Danesi

Scritto da:  | 10 Novembre 2015 | 18 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri
Bent Larsen
La Danimarca è uno Stato che raramente viene all’attenzione delle cronache, anche a quelle scacchistiche. Bent Larsen è sicuramente il giocatore danese che nel XX secolo fece parlare di sè in termini a volte entusiastici, fino a farlo schierare in prima scacchiera nel famoso incontro di Belgrado URSS-Resto del Mondo, relegando in seconda scacchiera nientemeno che Bobby Fischer.
Martin Severin FromIl movimento scacchistico danese ebbe un suo primo rappresentante di rilievo in Martin Janus Severin From, nato l’ 8 aprile 1828 a Nakskov, una cittadina situata su una delle centinaia di isole che sorgono tra la Danimarca peninsulare, la Svezia e la Germania. Studiò nella vicina isola di Sjaelland, a Nykoebing, e riuscì a concludere gli studi alla vigilia dello scoppio del conflitto tra Danimarca e Prussia per il controllo della regione dello Schleswig-Holstein (1849). Si arruolò come volontario e, alla fine della guerra, si trasferì nella capitale Copenhagen, avendo ottenuto un impiego presso il reparto statistico governativo, dove incontrò e strinse cordiale amicizia con Magnus Oscar Moellestroem. che all’epoca era considerato il miglior giocatore di scacchi danese.
Nel 1862 gli appassionati della capitale, dove esisteva (e tuttora esiste) il Circolo Koebehavns Skakforening, organizzarono un torneo dal quale From uscì come vincitore, affermandosi come miglior giocatore danese; quello stesso anno From propose il “suo” Gambetto contro la Partita Bird (1. f4) che contemplava il seguito 1. … e5  2. f:e5 d6  3. e:D6 A:D6. Tre anni dopo i soci lo elessero presidente, una carica che mantenne per diversi anni, mentre saliva di grado nella pubblica amministrazione occupandosi dell’amministrazione penitenziaria.
Gambetto From
Nel 1867 decise di tentare l’avventura internazionale, e si iscrisse al torneo di Parigi del 1867, ma il campo dei partecipanti era decisamente troppo forte e finì al 12° posto, pur ottenendo una doppia vittoria sia contro Sam Loyd che contro De Rivière. Fu in questa occasione che sperimentò il Gambetto Danese (1. e4 e5  2. d4 e:D4  3. c3), senza grande successo.
La sua integrità come pubblico funzionario gli guadagnò un’alta decorazione governativa nel 1891, e nel 1895 morì di cancro (6 maggio) venendo sepolto al cimitero di Copenhagen.
Per alcuni decenni lo scacchismo danese rimase nell’ombra, fino a quando alcuni giocatori, che si erano abbeverati allo Handbuch, ma che si erano limitati a tornei locali, tentarono di rinverdire i pur modesti allori della generazione precedente. Tra di essi va menzionato Orla Hermann Krause, nato il 3 novembre 1867 a Wilhelmshaven, la città portuale della Bassa Sassonia che si affaccia sul Mare del Nord. Il nome di questo giocatore, che ne denuncia le origini germaniche, va tuttavia annoverato tra quelli dei giocatori danesi, visto che, dopo aver giocato un torneo locale nella sua città d’origine (1892), si spostò in Danimarca dove, nel ’95, si classificò secondo a Copenhagen, dopo Andreas Rosendahl, un giocatore locale di tre anni più anziano di lui, e che non lasciò grande traccia di sè, e davanti ad alcuni altri giocatori che verranno ricordati più avanti. Krause era molto interessato alla teoria delle aperture; è sua la proposta di giocare, dopo 1. d4 d5  2. Cf3 l’immediata 2. … c5 così come è sua l’approfondita analisi, compiuta negli Anni Venti del XX secolo, della Difesa Slava. Nel ’99, al Campionato Nordico vinto da Möller, fu secondo assoluto e ricomparve soltanto otto anni dopo, classificandosi quinto nella stessa manifestazione. Altri anni di assenza, poi, nel 1916, nella neutrale Danimarca, si giocò la nona edizione del Campionato Nordico, e Krause si classificò al secondo posto, a mezzo punto dal vincitore Johner e risultando l’unico imbattuto del torneo. Passarono altri otto anni e Krause fu quarto al torneo di Copenhagen vinto da Nimzovich, poi, nel 1927, venne convocato dalla Federazione danese per giocare in prima scacchiera all’Olimpiade di Londra, dove ottenne un onorevole 7 su 15, condividendo l’argento di squadra vinto dalla sorprendente squadra danese. A sessantasette anni partecipò al Campionato Nordico vinto da Nimzovich e si classificò al quinto posto. L’anno seguente, il 28 settembre 1935, morì nella capitale danese.
Danimarca 1939
La compagine danese alle Olimpiadi di Buenos Aires del 1939, da sinistra: Christian Poulsen, Alfred Christensen, Jens Enevoldsen, Ingrid Larsen, Ernst Sørensen
separator4
Il 18 novembre 1872 nasce ad Odense, la grande città portuale della Danimarca che ha dato i natali anche allo scrittore Hans Christian Andersen, Johannes Hjalmar Giersing, un dilettante che limitò la sua attività ai Campionati Nordici ed a tornei locali. A 23 anni fu quarto a Copenhagen nel torneo vinto da Rosendahl, e nel ’99 fu sesto al Campionato Nordico vinto da Möller. Due anni dopo fu quinto nella stessa manifestazione disputatasi a Göteborg e nel 1903 fu Campione Nordico ad Oslo. Come tutti i giocatori danesi fu un autentico dilettante, che coltivö il gioco compatibilmente con gli impegni professionali ed alternò buone prestazioni a lunghi periodi di inattività scacchistica. Decimo al torneo internazionale di Stoccolma del 1906, nel 1912 ripetè il risultato nella capitale svedese nel torneo vinto da Alekhine. A quarantatre anni vinse il Campionato Danese, nel 1916 fu sesto a Copenhagen e l’anno seguente quinto ad Oslo, nel nono e decimo Campionato Nordico. Nel ’18 vinse a Copenhagen e sei anni dopo fu undicesimo a Copenhagen. La sua ultima apparizione fu quella del 1925 al Campionato Danese di Aarhus, dove fu terzo. Morì nella capitale danese l’11 novembre 1954.
Jørgen MøllerSicuramente importante fu la figura di Jörgen Möller, nato il 4 novembre 1873 ad Otterup, una cittadina sull’isola di Funen nota per la sua fabbrica di fucili. Laureato in Giurisprudenza, dette un notevole contributo alla teoria delle aperture dell’epoca, visto che già a 25 anni propose quello che viene infatti chiamato “Attacco Möller” (1. e4 e5  2. Cf3 Cc6  3. Ac4 Ac5  4. c3 Cf6  5. d4 e:D4  6. c:D4 Ab4+  7. Cc3 C:e4  8. 0-0 A:c3  9. d5). Quarto a Copenhagen nel ’95 e secondo al primo Campionato Nordico (Stoccolma 1897) vinto da Svensson, vinse il titolo di Campione Nordico a Copenhagen nel 1899 ed a Göteborg nel 1901. Nel 1907 fu quarto nella stessa manifestazione e fino al 1920 scomparve dai tornei; giocò a Göteborg e fu presente anche nel ’23 all’esagonale a doppio turno di Copenhagen, dove finì ultimo pur avendo strappato una patta sia a Nimzovich che a Saemisch. Lasciò anche una variante difensiva nella Partita Spagnola (1. e4 e5  2. Cf3 Cc6  3. Ab5 a6  4. Aa4 Cf6  5. 0-0 Ac5) e morì a Copenhagen il 20 novembre 1944.
Nato l’11 giugno 1897, Egil Jacobsen a diciotto anni fu quinto al Campionato Danese e due anni dopo vinse la manifestazione. Studente di ingegneria, venne citato da Tartakower come “una grande speranza danese” in un articolo sulla Wiener Schachzeitung del marzo 1923, ma mentre tale articolo usciva Jacobsen venne colpito da un ascesso in gola che degenerò in una fatale setticemia che lo stroncò il 27 marzo 1923.
Holger Norman-Hansen nacque il 2 gennaio 1899, e le sue uniche prestazioni notevoli appartengono alla storia olimpica. Nel 1927, a Londra, la Danimarca ottenne un notevole secondo posto, con argento di squadra, e Norman-Hansen, con 12 su 15, vinse l’oro individuale. L’anno seguente, all’Aja, ottenne in prima scacchiera un modesto 6 1/2 su 16 mentre a Monaco, nel ’36, in seconda scacchiera concluse con 10 1/2 su 19.
In prima scacchiera la Danimarca schierò diverse volte Erik Andersen, nato il 10 aprile 1904 a Gentofte, oggi un sobborgo di Copenhagen. A diciannove anni vinse il primo dei suoi dodici Campionati Danesi, ed a ventisei, oltre al Campionato nazionale, vinse anche il Campionato Nordico. Nel ’34 pattò un match con Stahlberg (3 a 3) e, a livello internazionale, fu quarto a Swinemunde nel 1930, ottavo a Bad Nauheim nel ’35 ed a metà classifica a Jurata nel ’37. Purtroppo non godeva di buona salute; nel 1938, il 27 febbraio, morì a Copenhagen non ancora trentaquattrenne.
Altra storia triste quella di Björn Nielsen (esistono altri due giocatori col medesimo cognome, comunissimo in Danimarca), nato  il 4 ottobre 1907. Nel ’33 giocò al torneo organizzato dal Politiken di Copenhagen, piazzandosi al sesto posto, e quello stesso anno venne convocato per far parte della squadra danese all’Olimpiade di Folkestone ottenendo, in quarta scacchiera, un discreto 7 1/2 su 13. Due anni dopo, a Varsavia, giocò in seconda scacchiera (6 su 14) e nel ’36 a Monaco, in terza scacchiera, vinse l’oro individuale con un brillante 11 1/5 su 15. Nel 1941 venne invitato al torneo di Monaco e si piazzò al quinto posto; quello stesso anno vinse il Campionato Danese, successo che ripetè nel ’42, ’44 e ’46. Anche nel 1947 fu primo ex aequo col coetaneo Jens Enevoldsen, ma venne battuto nel match di spareggio. Anche due anni dopo fu primo ex aequo con Paul Hage ma, colpito da un male incurabile, morì il 21 maggio 1949 prima di poter disputare l’incontro di spareggio.
Jens EnevoldsenNon si può concludere questo breve excursus storico sui giocatori danesi senza parlare di Jens Enevoldsen, nato nella capitale il 23 settembre 1907. La sua prima apparizione in campo internazionale fu all’Olimpiade di Folkestone del ’33 dove, in seconda scacchiera, non brillò particolarmente (4 su 12). Due anni dopo, a Varsavia, in terza scacchiera, ottenne un dignitoso 8 su 19, e non si rese disponibile per Monaco 1936, mentre nel 1937, a Stoccolma, fu schierato in prima scacchiera (7 1/2 su 17), così come a Buenos Aires nel 1939. In quello stesso 1939 fu primo ex aequo al Campionato Danese, ma venne battuto nel match di spareggio. Fu comunque campione danese cinque volte (1940, 1943, 1947, 1948 e 1960) e fu nuovamente primo ex aequo nel 1950.
Nel 1933, a Copenhagen, aveva battuto Nimzovich in una memorabile partita con sacrificio di qualità e doppio sacrificio di Cavallo dopo la quale lo sconfitto si congratulò con lui definendolo “la speranza degli scacchi danesi”; i due iniziarono a frequentarsi stringendo una cordiale amicizia. Oggi giacciono sepolti al cimitero di Copenhagen a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, come venne chiesto dallo stesso Enevoldsen nelle sue ultime volontà.
Quando la FIDE prese le redini dello scacchismo mondiale alla fine del conflitto ed iniziò il ciclo triennale, nel ’47 Enevoldsen partecipò al torneo zonale di Helsinki piazzandosi al quarto posto, nel ’49 fu secondo dopo Euwe a Copenhagen, e nel 1950 fu presente all’Olimpiade di Dubrovnik in seconda scacchiera. Quell’anno la FIDE lo inserì nella prima lista dei Maestri Internazionali, e due anni dopo, ad Helsinki, venne schierato in prima scacchiera concludendo con un onorevole 8 1/2 su 15.
Assente all’Olimpiade del ’54, Enevoldsen venne convocato per quella successiva come seconda riserva, e giocò in terza scacchiera a quella del ’58 a Monaco. Nel 1960 ebbe la nomina ad arbitro internazionale, e nel 1966, quasi sessantenne, fu nuovamente convocato per l’Olimpiade dell’Avana, convocazione che si ripetè nel ’70 a Siegen e nel ’72 a Skopje. Nel corso della sua lunga carriera Enevoldsen scrisse trattati, manuali, articoli di carattere storico e teorico, molti dei quali focalizzati sui finali. Morì il 23 maggio 1980.

Zone-schaaktoernooi te Berg en Dal, Johannessen (l) tegen B. Larsen *1 december 1960

avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


18 Commenti a Danesi

  1. avatar
    Mongo 10 Novembre 2015 at 18:34

    Ah, il gambetto danese: la prima apertura che adottai, mi diede però risultati positivi solo nei tornei aziendali da me organizzati nella pausa pranzo. 🙁

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      paolo bagnoli 10 Novembre 2015 at 20:49

      Be’, meglio che niente….

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    Martin 11 Novembre 2015 at 00:03

    Fantastico Paolo, come sempre, più di sempre… 😎

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    ilMusso 11 Novembre 2015 at 08:39

    Bel pezzo!
    (Così come quello dello stesso genere che avevi scritto qualche mese fa con titolo «Olandesi»)
    Molto buona l’impostazione, molto bello il racconto.

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    Chess 11 Novembre 2015 at 09:42

    Larsen, che rognoso!

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      paolo bagnoli 11 Novembre 2015 at 20:58

      Rognoso, sì, ma il suo limite stava proprio nella “rognosità”, e te lo dice uno che negli Anni Settanta ha scritto una monografia su Bent Larsen. I limiti di Larsen stanno, forse, nella sua sconfitta contro Spasski a Belgrado ’70: tattica esasperata contro profondità di analisi, e quella partita fu la chiara dimostrazione di quanto Spasski meritasse il titolo mondiale.

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    fabrizio 11 Novembre 2015 at 11:40

    Caro Paolo, la partita di Enevoldsen contro Nimzovich è troppo bella. Per chi non la conosce, ecco il link: http://www.chessgames.com/perl/chessgame?gid=1102447

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      paolo bagnoli 11 Novembre 2015 at 20:54

      Hai ragione! Me la sono riguardata un paio di volte e devo dire che dovrebbe figurare nella “top 100” delle “migliori partite di sempre”.

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        Giancarlo Castiglioni 12 Novembre 2015 at 10:18

        Il tuo commento ha suscitato il mio spirito critico.
        Senz’altro partita bellissima, ma con tutti i pezzi bianchi puntati sull’arrocco nero è poi sorprendente che sia finita così?
        Mi ricorda la partita Rubinstein Giubbolini che avevo commentato per la serie dei Maestri di Milano.
        In tutti e due i casi il PC appena prima che inizi la bufera non si accorge di nulla e non è facile vedere come sviluppare tatticamente l’attacco vincente.
        Però ai miei occhi di candidato negli anni 2000 la posizione del nero sembra già estremamente pericolosa e probabilmente già persa a gioco corretto.
        Forse da quella posizione non sarei riuscito a vincere, ma a dare una valutazione più corretta del PC sicuramente.
        Non credo di essere particolarmente bravo, penso che la maggioranza dei candidati attuali darebbero la mia stessa valutazione e che questo dia la misura del miglioramento del livello di gioco dagli anni ’30.

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          paolo bagnoli 12 Novembre 2015 at 21:07

          Caro Giancarlo, la tua valutazione del “prima della bufera” è sicuramente corretta, così come potrebbe essere “corretta” l’intuizione che porterà alla vittoria. Da quello che ricordo del nostro “match” in quel di Piacenza (ti presentavi in divisa…;) nei primi Anni Settanta tu eri molto bravo già allora, ma venisti tradito in un paio di occasioni da alcune valutazioni un po’ troppo ottimistiche. Penso che anche negli Anni Trenta potesse accadere la stessa cosa e vorrei scandalizzare te e gli altri lettori con la seguente affermazione: Nimzovich era sommo come “pensatore”, ottimo come “giocatore”, ma mai e poi mai avrebbe potuto prevalere, in match, contro alcuni colossi di quel periodo (tanto per non far nomi, Capablanca, Alekhine, Lasker).
          Ciao
          Paolo

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            fabrizio 12 Novembre 2015 at 21:33

            Paolo, non mi scandalizzi affatto, perché sono completamente d’accordo sulla tua valutazione di Nimzovich; infatti non era certo giocatore del livello dei tre da te nominati(in particolare di Capablanca, di cui è stato quasi sempre vittima sacrificale).

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            Giancarlo Castiglioni 13 Novembre 2015 at 09:47

            Riguarderò le partite del nostro match, ma credo che il mio errore sia stato sopratutto psicologico; dopo aver vinto le prime due partite mi aspettavo di concludere il match rapidamente.
            Su Nimzovich sono d’accordo, non era a livello dei primissimi, ma li seguiva da vicino; era comunque sempre nei primi 20 del mondo.
            Come forza di gioco era sicuramente molto superiore a un candidato di oggi, ma ha fatto degli errori strategici che molti candidati di oggi non farebbero.
            Volevo mettere in rilievo che nel gioco moderno si è acquisita una maggiore sensibilità nella valutazione di certe posizioni.

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              paolo bagnoli 13 Novembre 2015 at 18:15

              Esattamente ciò che intendevo! Tu eri molto più forte di me, ma commettesti errori di sottovalutazione del sottoscritto. Forse, FORSE, negli Anni Trenta la preparazione strategica era nettamente inferiore a quella odierna, ma stiamo comunque parlando di Nimzovich…
              Un abbraccio
              Paolo

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          fabrizio 12 Novembre 2015 at 21:19

          Concordo con te che per un giocatore moderno è abbastanza evidente la pericolosità dell’attacco bianco sull’ala di re, in una partita che si sviluppa “naturalmente”, con il nero che cerca controgioco sull’ala di donna. A parer mio però, senza utilizzare PC e software vari, oltre alla “ovvia” 24)TxCa3 sembrano degne di nota la 14)Ce4 (che fa guadagnare tempi per l’attacco) e le tre mosse consecutive (non del tutto “ovvie”;) di sacrificio dei cavalli. L’attacco poi procede senza un attimo di pausa fino alla conclusione. Il tutto configura un bel quadro d’assieme, che credo abbia fatto abbastanza scalpore all’epoca (considerata anche la “vittima”;).

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            Giancarlo Castiglioni 13 Novembre 2015 at 09:17

            La mossa chiave della partita è proprio 14 Ce4 e direi che l’errore strategico sia stato 12…c4 che blocca la posizione.
            Può darsi che Nimzovich se ne sia reso conto, potava fare meglio, ma ormai i pezzi neri sono messi male ed è difficile rimediare.

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    Enrico Cecchelli 11 Novembre 2015 at 13:03

    “Che te lo dico affffare…..”

  7. avatar
    Fabio Lotti 13 Novembre 2015 at 09:29

    Ancora ottimi “incontri” con alcune figure che non conoscevo.

    • avatar
      paolo bagnoli 13 Novembre 2015 at 20:44

      Carissimo Fabio (ci incontreremo, un giorno?), visto che sei appassionato di gialli (una volta lo ero anch’io) ti prego di voler “demolire” la traccia che sto prospettando in una serie di puntate delle quali la MegaRedazione è già in possesso.
      Ti abbraccio
      Paolo

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