Ubi maior minor cessat

Scritto da:  | 5 Settembre 2015 | 17 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

Levenfish 0Nella grande galleria di campioni che si diedero battaglia sulla scacchiera ne esistono alcuni che non riuscirono a lasciare traccia di sé nel ricordo degli appassionati delle generazioni successive. Addirittura molti non conoscono neppure il loro nome, anche se furono stimati e tenuti in grande considerazione dai loro colleghi contemporanei.

Campioni del mondo come Smyslov, Lasker, Alekhine, Capablanca e Spassky parlano di uno di questi grandi campioni come di un loro pari, mentre oggi il nome di Grigory Yakovlevic Levenfish è pressoché sconosciuto e semidimenticato, dovendo ringraziare solo i suoi libri per non essere caduto completamente nel dimenticatoio.

Io stesso, quando ancora prendevo parte regolarmente ai tornei, affamato di testi tecnici infarciti di teoria, ho conosciuto il suo nome prendendo in mano quello che ancora oggi, in un così vasto panorama letterario, è considerato uno dei testi sacri della teoria dei finali: Rook Endings di Smyslov e Levenfish.

Levenfish 16Il nome di quest’ultimo mi pareva irriverentemente legato a quello del grande campione del mondo e di lui null’altro seppi per lunga pezza. In effetti non fu mai un candidato al titolo mondiale e partecipò a pochissimi tornei internazionali al di fuori della sua madrepatria, ma negli anni ’30 Levenfish fu considerato da Lasker e Capablanca come il più forte giocatore sovietico dopo Botvinnik .

Levenfish 2I primi problemi iniziano già dal nome. Il nostro eroe nel tempo si vide chiamare in diversi modi. Löwenfish alla tedesca, oppure Loewenfish furono entrambi usati comunemente nelle pubblicazioni in lingua inglese mentre su BCM talora fu indicato come Lövenfish , o ancora Lovenfisch , mentre sul Dizionario Enciclopedico degli Scacchi si trova scritto correttamente Levenfish.

Due volte Campione dell’Unione Sovietica (nel 1934 a pari merito con Rabinovich e 1937) pareggiò con il “patriarca” un match nel 1937 ma si considerò sempre un amatore fin da quando nel 1913 partecipava al torneo di qualificazione per il famoso Torneo di Pietroburgo del 1914 studiando di notte per diplomarsi all’Istituto di Tecnologia. Fino a che gli riuscì continuò a lavorare come ingegnere chimico nel campo della tecnologia produttiva del vetro, lavoro cui era molto affezionato e che fu sempre predominante nei suoi interessi.

Levenfish fu un “amatore” e questa parola, che in principio significava “uno a cui piace/ che si diletta”, acquisì nel tempo un’accezione e un significato con sfumature in qualche modo negative… almeno per i professionisti! I giovani maestri russi degli inizi degli anni 30’,che dedicavano tutto il loro tempo agli scacchi, guardavano a Levenfish con lo stesso stupore e la stessa disapprovazione con cui Euwe era guardato dai suoi colleghi occidentali per non voler lasciare l’insegnamento dopo la conquista del massimo titolo. Botvinnik stesso, checché se ne dica e a dispetto dei suoi incarichi “paravento”, era un professionista a tutti gli effetti, per lo meno nei primi decenni della sua carriera.

Levenfish 8Lo stesso Levenfish dichiarerà di essere ben conscio che gli “scacchi moderni” necessitano di dedizione e applicazione totali per mantenere la propria tecnica ad un livello adeguato e che la mancanza di pratica causa un calo dello standard di gioco che può essere solo parzialmente compensato dal lavoro “a casa” e che tuttavia, a suo avviso, soltanto i giganti degli scacchi dovevano dedicarvisi a tempo pieno.

Parlare di Levenfish comporta necessariamente lanciare uno sguardo sulla vita politica dell’Unione Sovietica di quel periodo, in quanto forse per nessun altro campione del nostro gioco come per lui fu paradigmatico il condizionamento politico e l’atmosfera miope e rigida del regime, come abbiamo già anticipato per Bohatirchuk e Petrov per citare i più famosi.

Egli faceva parte dell’ “Intellighenzia” in un periodo in cui la libertà era limitata non solo nelle azioni ma anche nel pensiero e i laureati, le persone di cultura, erano un potenziale pericolo per il Partito.

Alexander Blok con poche parole delinea uno spaccato di quel periodo: “Chiunque avesse accumulato qualcosa di un qualche valore, fosse anche solo spirituale, era in quei tempi chiamato “borghese” e come tale era sorvegliato dal potere o visto quanto meno con diffidenza”.

Krylenko dirà in un suo discorso nel 1920 qualcosa del tipo: ”Esiste un ceto sociale, quello appunto dell’Intellighenzia, sotto stretta sorveglianza da parte dei rappresentanti del socialismo rivoluzionario e con il suo operato dovrà presto o tardi fare i conti la storia” e in un’altra dichiarazione si disse convinto che molti nemici e avversari si celavano ancora nei circoli degli ingegneri e che con questo ceto sociale si doveva essere più duri.

Per Levenfish come per altre persone d’ingegno “Specialista” diventava sempre di più sinonimo di traditore tanto che nel 1930 i leaders di un convegno industriale furono accusati di collaborazionismo e di ricevere istruzioni da Poincarèe e Lawrence d’Arabia per sovvertire il giovane stato sovietico.

Tornando al nostro Ingegnere chimico egli non avrebbe mai lasciato il proprio lavoro a dispetto delle pressioni che il Partito faceva per formare una generazione di campioni, come successe ad esempio con Boatyrchuk, ed avrebbe continuato a conciliare le sue due passioni dando sempre la preferenza alla professione, ma accadde qualcosa che doveva cambiare radicalmente la sua vita.

In quel periodo si leggeva spesso sui giornali di atti di sabotaggio e come abbiamo visto poc’anzi i primi sospettati erano spesso gli appartenenti all’Intellighenzia.

Un incidente ferroviario causato dal guasto di un segnale fu interpretato come un sabotaggio e Levenfish fu arrestato quel giorno stesso ed interrogato per molte ore dalla polizia segreta prima che un provvidenziale rapporto di qualche mese prima su di un cambio nella tecnologia di produzione di alcuni componenti non lo scagionasse definitivamente. L’episodio lo scosse. Come sarebbe finita la prossima volta? Decise allora di fare il grande passo e alla non più verde età di 44 anni, allorquando molti suoi colleghi appendevano la scacchiera al chiodo, divenne professionista, fenomeno unico nel mondo degli scacchi!

Levenfish 6Tuttavia Levenfish apparteneva alla vecchia guardia, era un sopravvissuto di una generazione che non esisteva più. I colleghi e amici del suo tempo, all’epoca del grande torneo di Pietroburgo del 1909 e di Karlsbad 1911, erano il barone Von Freiman, fuggito in Asia centrale dopo la rivoluzione, il barone Rausch von Taubenberg, finito in un campo di prigionia, il professor Koylovich suo professore di matematica, Pyotr Potyomkin, giocatore e poeta costretto ad espatriare dopo la rivoluzione, Sergey Prokofiev che amò molto gli scacchi e Fedor Bohatyrchuk, medico radiologo poi fuggito in Canada, tutti appartenenti alla famigerata “Intellighenzia”. Levenfish con le sue belle maniere, il suo tennis dagli immacolati completi bianchi, la conoscenza delle lingue, l’eleganza nel vestire, anche se tentò di uniformarsi al nuovo stile, poteva al più essere un collega di lavoro, ma era troppo diverso dai nuovi maestri formati dal giovane stato sovietico … non era “uno di loro” ! Per riprendere una distinzione che nel 1936 fu coniata per i poeti russi, questi si dividevano in tre categorie:

  • sovietici per passaporto ma non nello spirito ( es. Mandel’stam vittima delle purghe staliniane);
  • “Visitors” ( ad es Pasternak perseguitato ed isolato intellettualmente);
  • gli autentici sovietici. Levenfish per analogia scacchistica sarebbe appartenuto alla prima o forse alla seconda categoria ma sicuramente mai e poi mai alla terza dove invece albergava a buon diritto la figura di Botvinnik.

Il futuro campione del mondo in precedenza, nell 8° campionato sovietico del 1933, aveva battuto Levenfish ( classificato 3°-5°) e qualcuno aveva spiato una conversazione di Botvinnik con l’amico Ragozin che subito dopo la partita si complimentava dicendo: “Questo è un trionfo creativo per la nostra generazione!”. In effetti Botvinnik nella sua autobiografia dirà che la vecchia generazione era gelosa di lui e non aveva mai dato segni di buona volontà nei suoi confronti. La rivalità fu ben documentata in quel campionato dall’ incidente tra Duz Khotimirsky e Botvunnik quando il primo costrinse il futuro “patriarca “ ad un lungo finale di 102 mosse prima di concedere la patta in un finale di Torri con tre pedoni contro due dallo stesso lato a favore di Duz Khotimirsky continuando a giocare anche quando rimanevano soltanto Torre e Re contro Torre e Re finchè non intervenne l’arbitro . Botvinnik disse che il suo avversario avrebbe voluto tormentarlo fino alla 150° mossa. Botvinnik si aggiudicò quel campionato sovietico ma Levenfish prevalse nel successivo, il 9°, assieme a Rabinovich anche se Botvinnik non partecipava. Il 10° Campionato Sovietico si disputò soltanto nel 1937, ancora senza Botvinnik, e Levenfish trionfò questa volta in solitaria a 48 anni suonati.

Quella fu anche la svolta della carriera scacchistica di Levenfish. Botvinnik era ormai l’astro nascente dello scacchismo sovietico ( dopo il match con Flohr e le sue performances a Mosca 1935 e 1936 e Nottingham 1936) e la sua forza di gioco era già ragguardevole. Il futuro campione del mondo nel 1937 sfidò per il titolo il vincitore del campionato sovietico ma non riuscì ad andare oltre il pareggio : 6 ½ – 6 ½ con 5 vittorie ciascuno. La vittoria avrebbe dovuto essere assegnata a chi per primo avesse raggiunto le 6 vittorie senza contare i pareggi ma sul 5-5 il match fu considerato pari e non proseguito. Molti maestri sostennero che il grande protagonista di quel match era stato Levenfish. A Levenfish venne riconosciuto il titolo di GM Sovietico ed egli covò la segreta speranza di poter essere designato come rappresentante dell’Unione Sovietica al prossimo Torneo AVRO del 1938 ma le sue speranze non videro realizzarsi questo sogno. Gli agganci politici di Botvinnik furono più forti dei meriti sportivi e decisiva la sua gioventù. D’altra parte gli scacchi sovietici necessitavano di un solo, unico leder!

Anche Smyslov affermò che era risaputo che il vincente del match di Tbilisi tra Botvinnik e Levenfish sarebbe stato il prescelto per l’A.V.R.O. ma “…allora Botvinnik otteneva ciò che voleva“.

Levenfish 7Molti anni dopo, nella sua autobiografia Levenfish commentava molto lucidamente : “Pensavo che le vittorie nel 9° e 10° Campionato Sovietico unitamente al pareggio nel match con Botvinnik mi dessero il diritto di partecipare, ma contrariamente alle mie aspettative non fui invitato. Fu un colpo da K.O. per il mio morale. Tutti i miei sforzi precedenti erano stati vani. Potevo tentare ancora, ma avevo già 49 anni e gli anni a venire non avrebbero certo accresciuto la mia forza. Avevo perso l’ultima occasione di dimostrare il mio valore. Consideravo finita la mia carriera, almeno a livello internazionale, e anche se in futuro partecipai ancora a qualche evento, solo raramente partecipai con entusiasmo e interesse competitivo.” Queste parole suonano come un epitaffio ! D’altra parte egli sperava almeno in un permesso per la partecipazione ad un torneo all’estero. Ragozin, meno forte di lui e con minori successi all’attivo,aveva partecipato al Torneo di Semmering-Baden del 1937… ma Ragozin era amico di Botvinnik. Fatto sta che gli unici tornei internazionali ai quali gli fu dato partecipare erano quelli che si svolgevano all’interno della “Madre Russia” come Leningrado/Mosca 1939 che fu l’ultimo torneo internazionale al quale partecipò.

Altri grandi campioni d’altra parte negli anni subirono condizionamenti più o meno palesi ed evidenti fino alla privazione stessa della libertà come ad esempio Petrov, Bohatyrchuk, Keres, Kholmov. Grandi campioni come Flohr e Lasker, memori del Torneo di Mosca del 1925 e dell’entusiasmo e della notorietà di cui godevano gli scacchi e dello status privilegiato dei suoi campioni avevano scelto di prendere la cittadinanza russa ed erano stati accolti calorosamente, ma successivamente erano stati vessati in maniera palese o strisciante o mano a mano isolati. L’articolo 58 era uno spauracchio costantemente in agguato, una spada di Damocle che poteva essere evocato da un aggettivo di troppo o da un sinonimo impiegato inopinatamente. Di Flohr abbiamo già parlato ma nemmeno il grande ex campione del mondo Lasker fu immune da problemi e pressioni che in ultimo lo persuasero a lasciare l’Unione Sovietica. Infatti dopo il primo entusiasmo e l’incarico di allenatore della squadra sovietica via via, anche per le barriere dovute alla lingua , fu lasciato sempre più solo ed i suoi contatti ristretti ad una cerchia di poche persone. I coniugi Lasker tentarono di apprendere la lingua ma l’età non era più verdissima ed anche una persona geniale ed eclettica quale era Lasker, incontrò difficoltà al riguardo. Inoltre i contatti con l’estero era no sempre visti con sospetto e come un potenziale pericolo. Chi tentava di avvicinarlo o mettersi in contatto con lui era sorvegliato. Il suo telefono era controllato e la propria donna di servizio, Yulia, si scoprì che lo teneva d’occhio per conto del Partito. Alla fine venne totalmente isolato. Marta Lasker nelle sue memorie riferirà che dovettero trovare la scusa di una breve visita alla figlia per poter lasciare l’Unione Sovietica.

Levenfish oltre a dover subire quotidianamente questa realtà ebbe a confrontarsi scacchisticamente con l’uomo di punta del partito, colui che rivestiva tutte le aspettative dei vertici politici per emergere e primeggiare anche sportivamente . Non potevano esistere due caratteri più diversi di Levenfish e Botvinnik.

Levenfish 15I dissapori con Botvinnik

Levenfish era alto, imponente, occhialuto e austero, aristocratico nei modi , riservato e quasi scostante, apparentemente inavvicinabile ma sensibile ed emotivo, galante e cortese alla vecchia maniera, sensibile al fascino femminile, sempre perfettamente vestito e profumato di acqua di colonia, amante del gioco delle carte e del tennis ,tattico e brillante nel gioco. Sarcastico e scostante con quasi tutti, Levenfish era in realtà una persona gioviale e brillante e per le persone a lui vicine era simpatico e gentile. Amava bere ma non in modo distruttivo, il suo atteggiamento era quello di un “gourmet”, di un intenditore. Non disdegnava un bicchierino di vodka ed un sandwich al salmone prima di sedersi alla scacchiera. Botvinnik era invece ordinato ma senza eccessi , puntiglioso, metodico, ostinato, gran lavoratore, non pretenzioso e quasi ascetico, modestamente vestito, non cedeva mai ai vizi ed agli eccessi. Levenfish aveva anche la passione del gioco delle carte (whist in particolare) e poteva giocare fino a tarda notte o al mattino. Per molti della sua generazione e del suo ceto sociale in quel periodo radunarsi attorno ad un tavolo da gioco era un modo di sfuggire al grigiore ed all’oscurità della vita di tutti i giorni rifugiandosi in un mondo non ancora accessibile al regime totalitario in uno stato di sospensione . In un periodo in cui il tennis appariva come un passatempo borghese ed elitario, lo si poteva vedere col suo immacolato completo bianco giocare col grande Capablanca durante i tornei di Mosca.

Nel 1950, per conto di Shakmaty v SSSR, Levenfish scrisse un articolo di recensione sul libro che Botvinnik aveva recentemente pubblicato e che conteneva una selezione delle sue migliori partite. Levenfish spese parole lusinghiere e giudizio positivo sul campione del mondo (grande capacità analitica, di applicazione e lavoro, tenacia, rigore, autocritica e continua revisione del suo gioco, padronanza delle aperture, sfruttamento dei più piccoli vantaggi… ecc. ecc.), ma a Botvinnik l’articolo non piacque per nulla ed anzi si risentì di quelle parole e del giudizio che sottintendevano.

Tra le righe si lasciava intravedere una grande mole di lavoro dietro i successi di Botvinnik e forse poco margine al genio, al talento dell’improvvisazione. Sopratutto Levenfish ,discostandosi dai giudizi pomposi e unanimi e dal comune incensamento del campione, usciva dal coro e si permetteva di affermare che Botvinnik era, quasi banalmente ( così almeno fu interpretato ) , l’erede diretto di Chigorin e Alekhine. Probabilmente Levenfish non immaginava nemmeno lontanamente il putiferio che avrebbe scatenato e la polemica che ne seguì. Botvinnik prima di prendere egli stesso in mano la penna per rispondere all’irriverente collega mandò avanti Romanovsky e Roklin con loro articoli di risposta. Il primo ribadì in modo “soft” soffermandosi principalmente su aspetti tecnici ma il secondo accusò pesantemente il nostro di non saper vedere in Botvinnik e negli altri maestri russi della nuova generazione gli elementi apportati di grande innovazione che avevano aperto un nuovo capitolo della storia scacchistica russa. Proprio l’approccio scientifico al gioco costituiva la svolta innovativa della scuola russa nel modo di concepire gli scacchi. Altri mastri russi presero le distanze da Levenfish nei loro articoli e da ultimo lo stesso Botvinnik decise di scagliare la bordata finale all’ormai frastornato “nemico”.

Egli scrisse che ad essere in discussione non era tanto la sua posizione quanto la “Scuola Russa” che viene del tutto ignorata da Levenfish (come si poteva sopravvivere a tali durissime parole nel panorama politico di quel tempo?), e che d’altra parte un maestro russo al quale il Partito ed il popolo chiedono di prevalere contro gli stranieri e vincere il campionato del mondo come potrebbe sviluppare tendenze creative? D’altra parte egli stesso affermò “non ho mai giocato per piacere/divertimento”. Botvinnik aveva la missione di diventare campione del mondo per la sua nazione. La vittoria deve essere cosa sicura! Levenfish ignora questo e la Scuola Russa, due gravi errori.

Levenfish 5Sosonko, che riporta la diatriba, si meraviglia che in effetti Levenfish non avesse subito contromisure e conseguenze ben più gravi. Non c’è quindi da stupirsi, stando alle parole di Sosonko che riportano la testimonianza di Neistadt, che egli fosse l’unico maestro russo a non avere uno stipendio e che abbia concluso la sua esitenza in povertà in una sola stanza poveramente arredata di un appartamento popolare con una misera stufa a legna. Secondo Neistadt era veramente in pessime condizioni ma non si lamentò mai con nessuno di niente. In definitiva egli era un aristocratico, almeno nello spirito e per educazione, ed è noto che “uno dei vantaggi di essere un aristocratico è quello di sopportare meglio di altri le privazioni”.

Nel 1926 Levenfish aveva incontrato per la prima volta alla scacchiera un quindicenne di 1° categoria che solo 5 anni dopo avrebbe vinto il campionato russo e sarebbe diventato campione del mondo. Nessuno si stupì della vittoria del maestro e neppure Levenfish poteva sospettare che per il resto della propria vita avrebbe dovuto confrontarsi con lui, alla scacchiera o indirettamente.

Durante un’intervista nel 1990 Botvinnik, interrogato sul suo grande rivale di quegli anni 30’, rispose che non pensava che fosse “antisovietico” ma che piuttosto “He was alweys like a lone wolf “ e scuotendo la testa aggiunse che non credeva fosse perseguitato “ In definitiva egli non viveva così male in Unione Sovietica”. Egli semplicemente sopravviveva secondo Sosonko. Le parole di Botvinnik ( del quale però bisogna ricordare che potrebbe esprimere giudizi condizionati dai dissidi di Sosonko che lo portarono a fuggire in Olanda) possono significare: era un personaggio famoso e in vista, in qualche modo non pativa la fame,… cos’altro poteva desiderare?

Le prime schermaglie tra i due si erano già manifestate nel 1933. In quell’occasione anche Romanovsky, “non ancora passato al nemico”, insieme a Levenfish si era permesso di criticare Botvinnik per aver soltanto pareggiato il suo match con Flohr. Il futuro campione del mondo rispose secco al veterano Romanovsky : “Mi pare che dal tuo punto di vista hai giocato correttamente nel 1924 quando perdesti il match con Bogoljubow per 8-4. Che modello sarebbe stato per lo scacchismo sovietico se avessi giocato contro Flohr come tu contro Bogoljubow’”. Botvinnik non le mandava certo a dire!

L’altro nervo scoperto di Botvinnik sono le famose dicerie sulla sua partita contro Levenfish a Mosca 1936. Nelle sue memorie afferma con malcelata irritazione che Levenfish lasciò ingiustamente che si vociferasse che ci furono pressioni su di lui da parte dei massimi esponenti della dirigenza per perdere la partita nell’ultimo turno in modo da favorire Botvinnik per la vittoria finale nel torneo. Capablanca doveva giocare contro Eliskases e conduceva di mezzo punto su Botvinnik che doveva vedersela appunto con Levenfish. Passeggiando assieme a Levenfish la vigilia degli incontri Capablanca disse al collega che era consapevole della difficile posizione dell’ amico, visto che tutti erano ansiosi di vederlo perdere, ma di non preoccuparsi perché l’avrebbe tolto d’impaccio vincendo la sua partita contro Eliskases. Così accadde e Botvinnik e Levenfish poterono siglare un tranquillo pareggio.

D’altra parte simili situazioni si erano già viste in precedenza. L’ingerenza degli organi politici nella vita scacchistica del paese erano abbastanza comuni e fu lo stesso Botvinnik a raccontarne alcuni esempi come il suo sdegnato diniego alla proposta di Krylenko di costringere Rabinovich alla sconfitta con il connazionale nell’ultimo turno di Mosca 1935 allorquando Botvinnik e Flohr erano appaiati in testa. Botvinnik in tale occasione rispose che se avesse avuto sentore che Rabinovich stava perdendo deliberatamente avrebbe subito lasciato un pezzo in presa e che comunque pensava che lo stesso Flohr ( che giocava contro Alatortzev ) avrebbe proposto la divisione del punto sulle prime due scacchiere… e così accadde. Il terzo caso si verificò in occasione del campionato del mondo del 1948. Prima dell’inizio della fase moscovita Botvinnik fu convocato per un party del Comitato della Segreteria Centrale e ricevuto da Zhdanov, uno degli stretti collaboratori di Stalin che gli disse : “Noi saremmo dispiaciuti se Reshevsky diventasse campione del mondo, cosa ne direbbe se gli altri partecipanti russi perdessero deliberatamente con lei?”. Botvinnik riferì di essere rimasto senza parole e umiliato. Rifiutò ma di fronte alla ripetuta insistenza del superiore per sbloccare l’impasse non gli restò che proporre un compromesso “Molto bene, lasciamo aperta la questione… può darsi che non sarà necessario!” la soluzione piacque a Zhdanov che disse “Molto bene, aspettiamo sue notizie..“

Evidentemente le pressioni erano previste e sfruttate comunemente ma Botvinnik dimentica un’altra occasione in cui però le sue decisioni, questa volta, furono determinanti sul risultato sportivo. In occasione del match di ritorno contro Tal il Partito gli chiese di posticiparne l’inizio per le cattive condizioni di salute del campione di Riga ma Botvinnik fu irremovibile giudicando “oltraggiosa l’ingerenza del potere negli scacchi” e che la cosa gli fece perdere la calma.

Levenfish 14I Campionati Sovietici

Levenfish partecipò durante la sua carriera soltanto a 5 Tornei Internazionali : Karlsbad 1911, Mosca 1925, 1935 e 1936 e Leningrado 1939 ma la sua forza scacchistica ed il posto di rilievo nelle gerarchie scacchistiche sovietiche negli anni dal 1920 al 1940 è ben testimoniato dai suoi piazzamenti nel massimo campionato nazionale cui partecipò in carriera per ben 12 volte. Le partecipazioni più significative furono quelle dal 1920 al 1937, periodo della sua massima forza, con i seguenti risultati

  • 3° posto nel 1° campionato del 1920 (Alekhine chiuse la bocca a tutti..) e nella loro partita Levenfish trovò una mossa da studio (32 Rg4!!) per pareggiare poi con sacrificio di Torre e scacco perpetuo.
  • 2° posto nel 2° del 1923 (batte il vincitore Romanovsky)
  • 3°-4° posto nel 3° del 1924 (Bogoljubow è ancora di un’altra categoria rispetto ai russi)
  • 2° posto nel 4° campionato del 1925 (superato solo da Bogoljubow)

Inizia un periodo in cui, assorbito dal lavoro, riesce solo occasionalmente a dedicarsi agli scacchi fino al 1933 in cui, quarantaquattrenne, è costretto come abbiamo visto a diventare professionista ed i risultati si vedono subito, ritornando immediatamente nell’èlite.

  • 3° posto nell’8° del 1933 ( 1° Botvinnik )
  • 1° – 2° posto ( con Ilya Rabinovich ) nel 9° campionato del 1935
  • 1° posto nel 10° campionato del 1937 e pareggio del successivo match contro Botvinnik

Non sono pochi i giocatori del più forte campionato nazionale del mondo che possono vantare 7 partecipazioni consecutive con due vittorie e senza mai essere scesi sotto il 3° posto!

Le successive edizioni, come da lui stesso spiegato, lo videro ormai rassegnato e poco convinto.

Durante la guerra per qualche altro anno fu costretto a lavorare in una fattoria e oltre a non potersi dedicare agli scacchi anche la sua salute ne risentì :”non ero più capace di resistere alla tensione di un lungo evento. Potevo ancora giocare bene una singola partita ma dopo mi stancavo e concedevo punti senza combattere”.

  • 9° posto all’11° campionato a Leningrado 1939 ( ma sconfigge il 2° classificato Kotov e Bondarevsky )
  • 19° ( penultimo ) posto al 12° a Mosca 1940
  • 11° posto ( su 20 )al 15° campionato del 1947
  • 14° posto al 16° a mosca 1948 ( batte ancora il 1°-2° classificato Kotov, Tolusch, Bondarevsky, Lilienthal )
  • 19° ( penultimo ) al 17° campionato a Mosca 1949 ma sconfigge Smyslov che vinse assieme a Bronsteinmeritandosi a 60 anni un premio di bellezza , il canto del cigno per la sua ultima partecipazione.

Levenfish fornisce una preziosa testimonianza del primo campionato russo del 1920. La maggior parte dei giocatori erano di Mosca ( 8 su 16) e lui fu costretto a viaggiare tutto il giorno precedente al primo turno da Pietrogrado per essere alloggiato in una stanza non riscaldata di un ostello di una scuola militare. Anche i pasti erano consumati assieme agli allievi e le razioni erano modeste a causa della recente guerra civile.

Levenfish 18Ilyn Genevsky, organizzatore della competizione, dovette affrontare le proteste dei giocatori contro le misere razioni alimentari ( si consumava il pasto una sola volta al giorno e con una piccola razione di pane) e la richiesta di avere una razione di sigarette. Sette furono i firmatari della protesta. Alekhine non firmò ma si dichiarò solidale con i firmatari perché non gli pareva giusto giocare contro avversari affamati! Levenfish nello stesso articolo, apparso su Shakhmaty v SSSR nel 1950 raccontò di essere caduto vittima dell’eloquenza di Alekhine. Durante la sua partita del primo turno contro Romanovsky egli stava passeggiando quando gli si avvicinò il futuro campione del mondo che gli disse con aria complice: “Aha, lei ha preparato un sacrificio di Torre per forzare il matto!”. A quel punto Romanovsky effettuò la sua mossa, Levenfish si affrettò a tornare ala scacchiera e senza pensarci troppo effettuò il sacrificio solo per vedere con orrore che il Re nemico riusciva a scappare.

L’attività internazionale

Il resoconto dell’attività internazionale di Levenfish è essenzialmente improntato dai tornei ai quali non partecipò, a cominciare dal mitico A.V.R.O del 1938 proseguendo con i mancati permessi per partecipazioni all’estero.

Alekhine in una lettera del 1920 scrive a Levenfish che sarebbe bastato solo un po’ di preavviso e qualsiasi torneo internazionale sarebbe stato felice di ospitarlo conoscendo la sua forza ed i progressi dello scacchismo russo.

Dopo i due campionati russi vinti ed il match pareggiato contro Botvinnik nel 1937, Levenfish non era il solo ad aspettarsi tale ambita partecipazione. In molti si espressero a favore perorando la sua causa o rammaricandosi della sua esclusione.

Tartakower disse che sia Levenfish sia l’altro escluso eccellente, Lasker, avebbero comodamente potuto partecipare e ben figurare.

Capablanca parlò addirittura insistentemente con gli organizzatori per ottenere il suo invito.

Il grande Bronstein, anch’egli un suo ammiratore, riferì a Sosonko che Levenfish gli aveva confessato che Capablanca aveva personalmente portato un invito per lui ma che fu lo stesso Botvinnik ad interferire con la sua partecipazione all’A.V.R.O.

Prokofiev, da grande appassionato del gioco quale era, talora scriveva pezzi giornalistici di scacchi e scrisse un articolo per la TASS dove si rammaricava dell’assenza del grande campione ma tale articolo non fu mai dato alle stampe.

Anche se probabilmente non sarebbe stato in grado di rivaleggiare con le nuove generazioni (Keres, Botvinnik, Fine) per il successo finale, la sua partecipazione era ampiamente meritata e avrebbe potuto ben figurare tra tanti campioni. Lo stesso Levenfish molto lucidamente ed obiettivamente scrisse un articolo sul torneo nel quale riconosceva le enormi potenzialità di Botvinnik e si espresse con ammirazione sul suo gioco, in particolare con parole entusiastiche circa la sua partita contro Capablanca.

Mosca 1925Mosca 1925

Mosca 1935Mosca 1935

Il discreto risultato di Levenfish avrebbe potuto essere ancora migliore se non avesse perso una partita molto superiore contro Chekover allorquando, al 14° turno, era in testa assieme ai migliori (Botvinnik 10, Flohr 9 ½ e Levenfish 9) crollando poi nel finale e totalizzando solo 1 ½ punti ( 3 sconfitte ) negli ultimi 6 turni (Botvinnik e Flohr vinceranno con 13 punti)

Mosca 1936Mosca 1936

Mosca Leningrado 1939Mosca-Leningrado 1939

Il “Torneo Internazionale di Allenamento di Leningrado 1939” fu un torneo internazionale per certi versi anomalo. Innanzitutto perché il rango di “internazionale” oltre alla partecipazione di Reshevsky, era legittimato solo dalla presenza di Keres ( a rigore estone ), Lilienthal e Flohr che sarebbero stati poi naturalizzati. In secondo luogo per lo strano appellativo “di allenamento”. Quando Reshevsky chiese ragguagli in merito gli fu risposto: “perché non ci sono premi”. Levenfish si comportò bene con un 5° posto finale ( 3° – 6° ) e perdendo una partita patta contro il vincitore Flohr. A tale proposito Smyslov, anch’egli partecipante al torneo, ricorda che il pubblico subito dopo la partita chiese a Levenfish perché non si fosse limitato a difendere passivamente la posizione che era “patta sputata”. Il carattere spigoloso di Levenfish venne fuori e rispose piccato che altrimenti avrebbe dovuto restare lì tutta la notte mentre 15 minuti dopo doveva riprendere un’altra partita aggiornata contro Rabinovich che questa volta vinse. Levenfish era molto emotivo e non era inusuale vederlo analizzare sbattendo i pezzi o andare in collera.

In verità nel 1947 Levenfish riuscì finalmente a varcare il confine dell’Unione Sovietica per prendere parte ad una manifestazione internazionale, ma anche in tal caso il viaggio fu sfortunato. In occasione del match amichevole a squadre Inghilterra – URSS, da giocarsi a Londra, egli fu selezionato e convocato come riserva. Durante la sua gioventù, nel 1910 (1912 secondo Barden su Chess), aveva giocato un match terminato pari contro un certo maestro List (Paul M. List)  il cui vero nome era in realtà”Odes” ma questi lo aveva mutato in List poiché abitando ad Odessa temeva potesse generare confusione nella recezione della posta (a Odes in Odessa). List era emigrato in Germania negli anni 20’ e successivamente a Londra. ll fato volle che durante il soggiorno londinese Levenfish s’ imbattesse nel vecchio avversario che riconoscendolo anche dopo 37 anni, lo salutò fin troppo calorosamente. List aveva rappresentato l’Inghilterra nel radio match del 1946 contro l’URSS ma era stato dichiarato incandidabile per il match del 1947. Tale incontro fu notato dai G.M., dai capi-delegazione presenti e dai responsabili della sicurezza e non poteva che destare sospetto la vecchia conoscenza ed il contatto con un rappresentante del capitalismo che per di più aveva abbandonato la Russia cambiando sospettosamente il suo nome. Fatto sta che da allora non espatriò mai più.

Levenfish vanta un ottimo score contro i 6 campioni del mondo contro i quali giocò nella sua carriera. Parità nei confronti di Lasker (grazie alla sorprendente vittoria a Mosca 1925), Alekhine (S. Pietroburgo 1913) ed Euwe, -1 contro Capablanca, +1 con Smyslov (premio di bellezza al campionato russo del 1949) e un onorevolissimo piccolo svantaggio contro Botvinnik nelle molte partite disputate (-8, +6) . Da non dimenticare anche una vittoria con sacrificio contro Korcnoj nel 1953 e vittorie con altri campioni come Keres e Bronstein.

Levenfish 12Levenfisch scrittore

Levenfish fu prolifico scrittore e teorico e probabilmente solo così riuscì a mantenersi e sopravvivere, proprio grazie alla sua vena giornalistica ed agli articoli che scriveva per Shakmaty v SSSR.

A quattro mani con Romanovskij scrisse un libro sul match mondiale tra Alekhine e Capablanca.

Levenfish 17Levenfish scrisse un libro con le sue memorie (Izbrannye Partii i Vospominanya con 79 partite commentate) e riuscì a completare il manoscritto soltanto poco tempo prima della sua morte ma non riuscì a vederlo pubblicato. Racconta Sosonko che Devid Bronstein lo vide uscire sconvolto e disperato dall’ufficio editoriale di “Fizcultura e Sport” qualche tempo prima di morire e questi gli disse: ”Devik, sai cosa mi hanno fatto? Hanno cancellato metà del mio libro, tutti i passaggi più belli e interessanti sono stati cassati”. Il libro fu pubblicato in tale forma ridotta soltanto 6 anni dopo la morte dell’autore e furono vani gli sforzi successivi di Bronstein di recuperare il manoscritto originale che sparì senza lasciare traccia di sé.

Nel 1925 scisse un libro per principianti e nel 1940 gli fu affidato il progetto della monumentale Sovremenyj Debjut (L’Apertura Moderna), che doveva essere la prima parte di una Enciclopedia delle Aperture. Purtroppo a causa dell’imminente conflitto mondiale vide la luce solo il primo tomo dell’opera, quello sulle aperture aperte, nel 1940, ma quello fu il primo “Database” cartaceo sullo stato dell’arte della teoria delle aperture per i maestri russi del tempo. Il lavoro e gli scritti per il secondo volume andarono distrutti durante il lungo assedio di Leningrado. Secondo Taimanov l’incarico di sovrintendere a tale opera prestigiosa è la prova dell’ “Alto Status” di cui godeva Levenfish presso gli scacchi sovietici.

Levenfish 13Smyslov, confermando la sua stima per il campione scomparso e la sua grande intelligenza ribadisce che visse una vita brutta e difficile e ricorda come nacque il capolavoro sui finali di Torre: “Durante gli ultimi suoi anni di vita venne da me con un mucchio di fogli sottobraccio e mi chiese di verificare e supervisionare i suoi sforzi, era il manoscritto sui finali di Torre. Ci vedemmo parecchie volte analizzando e chiacchierando sotto la luce di una lampada di porcellana di Sévres ( che imparai a conoscere solo in tale occasione ). Il libro vide infine la luce ma fu lui a fare il grosso del lavoro più duro.” Chiaro, sintetico, ben comprensibile, scritto bene e accuratamente e con i giudizi scritti per esteso e non con asettici e sterili segni aritmetici come a giorni nostri. Romanovsky: “L’arte di combinare la maestria scacchistica con l’arte pedagogica è una chimera… solo una persona ci è riuscito: Levenfish“

Smyslov aggiunge di rammaricarsi di non aver potruto presenziare al suo funerale “a causa dell’umana vanità”, egli infatti doveva riprendere una partita aggiornata contro Khasin che non riuscì a vincere per quanto avesse provato di tutto.

Dissero di lui

Fine: “Levenfish va senza dubbio considerato uno dei 10 migliori giocatori al mondo”

Capablanca: ”Apprezzo molto il maestro Levenfish. Penso che dopo Botvinnik sia il più forte giocatore russo”

I colleghi lo tenevano in grande considerazione anche per la sua erudizione. Tolusch : “Levenfish gioca solo di quando in quando ma capisce gli scacchi meglio di noi tutti messi insieme”

Nel 1946 Korcnoi studiò con lui che lo ricorda come un uomo d’altri tempi, spiritoso e di cultura, intellettuale “per nascita” e di educazione prerivoluzionaria mentre Botvinnik era un intellettuale sovietico e la sua cultura era inculcata e costruita. Botvinnik al confronto aveva un humor meschino/insignificante ed era poco profondo/ superficiale. La sua forza era la tattica.

Spassky ricorda la lucidità, chiarezza e semplicità con la quale gli vide spiegare la partita Alekhine-Yates. Gli altri colleghi rispettavano molto Levenfish mentre nessuno sopportava Botvinnik, almeno coloro che lo conoscevano personalmente e non solo dagli articoli elogiativi ed entusiastici dei giornali. Botvinnik aveva un modo di fare categorico e soffocante. Come Levenfish giudicasse il suo più blasonato collega era evidente e comprensibile ed egli fu felice quando Tal gli strappò il titolo e non solo per le nuove idee che impersonava. Zack glielo fece incontrare ed egli gli mostrò analisi e sue partite nel 1951 quando era quattordicenne. Spassky lo descrive ruvido e pungente ma riconosce che non avrebbe potuto essere diversamente viste le ingiustizie e gli stenti patiti. Anch’egli ricorda l’unanime rispetto e la stima dei colleghi tanto che in occasione di un suo viaggio in Canada nel 1967 l’esule Bohatyrchuk chiese subito soltanto di lui restando molto male alla notizia della sua morte “Che peccato! Noi ci comprendevamo molto bene a vicenda!”. Ancora Spassky. “Non riesco a pensare altro che cose buone e positive di lui visto che gli devo molto. Quando ero ancora un ragazzo riuscì ad ottenere uno stipendio per me”. Fu un’anima pura.

Levenfish 11Tutti lo ricordano comunque come un uomo di grande integrità, indipendenza, dignità e riserbo tanto da non essersi mai lamentato delle proprie scadenti condizioni di vita.

Kostantinopolsky scrisse che le autorità dello sport non lo videro mai di buon occhio giudicandolo e trattandolo con pregiudizio e prevenzione, la sua lingua era pungente e troppo diretta e questo non piaceva.

Levenfish 10Taimanov riferì di averlo avuto come insegnante e ricorda il primo incontro con lui alla scacchiera quando era ancora molto giovane. In una posizione del tutto pari egli propose la patta al suo più esperto avversario. Levenfish rispose . “Giovanotto, devi aspettare che sia io ad offrirti la patta perché sono molto più vecchio di te”. Replicò timidamente Taimanov . “In tal caso in questo torneo non c’è nessuno a cui io possa offrire la patta perchè sono tutti più vecchi di me…“ Levenfish rise e poche mosse dopo la partita finì patta.

Oltre a Capablanca anche Lasker fu legato da amicizia con Levenfish. Quando l’ex campione del mondo si fermò in Russia dopo il torneo di Mosca del 1935, i due campioni si incontrarono spesso la sera per chiacchierare o analizzare alla scacchiera. Lasker soffriva di insonnia ed a Berlino era solito ritirarsi a casa a tarda notte, trattenendosi nei Caffè dove si giocava a scacchi. A Mosca era impossibile mantenere quest’abitudine in quei tempi. Tant’è che in una di quelle sere a tarda ora l’anziano campione chiese al suo amico di uscirea prendere un caffè . Levenfish strabuzzò gli occhi e rispose “A Mosca, a quest’ora?“ . Con aria complice Lasker rispose “Andiamo, non ti preoccupare, conosco io un posticino… . Il caffè della stazione è aperto fino alle tre del mattino!“.

Il suo era uno stile creativo e brillante. Egli eccelleva per la sua abilità come tattico che poteva concepire eleganti ed inattese combinazioni. Di seguito alcuni esempi del suo stile di gioco.

Boris Verlinsky vs. Grigory Levenfish

Campionato URSS 1924

Posizione dopo 19.h3

Posizione dopo 19.h3

19…Txg2+!! 20.Rxg2 Dg5+ 21.Rh1 Ce5! 22.De2 Se 22.Ae1 Dh5 23.Rg2 Te8 e non c’è difesa contro 24…. Cxf3 25.Txf3 Txe1! 26.Dxe1 Dxf3+ 22…Dg3 23.Dg2 Cxf3! 24.Ac3 24.Dxg3 Cxd2+ 24…Cd4! 25.Dxb7 Dxh3+ 26.Rg1 Ce2+ 27.Rf2 De3+ 28.Re1 Cxc3# 0–1

La partita vinse il premio di bellezza e fu ripresa da Isaac Asimov in un suo racconto del 1950 : Pebble in the Sky dove Joseph Schwartz conduce il Nero.

Grigory Levenfish vs. Ilia Kan

Leningrado – Campionato URSS 1934-35

Posizione dopo 36.Dc3

Posizione dopo 36.Dc3

37.Cd6!! Scrisse Levenfish a proposito di questo tratto: Una delle più belle combinazioni che io abbia mai creato. 37…Cxh3+! La mossa passiva 37… Aa8 è molto pericolosa dopo 38.De7 che minaccia 39.Dxf8+ 38.Rh2 Cg5! 39.Ag4! 39.Cxb7? Txf3! 39…Dxe5+ 39… Aa8 40. f4 Txf4 41.De8+ Rh7 42.Af5+ 40.Txe5 Aa8 41.f4! La combinazione non è ancora terminata! 41…Txf4 42.Af5! La chiave dell’intera combinazione concepita dal Bianco.Alla Torre viene impedito di difendere le sue retrovie e la mortale Te8+ può essere evitata solo perdendo materiale. 42…Txf5 Perdendo il controllo. La migliore era 42… g6 sulla quale Levenfish aveva previsto 43.Te8+ Rg7 44.Txa8 gxf5 45.Txa6 c5 ( 45… Ce4 46.Cc4 ) 46.a5 Ce4 47.Ta7+ Rf6 ( 47… Rg8 48.Ta8+ Rg7 49.a6! Cxd6 50.a7 ) 48.Ce8+ Re6 49.a6 Tf1 50.Th7 Ta1 51.a7 ed ora l’intrigante chiusa 51… Re5 ( che altro? ) 52.Te7+ Rf4 ( 52… Rd4 53.Cc7 )53.Cc7 Cf2 54.Cd5+! Rg5 55.Tg7+ e matto in due. Chiaramente esistono sottovarianti ma in ogni caso il pedone “a” risulta decisivo. 43.Cxf5 Rf7 44.Cd6+ 1–0

Ecco un altro esempio dallo stesso torneo dello stile spumeggiante e creativo di Levenfish.

Terminiamo con questa splendida concezione tattica inflitta al futuro Campione del Mondo e vincitore a pari merito con Bronstein di quell’edizione del Campionato Sovietico. La partita vinse un meritatissimo premio di bellezza.

Grigory Levenfish vs. Vassily Smyslov

Mosca – Campionato URSS 1949

Posizione dopo 17...Cd7

Posizione dopo 17…Cd7

18.Tg1! Rh8 Si minacciava 19.fxg6 hxg6 20.Txg6! e 18… Ce5 è confutata da 19.Ad4 preparando 20.f4. 19.fxg6 hxg6 19… fxg6 20.Cd4 Ce5 21.f4 Cg4 22.Ce6 Cxe3 23.Dxe3 Tf7 24.f5! 20.Ad4! Cf6 21.Tc3 Tutte le mosse del Bianco sono estremamente efficaci e imbevute di giovanile baldanza. La combinazione che il Bianco ha ideato è molto piacevole. 21…Cxe4

Posizione dopo 21...Cxe4

Posizione dopo 21…Cxe4

21… Ch5 22.Axg7+ Rxg7 23.Cd4 22.Txg6!! fxg6 23.Th3+ Rg8 Se 23… Dxh3 24.Dxh3+ Rg8 25 De6+ e vince 24.dxc6+ e6 25.cxb7 Dc6 26.bxa8D Txa8 27.Axg7 Rxg7 28.De3! La combinazione ha portato alla conquista di un solo misero pedoncino ma lo scopo principale era quello di smantellare le difese intorno al Re avversario. 28…Cf6 29.Cd4! Dh1+ 30.Re2 Dd5 30… Te8 31.Cf3! minacciando 32.Dh6+ Rf7 33. Ce5+ 31.Cxe6+ Rg8 32.Th8+! Rf7 33.Cg5+ Rg7 34.Txa8 Dxa8 1–0


Biografia

Nasce da genitori ebrei a Petrokov (Polonia) il 9 Marzo 1889 – Mosca 9 Febbraio 1961

Si avvicina al gioco a 6 anni e disputa a Lublino le sue prime partite ma solo dopo aver intrapreso gli studi all’Istituto Tecnologico di Pietroburgo, nel 1907, inizia a dedicarvisi più assiduamente tanto che tre anni dopo vince già il Campionato di Pietroburgo (discordanze se 1909 o 1910). Il circolo scacchistico dell’Istituto di Tecnologia era uno dei più forti della città, frequentato anche da Vasily Osipovich Smyslov, forte giocatore e padre del futuro campione del mondo e nel 1909 ebbe l’opportunità di vedere all’opera i più grandi campioni nel forte Torneo Internazionale. Sempre in quel periodo gioca, ventenne, la sua prima partita con l’orologio con Sergey Prokofiev, appassionato giocatore e futuro monumento della musica. Progredisce rapidamente in tale fervido ambiente e desta impressione il suo gioco, assimilato a quello del grande Chigorin, in occasione del Torneo Internazionale di Karsbad (l’odierna Karlovy vary ) del 1911, già Maestro.

Sicuramente importantissima fu l’influenza dell’incontro con Alekhine che in quel periodo si era trasferito a S. Pietroburgo e con il quale giocò molte partite non soltanto ufficiali ma anche amichevoli essendo suo partner costante almeno fino al 1914.

Levenfish 3Durante la rivoluzione, nel 1917, furono anni duri per Levenfish che perse la moglie e lavorò nelle fattorie di guerra, restando anche spesso senza lavoro. In tali condizioni era impensabile occuparsi di scacchi.

Nel periodo dal 1920 al 1933 riuscì solo occasionalmente a giocare a scacchi, assorbito dal suo lavoro di ingegnere chimico, ma riuscì comunque a prevalere per tre edizioni consecutive nel campionato di Leningrado ( 1922, 1924 e 1925 a pari merito ).Come abbiamo visto diventa professionista all’età di 44 anni …ed i risultati si vedono subito.

1° con Rabinovich nel 9° campionato russo del 1934 ed il 1° posto assoluto nel successivo del 1937 con pareggio del match con Botvinnik. Nel 1936 giunge 3° nel campionato di Leningrado e 2° nel 1937. Dopo il match e la delusione per la scarsa considerazione del “Partito” che aveva deciso di puntare su Botvinnik, calano le motivazioni. Sconfigge Alatotsev in un match nel 1940.

Dopo la guerra, nel 1946, tornò a Leningrado ed in seguito si trasferì ancora a Mosca ma anche lì la vita per lui non fu facile. Nel 1949 si classifica 3° nella forte semifinale di Leningrado per il Campionato Sovietico ed in finale, a 60 anni, vince il premio di bellezza per la sua vittoria contro Smyslov.

Gli fu riconosciuto il titolo di Grande Maestro Internazionale nel 1950. Tentò ancora la lunga trafila delle qualificazioni partecipando alle semifinali del campionato russo a Garky 1950, Baku 1951 e Sochi 1952 senza più riuscire a staccare il biglietto per la finale. Spassky racconta che trascorse gli ultimi anni della sua vita in povertà, riuscendo a sopravvivere solo scrivendo libri e articoli e di averlo incontrato, quasi un fantasma, in metropolitana pochi giorni prima della sua morte, vecchio, pallido e dolorante che si teneva la testa dopo aver subito un’estrazione di ben 6 denti.

Levenfish 9

avatar Scritto da: Enrico Cecchelli (Qui gli altri suoi articoli)


17 Commenti a Ubi maior minor cessat

  1. avatar
    Martin 5 Settembre 2015 at 09:19

    Un semplice aggettivo: TITANICO!!!

  2. avatar
    Jas Fasola 5 Settembre 2015 at 11:23

    Complimentissimi all’Autore!

    Levenfish nacque nel centro dell’attuale Polonia https://it.wikipedia.org/wiki/Piotrk%C3%B3w_Trybunalski

  3. avatar
    The dark side of the moon 5 Settembre 2015 at 17:56

    Fantastico, monumentale lavoro.
    Bravo Enrico!

  4. avatar
    paolo bagnoli 5 Settembre 2015 at 20:18

    Fantastico!! Grazie Enrico!

  5. avatar
    Zenone 5 Settembre 2015 at 22:04

    Notevolissimo lavoro.
    Complimenti, davvero.

  6. avatar
    fabrizio 6 Settembre 2015 at 22:03

    Mi associo ai meritati complimenti per il bellissimo articolo e per la scelta di un personaggio degli scacchi poco noto a molti. Levenfish avrebbe certo meritato una carriera scacchistica più densa ed un posto nella storia del nostro gioco molto più significativo di quello solitamente accordatagli. Ricordo di aver letto per la prima volta di lui molti anni fa, su un piacevole libretto della Penguin (Chess treasury of the air). Gerald Abrahams, nel 1961, scriveva un breve articolo di commemorazione in occasione della morte, ricordando il valore, non solo scacchistico, di Levenfish. Molto significativo che detto articolo era compreso nel capitolo “Uncrowned kings”, che comprendeva i nomi di Akiba Rubinstein, Carl Schlechter, Jacques Mieses.

  7. avatar
    Massimiliano Orsi 7 Settembre 2015 at 23:16

    Di Cecchelli non avevo apprezzato il libro sul torneo di San Remo 1930. Ma questa serie di articoli su Soloscacchi è di livello eccezionale.

  8. avatar
    Martin 8 Settembre 2015 at 20:50

    Forse è una curiosità infantile ma, a proposito di libri scritti a quattro mani, mi son sempre chiesto chi ha scritto questo e chi quello. Cosa esattamente Smyslov e cosa Levenfish, o se magari tutto è stato elaborato e rivisto più o meno insieme… mah, curiosità puerili le mie, quello che conta è il contenuto finale… Anche altri libri di scacchi annoverano più di un nome tra gli autori; uno dei miei preferiti tra quelli sui finali è il Batsford Chess Endings, firmato da Jon Speelman, Bob Wade e Jon Tisdall. Nell’indice è specificato con esattezza chi dei tre ha scritto quali parti 😉

    • avatar
      Enrico Cecchelli 8 Settembre 2015 at 21:21

      Mi sembra molto corretto e giusto che ciascuno dichiari quali sono le parti curate

    • avatar
      Enrico Cecchelli 9 Settembre 2015 at 10:37

      Caro Martin, tra i libri a 4 ( o piu’;) mani ricordo
      il libro della Prisma ” I segreti delle aperture”,
      sicuramente datato per i contenuti tecnici ma piacevolissimo ed
      interessante per entrare nella mente e nel processo ideativo
      dei campioni con diversi spunti storici su come videro la luce
      alcune novita teoriche. Ricordo gli autori ( ciascuno dei quali
      scisse un capitolo) : Evans, Gligoric, Hort, Portisch, Larsen,
      Keres, Petrosian. Sono convinto che possa essere un testo godibilissimo
      anche ai giorni nostri e fornire molti spunti, almeno iniziali,
      nella preparazione delle aperture. … poi come non ricordare tra i libri scritti a più mani l’ormai celeberrimo ed imprescindibile ” 57 storie scacchistiche” ?

  9. avatar
    Mongo 12 Settembre 2015 at 19:22

    Lavoro sublime!!
    Me lo sono letteralmente gustato poco alla volta.

  10. avatar
    Ivano E. Pollini 20 Settembre 2015 at 21:44

    Caro Cecchelli, mi associo ai meritati complimenti per il bellissimo articolo e per la scelta di un personaggio degli scacchi poco noto a molti scacchisti. Levenfish avrebbe certo meritato una carriera scacchistica più densa ed un posto nella storia del nostro gioco molto più significativo di quello solitamente accordatagli.

    Sto leggendo/studiando “The Soviet School of Chess” di Kotov-Yudovic per cui gia’conoscevo un po’ sia Romanovsky che Levenfisch, ma il tuo notevole articolo mi ha aperto nuove prospettive su questo giocatore e sulla situazione sovietica del dopo rivoluzione socialista.

    Sto preparando “I Grandi Giocatori – Da Botvinnik a Kasparov” un libro che per due terzi si occupa dei “Campionati Americani” dal 1850 in avanti e della “Scuola Sovietica” di scacchi da Petrov (il suo manuale e’ del 1824), a Cigorin fino alla fine del Novecento. Molto lavoro e molte difficolta’ nella selezione dei giocatori. Ma nessuna difficolta’ per Levenfish dopo il tuo articolo.

    Provo a segnalarti brevemente alcuni parti che mi hanno interessato.

    Per esempio e’ notevole il fatto che due dei piu’grandi giocatori di sempre si esprimano cosi’ categoricamente nei suoi confronti:”negli anni’30 Levenfish fu considerato da Lasker e Capablanca come il più forte giocatore sovietico dopo Botvinnik”. Questo Botvinnik (grande Campione!) che ..fa sempre pari di fronte ad un’opposizione forte!!! (Inoltre con velati sospetti in questo o quel match…;).

    Su Levenfish, ho avuto la tua stessa esperienza:”ho conosciuto il suo nome prendendo in mano quello che ancora oggi è considerato uno dei testi sacri della teoria dei finali: Rook Endings di Smyslov e Levenfish”.Questo quando vedevo che giocavo male i finali di Torre e volevo migliorare.

    Parlare di Levenfish comporta necessariamente lanciare uno sguardo sulla vita politica dell’Unione Sovietica di quel periodo, in quanto forse per nessun altro campione del nostro gioco come per lui fu paradigmatico il condizionamento politico e l’atmosfera miope e rigida del regime, come abbiamo già anticipato per Bohatirchuk e Petrov per citare i più famosi. Oltre al professor Koylovich suo professore di matematica, Pyotr Potyomkin, giocatore e poeta costretto ad espatriare dopo la rivoluzione, Sergey Prokofiev che amò molto gli scacchi e Fedor Bohatyrchuk, medico radiologo poi fuggito in Canada, tutti appartenenti alla famigerata “Intellighenzia”. (Aggiungerei alla tua lista Bulkakov e Shostakovic).

    Alla fine il “dilettante” diventa professionista all’età di 44 anni e i risultati si vedono subito:

    1° con Rabinovich nel 9° campionato russo del 1934 ed il 1° posto assoluto nel successivo del 1937 con pareggio del match con Botvinnik.

    Nel 1936 giunge 3° nel campionato di Leningrado e 2° nel 1937. Dopo il match e la delusione per la scarsa considerazione del “Partito” che aveva deciso di puntare su Botvinnik, calano le motivazioni.

    Sconfigge Alatotsev in un match nel 1940.

    BELLO!

    Gli fu riconosciuto il titolo di Grande Maestro Internazionale nel 1950.

    Dalla FIDE, immagino.

    Forse, dopo tante distrazioni (Sulthan Khan), grandi ERRORI (i. e. match mondiale del 1975?) la FIDE ha fatto finalmente una cosa ben fatta!!!

    Complimenti per questo denso articolo, scritto molto bene.

    Ciao

    IEP

  11. avatar
    Enrico Cecchelli 22 Settembre 2015 at 21:00

    Carissimo Ivano attendo con vivo interesse il frutto delle tue prossime fatiche… Sai darci qualche anticipazione? Grazie per l’apprezzamento dell’articolo. ciao!

  12. avatar
    alfredo 20 Ottobre 2015 at 12:32

    splendido

    • avatar
      Enrico Cecchelli 20 Ottobre 2015 at 15:22

      Grazie Alfredo. Un Saluto!

  13. avatar
    Elena G. 7 Gennaio 2016 at 20:33

    Saluto con gioia il dottor CECCHELLI.Rammento che Luca parlava spesso dei suoi lavori e competenze storiografiche con toni entusiasti.

  14. avatar
    Enrico Cecchelli 8 Gennaio 2016 at 08:05

    Ricambio ad entrambi la stima ed i saluti. Grazie

Rispondi a alfredo Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


CLICCA QUI PER MOSTRARE LE FACCINE DA INSERIRE NEL COMMENTO Locco.Ro

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

La Palestra dei Finali

Chess Lessons from a Champion Coach

Torre & Cavallo - Scacco!

Strategia di avamposti

I racconti del Grifo

57 Storie di Scacchi
2700chess.com for more details and full list

Problema di oggi