La partita di torneo con un non vedente

Scritto da:  | 5 Marzo 2015 | 15 Commenti | Categoria: Regolamento

La partita col non vedente 3Il fatto

Tempo fa leggevo su un forum scacchistico la seguente domanda: Recentemente mi sono chiesto se ad un giocatore non vedente, in base ad un’esplicita richiesta o ad un’evidente difficoltà, si debba obbligatoriamente fornire assistenza durante le partite. In caso affermativo, come credo che sia, è l’arbitro che deve provvedere a tale assistenza oppure è l’organizzazione?.

Il commento

La partita di torneo in cui uno dei due giocatori è un non vedente è codificata dal regolamento internazionale degli scacchi. I giocatori possono chiedere di utilizzare due scacchiere: il giocatore vedente una scacchiera normale, il non vedente una appositamente costruita. La scacchiera apposita è di almeno 20 centimetri di lato, con le case nere un poco in rilievo e un foro ad incastro in ciascuna casa. Ogni pezzo, tipo Staunton, è provvisto di un piolo di dimensioni adeguate all’incastro e i pezzi neri avranno una marcatura distintiva.

Le regole prevedono che le mosse devono essere annunciate chiaramente, quindi ripetute dall’avversario che le esegue sulla propria scacchiera. Nel promuovere un pedone, il giocatore deve annunciare quale pezzo sceglie. Un lapsus nell’annunciare la mossa deve essere corretto immediatamente e prima di azionare l’orologio.

In caso di giocatori di lingua diversa, per segnalare le case, i nomi dei pezzi ecc. la FIDE consiglia di usare la terminologia tedesca.

Al posto delle lettere corrispondenti si suggerisce l’uso dei seguenti nomi:

  • A – Anna
  • B – Bella
  • C – Cesar
  • D – David
  • E – Eva
  • F – Felix
  • G – Gustav
  • H – Hector

A meno che l’arbitro non decida diversamente, le traverse dal Bianco al Nero saranno indicate con i numeri in tedesco:

  1. eins
  2. zwei
  3. drei
  4. vier
  5. fünf
  6. sechs
  7. sieben
  8. acht

L’arrocco si annuncia come “Lange Rochade” (arrocco lungo) e “Kurze Rochade” (arrocco corto). I pezzi saranno chiamati: König (Re), Dame (Donna), Turm (Torre), Läufer (Alfiere), Springer (Cavallo), Bauer (pedone).

Se una lingua è gradita ad entrambi, va bene lo stesso. Causa questo chiacchiericcio, seppur fatto a bassa voce, il tavolo di gioco è posto defilato rispetto agli altri.

Il giocatore non vedente analizza la posizione verificando con le mani la disposizione dei pezzi. Su questa scacchiera si considera toccato un pezzo quando è tolto dal foro di incastro. La mossa si considera eseguita quando il pezzo è stato posto in un differente foro o quando la mossa è stata annunciata; oppure in caso di cattura quando il pezzo catturato è stato tolto dalla scacchiera del giocatore che ha il tratto (che essendo le normali regole del gioco, valgono anche per il vedente). Solo allora potrà essere azionato l’orologio, che può essere speciale, senza vetro di protezione, munito di lancette rinforzate e un cerchio riportante la marcatura ogni 5 minuti tramite una capocchia, e una doppia capocchia ogni 15 minuti. La bandierina deve essere facilmente tastabile, facendo attenzione che sia messa in modo tale da permettere al giocatore di verificare facilmente i singoli minuti durante gli ultimi cinque. Per il giocatore con handicap visivo, è permesso un dispositivo di annuncio vocale del numero di mosse, tipo Chess Voice o Ciberchess (cfr. qui). Se si usa un normale orologio digitale il non vedente può chiedere il tempo all’avversario o all’arbitro o a un assistente se presente.

La registrazione delle mosse è permessa in scrittura Braille, oppure tramite un assistente oppure con l’uso di un registratore vocale, che è il caso più frequente. Se durante la partita dovessero verificarsi posizioni differenti sulle due scacchiere, queste devono essere corrette consultando le registrazioni di entrambi i giocatori. Se corrispondono, dovrà essere corretta la posizione del giocatore che ha scritto la mossa esatta, ma l’ha eseguita in modo sbagliata, adeguandola a quanto registrato. Se le due registrazioni non fossero concordi si arretra la partita fino a quando viene trovato il punto di accordo, e l’arbitro sistemerà opportunamente il tempo sugli orologi.

Il giocatore non vedente ha il diritto di utilizzare un assistente che potrà svolgere uno o tutti i seguenti compiti: (a) eseguire le mosse dei due giocatori sulla scacchiera dell’avversario; (b) annunciare le mosse di entrambi i giocatori; (c) tenere aggiornato il formulario del giocatore non vedente e azionare l’orologio; (d) informare il giocatore non vedente, solo su specifica richiesta, sul numero di mosse eseguite e sul tempo utilizzato da entrambi i giocatori; (e) richiedere la vittoria in caso di superamento del tempo e informare l’arbitro qualora il giocatore vedente abbia toccato un pezzo; (f) espletare le necessarie formalità in caso di aggiornamento della partita. Se il giocatore non vedente non si avvale dell’aiuto di un assistente, l’avversario può utilizzare una persona che espleti i compiti previsti ai punti (a) e (b).

Esposte le regole possiamo tornare al quesito iniziale. Chi ha scritto il post ha il dubbio su chi è tenuto a fornire l’assistenza tra arbitro o organizzatore del torneo. Fino all’anno scorso la faccenda era dibattuta e interpretabile. Nel frattempo la FIDE ha emanato un’apposita linea guida sui requisiti per eventi cui partecipano giocatori disabili, ove si afferma chiaramente che in accordo con le regole degli scacchi nessun giocatore disabile deve essere penalizzato a causa della sua disabilità. Tale documento è rivolto a organizzatori, arbitri e federazioni nazionali. Alla luce della lettura della linea guida FIDE, se il giocatore non ha provveduto in proprio a fornirsi di un assistente, l’onere ricade sull’organizzatore, a condizione che esso sia stato informato di tale esigenza in tempo utile. È quindi necessario inserire nel bando della competizione il seguente avviso:

“I giocatori disabili con particolari esigenze di gioco sono pregati di avvisare preventivamente l’organizzazione della loro presenza alla manifestazione”.

Voglio sottolineare che il non vedente è abituato ad applicare le regole descritte, e all’avversario si richiede un piccolo sacrificio e spirito di adattamento, che non mancano mai, come non mancano all’arbitro, all’organizzatore e ai giocatori presenti ai tavoli vicini.

Tempo fa mi è capitato di conoscere da vicino un bravo giocatore non vedente, all’epoca un ragazzo poco più che ventenne che aveva fatto da solo il lungo viaggio in treno per raggiungere la sede di gioco. Siamo andati una sera a mangiare la pizza in compagnia e, grazie alla sua indole scherzosa e alla sua risata contagiosa, si finiva tutti immancabilmente a rotolarsi dalle risate su tutto quel si parlava. In torneo è di una dignità assoluta in termini di autonomia, ed essendo entrati in confidenza mi prendeva amabilmente in giro quando gli passavo vicino (non ho mai capito come facesse a intuire fossi io!) o mi chiamava per farsi leggere il tempo. Insomma un’esperienza umana fantastica.

La partita col non vedente 4

avatar Scritto da: AI Francesco De Sio (Qui gli altri suoi articoli)


15 Commenti a La partita di torneo con un non vedente

  1. avatar
    Jas Fasola 5 Marzo 2015 at 14:57

    Un’esperienza del genere si fa anche nel caso sia l’assistente a fare la mossa (ad esempio se uno scacchista e’ malato di distrofia muscolare).

    Segnalo che la Federazione polacca ha attivato un sito (in questi giorni si tiene la prima conferenza sul tema) riguardante l’utilizzo degli scacchi per riabilitare (ma sapete quanta gente ha imparato gli scacchi in ospedale? 😉 ), un’ottima idea che sarebbe bello la FSI seguisse (se poi trovasse qualche sponsor tra le aziende farmaceutiche…;)

    http://rehabilitacjaprzezszachy.pl/

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      DURRENMATT 6 Marzo 2015 at 14:53

      …”ma sapete quanta gente ha imparato gli scacchi in ospedale?”… perchè vi sono medici ospedalieri,dei veri “matti” da legare, che amano relazionarsi con i propri pazienti insegnando gli scacchi…e la degenza si trasforma, come per magia, in un Valtur! 😉

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    alfredo 5 Marzo 2015 at 20:42

    Anch’io ho imparato gli scacchi in Ospedale:
    1964, ospedale di Pietra Ligure
    Da Solo 😉

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    Giancarlo Castiglioni 5 Marzo 2015 at 23:20

    Giusto provare rispetto e comprensione per il non vedente, ma parliamo un attimo anche dell’altro lato della barricata.
    Giocare con un non vedente o un “diversamente abile” è una esperienza psicologicamente difficile e francamente sgradevole.
    Mantenere la concentrazione è un problema.
    Nel primo torneo che ho fatto c’era un giocatore orribilmente deforme, praticamente mancava la parte inferiore del corpo, le gambe saranno state lunghe venti centimetri; avevo il terrore di doverlo incontrare, per fortuna la ho scampata.
    Mi brucia ancora la sconfitta con un maestro tedesco non vedente; mi ero accordato a dire le mosse in inglese e durante la partita pensavo più a come dire le mosse che alle mosse stesse.
    Un candidato che lo incontrò dopo di me provò la mia stessa esperienza e riuscì a pareggiare solo perchè ad un certo punto ebbe il coraggio di delegare la comunicazione delle mosse all’assistente e si mise a giocare normalmente.
    Mi andò meglio molti anni dopo negli USA con un giocatore in sedia a rotelle affetto da SLA o qualcosa di simile; mi trovai meno a disagio, ma forse sopratutto era meno forte.
    In un torneo semilampo con un altro “non vedente” mi trovai in un’altra situazione imbarazzante: dopo aver giocato al di sotto delle mie possibilità mi trovai in un finale pari con leggero vantaggio di tempo.
    Odio giocare sul tempo con un avversario “normodotato” (notate come sono politicamente corretto!) figurarsi con un cieco.
    D’altra parte il punto mi serviva per vincere il torneo, in palio ci saranno stati 15 0 20 dollari.
    Non ebbi pietà, cincischiai finchè gli cadde la bandierina e non mi sono pentito.
    Poi naturalmente mi scusai e gli spiegai le mie ragioni; aveva dei vantaggi psicologici su di me per la sua condizione, quindi era equo che anche io sfuttassi i miei vantaggi.
    Direi che capì e prese la cosa sportivamente.

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      DURRENMATT 6 Marzo 2015 at 15:00

      …gioca contro la scacchiera e passa la “paura”! 😉 …P.S. quanti danni ha fatto Lasker!

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    Doroteo Arango 6 Marzo 2015 at 08:38

    “un giocatore orribilmente deforme” ?!?

    io francamente darei qualunque cosa al mondo per non pronunciare mai una descrizione fisica come questa nei confronti di un’altra persona…

    Mi piace 1
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      alfredo 9 Marzo 2015 at 08:14

      Aborro come dicevaMughini ( che fine ha fatto ? ) il politically correct ma in questo caso trovo anch’io l’espressione molto molto infelice .
      si puo’ semplicente scrivere ” amputato bilateralmente dalla coscia in giu ”
      Non userei mai una dizione simile per il GM Luther
      E’ semplicemente “focomelico” come purtropo migliaia della sua generazione ( effetti della thalidomide )

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        Renato Andreoli 9 Marzo 2015 at 14:23

        Nella musica classica c’è una famosa vittima della talidomide, il grande baritono tedesco Thomas Quasthoff, uno dei migliori interpreti dei Lieder di Schubert, un cantante che ammiro profondamente.

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          DURRENMATT 9 Marzo 2015 at 14:38

          …la talidomide è oggi un anti-tumorale.

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    Mongo 6 Marzo 2015 at 23:07

    Ai mondiali di scacchi per disabili a Dresda ne ho visti di tutti i tipi, belli e brutti, alti e bassi, con le mani e senza mani, sordi, ciechi, in carrozzina, con le stampelle…
    La disabilità la crea solo chi ti guarda e chi ti giudica un diverso…
    Guarda che cosa ha fatto Zanardi alla ‘Iron man race’ e grazie che aveva dimenticato a casa le sue gambe, altrimenti non ce ne era per gli avversari, pochi, arrivati al traguardo prima di lui. 😉

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      Giancarlo Castiglioni 7 Marzo 2015 at 22:03

      Evidentemente non riesco a spiegarmi.
      Un conto è scrivere nobili e belle parole, un conto è avere davanti Collina (ricordo ancora come si chiama) per quattro ore in una partita di torneo.
      Io ero emotivamente coinvolto nel suo dramma, non credo sarei riuscito a giocare come niente fosse.
      Vedo solo freddezza nella frase “la disabilità la crea solo chi ti guarda”.
      Loro la vivono.
      C’è chi reagisce bene come Zanardi a una condizione non troppo invalidante.
      Nel mio condominio una signora è diventata cieca nel giro di due mesi: è disperata.

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        Mongo 7 Marzo 2015 at 23:44

        Non conosco il signor Collina e posso comprendere il tuo stato d’animo; quando dico “la disabilità la crea solo chi ti guarda” non dico mica una freddura, perché anch’io vivo la disabilità tutti i santi giorni sulle mie spalle.
        Ho un amico non vedente al quale ho insegnato a tirare con l’arco e lui con il tempo ha superato il maestro, diventando anche campione del mondo.
        Io, disabile, vivo la vita come meglio posso: lavoro, amo, guido, scopo, gioco a scacchi, ci rido su, ho una figlia, litigo, non prego, ‘passeggio’ per la città (barriere architettoniche permettendo), ecc.
        Non dico che disabile è bello, ma una volta che lo sei cerca di vivere al meglio la tua vita e vedi che va a finire che ti diverti anche!! :mrgreen:

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          The dark side of the moon 8 Marzo 2015 at 20:09

          Mongo numero 1 😉
          Te lo dico seriamente: sei un grande (anche se non ti conosco di persona)!

  6. avatar
    fds 9 Marzo 2015 at 08:39

    Per chi volesse approfondire il tema del disabile e la competizione agonistica negli scacchi, segnalo che su Torre & Cavallo Scacco! di questo mese, a mia cura, è pubblicato una nota dal titolo Le competizioni cui partecipano giocatori disabili.
    Vi è la descrizione del lavoro prodotto dal GM Thomas Luther, neopresidente della neonata Fide Disabled Commission.

    • avatar
      Mongo 10 Marzo 2015 at 22:21

      Visto!!
      Grazie a fds ed al nostro direttore per lo spazio dedicatoci. 😎

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