Rari nantes in gurgite vasto

Scritto da:  | 17 Gennaio 2010 | 9 Commenti | Categoria: Italiani, Zibaldone

Rari naufraghi nell’immenso mare…

Chiudo gli occhi e rivedo quel corpo di gigante affondare nell’acqua, sommerso dalla presa di due avversari, prima le spalle, poi il collo e infine tutto il capo e la calottina, fuori dall’acqua c’è solo una mano, il pallone sembra incollato per magia a quella mano, una mano fuori dall’acqua che scaglia quel pallone come una saetta verso la porta difesa dal mitico Alberani.

Quella mano era la mano del “gigante buono” della pallanuoto: Vincenzo D’Angelo, di professione centroboa, per tutti semplicemente Enzo. Era arrivato a Napoli giovanissimo, da Bacoli, ed aveva iniziato a conoscere lo strano mondo della pallanuoto indossando la calottina biancoceleste della mitica Rari Nantes dei cinque scudetti. La Rari della Scogliera Santa Lucia, già scuola di campioni del calibro dei fratelli Marsili e di Gildo Arena, il luciano che inventò la “beduina”, nelle stesse acque che avevano visto le prime “virate” dell’olimpionico Carlo Pedersoli, in arte “Bud Spencer”, e le “palombelle” di Geppino D’Altrui. Enzino D’Angelo era all’epoca un ragazzone alto e allampanato, il cui talento non fu difficile da scoprire, tanto che presto i “cugini” della sponda giallorossa del Molosiglio, quelli della Canottieri, lo adocchiarono e iniziarono a ronzargli spietatamente attorno. Per Enzo il passaggio di vasca fu rapido come rapidi si susseguirono i successi della grande Canottieri guidata dal mitico Fritz Dennerlein che spezzò di prepotenza il dominio incontrastato della mitica e invincibile Pro Recco andando a vincere quattro titoli italiani nell’arco di sette stagioni ed un’indimenticabile Coppa dei Campioni. Trascinatori di quella formazione erano, tra gli altri, i fratelli Massimo e Paolo De Crescenzo detto “Lola Falana” per la capigliatura riccia, lunga e ribelle, il già ricordato Sante Marsili, bello e biondissimo, in cabina di regia, il sempre presente René Notarangelo ed a concretizzare in rete il tutto appunto Enzo D’Angelo. In porta la saracinesca, ovvero quel colosso della Nazionale Mario Scotti Galletta.

Anni belli per la Canottieri, soprattutto quelli dispari… il 1973, ’75, ’77 e per ultimo il 1979. Per D’Angelo si spalancarono le porte della Nazionale ove andò ad affiancare quel “monumento” della pallanuoto mondiale, l’amico e rivale, Gianni De Magistris. Bronzo ai Mondiali del ’75 a Calì e grande argento alle Olimpiadi di Montreal del ’76, alle spalle dell’invincibile Ungheria, mentre nel ’78 quando il cielo sopra Berlino fu finalmente d’oro per il Settebello Campione del Mondo sconfiggendo proprio i magiari, Enzo, che nel frattempo faceva aveva trovato un lavoro da usciere in banca, perchè con la pallanuoto viverci è sempre stata dura, non ebbe da un miope funzionario il permesso di assentarsi e purtroppo dovette dar forfait. Ed Enzo di sciarpe, spasoni e beduine in quei favolosi anni dal suo magico cilindro ne estrasse davvero tante, ricorda per esempio il nostro amico Sergio Migliorini, indimenticato portiere prima del Nervi e poi Campione d’Italia col Bogliasco nel 1981 insieme a Roberto Gandolfi, d’aver visto una volta D’Angelo insaccare contro la Pro Recco un gol di piede all’attonito Alberani. Qualcuno ricorda impresa simile contro i Carabinieri Napoli nella stagione 1972, mentre contro la Mameli Enzone si esibì in un memorabile gol di testa. E gli aneddoti sull’allegria di Enzo si sprecano. Come quella memorabile partita a Roma. Fiamme Oro contro Canottieri, l’intera famiglia D’Angelo in tribuna, dieci gol della Canottieri, Enzo ripetutamente a bersaglio contro Peppe, il fratello portiere che difendeva la porta dei romani e mamma Anna che, a un certo punto, gli gridò dalla tribuna: «Enzo, bello ‘e mammà, mò basta ppe’piacere!» Oppure quando giovanissimo eppure già stella della Rari Nantes ad un incauto allievo delle giovanili che gli offrì un passaggio in motorino fino a casa con la scusa di abitare dietro l’angolo si fece scarrozzare fino a Bacoli. “Ma sta lontana casa tua?” gli chiese il giovane amico? “No, arreto ‘a chella curva…” la risposta sorridente di quel guascone della pallanuto che era Enzo.


A me personalmente piace ricordar Enzo in acqua a festeggiare, per il bagno finale, con tutti i suoi giovani nel 1990 l’ottavo ed ultimo scudetto partenopeo targato Canottieri. Enzo faceva l’allenatore e tra quei giovani rampanti c’erano Paolo Trapanese, Nando Gandolfi ed un giovanissimo ragazzotto alto come una pertica dal nome allora sconosciuto di Carlo Silipo. D’Angelo allenò ancora la squadra giallorossa anche negli anni bui della riscossa recchelina e del predominio rossoverde del Posillipo. I suoi ragazzi non c’erano più, allettati da ingaggi migliori, chi qua chi là ma lui era rimasto, fedele alla gloriosa bandiera del Circolo del Molosiglio. Fino a che anche lui non decise di provare una nuova avventura e fu quando gli antichi rivali della Pro Recco lo cercarono per allenare la loro squadra di Campioni. Fu tuttavia una stagione sfortunata per i recchelini che, dopo aver dominato incontrastati la “regular-season”, trovarono un Posillipo in stato di grazia nei playoff e, pur di misura, si dovettero arrendere al gol, sul filo della sirena, di un ex pupillo scoperto proprio da Enzo: Fabrizio Buonocore. Furono gli ultimi bagliori per il “gigante buono” della pallanuoto italiana, lo sostituì in casa Pro Recco a placare la sete di successi Pino Porzio, un vincente per natura, ed Enzo se ne andò, prima sulla panchina del Catania e poi della Fiorentina, in A2, onde far infine ritorno ad allenare nella sua terra, a Pozzuoli, dove con l’entusiasmo e la voglia di fare di un ragazzino aveva preso il timone dello Sporting Club Flegreo, una squadra di giovani. Se il destino non l’avesse fermato, chissà quanti altri campioni avrebbe plasmato con quelle sue grandi mani. Addio “gigante buono”.

“Muor giovane colui ch’al cielo è caro” così traduce Leopardi un verso del grande commediografo greco Menandro

Ed a nessuno, negli scacchi, questo verso si può dedicare con maggior ragione come ad un ragazzo che, al pari di Enzo D’Angelo, il Cielo ha considerato caro prima del tempo… Daniele Vismara. Classe allo stato puro, talento fenomenale eppure fragile come un cristallo, Daniele era un ragazzo timido e gentile, esternamente introverso ma sensibile e altruista. Ebbi la fortuna di conoscerlo qualche anno addietro quando venne a Genova per un Torneo “Week-End”, era una domenica pomeriggio come oggi, e Daniele era in testa al torneo a punteggio pieno. La partita decisiva era opposto al Maestro Fide Raffaele Di Paolo, una Siciliana tesissima e vibrante, incerta fino all’ultimo, risolta solo dallo “zeitnot” in favore del più esperto Maestro genovese. Dopo l’epilogo, chissà per quale istinto, forse perché ancora emozionato per la partita scintillante, ho l’ardire di avvicinarmi a Daniele e chiedergli come mai non avesse visto una certa continuazione che a me, profano del gioco, era apparsa vantaggiosa… Qualunque altro giocatore, ancora scosso dalla sconfitta e dalla perdita del primato, probabilmente mi avrebbe liquidato in modo brusco, ma quel ragazzo dallo sguardo gentile e mite, assunse un’espressione riflessiva e mi disse semplicemente: “probabilmente hai ragione, scusa…” Lo disse senza alcun senso di superiorità tipico invece di tanti giocatori di scacchi… mi colpì molto… Conserverò a lungo l’immagine del suo sguardo profondo e malinconico…

Addio Daniele, addio Campione…

Proponiamo, per concludere, un piccolo quiz ai Lettori di Soloscacchi: cosa hanno in comune le due foto qui sotto?!?

avatar Scritto da: Martin (Qui gli altri suoi articoli)


9 Commenti a Rari nantes in gurgite vasto

  1. avatar
    cserica 17 Gennaio 2010 at 15:45

    bravo Vismara in quel torneo, 5,5/10 contro 9 MI e un maestro forte (Costantini)

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    Jazztrain 17 Gennaio 2010 at 18:39

    Che bel ricordo e che bell’omaggio.

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    Martin Eden 17 Gennaio 2010 at 20:54

    Vorrei segnalare un altro bel ricordo di Daniele, scritto dalla penna ispirata di Erika: http://erikamorphy.splinder.com/post/12919491/Omaggio+a+Daniele+Vismara

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    danieleg 20 Gennaio 2010 at 09:43

    il quiz: non saprei… forse sono le stesse persone?
    Nella penultima foto, il baffuto in primo piano mi ricorda il campione russo che viene ucciso da Bruce Lee nel “dalla cina con furore”

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    e4d6 20 Gennaio 2010 at 11:18

    sono gli stessi qualche anno dopo??

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    Martin Eden 20 Gennaio 2010 at 11:21

    Ciao Daniele, sei vicinissimo alla soluzione! Complimenti per la fantasia anche se non mi risulta che Mario Scotti Galletta abbia mai partecipato a qualche film di Bruce Lee… 😉

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    Francesco Grillone 21 Gennaio 2010 at 00:06

    Caro Martin, consentimi il “tu” e quest’affettuoso chiarmi per nome. Scrivo da vent’anni di pallanuoto, su quotidiani, magazine ed ora sul famigerato internet. Per caso sono caduto su questa tua affascinante scacchiera, a me sconosciuta. Sono basito nel leggere questo excursus sulla pallanuoto italiana dei tempi d’oro, quella pallanuoto che appassionava, quella pallanuoto dove i talenti erano solo italiani. Oggi stiamo naufragando nel mare della globalizzazione anche delle razze … Grazie per quanto hai scritto che, impudicamente, riporterò sul mio sito, solitario magazine italiano di pallanuoto. Lo meriti tu, che l’hai scritto, ma lo merita quel mondo sparuto di appassionati che soffrono la mancanza di tali penne …. Grazie per questo regalo.

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    claudio 21 Gennaio 2010 at 09:05

    Grazie per le belle parole a Vincenzone………
    per la foto la prima e’ la nazionale quando giocava…la seconda la nazionale a….riposo.

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    Martin Eden 21 Gennaio 2010 at 09:19

    Ragazzi, grazie di cuore a tutti… la soluzione praticamente sta nei vostri commenti. Permettetemi solo di aggiungere che la seconda foto, a dispetto dei sorrisi, nasconde un velo di tristezza perche’ un altro “grandissimo” non poteva esserci… Marco Galli!
    Ciao Marco… ti ricordiamo, sempre, con affetto immenso…

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