Signori di una volta

Scritto da:  | 12 Febbraio 2015 | 38 Commenti | Categoria: C'era una volta, Italiani, Personaggi

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In questi giorni mi sovvengono ricordi personali di Enrico Paoli, indimenticabile figura dello scacchismo italiano e aneddoti che lo riguardano che io appresi conversando col Maestro Giulio De Nardo negli anni 50 e 60.

Senza pretese, cerco di riassumerli per come mi vengono in mente come mio modesto omaggio alla sua figura.

I due, Paoli e De Nardo, erano entrambi triestini (Paoli però visse parecchi anni a Fiume ove si sposò e prese dimora).

Quasi coetanei e molto amici, era un piacere ascoltarli quando discutevano in dialetto triestino in un dire svelto, affettuoso e canzonatorio. Nell’amore per gli scacchi poi , che li accomunava, un particolare li distingueva:

De Nardo giocava in amichevole con tutti al Circolo Scacchistico di Parma e non volle mai più giocare in tornei;

Paoli – al contrario – giocava solo in tornei, nazionali internazionali o cittadini che fossero e ripudiava il gioco “per divertimento” perché improduttivo.

L’uno, dotato di notevole fantasia e di un gioco da incanto, fu allievo di Esteban Canal e nel 1928 giocò per l’Italia alle Olimpiadi;

l’altro, Paoli, rappresentava quanto di meglio circolava in Italia in fatto di teoria scacchistica .

Prima di paracadutarsi il primo a Bologna – indi a Parma – e l’altro a Reggio Emilia nel modo singolare che riferisco più avanti, gravitavano, scacchisticamente parlando , tra Trieste e Venezia (ai tempi di Szabados).

Gentiluomo 3

De Nardo era di famiglia agiata, Paoli no per cui per mantenersi agli studi si ingegnava in diversi modi , suonando ad esempio in orchestrine a quei tempi in voga presso i caffè più rinomati di Trieste e anche acquisendo, dopo studi e frequentazioni, due curiosi brevetti:

  • guardiano del faro;
  • comandante di rimorchiatore per condurre le navi all’attracco in porto e viceversa .

Se e quanto li abbia utilizzati non sono in grado di dirlo; ma questo suo molteplice ingegnarsi dà idea della versatilità e del carattere della persona che prima di tutto esigeva da se stesso.

Le tragedie del dopoguerra lo resero profugo e costretto a abbandonare ogni speranza di tornare a Fiume per cui, da Bari ove le vicende della vita lo avevano condotto con la famiglia, scrisse nel 1947 una lettera a tutti i circoli scacchistici del Nord Italia chiedendo aiuto e soprattutto un’abitazione in cambio di un impegno a sviluppare le attività scacchistiche della città ospitante.

Reggio Emilia rispose offrendo un piccolissimo appartamento alla Famiglia Paoli per merito essenziale di Federico Norcia, Armando Siveri (entrambi maestri di scacchi) e Vittorio Villani a quel tempo animatori dello scacchismo locale.

Il 1951 fu l’anno magico di Enrico Paoli. Vinse tre competizioni, rispettivamente a Vienna, Venezia e Firenze e per la prima volta dal lontano 1926 (Monticelli) un italiano tornava a vincere oltralpe un torneo di scacchi.

In Marzo dello stesso anno Paoli diventò per la prima volta campione d’Italia dopo aver battuto, all’ultimo turno, Vincenzo Nestler, in una partita iniziata alle 15 e terminata alle tre di notte!

In Luglio del 1951 la FIDE lo promosse Maestro Internazionale.

Gentiluomo 4

Ora tralascio ricordi ufficiali e noti su Enrico Paoli e riferisco qualche aneddoto:

Reggio Emilia ha indubbiamente prestigio e meriti scacchistici non comuni , direi eccezionali, noti a tutti gli appassionati di scacchi e non solo in Italia per il numero e la qualità di giocatori e per le manifestazioni scacchistiche che ha promosso nel tempo , grazie soprattutto alla promessa – mantenuta – di Paoli ma anche, almeno ai primi tempi, al mecenatismo del maestro Siveri e di altri.

Paoli tra i tanti scacchisti di Reggio E. mostrava predilezione per il giovane maestro Trincardi, dotato nel gioco di una grinta eccezionale , istriano d’ origine e col quale tornava a parlare il dialetto.

Uomo di principi, affrontava con uguale impegno e serietà ogni competizione scacchistica , anche quelle locali – e poi quest’ultime non andavano affatto sottovalutate perchè vi partecipavano fior di giocatori e maestri (Siveri, Norcia,Romani, Trincardi, Vittiglio, Reggiani, Pederzoli ecc.) .

Curava moltissimo una alimentazione sobria durante i tornei, non fumava nè beveva alcolici, aveva il massimo riguardo per l’avversario, chiunque egli fosse.

La sua casa ospitava scacchiere in tutti gli angoli , ciascuna con posizioni da analizzare, scaturite da partite di attualità , giocate dal vivo, meritevoli di interessamento e di essere pubblicate su riviste nazionali e internazionali, riviste con le quali Paoli intratteneva rapporti professionali.

Ricordo una sera, a fine partita giocata all”Ippogrifo” di Reggio E. : Paoli mi chiese un passaggio in auto per tornare a casa.

Come mi succede di solito, durante il tragitto la mia mente tornava alla partita da poco conclusa quando lui, che sedeva al mio fianco sbottò a voce alta con la frase: “non pensi alla sua partita! non si distragga e stia attento alla strada!”

Confesso che mi fece sobbalzare al mio posto di guida e pensare a come diavolo avesse intuito ciò che io stavo pensando in quel momento.

Ricordo quando Paoli vinse il suo ultimo campionato italiano, al Castello Sforzesco di Milano, nel 1968, mi pare, pattando l’ultima partita con Grassi di Genova, dopo un estenuante finale. Io c’ero per la semifinale.

Gentiluomo 6Alla chiusura, durante la cerimonia di premiazione, prese la parola per esprimere la sua soddisfazione ma anche la sua amarezza perchè considerava la vittoria di un ultracinquantenne di cattivo auspicio per l’avvenire degli scacchi italiani.

Le primissime edizioni del suo capolavoro organizzativo, il torneo di Capodanno di Reggio E. , furono all’insegna del massimo risparmio:

Vitto e alloggio per i giocatori presso convento di frati; ristorazione durante il gioco con bevande calde preparate a casa Paoli e trasportate da lui in sala giochi dentro thermos. (mi piacerebbe ipotizzare le reazioni degli attuali vip mondiali all’offerta di un simile trattamento da parte degli organizzatori!).

Al prestigio crescente di quel torneo, si abbinava per volontà di Paoli il “lancio” annuale, sempre più ambito dai possibili interessati del tempo , di un giovane scacchista italiano al quale, dunque, veniva offerta la chance di misurarsi con grandi nomi dello scacchismo europeo e mondiale e la possibilità di una promozione alla categoria magistrale.

Ne hanno beneficiato certamente Contedini, Rossi Giampiero di Erba e naturalmente Trincardi a più riprese e – credo, ma non ne sono sicuro – Valenti e Rosino.

Con l’avanzare dell’età, Paoli ha gradatamente lasciato l’ambito organizzativo della sua creatura così ben riuscita in buone mani: e qui mi piace ricordare e ringraziare il duo reggiano Franzoni e Ferraroni che con costanza encomiabile hanno ereditato e continuato la gravosa incombenza di lavorare durante l’intero anno per risultati di eccezionale valore (si pensi, ad es. all’edizione che vide la partecipazione da giocatori di Kasparov, Karpov, Anand ecc. e la contemporanea presenza, quali ospiti invitati d’onore, di tutti gli ex campioni del mondo allora viventi. Tal, Smislov, Botvinnik…..).

L’età, gli acciacchi, le difficoltà sempre crescenti a reperire finanziamenti e sponsor sufficienti per la manifestazione, hanno infine indotto alla resa il duo di benemeriti organizzatori .

Penso di interpretare i sentimenti di tutti gli appassionati del gioco ringraziandoli con un applauso sincero . –

Quando divenni maestro internazionale nel gioco per corrispondenza, Paoli mi rivolse alcune domande circa il valore degli avversari che avevo incontrato e battuto:

Il modo migliore di informarlo mi parve quello di trascrivere le partite giocate e consegnargliele.

A quel tempo lui collaborava con l’Italia Scacchistica e, dopo averle analizzate e commentate, decise di pubblicarne alcune nella collana “gemme della scacchiera”, il che – confesso – mi fu di estrema soddisfazione (ah ! la vanità…;) . Preciso a scanso di equivoci: a quel tempo i computer erano nel mondo dei sogni ….-

Seppi in tempo del decesso di Paoli e, con l’amico Franco Cottarelli, mi recai a Reggio Emilia per le esequie.

Il prete che officiava la cerimonia riferì le ultime conversazioni avute con quell’uomo eccezionale e in particolare con quanta serenità e logica ferrea egli si era predisposto al trapasso .

La figlia di Paoli, nel ringraziare i presenti alla mesta cerimonia, ebbe poi a dire a pochi intimi con comprensibile commozione e nostalgia…“mi ricattava con tanto amore ogni qualvolta intendeva partecipare a un torneo in altre città… diceva: portami, forse è l’ultimo al quale posso partecipare…”. –

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avatar Scritto da: Antonio Pipitone (Qui gli altri suoi articoli)


38 Commenti a Signori di una volta

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    Zenone 12 Febbraio 2015 at 08:59

    Una testimonianza importante e traspare in queste righe un sentimento che forse non è più di voga: la riconoscenza. Quella riconoscenza che tutti gli scacchisti italiani devono al Maestro Paoli

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    Ivano E. Pollini 12 Febbraio 2015 at 09:15

    Come al solito, il Maestro Pipitone produce un significativo articolo per SoloScacchi.

    Scritto con generosità, sobrietà e attenzione ai dettagli.

    Belle le foto d’epoca in tono con l’atmosfera dello scritto.

    Complimenti Maestro ❗

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    Enrico Cecchelli 12 Febbraio 2015 at 10:29

    Mi unisco senz’altro ai complimenti! Grazie per questo bel ricordo!

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    Jas Fasola 12 Febbraio 2015 at 14:58

    Grazie al M. Pipitone per questi bei ricordi, poi quel nome… “Norcia” anche qui e’ noto… http://www.piccolaitalia.pl/menu_piccola.pdf

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    Fabio Lotti 12 Febbraio 2015 at 16:07

    Signori di una volta e signori di oggi come Antonio Pipitone.

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    lupo di mare 12 Febbraio 2015 at 16:50

    Complimenti!

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    Tamerlano 12 Febbraio 2015 at 17:19

    Un grazie all’autore per il ricordo di questi aneddoti signorili!

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    Roberto Messa 12 Febbraio 2015 at 18:43

    Ringrazio anch’io e saluto Antonio Pipitone, lui stesso un vero signore da come ricordo in tutte le occasioni in cui ci siamo incontrati, alla scacchiera e fuori.

    Mi permetto solo di aggiungere che le edizioni di livello più alto del Torneo di Capodanno (quella del 1991-92 con Kasparov, Karpov, Anand, Polugaevsky, Ivanchuk Gelfand ecc. e degli anni precedenti a partire più meno dal 1986-87) furono possibili non solo per merito dell’instancabile Paoli, ma anche grazie ai buoni uffici e per l’intervento diretto nell’organizzazione di Maurizio Davolio Marani, venuto a mancare, direi prematuramente, nel novembre del 2010. Maurizio Davolio Marani, scacchista di categoria nazionale, era responsabile dell’Ufficio stampa del Banco di San Geminiano e San Prospero, sponsor principale delle edizioni dal 1986 al 1992. Successivamente il Banco di San Geminiano venne incorporato nel gruppo della Banca Popolare di Verona, con la quale Davolio Marani riuscì a organizzare una finale di Camp. italiano assoluto che si svolse a Verona in quegli anni.

    Mi piace 1
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      paolo bagnoli 12 Febbraio 2015 at 21:19

      Conobbi Maurizio nei miei circa due anni di permanenza a Modena per motivi di lavoro. Era un forte giocatore di biliardo (ricordo che aveva la sua stecca personale, curata come un figlio) e non eccelso giocatore di scacchi, ma comunque fortemente interessato al gioco.

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      Antonio 13 Febbraio 2015 at 12:39

      Ringrazio Roberto Messa della puntualizzazione. Sapevo che tra i finanziatori c’era una banca, non sapevo quale e soprattutto non sapevo di Davolio Marani.

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    The dark side of the moon 12 Febbraio 2015 at 18:44

    Bel ritratto di un personaggio a cui si deve riconoscenza.
    Leggendo di quando diventò per la prima volta campione d’Italia, sono rimasto impressionato della durata dell’ultima partita (12 ore!!!) 😯
    Immagino, bei ricordi…

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      Antonio 13 Febbraio 2015 at 12:30

      L’ultima partita a queltempo si giocava ad oltranza….

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    paolo bagnoli 12 Febbraio 2015 at 18:45

    Bellissimi ricordi! Fui estremamente grato a Paoli quando, dopo aver letto la bozza del mio primo “Scacchi Matti”, lo raccomandò alla Mursia.
    Il Maestro Pipitone l’ho incrociato un paio di volte in occasione degli annuali incontri a squadre che Tamburini organizzava a Bologna, ma credo non ci siamo mai rivolti la parola, visto che lui viaggiava a quote molto più alte delle mie…
    Grazie ancora!

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      Antonio 13 Febbraio 2015 at 12:33

      La ricordo bene e mi è grato il suo ricordo di quando si cimentava nell’editoria con le prime dispense sulle aperture… Cordialità

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        paolo bagnoli 13 Febbraio 2015 at 21:32

        Caro Maestro, avevo quadi dimenticato quell’ “episodio” che mi fu ispirato dall’indimenticabile Mario Tamburini. Fui sommerso dalle risate quando profetizzai che 1. … g6 0 1. … d6 in risposta a 1. e4 sarebbe divenuta una difesa giocabilissima (si parla del 1967-68).
        La ringrazio dell’attenzione e le rinnovo la mia stima maturata quando eravamo entrambi molto più giovani!
        Paolo

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    alfredo 12 Febbraio 2015 at 22:22

    Ringrazio anche io il maestro Pipitone. Il suo ricordo è certo più bello e articolato del mio scritto per l’Italia Scacchista. Fu proprio al CI del ’68 che vidi per la prima volta Paoli. Avevo 9 anni e mi portò la nonna. Non poter andare al funerale fu uno dei miei dolori più grandi. Ero di guardia in PS. riuscii a cambiare il turno ma poi il collega si ammalò improvvisamente e mi dovetti riprecipitare in PS. Ado mi disse che c’erano circa 100 persone. Ho appena ricevuto gli auguri del mio caro amico Andrew Pressburger.

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    alfredo 12 Febbraio 2015 at 22:29

    Andrew fratello dell’indimenticabile Nicola ha sempre Parma nel cuore ed essendo un grande appassionato di calcio soffre per il Parma Calcio. Ovviamente la passione per il calcio è dovuta alla passione per la grande Ungheria degli anno ’50. I fratelli scappano dopo il ’56: i due gemelli in Italia, Andrew e la sorella in Canada. Questo per ricordare un altro signore appunto Nicola Pressburger …ancora grazie maestro Pipitone.

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      Antonio 13 Febbraio 2015 at 12:44

      Di Nicola ho già detto che ho un bellissimo ricordo: breve, purtroppo. Grazie ancora.

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    Michele Panizzi 13 Febbraio 2015 at 14:03

    La sua casa ospitava scacchiere in tutti gli angoli , ciascuna con posizioni da analizzare, scaturite da partite di attualità , giocate dal vivo, meritevoli di interessamento e di essere pubblicate su riviste nazionali e internazionali, riviste con le quali Paoli intratteneva rapporti professionali.

    Questo mi ricorda un aneddoto su Bobby Fischer che , quando abitava a Brooklyn, diceva di dormire ogni giorno in una stanza diversa , la casa aveva tre camere da
    letto e quando si svegliava analizzava una posizione che trovava sulla scacchiera pronta . Per me e´ simile a quello che diceva Pascoli che aveva tre tavoli
    dedicati ognuno alla letteratura greca , latina e italiana !

    La casa di Paoli , con molte scacchiere sui tavoli , se uno possiede una casa
    abbastanza grande , mi sembra una situazione piu´ realistica di quella di Capablanca
    che diceva di non aver mai letto un libro di scacchi e di non avere scacchiere in casa, diceva di averne comprata una solo quando dovette dare lezioni di scacchi
    a una ragazza sudmericana , verso la fine della sua vita .
    Che ne dite?

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      The dark side of the moon 14 Febbraio 2015 at 09:51

      Dico che il Capa raccontava a proposito un sacco di cavolate…. 😉

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        alfredo 16 Febbraio 2015 at 23:31

        Io a casa di Paoli ci sono stato piu’ volte
        era una casa piccola ” parva sed apta nobis”
        io ricordo solo una scacchiera sul tavolo in cucina
        e’ vero era corrispondente con un numero notevole di riviste
        Arrotondava prima lo stipendio di maestro elementare poi la pensione procurando abbonamenti
        Io ricordo che il primo anno in cui potei disporre di uno stipendio mi abbonai attraverso a lui a una decina di riviste!

  14. avatar
    Graziano Masi 13 Febbraio 2015 at 18:01

    Queste bellissime memorie mi incantano e vorrei che il racconto non finisse mai. Paoli mi incuteva una terribile soggezione. Grazie maestro.

  15. avatar
    Ragonese 13 Febbraio 2015 at 20:17

    “Il piacere di trovarmi nuovamente davanti alla scacchiera, di poter cimentarmi nella lotta beata di anni e anni fa, mi ha arrecato un piacere enorme. Anche se sviste arrivano piuttosto copiose, il fatto di trovarmi ad una scacchiera con un avversario di fronte, mi causava un momento, diciamo così, magico.
    Anche se gli anni passano, la lotta alla scacchiera è sempre un grande incentivo: ormai vittorie o sconfitte non contano più tanto, come una volta, ma tengono sveglia la mia volontà di combattere.” (Enrico Paoli a 93 anni), da una lettera pubblicata da Bruno Arigoni nel 2010 nel libro “Rarità scacchistiche”, p.107

    e che io ho ripreso nel capitolo “Le sconfitte che aiutano a crescere” del libro “A scuola con i Re”

    grazie Antonio, veramente un bel ricordare !!

  16. avatar
    Mongo 13 Febbraio 2015 at 20:42

    Notiziona… per vecchi nostalgici: durante il torneo di Zurigo, che è iniziato oggi con un torneo blitz per l’assegnazione del numero, giocheranno 4 partite (2 il 15/02 e 2 il 16/02) due vecchi signori che all’anagrafe sono conosciuti rispettivamente come Viktor Korchnoj e Wolfgang Uhlmann!!
    Forza Viktor!! 😎

    • avatar
      paolo bagnoli 13 Febbraio 2015 at 23:11

      Ovviamente, forza “belva di Leningrado” (alla quale ho dedicato una monografia nei lontani Anni Settanta), ma anche al quasi dimenticato Uhlmann, “mina vagante” di tanti tornei del tempo che fu!
      Quanto sono vecchio…..

      • avatar
        Mongo 15 Febbraio 2015 at 15:19

        Dopo le prime due partite, questa è la situazione:
        Korchnoj – Uhlmann 1 – 1.
        Domani le ultime due partite.

        • avatar
          Mongo 16 Febbraio 2015 at 22:32

          Zurigo news:
          il match Korchnoj – Uhlmann è terminato 2 – 2.
          Da segnalare che con la vittoria odierna, contro Karjakin, Nakamura è il decimo giocatore che riesce a infrangere la barriera dei 2800 punti Elo. 💡
          Korchnoj - Uhlmann

          • avatar
            Filologo 17 Febbraio 2015 at 01:51

            Commento del terribile Viktor dopo il match: “Uhlmann ha giocato l’Indiana di Re senza averne nessuna idea”. Detto di uno che ha giocato l’Est-Indiana praticamente tutta la vita non esattamente un complimento…

            • avatar
              DURRENMATT 17 Febbraio 2015 at 14:07

              …con dichiarazioni di questo tenore Korchnoj rischia seriamente di finire intrappolato in qualche gabbia di Faraday allestita dal Ponterotto di turno…stai in campana Viktor!!! 😉

  17. avatar
    Marco Pacchiarini 14 Febbraio 2015 at 22:07

    Un piccolo ricordo personale che illustra benissimo che gran persona era Enrico Paoli .. Molti anni fa studiavo su un libro straniero uno schema di apertura e scoprii che qualcosa di simile era stato giocato in una vecchia partita fra Larry Evans ed Enrico Paoli a Venezia negli anni Cinquanta. Immediatamente scrissi al Maestro a Reggio Emilia. Non era difficile dato che il suo indirizzo privato stava sempre scritto nella rubrica di una rivista di scacchi, mi pare l’Italia Scacchistica. Imbucai la lettera e mi disposi ad aspettare fiducioso. Però nelle settimane e nei mesi successivi non mi giunse risposta. Pensai che il Maestro non avesse avuto tempo per rispondermi e mi rassegnai. In fondo quella partita era stata persa da Paoli e forse questo ricordo non rendeva la mia richiesta piacevole. Mi misi il cuore in pace e non ci pensai più. …. Invece dopo quasi un anno ( ! ) ecco una lettera da Reggio Emilia vergata con antica calligrafia dal Maestro. Si scusava per non avermi risposto prima, ma non era riuscito a ricordare dove avesse messo quella partita. Finalmente, cercando un’altra cosa, l’aveva trovata in un vecchio quaderno in soffitta !.. In allegato era riportata tutta la partita con alcune sue analisi ed annotazioni. .. Rimasi molto colpito. Quest’uomo, che evidentemente tutti i giorni doveva essere preso da tante quotidiane occupazioni, preoccupazioni, impegni e pensieri, si era tenuta la mia lettera in evidenza per mesi e mesi ed ogni tanto pensava a come soddisfare la mia richiesta. Che rigore morale, che educazione, che rispetto, che stile !…

    • avatar
      DURRENMATT 15 Febbraio 2015 at 19:19

      …i “guardiani dei fari” hanno un codice di cavalleria:sono gentili con gli altri,addirittura servizievoli,e non esitano ad aiutare un collega in difficoltà,ma riguardo alla sicurezza,al regolamento,alla disciplina e a tutto il resto sono rigidi come un tagliamare,la parte della chiglia che fende l’acqua.In effetti tutto torna.

  18. avatar
    Giorgio Gozzi 26 Febbraio 2015 at 14:56

    Complimenti al Maestro Pipitone per gli inediti aneddoti su Enrico Paoli.
    Mi unisco all’applauso verso Giuseppe Ferraroni e Renato Franzoni permettondomi di rivolgerli anche a Marco Chiossi che con loro costituisce la cosiddetta “Triade” che ha coaudiavato Paoli nell’organizzazione del Torneo di Capodanno proseguendo dopo la sua scomparsa fino a che le forze economiche li hanno sorretti(sigh)
    Come sempre quando si parla di Enrico Paoli non posso esimermi dal segnalare, soprattutto a beneficio di chi non l’avesse mai conosciuto, il filmato della sua intervista a Unomattina del luglio 2004 (meno di un anno dalla sua scomparsa) in cui si evidenzia la sua straordinaria vitalità!

    Il link (lunghissimo) è questo:

    http://www.scacchiemiliaromagna.it/scacchiemiliaromagna_finoalsettembre2009/notizie%20-%20fsi%20comitato%20regionale%20emilia%20romagna/pagine%20archivio%20fotografico/fotowolf/Paoli040716.WMV

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