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Scritto da:  | 30 Luglio 2015 | 14 Commenti | Categoria: Racconti
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Indossai la divisa stirata di fresco e mi diressi al club. Prima di lasciare Londra per tornare in India volevo doverosamente salutare amici e conoscenti, visto che la mia permanenza nella Colonia era prevista di lunga durata.
Il guardarobiere annotò il mio ingresso e ritirò il cappotto con un sommesso: “Buonasera, maggiore”.
Mi diressi immediatamente verso la sala di lettura, salutando con un cenno del capo alcuni conoscenti e sprofondai in una poltrona aprendo le pagine dell’ Observer, unico quotidiano disponibile al momento. Il capo cameriere comparve silenziosamente al mio fianco: “Desidera cenare, maggiore?”
“Certo, Rupert, grazie. Cosa abbiamo di buono questa sera?”
“Le suggerirei sogliola ai ferri e patate saltate”
“Ottimo, Rupert. Tra qualche minuto sarò in sala da pranzo. Solito tavolo, se è disponibile”
“Certamente, maggiore. Dieci minuti” e scomparve verso la cucina.
Dettagli 8Scorsi rapidamente l’articolo dell’Observer che annunciava: “Il Punjab in subbuglio” e pensai che, una volta in India, non mi sarei annoiato.
Il suggerimento di Rupert era azzeccato, sogliola e patate erano ottime. Stavo per ordinare il mio solito sherry quando, dal corridoio, si udì un grido: “Presto, un medico!”
Imitando gli altri ospiti del ristorante, mi alzai accorrendo verso la fonte del grido. In corridoio si era formato un capannello di soci che discutevano a voce bassa. “Che succede?” domandai. Mi rispose sir Norman Hardwick, vicepresidente del consiglio direttivo del club: “Buonasera, maggiore. Una disgrazia, una cosa terribile”. Al mio sguardo interrogativo proseguì: “Il signor Bellamy, nella sala di scacchi”.
Due porte più in là c’era l’ingresso della sala destinata, ormai da decenni, al gioco degli scacchi. Quando entrai una piccola folla era radunata nelle vicinanze di un tavolo abbastanza isolato dagli altri, sui quali si stava disputando un torneo di terza categoria.
Sul pavimento si scorgevano le scarpe di un corpo che, in quel momento, era seminascosto dalla ressa e dal tavolo, sul quale era posta una scacchiera con alcuni pezzi schierati ed altri – quelli eliminati dal gioco – posti ai lati della scacchiera stessa.
Venni superato di corsa dal dottor Owen il quale, fattosi largo, si inginocchiò accanto al corpo di Bellamy, effettuò alcuni controlli e si rialzò, scuotendo il capo: “Niente da fare, è morto”. Allungai il collo e riuscii a scorgere il volto del cadavere; aveva le labbra lievemente arrossate, semiaperte, ed una traccia di vomito lordava il mento. Immediatamente ricordai un’immagine di un paio d’anni prima, a Simla, quando una spia da me smascherata aveva preferito il suicidio alla forca. Cercai con lo sguardo tra la folla che si era radunata nella sala, e mi avvicinai a sir Hardwick, suggerendogli a bassa voce: “Chiamate la polizia”.
Ebbe un sussulto: “La polizia? Per quale motivo?”
Dettagli 3“Ho fondati motivi per sospettare un avvelenamento” replicai.
Quasi soffocò: “Avvele… Mio Dio, che scandalo! Ma… maggiore, ne è certo?”
“Non potrei giurarlo” ribattei “ma ritengo che sarà meglio chiamare Scotland Yard e far sgombrare immediatamente la sala”.
Sir Hardwick ebbe un momento di esitazione, poi iniziò ad impartire ordini ad altri soci; mentre gli occupanti della sala uscivano ordinatamente, il vicepresidente entrò negli uffici per riemergerne dopo pochi minuti. Mi raggiunse in corridoio: “Stanno arrivando. Mi dica, maggiore, cosa…?”
“Tempo fa ho avuto la ventura di osservare un cadavere che presentava lo stesso aspetto”
Fummo raggiunti dal dottor Owen che aveva un’aria smarrita e domandò: “Che succede? Il povero Bellamy…”
“Sta arrivando la polizia” lo interruppe sir Hardwick.
“La polizia? Per quale motivo? Bellamy ha avuto un collasso cardiocircolatorio, tutto qui. Non c’è assolutamente…”
“Dottore” lo interruppi io “Un paio d’anni fa, in India, ho visto un cadavere che potrei definire simile a quello di Bellamy. Era morto di veleno”
“Veleno? Schiocchezze! Quale veleno? Come? Perchè?”
“Il come ed il perchè lasciamoli a Scotland Yard” dissi “Per quanto riguarda la natura del veleno, azzardo l’ipotesi che possa trattarsi di aconitina: quasi incolore, rapida ed i cui effetti sono quelli chiaramente visibili, conato di vomito e conseguente arresto cardiaco”
Si erano formati diversi capannelli di soci. Si sussurrava, si discuteva a bassa voce, di tanto in tanto qualcuno mi lanciava un’occhiata. Sir Hardwick, con il dottor Owen, si era fermato accanto a me. Fummo raggiunti dal giovane segretario che teneva in mano una scheda, porgendola a sir Hardwick il quale iniziò a leggere: “Alistair Bellamy, cinquantotto anni, agente di Borsa, socio da oltre vent’anni”.
“Che tipo era?” domandai.
Abbassò lo sguardo. “Oh, be’, non era quello che si potrebbe definire un tipo… ehm… socievole. Frequentava solo la sala di scacchi, mi risulta che fosse un buon giocatore, anche se non dotato di … ehm… spirito sportivo”.
“In che senso?”  indagai.
Sir Hardwick ed il dottor Owen si scambiarono un’occhiata.
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“Era solito infastidire gli avversari con osservazioni sarcastiche” dichiarò il medico “Io avevo smesso da tempo di giocare con lui, ed anche parecchi altri soci rifiutavano di giocare con Bellamy, a causa delle sue continue…” Esitò per qualche secondo, poi riprese: “La sua frase preferita, a commento di una mossa dell’avversario, era ‘Molto stupida’ oppure ‘Grazie per il gentile omaggio’. Diciamolo pure, era un soggetto insopportabile! Un’altra sua frase, quando aveva una posizione vincente, era ‘I dettagli, i dettagli sono importanti!'” concluse.
In quel momento, apparve nel corridoio un giovane sui trent’anni, seguìto da due poliziotti in divisa. Venne verso di noi e si presentò: “Vice ispettore Macaulay. Cosa sta accadendo?”
Sir Hardwick si presentò e ragguagliò il giovane funzionario di Scotland Yard sull’accaduto e sulle mie supposizioni.
Macaulay sgranò gli occhi: “Veleno? Possibile?”
Intervenni, spiegando il perchè della formulazione dei miei sospetti. Entrammo nella sala di scacchi, in quel momento deserta, e ci avvicinammo al cadavere di Bellamy, che era stato messo in posizione supina dal dottor Owen al momento del suo intervento. Mentre l’uomo di Scotland Yard esaminava da vicino il cadavere, girai lo sguardo nella sala; il fuoco si stava lentamente spegnendo nel grande caminetto, ed i tavoli erano rimasti abbandonati con ogni sorta di posizioni possibili.
Osservai la posizione dei pezzi della scacchiera alla quale era seduto Bellamy. Di fianco alla scacchiera, oltre ad una tazza di tè quasi completamente vuota, giacevano i pezzi eliminati. Alcuni soci si stavano affacciando sulla porta della sala; Macaulay, con un brusco cenno della mano, ordinò ai due agenti di chiudere la porta. Rivolgendosi a me domandò: “E’ lei che ha formulato l’ipotesi di avvelenamento, vero? Come sarebbe stato possibile?”
“Vorrei sapere” replicai “con chi stava giocando Bellamy al momento della… disgrazia. E’ possibile? Poi” soggiunsi “vorrei anche sapere dal personale di servizio se Bellamy, per qualche motivo, si sia allontanato dalla sala”
Macaulay apparve irritato da quella che gli parve una mia pretesa di condurre le indagini, ma impartì alcuni secchi ordini agli agenti che lo accompagnavano. Nel giro di mezz’ora risultarono diverse testimonianze, tutte concordanti, sul fatto che Bellamy fosse assolutamente solo davanti alla scacchiera, forse esaminando uno studio od un problema.
“Ebbene?” disse Macaulay rivolto a me “Avvelenato da un fantasma?”
“Se fossi in lei” ribattei “farei analizzare il contenuto di quella tazza e le farei le mie scuse qualora non risultassero tracce di veleno”
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Ebbe un gesto di impazienza: “Non mancherò di farlo, ma tutto mi appare alquanto inverosimile”
Fu in quel momento che un cameriere venne introdotto nella sala dai due agenti in divisa. Si avvicinò a noi con sguardo interrogativo e Macaulay gli chiese bruscamente: “Cosa può dirci?”
“I suoi agenti hanno chiesto al personale di servizio…”
“Sì, certamente”  lo interruppe il vice ispettore.
“Il signor Bellamy è stato chiamato al telefono una mezz’ora, forse una quarantina di minuti, prima del… della disgrazia. Ha parlato brevemente ed è tornato nella sala di scacchi” dichiarò il cameriere.
“Quindi l’occasione c’è stata” osservai.
Restammo in silenzio, mentre Macaulay congedava il cameriere con un gesto della mano, per poi rompere il silenzio: “Perchè? Perchè?”
“L’odio può covare per anni” dissi “e a quanto ho saputo non era un tipo molto simpatico, se così posso esprimermi”
Sir Hardwick, il dottor Owen e Macaulay si girarono verso di me. “Mi sembra un’ipotesi abbastanza ardita” dichiarò Owen crollando il capo “Inoltre, se ben ricordo, l’aconitina si ricava, tramite un procedimento che richiede approfondite nozioni, dalla pianta e dalla radice dell’aconito. Pianta abbastanza diffusa, d’accordo, ma non credo che…” concluse, lasciando in sospeso la frase.
Nel frattempo lo sguardo mi era caduto sui pezzi disordinatamente ammassati a fianco della scacchiera; osservai un Alfiere sulla cui base, corredata di feltro, avevo scorto una lieve anomalia e, guardandolo più da vicino, vidi che sul feltro era rimasta attaccata una strisciolina di materiale bruno ed alcune piccole tracce di materiale grigio.
“Come diceva Bellamy, dottore?” chiesi rivolto ad Owen “I dettagli, i dettagli sono importanti”.
“Sì, certo, ma…”
“Signori, domattina ho il treno per Southampton e la nave per l’India, ma posso lasciarvi un’ipotesi sulla quale lavorare”
Macaulay mi fissò: “Bene, dica pure” mi invitò con aria scettica.
“Evidentemente l’assassino attendeva da tempo l’occasione propizia, e non poteva correre il rischio di avvelenare Bellamy mentre era seduto a giocare con lui. Questa sera si stavano verificando le condizioni ideali: Bellamy solo al tavolo, Bellamy che si assenta per qualche minuto, Bellamy che torna al tavolo e, poco dopo, cade fulminato da un apparente collasso cardiaco. Se domani il laboratorio di Scotland Yard confermerà la presenza di aconitina nella tazza di Bellamy avrete un caso di omicidio premeditato da chissà quanto tempo”
“Ma… come individuare l’assassino?” sbottò Macaulay.
“Oh, non sarà facile, ma vi suggerirei di collegare tra loro i seguenti elementi: l’assassino, che è ovviamente un socio del Circolo, è un esperto in fatto di veleni o sostanze tossiche, al punto di aver potuto estrarre il veleno dalle radici dell’aconito, ha maturato motivi di profondo odio nei confronti di Bellamy, ed è un fumatore di pipa. Propendo per una ‘Chubby’ a fornello largo” soggiunsi “o per una pipa in schiuma”
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“Fumatore di pipa!?” esplose Macaulay “E questa da dove…?”
Lo afferrai per un braccio portando i suoi occhi all’altezza del tavolo per fargli vedere l’Alfiere da pochi centimetri di distanza. “Non tocchi questo pezzo, potrebbe recare impronte digitali utili all’indagine. Osservi questa piccola striscia di sostanza appiccicata al feltro di base: si tratta di tabacco, e non dovrebbe essere difficile analizzare la miscela dalla quale proviene. Quelle tracce grigie potrebbero essere residui di tabacco bruciato. Vi offro la mia ricostruzione dei fatti”
Rimasero in silenzio, fissandomi.
“Da tempo l’assassino frequenta il Circolo portando in tasca una provetta di aconitina: poche gocce sono più che sufficienti a provocare una morte rapida, alcune decine di minuti dopo l’ingestione. Bellamy si assenta dal tavolo, l’assassino si avvicina, versa rapidamente l’aconitina nella tazza assicurandosi che nessuno lo veda (ma questo è facile perchè tutti sono intenti al gioco) e si ferma accanto alla scacchiera fingendo di osservare la posizione. Sta fumando la pipa e, distrattamente e forse a causa delle tremenda tensione nervosa che lo pervade, usa l’Alfiere per pressare il tabacco nel fornello della pipa. Le dimensioni del pezzo e la sua forma possono sostituire il normale pestello di cui si serve ogni fumatore di pipa. Quando Bellamy rientra l’assassino si allontana attendendo l’effetto del suo gesto”
Attesi una eventuale replica, che non venne. Strinsi le mani al terzetto che continuava a fissarmi in silenzio e mi diressi alla porta. Il mattino seguente mi imbarcai per l’India.
Tre anni dopo, al mio rientro in patria, volli informarmi sull’indagine svolta in merito alla morte di Bellamy.
Era stato identificato, grazie alle mie indicazioni, un possibile assassino, un anziano farmacista, assiduo frequentatore del Circolo e scarso giocatore di scacchi, che coltivava da lungo tempo una feroce inimicizia nei confronti di Bellamy. L’indiziato era fumatore e collezionista di pipe, ed alcune impronte non appartenenti al morto – ma a tal punto indistinte da non poter essere collegate nemmeno al farmacista –  erano state individuate sull’Alfiere, ma tutti questi indizi (“Cento indizi non fanno una prova”;) non erano stati sufficienti ad istruire un processo nei suoi confronti. Meno di un anno dopo la morte di Bellamy anche il farmacista era morto a causa di un collasso cardiaco. L’inchiesta era stata archiviata.
Indizi. Dettagli.
Dettagli 7
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


14 Commenti a Dettagli

  1. avatar
    Zenone 30 Luglio 2015 at 13:12

    Notevole!
    Per il veleno e l’ambientazione inglese (solo per quello, naturalmente, ma l’associazione è sta immediata, non so perché) mi ricorda “L’avventura del piede del diavolo”, dove Holmes intuisce che la morte di due fratelli è dovuta a un veleno bruciato nel camino della stanza. Leggendo ho pensato proprio al possibile veleno posto nel tabacco della pipa…
    Mi piacciono poi i gialli (rari) dove l’autore, grazie ad un’intuizione, viene smascherato dal protagonista/investigatore che comunica la soluzione dell’enigma al lettore, anche se poi l’assassino rimane impunito fino a che non giunge la “condanna finale” della natura.

  2. avatar
    paolo bagnoli 30 Luglio 2015 at 18:41

    Non conosco il racconto che citi, ma deve essere una delle gemme di Conan Doyle. L’idea dell’aconitina (non ricordo dove lessi, anni fa, delle sue proprietà) non dovrebbe essere nuova, perché l’ho ricavata scavando nella memoria, ma non chiedermi di più!

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    Danilo 30 Luglio 2015 at 19:42

    Ciao Paolo ma scrivere un romanzo? Troppo impegnativo? Che tempi e energie impegnerebbero?

    • avatar
      paolo bagnoli 30 Luglio 2015 at 21:10

      Caro Danilo, il romanzo ce l’ho nel cassetto da una ventina d’anni, condito da alcune reminiscenze autobiografiche, ma ho rinunciato (sfiduciato) all’idea di pubblicarlo. Potrei, al massimo, pubblicare su questo sito l’incipit, ma servirebbe a ben poco…. Comunque, grazie!

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    fds 31 Luglio 2015 at 10:32

    Ciao Paolo.

    > ma ho rinunciato (sfiduciato) all’idea di pubblicarlo.

    Mancanza di editore ovvero potenziale mercato?
    Non ho idea con quale criterio le case editrici scelgono cosa vale la pena di pubblicare e cosa no.

  5. avatar
    Luca Monti 31 Luglio 2015 at 13:30

    Lo stesso piacere della lettura,lo ritrovo in questo breve racconto di Paolo.Dunque non solo la interessante galleria dei “figli di un dio minore” che settimanalmente ci propone con svizzera precisione.Circa la questione del romanzo dormiente nel cassetto ti chiedo: hai mai pensato di realizzarlo in forma di Ebook? Oppure: in passato il sito propose un tuo corposo racconto : IL CASO MORPHI ,articolandolo in diverse parti.Magari si potrebbe fare lo stesso con il tuo romanzo? Ciao.

  6. avatar
    Danilo 31 Luglio 2015 at 19:19

    So che eė possibile auto pubblicare in rete le versioni digitali in completa autonomia, ma ho l’impressione cha a te Paolo non interessi le questioni di mercato e o i soldi. Le motivazioni devono essere altre tue personali e non mi permetto di chiedere nulla. Lo dicevo solo perche a volte ė un peccato non mettere a disposizione le proprie opere, ma non per atti di autocompiacimento o visibilitã, non penso oggi te ne freghi un bel niente, a volte lo si fa x regalare un pezzo della propria passione, con l idea di farla nascere anche negli altri. Succede sai. A me ė nata proprio leggendo un libro. E le passioni ci aiutano a vivere meglio….. Ciao…

  7. avatar
    paolo bagnoli 31 Luglio 2015 at 20:36

    Rispondo collettivamente a Luca e Danilo. Il piacere dello scrivere (magari cazzate incredibili) è del tutto personale, a mio avviso.
    Mi piacerebbe pubblicare il mio “La corsa” come e-book, ma non so come fare dal punto di vista tecnico, e non sono in grado di affrontare la sia pur minima spesa dal punto di vista commerciale. Se qualcuno può aiutarmi in questo senso, grazie anticipate!
    Un abbraccio a tutti
    Paolo

  8. avatar
    Danilo 31 Luglio 2015 at 22:55

    Ho una amica scrittrice che pubblica ti faccio sapere. Perdona se non uso gli apostrofi etc… Pigrizia della tastiera ridotta, dimmi se la corsa ce l hai su pc in word o solo su carta…

    • avatar
      paolo bagnoli 1 Agosto 2015 at 17:50

      Solo su carta, in cantina da qualche parte… Grazie dell’interessamento!

  9. avatar
    danilo 1 Agosto 2015 at 22:02

    Paolo, ho parlato con la mia amica e stavo x risponderti, poi ho letto la tua risposta…..
    “…in cantina da qualche parte…”
    siccome avevi scritto “mi piacerebbe….”
    non capisco se stai scherzando o se non te ne frega piu’ di tanto 🙁

  10. avatar
    paolo bagnoli 1 Agosto 2015 at 22:17

    CI TENGO, ECCOME! “In cantina da qualche parte” significa soltanto che, nel corso del recente trasloco è stato messo là, in attesa… Se il tuo interessamento è concreto, ti avverto che il testo è MOLTO lungo, e si articola su ricordi dei ricordi e che parla di una vita (anzi, due) avventurosa e tormentata. Ti dirò di più: il testo potrebbe essere diviso in due racconti legati tra loro, ma assolutamente indipendenti l’uno dall’altro, nel senso che ognuna delle due parti potrebbe costituire un romanzo a sè stante.
    Grazie dell’interessamento
    Paolo

  11. avatar
    danilo 2 Agosto 2015 at 00:13

    Paolo
    come faccio a scriverti in privato?
    questa non è una chat

    • avatar
      paolo bagnoli 2 Agosto 2015 at 00:33

      Puoi scrivermi alla mia e-mail: aolo.bagnoli@email.it">paolo.bagnoli@email.it

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