Alcune considerazioni…

Scritto da:  | 7 Luglio 2015 | 46 Commenti | Categoria: C'era una volta, Cultura e dintorni

Chiarimenti 7Mi spiace aver provocato discussioni così accese con il mio articolo dal titolo “Una storia vera” a ricordo di episodi vissuti in prima persona in anni di guerra. Non ne avevo la minima intenzione. Chiedo scusa a tutti e il permesso di fare alcune considerazioni qui di seguito:

Vivere in Italia in regime dittatoriale significò negli anni ’20 e ’30 la proibizione di ogni scambio di idee politiche; culturali; dibattiti, e – ovviamente – di costituzione e appartenenza a partiti politici, con la stampa rigidamente sotto controllo e libri sottoposti a censura del Minculpop prima dell’eventuale pubblicazione:

L’alternativa di vita, per i giovani poi era:

  • frequentare le case della gioventù del littorio e a seconda dell’età ed essere: figli della lupa (sì, si cominciava dall’infanzia)… poi balilla, avanguardista; giovane fascista, indossare la relativa divisa e al sabato pomeriggio, essere affidato a un “camicia nera” o “centurione” del MVSN (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale) per l’indottrinamento e per esercitazioni militaresche;
  • oppure frequentare i circoli cattolici in parrocchia dove era possibile, grazie al Concordato tra Stato Italiano e Chiesa, trovarsi con coetanei e giocare a pallavolo o pallacanestro, anche tennis e ovviamente divenire chierichetti per servir messa, cerimonie anche funebri. Anche lì con la trafila di una gerarchia che ti vedeva dapprima aspirante minore, poi aspirante maggiore, e infine delegato.

Qualche altro svago personale era rappresentato da manifestazioni canore (cori) o di filodrammatiche dilettantesche.

Non c’era paese o frazione d’Italia che non avesse scritto sui muri uno degli slogan tipici del fascismo; tipo: “Credere, obbedire, combattere” oppure “è l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende” se avanzo, seguitemi: se indietreggio, uccidetemi!” e via di questo passo. Di discussioni politiche neanche l’ombra.

Ovviamente non c’era una Carta o Costituzione dello Stato Italiano per i diritti – e i doveri – dei cittadini: vigeva in sua vece lo Statuto Albertino che affidava tra l’altro al Re:

  • il benessere e la cura dei suoi sudditi (eufemisticamente)
  • la facoltà di dichiarare la guerra e quindi trattare armistizi o la pace

la scelta insindacabile del Primo Ministro che avrebbe guidato il Governo.

Quest’ultima prerogativa nel 1922 fu utilizzata da Re Vittorio Emanuele III per affidare al Cav Benito Mussolini la formazione del suo Governo.

Dunque Mussolini ebbe a suo tempo l’incarico legittimo dal Re e lo mantenne fino al 25 luglio 1943 quando cioè, su proposta di alcuni gerarchi fascisti (cito: Achille Grandi, a lungo ambasciatore a Londra, ostile sin dall’inizio all’alleanza con la Germania; Galeazzo Ciano, genero di Mussolini, Emilio De Bono, quadrumviro, ecc.) il Gran Consiglio del Fascismo si riunì per discutere e decidere cosa fare vista la drammatica situazione in cui versava l’Italia a causa dell’andamento della guerra in corso.

La decisione presa dai gerarchi fu di far dimettere Mussolini da Capo del governo e di conseguenza egli si recò al Quirinale – dimora del re – ove fu ricevuto da Vittorio Emanuele che accolse le sue dimissioni e però fece anche qualcosa di più: aveva in gran segreto predisposto l’arresto di Mussolini una volta congedatolo dal Quirinale:

Infatti nel giardino del Quirinale c’erano un’autoambulanza e un colonnello dei Reali Carabinieri che attendevano Mussolini il quale fu fatto salire sul’automezzo per essere trasportato in località segreta che, si seppe poi, era Campo Imperatore sul Gran Sasso.

La giustificazione diramata dalla Casa Reale per il suo arresto fu che si voleva preservare l’incolumità di Benito Mussolini.

A questo punto è bene, per noi, far mente locale e sottolineare che così come nel 1922 fu legittimo affidargli l’incarico – intendo quello di formare e presiedere il Governo – altrettanto legittimo fu poi, per il Re, in base allo Statuto Albertino accogliere le sue dimissioni e nominare in sua vece quale nuovo capo del governo il Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, famoso (famigerato?) generale di Corpo d’Armata già nel corso della Prima Guerra Mondiale.

Fin qui, dunque, nei nostri fatti interni, non ci fu alcun “tradimento” da parte di chicchessia: le cose fatte nei confronti del duce erano legali e previste dall’ordinamento italiano di allora,anche se la situazione del Paese permaneva drammatica.

Nei giorni seguenti il nuovo Governo proclamò che la guerra continuava… ma intanto erano già iniziate in gran segreto le trattative con gli Alleati per la resa dell’Italia (senza condizioni… dal Generale Castellano…;)

Resa che purtroppo fu proclamata dagli Alleati in data anticipata rispetto quella prevista e che provocò ciò che tutti sappiamo -l’ 8 settembre 1943- ossia lo sbandamento del nostro esercito e soprattutto dei Comandi per impreparazione all’armistizio con quel che ne seguì (“tutti a casa”;) e che non sto a ripetere perché a tutti noto.

Aggiungerò solo che Mussolini fu nel frattempo liberato dalla prigionia sul Gran Sasso ad opera di un ufficiale tedesco, certo Otto Scorzeny, con un colpo di mano, a mio parere molto enfatizzato a quel tempo, trasportato dapprima in Germania e poi al Nord ove fu proclamata la Repubblica di Salò in contrapposizione alla Monarchia, senza peraltro referendum o comunque un minimo di parvenza di legittimità o di assenso delle popolazioni delle regioni interessate.

Gran Sasso, Mussolini mit deutschen FallschirmjägernDi elezioni quindi neanche l’ombra per giustificare la nascita della sedicente repubblica del Nord:

Quel Governo autoproclamato, guidato da Benito Mussolini per decisione di Hitler, raffazzonato con fedelissimi al fascismo tra i quali spiccava per carattere autoritario Roberto Farinacci, ideatore delle Brigate Nere ( le quali figuravano formate da volontari ma di idealismo i componenti ne dimostravano ben poco e si sapeva essere remunerati con mille lire al mese, oltre la divisa, vitto e alloggio in caserma) e che di fatto erano agli ordini e in ausilio alle SS tedesche ma senza essere coinvolte al fronte di guerra contro gi alleati che dal sud avanzavano verso il nord. Tra i brigatisti neri, erano numerosi gli adolescenti di 14 e 15 anni arruolati e armati di mitra .

Al fronte invece ci andarono gli italiani chiamati di leva, intruppati nella Divisione Monte Rosa, oppure nella Folgore .

A questo punto facciamo ancora una volta mente locale e constatiamo che in tutto quanto riguardava la nascita della Repubblica di Salò, non vi era parvenza alcuna di legalità:

Solo atti di imperio imposti da un esercito straniero per il tramite di un governo di comodo formalmente guidato da Benito Mussolini il quale peraltro di potere da esercitare ne aveva ben poco e lo dimostrò nei fatti quando furono arrestati e condannati a morte alcun componenti il Gran Consiglio del Fascismo rei di aver votato per le sue dimissioni, tra i quali Galeazzo Ciano, suo genero, marito della sua amatissima figlia Edda.

Cosa non fece la figlia per tentare di salvare suo marito Galeazzo Ciano sia presso il padre che in Germania ove si recò personalmente! I tedeschi furono inflessibili: Ciano doveva morire assieme agli altri gerarchi, asseriti (dai tedeschi e dai gerarchi fedeli ) traditori .

E così fu in un’alba gelida, a Verona.

Chiarimenti 3

Vogliamo considerare a questo punto che oltre a Galeazzo Ciano fu fucilato anche Emilio De Bono, quadrunviro, già molto avanti negli anni, affetto da sordità a cagione della quale aveva frainteso ciò che era stato detto in Consiglio il 25 Luglio 1945?

(Achille Grandi, altro quadrumviro, promotore del fatale ordine del giorno, persona intelligente, ebbe per tempo la percezione di ciò che sarebbe accaduto ed era riuscito a espatriare evitando la fucilazione…) .

Possiamo ritenere credibile la tesi avanzata dai gerarchi fedeli, in testa Farinacci, che il Duce “scelse romanamente” di non intervenire a favore di suo genero?

Personalmente non lo credo e sono dell’opinione che egli ormai contava ben poco presso i tedeschi anche a cagione della sua salute in declino.

Ciò detto parlando per l’Italia non scorgo l’ombra di un tradimento nei fatti interni italiani per come si sono succeduti.

E anche la tesi germanica dell’alleato “traditore”, cioè l’Italia, a me pare surrettizia. Si perché, a ben guardare, nel campo avverso l’Inghilterra non accusò mai la Francia di tradimento per aver chiesto ai tedeschi l’armistizio nel 1941 a seguito dell’invasione subìta, ma anzi favorì la costituzione di un Corpo di liberazione nazionale francese

L’altra tesi, quella dell’asserito tradimento di alcuni gerarchi componenti il Gran Consiglio, poi fucilati, mi pare di facile confutazione: Essi erano in carica legalmente per il governo fascista di allora e quindi avevano il diritto di dissentire senza dover subire una così tragica conseguenza. La tesi del loro tradimento quindi non regge.

Semmai fu usata, da parte tedesca, la prepotenza nei confronti della popolazione del Nord Italia imponendo ad essa una sedicente repubblica che di legale, ripeto, non aveva nulla.

Che il comportamento del Re nei confronti di Mussolini fosse stato discutibile possiamo ammetterlo ma con molte riserve: Alla fin fine, a quel tempo il Re era il garante del rispetto dello Statuto Albertino e non abusò di quelle sue prerogative che doveva esercitare.

Dal punto di vista della Germania nazista il discorso era diverso: Si sentì tradita dall’alleato italiano che con l’armistizio abbandonava la lotta. Reagì brutalmente , quindi , occupando vasta parte del territorio italiano e imponendo la sua volontà in questo trovando ausilio dalle brigate nere, ossia dai fascisti repubblichini..

Ma anche questa accusa tedesca di tradimento del’Italia,a ben considerare, fa acqua:

Con lo sbarco degli alleati in Sicilia e l’avanzata delle loro armate, i bombardamenti sulle città che si infittivano, cosa doveva fare il Re: immolare l’Italia sino alle estreme conseguenze ? E a cosa sarebbe servito ? Lui stesso pagò caro il suo atteggiamento ove si pensi che una sua figlia morì per gli stenti in un campo di sterminio tedesco. Mi pare fosse la principessa Jolanda (o Mafalda ?)

Fu una immane tragedia quella che abbiamo vissuto, più grande di tutti noi e a pagare il più caro prezzo fu ancora una volta la popolazione e i giovani di allora, in particolare.

I quali ultimi furono posti davanti a drammatiche scelte:

obbedire alle imposizioni dell’esercito germanico esercitate tramite l’abusiva Repubblica di Salò, oppure affidarsi alla clandestinità.

L’alternativa da tutti desiderata di starsene a casa con mamma e papà era difficilmente praticabile e comunque non certo nelle città: quindi montagna, in posti remoti avendo presente che i tedeschi ti proclamavano bandito e i fascisti disertore. Entrambi gli epiteti suonavano a morto: Il disagio della vita randagia, specie d’inverno, pur notevolissimo, passava in secondo piano davanti alla suprema esigenza: quella di rimanere in vita anche a costo di intanarsi nei cumuli di neve e rimanervi per ore e giornate intere o in altri rifugi i più disagiati possibili da individuare:

Ed ecco seguire l’aggregarsi tra loro dei giovani e obbedire a chi aveva esperienza di guerra (cioè i nostri soldati e ufficiali che dopo l’8 settembre avevano scelto la clandestinità). E di seguito costituirsi in formazioni partigiane e a quel punto venivi a sapere che il tuo distaccamento, la tua brigata era comunista o di ideali cattolici o monarchici… ma in quei momenti a te poco importava ciò. In ballo c’era la sopravvivenza “salvare la ghirba” come si usava dire.

Chiarimenti 9

Cercavi di sopravvivere e combattere contro chi ti voleva morto o che aveva ucciso spietatamente un tuo congiunto o amico col quale, magari qualche ora prima, ti eri intrattenuto. Arrivavi ad odiare l’avversario come capitò a me dopo due episodi di vigliaccheria inaudita che -se me lo consentite – riferisco di seguito:

Artemio Sartori, classe 1925, unico figlio maschio era a casa sua, a Prelerna, frazione di Solignano (PR), una notte del gennaio 1945.

Era nevicato abbondantemente

Di solito Artemio si nascondeva in un anfratto di montagna ma quella sera no. E gli fu fatale:

Nel cuore della notte il paese fu circondato dalle Brigate nere e poi un nucleo penetrò in paese per ricercarvi partigiani casa per casa (“banditi”;) o renitenti alla leva. Artemio era uno di questi.

Svegliatosi di soprassalto, scalzo e in mutande saltò dalla finestra posteriore che dava sui campi del padre e si mise a correre a perdifiato.

Una luna piena, col riverbero della neve, tradì la sua presenza e …fu oggetto del tiro al piccione da parte di coloro che si erano appostati attorno al paese. Lui era disarmato e -ripeto- scalzo e in mutande e si poteva facilmente catturare intimandogli l’alt e invece no… ucciderlo bisognava, con gran sollazzo…

Io seppi della cosa il mattino dopo e per mia fortuna non fui coinvolto solo perché quella notte mi trovavo a un quarto d’ora di distanza da Prelerna in un fienile.

Mi recai a casa di Artemio la mattina dopo e vidi suo padre, un povero contadino incapace di far male a una mosca,in uno stato di dolore indicibile. Gli avevano tolto la ragione della sua vita; il suo bel figlio ventenne…

Mario Tagliavini, Partigiano Mago.

Era in “permesso” cioè aveva una giornata libera e decise di recarsi a “Case Vecchie” ospite di una famiglia. Il suo distaccamento era a Tramonte a circa un’ora e mezzo di strada a piedi:

Prima di coricarsi volle oliare il suo sten e gli scappò dall’arma un colpo verso il soffitto. Di conseguenza l’arma si era inceppata.

All’alba, il Mago udì numerosi colpi di armi da fuoco provenire da Tramonte e con generosità, malgrado i tentativi dei suoi ospiti di dissuaderlo, si diresse sveltamente verso Tramonte a soccorso dei suoi compagni di distaccamento… Quando giunse a breve distanza dal paese, una raffica di mitra lo uccise:

Il suo generoso gesto estremo era valso poco perché i suoi compagni nel frattempo erano riusciti a sganciarsi e allontanarsi dal luogo di combattimento..

Io mi ero intrattenuto con lui il giorno prima…

Bei Mailand, Soldat Zivilisten kontrollierendPietro Bia, partigiano Russia della 31ma Brigata Garibaldi . Nell’estate del 1944 fu fatto prigioniero in uno scontro a fuoco:

Condotto a Noceto nel presidio delle Brigate nere , fu giudicato per direttissima e siccome trovato con un’arma in mano, condannato a morte e fucilato.

Dopo la liberazione, ancora in divisa, mi recai a casa Bia per recare conforto alla famiglia. Fui accolto come un figlio e invitato a pranzo.

Rimasi e la madre di Pietro, in particolare, mi colmò di riguardi e di tenerezza e con le figlie continuava a ripetere: ma guardatelo, guardatelo bene: non rassomiglia tanto a Pietro ? Stesso taglio degli occhi, stessa fronte…

Ci tornai un’altra volta in quella casa , ma poi non ressi lo strazio di essere il sosia immaginario del figlio di quella povera madre che disperatamente cercava di crearsi un mondo tutto suo per rivedere il figlio perduto….

E per contrapposizione alle spietatezze dianzi raccontate, lascio la parola al partigiano Carbonaro, anch’egli appartenente alla Divisione Julia , anch’egli armato di sten come me , 10 giorni più anziano di me, morto a Novembre 2014

Ha lasciato scritto:

“Mi chiamarono al Comando di distaccamento: mi dissero che nella frazione di X era tornato a casa e si era nascosto un noto fascista della zona.

Mi incaricarono di farlo fuori prima che fuggisse:

Con me sarebbe venuto un altro partigiano che conoscevo appena di vista.

Io non ero affatto entusiasta dell’incarico, ma non potevo rifiutarmi : durante il tragitto non feci che pensare a come comportarmi perché conoscevo da prima della guerra il tizio da far fuori: un padre di famiglia che aveva le sue idee ma che non aveva mai fatto male ad alcuno per quanto mi risultava.

Era un modesto sarto-camiciaio.

Durante il tragitto mi arrovellavo per trovare una via d’uscita ma a complicare le cose c’era anche colui che mi accompagnava. Ripeto: lo conoscevo appena.

Giunti nei pressi della frazione ove avremmo dovuto trovare il “fascista”, dissi al mio compagno: Tu aspetta qui che intanto io vado in esplorazione , visto che conosco l’abitato. Lui prontamente acconsentì togliendosi alla vista della strada.

Io raggiunsi la casa della vittima designata e entrai sveltamente armato di sten soffocando il grido di spavento della moglie del ricercato . La donna mi implorava di non uccidere suo marito e io di rimando gli risposi, io voglio salvarlo, non ucciderlo. Mi aiuti Lei a trovare un nascondiglio in questa casa, cosa che facemmo.

Così tornai dal mio compagno in attesa e con lui,tornai alla casa del ricercato. Con tono minaccioso dissi alla donna di chiamare il marito. Naturalmente, come da accordi precedenti ella rispose che non era in casa e nemmeno in paese. Feci finta di non crederle e mi misi a cercare un po’ dappertutto tranne dove lui era nascosto

Poi, con fare desolato,mi rivolsi al mio compagno, rimasto silenzioso sin allora e gli dissi che non c’era proprio per cui potevamo tornare alla base. Cosa sulla quale egli subito convenne.

Tempo dopo, a guerra finita, lo rividi e gli confessai la verità. Si mise a ridere e mi rispose che lui aveva mangiato la foglia sin dal primo momento e mi aveva assecondato perchè la pensava come me: cioè non gli andava affatto uccidere a sangue freddo una persona mai conosciuta e che non gli aveva fatto nulla.

A ogni fine anno, poi, in occasione delle Feste, mi arrivava a casa un pacco con dentro due camicie e indovinate chi era il mittente…”

Così si comportò il Partigiano Carbonaro. –

Chiarimenti 10Nell’imminenza della Liberazione, si fecero conoscere i componenti del Comitato di Liberazione della nostra Provincia; si tennero riunioni e fu stabilito di liberare le città. Alla I Divisione Julia alla quale appartenevo (non per “scelta” politica) fu assegnata la liberazione della cittadina di Borgo Val di Taro ove stazionavano 160 tedeschi (80 a presidiare la galleria ferroviaria detta del Borgallo e 80 al Comando installatosi in una palazzina trasformata in bunker che per colmo di ironia era di proprietà dei fratelli Cacchioli, capi partigiani con nome di battaglia fratelli Beretta.)

Furono tre giorni e due notti di battaglia ininterrotta e per venirne a capo, si dovette usare l’esplosivo al plastico collocato al piano terra della palazzina del comando dai nostri guastatori mentre dall’esterno facevamo un fuoco infernale contro le finestre con le armi automatiche per proteggere i guastatori che all’interno, al piano terra sgomberato dai tedeschi, completavano la posa dell’esplosivo.

A scoppio avvenuto i tedeschi finalmente si arresero. Ci furono tra essi alcuni morti: tra essi il comandante al quale si sostituì un giovane tenente per trattare la resa.

Ricordo un anziano soldato della Wermacht gravemente ferito che, mezzo sepolto dalle macerie rovinategli addosso, recitava una preghiera in latino intercalando ad essa la parola “sacerdos”.

Non capii bene se chiedeva il conforto di un sacerdote o se lo fosse lui stesso: So solo che impedii con tutte le mie forze che il mio commilitone e amico Le Pera Renato, partigiano Folgore, lo finisse a colpi di sten. Renato, più tardi mi disse che in quel momento aveva perso la testa e si ricordava delle torture da lui subite qualche mese prima da brigate nere e tedeschi prima di riuscire a fuggire in modo rocambolesco, saltando da un automezzo in piena corsa e riacquistare la sua libertà.

Per non farla tanto lunga, concludo:

L’etichetta destra e sinistra affibbiata alle formazioni partigiane non aveva senso per la maggior parte di noi, almeno all’origine.

Come sempre succede, i politici corsero “dopo” in soccorso del vincitore il quale avrebbe volentieri fatto a meno dei pericoli e disagi che la lotta partigiana gli aveva comportato.

Non regge il paragone di ideali contrapposti e dunque non era ed è ammissibile fare di tutta l’erba un fascio, cioè considerare alla pari i combattenti di una e dell’altra parte:

Troppe le disparità. A cominciare dal fatto che loro davano addosso, talora con sadico piacere a fratelli italiani per conto del padrone germanico che li retribuiva.

olycom - rsi- anni 40- brigate nere- fascisti- repubblica di salò - 03-00004143 - REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA - BRIGATE NERE, REPUBBLICA DI SALO', MILITARI, NAZISTI, FASCISTI, FASCISMO, RSI, SECONDA GUERRA MONDIALE, WWII, ITALIA, ANNI 40, 9932

E dalla loro parte c’è stato il riparo – conforto di una apparente legalità nel loro agire; più il soldo (mille lire) che consentiva a quei tempi il mantenimento di una intera famiglia; armamento, vettovagliamento; caserme per alloggio e la certezza di non andare in guerra ma di essere impiegati in un lavoro sporco e criminale contro altri italiani.

Vogliamo ricordare a questo proposito i 7 fratelli Cervi? Fu un crimine orrendo, commesso scientemente e a sangue freddo, ma anche le torture e le fucilazioni di militari che avevano fatto il loro dovere e intendevano rimanere fedeli al Re sono da ricordare (Tra essi cito gli ammiragli Inigo Campioni e Luigi Mascherpa… fucilati proprio a Parma, al poligono di tiro ). Furono cose assolutamente ingiustificabili e da dimenticare mai.

Ogni città aveva poi un palazzo appositamente adibito e attrezzato alla tortura e da tutti conosciuto come luogo degli orrori e dal quale la popolazione girava alla larga…

Dall’altra parte della barricata esistevano dei giovani definiti “banditi” renitenti o disertori che in caso di cattura non avevano scampo a meno che i tedeschi non ravvisassero cinicamente più utile deportarli in Germania se catturati, per farli lavorare nelle fabbriche soggette a continui bombardamenti da parte di aerei alleati.

I Partigiani non avevano paga, nè vestiario appropriato .Il mio distaccamento aveva in dotazione due cappotti per 18 componenti e li indossavamo solo quando montavamo di guardia, la notte. niente alloggio ma uno scantinato con paglia sparsa al suolo e un paio di paracadute degli alleati, a mo’ di lenzuolo recuperati da un lancio di armi e vettovagliamento fatto dagli aerei alleati . Mangiavamo quando potevamo e molto spesso polenta fatta con farina di castagne perché non c’era altro.

Avevamo solo la certezza di essere braccati incessantemente.-

Che a guerra finita siano state commesse cose orrende da parte di alcuni di noi è anche vero purtroppo: ma fu reazione, sfogo in contrapposizione a molte più spontanee crudeltà e vessazioni troppo a lungo subìte.

Ora stendiamo un velo pietoso su ciò che è stato ma cerchiamo di non dimenticare e ricordiamoci di prendere con le molle quanto è stato scritto da una parte e dall’altra sull’accaduto e andiamoci cauti su certi paragoni inaccettabili, usando attenta autocritica e tenendo presente che la storia, quella vera, sarà possibile conoscerla, se mai, tra decenni.


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46 Commenti a Alcune considerazioni…

  1. avatar
    Massimiliano Orsi 7 Luglio 2015 at 11:03

    Interessantissimi ricordi. Noto però una certa indulgenza nei confronti di Vittorio Emanuele III. A parte le mie convinzioni personali sul fatto che la monarchia sia in contraddizione con la democrazia e col principio che tutti i cittadini devono essere uguali di fronte alla legge, non si può dimenticare che casa Savoia non si oppose a nessuna delle scellerate decisioni prese dal fascismo. Non ritirò la fiducia a Mussolini nei drammatici giorni del delitto Matteotti, quando il collegamento tra l’omicidio e il governo erano evidenti, non si oppose alla chiusura del parlamento e alla sottomissione della magistratura, all’oppressione dei leader dell’opposizione, alle leggi che abolirono la libertà di stampa; e soprattutto, anni dopo, non si oppose all’infamia più grande: le leggi razziali. Infine, la fuga vigliacca a Brindisi il 9 Settembre 1943, che non poco contribuì allo sbandamento dello stato e dell’esercito, facilitando l’occupazione tedesca. Il giudizio della storia sui Savoia, e su V.E.III in particolare, non può che essere durissimo.

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      Antonio 7 Luglio 2015 at 12:20

      Giuste osservazioni che condivido senza riserve. Ma mi proponevo di limitare le citazioni al periodo di guerra e a ciò che Vittorio Emanuele dovette fare in quelle circostanze. Grazie per il contributo e cordiali saluti-
      A.Pipitone

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    The dark side of the moon 7 Luglio 2015 at 12:13

    Caro Antonio, innanzitutto non devi scusarti di niente.
    Ciò che scrivi è storia.
    Purtroppo c’è chi cerca di mettere sullo stesso piano (scusate l’espressione) merda e cioccolato…
    Stendiamo un velo pietoso su questa diatriba che offende le persone migliori che si sono distinte all’epoca.
    PS.
    Concordo con le parole di Orsi sul Re ed aggiungo che molte colpe le ha avute anche la chiesa.

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    fds 7 Luglio 2015 at 12:57

    Ciao Antonio.

    Immensamente grazie per la testimonianza, che prova a far chiarezza sulle cialtronate revisionistiche di chi è fascista dentro.
    Posso immaginare solo lontanamente lo sconforto, la rabbia, l’indignazione e il senso di ingiustizia di quanti hanno similmente vissuto e subito le tue esperienze, e che sono costretti ad assistere a periodiche e artefatte manipolazioni dei fatti. Concludi che la storia, quella vera, ci vuole ancora tempo perché la si conosca e si affermi. Forse è vero per i dettagli, ma chi vuole sapere già oggi può.
    Mentre ti leggevo, ho avuto la stessa impressione poi manifestata da Orsi, quindi bene la tua precisazione.

    Infine, questo passaggio:

    Cosa non fece la figlia per tentare di salvare suo marito Galeazzo Ciano sia presso il padre che in Germania ove si recò personalmente! I tedeschi furono inflessibili: Ciano doveva morire assieme agli altri gerarchi, asseriti (dai tedeschi e dai gerarchi fedeli ) traditori.
    E così fu in un’alba gelida, a Verona.

    lo trovo, forse impropriamente, collegato con l’attualità politica ed economica. Spero in un esito diverso.

    Ciao e di nuovo grazie.
    Franco De Sio

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      Antonio 7 Luglio 2015 at 18:29

      Ciò che tu trovi e pensi della situazione politica attuale non si discosta molto da ciò che io credo e temo:
      Per l’economia,Una conduzione autoritaria di stampo germanico aggravata da un sistema bancario mondiale che riconosce un solo valore:il dio denaro e, in EUROPA , la contemporanea assenza di una guida politica legittimata da democratiche elezioni per cui comanda,senza investitura democratica , il più forte..

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        DURRENMATT 8 Luglio 2015 at 15:21

        …vorrei sommessamente segnalare un libro illuminante: Il MINOTAURO GLOBALE. Il cuore del libro è il capitolo VIII che racchiude le tre proposte(di SISTEMA) fatte dalla Grecia al tavolo delle trattative.In sinesi le tre mosse sono: la cancellazione di una parte del debito pubblico; la copertura della BCE su una ampia quota della restante parte (fino al 60% del PIL); l’introduzione di un meccanismo di riequilibro fra le economie, che trasformi le eccedenze dei paesi in surplus(es. Germania, Francia anche se quest’ultima ha una collocazione particolare che nel libro viene spiegata nel dettaglio) in investimenti nei paesi in deficit(Grecia,Italia,Spagna,Portogallo).In questa maniera la Merkel non avrebbe più alcun potere…e qui i tedeschi si sono incazzati!…P.S. dracma=futuro sudamericano?Falso(Polonia docet).

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          Jas Fasola 8 Luglio 2015 at 15:54

          in Polonia siamo tutti per l’euro, solo aspettiamo di vedere se sopravvive 😉

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            DURRENMATT 8 Luglio 2015 at 19:53

            …aspettavo un tuo intervento.Mi risulta(se sto sbagliando mi “corriggerai”;) che avete in Costituzione l’uso della vostra moneta.Infatti alcuni sostengono che questo “stratagemma” vi ha salvato dall’effetto Euro(svalutazione competitiva). Mi dici che siete tutti per l’euro? Ma l’Euro non è una moneta e,poi,alcuni autorevoli economisti non allineati alle ELITES europee (leggiti il libro da me consigliato e fai un passaparola)sostengono di FUGGIRE quanto prima dal “trappolone”…P.S.non sono un economista e oltre i conti della serva non vado ma ultimamente sto cercando di farmi una cultura.Devo decidere se e quando mettere i soldi sotto il materasso.Si sa dopo la Grecia tocca a noi.Infatti da qualche giorno il FMI ha cominciato a bombardarci con frasi del tipo “L’Italia riemerge ma la ripresa è fragile” oppure “senza forte risposta dall’Europa,impatto sostanziale per l’Italia”…hai capito sta massa di…. 😉

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              Jas Fasola 8 Luglio 2015 at 20:20

              Infatti per entrare nell’euro bisogna cambiare la Costituzione e quindi i poteri della Banca di Polonia. In Polonia ci sono due grandi partiti, Platforma (al governo, il partito di Tusk, il presidente del Consiglio Europeo), sempre favorevole all’euro ma al momento giusto, e il PIS, il partito dell’attuale presidente Duda (nulla a che fare con lo scacchista 🙂 ). Duda ha detto nei giorni scorsi che la Polonia avrà l’euro quando i polacchi avranno stipendi allineati agli occidentali. Quindi anche lui è favorevole, solo che non ha specificato a quali occidentali :mrgreen:

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              Marramaquìs 8 Luglio 2015 at 22:14

              Permettetemi di esporre il mio pensiero sull’argomento.
              L’FMI non bombarda il nostro Paese.
              A bombardare costantemente la fiducia del popolo è soprattutto un certo disfattista e allarmista giornalismo nostrano allergico alla chiarezza e alla serietà.
              A costoro piace evidentemente interpretare a loro modo perfino il pensiero e l’agire delle istituzioni mondiali, indirizzando di continuo il pensiero dei cittadini verso canali di irrigidimento, contestazione, conservazione, anti-politica e panico (simpaticamente diceva alcuni giorni fa Beppe Severgnini che “l’Italia è una Repubblica fondata sull’irritazione” e che questo è uno dei nostri maggiori problemi).
              Fra la Grecia e l’Italia c’è un abisso in tutti i sensi, nonostante quel che talora si sente dire.
              E non credo ci sia in giro nessun trappolone, anche perché assolutamente nessuno in Europa e nel resto del mondo politico, economico e finanziario ha interesse a trappoloni a danno dell’Italia, in specie di quella di oggi.

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                Doroteo Arango 9 Luglio 2015 at 09:26

                Ottimo! Mi sembra di sentire il gongolare del chierichetto di Firenze: evidentemente possiam ‘star sereni’ tutti, no?

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                  Marramaquìs 9 Luglio 2015 at 16:35

                  “Sereni” sì, tranquilli no.
                  E questa tua maniera di esprimersi è proprio la conferma di ciò che sopra ho sostenuto.

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                  Doroteo Arango 9 Luglio 2015 at 22:18

                  Caro Beppe, scusa, mi puoi cortesemente spiegare perché siam partiti da Gramsci, siamo arrivati a un prete e io non mi debbo irritare?? 😯

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                DURRENMATT 9 Luglio 2015 at 15:31

                …il “trappolone” è l’EURO(che non è una moneta) e prima ne usciamo e meglio è.Sulla “autorevolezza” di Severgnini consiglio l’ultimo libro di Travaglio(Slurp). La situazione di partenza della Grecia(mi riferisco al debito pubblico)era migliore di quella italiana attuale.Le famose “istituzioni” che stanno ricattando costantemente la Grecia in questi giorni intervengono a gamba tesa in Italia ogni qualvolta c’è una consultazione elettorale o una protesta dei cittadini(Schulz a favore di Renzi alle scorse Europee e Regionali;sempre alle Regionali la “Triade” a turno decantava le “riforme” del “Sindaco” con in sottofondo i mass media che annunciavano con frizzi e lazzi la “luce in fondo al tunnel”,la Merkel annuisce soddifatta e sorniona sul “Jobs Act” certa che la svalutazione competitiva della lira, tanto temuta dai tedeschi, è solo un lontano ricordo). Le famose “riforme” vanno tutte in senso neo-liberista (vedi la approvata “riforma” della scuola vedi quanto accaduto in Spagna,Portogallo) in linea con il diktat(il welfare è un lusso) imposto dalla Trinità. La stampa italiana è tutta pilotata(vedi le copertine dei giornali Berlusconiani su Tsipras per non parlare di Repubblica e della televisione tutta)tanto è vero che continuano a dare informazioni distorte sull’affaire Grecia.Detto ciò ti lascio(devo riprendere fiato) con le parole di Manolis Glezos(in sottofondo ti consiglio “Malarazza” cantata dal duo Lautari/Carmen Consoli) …”NOI L’EUROPA NON VE LA REGALIAMO”!

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                  Marramaquìs 10 Luglio 2015 at 16:24

                  “Vola la produzione industriale in Italia: a maggio aumenta dello 0,9% rispetto ad aprile e del 3% rispetto allo stesso mese 2014”. Lo rileva l’Istat. Sono in crescita tutti i raggruppamenti di industrie, trainano i beni strumentali. L’aumento tendenziale del 3% di maggio è il più alto da quasi quattro anni.
                  Un bel segnale di fiducia per il Paese.
                  Il catastrofismo batte in ritirata.
                  Invece nelle classifiche Elo l’Italia retrocede (un significativo segnale anche questo).

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                  DURRENMATT 10 Luglio 2015 at 20:30

                  …questo lo dice l’ISTAT(tempismo perfetto)!… P.S. hai sentito le intercettazioni ultime del “chierichetto”?Notizia fresca fresca… 👿

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      Giancarlo Castiglioni 7 Luglio 2015 at 20:33

      Anche in questo caso non andrò esattamente così.
      I tedeschi sicuramente volevano la fucilazione di Ciano, ma non vollero interferire, per loro la faccenda riguardava gli italiani.
      Mussolini chiese all’ambasciatore tedesco Rahn che impressione avrebbe fatto su Hitler una sua grazia a Ciano e ovviamente ne ebbe la risposta, a titolo personale, che sarebbe stata pessima.
      La morte di Ciano fu voluta dai fascisti intransigenti che ovviamente trovavano improponibile salvare Ciano perché genero del Duce e far fucilare gli altri che, traditori o no, avevano le stesse responsabilità.
      In tempo di guerra, mentre si fucilavano disertori e partigiani, condannare tutti a 20 anni sarebbe stato ridicolo.
      La RSI sarebbe risultata una repubblica delle banane dove tutto finiva a tarallucci e vino.
      La situazione era tragicamente senza via d’uscita.

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    DURRENMATT 7 Luglio 2015 at 15:23

    …Historia magistra vitae…OXI!

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    fabrizio 7 Luglio 2015 at 16:48

    Dopo parecchio tempo di mia assenza dal blog, è un vero e grandissimo piacere poter leggere questo bellissimo documento di vita personale e di storia dell’amico Pipitone.
    Grazie Antonio per questa bellissima testimonianza che, con estrema semplicità e senza alcuna retorica, fa giustizia di tante stupidaggini e banalità dette a proposito di quei giorni tragici. Tutti i giovani di oggi dovrebbero poter leggere queste tue considerazioni. Un caro saluto (spero di poterti incontrare al prossimo campionato seniores).
    Fabrizio

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      Antonio 7 Luglio 2015 at 18:15

      Ciao e grazie a te , Fabrizio per il commento.
      Giocherò, a Dio piacendo, il torneo di Acqui Terme, non il campionato italiano seniores.
      Antonio

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    paolo bagnoli 7 Luglio 2015 at 18:27

    Un autentico brano di Storia! Grazie!
    Per quanto riguarda il “tradimento”, direi che i primi a tradire l’alleato furono proprio i tedeschi, con le loro iniziative belliche delle quali non informarono gli italiani se non a cose fatte (e lo stesso Mussolini se ne lamentò diverse volte con alcuni gerarchi e con Ciano). Hitler sapeva bene che le Forze Armate italiane erano ben lungi dall’essere attrezzate per una guerra moderna (Mussolini, ingenuamente, pensava ad un conflitto verso il 1944-45). Quanto alla vergognosa fuga dei Savoia, l’unico a rendersi conto dell’ignominia nella quale sprofondava la casa reale fu l’erede al trono Umberto, il quale espresse la volontà di tornare nella capitale ma venne severamente redarguito dal padre e da Badoglio e dovette seguirli a Brindisi. Se Vittorio Emanuele voleva tentare di salvare la monarchia doveva scegliere di restare a Roma e, inevitabilmente, venire imprigionato dai tedeschi.
    La Repubblica Sociale fu, come tu affermi, una tragica farsa nella quale Mussolini risultò, alla fin fine, un comprimario, assordato dalle feroci grida di Farinacci e Pavolini e controllato a vista dall’ “alleato” germanico il quale, non dimentichiamolo, dopo l’otto settembre si era affrettato nell’annettere al Reich alcune fette dell’Italia Settentrionale.
    Grazie nuovamente!

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    Giancarlo Castiglioni 7 Luglio 2015 at 19:08

    Siamo fuori tema, ma come ho già osservato gli argomenti fuori tema sono anche tra i più interessanti di Soloscacchi.
    Non sono stato io a cominciare, quindi mi ritengo autorizzato ad intervenire.
    Cominciando dal fondo non sono d’accordo sul “velo pietoso”.
    Era giusto e necessario nei primissimi anni del dopoguerra, in questa logica era l’amnistia voluta da Togliatti nel ’46 quando era Ministro della Giustizia, ma adesso dovremmo aver trovato il coraggio di guardare in faccia la realtà, per spiacevole che possa essere, senza veli e senza girarsi dall’altra parte.
    Perfettamente d’accordo sul “prendere con le molle quanto è stato scritto da una parte e dall’altra sull’accaduto”.
    Anche senza voler fare ricerca storica, ma anche solo per cercare di capire cosa è successo, bisogna leggere di tutto e confrontare le fonti.
    Purtroppo molti basano la loro idea sulla Resistenza su quanto scrivono i giornali di sinistra e su quel che dicono le autorità in piazza durante le commemorazioni ufficiali.
    Inaccettabile per me ritenere “che la storia, quella vera, sarà possibile conoscerla, se mai, tra decenni”.
    Ma cosa aspettiamo?
    Non esistono storie definitive, c’è sempre qualcosa in più da scoprire, di tempo ne è passato anche troppo, di decenni ne sono già passati 7!
    Sulla ricostruzione degli avvenimenti politici sono in linea di massima d’accordo.
    Ci sono alcune imprecisioni, ne metto in rilievo due minori che illustrano perfettamente la vulgata “tedeschi cattivi, alleati buoni”.
    Pipitone scrive “una sua figlia (del Re) morì per gli stenti in un campo di sterminio tedesco”.
    In realtà la Principessa Mafalda era un prigioniero eccellente che riceveva lo stesso vitto degli ufficiali tedeschi e morì in conseguenza delle ferite riportate in un bombardamento americano.
    Pipitone scrive “l’Inghilterra non accusò mai la Francia di tradimento per aver chiesto ai tedeschi l’armistizio nel 1941” (in realtà era il 1940).
    La reazione dell’Inghilterra non fu a parole, fu l’attacco, ovviamente senza dichiarazione di guerra, alla flotta francese a Mers el Kebir, affondando la corazzata francese Bretagne con circa 800 morti francesi.
    Non credo che questi 800 morti abbiano mai ricevuto commemorazioni ufficiali in piazza con discorsi delle autorità.
    Naturalmente non faccio a Pipitone una colpa per queste imprecisioni, sono informazioni che presuppongono uno studio abbastanza approfondito della storia della seconda guerra mondiale.
    Passando a problemi più sostanziali, posso capire che nella zona dove si trovava Pipitone, colline a ridosso del fronte nell’inverno ’44-’45, fosse molto difficile evitare di schierarsi, ma questa non è la situazione tipica per il resto d’Italia.
    Nella mia zona, (Milano, Lombardia, Piemonte) da quanto successo alla mia famiglia, amici, conoscenti, con un minimo di buon senso è stato possibile attraversare gli anni ‘43-’45 senza necessità di schierarsi e meno che mai di prendere le armi.
    La realtà storica è che questa fu la posizione della gran maggioranza della popolazione italiana.
    Certamente molti lo hanno fatto per opportunismo o per paura, ma molti avevano lucidamente capito che nessuna delle due parti meritava il suo aiuto, che comunque il suo apporto sarebbe stato insignificante per l’esito della guerra e che mettersi a sparare avrebbe solo aggiunto altri lutti.
    Pipitone insiste molto sulla maggiore legalità del Governo Badolio rispetto alla RSI.
    Ci sarebbe da discutere, ma trovo la questione irrilevante.
    In una situazione di rivoluzione o di guerra c’è sempre una rottura della legalità.
    Con lo stesso metro era certamente più legale in Spagna il Governo Repubblicano rispetto a Franco o in Francia il governo Petain rispetto a De Gaulle; ma che importanza ha?
    Sicuramente in Italia in quegli anni nessuno si preoccupava della maggiore o minore legalità del governo, quello che contava erano le situazioni di forza e alla fine il governo legale è quello che vince.
    Pipitone mette in rilievo che Mussolini nella RSI aveva pochissimo potere effettivo e su questo sono assolutamente d’accordo.
    Ma quale era il potere di Badoglio nel sud?
    Almeno Mussolini aveva la stima di Hitler e facendo leva su questo qualcosa ogni tanto poteva fare.
    Ma certamente Churchill, Eisenhower, Stalin non avevano nessuna stima di Badoglio, lo consideravano giustamente un opportunista, incapace e vigliacco.
    L’amara realtà è che in Italia si fronteggiavano due governi fantoccio egualmente impotenti che potevano solo eseguire le istruzioni delle forze di occupazione.
    Bene, ci sarebbe altro da scrivere, ma mi sono dilungato anche troppo.
    Se ci saranno osservazioni concrete e senza insulti sarò lieto di rispondere.

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      paolo bagnoli 9 Luglio 2015 at 23:01

      Caro Giancarlo, forse una modesta aggiunta alle tue sensate osservazioni potrebbe essere il post che ho inserito alcuni minuti fa (più avanti) sul ruolo avuto da mio suocero in queci convulsi mesi di fine guerra. Non è vero, in fondo, che la Storia la scrivono i vincitori.

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        Giancarlo Castiglioni 10 Luglio 2015 at 07:35

        Grazie.
        Non mi importa degli insulti, ma ricevere almeno un apprezzamento fa piacere, specie se viene da te.
        I vincitori scrivono la storia ufficiale, quella che si legge sui giornali e quella dei discorsi delle autorità in piazza.
        La maggioranza si accontenta di quella.
        Non è difficile approfondire, ma un po’ di fatica è necessaria, bisogna leggere e ragionare.
        Adesso è ancora più facile, basta Wikipedia.

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    nikola 7 Luglio 2015 at 22:01

    Sig.Pipitone, attendevo una sua replica e l’attesa non è stata vana.
    La vidi giocare in quel di Forni di Sopra all’incirca due anni fa, mi dissero chi era e la osservai alla scacchiera.
    La prossima volta la saluterò e le stringerò la mano, felice che in quel periodo abbia preso il sopravvento la parte con le idee simili alle sue rispetto a quella avversa.

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    Mongo 8 Luglio 2015 at 00:13

    Carissimo Antonio non vedo l’ora che arrivi novembre per poterti abbracciare in quel di Acqui Terme… E questa volta sarà un abbraccio vero, non da ‘lontano’ come avvenne a Gabicce un paio di anni fa.
    Con immensa stima.

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    Fabio Lotti 8 Luglio 2015 at 08:30

    Un saluto e un grazie a Pipitone per l’articolo. Spero di incontrarti a Cesenatico.

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    paolo bagnoli 9 Luglio 2015 at 22:02

    Devo parlare di mio suocero, Giuseppe Foschi, cugino di Grandi (entrambi nati a Mordano), segretario comunale di Riolo Terme (Riolo dei Bagni, in periodo anteguerra) ed in seguito, suo malgrado, commissario prefettizio in questo paese delle colline romagnole. Nell’inverno ’44-’45 Riolo era uno strano posto; col rigagnolo del Senio in mezzo, Alleati e tedeschi si scambiavano cannonate dalle rispettive posizioni (Alleati a SudEst e tedeschi a Riolo), il che ridusse il paese ad un cumulo di rovine. Mio suocero, i cui atti sono commemorati in un monumento (alla cui inaugurazione siamo stati invitati mia moglie ed io) ed in alcune pubblicazioni, senza guardare a posizioni politiche di ogni genere, organizzò un servizio di portaferiti (ogni giorno c’erano morti e feriti in paese, come ricordato nel “Le 127 giornate di Riolo”;) che, scavalcando le colline di Mazzolano, portavano all’ospedale di Imola coloro che ancora potevano essere salvati da qualche intervento chirurgico o farmacologico.
    Oggi, a mio suocero Giuseppe Foschi, è intitolata una via del paese situata verso le colline di Mazzolano, e dove è stato eretto il monumento. Ritengo che queste siano le persone che hanno consentito all’Italia di rinascere dalle rovine, e non è di trascurabile importanza che mia moglie Rita sia nata il 14 gennaio 1945 (“sotto il rombo del cannon” come amava ripetere sua nonna materna) in un umido anfratto della rocca di Riolo, assistita dal dottor Vita (nomen omen) che assisteva anche gli altri paesani rifugiati in quegli oscuri scantinati.
    Mio suocero Giuseppe Foschi, cui il “re di maggio” Umberto riconobbe l’Ordine di San Maurizio e San Lazzaro per meriti civili, era profondamente credente e venne vergognosamente accusato, dai democristiani dell’immediato dopoguerra, di aver aiutato anche “comunisti” del paese, magari gravemente feriti o indigenti, mediante cure mediche o elargizioni di viveri (pochi, puetroppo) e di aver “trattato” con i tedeschi (rischiando un paio di volte di essere messo al muro) per ottenere un trattamento passabile per i civili che ogni giorno si sentivano cadere in testa bombe e granate.
    Mi sono sentito in dovere di ricordare l’operato di mio suocero Giuseppe Foschi se non altro per suscitare in qualcuno il ricordo di quel periodo, e ne chiedo scusa.

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      Antonio 3 Agosto 2015 at 19:29

      A Bagnoli dico che può andare fiero di suo suocero, commissario prefettizio. Io stesso probabilmente devo la vita al commissario prefettizio di Parma, certo dott. Brigliadoro, che si impose ai tedeschi per lasciarmi libero in quanto profugo.L’alternativa era la deportazione in Germania.
      A Castiglioni dico invece quanto segue:
      A me interessa poco leggere le sue elucubrazioni pseudo storiche e i suoi distinguo su ciò che ho scritto in questa occasione.
      Non posso però non rilevare le sue castronate a proposito della principessa Mafalda di Savoia.
      La principessa aveva sposato un principe tedesco. Quindi era divenuta cittadina tedesca.
      Di ritorno dai funerali del cognato re Boris III, raggiunse Roma malgrado la sorella la dissuadesse dal rientrare in Italia. Si recò in Vaticano per riabbracciare i figli, ospiti di Mons Montini (futuro papa).
      Lì all’improvviso venne chiamata all’ambasciata tedesca per l’asserito arrivo di una telefonata del marito da Kassel in Germania. Un tranello: venne subito arrestata e imbarcata su un aereo con destinazione Monaco di Baviera, fu poi trasferita a Berlino e infine deportata nel lager di Buchenwald dove venne rinchiusa sotto falso nome (Frau Von Weber).
      Le venne fatto divieto di rivelare il suo vero nome (per scherno i nazisti la chiamavano frau Abeba). Occupava una baracca assieme a un ex-ministro socialdemocratico e sua moglie,aveva lo stesso vitto degli ufficiali delle SS e come compagna di camera ebbe una testimone di Geova.
      Il regime duro impostole, la vita del campo, il freddo intenso, la provarono molto.
      Malgrado la segretezza imposta, la notizia che una figlia del Re d’Italia si trovava a Bukenwald si diffuse.
      I prigionieri italiani seppero che un medico italiano recluso aveva prestato le cure alla principessa che mangiava pochissimo e che quando poteva faceva in modo che quel che arrivava in più fosse distribuito a chi aveva più bisogno.
      Nell’agosto 1944 gli anglo-americani bombardarono il lager e la baracca in cui era prigioniera la principessa fu distrutta e lei riportò gravi ustioni e lesioni su tutto il corpo.
      Fu ricoverata nell’infermeria della CASA DI TOLLERANZA (!) DEI tedeschi del lager ma senza cure le sue condizioni peggiorarono.Dopo quattro giorni di tormenti a causa delle piaghe insorse la gangrena e le fu amputato un braccio.
      L’OPERAZIONE EBBE UNA LUNGHISSIMA, SCONCERTANTE DURATA. ANCORA ADDORMENTATA, MAFALDA VENNE ABBANDONATA IN UNA STANZA DEL POSTRIBOLO, PRIVATA DI ULTERIORI CURE E LASCIATA A SE STESSA.
      MORI’ DISSANGUATA, SENZA AVER RIPRESO CONOSCENZA NELLA NOTTE DEL 28 AGOSTO 1944.
      L’opinione del dott. Fausto Pecorari radiologo internato a Buchenwald è che Mafalda sia stata intenzionalmente operata in ritardo, seppure con procedura in sè impeccabile per provocare la morte
      Infatti il metodo delle operazioni esageratamente lunghe o ritardate era già stato applicato a Buchenwald ed eseguito sempre dalle SS su alte personalità di cui si desiderava sbarazzarsi.
      Fu seppellita in una fossa comune. Solo un numero a suo ricordo: 262 e la scritta: eine unbekannte Frau (una donna sconosciuta)
      Sette marinai italiani, quando furono liberati dagli anglo-americani, prima di rimpatriare decisero di cercare la salma della principessa tra mille tombe e la trovarono e provvidero a identificarla.
      “”””Aveva indosso una vestaglia bianca allacciata alla vita con una cintura dove era appeso un barattolo per il cibo….aveva le scarpe molto rovinate”””E’ questo il ricordo di Giovanni Colone di Roccavivi .
      Colone incontrò la principessa il 28 aprile 1944 a Buchenwald mentre faceva legna per i tedeschi.
      La primcipessa gli chiese se era italiano e lui rispose: si, lo sono. NON POTERONO PARLARE OLTRE perchè i tedeschi minacciarono la principessa.
      Alla fine della guerra, tornato agricoltore e pastore, ebbe sempre nel suo gregge un’agnella di Nome Mafalda in ricordo della priNcipessa…
      Mafalda riposa oggi nel piccolo cimitero degli Assia nel castello di Kronberg im Taunus vicino a Francoforte.
      Lasciò detto : ITALIANI,RICORDATEVI DI ME COME DI UNA VOSTRA SORELLA.

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        Giancarlo Castiglioni 3 Agosto 2015 at 23:20

        Pipitone ha copiato integralmente quanto Wikipedia scrive su Mafalda di Savoia.
        Non c’è una virgola di diverso dai fatti che ho citato io.
        Quindi non sono io che scrivo “castronate” secondo la definizione di Pipitone.
        Se mai è Pipitone stesso che in precedenza aveva scritto “una sua figlia (del Re) morì per gli stenti in un campo di sterminio tedesco”; notizia errata, come anche lui adesso riconosce e che io avevo corretto.
        Che Mafalda sia morta in conseguenza di un bombartamento alleato è un fatto accertato che io conoscevo già da altra fonte prima di leggerlo su Wikipedia.
        Altre cose scritte su Wikipedia sono discutibili.
        Prima di tutto l’opinione del dott. Fausto Pecorari che “Mafalda sia stata intenzionalmente operata in ritardo, …per provocare la morte.”
        La fonte stessa la definisce di una opinione, non un fatto accertato.
        In questi casi (gran numero di feriti gravi che superano le possibilità di cura disponibili) si pratica il triage, cioè si curano prima i feriti gravi, ma con buone probabilità di sopravvivenza e solo in un secondo tempo, se ancora vivi, quelli che hanno meno possibilità di cavarsela.
        La pratica è stata inventata a Sebastopoli, metà ‘800, da allora è normalmente adottata in caso di guerra e disastri naturali; ultimamente lo hanno praticato i “Medici senza frontiere” in Afganistan.
        Quindi il ritardo nelle cure, se c’è stato, può essere dovuto ad altre ragioni.
        E’ vero che i medici delle SS sono sospettati di aver usato cure mediche e operazioni chirurgiche per sbarazzarsi di avversari politici, accusa non provata e (se vera) praticamente impossibile da provare.
        La voce girava durante la guerra, Albert Speer evitò per prudenza di farsi curare da medici SS.
        Ma le presunte vittime erano altri tedeschi che le SS non potevano toccare direttamente, non c’era bisogno di usare questa pratica con internati, che si potevano fucilare senza tante complicazioni.
        Quindi queste non sono notizie, sono illazioni,”pseudo storia” come scrive Pipitone.
        A Pipitone non interessa leggere quello che scrivo io, quindi non a lui ma agli altri lettori di Soloscacchi vorrei spiegare che per fare ricerca storica non basta copiare le informazioni, bisogna anche valutarle.

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          Antonio 4 Agosto 2015 at 17:16

          Lei Ha scritto : “”la principessa Mafalda era un prigioniero eccellente che riceveva lo stesso vitto degli ufficiali tedeschi e morì in conseguenza delle ferite riportate in un bombardamento americano “”
          Glissa sul modo vigliacco e criminale con cui i tedeschi arrestarono Mafalda e poi vorrei capire di che era accusata, se c’è stato un processo e una condanna…Perchè deportarla in un campo di sterminio (con tutte le proprietà dei principi d’Assia l’imbarazzo dove custodirla certamente non si poneva).
          Adesso lei la declassa a comune deportata per dire che potevano semplicemente fucilarla in quanto tale (e con quale diritto?, me lo dica) senza bisogno di ricorrere al metodo infame che in effetti usarono.
          Ma Mafalda era anche principessa tedesca avendo sposato un principe tedesco, non una deportata qualsiasi.
          Rifiuto di credere che dopo il bombardamento nel quale rimase gravemente ferita, non si potesse ricoverarla in un ospedale. E invece la trasportarono in un postribolo, un postribolo !alla faccia dell’umanità e dei sentimenti comuni e lì lasciata morire, senza colpe se non di essere una Savoia.
          Bel modo di concepire la vita….i diritti e i doveri….
          Ciò che addolora, alla fin fine, è questo arrampicarsi sui vetri per giustificare crimini orrendi di un sistema che, grazie a Dio, non ha prevalso.

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            Giancarlo Castiglioni 4 Agosto 2015 at 22:47

            Vedo che legge ancora quello che scrivo e mi fa piacere.
            Purtroppo crede di leggere anche quello che non ho scritto.
            Lei scrive che il mio è un “arrampicarsi sui vetri per giustificare crimini orrendi”.
            Ma quando mai lo ho scritto?
            Non ho mai giustificato nessun crimine.
            Lei scrive “Glissa sul modo vigliacco e criminale con cui i tedeschi arrestarono Mafalda”.
            Vero, ma non era questo l’argomento si dibatteva di come era morta Mafalda.
            Ovvio che l’arresto fosse illegale, siamo tutti d’accordo, inutile che lo ripeta anche io.
            Mi chiede “di che era accusata, se c’è stato un processo e una condanna”.
            No, nessuna accusa, nessun processo, nessuna condanna, la colpa di Mafalda era solo di essere figlia di Vittorio Emanuele III.
            Arrestare i parenti degli avversari politici è una pratica barbara assolutamente ingiustificabile, non mi pare che qualcuno possa avere dubbi in proposito.
            Purtroppo in quel periodo i nazisti non erano i soli a farlo, i comunisti in Russia spesso li fucilavano anche.
            Dopo la guerra gli alleati hanno internato i parenti dei gerarchi nazisti e anche Edda Ciano è stata mandata al confino perché figlia di Mussolini.
            Per fortuna le condizioni di vita degli internati occidentali erano molto migliori di quelle nei lager tedeschi, ma la violazione della legalità è la stessa.
            Da quello che scrive mi sembra che non abbia idea delle condizioni terribili in cui era la Germania nel 1944.
            La legalità era sospesa, i diritti una parola senza senso.
            Portare un internato in ospedale quando non c’era posto per le vittime dei bombardamenti era assolutamente impensabile.

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          nikola 4 Agosto 2015 at 18:03

          Spaccare il capello in quattro per affermare la verità sul come e morta e “sorvolare” sul fatto che era deportata in un campo di concentramento nazista, spero che il passo successivo non sia quello di dire che se l’è cercata (?!). Pare inoltre non degno di nota il fatto che i campi di concentramento erano stati concepiti e realizzati dal simpatico Adolf e che l’amicone e alleato Benito provvedeva a rimpinguarli. D’altronde quando si pensa che “Almeno Mussolini aveva la stima di Hitler e facendo leva su questo qualcosa ogni tanto poteva fare” (la stima di chi?) la dice lunga sul dove vogliono andare a parare le riflessioni che si fanno. Quello che peró piú mi infastidisce é che invece di prendere posizione (che credo chiara ormai ai piú) si continua a commentaare come se si stesse impartendo lezione da una cattedra. Io di storia sono appassionato ma mi è bastato leggere ‘Se questo è un uomo’ per darci un taglio con le valutazioni sul nazismo.

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            Giancarlo Castiglioni 4 Agosto 2015 at 22:51

            Sul “sorvolare” vedi la risposta che ho dato a Pipitone.
            Anche tu non leggi quello che io scrivo realmente, ma quello che tu credi di leggere tra le righe.
            Non ho mai dato valutazioni sul nazismo e se le avessi date non sarebbero state certo positive.
            Abbiamo due concezioni opposte della storia.
            Per me la cosa più importante sono i fatti, sui fatti si possono fare considerazioni per capire perché i fatti sono accaduti in quel modo.
            Alla fine si possono anche fare valutazioni morali, ma quando si tratta di fatti lontani di cui tutti i protagonisti sono morti queste considerazioni lasciano il tempo che trovano.
            Anche io faccio valutazioni morali, ma non le trovo molto interessanti, mi sembrano scontate e banali.
            Per te invece valutazioni morali sono la cosa più importante della storia, bisogna “prendere posizione” naturalmente senza lasciare nessuno spazio a dubbi, con il massimo di passione e indignazione.
            I fatti sono secondari, anzi nel caso della II Guerra mondiale occuparsi dei fatti è automaticamente indice di filo fascismo e di filo nazismo.
            Non sono io che penso che “Mussolini aveva la stima di Hitler”; è un fatto accertato confermato da numerose testimonianze.
            Scriverlo non va a parare da nessuna parte.
            In quanto a “salire in cattedra” non voglio insegnare niente a nessuno, meno che mai a chi non vuole imparare, ma senza false modestie sulla storia posso dire di avere conoscenze approfondite.
            Non credo che lo stesso si possa dire di te, se le tue conoscenze sono basate su libri come “Se questo è un uomo”.
            Non dico che non sia importante, ma è una testimonianza, non è un vero e proprio libro di storia.

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              DURRENMATT 5 Agosto 2015 at 18:27

              …a proposito del salire in cattedra…”i professori sono tutti dei MINCHIONI”… come al solito quel “figlio e ntrocchia” di Bobby Fischer era sempre sul pezzo. P.S. INTEGRARE i fatti con la Letteratura,la Filosofia e l’Arte chiamasi STORIA. Senza queste INDISPENSABILI integrazioni chiamasi NOVELLA 2000.

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                Giancarlo Castiglioni 5 Agosto 2015 at 21:27

                Perfettamente d’accordo.
                Attualmente la storia si intende in senso lato, letteratura, filosofia e arte ne sono parte integrante.
                Ancora più importante è la storia dell’economia, la storia della tecnica e dell’industria.
                Anche la documentazione sulle condizioni di vita della popolazione è un campo ora di attualità e in precedenza trascurato.
                Io sono particolarmente interessato alla storia della tecnica da metà 800.

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                  DURRENMATT 6 Agosto 2015 at 18:31

                  …la Storia “integrata” è un dato acquisito da tempo.Evidentemente non hai una formazione “classica”.Un campo d’attualità,invece,è l’AMBIENTE FISICO(ad esempio la dendrocronologia e la palinologia utilizzate dallo storico del Medioevo)…. P.S. hai fatto cenno al triage militare.Tutto vero(completamente diverso da quello civile).Tuttavia ti consiglio di approfondire il “lavoro” dei medici nazisti.C’è un working in progress, interessantissimo, sulla “relazione” Giuramento di Ippocrate-malpractice nazista.

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                  DURRENMATT 7 Agosto 2015 at 11:05

                  …W.I.P.ovviamente. 😉

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              nikola 5 Agosto 2015 at 21:23

              Non ho mai scritto che le mie conoscenze storiche si basano sul libro di Levi, semmai con quello sono arrivate a conclusione per quanto riguarda il capitolo nazista. Lei legge quello che scrivo e lo reinterpreta a modo suo.
              E se lo lasci dire: le testimonianze, che siano di Levi o di Pipitone, valgono più di tutte le sue valutazioni fatte dal suo salotto milanese.
              Detto questo lei non ha scritto semplicemente che “Mussolini aveva la stima di Hitler”, ha aggiunto che “così almeno qualcosa poteva fare”; bene, visto che a lei piacciono tanto i fatti mi faccia pure un elenco di cosa sono riusciti a fare grazie a questa alleanza.
              Le risparmio la fatica e le dico la frase che avrei scritto io: “PURTROPPO mussolini aveva la stima di hitler e DISGRAZIATAMENTE ha continuato ad operare”. Anche lei esprime giudizi morali, lo ha fatto in questo caso e lo fa tutte le volte in cui puntualizza delle cose e ne tralascia altre.
              Dico questo perchè per quanto mi riguarda prendere posizione non è una macchia ma una cosa inevitabile (tanto più considerando cosa è stato il nazismo e che ultimamente pare stia ritrovando vigore), la differenza tra me è lei per quanto mi riguarda è quindi non di metodo, ma di segno.

  12. avatar
    Galeazzo 5 Agosto 2015 at 12:23

    Castiglioni, qui la “verita’” sta sempre e solo a SX… 😉

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      Kino 5 Agosto 2015 at 12:38

      Bravo Riccardino!

  13. avatar
    Giancarlo Castiglioni 6 Agosto 2015 at 16:47

    Avevo scritto “se” le tue conoscenze sono basate su libri come “Se questo è un uomo” la mia era solo una ipotesi; mi scrivi che le tue conoscenze sono più ampie, ci credo, meglio per te.
    Poi però aggiungi che le tue conclusioni sul periodo nazista sono basate sul libro di Levi e mi fai tornare il sospetto che tu abbia letto solo libri di quel tipo.
    Ma è inutile continuare la polemica, ti ho già scritto che abbiamo due concezioni diverse della storia, ma forse è più giusto dire che abbiamo due interessi diversi: a te interessa la politica, a me interessa la storia.
    Io ci provo, ma non ci intenderemo mai.
    Comunque mi hai fatto una domanda e rispondo.
    Quando ho scritto del “qualcosa” che poteva fare Mussolini intendevo che con la sua presenza dava un minimo di credibilità alla Repubblica Sociale e questo era importante perché così i tedeschi dovevano considerare formalmente la RSI come un paese alleato.
    Facevano ugualmente quel che volevano, ma dovevano salvare le apparenze e in qualche modo limitarsi.
    Senza Mussolini il Nord Italia sarebbe stata considerato zona di occupazione di un paese che aveva tradito l’alleanza, peggio della Polonia che era un paese sconfitto e l’occupazione sarebbe stata molto più dura.
    Aggiungo che questa è l’opinione generalmente accettata dagli storici, non una mia “considerazione”.

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      Michele Oddi 6 Agosto 2015 at 18:07

      Ecco, sta a vedere che Benito ci ha fatto un altro piacere… che ingrati siam stati noi italiani nei suoi confronti, peccato…

      Comunque, per quanto mi riguarda, l’immagine più bella che conservo del nostro glorioso Duce è a Piazzale Loreto!

  14. avatar
    DURRENMATT 6 Agosto 2015 at 18:56

    …va precisato che ogni FONTE per poter “fare storia” ha bisogno di qualcuno capace di “leggerla” e quindi di farla parlare.Non va, infatti, dimenticato:A)i fatti del passato non esistono in sè e per sè,bensì come riflesso della mente che li ha registrati e trascritti in un determinato “documento”;ogni documento risente,pertanto,necessariamente,delle idee di chi lo ha realizzato e tramandato,della sua mentalità,dei suoi gusti,dei suoi interessi e dei suoi metodi di lavoro;B)i fatti del passato giunti sino a noi sono quelli che certe persone o gruppi di persone hanno ritenuto degni di memoria,secondo considerazioni del tutto “soggettive”,legate al particolare modo di pensare e sentire di chi li ha narrati:lo STORICO,nella ricostruzione del passato,dovrà cercare di acquisire quante più notizie gli è dato di ottenere attraverso il maggior numero possibile di documenti,occupandosi di GOVERNATI oltre che di GOVERNANTI,di POPOLI oltre che di CONDOTTIERI. Dopo questo pistolotto (doveroso) ribadisco…”i professori sono tutti dei MINCHIONI”. 😉

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      Giancarlo Castiglioni 7 Agosto 2015 at 10:51

      Giusto, lettere, diari, libri di memorie vanno presi con le molle, ma esistono anche documenti “oggettivi”.
      Ho appena letto “I prigionieri dei Savoia” di Alessandro Barbero, che come documentazione usa anche i fogli matricolari dell’Esercito Piemontese e le sentenza dei Tribunali Militari, una massa enorme di dati che definirei sicuri, non manipolati e non manipolabili.
      Anche i diari delle unità militari esistono in grande quantità e sono affidabili.
      Poi esistono le fotografie, che prima dell’invenzione di fotoshop erano una fonte sicura.
      In mare esistono i relitti di navi e aerei che sono diventati raggiungibili solo da poco con le riprese televisive a grande profondità.
      Su molti professori universitari sono d’accordo, ma non bisogna generalizzare.

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        DURRENMATT 7 Agosto 2015 at 11:40

        …”Non sapere che cosa è avvenuto prima di noi è come rimanere sempre bambini”(Cicerone).Siamo sostanzialmente d’accordo.Bene così ….P.S.in realtà con quel “MINCHIONI” facevo dell’autoironia (Ogni sublime umorismo comincia con la rinuncia dell’uomo a prendere sul serio la propria persona-Hesse).Non volevo “appesantire” il clima.

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