeh, ormai ci siamo capiti…

Ritorniamo all’Ulisse, che scrive: “Per altro senza cercar in questa corta introduzione a dimostrare il lungo studio di cui è suscettibile il giuoco degli Scacchi, basta per suo elogio che de’ gran Re, de’ guerrieri celebri, ed illustri sapienti ne abbian fatto gran caso”.

Aggiunge però il traduttore dell’Ulisse che non dovete mai, a proposito di Re, far quello che faceva Carlo XII di Svezia secondo Voltaire: “…se le cose piccole dipingono gli uomini, è permesso riportare che egli faceva sempre marciare il re a questo giuoco, se ne serviva più che degli altri pezzi, ed in tal modo perdeva tutte le partite”.

Come diventare imbattibili a scacchi 3

Ma eccoci al punto cruciale del nostro tema. Più avanti l’Ulisse, a conferma della essenzialità della super-concentrazione del campione, fa riferimento ad alcuni episodi storici realmente accaduti ad alcuni grandi che hanno voluto sacrificare tutto (anche i pezzi e anche se stessi) pur di trionfare.

Un monarca guerriero, Eduardo Re d’Inghilterra, perdette una importante piazza, quella di Roano,per non aver voluto distrarre la sua attenzione da una partita di Scacchi”. E ancora:

Un Romano, tal Canio Juffo, giuocava alli Scacchi sul punto di andare all’estremo supplizio, prendendo a testimonio il Centurione capo della sua scorta di come egli avesse un pezzo in più, per il timore che, dopo la sua morte, non si dicesse aver egli perduta la partita”.

Mirabile, spettacoloso, concittadino Juffo! Solo il patibolo poté intromettersi tra te e gli allori più alti! Mitico! Sei tu il mio ottavo re di Roma!

Soltanto se comprenderete abbastanza queste due descrittevi decisioni, sarete a buon punto sulla via dell’imbattibilità. Certamente occorre altro, ma l’Ulisse è prodigo di ulteriori fondamentali consigli. Andiamo avanti nella lettura del libricciuolo.

E’ d’uopo inoltre: 1.Memoria, onde aver sempre presente al vostro spirito l’intero giuoco, e di non dimenticare la situazione di ciascun pezzo, la sua debolezza o forza ecc… 2.Prudenza e attenzione, onde maturare nella vostra mente ciascuna combinazione, ed assicurarvi tacitamente de’ suoi risultati, e di non lasciare il vostro avversario cambiare pezzo alcuno di luogo, senza che ne siate istruito e che pria giudichiate della sua portata. 3.Finalmente, un poca di immaginazione e sagacità, onde essere sempre pronto a tendere un inganno al nemico, ad indovinarlo e sconcertare i suoi progetti”.

Beh, che ve ne pare? Non so se adesso siete più di prima sulla via dell’imbattibilità nel giuoco de li scacchi. Di sicuro non lo sarete però di meno!

Come diventare imbattibili a scacchi 2

(Ulisse: “Grande sfida a scacchi in piazza”, olio su tavola, 2002)

Rossano Massaccesi, in arte Ulisse, pittore naif di Osimo, scrive sul suo Blog: “L’ironia serve per prendere le distanze dalle cose. Tutte, dai soggetti, dall’ambiente, dall’atemporalità, che significa anche storicità. E togliendo tutto questo, ossia collocazione precisa nello spazio e nel tempo, non c’è forse soltanto l’uomo, nella sua dimensione umana universale?”

E qui, per concludere, non poteva mancare la mossa vincente:

Come diventare imbattibili a scacchi 4

(Ulisse: “la mossa vincente”)

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


6 Commenti a Come diventare imbattibili a scacchi

  1. avatar
    Renato Andreoli 24 Giugno 2015 at 11:26

    Sono rimasto molto colpito da una singolare coincidenza. La storia di Canio Juffo che giocava a scacchi sul punto si andare all’estremo supplizio ricorda in modo sorprendente un’altra storia che si sta svolgendo proprio in questi giorni (dal 22 giugno al 9 luglio) sul palcoscenico del teatro alla Scala.
    Si tratta di una ripresa dell’opera Tosca di Giacomo Puccini con la regia dello svizzero Luc Bondy.
    Lo spettacolo è una coproduzione della Scala e del Teatro Metropolitan di New York, dove va in scena già da alcuni anni con cast diversi ma con regia, scene e costumi identici, ed è stato recensito molto negativamente da quasi tutti i critici che ne hanno parlato.
    Ma ecco che cosa ha inventato il regista nel terzo atto.
    Il terzo atto di Tosca è ambientato sui bastioni di Castel Sant’Angelo prima dell’alba. Il pittore e patriota romano Mario Cavaradossi è in attesa di essere fucilato.
    Dopo l’iniziale canto alla luna di un pastorello che si sente da lontano, c’è un lungo episodio strumentale, durante il quale di solito si vede il tenore che medita sulla propria tragica situazione.
    Qui, invece, Luc Bondy fa giocare al condannato una partita a scacchi con un carceriere!
    Esistono alcuni video, ripresi in qualche modo, delle recite del Met del 2013, quando Mario era interpretato dal tenore Roberto Alagna, francese a dispetto del nome, il quale come scacchista dilettante mi sembra abbastanza credibile.
    In questo video rubato da uno spettatore lo vediamo nella recita del 2 novembre 2013. L’impressione è che Alagna e la guardia, che qui è il baritono di colore Ryan Speedo Green, giochino una partita vera

    In quest’altro video, che mi pare ripreso in un cinema (le opere del Met vengono date in diretta nei cinema di tutto il mondo), vediamo gli stessi interpreti nella recita del 9 novembre. Qui si nota un errore nella disposizione dei pezzi: il Re e la Donna bianchi sono scambiati di posizione.

    Riporto un brano dalla recensione di un critico musicale:
    “Dopo aver massacrato l’intero secondo atto, il regista svizzero apre il terzo e ultimo con Cavaradossi che gioca a scacchi con il carceriere. Magari così avrà fatto anche contento Ingmar Bergman, citandogli il suo «Settimo sigillo», ma appare difficile che un condannato a morte, a poche ore dall’esecuzione, abbia voglia di dilettarsi con la scacchiera. Più facile immaginarlo seduto in un angolo con la testa tra le mani”.
    Chissà come se la stanno cavando alla Scala il tenore Fabio Sartori ed il baritono Ernesto Panariello come scacchisti!
    Il canale YouTube della Scala ha già postato il momento in cui Mario canta la sua aria nella recita dell’altro ieri, ma si vedono solo i pezzi rovesciati sulla scacchiera.

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      Ramon 25 Giugno 2015 at 06:12

      Fa sempre oltremodo piacere leggere i commenti ispirati e colti di una persona come Renato: uno dei pochi ancora che correttamente scrive “con la regia di” piuttosto che lo sgraziatissimo “per la regia di”, inutile neologismo di origine francese. Così come, immagino, correttamente “succubo” invece di “succube”, grazie Renato.
      I complimenti a Marramaquìs sono, come sempre, scontati. 😎

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        DURRENMATT 26 Giugno 2015 at 15:13

        …”TOTO’:ragazzina ritorniamo nei ranghi.Cosa volete insinuare:che tuo padre in casa non comanda niente!?Che, forse, sono SUCCUBE di tua madre? Figlia:Guarda papa’ che si dice SUCCUBO! TOTO’: Ma non mi far ridere!Si è sempre detto SUCCUBE.Io da bambino dicevo SUCCUBE,tutti dicono SUCCUBE, adesso viene lei e mi cambia le carte in tavola! Figlia prende il dizionario: Vedi, e’ scritto qui: succubo,succubi,succuba,succube TOTO’: Perbacco,hai ragione… SUCCUBO’, SUCCUBI’, SUCCUBA’, SUCCUBE’.Cosa vuoi che ti dica;in questo dopoguerra non si capisce più niente. Questi Americani hanno cambiato tutto!!”…(dialogo tratto da un film “con la regia di” Mario Mattioli che TUTTI hanno visto). 😉

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        fds 26 Giugno 2015 at 18:18

        “per la regia” in effetti non può essere corretto.
        Diverso per succubo o succube.
        Ho consultato il Diz. Italiano Ragionato che propende per succube , seppur riporta come forma alternativa l’altra – derivata dal latino – che, pare, si è poi evoluta con e finale per contaminazione francese.

        Quelli della Crusca non sono molto netti, anche se propendono per succubo/a :
        http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/succubo-succube

        Naturalmente ci si può appassionare a questo tema solo in un sera di inizio estate :mrgreen: e personalmente mi suona meglio il derivato francese. Gusti personali.

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    paolo bagnoli 24 Giugno 2015 at 18:38

    Nessuno tocchi la Tosca!! E Scarpia? Giocava a squash per passare il tempo?

  3. avatar
    Filologo 24 Giugno 2015 at 20:32

    La vicenda di Giulio Cano (qui storpiato in Canio Juffo) è raccontata come mirabile esempio di self control da Seneca nel De tranquillitate animi. Ovviamente il gioco citato è quello dei latrunculi, niente scacchi.

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