Tedeschi e Prussiani

Scritto da:  | 16 Agosto 2015 | 13 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri
Prussia
La Scuola Italiana è tramontata da tempo, relegandosi in un “lebbrosario” (questa la definizione data al Congresso di Livorno) a causa delle “regole” tecniche in vigore ormai da qualche secolo (arrocchi di ogni tipo, passar battaglia, eccetera). La Scuola Francese, erede di quella precedente, ma che si ispira pur sempre ai testi italiani, sta tramontando. La Scuola Britannica, popolata da alcuni professionisti di altissimo livello ma, soprattutto, da uno stuolo di superdilettanti, è al suo massimo splendore, ma sul Continente sta nascendo una nuova Scuola, quella tedesca, che è strutturata in modo molto simile: pochi grandi professionisti e tanti superdilettanti.
Siamo nelle prime decadi dell’Ottocento, e la Germania non esiste; esiste una prorompente Prussia, antagonista ormai della potente Austria, ed una miriade di Stati e Staterelli che si fregiano dei titoli di Granducato, Ducato, Regno (!) e che a volte hanno la superficie di una nostra odierna provincia (o meno…;).
La futura Germania è tuttavia un calderone culturale impressionante, animato da una borghesia attiva, intellettualmente dominante, rispettosa dei titoli nobiliari ma tesa ad assumere il ruolo di classe dirigente. Berlino, Breslavia, Norimberga, Lipsia, Monaco sono città ognuna delle quali potrebbe a ragione definirsi “capitale”; musica, letteratura, scienza tedesche dominano la scena europea, unitamente a quelle francesi, mentre britannici ed olandesi pensano soprattutto ad accumulare ricchezza ed i Paesi nordici ad accumulare sicurezza.
Dopo tale superficiale panorama della situazione sociale del Continente, passo ad esaminare quella che fu l’evoluzione degli Scacchi nelle terre germanofone.
La pubblicazione del Bilguer fu al contempo un punto di arrivo e di partenza. Pur annoverando tra le sue righe citazioni di Greco e Polerio (non dimentichiamo che Gambetto di Re e Spagnola erano aperture quasi “obbligate”;) lo Handbuch si assume il compito di schematizzare impianti di apertura che vanno ben oltre, per profondità di analisi, agli abbozzi dei secoli precedenti.
Per quanto riguarda i giocatori, non parlerò certamente di Anderssen, o di Zukertort (non tedesco di nascita, ma tedesco “di scuola”;), o di Lange (ne ho già parlato in altro post), o di Berthold Englisch (sottovalutatissimo), o della Pleiade berlinese (anche qui altro post), ma di alcuni dilettanti o semidilettanti che arricchirono il panorama degli scacchi tedeschi con partite memorabili, novità teoriche o brillanti risultati. Ne dimenticherò parecchi, e di ciò chiedo scusa anticipatamente, ma vorrei ricordare ancora una volta l’enorme contributo che questo stuolo di giocatori ha apportato alla nascita degli scacchi moderni.
Jean Dufresne 1Inizio con Jean Dufresne, nato a Berlino il 14 febbraio 1829, prussiano nonostante il nome dal suono francese. La sua fama è dovuta soprattutto al fatto che, dalla parte sbagliata della scacchiera, consentì al grande Anderssen di creare la “Sempreverde”, ma il suo apporto agli scacchi non fu trascurabile, anche se come livello di gioco non eccelleva. Scrisse, infatti, un manuale (Kleines Lehrbuch des Schachspiels) che ebbe parecchie edizioni. Meno successo ebbero le sue creazioni letterarie, firmate con lo pseudonimo di E.S.Freund, mentre un discreto successo ebbe la monografia su Morphy. Morì nella sua Berlino il 13 aprile 1893, dopo una vita dedicata agli scacchi ed al giornalismo.
Fritz RiemannFritz Riemann nacque nella piccola Weistritz (Slesia, oggi Polonia) il 2 gennaio 1859. Si formò scacchisticamente a Breslavia, grazie ai suoi numerosi incontri con Anderssen, ed a vent’anni partecipò al torneo di Lipsia (vinto da Englisch) piazzandosi al 5° posto per poi giungere secondo a Wesselburen. L’anno seguente giunse secondo, dopo Louis Paulsen, al Congresso di Braunschweig e pattò un match a Berlino contro Schallopp. Nel 1881 si iscrisse al torneo berlinese vinto da Blackburne, piazzandosi al 13° posto ma riportando una brillante vittoria contro il quinto classificato Mason. Due anni dopo fu 6° a Norimberga, nel torneo vinto da Winawer, con un rispettabile 10 1/2 su 18, e nel 1885 fu ottavo ad Amburgo, battendo tuttavia il vincitore Gunsberg, Mason (3°) ed Englisch (5°). Nel 1888 fu primo ex aequo con Curt von Bardeleben a Lipsia, poi scomparve dalla circolazione assorbito da doveri professionali. Nel 1925 pubblicò una raccolta di ricordi scacchistici, e si spense ad Erfurt il 25 novembre 1925.
Berthold SuhleBerthold Suhle proveniva da Stolp, una cittadina della Pomerania oggi in territorio polacco. Era nato il 1° gennaio 1837, e non fu presente a tornei, giocando tuttavia diversi incontri individuali. A ventuno anni, a Venezia, nel corso di una su permanenza nella città lagunare in un periodo di sosta degli studi universitari, incontrò Bartolomeo Forlico vincendo (11 1/2 a 9 1/2), giocò due match con Anderssen, venendo battuto in entrambi i casi, nel 1859. Si era laureato in filologia e filosofia a Berlino e Bonn, e per lui gli scacchi erano soprattutto un passatempo intellettuale. Nel ’64 pattò un match con Anderssen e l’anno seguente battè Hirschfeld. Lasciò gli scacchi per dedicarsi all’insegnamento, pur collaborando saltuariamente alla Deutsche Schachzeitung e pubblicando il libro del torneo di Londra 1862 e, in collaborazione con Neumann, nel 1865, un testo sulle novità teoriche scaturite dalle più recenti manifestazioni internazionali. Dal 1877 fino alla  morte, avvenuta il 26 gennaio 1904, si dedicò unicamento all’insegnamento.
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Philipp Hirschfeld apprese gli scacchi dal padre in età giovanile. Nato il 1° ottobre 1840 a Königsberg in Prussia Orientale da una facoltosa famiglia di commercianti di spezie, ancora adolescente rimase affascinato dall’allora nascente teoria delle aperture e quando fu allievo del locale ginnasio Albertina fondò un circolo scacchistico che ebbe tuttavia scarso successo proprio a causa delle superiori conoscenze teoriche che egli vantava nei confronti degli altri iscritti. A diciannove anni si trasferì a Berlino per seguire gli studi di Storia e Giurisprudenza e nella capitale prussiana trovò finalmente avversari di tutto rispetto, tra i quali Suhle, e fu proprio grazie al livello di gioco di quest’ultimo e del giovane Philipp che Max Lange li inserì nella redazione della Schachzeitung. Hirschfeld pubblicò una serie di articoli teorici che andarono ad arricchire il testo della quarta edizione dello Handbuch di Bilguer e Von der Lasa. Giocò diversi match (Suhle, Mayet, Anderssen, Neumann) con alterni risultati. Nel ’63, terminati gli studi, Hirschfeld lasciò Berlino per prendere le redini dell’azienda paterna, si trasferì a Londra e vi fondò la “Compagnia del Té” con uffici a Londra, Königsberg, Mosca e Shanghai. Nonostante i suoi numerosi impegni di lavoro, anche a Londra trovò il tempo per scontrarsi con i migliori giocatori britannici, e strinse cordiale amicizia con Zukertort, col quale giocò diverse partite destinate ad arricchire la teoria delle aperture. Nel 1873 si stabilì definitivamente a Londra, dopo aver visitato – sempre per impegni di lavoro – San Pietroburgo e Parigi, e giocando contro i migliori scacchisti di queste città. Di tanto in tanto tornava a Berlino, nella lussuosa residenza di Wannsee, luogo dove morì il 4 ottobre 1896.
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Theodor von ScheveContrariamente a Suhle e Hirschfeld, che non parteciparono mai a tornei, molto attivo in manifestazioni nazionali ed internazionali fu Theodor von Scheve, nato l’11 giugno 1851 a Cosel, in Slesia. Ufficiale dell’esercito prussiano, inizialmente di stanza a Breslavia dove fondò il Circolo scacchistico Schachverein Breslau Anderssen, visse la sua carriera professionale tra Breslavia e Berlino. Trovò comunque
il tempo per giocare parecchio, una volta consolidata la propria posizione in seno all’esercito.
Nel 1881 era a Berlino, e risultò terzo (dopo Berthold Lasker e Tarrasch) e poi secondo (dopo Von Bardeleben) in due tornei locali, mentre due anni dopo fu sesto nella manifestazione vinta da Von Gottschall. Nell’ ’84 fu primo a Francoforte, e, dopo un periodo di assenza, nel 1887, sempre a Berlino, ottenne un secondo ed un ottavo posto, mentre deludente fu il suo risultato a Francoforte, al torneo del Congresso tedesco (8 su 20). Theodor von Scheve 2L’anno seguente fu quarto a Lipsia, e nel 1889 fu secondo in un piccolo quadrangolare a Berlino. Nel 1890, dopo un terzo posto nella capitale prussiana, ebbe il permesso di espatrio e si iscrisse al torneo di Manchester, stravinto da Tarrasch, classificandosi settimo (11 su 19), pattando col vincitore e battendo sia Bird che Mason. Nel ’91 pattò due match contro Walbrodt e Von Bardeleben a Berlino, nel ’92 fu 11° a Dresda, nel ’94 vinse a Berlino ma finì in fondo alla classifica a Lipsia. Le sue prestazioni migliorarono a cavallo dei due secoli, quando stava varcando la soglia dei cinquant’anni; a Montecarlo, nel 1901, fu terzo ex aequo con Cigorin, battendo Schlechter, Mieses, Blackburne, Marco e Marshall, nel 1902 a Parigi fu terzo nel quadrangolare vinto da Janowski e 4°-5° con Maròczy a Vienna, poi a Montecarlo denunciò un netto calo di forma con 5 su 19, battendo tuttavia Mason, sua vittima “abituale”, e Cigorin. Nel 1904 fu tra i partecipanti al torneo tematico indetto da Rice, ma finì al quinto posto, per lui deludente. Ricomparve a Berlino nel 1907 e fu settimo nel torneo vinto da Teichmann (imbattuto), per poi spostarsi ad Ostenda, dove finì nella parte bassa della classifica, pur battendo Bernstein e pattando con Rubinstein, vincitori ex aequo della manifestazione. A sessant’anni viene invitato a Sanremo, ed ottiene un 5 su 10 alla pari col nostro Rosselli. La sua ultima prova è del 1917, a Berlino, in un torneo vinto da John e Johner. Due anni dopo verrà dato alle stampe un suo saggio, Lo spirito degli scacchi. Morirà il 19 aprile del 1922 a Patschkau.
Dresda 1892
Dresda 1892, in piedi da sn: Heyde, Schmid, Blackburne, Noa, Hoffer, von Scheve, Walbrodt, Zwanzig Seduti da sn: Loman, Schottländer, Winawer, Mason, Schallopp, von Bardeleben, Tarrasch, Mieses, Albin, Alapin
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avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


13 Commenti a Tedeschi e Prussiani

  1. avatar
    Mongo 16 Agosto 2015 at 12:11

    Ennesimo piccolo grande capolavoro del nostro infaticabile Paolo. ❗

  2. avatar
    Luca Monti 16 Agosto 2015 at 17:39

    Uno scritto che offre tanti spunti interessanti per chi ama spulciare nella storia degli scacchi.Riguardo a Suhle ed i due match perduti con Anderssen del 1859 a Breslau e Colonia, bisognerebbe ricordare che non ebbero i crismi della ufficialità a differenza dell’altro del 1964 a Berlino,ma poco importa.Ciò che è di rilievo, considerando la scarsa assiduità di Suhle alla pratica del gioco è l’aver tenuto testa validamente all’illustre avversario.Condivido l’aggettivo infaticabile coniato dal Mongo per l’autore.

  3. avatar
    The dark side of the moon 16 Agosto 2015 at 18:31

    Anche se qualche volta non commento gli articoli di Paolo per non ripetermi nei soliti ringraziamenti, ogni tanto è giusto e doveroso ribadire tutta la mia ammirazione per questi articoli di cultura scacchistica che Paolo, grazie alla sua immensa sapienza condivide.

    • avatar
      fabrizio 16 Agosto 2015 at 19:10

      Condivido completamente quanto dici!! I ringraziamenti a Paolo non saranno mai abbastanza.

  4. avatar
    Enrico Cecchelli 16 Agosto 2015 at 20:25

    Mi associo!! Bravissimo Paolo

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    paolo bagnoli 16 Agosto 2015 at 21:26

    Troppo buoni… Restate in attesa di “Tedeschi e Prussiani n. 2” già in possesso della Redazione.

  6. avatar
    DURRENMATT 16 Agosto 2015 at 21:30

    …Bellissimo!Paolo e Martin…grandi come sempre.

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      paolo bagnoli 16 Agosto 2015 at 21:51

      Grazie a Martin, cacciatore di immagini!

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        Martin 18 Agosto 2015 at 11:22

        No no… il merito è tutto e solo del nostro ineguagliabile Paolo!

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          Zenone 18 Agosto 2015 at 12:10

          Non ricordo chi ha detto che “La forma è l’involucro della sostanza” (o qualcosa del genere…;). Al genio di Bagnoli si associa quello di Martin.

          • avatar
            DURRENMATT 18 Agosto 2015 at 14:53

            …mi ricordi il “non soltanto ESSERE onesti,ma APPARIRE onesti” del mai dimenticato Paolo(Borsellino).Comunque il lato artistico del Martin è notevole.Di solito si traduce in baldanza e vivacità anche tra i marosi delle sessantaquattro caselle… 😉

  7. avatar
    Zenone 17 Agosto 2015 at 10:10

    Credo che ritenere queste perle di Bagnoli interessanti solo dal punto di vista strettamente scacchistico sia riduttivo. Mi sembra, invece, che si venga ogni volta calati nella realtà storica dell’epoca in cui i giocatori che ci propina (e propone) vivono: questo è il grande merito.

  8. avatar
    Luca Monti 17 Agosto 2015 at 13:18

    Condivido la osservazione di Zenone. Calare le vicende umane e scacchistiche delle figure narrate da Paolo,contestualizzandole nel momento storico,contribuisce a meglio comprenderle. Credo che un complimento più bello,Paolo non potesse ricevere.

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