L’istante di un dramma

Scritto da:  | 17 Gennaio 2015 | 10 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

Foto di un dramma 3

Leningrado 1963. Eduard Gufeld era uno dei 20 giocatori che disputavano il 31° Campionato Sovietico di scacchi, valevole quell’anno anche come torneo zonale. I primi classificati si qualificavano direttamente per il cosiddetto “torneo dei sette” che designava i partecipanti al successivo interzonale, primo passo della scalata verso il titolo mondiale. La partecipazione a competizioni di tale livello garantiva quasi matematicamente la conquista del titolo di Grande Maestro a coloro che ancora non lo possedevano.

Bisogna considerare che cosa significava per gli scacchisti sovietici di allora la conquista del titolo di Grande Maestro, l’accesso al Torneo dei Candidati o la vittoria del Campionato Nazionale.

Non solo e non tanto il guadagno di un enorme prestigio, ma una vera e propria promozione sociale ed economica, una casa più confortevole, un’automobile, la possibilità di viaggiare all’estero.

Trovandosi in una compagnia tanto qualificata, Gufeld non si scompose; fedele al suo approccio positivo e ottimista che lo caratterizzava, giocò in modo coraggioso e aggressivo e, alla vigilia dell’ultimo turno, si trovava nel gruppo degli immediati inseguitori, distanziato di un punto da Stein e di mezzo punto da Kholmov e da Spassky.

Nella partita decisiva doveva incontrare il suo amico, il maestro lèttone Janis Klovan.

Gufeld non si sarebbe qualificato per il “torneo dei sette” soltanto nel caso in cui si fossero verificati tutti e tre i risultati seguenti: Gufeld doveva perdere con Klovan, Geller doveva battere Bondarevsky e Suetin vincere con Novopashin. Giova precisare che sia Novopashin, sia Klovan non avevano più nulla da chiedere al torneo, avendo già raggiunto il punteggio minimo necessario per essere ammessi alle semifinali del successivo Campionato Sovietico.

Il turno incominciò e la sorte assecondava i desideri di Gufeld.

Stein col Bianco, si trovò in difficoltà a controbattere la strana Francese di Bagirov (che alla quarta mossa aveva ritirato il Cavallo da f6 in g8) e cadde in posizione persa subito dopo l’apertura. Per Gufeld si aprivano inattese possibilità di lottare addirittura per il primo posto, una circostanza che lui non avrebbe potuto prendere in considerazione nemmeno in sogno.

Uscito dall’apertura con una buona posizione in una difesa Pirc (L’apertura della Klovan – Gufeld entrò in tutti manuali teorici), egli comprese che poteva diventare il nuovo campione sovietico.

E si trovò di fronte a un dilemma: giocare per vincere o fare patta?

La patta gli avrebbe dato l’accesso al “torneo dei sette” e, come conseguenza, al titolo di Grande Maestro, ma in caso di vittoria poteva sperare nella medaglia di campione dell’URSS.

Crebbe in lui una terribile sensazione; doveva scegliere fra due obiettivi contrastanti, fra due condotte di gioco opposte e lui non sapeva risolversi in modo netto per l’una o per l’altra.

Gufeld, incerto sul da farsi, vacillò e, come risultato del suo stato d’animo titubante e indeciso, smarrì la strada maestra, cominciò a giocare velocemente sullo zeitnot dell’avversario e, proprio un istante prima che la bandierina di Klovan cadesse, si fece dare il matto in due mosse.

Ci rimane una rara fotografia che ferma il momento esatto di questa tragedia scacchistica. Fu scattata esattamente quattro secondi dopo la conclusione della partita. Gli spettatori della catastrofe sono Tajmanov, A. Geller e Rovner.

Klovan Gufeld 1963

Per colmo di sfortuna, si verificarono anche gli altri due eventi che potevano impedire a Gufeld di entrare a far parte del numero dei sette: Suetin vinse con Novopashin e Geller con Bondarevsky.

Foto di un dramma 2

Non ci furono altre occasioni simili nella carriera di Eduard Gufeld. Egli non diventò mai campione nazionale e non entrò mai nel novero dei candidati al massimo titolo.

E allora come mai una volta scrisse un articolo intitolato “Come diventai campione del mondo”?

Ma perché lo diventò davvero, nel 1978: campione del mondo a squadre nel gioco via telescrivente!

A commento finale del dramma vissuto da Gufeld, proporrei l’ascolto dell’aria “Agitata da due venti” dalla Griselda di Antonio Vivaldi, vero banco di prova per tutti i mezzosoprani, a motivo delle difficilissime agilità richieste alla voce che deve imitare il vento tempestoso, metafora dello sconvolgimento interiore del personaggio combattuto tra due sentimenti opposti.

Agitata da due venti,
freme l’onda in mar turbato
e ‘l nocchiero spaventato
già s’aspetta a naufragar.


Dal dovere e da l’amore
combattuto è questo core,
non resiste e par che ceda
e incominci a desperar.

Foto di un dramma 4

 

avatar Scritto da: Renato Andreoli (Qui gli altri suoi articoli)


10 Commenti a L’istante di un dramma

  1. avatar
    alfredo 17 Gennaio 2015 at 11:43

    Buongiorno a tutti gli amici 😀
    Come cominciare meglio un day job free ???
    PS : ma avete visto che popo’ di classifica ?
    Impressionante .
    Se trovo ancora biglietti domani alla Scala a sentire Vivaldi con la presentazione di Albanese , che oramai è diventata la voce di Milano

  2. avatar
    Jas Fasola 17 Gennaio 2015 at 13:22

    Credo che Gufeld avesse in mente solo la patta dall’inizio alla fine, solo che Klovans non gliela concesse, ad esempio rifiutando il cambio delle donne. In nessun momento mi sembra abbia giocato per vincere ma solo per non perdere.

  3. avatar
    alfredo 17 Gennaio 2015 at 13:30

    Ho avuto anch’ io la stessa impressione .
    Si puo’ sapere caro Renato da dove arriva la sgranatissima foto pubblicata ?
    Volevo far notare la buona prova di Ivo Nei , uno dei secondi di Spassky nel 72
    per alcuni solo perché era un buo giocatore di tennis ma ho visto alcune sue partite davvero buone .
    Lo ho visto recentemente in foto davanti alla statua che ricorda Paul Keres a Tallin ( Memorial Keres vinto da Tiviakov )
    Ciao Jas
    come va a Varsavia ?

    • avatar
      Renato Andreoli 17 Gennaio 2015 at 14:55

      La foto è presa da una monografia russa su Eduard Gufeld.
      Ciao Alfredo e buone quattro stagioni!

  4. avatar
    Enrico Cecchelli 17 Gennaio 2015 at 14:45

    Bellissimo articolo! Complimenti ad Andreoli! Gufeld è uno dei miei personaggi preferiti ed avevo anche in mente di scrivere qualcosa su di lui. Credo che piacerebbe molto ai lettori di SoloScacchi: un pò caciarone e ruspante ma molto simpatico. E’ ben tratteggiato sui magnifici libri di Sosonko ( The reliable past ) sotto la dicitura che trovo azzeccatissima ” The death of salesman”. Infatti visse tutta la propria vita scacchistica di rendita sulla sua famosa partita del 1973 contro Bagirov che egli definì la sua “Monna Lisa” e che non perdeva occasione di riproporre e sbandierare tanto da far stampare alcuni biglietti da visita ( come dice Andreoli ) con tutti i suoi titoli ( GM, trainer della nazionale, e della Georgia, membro dell’ordine dei giornalisti, chairmen della FIDE commission Art in Chess ecc ecc) mentre in altri era aveva fatto stampigliare il diagramma della sua Monna Lisa. Simpatici gli aneddoti su di lui. Dal vezzo di parlare , chiedere la patta e commentare mentre l’avversario pensava o l’aver fatto suonare l’allarme in sala gioco il cui autoparlante era proprio sulla testa dell’avversario in posizione per lui persa, all’abitudine di ordinare tutto il menu al ristorante per riempirsi le tasche e le mani di cibarie da portare in camera che era costantemente piena dei libri che voleva vendere. Pare anche che per qualche motivo ( …;) non disdegnasse, quando l’occasione lo richiedeva di perdere alcune partite quando il risultato poteva favorire il suo boss ( così lo chiama Sosonko ) Geller. Si cita l’episodio del 1961, campionato russo, che valeva per la qualificazione all’interzonale. In un articolo Goldberg scrisse che dopo la sua sconfitta contro Geller gli occhi di Gufeld, pure se diffidato dal perdere deliberatamente, dopo la sconfitta erano particolarmente felici e scintillanti.Personaggio molto interessante e non molto conosciuto. Un grazie a Renato e ancora bravo!

    • avatar
      Renato Andreoli 17 Gennaio 2015 at 14:58

      Ciao Enrico. Gufeld è anche uno dei miei scacchisti preferiti, tant’è che ho già inviato a Martin altri due piccoli contributi su di lui.

      • avatar
        Enrico Cecchelli 17 Gennaio 2015 at 19:09

        Caro Renato aspetto trepidante i tuoi prossimi contributi su “Edik”.Se me lo confermi volevo solo fare una precisazione. Dalla classifica può sembrare che Gufeld sia comunque arrivato settimo per spareggio tecnico e che quindi avrebbe dovuto di diritto rientrare nel “torneo dei sette”. In realtà i posti disponibili per i quali si lottava erano soltanto sei cui fu poi aggregato Korchnoi per non penalizzarlo troppo per il cattivo stato di forma nel campionato diventando così un anomalo torneo a 7 ( Cafferty). Korchnoy racconta invece che il torneo zonale doveva essere per i 6 qualificati + 2 posti per lui e Smyslov ma che quest’ultimo tanto fece e bregò che riuscì a spuntare il biglietto diretto per l’interzonale.Risulta anche a te o qualche altro lettore?

        • avatar
          Renato Andreoli 17 Gennaio 2015 at 20:27

          E’ molto probabile che sia andata come dici tu. Le mie fonti sono ancora del tempo dell’URSS e preferiscono sorvolare su certi particolari. E’ noto, per esempio, che Smyslov – con il quale ho avuto l’onore di giocare in simultanea – aveva i suoi santi in Paradiso (leggi Cremlino) e poteva autoconvocarsi per le varie manifestazioni, olimpiadi comprese.

  5. avatar
    lupo di mare 18 Gennaio 2015 at 09:56

    Complimenti per il pezzo!

  6. avatar
    Michele Panizzi 19 Gennaio 2015 at 01:23

    Un articolo meraviglioso, che illustra l esistenza,
    che sembra difficile far capire a chi non gioca,
    l emotivita´ negli scacchi . Complimenti davvero!

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