Ben settecentocinquant’anni or sono…

Scritto da:  | 2 Marzo 2015 | 16 Commenti | Categoria: Zibaldone

Ben settecentocinquantanni or sono 4

In questo anno, nel suo mese quinto,
corre l’anniversario tondo tondo
di quel toscano che si è assai distinto
ed è ammirato ancora in tutto il mondo.

Tanti e ben altri saran deputati
a celebrar siffatta ricorrenza
critici, saggi, dotti, alti prelati
disserteran con fine conoscenza.

Ma anch’io che tutto son men che importante,
da ‘SoloScacchi’ e con il capo chino,
voglio omaggiare l’Alighieri Dante
l’Incomparabil Rimator Divino.

Si sa, quel de li scacchi è detto ‘giuoco’,
per quanto più di molti complicato
e Dante che ispirossi al Sacro Foco
nella Commedia sua l’ha pur citato.

Non me ne voglia quinci il Sommo Vate,
non si rivolti sua spoglia mortale,
riposi cheta in quel del ravennate,
l’opera sua giammai avrà un eguale.

Or dunque la modesta imitazione
dello suo stile che di tutti è padre,
nasce dal rimembrare l’occasione
di un amichevol scontro tra due squadre.

Da un lato la compago di Palese,
teatro: Biblioteca di Cassano,
io per la parte di quel bel paese
che mi adottò in un tempo ormai lontano.

E’ l’avversario mio quel che conduce
col Bianco ed or si appresta al primo tratto,
lo nome suo è Roberto Colaluce
tocca un pedon, lo muove ed ecco fatto.

1.c4

ColaluceConti1

Imposta ahimè l’albionica apertura
della qual cosa sono poco esperto
e dall’inizio già la vedo dura:
di molto prediligo il giuoco aperto.

 

1…e5 2.Cc3 Cf6 3.Cf3 Cc6 4.e3 Ae7 5.d4 exd4 6.Cxd4 O-O 7.Ae2 Te8 8.Cxc6 bxc6 9.O-O d5 10.b3 Ad6 11.Af3 Ce4 12.Ab2 Cg5 13.cxd5 Df6 14.dxc6

ColaluceConti2

Infausta per il Ner la conduzione,
cospicuo è il disavanzo materiale,
ben poca cosa è la compensazione,
come potei giuocar si tanto male?

Qual fiera che ferita sta alle corde,
centuplicando forze nell’agone,
con suoi artigli e zanne graffia e morde
così mi immergo nella riflessione.

Mille pensieri albergano la mente
son vorticosi e ratti, alla rinfusa,
uno su tutti è quello preminente:
chieder soccorso all’adorata Musa.

“Diva Caissa m’hai abbandonato?
Si può sapere dove sei finita?
Così ripaghi chi tanto ti ha amato?
Vuoi dunque che io perda la partita?”.

Ben settecentocinquantanni or sono 2

“Io sono qui con te caro figliolo,
non esser cieco e non fare lo sciocco,
ti do un suggerimento ma uno solo:
demolir devi il suo debole rocco”.

Come la barca in gran tempesta ha scorto
punto d’approdo e più non teme il peggio
e finalmente giunge salva in porto,
tale nell’alma mia fu il suo fraseggio.

Ben settecentocinquantanni or sono 314…Ae5 15.Tc1 Td8 16.De2 Aa6!

ColaluceConti3

Niun sa cosa ha pensato il guelfo bianco
forse a una svista, o a una distrazione,
oppur che il guelfo nero è lasso e stanco
e giuoca solo per disperazione.

Di fatto questo non è un guiderdone,
ma un ponderato deviatorio intento;
ben peggio è la mancata accettazione,
per cui di questa mossa non mi pento.

Segue variante di quel cibernetico
motore che non prova sentimenti
privo com’ è del nostro gusto estetico
trova di meglio… tanti complimenti!

16…Td2!! 17.Ce4 [17.Dxd2 Cxf3+ 18.gxf3 Ah3 -+] 17…Axh2+ 18.Rxh2 [18.Rh1 Dh6 -+] 18…Dh6+ 19.Rg1 Txe2 -+]

Ben settecentocinquantanni or sono 1

17.Dxa6 Cxf3+

ColaluceConti4

Quivi Caissa è stata assecondata:
la reggia bianca é tutta una maceria,
si predispone ormai la nera armata
a cagionare più di un’intemperia.

 

18.gxf3 Axh2+ 19.Rh1?

ColaluceConti5

Lo scacco matto è alfin cosa sicura
risposta vi era assai più resistente
ma che non può cambiare la sventura
del Bianco e che risulta insufficiente.

Colui che di silicio in petto ha il core
ci mostra nel prospetto sottostante
esempio di caparbietà maggiore,
scelta che ha calcolato in un istante:

 19.Rg2 Dg5+ 20.Rh1 Td6 21.Ce4 Dh5 22.Tg1 Th6 23.Txg7+ Rf8 24.Tg5 Dxf3+ 25.Tg2 Ae5+ 26.Rg1 Axb2 -+]

19…Dxf3+ 20.Rxh2 Td6

ColaluceConti6

La mano sollevò nell’abbandono,
io gliela strinsi forte e nell’orecchio
ho ancor la frase di cui mi fe’ dono:
“Giuocar con te mi piacque di parecchio!”.

 0-1

 Ben settecentocinquantanni or sono 9

Scarica qui la partita in formato pgn

avatar Scritto da: Pietro Conti (Qui gli altri suoi articoli)


16 Commenti a Ben settecentocinquant’anni or sono…

  1. avatar
    paolo bagnoli 2 Marzo 2015 at 21:34

    Incisioni di Doré e versi “d’oro”. Da ravennate, custode delle spoglie del Divin Poeta, non posso che inchinarmi.

  2. avatar
    Fabio Lotti 2 Marzo 2015 at 23:18

    Insieme a Bagnoli e Zenone ecco anche il dantesco Conti! Lussureggiante.

    • avatar
      Ivano E. Pollini 4 Marzo 2015 at 13:59

      Mi associo al commento di Fabio Lotti 😀

  3. avatar
    Alfonso 2 Marzo 2015 at 23:34

    Degno omaggio al Poeta.
    Ogni volta che penso a Dante ricordo un pensiero curioso che ripeteva spesso il mio maestro alle elementari: “dopo Omero sullo stesso gradino Shakespeare e Dante”. Bene, so che non ha senso una classifica dei poeti ma chissà, mi diletto domandarmi, se aveva davvero ragione…

  4. avatar
    Zenone 3 Marzo 2015 at 08:56

    Bellissimo. Mia figlia sta preparando, grazie ad un’insegnante illuminata delle “medie”, una sceneggiatura per una rappresentazione dell’inferno della “Comedia”, con musiche e coreografie moderne. Tutto questo nella vituperata scuola italiana.

  5. avatar
    fabrizio 3 Marzo 2015 at 11:18

    Molto divertente e ben fatto! SoloScacchi è proprio un covo di poeti! 🙂 🙂

  6. avatar
    Rosa 3 Marzo 2015 at 19:31

    Complimenti Piero! Un vero Poeta. 🙂

  7. avatar
    The dark side of the moon 3 Marzo 2015 at 20:50

    Bello e soprattutto originale 😉

  8. avatar
    Pietro Conti 3 Marzo 2015 at 20:57

    Grazie a tutti per i benevoli commenti;
    temevo qualcosa di più sarcastico,
    ad esempio: “lo riconosce lui stesso di
    avere i topi in testa (ratti nella mente)!”

  9. avatar
    Roberto Messa 4 Marzo 2015 at 08:42

    Sbellicommi, Vate Pietro!

    E a te che ora vive nelle Murge
    dimandar una petitione dal cor mi urge…

    E’ frate tuo Paggio Fernando Conti,
    sempre mai sazio di semirapidi tenzoni, qui tra i monti?

    E sei tu quel Pietro, che la semente di Caissa
    asperse, anni addietro al Circolo Leonessa?

    Fuggisti deinde dal freddo usbergo all’ombra del Cidneo Castello
    e molto più in giuso, dove solatio è lo Stival, trovasti buon ostello?

    • avatar
      Pietro Conti 4 Marzo 2015 at 09:24

      Caro Roberto, prode messaggero
      pur se di tua attenzion non sono degno
      son io quel Pietro anche nomato Piero
      che in quel di Brescia ha lasciato il segno
      per poi migrare nelle calde terre
      lasciandovi in ostaggio il Ferdinando
      che si cimenta ancora in tante guerre
      sopra il tablero col suo forte brando

      • avatar
        Roberto Messa 4 Marzo 2015 at 14:08

        Ma nell’arte della rima tu sei il maestro!
        Deh abbi clemenza per un esordiente maldestro

  10. avatar
    Ivano E. Pollini 4 Marzo 2015 at 14:05

    Non c’e’ da dire nient’altro …una dotta tenzone tra poeti ❗

    Bravissimi tutti e due.

    A proposito, sempre Auguri di Compleanno a Roberto Messa,vincitore (di un’altra tenzone) sull’eta’…grazie agli Scacchi 😛

  11. avatar
    Punta Arenas 17 Marzo 2015 at 09:57

    Straordinario!! Grandissimo esempio di come la poesia possa aiutarci a rappresentare l’immagine migliore degli scacchi, quella ironica, leggera, realmente sportiva, e lontana dal clima “plumbeo” dell’agonismo esasperato.

    Piuttosto, non conoscevo Pietro Conti, e avrei voluto trovare altri suoi articoli, o poesie, ma vedo solo questo.

    Sperando di fare cosa a lui gradita, posto qui sotto una mia poesiola, più in stile “Lastrico” (il bravissimo cabarettista dello Zelig) che dantesco.

    Non si tratta di scacchi, ma di una mia vicenda privata.

    Un giorno avevo aperto la mia e-mail su Libero, e avevo notato che il mio profilo era stato visitato da una certa “bibliotecaria”, della zona di Varese, che aveva messo nel suo profilo la propria foto nuda di spalle, accovacciata (simile a quella di Candice Bergen nella locandina del film “Soldato blu”;). Il che mi diede l’ispirazione per scrivere la rima di cui sotto, che peraltro non sortì alcun “effetto rimorchio”, forse perchè le donne di oggi non sono più come quelle di una volta, e più della poesia apprezzano il calciatore, o il palestrato, chissà!

    Sia quel che sia, dedico all’ottimo Pietro Corti, inarrivabile dicitor in quartina, le mie sulla…

    BIBLIOTECARIA VARESINA

    Un dì lo mio profilo controllando
    Della mia mail di Libero il portale
    Mi coglie di sorpresa ben guardando
    Di una donzella visita cordiale

    “Bibliotecaria” è entrata un po’ fugace
    e la sua imago guardo assai curioso
    E’ ignuda e la sua natica procace
    Lei mostra tosto a l’occhio mio voglioso

    Ma un’idea nella mia mente appare
    E la libido mia fugge furtiva:
    “Costei d’Equitalia vittima pare
    e posa sua non ha ragion lasciva”

    Di Befera esattor l’ha visitata
    E pignorato le ha l’appartamento
    E lo mobilio e veste ha sequestrata
    Per rendere lo fisco assai contento

    (segue scambio di e-mail chiarificatore con la bibliotecaria, che invero si rivela assai laconica e poco sensibile alla rima, più che altro mi dice di non essere stata pignorata. Faccio quindi un ultimo tentativo, con la seguente)

    Grande è lo mister de la bibliotecaria varesina.
    Di sé ella dice: “Amo il silenzio e lo vin bianco”
    I’ mi provai a sedurla con quartina
    Poscia che vidi il suo sinuoso fianco

    Posa sua rimembrommi la bionda Candice
    E par che non fu Befera a spogliarla
    Le parlai di James Stewart e d’altra attrice
    Di Borges e di Finzioni, per stimolarla.

    Come oro lei mi dispensa poche parole
    Laconica si mostra e chiusa un poco
    Ma forse interloquire con me non vuole
    E dirmi preferirebbe: “Finito è il giuoco!”

    Il nome suo ancora non conosco
    Sia Amanda oppur Carlotta non l’ha detto
    Smarrito io mi sento come in bosco
    “Costui vuole sol portarmi a letto!”

    Son certo penserà, ma un poco erra.
    Conoscerti vorrei, m’hai incuriosito
    O bella bibliotecaria d’Insubria terra.
    Orsù, dimmi qualcosa, ma non: “Ho marito!”

    E invece non disse nulla, dimostrando una volta di più che è più facile essere colpiti da un meteorite, che trovare oggi una donna dotata di humor, e che sta un po’ al gioco.

  12. avatar
    Pietro Conti 18 Marzo 2015 at 15:04

    Caro aedico collega Punta Arenas,
    ti ringrazio per le lusinghiere parole
    e per il tuo bel componimento.
    Ricambio facendoti partecipe
    (visto che non sei insensibile al
    fascino femminile) di una mia
    filastrocca sul tema.
    Ovviamente il suo contenuto è
    di natura satirica e non rispecchia
    minimamente il punto di vista
    dell’autore su tale argomento.

    SIAMO DONNE

    Siamo donne siamo immonde
    col peccato originale
    e se siamo anche feconde
    partoriamo e poco male

    se ci usano violenza
    di carattere carnale
    non è grossa penitenza
    ma un evento naturale

    perché anche se si tace
    nell’ambiente femminista
    lo si sa quanto ci piace
    mai nessuna ne fu trista

    se son tanti da sfamare
    i rampolli del casato
    le patate se son care
    per la crisi del mercato

    ci adattiamo e siamo liete
    anche se poco si mangia
    mai ribelli sempre quiete
    col fervore ci si arrangia

    e se poi cala la fede
    non dobbiamo disperare
    c’é pur sempre il marciapiede
    che ci aspetta a lavorare

    ancestrale é la questione
    un evento primordiale
    è comune convinzione
    che cagione d’ogni male

    fu la prima grave colpa
    penzolante in paradiso
    grossa lustra e tutta polpa
    ch’Eva colse col sorriso

    quella mela che il Maligno
    posta aveva sopra un ramo
    con diabolico sogghigno
    e che tanto male Adamo

    ne subì per un sol morso
    e non ebbe comprensione
    né l’appello né il ricorso
    per l’infame tentazione

    quindi espiamo con coraggio
    questo nostro grave errore
    fortunato e pure saggio
    é chi più prova dolore

    su dormiamo sopra i chiodi
    e facciam l’elettroshock
    fustighiamci in mille modi
    figlie siam di Von Masoch

  13. avatar
    Punta Arenas 20 Marzo 2015 at 09:05

    Ah ah ah, grazie Pietro, aedico sodale e maestro.
    Anzi, per usare le parole di Padre Dante: duca, segnore e maestro!

    Ho apprezzato molto, della tua ode “Siamo donne” la terza quartina, in particolare, che mi fa sorgere un lacerante interrogativo: che ne pensava il nostro Padre delle femministe? ❓
    Direi che all’uopo ben si conviene consultare la prima edizione del Dizionario Dantesco, del XIV secolo, Edizioni Guelfe…ecco vediamo la voce e i suoi resultamenti…

    FEMMINISTA

    Colei che verso lo maschil genere inacidita et livorosa
    con l’omo non persegue paritate et iustitia perfetta
    ma piuttosto a costui sfracica li zebedei senza posa
    e lo induce a risponderle facendo del cul trombetta.
    :mrgreen:

    Ciao e a presto Pietro, grazie ancora!

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