James Macrae Aitken

Scritto da:  | 3 Agosto 2015 | 5 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri
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Calderbank è una cittadina posta a circa 15 chilometri ad est di Glasgow, in Scozia. Il fiume Calder, che la bagna, confluisce nella Clyde. Nel cantiere navale di Calderbank venne costruita la Vulcan, prima imbarcazione in ferro della storia navale, che trasportò passeggeri per poi trasformarsi in cargo merci (ferro e carbone).
Aitken 1In questa cittadina nacque il 27 ottobre 1908 James Macrae Aitken. Il neonato non era quello che si dice “un Ercole”; di minuta costituzione, sovente indisposto, venne allevato ed istruito dalla famiglia fino all’età di 13 anni, fino a quando, rimessosi in sesto, potè iscriversi alla High School di Dunfermline, l’antica capitale scozzese. Dotato di una volontà ferrea e di acuta intelligenza, il giovane Aitken riuscì ad emergere ben presto tra la massa di studenti, fino a quando, a diciannove anni, giunto all’ultimo anno di frequenza, venne nominato “dux” della scuola, un titolo di merito che faceva di lui il miglior studente dell’istituto, col massimo dei voti in Greco, Latino e Matematica.
Dal padre, all’età di dieci anni, aveva appreso gli scacchi, dimostrandosi estremamente dotato anche nel gioco, gioco che continuò a praticare anche nei suoi anni di frequenza all’Università di Edimburgo, migliorandosi progressivamente. Conseguì la laurea con lode a ventitre anni presso la facoltà di Materie Classiche, ma questo non fermò il suo corso di studi. Venne ammesso al Balliol di Oxford, ed anche qui conseguì una ulteriore laurea con lode, per poi elaborare una ponderosa tesi di (ulteriore) laurea, sul processo subìto dall’umanista Buchanan (XVI secolo) davanti all’Inquisizione di Lisbona. La tesi, presentata nel 1938 e pubblicata l’anno seguente da editori scozzesi e londinesi, gli valse il titolo di Doctor of Philosophy (Ph.D.), il massimo titolo riconosciuto nel Regno Unito.
Un topo da biblioteca? Forse, ma questo topo da biblioteca, che negli anni di Oxford aveva giocato a scacchi assiduamente ed a buon livello, nel 1935 aveva vinto il Campionato scozzese, impresa che gli riuscirà altre nove volte, l’ultima nel 1965. Già nel 1934 aveva ottenuto un secondo posto alle spalle di Fairhurst, in quegli anni il miglior giocatore scozzese, e sarà secondo anche nel ’36 e nel ’38.
Aitken 2Nel 1932 aveva partecipato al tradizionale confronto scacchistico Oxford-Cambridge, occasione nella quale ebbe modo di incontrare sia Montgomerie che Reid, suoi connazionali che con lui fecero parte della squadra olimpica scozzese.
Nel 1937 era stato schierato in prima scacchiera all’Olimpiade di Stoccolma, dove tuttavia la Scozia giunse ultima. Era la sua prima apparizione in campo internazionale ed aveva sostenuto in precedenza un match contro Fairhurst, perdendolo di stretta misura, allo scopo di allenarsi in vista di questo evento. L’anno seguente sosterrà un altro match contro lo stesso avversario, vincendo nettamente. Nel 1937, 1938 e 1939 fa parte della squadra dello Edinburgh Chess Club disputando le finali della Coppa Richardson, una manifestazione su sette scacchiere, riservata ai Circoli scozzesi, la cui prima edizione risale al 1899 e che continua anche oggi.
Gli studi, le ricerche e la sua dedizione alle materie preferite lo tennero lontano da eventi internazionali prebellici, ma trovò comunque il tempo di giocare al torneo di Bournemouth del 1939 (vinto da Euwe) ottenendo un dignitoso 5 su 11.
Allo scoppio delle ostilità Aitken non aveva ancora un impiego fisso, pur essendo noto negli ambienti accademici, ma venne reclutato dalla squadra organizzata a Bletchley per decodificare i codici militari tedeschi (di Enigma ho già abbondantemente parlato in altri articoli) e finì per trovarsi fianco a fianco di altri noti scacchisti britannici, come Alexander, Golombek, Tylor, Milner-Barry, Perkins.
Così come nel corso dei suoi studi, Aitken si applicò alla nuova materia in modo sistematico e puntiglioso, fino a quando riuscì ad inviduare una piccola falla nel sistema crittografico del nemico, falla che consentì di compiere nuovi passi avanti verso lo scopo finale e che venne immediatamente battezzata “aitkenismo”. Lavorava alla famosa Baracca Sei, in compagnia di colleghi scacchisti che ho già citati e compare, dietro Alexander e Golombek, nella foto celebrativa dell’incontro di scacchi disputato nel dicembre 1944 su 12 scacchiere (quando ormai la guerra consentiva qualche giornata di relax) tra le squadre di Bletchley Park e della Università di Oxford. In questa occasione venne schierato in terza scacchiera, dopo Alexander e Golombek.
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Alla fine del conflitto mondiale Aitken, per quanto riguardava gli scacchi, continuò a praticarli così come aveva fatto durante gli Anni Trenta: tornei di contea, di circolo, incontri a squadre e fu tra i partecipanti al rinato torneo di Hastings del 1945-46, vinto da Tartakower, e nel quale conseguì un onorevole 6 su 11. Scriveva articoli per giornali e riviste inglesi, tornava spesso in Scozia, almeno quanto glielo permetteva l’impiego che aveva presso il Foreign Office, e non perdeva occasione di partecipare a tornei minori. Venne selezionato dalla Federazione britannica per il radio match tra Gran Bretagna ed Unione Sovietica del 1946, venendo tuttavia battuto da Bondarevski in entrambe le partite. Quando, l’anno seguente, la rappresentativa sovietica si presentò a Londra per ripetere il match vis à vis, Aitken venne battuto due volte da Ragozin.
Frattanto aveva partecipato anche al torneo di Hastings del 1946-47, concludendo tuttavia con un deludente 3 su 9, ben lontano dall’ ex “collega” di Bletchley, Alexander, vincitore con 7 1/2 su 9. Si qualificò per il “torneo secondario” del Campionato britannico del 1948, vincendolo facilmente con 9 1/2 su 11 (partecipò in seguito altre otto volte) e nel 1949 giocò al torneo di Southsea, ottenendo una brillante vittoria contro Tartakower. Vinse il Campionato londinese del 1950 e nel 1951 giocò contro Nedeljkovic (+1 -1) durante l’incontro a squadre Gran Bretagna-Jugoslavia. Fu ammesso, in qualità di campione scozzese, al torneo zonale di Bad Prymont dove giunse a metà classifica (6 1/2 su 14), e nel ’54 giocò anche al torneo zonale di Monaco concludendo con 7 1/2 su 19.
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Viaggiava verso la cinquantina, coltivando le sue grandi passioni: oltre agli scacchi, era ottimo giocatore di bridge, collezionava francobolli, giocava a golf e seguiva con estremo interesse il campionato di cricket. A cinquant’anni venne schierato sulla seconda scacchiera della squadra scozzese (in prima c’era Fairhurst) all’Olimpiade di Monaco, ottenendo un buon 11 1/2 su 17. Sei anni dopo, a Tel Aviv, Aitken è nuovamente convocato, e nel 1972, a Skopje, viene ancora una volta inserito in squadra come riserva. Nel frattempo continua a frequentare alcuni Circoli londinesi, gioca in tornei locali e di contea, e nel 1963, dopo essere stato ammesso al torneo zonale di Enschede, dimostra di essere ormai sul suo personale viale del tramonto; in tale occasione, infatti, ottiene otto patte ed altrettante sconfitte, senza una sola vittoria.
“Doc”, come viene amichevolmente chiamato dai conoscenti, continua a comparire ed a giocare in vari circoli londinesi fino alla morte, avvenuta il 3 dicembre 1983 a Cheltenham, la città nella quale si era stabilito da anni.
Ecco una sua vittoria ottenuta al Campionato britannico del 1962 (Whitby) negli anni in cui Jonathan Penrose collezionava titoli di campione britannico.


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avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


5 Commenti a James Macrae Aitken

  1. avatar
    Luca Monti 3 Agosto 2015 at 19:14

    Per SoloScacchi è stata una gran fortuna l’incontro con Paolo.

    • avatar
      The dark side of the moon 3 Agosto 2015 at 20:16

      E’ stata una gran fortuna anche e soprattutto per noi lettori 😉
      Resta il mistero di come fa Paolo a conoscere tutti questi personaggi ❓

  2. avatar
    paolo bagnoli 3 Agosto 2015 at 20:55

    Semplice: spulcio le classifiche dei tornei e guardo dalla metà in giù!

  3. avatar
    Luca Monti 8 Agosto 2015 at 12:01

    Ciao Paolo e grazie. I documenti circa Canal,provengono grossomodo da due serbatoi principali.Uno contiene testimonianze provenienti dagli anziani giocatori che lo conobbero e da collezionisti di mezzo mondo (credimi non è esagerato),interessati alla sua maestria scacchistica. L’altro è quanto rimasto alla sua morte presso la sua dimora. La famiglia Cassani,propietaria della casa,passò una parte del lascito all’Asserorato alla Cultura di Cocquio che poi lo donò alla locale società scacchistica dove giacciono tuttora.Mi sembra questo essere stato il percorso ma posso sbagliare.Altri documenti più strettamente privati e prevalentemente extra scacchi,li ha custoditi la famiglia Cassani che mi onora della loro visione.Un altro capitolo molto importante è quanto riguarda Fenarete ed un’altra famiglia vicina a Canal.Luca,

    • avatar
      paolo bagnoli 8 Agosto 2015 at 20:54

      Grazie Luca per le precisazioni, che mi fanno pensare di essere quasi vicini di casa. Continua così, per favore!
      Un abbraccio
      Paolo

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