E Belločka perse la Donna

Scritto da:  | 24 Febbraio 2015 | 17 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

Edik 10

Questa storia ebbe luogo durante un campionato giovanile a squadre dell’Unione Sovietica all’inizio degli anni cinquanta. Eduard Gufeld giocava sulla seconda scacchiera dell’Ucraina.
Aveva allora diciassette anni e in quell’occasione… si innamorò. Si innamorò di un’incantevole scacchista dai grandi occhi azzurri. Il nome della ragazza era Bella e faceva parte della rappresentativa della Repubblica Russa (RSFSR).
Durante questo torneo, Bella aveva un gran numero di corteggiatori che le proponevano i loro servizi nella preparazione teorica e nell’analisi delle partite sospese, ma, per qualche motivo, dell’aiuto di Edik e del suo repertorio di aperture non voleva saperne. I consigli, le raccomandazioni ed i trucchi che lui cercava di insegnarle per conquistare il suo favore, lei li respingeva categoricamente.
Ciononostante, ogni giorno Edik si recava presso il tavolo sul quale Bella stava giocando la sua partita con la gioia segreta di vederla ancora una volta.
“Chiunque sia stato innamorato a quella età – commentava Gufeld, raccontando la storia molti anni dopo – mi può capire facilmente.”
Durante le partite gli era concessa la possibilità di passare ben cinque ore vicino a questa attraente fanciulla e Belločka non lo poteva evitare.
Un giorno la squadra dell’Ucraina incontrava gli scacchisti dell’Uzbekistan. Gufeld giocava col Nero con Khasidovsky e dopo la ventinovesima mossa del Bianco la posizione era la seguente.

Edik 1

Una tipico mediogioco da est-indiana.
“Se Belločka avesse saputo come io sono costante nella vita! Sono passati più di trent’anni da allora, ma io sono ancora fedele al mio primo amore, la difesa est-indiana” scrive Gufeld nel 1985.
Qui seguì la sbalorditiva

29 …Th1!!
30 R:h1 Dh5

Sacrificio di Torre per guadagnare un tempo!
Quasi tutti i partecipanti al campionato si affollarono intorno al tavolo per osservare direttamente la brillante combinazione.
Quasi tutti. Belločka non c’era.

Edik 4
Edik si avvicinò al tavolo dove giocava la ragazza, quasi tentando di comunicarle mentalmente la posizione e sperando almeno che lei si accorgesse della sua premura. D’altra parte, giocando la partita, aveva sempre pensato a lei!
Ma niente, Belločka sedeva immobile riflettendo sulla mossa da giocare.
Poi improvvisamente alzò il capo e lo guardò con i suoi profondi occhi azzurri.
Da quello sguardo a Edik parve di capire che lei si fosse accorta delle sue attenzioni e che, anzi, ne fosse quasi più interessata che alla partita che stava giocando. Gli sembrò che avesse compreso ciò che lui le stava comunicando col pensiero e cominciò a pregare in silenzio.
Belločka rivolse di nuovo gli occhi alla scacchiera, eseguì in fretta la mossa e…orrore, lasciò in presa la Donna!
Una tragedia. Dagli occhi le sgorgavano lacrime. Aveva perso.
Scioccato da ciò che era successo, e sentendosi in qualche modo responsabile, Edik ritornò al proprio tavolo e, inspiegabilmente per tutti, offrì la patta che fu prontamente accettata.
Gufeld afferma che le analisi dopo la partita dimostrarono che il Nero avrebbe dovuto vincere, ma oggi il computer trova in una frazione di secondo la difesa che lascia il Bianco in vantaggio:

31 Rg1 A:f3
32 Te1!!

E Belločka? Nel frattempo era corsa dal responsabile della propria squadra a lamentarsi, sostenendo che la causa della sconfitta era il povero Edik.
Così il giorno seguente il collegio arbitrale emise una sentenza unica nel suo genere: “E’ fatto divieto al concorrente della squadra dell’Ucraina Eduard Gufeld di avvicinarsi alla scacchiera femminile della rappresentativa della Repubblica Russa”. Non si ricorda che sia mai stato preso un provvedimento simile in tutta la storia delle competizione scacchistiche!
Ma con questo la storia non è ancora terminata.

Edik 8
Venne il giorno dell’incontro RSFSR-Ucraina.
Ovviamente il decreto arbitrale non aveva effetto in quella occasione e così al giovane Eduard fu concesso di rimanere vicino a Belločka senza il timore di vedersi comminate ulteriori punizioni.
Lei, purtroppo, ostentando indifferenza, non lo degnò di uno sguardo per tutto il tempo.
Il destino volle che proprio le loro due partite si prolungassero notevolmente.
Quella di Gufeld, che conduceva il Bianco, era approdata a questa posizione.

Edik 2

Il finale non dava a Edik nessuna speranza di vittoria, ma gli prometteva molto di più: la possibilità di stare ancora per un bel po’ di tempo accanto alla ragazza che non poteva mai saziarsi di contemplare.
Era riuscito a trascinare il gioco fino all’inverosimile ed erano già state giocate ben 150 mosse, quando improvvisamente l’avversario chiamò l’arbitro e chiese la patta per triplice ripetizione.
Edik 3Con la morte nel cuore Edik cominciò a ripercorre le mosse della partita; gli fu comunicato che la stessa posizione era apparsa alle mosse 120, 134 e 150. Comprese che presto avrebbe dovuto lasciare la sala e che non avrebbe rivisto mai più la rappresentante della squadra della RSFSR.
Allora decise di mettere in atto l’ultimo, disperato tentativo e disse:

Non c’è stata triplice ripetizione!
Come non c’è stata? – risposero i giudici.

Sentendo di aver preso l’iniziativa, Edik proseguì:

Non c’è stata e basta! Nella posizione che si è verificata alla 120ª mossa, la Torre che ora sta in d5 stava in d4 e la Torre che ora sta in d4 alla 134ª mossa stava in d5.

La consultazione che avvenne fra i giudici ricordava, a detta dello stesso Gufeld, la scena finale del “Revisore” di Gogol.

Che fare? – si chiedevano.
Ricostruite le mosse della partita e nel momento critico contrassegnate in qualche modo le Torri bianche! – consigliò il ragazzo imperturbabile.

Gli arbitri, colti di sorpresa e increduli, si ritirarono nelle loro stanza per consultarsi.
In questo modo Edik guadagnò altri venti minuti, ma il suo ricorso non fu accolto.
Gli arbitri ricomparvero e comunicarono che la partita doveva essere considerata patta e che al Rappresentante della Squadra dell’Ucraina Eduard Gufeld era comminata un’ammonizione ufficiale (questa volta per l’innovazione, commentò l’interessato).
Così finisce la storia di Edik e di Belločka che dopo quella volta non si incontrarono mai più per tutta la vita.

Edik 5

avatar Scritto da: Renato Andreoli (Qui gli altri suoi articoli)


17 Commenti a E Belločka perse la Donna

  1. avatar
    Mongo 24 Febbraio 2015 at 02:28

    Bella… Bella… Bella… :mrgreen:

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    Filologo 24 Febbraio 2015 at 08:44

    A mio giudizio, la migliore storia mai raccontata da Gufeld.

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    alfredo 24 Febbraio 2015 at 09:17

    Grandissimo Gufeld !
    solo nella fisica e nella matematica ho potuto incontrare personaggi cosi’
    Purtropo Gufeld non lo ho mai conosciuto anche se so che Paoli un anno lo aveva invitato a Reggio

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    Jas Fasola 24 Febbraio 2015 at 09:42

    Il finale D vs 2TT dovrebbe essere vinto per il B. Basta cambiare le due TT per D e pf7. E’ una manovra std.
    Kramnik non riusci’ a pattare un finale simile ma anche piu’ semplice http://www.chessgames.com/perl/chessgame?gid=1306138

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      Jas Fasola 24 Febbraio 2015 at 09:43

      Leko-Kramnik, vinse Kramnik con le 2 TT

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      alfredo 24 Febbraio 2015 at 14:38

      caro Jas
      fu Leko a non riuscire a pattare e kramnik vinse
      in effetti è una posizione abbastanza nota e non cosi’ infrequente nella pratica.
      qualche amico con una valido database puo magari cercare quante volte si è già verificata una situazione analoga in partite ad alto livello .
      Non sembra una cosa impossibile
      basta posizionare le due T in modo che attacchino cotemporaneamente il pedone f7 eludendo l’aziione della D
      nel caso in esame c’è da tenere in considerazione anche la temporanea inchiodatura della TB sul R , ma ripeto mi sembra tuttop fattibile

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    fabrizio 24 Febbraio 2015 at 09:52

    Storia “Bella” e divertente!
    Ma qualche arbitro può chiarire se la questione posta da Gufeld è del tutto fuori luogo?

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    Enrico Cecchelli 24 Febbraio 2015 at 10:06

    Veramente deliziosa! Bravissimo Andreoli e inarrivabile Edik !

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    Zio Mauri 24 Febbraio 2015 at 10:46

    Davvero Bella!!!

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    fds 24 Febbraio 2015 at 12:52

    Ciao Renato.
    Ma è veramente vera la storia? Nel senso letterale di come l’hai riportata, o è romanzata?

    Ciao Fabrizio.
    Non ho idea di cosa recitasse il regolamento dell’epoca. Oggi il caso è espressamente previsto:
    Positions are considered the same if and only if the same player has the move, pieces of the same kind and colour occupy the same squares…
    Ovvero:
    Le posizioni sono considerate uguali se e solo se lo stesso giocatore ha il tratto, pezzi dello stesso genere e colore occupano le stesse case…
    Forse una precisazione (stesso genere, non proprio quelli) dovuta all’episodio? 😉
    Ma non credo, perché il senso della regola è soddisfatto quando sono dello stesso genere.

    • avatar
      alfredo 24 Febbraio 2015 at 14:43

      Il nostro Collina degli scacchi .
      Ti faccio la domanda che volevo inserire nel mio prossimno reportage delle giornate terragonesi con Art .
      Art fu allievo del GM israeliano Liberzon che io vidi a Venezia 74 ( vincitore . Giocatore fortissimo but hard character)
      Due giocatori italiani ( non faccio i nomi ma molti sanno)
      giocarono
      1) h4 h5
      2) a4 a5
      e concordarono la patta sotto gli occhi allibiti di giocatori come Liberzon , Smyslov , Timman , Andersson , Suttles
      A mio modo di vedere non ci fecero una bella figura ma ci sarebbero stati anche gli estremi di un bel 0 – 0
      Ricordo un esempio simile di una partita Hubner – Rogoff a cui fu comminato dall’arbitro uno O- O data la evidenza non solo della volontà di pattare ma anche di ” prendere in giro” arbitro e altri giocatori
      Caro Franco tu come ti saresti comportato ?

      • avatar
        fds 24 Febbraio 2015 at 20:20

        Ciao Alfredo.

        Naturalmente evito opinioni personali, e mi affido alle regole oggi in vigore.

        Negli scacchi la parta d’accordo è esplicitamente prevista dal regolamento.
        Ciò è da intendersi come uno dei possibili esiti di una partita giocata.

        Una patta in poche o pochissime mosse è evidentemente frutto di un accordo pre-partita. Quindi tecnicamente è un illecito sportivo, perseguibile ai sensi dei regolamenti etici nazionali e internazionali.
        Altrettanto evidentemente è un fatto indimostrabile…

        Le disposizioni in vigore danno la possibilità di inserire nelle regole della competizione il divieto di patta per accordo entro un certo numero di mosse oppure mai, al netto dei casi di patta per triplice ripetizione, 50 mosse, posizione morta e altro.
        Tale regola è evidentemente pensata per tornei top, ove i professionisti sono invitati e devono “dare spettacolo”.
        Naturalmente due bravi giocatori, esplicitamente o implicitamente sono in grado di aggirare il divieto quando vogliono.
        Va da se che è compito di chi invita scoraggiare il lassismo alla scacchiera.

        Infine, è da tener presente che una partita per essere omologata per l’Elo devono essere state giocate almeno una semimossa a testa.

    • avatar
      fabrizio 24 Febbraio 2015 at 17:26

      Grazie, mi sembra che la versione attuale del regolamento non lasci dubbi; ma se allora non era così, Gufeld aveva qualche buon motivo per contestare.

      • avatar
        Filologo 24 Febbraio 2015 at 18:14

        Gufeld non voleva affatto contestare, la posizione era patta senza speranza. Ma sapeva che prolungare la partita era l’unico modo per restare ancora un po’ accanto a Bella (stiamo parlando di partite riprese dopo l’aggiornamento, e perciò le due scacchiere erano davvero una affianco all’altra). Così si inventò questo cavillo regolamentare, per guadagnare ancora una manciata di minuti. In The Search for Mona Lisa l’irresistibile Gufeld racconta ancora di aver chiesto all’avversario di tirare ancora un po’, ma che aveva ricevuto un rifiuto (era la mossa numero 150, e si può ben capire!). Col suo ricorso il futuro GM si assicurò ancora ben venti minuti accanto alla sua Bella, ma fu ammonito per “aver tentato di confondere gli arbitri”.

  9. avatar
    Renato Andreoli 24 Febbraio 2015 at 13:42

    Chi lo sa se la storia è tutta vera!
    La fonte originaria è un vecchio articolo dello stesso Gufeld pubblicato sul quotidiano sportivo georgiano “Lelo”.

  10. avatar
    paolo bagnoli 24 Febbraio 2015 at 18:35

    “Non importa che gli aneddoti siano veri, ma che assolvano lo scopo” (Voltaire)

  11. avatar
    Michele Panizzi 25 Febbraio 2015 at 22:12

    Veramente una bella storia , anche se triste :
    adesso ci sono le ordinnanze restrittive anche negli scacchi!
    Follia! Follia , Follia cantava Verdi.

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