Lo studio

Scritto da:  | 15 Luglio 2015 | 26 Commenti | Categoria: Racconti
Lo studio 2
La scacchiera. Il giornale, vecchio di due settimane. Lo studio.
“E’ questo che mi rimane?” Solita storia: “Il Bianco muove e vince”.
Sapeva di essere ad un passo dalla soluzione, aveva capito la manovra di Alfiere, ma… qualcosa mancava.
Era continuamente distratto dai piccoli rumori, dai passi, dalle voci lontane.
Una vita sprecata, gettata al vento per uno stupido impulso,
“Errori”. Una vita di errori, di opportunità mancate per orgoglio o per pura stupidità.
“La Torre in ottava, poi… No, non va, il Re scappa via…”
Passi, rumori, parole inutili.
Quando sentì l’ago penetrargli nel braccio gli apparve la soluzione.
Ma era tardi. Troppo tardi.
Lo studio 3
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


26 Commenti a Lo studio

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    fds 15 Luglio 2015 at 10:02

    Bellina… e allegra quanto una giornata afosa 😉 .

    L’ago in vena è secondo solo alla scossa, in termini di crudeltà.
    E’ tecnicamente possibile eliminare un essere vivente senza sofferenza, ma chi usa questi sistemi credo voglia volutamente infliggere sofferenza. Ci vedo una discreta dose di puritanesimo.

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    paolo bagnoli 15 Luglio 2015 at 11:47

    Io trovo che QUALUNQUE tipo di pena di morte sia una barbarie inaccettabile nel mondo del 2015, ma a quanto pare la fantasia dei suoi sostenitori non ha limiti; ultimamente va molto di moda la decapitazione, l’esecuzione con colpo alla nuca eseguita da boia minorenni e, non ultimo, il pubblico rogo, per non parlare delle esecuzioni “cieche” (autobomba, ecc.) e a chi tocca tocca.

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      DURRENMATT 15 Luglio 2015 at 15:09

      …a proposito di pena di morte ultimamente nel mondo del 2015 va molto di moda il sofisticatissimo FEEDBACK POSITIVO(di mio conio): rendere un debito insostenibile con nuove misure di austerità che affondano sempre di più l’economia e spostano il fardello sempre di più sui poveri,creando una crisi umanitaria…e a chi tocca tocca!!

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      nikola 16 Luglio 2015 at 00:20

      é sempre un evergreen invece il bombardamento travestito da operazione di pace. Lí purtroppo le riprese sono difficoltose e mal si prestano alla trasmissione televisiva. di certo tecnicamente non lo si puó definire ‘pena di morte’ o ‘esecuzione’ ma l’effetto ‘a chi tocca tocca’ é garantito. sempre questione di punti di vista: “Ognuno ghéva le só razón”.

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    Luca Monti 15 Luglio 2015 at 13:16

    Paolo Bagnoli è lo Stakanov di Soloscacchi!Ogni settimana un nuovo lavoro;ma come
    farà mai? Davvero bravo ed instancabile.

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    paolo bagnoli 15 Luglio 2015 at 17:13

    Caro Luca, la spiegazione è abbastanza semplice: ho 74 anni suonati, non posso stare fuori casa per periodi eccessivamente lunghi a causa di un paio di disturbi, e soprattutto negli anni passati ho scritto diverse cose che non ho mai avuto occasione di pubblicare (ergo, le passo a SoloScacchi). Per quanto riguarda le biografie ricorro a vecchi appunti (Anni Ottanta e Novanta) con eventuali piccoli aggiornamenti.
    Un abbraccio
    Paolo

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    Danilo 15 Luglio 2015 at 21:44

    Ciao paolo, se c’ e’ una cosa ignobile ancora nel 2015 eė la tratta e vendita degli umani. Non ha insegnato nulla la tratta dei neri de’ Africa e oggi assistiamo alla vendita e sfruttamento dei poveracci che sbarcano in europa, picchiati venduti sfruttati, non posso tollerare come nel mondo c’è,ancora la schiavitù, io la chiamò la nuova schiavitù estesa in tutti i campi compreso il mondo del lavoro dove i giovani sono in una situazione sempre più debole fatta di soprusi e sfruttamento

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    paolo bagnoli 15 Luglio 2015 at 23:09

    Caro Danilo, ti consiglio a tale proposito la lettura di “Ashanti” di Vasquez Figueroa, uno dei miei autori preferiti. In questo romanzo sono descritte le mille contraddizioni dell’Africa e del mondo arabo, liberandoci delle quali potremmo veramente liberare le immense energie dell’Africa e dello stesso mondo arabo, oggi schiavo di anacronistiche zavorre ideologiche e dell’avidità senza confini delle classi dominanti. Quando papa Francesco (“Auguri!”;) condanna l’ideologia del DENARO esercita senza dubbio una sua missione evangelica ma guarda la luna e non il dito, molto più vicino a lui (stupida, vero?, questa riflessione). Sono convinto che il futuro del pianeta sia in Africa; una volta liberatasi, con immensa fatica, dalle sue dittaturicchie e dalle sue ataviche lotte tribali, l’Africa ci salverà dalla nostra cecità e dal DENARO. L’Africa è, forse, il futuro, ma quanto è lontano questo futuro?

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    nikola 16 Luglio 2015 at 00:09

    …considerando che la condizione africana é frutto della depredazione e dell’ingerenza di stati europei e americani e che questa si protrae da secoli, credo che il ragionamento si possa chiudere dicendo che l’Africa si salverá appena si libererá da chi viene da fuori e che fingendo di portare civiltá in realtá fa i suoi porci comodi.

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      Giancarlo Castiglioni 16 Luglio 2015 at 21:04

      Dare tutta la colpa al colonialismo è semplice, comodo, ma storicamente sbagliato.
      Il mito del buon selvaggio è ormai fuori moda.
      In Africa il colonialismo è durato quasi dappertutto meno di 100 anni ed è finito da più di 50.
      E prima che arrivassero gli Europei in Africa non c’era l’età dell’oro.
      Non voglio minimizzare le colpe del colonialismo, solo far presente che anche gli Africani ci hanno messo del loro.
      Ricordiamoci la guerra del Biafra e il genocidio del Ruanda.
      Anche al tempo della tratta degli schiavi, gli Europei facevano il trasporto, ma erano gli africani che facevano prigionieri uomini e donne di altre tribù e li vendevano come schiavi.

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        Mongo 16 Luglio 2015 at 21:13

        …. Ma perché gli africani facevano prigionieri uomini e donne di altre tribù per venderli come schiavi?
        Forse perché qualcuno li pagava!! 🙄
        E’ stato l’imperialismo, prima europeo e poi yankee, a rovinare l’Africa.

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          paolo bagnoli 16 Luglio 2015 at 21:36

          Amico, amicissimo Mongo, ancora oggi (la mia raccomandazione di leggere “Ashanti” non era casuale) diversi Stati arabi esercitano la tratta degli schiavi. Noi europei l’abbiamo esercitata nei secoli scorsi, poi abbiamo imposto una sorta di colonialismo economico, ma non si può ignorare la spaventosa instabilità dei regimi locali, dove un dittatorello ne sostituisce un altro. Tali dittature, con profluvio di medaglie e di feluche, sono a loro volta il prodotto di confini arbitrari tracciati nell’Ottocento dagli Stati europei; ad un abitante della Costa d’Avorio o del Ghana poco importa se al di là del fiume lo “Stato” è un altro, diverso da quello in cui abita, visto che al di là del fiume abitano i suoi parenti e amici, gente che parla la sua stessa lingua e che condivide con lui un modo di vita. Ma il dittatore di turno, foraggiato da multinazionali o da Stati non africani, tiene duro e può essere scacciato (da un altro dittatore) solo a suon di fucilate. Per quanto riguarda l’ “imperialismo”, butta un occhio anche a quello ex sovietico o a quello cinese attuale, che hanno complicato la faccenda fino a farne un guazzabuglio indecifrabile. L’Africa è il futuro del pianeta, sia come risorse naturali che come potenzialità umane, ma campa cavallo…..

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            Mongo 16 Luglio 2015 at 23:50

            Paolo hai ragione, tanta ragione… E lo disse pure il Guevara in un discorso ad Algeri nel 1964 che i Sovietici si comportavano peggio dei paesi capitalisti, perché vendevano armi ai paesi africani loro alleati senza alcuno sconto, alla faccia della fratellanza rivoluzionaria.
            Fu da quel discorso che ai nemici del caro Ernesto, oltre che alla CIA si aggiunse anche il KGB.

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            DURRENMATT 17 Luglio 2015 at 15:46

            …all’IMPERIALISMO amerikano,cinese ed ex-sovietico ci aggiungerei la VOLONTA’ di POTENZA dei TEDESCHI…grandi collezionisti di “trattati di pace”!

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          Giancarlo Castiglioni 17 Luglio 2015 at 15:16

          Nel periodo della tratta il numero degli uomini resi schiavi in Africa è certamente molto aumentato, ma la schiavitù in Africa esisteva prima ed ha continuato ad esistere dopo.
          Per i yankee in Africa bisogna ammettere che sono i meno colpevoli.
          Non hanno mai avuto colonie, non sono mai intervenuti.

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            Mongo 17 Luglio 2015 at 15:35

            Scusa, ma allora gli schiavi prelevati in Africa attraversavano l’Atlantico e finivano nelle Indie. Guarda che Colombo era già passato da lì ed era finito in America… Che poi gli yankee (intesi come statuninensi in senso lato, e non ‘nordisti’ [che, volendo, si può poi anche discutere della cosa]) fossero tutti di origine europea, questo è vero, ma che in Africa non abbiano fatto porcate, non è assolutamente vero.

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              Giancarlo Castiglioni 17 Luglio 2015 at 21:07

              Intendevo che la schiavitù in Africa c’era prima che iniziasse la tratta degli schiavi, prima del viaggio di Colombo, come del resto c’era in Europa ai tempi dell’Impero Romano.

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        DURRENMATT 17 Luglio 2015 at 15:38

        …Chi riduce il continente Africano solo alla crisi e alla violenza,come fanno molti “Afro-pessimisti” è in fondo prigioniero di una visione tipica del Nord del mondo,che guarda all’Africa solo in termini di redenzione o di sconfitta.E’ una logica binaria e manichea che non condivido.Quando penso all’Africa penso agli esempi positivi.Si pensi al Botswana ,al Mali(per un periodo) o alle isole Mauritus,dove pur tra mille problemi,l’evoluzione è stata positiva.Anche il Ruanda,dopo gli anni della tragedia,ha mostrato segni di incoraggiante ripresa con alcuni elementi di originalità.Ad esempio,un parlamento dominato dalle donne(conseguenza indiretta del genocidio che ha colpito innanzitutto gli uomini) che influisce positivamente sullo sviluppo di una società in precedenza tradizionalista.Un altro elemento incoraggiante è la crescente diffusione della cultura africana nel mondo occidentale.La vitalità culturale del continente,oltre ad avere importanti ricadute economiche,dimostra che,quando le condizioni di partenza sono le stesse che altrove(per la cultura infatti non c’è bisogno di grandi infrastrutture),gli africani competono senza difficoltà con il resto del mondo.

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        nikola 17 Luglio 2015 at 16:47

        non ho accennato minimamente al mito del buon selvaggio, semmai sfatare il fatto che le colpe dell’Africa dipendano dall’Africa medesima.
        che il colonialismo sia durato meno di 100 anni a mio parere non dimostra un bel nulla, una volta instaurato un predominio e un controllo non serve scrivere sui libri che comanda tizio o caio, basta metterci il dittatore di fiducia.
        e se si vuole dare la colpa della tratta degli schiavi agli africani che la gestivano in loco tralasciando le condizioni del trasporto e quelle che i deportati trovavano all’arrivo mi sembra la dica tutta su come si vuole leggere la storia.

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          paolo bagnoli 17 Luglio 2015 at 18:03

          Indagare sulle “colpe dell’Africa” e su quelle dei non africani porterebbe molto lontano, e non è questo certamente il luogo. Mi pare, tuttavia, che una delle tante colpe dipenda dai confini e dal retaggio del colonialismo che tali confini ha tracciato. Uno dei più assurdi, a mio avviso, è quello che si può constatare osservando la carta geografica della parte occidentale ed equatoriale e riflettendo sugli idiomi europei imposti alle popolazioni indigene: inglese e francese (l’inglese anche nell’assurda Liberia), con qualche spruzzata di spagnolo e di portoghese. Cosa ci fa il Gambia DENTRO il Senegal, ad esempio?

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            DURRENMATT 17 Luglio 2015 at 20:18

            …Una democrazia non nasce spontaneamente.Noi Europei lo sappiamo bene. Per l’Africa va ricordato che nel tracciare i confini dei loro possedimenti,alla fine dell’Ottocento,le potenze coloniali non badarono all’omogeneità culturale dei gruppi umani.Gli stessi confini diventarono negli anni Sessanta quelli degli Stati-nazione indipendenti.Così,per fare un esempio,i popoli di lingua kongo furono dispersi in tre Stati,il Congo ex francese,il Congo ex belga e l’Angola ex portoghese.Nessuno tenne in considerazione il fatto che quei popoli avessero costituito nel passato un potente regno,durato assai più a lungo dell’epoca coloniale.La grande Nigeria,come altri paesi più piccoli,raccoglie un mosaico di gruppi eterogenei(etnici,tribali)sui quali si è sovrapposta una struttura statale.Sono nati,dunque,degli Stati e non delle vere e proprie nazioni.Il nazionalismo dopo l’indipendenza è diventato un’ideologia di Stato che ha legittimato il potere di un gruppo,di un’èlite.Quasi tutte le crisi,spesso sanguinose,degli ultimi decenni sono dovute a scontri tra gruppi etnici che si contendevano il potere.E i partiti politici sono per lo più ritagliati sulle tribù.Questa situazione favorisce il nuovo “scramble for Africa” basato sulla caccia alle risorse minerarie,soprattutto energetiche,da parte delle potenze che ne sono più assetate:Cina e Stati Uniti in testa.La competizione è scatenata.Con nessuna considerazione per le necessità delle popolazioni locali,salvo che per DIRIGENTI o CAPICLAN da corrompere.Per questi CRIMINALI(Cina e Amerika) il continente africano è solo…”hic sunt leones”.

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              paolo bagnoli 17 Luglio 2015 at 21:40

              Vedo che, in linea di massima, sei d’accordo con me sulla banale questione dei confini, che non è poi tanto “secondaria”. Facciamo una ipotesi: cancelliamo tutti i confini africani, così, di colpo, e lasciamo che le popolazioni africane ne traccino di nuovi, corrispondenti alle varie etnie, ai dialetti, alle tradizioni locali. E’ una soluzione? A mio avviso, non lo è, visto che nelle “tradizioni” africane ciò che domina su tutto il resto è l’appartenenza tribale, di una fluidità senza eguali, e questa è una “responsabilità” tutta africana. Nella situazione attuale è sufficiente un gruppo di mercenari ben addestrati e ben pagati per rovesciare un governo (cosa già accaduta), sostituendolo con un altro altrettanto corrotto. Forse la filosofia giusta è quella che professavano i Mongoli ai tempi di Temucin (Gengis Khan): “Di chi è l’aria, l’acqua, la terra? Essi sono di tutti e di nessuno”, un modo di pensare dei Tuareg che, aggirandosi per il Sahara se ne strafottono dei “confini” e vivono la loro vita alla faccia di tutto e di tutti.
              P.S. Sono particolarmente orgoglioso (me lo concedete?) del fatto che qualche mio scritto abbia scatenato discussioni rispettabili, con opinioni altrettanto rispettabili, su argomenti come questi.

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                DURRENMATT 18 Luglio 2015 at 11:21

                …come ho già scritto penso all’Africa in termini positivi.Per completare il discorso sui confini occorre sottolineare che la presa di coscienza della nazionalità è,tuttavia, molto rapida,in particolare negli agglomerati urbani dove l’incrocio etnico è inevitabile e dove risiede i potere.Tra meno di una generazione metà della popolazione africana sarà cittadina e la gente si sentirà sempre più senegalese,keniota,ivoriana,gabonese,camerunese e non più serere,ulof,kikuyu,betè,fang o bamilekè.Negli anni recenti non sono mancati segnali di risveglio.La grande diffusione di telefoni cellulari,spesso anche in villaggi isolati,favorisce le comunicazioni,quindi uno scambio di informazioni e di idee,un tempo impensabili.Per la prima volta dalla fine del colonialismo un paese africano è diventato un attore globale:il Sudafrica del dopo-Mandela è una grande potenza regionale, con un suo”impero” informale esteso a buona parte dell’Africa sub-sahariana,che con il Brasile e India ha attrezzato un “asse”(BRICS)di intese e collaborazioni sud-sud capace di pesare su scala intercontinentale.Altri paesi hanno coltivato una più matura coscienza di sè,esibendo inediti patriottismi,impensabili per chi li considerava solo monconi tracciati a “fil di spada” dalle potenze coloniali d’origine.Per quanto mi riguarda da italiano(del sud) è ancora attualissima la lezione del “padre della patria” senegalese,Lèopold Sedar Sènghor,compressa nella formula di EURAFRICA a ricordarci quanto forti siano i vincoli che legano il futuro,non solo il passato,dei due continenti.

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            Giancarlo Castiglioni 17 Luglio 2015 at 21:27

            I confini non sono il problema più importate, ma è vero, spesso i confini coloniali erano sbagliati.
            Ma da allora gli africani hanno avuto tutto il tempo per cambiarli.
            Il punto è che non si può far sempre risalire i problemi attuali ad Adamo ed Eva, non si può sempre dare la colpa agli altri; è una giustificazione per non fare nulla.
            Questo vale anche per l’Italia.

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              paolo bagnoli 17 Luglio 2015 at 21:43

              Caro Giancarlo, scrivevo quanto sopra mentre tu scrivevi la tua nota. Che i confini non siano il problema più importante è chiaro, come ho già ammesso in note precedenti, ma sono comunque un problema di livello quasi filosofico.
              P.S. Ripeto: cosa ci fa il Gambia DENTRO il Senegal?

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              nikola 17 Luglio 2015 at 23:55

              macché adamo ed eva, l’Africa é colonizzata ancora oggi, e forse anche in maniera più cinica di prima. basta informarsi ed andare oltre wikipedia.
              l’altro giorno ci siamo divertiti a mettere partigiani e fascisti sullo stesso piano affermando che non aveva senso schierarsi; oggi invece ci tocca smuovere la coscienza africana che piange su se stessa.
              soloscacchi non ha confini, e un continente intero ci fa un baffo.

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