Vienna e dintorni

Scritto da:  | 14 Settembre 2015 | 8 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri
Vienna e dintorni 9Parlare di una “scuola scacchistica” austriaca sarebbe sbagliato, e sarebbe probabilmente più appropriato definirla “viennese” o, meglio ancora, “danubiana”, visto che anche Budapest fu da sempre un centro scacchistico di eccellenza.
Stiamo parlando di un numero decisamente alto di scacchisti che, prima o poi, frequentarono la capitale del grande Impero Austro-Ungarico, ma che provenivano dalle più lontane province asburgiche: romeni, ungheresi, boemi, slovacchi. Gli austriaci “di nascita” che troveremo più avanti erano veramente una piccola minoranza, ed anch’essi, se volevano emergere e coltivare il gioco, dovevano frequentare i numerosi café viennesi forniti di scacchiere.
Volendo individuare un capostipite della variopinta dinastia di giocatori e teorici danubiani (ma sì, usiamo questo termine), lo troviamo in Johann Baptist Allgaier, nato a Schussenried, nel Ducato del Wurttemberg, il 19 giugno 1763. Suo padre era istitutore presso un monastero frequentato da rampolli di famiglie nobili, ed impartì al figlio una rigida educazione cattolica per poi avviarlo agli studi di teologia, ma non aveva fatto i conti con gli scacchi, che il figlio apprese da un ebreo polacco. A quel punto la teologia finì nel cassetto ed il giovane Johann finì a Vienna, dove si mise in luce come provetto giocatore e dove sostenne una sfida con un nobile della capitale intascando in tal modo 1500 fiorini e creandosi la fama di miglior giocatore della città. Di conseguenza si spalancarono per lui le porte dei circoli nobiliari, dove impartì lezioni di scacchi (ovviamente dietro lauta ricompensa); frequentava anche la corte, insegnando gli scacchi a figli e fratelli dell’imperatore Francesco II.
AllgaierArrivò lo sconquasso napoleonico, e nel 1809 lo troviamo in un ospedale da campo affetto da una forma cronica di asma che lo tormenterà per il resto dei suoi giorni. Dopo un soggiorno a Praga, nel 1816 Allgaier torna a Vienna, ottiene una modesta pensione per motivi di salute, ma la arrotonda frequentando i ritrovi scacchistici, soprattutto il Corona d’Oro. Il suo stile, brillante ed aggressivo, richiamava parecchi spettatori quando egli si sedeva alla scacchiera; la sua posta abituale era di un fiorino quando egli incontrava dilettanti di scarsa forza, e nel prezzo era compresa anche una breve lezione teorica al termine della partita.
Aveva manovrato l’automa di Maelzel, godeva ancora della pensione imperiale ed arrotondava con il gioco, ma non navigava nell’oro, ed era costantemente assillato dalla necessità di denaro. Aveva pubblicato un trattato in due volumi (1795-96) che gli aveva reso un po’ di quattrini, anche perchè aveva avuto un notevole successo (raggiungerà le sette edizioni).
Nel dicembre del 1822 venne ricoverato in ospedale, dove morì di idropisia il 3 gennaio 1823.
La sua influenza sul mondo scacchistico dell’epoca fu molta. Nel suo trattato aveva mescolato i principi philidoriani a quelli del trio modenese, ed aveva proposto il suo Gambetto (1. e4 e5  2. f4 e:f4  3. Cf3 g5  4. h4 g4  5. Cg5 h6  6. C:f7) che dà il via ad una partita caratterizzata da una violenta tattica.
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Vincent Grimm era, invece, viennese di nascita (1800), ma nel 1823 si spostò nella vice-capitale Budapest, dove esercitò le professioni più disparate. Pittore e mercante d’arte, abilissimo giocatore di dama e biliardo, pianista, poliglotta, litografo e cartografo, a trentanove anni fu tra i fondatori del celebre Circolo di Pest, assieme a Löwenthal, Szén ed ai fratelli Zenner. Questo gruppo di giocatori sostenne una vittoriosa sfida per corrispondenza, dal ’42 al ’46, con la Régence parigina, inaugurando la cosiddetta Difesa Ungherese (1. e4 e5  2. Cf3 Cc6  3. Ac4 Ae7). Al suo nome è legato anche l’ Attacco Grimm nel Gambetto dell’Alfiere di Re (1. e4 e5  2. f4 e:f4  3. Ac4 Dh4+  4. Rf1 g5  5. Cc3 Ag7  6. d4 d6  7. e5).
Vincent GrimmLa sua lunga permanenza a Budapest fece maturare in lui una comprensione per le rivendicazioni che gli ungheresi nutrivano nei confronti del governo asburgico, e che culminarono nei moti capeggiati da Kossuth. Da tempo in odore di liberalismo presso l’occhiuta polizia austriaca, venne arrestato con l’accusa di aver stampato e distribuito “letteratura sovversiva”. Se la cavò con l’esilio nell’Impero Ottomano e si stabilì in Siria, ad Aleppo. Nel 1851 ricevette l’invito al torneo di Londra, ma la sua condizione non gli permise di partecipare. Si convertì all’ Islam prendendo il nome di Murad Bey (alcune fonti parlano di Mustafà Bey) e soltanto nel 1868 il governo gli permise di rientrare a Budapest. Morì il 15 gennaio 1872 nella capitale ungherese.
Joszef SzenChi, invece, era ungherese di nascita, era Jòszef Szén, nato il 9 luglio 1805 a Pest. Laureato in Giurisprudenza, divenne responsabile dell’archivio municipale di Budapest, ed era assiduo frequentatore del famoso Worm Café, che metteva a disposizione dei clienti numerose scacchiere. Non aveva necessità di denaro ma, conformemente agli usi dell’epoca, giocava con 20 kreuzer di posta e la sua fama crebbe anche oltre i confini dell’impero, guadagnandogli il soprannome di “Philidor ungherese” anche per la sua abilità nei finali.
Nel 1836 era a Parigi, e sostenne due match: contro Boncourt finì in pareggio, e contro La Bourdonnais – che gli dava Pedone e due tratti – vinse di misura.
Tre anni dopo fu tra i fondatori del Circolo scacchistico della capitale ungherese per poi visitare Berlino, dove venne sconfitto di misura da Mayet, e nel 1842 fu il coordinatore della squadra ungherese che vinse il match per corrispondenza contro Parigi. Sospettato di simpatie liberali, al termine dei moti del ’48 gli venne vietata la partecipazione a qualunque tipo di associazione, compreso il suo Circolo scacchistico.
Come Grimm, venne invitato al torneo di Londra del 1851, dove superò il primo turno ma ebbe la sfortuna di incontrare Anderssen al secondo, venendo relegato alle finali “di consolazione” e classificandosi infine al quinto posto. L’anno seguente, a Vienna, pattò un match con Falkbeer e nel ’53 venne battuto, a Londra, da Harrwitz. Morì a Budapest il 13 gennaio 1857.
Carl HamppeCarl Hamppe era svizzero. Nato nel 1814 nella Confederazione Elvetica, trascorse gran parte della sua vita a Vienna come alto funzionario governativo ed ebbe modo di scontrarsi con validi giocatori; battuto di misura da Löwenthal nel 1846, quattro anni dopo prevalse (16 a 15) contro Falkbeer, mentre i suoi due match contro Harrwitz ebbero un risultato negativo. Frequentava la Wiener Schachgesellschaft, e ne vinse il campionato nel 1859 e nel 1860, entrambe le volte davanti ad un piccolo praghese di nome Wilhelm Steinitz. Nel 1872 giocò, contro Meitner, quella che viene ricordata come la “Patta Immortale”.
Indagò a fondo sulla Partita Viennese, sviluppò varianti derivanti dal Gambetto Allgaier e dall’antico Gambetto Muzio, proponendo il seguito 1. e4 e5  2. Cc3 Cc6  3. f4 e:f4  4. Cf3 g5  5. Ac4 g4  6. 0-0 g:f3  7. D:f3 , variante denominata Gambetto Hamppe-Muzio. Tornò in Svizzera dove morì il 17 maggio 1876.
Ernst Karl Falkbeer nacque a Brno (Brunn nella grafia tedesca), in Moravia, il 27 giugno 1819. Giunse a Vienna per compiervi gli studi di Giurisprudenza, ma ben presto abbandonò il corso universitario trovando un impiego come giornalista. Era tenuto d’occhio dalla polizia in quanto giudicato simpatizzante delle idee liberali, e nel ’48 dovette lasciare precipitosamente i domini imperiali per rifugiarsi in territorio tedesco. A Vienna aveva frequentato i café rivelandosi giocatore di talento, e negli anni che trascorse in esilio trovò l’occasione per giocare contro Dufresne e Anderssen. Dopo cinque anni di vagabondaggi tra Lipsia, Brema, Berlino e Dresda, potè rientrare in Austria, e nel gennaio del 1855 fondò la prima rivista scacchistica austriaca, la Wiener Schachzeitung, che ebbe tuttavia scarsa fortuna e dovette sospendere le pubblicazioni dopo pochi mesi.
Erst Karl FalkbeerNel ’56 era in Gran Bretagna e giocò due match contro Bird, perdendo il primo e vincendo il secondo. Si stabilì nella capitale britannica ed iniziò a tenere una rubrica scacchistica nell’aprile del 1857 per il Sunday Times, e nel 1858 si iscrisse al torneo di Birmingham che aveva la formula dell’eliminazione diretta. Al primo turno battè Ingleby, ed al secondo Saint-Amant. In semifinale eliminò Robert Barnett Brien, ed in finale si trovò opposto a Löwenthal dal quale venne battuto, classificandosi così al secondo posto.
Nel novembre del ’59 interruppe la collaborazione col periodico londinese, e fece ritorno in Austria soltanto cinque anni dopo. Tenne la rubrica scacchistica della Neue Illustrierte Zeitung dal 1877 al 1885, anno in cui morì il 14 dicembre.
Come i suoi contemporanei, Falkbeer elaborava varianti del Gambetto di Re, apertura quasi obbligata di quei decenni, fino a quando ebbe quella che potremmo chiamare una “ispirazione” che fa sentire ancora oggi i suoi effetti, proponendo il suo Controgambetto (1. e4 e5  2. f4 d5) che, anche se non è una demolizione del Gambetto di Re, lascia tuttavia il Bianco alle prese con delicatissimi problemi e procura al Nero un immediato ed efficace controgioco.
Vienna e dintorni 13Potremmo inserire in questa breve galleria di antenati anche Marcus Kann, un viennese nato nel 1820, che ebbe l’idea di evitare la Difesa Francese con la “sua” difesa e che, in associazione col britannico (ma praticamente berlinese) Horatio Caro, pubblicò ampie analisi prima di morire (1886). Nel 1829, invece, nacque Karl Pitschel, che non lasciò traccia di sè nell’evoluzione teortica del tempo, ma che partecipò a diversi tornei con risultati decisamente modesti; quarto a Krefeld nel 1871, e nuovamente quarto a Lipsia lo stesso anno, ultimo ad Altona nel ’72, ancora ultimo a Vienna nel ’73 (ma con una vittoria contro Blackburne ed una patta contro Anderssen) stranamente primo (ex aequo con Goering e Anderssen) a Lipsia nel ’76, ancora ultimo a Parigi nel 1878, e dignitosamente sesto a Lipsia nel 1879, prima di abbandonare il torneo di Berlino del 1881 dopo sole tre partite e scomparire nel nulla, per morire il 29 gennaio del 1883.
Vienna e dintorni 4Sicuramente degno di nota fu invece il curriculum dell’avvocato Philipp Meitner, nato a Vienna il 24 agosto del 1839. Vinse il torneo viennese del 1875, ma già due anni prima si era messo in luce sempre a Vienna, finendo nella parte bassa della classifica ma potendo vantare due patte contro Steinitz, che stava allora propugnando la sua rivoluzione teorica, e che partecipò negli anni successivi ad altri tornei viennesi ottenendo dignitosi piazzamenti. A suo “merito” va la nascita della  figlia, dottoressa Lise Meitner (1878-1968), che si distinse per i suoi studi sulla radioattività e la fisica nucleare e che fece parte della squadra che individuò la fissione nucleareche fruttò il Nobel ad Otto Hahn.
Adolf Schwarz nacque il 31 ottobre 1836 nella cittadina di Seciovze, che oggi si trova in Slovacchia, nelle vicinanze dei confini ungherese ed ucraino. Di famiglia ebraica, iniziò la sua carriera scacchistica abbastanza tardi; lo troviamo infatti al decimo posto del torneo di Vienna del 1873, dove battè sia Blackburne che Anderssen che Paulsen, e ricomparve nel ’78 a Francoforte, dove giunse secondo dopo Louis Paulsen, battendo quest’ultimo nel confronto diretto. Aveva superato i quarant’anni, ma questo risultato lo proiettò nelle alte sfere dello scacchismo internazionale, e la sua forza di gioco venne confermata dal terzo posto al torneo di Lipsia del 1879. L’anno seguente, a Wiesbaden, condivise il primo posto con Blackburne e Englisch, fu primo a Graz e terzo a Brunswick, ma nel 1882, al grande torneo di Vienna che segnò il ritorno di Steinitz all’attività agonistica, messo a confronto con l’ élite scacchistica, dovette accontentarsi del 13° posto. Giocò anche due match contro Minckwitz (1878) e Winawer (1880), vincendoli entrambi. Morì a Vienna il 25 ottobre del 1910.
Vienna e dintorni 2L’altro Schwarz, Jacques, era nipote di Adolf, ed aveva vent’anni in meno dello zio. Nato in Moravia, venne introdotto agli scacchi proprio dallo zio, che lo fece iscrivere al torneo di Graz del 1880. Lo zio vinse il torneo ma il nipote lo battè nel confronto diretto e finì con un 3 su 7 (troppe patte). Poi giocò a Berlino nel 1881 e dimostrò di poter reggere il confronto con i migliori giocatori in circolazione, classificandosi al 7° posto, pattando con Cigorin e Winawer e battendo, tra gli altri, Mason e Louis Paulsen. Due anni dopo, a Norimberga, terminò a metà classifica, per poi assentarsi dall’attività agonistica per alcuni anni. Nell’ ’89 fu terzo a Dessau, e nel ’90 fu sesto al Kolisch Memorial di Vienna. A quarant’anni si ritirò completamente e morì a Vienna il 13 giugno 1921.
Stiamo ormai parlando di giocatori che ebbero il loro periodo di maggiore attività negli anni che seguirono la pubblicazione dello Handbuch, divenuta la bibbia scacchistica della seconda metà del XIX secolo. Le riviste scacchistiche in lingua tedesca sono quelle che maggiormente approfondiscono novità teoriche comparse in campo agonistico, ma questa è la Storia della prossima puntata.
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avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


8 Commenti a Vienna e dintorni

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    Enrico Cecchelli 14 Settembre 2015 at 16:19

    Articolo molto interessante.I soliti scontati e meritati complimenti.

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    Martin 14 Settembre 2015 at 20:38

    Non oso ormai immaginare SoloScacchi senza i contributi di Paolo… qualcuno poco tempo addietro lo aveva proposto come presidente ad honorem del nostro sito: mi sembra davvero il minimo, voi che dite? 😉

    • avatar
      paolo bagnoli 14 Settembre 2015 at 21:03

      Grazie a Martin (un giorno o l’altro ci incontreremo) per le solite splendide immagini!

    • avatar
      The dark side of the moon 14 Settembre 2015 at 21:24

      Io sono d’accordo 😉

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    Zenone 14 Settembre 2015 at 21:26

    Bagnoli for President 😉

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    Fabio Lotti 15 Settembre 2015 at 09:30

    Impegnato dai nipotini intervengo poco ma ci sono sempre. Soprattutto per Paolo. Per gli amici scacchisti-giallisti http://theblogaroundthecorner.it/category/ospiti/letture-al-gabinetto/ . Graditi eventuali interventi.

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    Graziano Masi 16 Settembre 2015 at 18:28

    Se non Paolo chi “President”.

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    Mongo 18 Settembre 2015 at 13:42

    Paolo sono finiti gli aggettivi validi per elogiare questo tuo ottimo lavoro! 😎

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