Breve storia degli scacchi attraverso i francobolli

Scritto da:  | 17 Marzo 2015 | 11 Commenti | Categoria: Cultura e dintorni, Scacchi e collezionismo

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Il collezionismo è sicuramente il modo più diffuso per avere sempre a portata di mano i nostri oggetti preferiti, piccoli o grandi che siano; tra gli scacchisti alzi la mano chi non ha almeno un paio di scacchiere!

A quanto ne sappiamo l’hobby (la mania?) di raccogliere le cose che più ci piacciono del nobil gioco ha scelto tre filoni principali: i pezzi, i libri ed i francobolli anche se vi possiamo garantire che conosciamo chi è alla ricerca soltanto di scacchiere da viaggio, riviste, autografi, cartoline, stampe in bianco e nero e a colori (magari proprio quelle strappate dalle vecchie riviste e dalle enciclopedie!), orologi segnatempo, “pins”, le spillette da appuntare in bella mostra sulle proprie giacche e non solo… perché basta andare sul sito di Ebay ed osservare oggetti scacchistici mai visti prima come il libretto delle regole degli scacchi tridimensionali di Star Trek, le tazze per la colazione o i gemelli dei polsini della camicia, il tutto esclusivamente a soggetto scacchistico!

Dicevamo dei francobolli, per i più esperti la filatelia, per tutti gli altri quei rettangolini di carta colorata, che hanno potuto soddisfare persino la passione dell’ex-Campione mondiale Karpov e, lo so bene che il paragone è davvero irriverente, anche quella dello scrivente. A me, ad esempio, sono serviti per la realizzazione, nei primi anni novanta del secolo scorso, dell’arricchimento – diciamo così – storico/geografico e soprattutto grafico di un corso di scacchi per bambini di scuola elementare dal titolo “Breve storia degli scacchi attraverso i francobolli” che, rielaborato, speriamo, possa essere ancora interessante, sia per i Lettori del blog che per gli Istruttori del gioco degli scacchi.

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L’origine di questo celebre gioco è stata nel mondo argomento di molte leggende che ne hanno tramandato l’ingegnosità ad un passato mitico e straordinario rendendone, ancora più ardua, l’esatta inquadratura storica.

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Alcuni “giochi da tavoliere” lasciano supporre una somiglianza con gli scacchi:

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  • il SENET (l’antichissimo gioco egiziano dal tavoliere rettangolare di 3 x 10 caselle trovato nel 1905 dall’eminente egittologo piemontese Ernesto Schiaparelli (1856-1928) a Deir el Medina nella tomba dell’architetto Kha ed esposta permanentemente al Museo Egizio di Torino, illustrato anche dagli affreschi parietali raffiguranti la Regina Nefertiti, moglie del Faraone Ramsete II);

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  • la PETTEIA o la KUBEIA (uno dei due giochi è molto probabilmente quello della partita tra Achille e suo cugino Ajace durante una pausa dell’assedio alla città di Troia ritratti sull’anfora dell’artista Exekias (Grecia550-525a.C.) conservata nel Museo Gregoriano Etrusco del Vaticano (n. inv. 344) e risalente alla pittura vascolare della Grecia del VI secolo a. C.);

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  • lo ZATRIKION (il nome greco antico degli scacchi bizantini giocati su una tavola rotonda nell’antica Bisanzio almeno dall’Ottavo secolo, “come ricorda lo storico arabo Al-Tabari, narrando di una similitudine scacchistica usata dall’imperatore Niceforo in una lettera scritta nel 802 al califfo Harun ar Rashid, in cui disapprovava la debolezza dell’imperatrice Irene, proprio nei confronti del califfo “che considerava come una Torre, e se stessa come un pedone” (Fonte http://www.veneziascacchi.com);

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  • il LUDUS LATRUNCULORUM (il “gioco dei soldati” dell’antica Roma).

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Alcuni, sempre ripercorrendo la via della leggenda, li fanno risalire a Palamede ritenuto anche l’inventore dei giochi della dama e dei dadi che, secondo un’ipotesi accettata dal Davidson (1), ne sarebbero stati i lontani progenitori.

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Ma dalle importanti tracce trovate in alcuni paesi asiatici gli scacchi, verosimilmente ideati in India, sono passati in Persia nel VI secolo d. C. al tempo del Re Cosroe I (531-578 d.C.) secondo la narrazione cantata dal poeta persiano Firdusi (940-1020 d.C.) nel testo manoscritto SHAH NAMEH (“Il libro dei Re”;)

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nel quale si parla dell’esistenza in India di un gioco chiamato “CATRANG”, cambiato in “SHATRANJI” per motivi puramente fonetici dagli Arabi quando nel 641 d. C., invadendo l’attuale Iran,

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appresero il gioco che prima svilupparono nella teoria e successivamente, con le grandi invasioni dell’VIII-IX secolo, lo diffusero attraverso il Mediterraneo sia in Spagna che in Italia. In Europa, come espressione della cultura islamica, gli scacchi trovarono subito una grande fioritura ed un notevole sviluppo principalmente nei territori italiani e spagnoli.

E non è affatto un caso se il più antico codice scacchistico europeo è custodito in Italia, presso la Biblioteca Capitolare di Ivrea: “Si tratta di due diversi testi disposti sul recto e sul verso del foglio di un codice contenente scritti di Isidoro di Siviglia, copiato probabilmente durante l’episcopato di Warmondo, tra il 960 ed il 1001. Il recto contiene una delle più celebri leggende sull’invenzione del gioco. Il verso riproduce invece la parte iniziale del Versus de scachis componimento poetico attribuito alla fine del X secolo e considerato la più antica evidenza della presenza del gioco in Occidente: finora esso era conosciuto solo attraverso un manoscritto, grosso modo coevo a quello eporediese, del monastero di Einsiedeln, in Svizzera” (2), quello attribuito a un monaco tedesco e datato al 997. E dunque, quello di Ivrea, è sicuramente più vecchio della famosa lettera dell’ottobre 1061 scritta dal Cardinale di Ostia Pier Damiani al Papa Alessandro II per accusare un vescovo fiorentino e deplorare la sua passione per il gioco degli scacchi, a lungo erroneamente considerata il più antico documento scacchistico italiano, dove la parola “scachus” viene adoperata ben 7 volte.

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Così come non è un caso se in Spagna, presso la biblioteca del Monastero dell’Escorial di Madrid, è presente il trattato “Libro del ajedrez, dados y tablas”, un codice membranaceo di 98 carte, splendidamente illustrato da ben 150 miniature a colori contenente un’ampia raccolta di scritti sugli scacchi: più di 100 problemi di scacchi, i più antichi che si conoscano in Europa, e l’esposizione di varianti eterodosse.

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Questo documento, inteso come testo didattico, vide la luce per merito di Alfonso X detto il Saggio, Re di Spagna e di Castiglia che, nel 1283, durante il suo regno ne ordinò la compilazione.

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Nell’ultimo quarto del XIII secolo il frate domenicano Jacopo da Cessole predicava a voce una serie di ammaestramenti morali tratti dagli scacchi poi da lui stesso raccolti nel “De Ludo Scachorum”.

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Già verso il 1400 il gioco cominciò a subire importanti modifiche e quando l’evoluzione si avviava ad essere completa apparve nel 1474 la prima opera a stampa: “Game and Playe of the Chesse” dell’inglese William Caxton.

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In Spagna il “protolibro” fu scritto nel 1495 da Francesch Vicent che, dagli storici degli scacchi, è ritenuto perduto per sempre; è assai probabile che molti dei “jochs de partitis” del Vicent siano stati poi inclusi nei “150 partiti” del libro di Lucena del 1497 contenente pregevoli miniature dorate. In tutto il mondo ne esistono solo 10 copie ed un esemplare mutilo (di una parte della copertina ma non del testo) si trova nella Biblioteca Comunale di Siena; una di queste, venduta ad un’asta parigina del 6 giugno 1991, è stata acquistata per la cifra record di 295.000 franchi francesi ovvero, compresi i diritti d’asta, circa 70.000.000 (settanta milioni) delle vecchie lire italiane.

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Nel Medioevo il gioco degli scacchi considerato essenziale per la formazione morale e culturale dei cavalieri fu inserito tra le materie e le discipline cavalleresche favorendone lo sviluppo.

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In Portogallo, Damiano de Gois, scrisse, in lingua italiana e spagnola, il “Libro da imparare a giocare a scachi, et de le partite” che apparve in prima edizione a Roma nel 1512.

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  1. “A short history of chess”, New York 1949
  2. RAO, R., Scacchi e società nel Piemonte medievale, in Giochi e giocattoli nel medioevo piemontese e ligure, pp. 147-151, a cura di R. Comba e R. Rao, Società Studi Storici Archeologici, 2005, p. 146-161

(1. continua)

avatar Scritto da: Tamerlano (Qui gli altri suoi articoli)


11 Commenti a Breve storia degli scacchi attraverso i francobolli

  1. avatar
    Ricardo Soares 17 Marzo 2015 at 08:34

    Tamerlano sempre grande!

  2. avatar
    fabrizio 17 Marzo 2015 at 11:16

    Non sono un filatelico, ma debbo dire che le immagini dei francobolli sono veramente suggestive ed esprimono bene il fascino antico, ma sempre attuale, degli scacchi. Grazie a Tamerlano.
    PS: caro Tamerlano forse sarebbe interessante ricostruire le posizioni riprodotte su alcuni francobolli.

  3. avatar
    Jas Fasola 17 Marzo 2015 at 19:21

    Bravo Tamerlano! Ottima l’idea di fare una presentazione ai bambini della filatelia scacchistica! L’ho apprezzata molto (in attesa della prossima puntata) :mrgreen:

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    Mongo 17 Marzo 2015 at 21:27

    Grazie Tamerlano per la condivisione di questa tua passione. 😛

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    Graziano Masi 18 Marzo 2015 at 10:39

    Veramente affascinante questo mix di bolli, storia e scacchi. Complimentissimi all’autore.

  6. avatar
    Tamerlano 18 Marzo 2015 at 11:19

    Grazie, grazie a tutti! Sono contento che piaccia; se volete utilizzate pure il materiale per i vostri corsi, citando la fonte. Ciao, Tamerlano

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    Tamerlano 18 Marzo 2015 at 11:27

    Per fabrizio: ciao, è vero ci sono parecchi dei francobolli che ben si prestano e ci avevo pensato da tempo; se son rose fioriranno… nel nostro blog-giardino!

  8. avatar
    Enrico Cecchelli 18 Marzo 2015 at 12:41

    Veramente molto bello! Complimenti! Bravo

  9. avatar
    Tamerlano 19 Marzo 2015 at 17:41

    Grazie Enrico… ma nulla confronto ai tuoi articoli !

  10. avatar
    paolo bagnoli 20 Marzo 2015 at 21:51

    Splendido! Grazie!

  11. avatar
    Tamerlano 21 Marzo 2015 at 18:33

    Grazie Paolo: uscirà anche la seconda puntata. Ciao.

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