il “matto” di Légal

Scritto da:  | 22 Settembre 2015 | 99 Commenti | Categoria: Zibaldone

TSO 6Diego è un giovane operatore sanitario in servizio al Dipartimento di salute Mentale dell’AUSL di Parma.

Laurea breve, si occupa con competenza e impegno professionale dei pazienti a lui affidati, in carico alla struttura “FERNANDO SANTI” .

Diego è anche uno scacchista ma, non avendo tempo da dedicare all’agonismo a tavolino, gioca on-line quando può.

Anni or sono mi chiese se mi rendevo disponibile ad impartire qualche nozione di scacchi a un gruppo di pazienti a lui affidati, che avevano dimostrato curiosità per il gioco.

Acconsentii subito perchè sapevo che uno dei maggiori problemi da risolvere in quell’ambiente è come fare trascorrere il tempo agli assistiti, e se potevamo aggiungere un diversivo a quelli già esistenti, bene avremmo operato.

Personalmente facevo volontariato nel settore da anni e ciò mi aveva indotto a cercare di conoscere un po’ più da vicino quel mondo di sofferenti mentali e di quali traversìe, nei secoli passati, erano stati vittime innocenti.

Nel volgere delle lezioni che io e Diego impartivamo a un gruppetto di aspiranti scacchisti, mi accorsi anzitutto del candore, direi quasi dell’innocenza con la quale seguivano il nostro dire:

Li affascinava la constatazione che la scacchiera era una figura geometrica e poi come osservare la regola del quadrato.

Per il matto di Légal o qualsiasi altra combinazione semplice ti guardavano divertiti ma anche con una punta di malizia quasi a chiedere: “dopo però mi spieghi in cosa consiste il trucco!”

TSO 5

Qualche abbozzo di partitella tra loro, magari in consultazione per decidere le mosse al fine di creare “gruppo” concludeva la lezione che non doveva mai essere prolissa se volevamo catturare e mantenere l’attenzione del gruppo.

Fu così che nella struttura comparvero alcune scacchiere oltre quella murale dove Diego impostava settimanalmente un problema da risolvere. –

Un fatto di cronaca recente su una vicenda che ha condotto a morte un giovane disturbato mentale, mi ha richiamato alla memoria quanto precede e indotto a rammentare l’evolvere, in Italia, del concetto di malattia mentale. Un problema enorme e secolare.

Vorrei però fare un breve richiamo al passato a questo proposito, se me lo consentite, per tentare di spiegarmi e spiegare quanto,verosimilmente, a mio modesto parere è accaduto a quel giovane e quali riflessioni, a mio giudizio, il fatto stesso comporta. –

Prima della Legge Basaglia il famigerato codice Rocco definiva le persone afflitte da turbe mentali “pericolose a sé e agli altri” ovverosia socialmente pericolose per cui secondo i benpensanti lo Stato bene faceva a emarginarle e rinchiuderle d’autorità in manicomio per “proteggere” i cittadini.

Dentro il manicomio, l’individuo cessava di essere tale e diveniva “una cosa”: Non aveva più diritti, era alla completa mercè dei custodi del manicomio a tempo indefinito. Poteva capitare bene ma anche male e comunque rimaneva rinchiuso e privato di ogni libertà, talvolta complici i suoi stessi famigliari se vi erano interessi economici in ballo.

TSO 2Così l’infelice trascorreva la sua esistenza e se dava segni di ribellione o protesta poteva essere sottoposto ab libido dei sorveglianti a trattamenti quali camicie di forza; docce gelate; elettroshock; interventi chirurgici sul cervello, magari per ardite terapie sperimentali ecc.

Tutto questo è stato superato grazie all’impegno eroico di una minoranza di medici, operatori, politici, volontari ecc., che a rischio di arresto, disobbedirono al codice Rocco, aprirono di forza taluni manicomi restituendo la libertà ai ricoverati e determinarono il varo della Legge che prese il nome del professor Basaglia, (il promotore, l’anima del movimento) per cui a partire dagli anni 70 fu decretata la chiusura dei manicomi, che avvenne a gradi e, ancora adesso, non è completata, almeno per i manicomi criminali.

Fu una gara da parte delle autorità preposte – in specie delle Regioni e delle Provincie – a cambiare radicalmente atteggiamento nei confronti dei soggetti interessati anche per calcolo ed opportunità politiche.

Prevalse la tesi che gli ex ricoverati avessero diritto a un risarcimento morale e materiale da parte dello Stato per i patimenti sofferti per cui si moltiplicarono le attenzioni nei loro confronti.

Non ci si doveva limitare alle cure mediche ma si doveva dare loro ogni comfort possibile e fu così che sorsero i centri di salute mentale e le strutture eufemisticamente definite “alberghiere” il che però comportava un costo che era arduo imputare esclusivamente al SSN per cui gradatamente nel tempo e in deroga al dettato di legge, le AUSL e i relativi Dipartimenti di Salute Mentale stabilivano e stabiliscono dei “distinguo” tra prestazioni sanitarie e quelle che definiscono prestazioni alberghiere deliberando quindi “rette” a carico degli assistiti.

Nel tempo è sorto contenzioso giudiziario avverso tali imposizioni con grave scorno di alcune AUSL che si sono viste condannare a restituire gli importi indebitamente richiesti in quanto non dovuti per legge.

Queste diatribe continuano nel tempo anche se non se ne parla.

Tornando alle terapie ambulatoriali cui la maggioranza dei disturbati mentali si sottopone presso i Centri di Salute Mentale, spicca quella nota come il metodo Depot, ossia una iniezione di farmaco che si “deposita” nel fisico del paziente e “teoricamente” si “libera” ed entra in circolo a piccole dosi quotidiane, mantenendo una stabilità di condizioni psichiche accettabili. Di norma ha efficacia per una ventina di giorni o poco di più.

Sempre in teoria, il metodo citato offre i vantaggi di un accesso periodico alle strutture per i pazienti, e non quotidiano, e di conseguenza una notevole mole di minore lavoro agli operatori. Tutto bene, dunque?

TSO 3Non proprio.

In realtà accade che nei giorni immediatamente seguenti alla iniezione subìta, il paziente si sente stremato, talvolta incapace persino di recarsi in bagno nella propria abitazione con le conseguenze estremamente spiacevoli che si possono immaginare.

Di qui il rifiuto, talvolta ostinato, da parte di taluni di loro, di sottoporsi a quella terapia una volta sperimentati gli effetti spiacevoli che determina.

A questo punto, per ovviare a tali atteggiamenti, è da rilevare che un piccolo residuo del “codice Rocco” sulla limitazione temporanea della libertà personale, in casi del tutto eccezionali e comprovati, sussiste tuttora come pratica verso i pazienti psichiatrici .

Entra in vigore quando il paziente va in crisi e minaccia la propria e l’altrui incolumità.

E consiste in quello che in gergo viene definito TSO, ossia Trattamento Sanitario Obbligatorio che può essere attuato in via del tutto eccezionale e solo per un massimo di 15 giorni (teoricamente…) su ordinanza del Sindaco competente nella sua qualità di rappresentante della Pubblica Sicurezza: Con questo atto, il Sindaco priva temporaneamente il soggetto di ogni diritto di cittadinanza e della libertà individuale perchè incapace di intendere e di volere e ne ordina la segregazione.

La procedura prevede il motivato assenso al trattamento del medico di famiglia, del contemporaneo parere favorevole di uno psichiatra del SSN e di delibera – come s’è detto – del Sindaco.

Ciò a garanzia contro eventuali abusi.

L’esecuzione del provvedimento, se necessario anche con la forza, comporta al momento del fermo l’impiego di vigili comunali e operatori psichiatrici in contemporanea.

Detto questo, mi azzardo a supporre che il giovane di recente deceduto nella fase di fermo per essere sottoposto a TSO avesse già sperimentato in passato gli effetti spiacevoli dell’iniezione depot e si opponesse quindi a “quella terapia” Teniamo conto anche che egli era di corporatura molto robusto- si è scritto sui quotidiani- e quindi, in caso di depot, i primi giorni è da presumersi fossero per lui un calvario visto – come si è detto – che i bisogni corporali gli era arduo compierli in luoghi di decenza (doveva sollevarsi i 100 e passa chili del suo peso per raggiungere il luogo di decenza).

Questa sua avversione al depot – se di depot si trattava, visto che i media hanno genericamente parlato di iniezione – era quindi quanto meno giustificata e poiché terapie alternative esistono, si doveva da parte degli operatori opportunamente valutare l’adozione di esse anche se comportavano maggior dispendio di tempo .

Ciò non è stato e così, invece, il ragazzo ha dato l’addio alla sua cara panchina e ai conoscenti che gli volevano bene per il suo carattere mite e gioviale. –

Riferendo quanto precede, non intendo muovere critiche a chicchessia: non ne ho la veste e non ne ho la capacità. Però un fatto, anche di cronaca, ha bisogno, a mio parere, di essere riferito con cognizione di causa e nella giusta ottica. –

TSO 7

avatar Scritto da: Antonio Pipitone (Qui gli altri suoi articoli)


99 Commenti a il “matto” di Légal

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    marino 22 Settembre 2015 at 17:12

    Ricordare non è mai abbastanza e non basta mai!

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    Giancarlo Castiglioni 22 Settembre 2015 at 18:26

    Non ho capito che attinenza abbia la prima pagina dell’Unità con lo scritto di Pipitone e se il titolo “L’assassinio di Gramsci…” sia da intendere in senso letterale, comunque Gramsci morì di malattia in clinica dopo essere stato liberato dal carcere per le sue condizioni di salute.
    Per quanto riguarda l’argomento scacchi-manicomi, ricordo che il Dott. Meani, psichiatra e allora vice presidente della Scacchistica Milanese, invitò un gruppo di scacchisti presso la casa di cura in cui lavorava per una conferenza sull’uso degli scacchi come terapia ausiliaria nella cura delle malattie mentali.
    L’idea mi lasciò abbastanza scettico e poi scoprii che anche Contedini aveva i miei stessi dubbi.
    Entrambi ritenevamo che negli scacchi praticati con impegno esista una componente ossessiva compulsiva che potrebbe peggiorare piuttosto che migliorare i disturbi mentali.

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      Michele Oddi 22 Settembre 2015 at 21:05

      Amici di soloscacchi vi prego, aiutatemi a capire se ho interpretato bene la lezione di storia del signor Castiglioni:

      Antonio Gramsci muore di vecchiaia in un’amena casa di riposo accuratamente scelta dagli ammiratori in camicia nera.

      Piero Gobetti muore di bronchite mentre è in viaggio di turismo in Francia.

      Giacomo Matteotti si smarrisce sul lungotevere e, scivolando a causa delle incerte capacità mentali, ottiene quello che merita.

      Primo Levi sbaglia l’acquisto di un biglietto del treno e si ritrova in Polonia finalmente “libero di lavorare”

      Bene, chi mi aiuta a continuare con altri esempi? Io non ho evidentemente studiato abbastanza…

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        Giancarlo Castiglioni 22 Settembre 2015 at 21:30

        Trovo queste ironie molto sciocche.
        Non mi permeterei mai di ironizzare sull’assassinio di Trotsky.
        Evidentemente ricordare fatti storici disturba.

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    danilo 22 Settembre 2015 at 19:07

    mi hai ricordato questa canzone dalle parole struggenti

    Don Backy Canzone Sognando

    me ne sto li’ seduto e assente
    con un cappello sulla fronte
    e cose strane che mi passan per
    la mente
    avrei una voglia di gridare
    ma non capisco a quale scopo
    poi d’improvviso piango un poco
    e rido quasi fosse un gioco
    se sento voci non rispondo
    io vivo in uno strano mondo
    dove ci son pochi problemi
    dove la gente non ha schemi
    ai ai ai ai

    non ho futuro ne’ presente
    e vivo adesso eternamente
    il mio passato e’ ormai per me
    distante
    ma ho tutto quello che mi serve
    nemmeno il mare nel suo scrigno
    ha quelle cose che io sogno
    e non capisco perche’ piango
    non so che cosa sia l’amore
    e non conosco il batticuore
    per me la donna rappresenta
    chi mi accudisce e mi sostenta
    ai ai ai ai

    ma ogni tanto sento che
    gli artigli neri della notte
    mi fanno fare azioni
    non esatte
    d’un tratto sento quella voce
    e qui comincia la mia croce
    vorrei scordare e ricordare
    la mente mi sta per scoppiare
    e spacco tutto cio’ che trovo
    ed a finirla poi ci provo
    tanto per me non c’e’ speranza
    di uscire mai da questa stanza
    ai ai ai ai

    sopra un lettino cigolante
    in questo posto allucinante
    io sogno spesso di volare nel cielo

    non so che male posso fare
    se sogno solo di volare
    io non capisco i miei guardiani
    perche’ mi legano le mani
    e a tutti i costi voglion che
    indossi un camice per me
    le braccia indietro forte spingo
    e a questo punto sempre piango
    ua ua ua ua

    mio dio che grande confusione
    e che magnifica visione
    un’ombra chiara mi attraversa la mente

    le mani forte adesso mordo
    e per un attimo ricordo
    che un tempo forse non lontano
    qualcuno mi diceva ti amo
    in un addio svani’ la voce
    scese nell’attimo una pace
    ed e’ cosi’ che da quel di’
    io son seduto e fermo qui
    ai ai ai ai

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      Antonio 23 Settembre 2015 at 15:23

      Ecco,questa bella e triste canzone aiuta a capire la sofferenza mentale dal di dentro …..
      Grazie a nome “”loro””

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    The dark side of the moon 22 Settembre 2015 at 20:46

    “L’assassinio di Gramsci accenda nel cuore di ogni italiano il sacro fuoco della libertà!”
    E’ questa la frase attinente all’articolo di Pipitone.
    Poi, purtroppo per Castiglioni, le “circostanze” hanno voluto che l’Unità uscisse con questa pagina.
    Gramsci, comunque (malgrado Castiglioni) è stato uno dei più grandi studiosi di quel disgraziato periodo storico.
    La prigione simboleggia il manicomio.
    Ecco perché c’entra eccome le foto tutte dell’articolo.
    Evidentemente certa sensibilità non appartiene a chi ha delle idiosincrasie riguardo la cultura di una certa parte politica che comunque dovrebbe essere patrimonio di tutti.
    Specificare poi che Gramsci sarebbe morto in clinica come se fosse un deterrente per lavare la coscienza di qualche (ex o post) fascista meglio non commentarlo.
    Complimenti ancora una volta a Martin per l’eccellente impaginazione e complimenti ovviamente al maestro Pipitone.

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      Giancarlo Castiglioni 22 Settembre 2015 at 21:51

      Mi spiace di disturbare con la mia scarsa sensibilità, ma per me una prigione è una prigione e un manicomio è un manicomio, anche se in certi casi si è preferito mandare oppositori politici in manicomio invece che in prigione.
      Per occuparsi di storia bisogna partire dai fatti; i fatti sono che Gramsci è morto di malattia e non è stato assassinato e che “è” morto in una clinica, non “sarebbe” morto in una clinica.
      Se questo vi dispiace non so cosa farci.

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        Fede 23 Settembre 2015 at 08:43

        Giusto! In effetti anche Kennedy è morto in ospedale, no?

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          Giancarlo Castiglioni 23 Settembre 2015 at 08:56

          Questo altro tentativo infelice di fare dell’ironia è una testimonianza che una parte politica rifiuta di accettare la realtà dei fatti.
          Si preferisce cambiare discorso per non ammettere di avere torto.

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            Michele Oddi 23 Settembre 2015 at 09:18

            Quale sarebbe allora la realtà dei fatti?
            Bene, son tutto orecchi e sto ancora aspettando che mi spieghi quali erano gli ideali dei repubblichini.

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              Giancarlo Castiglioni 23 Settembre 2015 at 14:49

              Il fatto a cui mi riferivo era ovviamente che Gramsci è morto di malattia e non è stato assassinato.
              Visto che preferisci cambiare argomento e insisti sugli ideali non ho difficoltà a risponderti.
              La motivazione principale dei combattenti della RSI era continuare la guerra dalla stessa parte da cui la avevano cominciata, cioè il rispetto della parola data.
              Non mi sembra difficile da capire.

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                Michele Oddi 23 Settembre 2015 at 15:36

                Continuare la guerra insieme a Hitler?!? …se questo per lei rappresenta quello che comunemente si intende come “ideale”…

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                Michele Oddi 23 Settembre 2015 at 16:06

                Zitti, zitti vi prego che forse finalmente ho capito!
                L’ideale nazista vero? 😉

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                Michele Oddi 23 Settembre 2015 at 16:20

                Eh sì mettiamoli sullo stesso piano partigiani e ragazzi di Salò: i primi grezzi e ignoranti, gli altri puri belli e possibilmente ariani, vero Castiglioni? 😉

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                Fede 23 Settembre 2015 at 19:12

                E Kennedy non è morto di malattia?? Emorragia cerebrale!!

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    Fabio Lotti 23 Settembre 2015 at 09:21

    Un abbraccio a Pipitone.

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    The dark side of the moon 23 Settembre 2015 at 14:54

    La Storia (non quella di Castiglioni, quella con la S grande) ha già giudicato certi figuri.
    Ciò che mi lascia stupito quindi (e un po anche disgustato) è l’insistenza di Castiglioni.
    Caro Giancarlo togliti la camicia nera e non insistere riguardo certi argomenti, non ci fai assolutamente una bella figura…
    Il mio è un semplice consiglio (preciso), sappi che comunque coloro che hanno combattuto le tue idee si sono battuti anche per la tua (e di noi tutti) libertà di espressione (che è costata la vita a Gramsci e a tanti altri).

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      Giancarlo Castiglioni 23 Settembre 2015 at 20:10

      Con Oddi non vale la pena di continuare, non ha argomenti, è noioso.
      Con te rimane una piccola speranza di farti ragionare.
      Dunque io scrivo delle verità storiche che nessuno contesta, da questo tu concludi che io sono fascista.
      Perché? Con che logica?
      Pensi che solo i fascisti scrivano la verità?
      Diciamolo chiaramente, la verità ufficiale del Partito Comunista era che Gramsci è stato ucciso in carcere, lo avrai letto un sacco di volte.
      Non è vero e lo sai, ma non importa, non bisogna scriverlo.
      Quanto a Gramsci dubito molto che si battesse per la libertà di espressione.
      Era un comunista e in tutti i regimi comunisti passati o presenti la libertà di espressione non c’è, si è liberi di scrivere solo quello che fa piacere al governo.
      E questo concetto della “libertà di espressione” è anche il tuo.
      Va bene se si scrive quello che ti fa piacere, chi non lo fa è un reprobo a cui dai il “consiglio (preciso)” di stare zitto.

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        Alessandro Bernardi 23 Settembre 2015 at 22:02

        Non sono un giocatore dedito all’agonismo ma seguo questo stupendo sito da alcuni anni e questa è la prima volta che mi permetto di intervenire direttamente con un commento.

        Desidero semplicemente rispondere al signor Castiglioni perché si dica chiaramente intanto che Antonio Gramsci non è stato ucciso in carcere (su questo ha perfettamente ragione) ma è stato ucciso DAL carcere! dal carcere fascista…

        E mi rivolgo ancora a lei come a tutte le persone di destra, ex e post fascisti, missini, berlusconiani e affini per domandarvi come fate a pensarla in questo modo: il fascismo, le dittature in generale, sono da sempre state sinonimo di prevaricazione, violenza, ignoranza, barbarie e ingiustizia. Non mi venite a raccontare di onore, patriottismo e senso del dovere: è solo con l’ignoranza che i pochi hanno la meglio e traggono vantaggi sulla povera gente. Nessuna cultura durante il fascismo così come durante il ventennio arcoriano, solo impoverimento e grandi lavaggi del cervello, panem et circenses dicevano gli antichi: calcio, televisione e porcate simili.

        E ora ci volete anche raccontare come è andata la storia?? Abbiate solamente la dignità di tacere, almeno per il rispetto di chi per la libertà e la democrazia ha combattutto e ha sacrificato la vita.

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          Giancarlo Castiglioni 23 Settembre 2015 at 22:40

          Bravo, anche lei si unisce al coro di quelli che mi danno del fascista per partito preso.
          Se lei leggesse quello che io scrivo saprebbe già che non condivido affatto le motivazioni di onore, patriottismo e senso del dovere dei combattenti della RSI.
          Se si vuole capire quanto è successo bisogna conoscere le motivazioni degli attori, conoscere e condividere sono due cose diverse.
          Forse lei non ha chiara questa distinzione e quindi la storia preferisce non conoscerla.
          Io invece la storia la conosco e mi sento perfettamente qualificato a raccontarla.
          Non le viene mai il dubbio che in materia di storia il lavaggio del cervello lo abbia subito lei?

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            Fede 24 Settembre 2015 at 08:18

            Via, fai outing… vuoi farci credere ora che un votino ad Almirante non l’hai mai dato? 😉

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              Massimiliano Orsi 24 Settembre 2015 at 16:57

              Ho letto tutto il dibattito e in nessun punto ho avuto la sensazione che Castiglioni fosse di destra, sia essa estrema, moderata o nostalgica, né un apologo del ventennio.

              Poi magari è tutto questo e tiene il busto del pelatone sul comodino, ma nulla di quello che ha scritto lo rivela o lo lascia anche soltanto immaginare.

              L’aggressione che ha subito dice moltissimo invece sui suoi assalitori. Chissà che tengono costoro sul comodino?! Baffone?

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      ilMusso 24 Settembre 2015 at 14:47

      > The dark side of the moon:
      “Caro Giancarlo […] non ci fai assolutamente una bella figura…”

      E’ esattamente il contrario.
      Chi arriva da fuori e legge, tira la conclusione esattamente opposta a quella che dici tu.
      E se non ci credi, metti in atto un semplicissimo esperimento: fa’ leggere quanto sopra (e altro) a qualche tuo conoscente che non conosce questo blog.

      P.S. Peraltro, secondo i canoni normalmente (e ad arte) attribuiti ai due termini, Castiglioni sembra di sinistra e quelli che gli danno malamente addosso di destra.

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    chess 24 Settembre 2015 at 09:33

    E’ veramente straordinario come una precisazione di forma (e non di contenuto) di Castiglioni abbia scatenato tutta questa discussione: si e’ arrivati persino a Berlusconi!E’il chiaro esempio di come noi italiani non riusciamo ad uscire da quella cultura faziosa ed ideologica che ci vuole sempre schierati o da una parte o dall’altra al di la’ di ogni considerazione ragionevole. Per quanto riguarda poi fascismo e comunismo, questa vecchia dicotomia la ritengo un poco ridicola e priva di ogni ragionevole fondamento in un momento socio- politico come quello attuale: un momento all’insegna di un appiattimento culturale come mai si era visto sino ad ora.

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      nikola 24 Settembre 2015 at 10:13

      Le precisazioni di forma quando compaiono sempre in un’unica direzione sottintendono anche i contenuti. Scrivere che “Era un comunista e in tutti i regimi comunisti passati o presenti la libertà di espressione non c’è, si è liberi di scrivere solo quello che fa piacere al governo.” vuol dire equiparare Gramsci ed il suo pensiero ad uno qualsiasi delle dittature ‘comuniste’ succedutosi negli anni a venire la sua incarcerazione da parte dei fascisti. Ció denota una certa linea di pensiero (comunismo=dittatura e poca libertá a prescindere, fascismo=idee condivisibili e di pari valore a quelle dei partigiani) e anche qualche carenza nella conoscenza del corretto susseguirsi cronologico degli eventi storici e sopratutto del pensiero di Gramsci.

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        Giancarlo Castiglioni 24 Settembre 2015 at 17:36

        Riconosco che la mia era una illazione, comunque fondata.
        Non so che cosa ha scritto Gramsci e francamente non lo ritengo un argomento di palpante attualità, ma visto che tu sei esperto in materia potresti farmi una sintesi?
        Quanto al corretto susseguirsi cronologico la rivoluzione russa è del 1917,
        Gramsci è stato per anni in Russia dal 1921 al 1924, quindi ha avuto tutto il tempo di rendersi conto di quale fosse la libertà di parola e di stampa in un regime comunista.
        Ti risulta che non fosse d’accordo?

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    chess 24 Settembre 2015 at 09:48

    Stavo ripendendo a lavorare ma mi sono sovvenute in mente queste parole di Pasolini che tutto era tranne che un fascista: “Esiste oggi una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per procurarsi una patente di antifascismo reale. Si tratta di un antifascismo facile che ha per oggetto ed obiettivo un fascismo arcaico che non esiste più e che non esisterà mai più. Ecco perché buona parte dell’antifascismo di oggi, o almeno di quello che viene chiamato antifascismo, o è ingenuo e stupido o è pretestuoso e in malafede: perché dà battaglia o finge di dar battaglia ad un fenomeno morto e sepolto, archeologico appunto, che non può più far paura a nessuno. Insomma, un antifascismo di tutto comodo e di tutto riposo.

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      nikola 24 Settembre 2015 at 10:35

      Pasolini descriveva l’antifascismo di 50 anni fa, bisognerebbe interpellarlo o per lo meno chiedersi se le sue parole possano descrivere anche la situazione attuale, secondo me no anzi forse avrebbe l’opinione opposta. Oggi stiamo assistendo ad una continua perdita di memoria, di equiparazione di valori e travisamento del passato. Io vedo rispuntare effigi del duce e tra i miei coetanei c’è chi parla del fascismo come un periodo d’oro e ne auspica il ritorno. Considerando poi che la storia spesso si ripete e la memoria nel giro di un paio di generazioni inizia a fare cilecca credo che l’antifascismo al giorno d’oggi sia quasi un obbligo.

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        chess 24 Settembre 2015 at 11:05

        Vedi tra i tuoi coetanei una nostalgia del fascismo? Sara’ come dici, ma io vedo ben altro, io vedo un pericolo (e non solo tra i tuoi coetanei) ben maggiore di qualsiasi tipo di fascismo o comunismo ( termini finanche noiosi, a mio parere): io vedo una cultura omologante e massificante; vedo una completa e totale mancanza d’identita’; io vedo un allevamento radicale di intere generazioni votate al nuovo dio: il consumismo piu’ sfrenato. Oggi l’agora’ della vita sociale e culturale a qualsiasi eta’ e’ il centro commerciale , e’ l’identificazione di ciascuno di noi in un indefesso consumatore. Oggi non si ha piu bisogno di un fascismo o di qualsiasi altra ideologia perche’ mai nella storia si era vissuta un’epoca piu’ schiavista di oggi: schiavi del consumo, strumenti dei nostri stessi strumenti(tecnologia), dipendenti dalla mania del “fare”, vuoti a rendere una volta che non rispondiamo piu’ alla funzione della produzione di massa, teste vuote di qualsiasi idea di ribellione. E dopo tutto questo, dovremmo preoccuparci di altro? Io credo che il vero obbligo di oggi sia questo: incominciare a dire “no!” non tanto alle grandi ideologie, bensi’dire no in ogni fessura della nostra vita, in ogni minuto della giornata quando ciascuno di noi vive questa forma di masochismo personale perche’ se non ci si ribella almeno per quanto si puo’ fare, trattasi veramente di masochismo.

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          Massimiliano Orsi 24 Settembre 2015 at 17:02

          eh… signora mia!

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          Giancarlo Castiglioni 24 Settembre 2015 at 21:04

          Mi sembri troppo pessimista.
          Può non essere significativa la situazione dei miei figli e relative compagne, tutti che lavorano e con interessi culturali, ma anche allargando il campione ai loro amici, ex compagni di scuola o di università, il panorama è nel complesso confortante.
          Aggiungo che avendo i miei figli frequentato scuole pubbliche, sono rappresentate tutte le classi sociali, a Milano in zona semicentrale e con età tra 25 e 35 anni
          Certo ci sono anche studenti a vita o nullafacenti, alcuni con alle spalle genitori che li possono mantenere per tutta la vita altri no, ma anche quelli che se lo potrebbero permettere non vanno in giro con auto di lusso o Rolex d’oro.
          Quindi parlare di “consumismo sfrenato” tra i giovani mi sembra eccessivo.

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            Chess 25 Settembre 2015 at 08:59

            Fa piacere sapere che esistono ancora degli atei rispetto a questa moderna religione del consumismo. Non sei il primo che mi dice che a Milano siano ancora molto vivi certi interessi e che ci siano interessanti iniziative che esulano da un certo tipo di cultura alla De Filippi. Ma nonostante questo rimango piu’ pessimista che ottimista: in linea generale il panorama giovanile e non solo, resta inquietante. Speriamo che tu abbia ragione nel sottintendere che non tutto e’ perduto, anzi.

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          Giancarlo Castiglioni 25 Settembre 2015 at 22:46

          Non parlare troppo male del consumismo.
          Gli economisti più accreditati ci raccontano che bisogna stampare moneta, ridurre il risparmio, aumentare i consumi e aumentare l’inflazione.
          Non sono un economista, ma ho il dubbio che l’economia mondiale sia come un castello di carte, basta toglire un tassello e crolla tutto.
          Forse sui consumi gli economisti hanno ragione.

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            Chess 27 Settembre 2015 at 20:20

            Ma una volta consumato il consumabile che altro vogliono che si consumi? Forse tutto il superfluo che ci spacciano per bisogni e necessità?

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    Chessy 24 Settembre 2015 at 13:23

    Ci sono provocatori e contro-provocatori.

    Esempio : sei un sostenitore di un partito X (ma anche di una squadra di calcio, del personaggio tal dei tali,o persino dello scacchista Pinco Pallino).
    Scrivi un post ,ed io arrivo in qualche modo a ridicolizzarti con argomenti subdoli.
    Ovviamente ne nasce una animata discussione nella quale chi è contro di te in maniera “naturale” prende coraggio e viene allo scoperto , come in una sorta di effetto domino.

    Ovviamente ci sono quelli che sono a favore del Partito X e che ti difendono.
    Poi, però, salta fuori qualcuno che difende il Partito X, ma lo fa in modo idiota e scomposto, con una marea di punti di sospensione, maiuscole, punti esclamativi e via dicendo…
    Quelli sono sempre altri “miei colleghi” che mi spalleggiano e semplicemente agiscono con una psicologia inversa.

    Il loro scopo è proprio quello di far sembrare i tuoi sostenitori degli imbecilli. Così come io faccio da “stura” a quelli che sono contro di te in maniera “genuina”, allo stesso modo loro fanno da stura ai tuoi estremisti, e globalmente ne vieni fuori screditato.
    Basta un provocatore e un contro-provocatore che fanno FINTA di litigare, per sputtanarti una discussione o un post, ed alla lunga l’intero personaggio.

    Professionisti della rissa verbale su internet (ma anche in tv, perchè ormai in rete c’è esattamente quello che si vede fuori dalla finestra di casa propria, cioè il nulla cosmico),formati ad una delle tante scuole che esistono (età compresa dai 16 ai 70 anni , dotati di computer e di connessione alla rete, buona conoscenza di internet,dei blog e dei social network,disponibili a frequentare un corso di formazione presso qualsiasi Federazione – o Circolo – da utilizzare per la diffusione delle buone notizie e nel constrasto della disinformazione in rete ).

    Nulla di nuovo : le cose interessanti di internet non sono mai interazioni tra persone. I forum ed i commenti dei blog sono scannatoi, i social media sono dei giganteschi manicomi (questi sì ! )dove tanti pazzi litigano per decidere chi sia – rimanendo in ambito scacchistico – se sia stato più forte Alekhine, Kasparov, Karpov o Carlsen…

    Per altro, discutere oggi fra DX e SX in ambito politico ha valenza nulla (come lo aveva anche prima ), dato che – fra le altre cose – comandano sempre e comunque forze trasversali a 180 gradi rispetto a tutti gli schieramenti .

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    paolo bagnoli 24 Settembre 2015 at 22:42

    Mi sono astenuto fino ad ora dall’interessante diatriba per rispetto a coloro che ne sono stati coinvolti, ma mi sembra che il tutto debba essere ricondotto alla cosiddetta “realtà storica” (cioè documentata).
    Qualunque regime dittatoriale mi inorridisce, e fin dagli anni Settanta . in altre sedi, sostenevo che “le ideologie sono morte e sepolte”. Avvertivo, anche se non razionalmente, che ci si stava avviando verso quello che con approssimazione veniva definito “consumismo di massa”, ma che era non altro che una pressante omologazione sociale, un conformismo che si appiattiva su alcuni “valori” che “valori” non sono: denaro e potere, detto sinteticamente (ma l’uno è il complemento dell’altro).
    Non credo che Castiglioni abbia espresso un “pensiero fascista”, ma credo che abbia voluto semplicemente aggrapparsi ad una verità storica (esiste anche quella…;) senza pronunciare giudizi trancianti.
    Per quanto mi riguarda – tanto per soddisfare anticipatamente la curiosità di qualcuno degli intervenuti – potrei definirmi un “radicale incazzato” (per favore, evitate di ricorrere alla definizione di “radical chic”;), al quale interessano unicamente i diritti civili che ogni società progredita dovrebbe riconoscere e tutelare. Sono agnostico per quanto riguarda le religioni, e non vado più a votare da una ventina d’anni per scelta consapevole, in quanto non sono disposto a collaborare col mio piccolo ed insignificante voto con chicchessia di coloro che si spartiscono il potere; come ho già detto in altre occasioni, spero che una astensione del 60 o 70 per cento induca qualcuno a sospettare che il mondo, e l’Italia in particolare, ha qualcosa che non funziona. Chi va a votare è, per me, una sorta di “collaborazionista”.
    Per il momento, andiamo pure avanti con nani e ballerine, culi e tette, defilippi e missitalia, renzismo e berlusconume: siamo sull’orlo dell’abisso culturale e tutti ci spingono a “fare un passo avanti”.

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      Giancarlo Castiglioni 24 Settembre 2015 at 23:29

      Tu sostieni che “le ideologie sono morte e sepolte”.
      Io aggiungo: per fortuna.
      E anche: purtroppo non è completamente vero, pensa agli islamici che si fanno esplodere in una moschea o in un mercato.
      In politica penso di avere più o meno le tue idee, ma sul voto sono arrivato alla conclusione opposta.
      Io ho sempre votato, quasi sempre per il meno peggio.
      Non votare per me sarebbe come dire: fate pure quel che volete, non me ne importa nulla.
      Io non mi arrendo.

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      chess 25 Settembre 2015 at 09:12

      Condivido parola per parola quello che sostieni.

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      fabrizio 25 Settembre 2015 at 10:33

      Scusate se mi intrometto, ma forse è opportuna una precisazione sul termine “ideologia”, che viene trattata troppo spesso come una parolaccia offensiva per tutti.
      La Treccani la definisce come “Il complesso di credenze, opinioni, rappresentazioni, valori che orientano un determinato gruppo sociale.” Il termine, nato come espressione del pensiero illuminista, ha acquisito successivamente significato dispregiativo (Napoleone, Marx, …;). “Nel corso del Novecento, il concetto di ideologia ha progressivamente assunto un significato neutrale, passando a indicare qualsiasi insieme di idee e valori sufficientemente coerente al suo interno e finalizzato a orientare i comportamenti sociali, economici o politici degli individui.” Rimane però il significato dispregiativo (giustamente, aggiungo) quando viene utilizzato per indicare dottrine e movimenti politici precisi (comunismo, nazismo, fascismo e simili).
      Detto questo (e scusate le citazioni Treccani), la mia opinione è che oggi, purtroppo, dopo il crollo delle ideologie del passato, è del tutto assente( e se ne sente la mancanza!) una “sana” ideologia per il futuro; è rimasta imperante solo l’ideologia del cosiddetto “libero mercato”, con i danni che abbiamo tutti sotto gli occhi e che Paolo sottolinea.

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        Giancarlo Castiglioni 25 Settembre 2015 at 14:23

        Criticare il “libero mercato” è facile e di moda.
        Basta dargli la colpa di tutti i problemi.
        Ma qual’è l’alternativa?
        Il libero mercato è applicato più o meno integralmente in tutto il mondo.
        Gli unici paesi che non lo applicano sono Cuba e la Corea del Nord, non mi sembra che se la passino molto bene.

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          Chess 25 Settembre 2015 at 14:52

          Non credo che il problema sia il libero mercato: credo piuttosto che in questione sia il modo di applicazione di questo libero mercato. Ad esempio: e’ sotto gli occhi di tutti lo strapotere delle multinazionali mondiali e la loro prepotenza che di libero non ha proprio niente. Anzi, se vogliamo dira nel modo piu’ franco, il libero mercato applicato oggi e’ l’esatto contrario di quello che dovrebbe essere. Libero significa che tutti potrebbero concorrere con la propria produzione, con la propria qualita’, con la propria competenza artigianale o industriale che sia. Invece cosa succede? Si potrebbero fare milioni di esempi dello strapotere delle multinazionali ma ne basta uno per far capire l’assurdita’ di quello che accade “liberamente”: qualche anno fa, in Abruzzo, sono stati distrutti centinaia e centinaia di litri di Genziana prodotta artigianalmente da secoli. Molto liberamente si e’ deciso che quella Genziana non avendo ” l’etichettina della solita nomativa/imbroglio Europea” non poteva essere prodotta. Notare bene che era prodotta in modo del tutto naturale mentre ora nei supermercati d’Abruzzo trovi genziane industriali ricche solo di composti chimici e conservanti. Questo pur piccolo esempio lo si puo’ moltiplicare per milioni di altri casi di sopruso, basti pensare all’ultimo Expo dove offrivano, per fare un esempio, salame Citterio ( Citterio!!!) come prodotto naturale italiano mentre nel frattempo alle poche cascine rimaste rompono i coglioni da mane a sera: normative qui e normative la’. E tutto questo lo chiamano libero mercato!!

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          fabrizio 25 Settembre 2015 at 15:01

          Il problema, appunto, è che non si è ancora consolidata, nè se ne vede a breve, una “ideologia” (intesa come visione coerente politico-sociale) alternativa al liberismo economico. Di quest’ultimo, oltre a qualche indiscutibile pregio, è altrettanto “facile” trovare limiti e difetti enormi (che chissà perchè vengono però dimenticati troppo spesso nel dibattito politico pubblico, che sembra avere un solo feticcio: il PIL).
          Per quello che penso io, il concetto che potrebbe essere la base di una nuova visione della società è quello (Rawlsiano) di “giustizia sociale” . (Ma già sento i cinici che ridono 😆 😀 !!)

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            chess 25 Settembre 2015 at 15:38

            In linea teorica hai assolutamente ragione ma quando poi scendiamo dalla teoria alla pratica delle relazioni di tutti i giorni nella vita quotidiana, nelle dinamiche di massa ed anche individuali allora sorge un grosso problema prevalentemente inerente alla natura umana: quella che tu chiami giustizia sociale e’quasi sempre rivendicata da coloro che ritengono di subire delle ingiustizie quando poi, capovolte le parti, farebbero ancora peggio. Si chiama semplicemente “ressentiment”. La Rivoluzione Francese ha insegnato che ogni rivoluzione si trasforma in un nuovo Potere piaccia o non piaccia questa conclusione. Poco tempo fa, parlando con amici di temi piu’ o meno simili, mi sono sentito dire che la soluzione di questa ingiustizia sociale sarebbe quella di prendere a bastonate i ricchi perche’l’ ostentazione di oggetti di lusso ( cellulari di ultima generazione) rappresenterebbe motivo di disagio e frustrazione nei confronti di classi meno abbienti che non possono permetterseli pregiudicando e sminuendo cosi’ il proprio ruolo sociale.( testuali parole)Ritengo persino inutile commentare una dichiarazione simile(una psicologia spicciola e’ piu’ che sufficente) perche’ va da se’ che qui il problema non e’ il ricco, ma proprio il povero!

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              fabrizio 25 Settembre 2015 at 22:52

              Caro Chess, è davvero consolante sentirsi dire di avere ragione, in teoria, ma che la realtà è tutt’altra cosa! Che la realtà “vera” e gli uomini “veri” sono sempre peggiori di quello che uno crede! Senza nessuna intenzione polemica ,credo che proprio questa visione pessimistica e cinica della vita complichi tutto e renda difficilissimo, per molti, non solo sperare, ma addirittura di pensare ad un possibile mondo migliore. D’altra parte, la teoria sociale di Rawls, alla quale accennavo, si basa essenzialmente sulla “ragionevolezza” e sul possesso dei poteri morali (senso di giustizia, capacità di concepire il bene) dei cittadini. Se nella realtà queste ipotesi fossero veramente del tutto infondate, non credo varrebbe molto la pena di vivere in un mondo del genere. Forse sono un ottimista ad oltranza, ma sono convinto che la grande maggioranza delle “persone normali” abbia i requisiti di base richiesti da Rawls.

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                Chess 27 Settembre 2015 at 20:14

                Spero che il tuo ottimismo sia ben riposto ma la natura umana sembra impermeabile ed indifferente alle nostre ipocrisie forse perché ipocrita essa stessa.

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                  fabrizio 27 Settembre 2015 at 21:29

                  La diatriba se l’essere umano sia essenzialmente “egoista e cattivo”, oppure “altruista e buono” è di vecchia data. Mi par di capire che per te vale la prima ipotesi. Che ci siano aspetti di egoismo ed opportunismo in molti, se non tutti, gli esseri umani, non sembra in dubbio.
                  Ma molti studi recenti su scimmie ed esseri umani sembrano mettere in dubbio che questi aspetti debbano prevalere e che, invece, queste tendenze possano essere contrastate ed in molti casi superate da altruismo e collaborazione, che risultano aspetti evolutivi vincenti in molti casi. Forse non è ancora detta la parola definitiva, ma credere che l’essere umano non sia così male non è poi segno di un ottimismo del tutto infondato.

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          DURRENMATT 25 Settembre 2015 at 15:42

          …”Il libero mercato è applicato più o meno integralmente in tutto il mondo”…ti correggo…il libero mercato è IMPOSTO e tenuto in vita con la GUERRA(dai tempi di Marx,l’unica costante del capitalismo sembra essere l’instabilità ergo produce disuguaglianza). L’alternativa è la TERZA VIA(da non confondersi con il centrismo o con il becero “Renzismo”;).Ovvero una SOCIAL-DEMOCRAZIA rivista e attualizzata cercando di andare oltre le due filosofie dominanti del dopoguerra.Insomma ricercare un nuovo punto di equilibrio fra responsabilità individuale e responsabilità collettiva. Clinton e Blair ci hanno provato ma hanno fallito miseramente(l’inglese è un mediocre,un “bluff”,l’americano non ci ha creduto sino in fondo e ha dovuto fare i conti con un paese che si sottrae al peso storico del socialismo).E’ ovvio che non tutta la sinistra è riconducibile al concetto di terza via.Resta fuori ovviamente quella ideologica.Quella che ancora spera nell’avvento messianico.Nel comunismo duro e puro.La parte potabile è quella capace di stare ai fatti e di misurarsi con i problemi concreti.La sola sinistra in grado di competere con la destra è quella che sa e vuole agire sulle cose.Il realismo della terza via non rinuncia alle ragioni dell’utopia.Ma non se ne fa condizionare dal momento che le traduce sul piano del possibile.Per la terza via non c’è EQUITA’ senza MERITO e d’altro canto non c’è merito senza le giuste OPPORTUNITA’.Riguardo il WELFARE un nuovo punto di equilibrio va ricercato fra responsabilità collettiva e responsabilità individuale(non la macelleria sociale che sta portando avanti il neo-liberista Renzi,vedi la Sanità).Ad ogni svolta sul cammino della storia gli uomini hanno sempre cercato una Terza via.

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          Ramon 25 Settembre 2015 at 19:06

          Caro Giancarlo, citi Cuba in senso negativo… mi pare che il giudizio dipenda dai punti di vista. Parli di libero mercato ma questo in fondo a chi giova?? Io non sono un economista ma so che a Cuba (da decenni sottoposta al rigido embargo dei nostri padroni, perché noi facciamo finta di non saperlo ma i cari USA sono padroni nostri e di tanti begli stati dove si fa sfoggio di grandeur da libero mercato), dicevo che a Cuba l’istruzione è gratuita per tutti (non solo per i rampolli e i figli di papà), a Cuba esiste la migliore scuola di medicina del mondo… e saranno anche poveri in canna (non da zucchero perché praticamente solo di quella vivono) ma non hanno i problemi e le paturnie dei regimi capitalisti o “would be” tali, che dici?
          Bene o male il lavaggio del cervello ce lo fanno anche a noi, da decenni, perché queste cose non le dicono o le dicono poco, in tv mandano solo i messaggi che vogliono: gente che desidera scappare dal “demonio comunista”, i crimini di Fidel e tutte le cose che tornano comode all’establishment occidentale, nostro e soprattutto dei nostri padroni…

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            Giancarlo Castiglioni 25 Settembre 2015 at 22:34

            Non so come è la situazione reale a Cuba, non ci sono mai stato e comunque andarci da turista serve a poco.
            So come era la situazione in Russia prima della caduta del comunismo; l’istruzione era uguale per tutti in teoria, in pratica i figli della nomenclatura avevano la precedenza prima all’università e poi per i posti di lavoro.
            La corruzione era dilagante, tutto si aveva pagando o per scambi di favori, compreso le cure mediche migliori.
            A Cuba credo la situazione sia migliore, ma non radicalmente diversa.
            Quando sento: sì sono poveri, ma felici non ci credo molto.
            Magari l’abitante medio della Corea del Nord è più felice dell’abitante medio in Italia.
            Non sa quel che succede nel resto del mondo, i giornali e la televisione gli danno solo buone notizie, gli dicono che tutto va bene e lui ci crede.

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              Ramon 26 Settembre 2015 at 08:37

              Giancarlo, considera quella che era la Russia prima della Rivoluzione, ai tempi degli Zar, quando i contadini venivano venduti con la terra che coltivavano, i cosiddetti servi della gleba, rispetto a quello che divenne entro pochi decenni sotto il comunismo: la prima nazione al mondo in fatto di scienza e matematica, patria di artisti e scacchisti.
              E’ a tutto questo che bisogna pensare, non agli esempi negativi che citi, idem per Cuba.

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                Giancarlo Castiglioni 26 Settembre 2015 at 10:36

                Non è così.
                La servitù della gleba è stata eliminata dallo Zar Alessandro II dalla metà dell’800.
                La Russia nel 1914 era un paese arretrato rispetto all’Europa occidentale, ma già con una forte base industriale e in rapido progresso.
                Il disastro è venuto con la guerra.
                Naturalmente la propaganda comunista ha nascosto questa realtà e sottolineato i lati negativi.
                Fare comparazioni tra il prima e il dopo sarebbe un discorso lungo.
                Più facile per gli scacchi, dove i russi erano già molto forti.
                Alekin era già pronosticabile campione del mondo nel 1914.

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                  Ramon 26 Settembre 2015 at 10:43

                  > La servitù della gleba è stata eliminata
                  > dallo Zar Alessandro II dalla metà dell’800.

                  Solo formalmente, non di fatto.

                  > Più facile per gli scacchi, dove i russi
                  > erano già molto forti.

                  A livello individuale, non come movimento organico, e non certo si poteva parlare di “scuola russa”. In quanto ad Alekhine tutto si può dire su di lui tranne che appartenne a quella scuola scacchistica sovietica a cui accennavo nel mio intervento a cui hai replicato.

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        Michele 26 Settembre 2015 at 18:31

        Secondo Marx l’ideologia è l’insieme delle credenze che fanno
        riferimento a una classe sociale, quindi esiste un’ideologia
        della nobiltà, un’ideologia della borghesia, un’ideologia
        del proletariato, ogni classe ne ha una!
        Per cercare di portare un contributo con precisione!

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      Giancarlo Castiglioni 25 Settembre 2015 at 18:20

      Quella dei nani e delle ballerine è una vecchia polemica.
      D’accordo nel deplorare che le televisioni facciano programmi di basso livello, ma non è colpa loro, li fanno perchè un certo pubblico li vuole, fanno solo il loro mestiere.
      Generalmente li vedono persone con basso livello di istruzione e senza interessi culturali, ma ho conosciuto anche dei colleghi di lavoro che stanchi la sera preferivano rincretinirsi davanti alla televisione piuttosto che scolarsi una bottiglia di vino.
      Non è giusto disprezzarli, non sono cittadini di serie B, hanno il diritto di farlo e poi che fastidio danno?

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        fds 26 Settembre 2015 at 09:12

        Votano

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          Giancarlo Castiglioni 26 Settembre 2015 at 18:15

          Già, che votino è fastidioso.
          Cosa proponi per superare il problema?
          Limitare il diritto di voto a chi ha conseguito la licenza liceale?
          Oppure introdurre la censura sulle televisioni?

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            fds 26 Settembre 2015 at 19:48

            Non far finta di non aver capito 😉

            Il problema non è che votano, ci mancherebbe. Tu hai chiosato che i cittadini non particolarmente informati non procurano alcun fastidio. Mi pare un’affermazione comoda, di quelle che ogni tanto scrivi quando ti astieni nel segnalare gli aspetti negativi di qualche schieramento, indicando con puntualità i negativi (o quelli che ritieni tali) di altro schieramento che non ti piace.
            E’ un fatto che nel nostro Paese vi è un numero consistente di persone che seguono poco o nulla l’attualità sociale e politica. E’ un numero di cittadini talmente alto che ogni tanto contribuiscono a far governare i cosiddetti nani e ballerine, con tutto quello che poi puntualmente ne consegue per il livello culturale del Paese, già bassino.
            E poi, non è la scuola che fa vera cultura, anzi. Lascia stare il titolo di studio minimo, seppur usato in maniera ironica.
            Potrei sbagliarmi, ma dai l’impressione che la nostra società va bene così com’è. Si, ogni tanto ammetti che potrebbe andar meglio, ma c’è di peggio in una certa direzione, sempre e solo lì.

            Su questa pagina ho letto altri interventi che professano ottimismo per il futuro. Mi piacerebbe capire da cosa discende tanto ottimismo.

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              Giancarlo Castiglioni 26 Settembre 2015 at 21:41

              Sono ottimista perché ricordo come era l’Italia nel dopoguerra e come è l’Italia adesso.
              Il progresso è stato enorme, nel resto del mondo è stato anche maggiore e non vedo perché non dovrebbe continuare, sia pure a ritmo molto inferiore.
              Sia chiaro che il merito del progresso è tutto degli italiani, non certo di chi li ha governati.
              Certo le cose potevano andare meglio, ma anche molto peggio, credo che tutto sommato non possiamo lamentarci.
              Io credo che i cittadini non particolarmente informati abbiano il diritto di scegliere se occuparsi di politica o guardare la televisione la sera.
              Da quello che scrivi sembra che tu li consideri esseri inferiori da rieducare.

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                fds 26 Settembre 2015 at 23:23

                Il progresso dal dopoguerra agli anni ’90 indubbiamente c’è stato. Però abbiamo preso una brutta china sociale, economica e culturale. Caso unico tra i Paesi dell’Europa occidentale a fare i salti all’indietro.
                Non puoi negarlo perché è l’evidenza quotidiana a mostrarcelo.
                E la responsabilità principale è da imputare – a mio modesto parere – alla corruzione imperante a tutti i livelli, partendo dal tizio che timbra impropriamente il cartellino del collega fino ad arrivare a chi ricopre cariche di responsabilità gestionali private e amministrative pubbliche.

                In merito ai pantofolai televisivi, che si dessero una svegliata mi piacerebbe ma, razionalmente, senza scossoni particolari non credo accadrà.
                Rieducare è un termine e un concetto che non mi appartengono.
                Vedi che ogni tanto scivoli a destra?

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                  Giancarlo Castiglioni 28 Settembre 2015 at 00:49

                  Dagli anni ’90 all’estero il progresso è stata nettissimo, basta pensare a Cina, India, Europa Orientale.
                  In Italia è stato meno evidente, siamo andati indietro rispetto al resto dell’Europa Occidentale, ma progrediti in valori assoluti.
                  In quel periodo eravamo in piena tangentopoli e la corruzione era largamente diffusa anche nel settore privato; adesso è risalita a un livello comparabile per politici e ditte che lavorano per lo stato, ma credo molto meno nel settore privato.
                  Non capisco perché concludi definendomi di destra.
                  Non lo ritengo un insulto, non avrei nessuna difficoltà a definirmi di destra se pensassi veramente di esserlo, in realtà ho idee sia di destra che di sinistra, dare una etichetta sarebbe sbagliato e in fondo stupido.

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    paolo bagnoli 25 Settembre 2015 at 18:27

    … e la barca va…
    Che la UE sia basata sul cosiddetto “libero mercato” è un dato di fatto, sempre che tale definizione abbia un senso logico. Cosa significa? la fisiocrazia, forse? No, quest’ultima è datata e fa correre tremendi rischi ai suoi stessi sostenitori, i quali hanno bisogno di leve potenti per conservare il potere quasi assoluto.
    Dico “quasi” per lasciare un barlume di speranza a coloro che, come me, VOGLIONO sperare in qualcosa di diverso non tanto per se stessi ma per i propri figli e nipoti.
    Il recentissimo “dieselgate” costituisce un caso emblematico di dove possa portare il “libero mercato” alle sue estreme conseguenze: un gruppo industriale ammirato e rispettato in tutto il mondo si è rivelato come un volgare ladro di galline perchè ha voluto prendere per il culo i suoi clienti, che siamo noi. Grida ed alti lai! Scandalo! Orrore! Ma quale scandalo e quale orrore? Molti corresponsabili sapevano ma tacevano, oppure (alcuni casi isolati) evidenziavano il latrocinio venendo messi a tacere come se si trattasse di terroristi sociali, esattamente come coloro che da anni, da decenni, tentano di denunciare i misfatti perpetrati da alcune case farmaceutiche e qui mi fermo…
    E’ questo il “libero mercato”? Io non possiedo la verità assoluta, e credo nessuno la possegga e prendo atto del fatto che i compromessi sono indispensabili in una società complessa come la nostra; non mi resta che sperare in una rivoluzione culturale (evoluzione?) che gradualmente ci tiri fuori dalla merda nella quale navighiamo in attesa di affondarvi definitivamente.

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      DURRENMATT 25 Settembre 2015 at 21:38

      …”La SPERANZA è una trappola. Una brutta parola, non si deve usare. La speranza è una trappola inventata dai padroni, quelli che ti dicono «state buoni, zitti, pregate, che avrete il vostro riscatto, la vostra ricompensa nell’aldilà, perciò adesso state buoni, tornate a casa – sì, siete dei precari, ma tanto fra 2-3 mesi vi assumiamo ancora, vi daremo un posto. State buoni, abbiate speranza». Mai avere la speranza. La speranza è una trappola, è una cosa infame, inventata da chi comanda.

      Come finisce questo film? Non lo so. Io spero che finisca con quello che in Italia non c’è mai stato: una BELLA BOTTA, una bella rivoluzione. C’è stata in Inghilterra, in Francia, in Russia, in Germania, dappertutto meno che in Italia. Quindi ci vuole qualcosa che riscatti veramente questo popolo che è sempre stato sottoposto, che è trecent’anni che è schiavo di tutti. Se vuole riscattarsi, il riscatto non è una cosa semplice. E’ doloroso, esige anche dei sacrifici. Se no, vada alla malora – che è dove sta andando, ormai da tre generazioni.(Mario Monicelli)

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      Chess 27 Settembre 2015 at 20:17

      Ma non si è ancora capito che il libero mercato e’ sinonimo di libero imbroglio?!

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        fabrizio 27 Settembre 2015 at 21:45

        Condivido in pieno! Il libero mercato “vero” (cioè quello aperto a tutti, senza condizionamenti e dove effettivamente vince “il migliore”;) non esiste: quello che oggi esiste sembra solo un paravento che, troppo spesso, favorisce i più potenti, i più “furbi”, i senza scrupoli.

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          chess 28 Settembre 2015 at 11:15

          E’ proprio quello che dici che testimonia che la natura umana, alla fin della fiera, anela sempre al potere di qualsiasi natura esso sia. Detto questo, Fabrizio, ti ripeto che spero anch’io che il tuo ottimismo sia fondato su una speranza che possa un domani divenire realta. Certo che se ci guardiamo indietro di qualche millennio, seppur io non voglia fare un’ode allo sconforto, il panorama che conosciamo e’ decisamente desolante.

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            fabrizio 28 Settembre 2015 at 12:41

            Che ci siano “opportunisti”(chiamiamoli così) e che l’attuale sistema economico-sociale li premi, favorendo così il loro aumento,è purtroppo vero. Ma anche se il panorama del mondo odierno sembra sconfortante (e per molti aspetti lo è), proprio il confronto col passato ci può indurre ad una (moderatissima!!) speranza. Ad esempio un recente (2013) e interessantissimo, oltre che documentatissimo,libro di Steven Pinker (Il declino della violenza) dimostra (o per lo meno rende molto plausibile)l’affermazione che stiamo vivendo il periodo meno violento (o più pacifico)della storia umana, contrariamente a quanto generalmente si crede.

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    Giancarlo Castiglioni 26 Settembre 2015 at 18:33

    @ Ramon
    Inutile continuare la polemica.
    Ti assicuro che quando l’URSS è crollata non mi ha fatto piacere.
    Ho sempre pensato che il comunismo fosse un errore, ma l’aver avuto ragione non mi ha dato nessuna soddisfazione.
    Tante buone intenzioni, tante speranze, tante illusioni finite nel nulla.
    Una tragedia.
    I comunisti russi sono stati sempre molto bravi a vendere all’estero i loro successi, ma la realtà è sempre stata molto peggiore di quel che sembrasse da fuori.

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      paolo bagnoli 26 Settembre 2015 at 21:38

      Nel corso di una discussione – amichevole – di una ventina di anni fa ebbi a dire: “Il sogno comunista è durato tre generazioni, quello cristiano un centinaio, e la differenza sta nel fatto che il primo prometteva il paradiso in terra (verificabile) ed il secondo… mah…”.
      Non è questa la sintesi ideale della lunga discussione?

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        fds 26 Settembre 2015 at 23:25

        Ah, la saggezza frutto di una lunga vita impegnata! 😛

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          paolo bagnoli 27 Settembre 2015 at 18:08

          Il tuo commento ha il sentore di presa per il culo…

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            fds 27 Settembre 2015 at 20:13

            Non mi permetterei mai di fare quello che hai pensato.

            Devo avere un serio problema di comunicazione con te.
            Rispondo molto raramente in maniera diretta a qualche tuo intervento e quasi ogni volta, per non dire sempre, c’è un travisamento.
            Se hai tempo e voglia andando a ritroso nelle pagine potrai verificare quello che sostengo.
            Farò in modo che non accada più.

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              paolo bagnoli 27 Settembre 2015 at 22:30

              Stavo scherzando, ovviamente, ed in futuro permettiti tutto ciò che vuoi! Un forte abbraccio!

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      Doroteo Arango 27 Settembre 2015 at 19:25

      Quando l’URSS è crollata non ti ha fatto piacere?!?

      Intanto l’URSS non è crollata perché le ideologie, quelle con la I maiuscola, quelle degne di questo nome, come quella comunista non muiono mai…

      Non ti ha fatto piacere? Io semplicemente ricordo che nel ’45 è stata la gloriosa Unione Sovietica a salvarci, a liberarci dal nazifascismo, ricordiamoci questo… ora a settant’anni di distanza persone come te possono dire sciocchezze come quelle che ti escono dalla bocca perché qualcuno ha sacrificato la propria vita per ideali come quelli che tu disprezzi, ideali di libertà e democrazia, prima che quei bravi ragazzi che tanto ti emozionano per senso dell’onore e del dovere ci gassassero tutti nei loro “campi di lavoro”.

      Ascoltiamo queste note in silenzio e con rispetto…

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        Jas Fasola 27 Settembre 2015 at 20:48

        la “gloriosa ” Unione Sovietica 🙁

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          Jas Fasola 28 Settembre 2015 at 10:15

          ho capito… stavi scherzando 🙂
          Non può essere altrimenti considerando che anche noi siamo stati “liberati” dalla “gloriosa” Unione Sovietica nel settembre 1939. Ci “liberarono” per 50 anni.

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        Giancarlo Castiglioni 28 Settembre 2015 at 00:50

        Ti confermo che l’URSS è crollata e precisamente il 25 dicembre 1991 la bandiera rossa è stata ammainata sul Cremlino e sostituita con il tricolore russo; l’URSS ha cessato formalmente di esistere il 31 dicembre 1991.
        Capisco che tu sei ancora in lutto e ti faccio le mie sentite condoglianze.
        Quanto alle ideologie effettivamente sopravvivono dei reduci che si rifiutano di ammettere il fallimento del comunismo. Ho per loro la massima simpatia, come meritano i combattenti per le cause perse.

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          DURRENMATT 28 Settembre 2015 at 15:28

          …ti correggo…la “gloriosa” URSS è crollata il 25 febbraio 1956 al termine del XX congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica allorquando Nikita Krusciov presentò il suo famoso RAPPORTO SEGRETO che denunciava in maniera alquanto edulcorata una minima parte dei crimini commessi da Stalin.Reso pubblico un poco alla volta, il documento scosse profondamente i comunisti di tutto il mondo e in seguito a ciò il comunismo perse il suo carattere di “religione” secolare:malgrado una fase di ripresa e persino di espansione negli anni’60-’70,non brillò più dello stesso bagliore.Al potere come all’opposizione affrontò crisi su crisi.I partiti comunisti occidentali conobbero un forte declino e,tra il 1989 e il 1991,l’Europa comunista centrale e orientale e quindi l’ex Unione Sovietica crollarono definitivamente.Il comunismo aveva a disposizione molteplici facce,politiche,sociali,economiche,culturali.Talvolta affondava le sue radici nel profondo della società oppure si era appropriato delle tradizioni politiche nazionali:questo fu il caso dell’Italia e della Francia.La sua COMPLESSITA’ spiega perchè oggi non sia del tutto concluso,e non tanto perchè esso rappresenti una speranza stimolatrice,come proclamano i suoi ULTIMI ADEPTI.In questo inizio del XXI secolo,il comunismo non è portatore di una ideologia coerente o di un’utopia in grado di incantare:non rappresenta un’alternativa rivoluzionaria credibile al capitalismo,alla democrazia liberale o alla globalizzazione.In effetti non è più proiettato verso il futuro.Al contrario:è travolto dal proprio PASSATO,che in talune circostanze diventa OPPRIMENTE. Di fronte al comunismo,l’Europa si ritrova di questi tempi in una situazione paradossale:mentre i regimi comunisti sono scomparsi e i partiti comunisti sono emarginati,la memoria del comunismo resta viva,seppur controversa.Marx nel 1848 scriveva nel “Manifesto del partito comunista” che uno spettro ossessionava l’Europa,quello del comunismo.Oggi ormai,è lo spettro del suo RICORDO a perseguitarci.

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    The dark side of the moon 28 Settembre 2015 at 20:54

    Oltre ad aver rovinato l’articolo di Pipitone le stupidaggini di Castiglioni mi mettono tristezza e rabbia, ne ha sparate cosi tante che dopo il mio secondo post non ho ritenuto più opportuno rispondergli.
    @ Doroteo Arango: è sempre emozionante e straordinario ascoltare quell’inno 😉
    23 milioni di morti per combattere l’aberrazione nazista fanno riflettere e parecchio.
    @ Jas: capisco le tue giuste ragioni, Stalin ha ucciso più comunisti di Hitler….
    Il comunismo è altra cosa.
    Se avessi avuto la disgrazia di vivere quei tempi avrei fatto una brutta fine anch’io, fidati.
    @ DURRENMATT: ciò che dici è condivisibile ma bisognerebbe farci un ragionamento a parte in un luogo più idoneo.
    PS.
    Marx definì il comunismo come uno stato di cose che debba essere instaurato, il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente.
    Pensateci bene perché paradossalmente oggi il comunismo sembrerebbe più attuale di molti anni fa.
    Purtroppo la grande differenza tra oggi ed allora è quella che le masse sono diventate politicamente analfabete.

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      Giancarlo Castiglioni 28 Settembre 2015 at 23:24

      Non hai ritenuto opportuno rispondere perchè non hai argomenti per replicare.

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        nikola 29 Settembre 2015 at 00:24

        secondo me invece non ha risposto semplicemente perchè si è stancato, così come è successo a me. consiglio ai più di fare la stessa cosa, così almeno limitiamo i suoi interventi che pretendono di insegnarci come è andato, va o dovrebbe andare il mondo.

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          The dark side of the moon 29 Settembre 2015 at 09:12

          😉

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          Giancarlo Castiglioni 29 Settembre 2015 at 14:11

          Non ho mai avuto la pretesa di insegnare niente a nessuno, specialmente a chi non vuole imparare.
          E’ una esperienza che ho fatto sul lavoro; oltre a giovani ben contenti di lavorare vicino a me perché avevano capito di avere molto da imparare, purtroppo ho trovato anche molti ingegneri giovani che preferivano tenermi a distanza temendo di far scoprire quello che non sapevano.
          Quindi non ho mai dato indicazioni su come dovrebbe andare il mondo, ma solo su come è andato e sempre citando dati di fatto o interpretazioni universalmente accettate dagli storici.

        • avatar
          DURRENMATT 29 Settembre 2015 at 15:23

          … “Disapprovo quel che dite,ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di farlo”.

          • avatar
            chess 29 Settembre 2015 at 15:47

            Ah! Voltaire! Vedo che qui lo si conosce ma solo di nome, dato che poi questa sua massima, in alcuni casi, non mi sembra molto applicata.

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        Jas Fasola 29 Settembre 2015 at 12:38

        Grazie a Giancarlo Castiglioni per i suoi interventi, sempre interessanti.

        Per quanto riguarda le osservazioni di Musso qui sotto, si è dimenticato l’articolo sui campionati dei religiosi con l’intervista al sacerdote che lo aveva vinto. Articolo che è diventato lo sfogo di sentimenti antireligiosi e poi è stato “ripulito”. Nessun rispetto per quel religioso e i suoi fratelli che senz’altro sono andati a dare un’occhiata a articolo e foto e si sono trovati commenti che non facevano per niente riferimento nè al torneo nè all’intervista. Ecco, quello che manca a questo sito è un po di più di rispetto degli altri, anche se la pensano diversamente.

        • avatar
          Mongo 30 Settembre 2015 at 18:53

          La Redazione di SoloScacchi ‘pagò’ e ‘paga’ tutt’ora pegno per alcuni commenti ‘non allineati’ e fuori luogo…
          Però se proprio insisti li facciamo santi subito!! 😉

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            Jas Fasola 30 Settembre 2015 at 20:01

            giusto, deve espiare i propri peccati 🙂

  14. avatar
    ilMusso 29 Settembre 2015 at 09:12

    Che tristezza!

    Quale profonda tristezza osservare un sito come SoloScacchi ridotto così.

    In questi ultimi tempi ho avuto il dispiacere di leggere (a parte le solite tonnellate di roba pro-comunismo) insulti e tentativi di emarginazione degli altri.

    In velocità e alla rinfusa, mi vengono al momento in mente:

    – lo “squallido” (credo ancora in bella vista) indirizzato dall’utente “The dark side of the moon” al saggista Giampaolo Pansa

    – i soliti tentativi di “lordste” di fare pressioni affinchè qualcun altro venga allontanato poiché a lui non è gradito (tre precisazioni: dico “soliti” perché a mia memoria gliene ho visti già compiere altri mi pare non solo su questo sito, ma se mi sbaglio comenondetto; l’ultimo di tali tentativi è stato, se non ricordo male, nei confronti dell’utente “Durrenmatt”; tale ultimo tentativo è stato respinto con classe da Roberto Messa)

    – il tentativo di far rimuovere un post dal blog messo in atto da parte del MF Stoppa (non accolto da Roberto Messa, dopo gli interventi, nell’ordine, mio, di Castiglioni, di De Sio, di Durrenmatt) a proposito dei fatti avvenuti al recente torneo di Imperia (quelli che hanno coinvolto Arcangelo Ricciardi, per intenderci)

    – ripetute (e ce n’erano già state in passato) squallide (adesso lo utilizzo io, il termine!) azioni di branco nei confronti dell’utente Castiglioni, il quale è sempre stato cortese, pulito nel linguaggio, documentato e paziente; eppure Massimiliano Orsi (oltre al sottoscritto e mi pare anche Paolo Bagnoli) aveva tentato di far capire con un suo preciso intervento che la cosa non andava bene…

    – ora arrivano in sequenza il post di The dark side of the moon con cui questi sostiene che Castiglioni ha scritto stupidaggini rovinando l’articolo di un altro utente e …

    – … e, addirittura, il post dell’utente “nikola” (con la cappa) con cui questi consiglia (pensa te dove siamo arrivati…) ai lettori del blog di non rispondere più ai post di Castiglioni… (non ho parole…)

    – Non ho messo nel conto la brutta rimozione (senza alcun valido motivo se non quello di spalleggiare X anziché Y) di alcuni miei post avvenuta qualche mese fa ad opera di “Martin” e di cui ho dato notizia nel mio topic
    http://groups.google.com/d/topic/it.hobby.scacchi/BJqueiPuQr0/discussion
    sul forum it-hobby-scacchi di Google Groups.

    Non so, ovviamente, come funzioni lì dentro (intendo) ma la sensazione che ho nei mesi riportato è che tutto sommato sia meglio Mongo che gli altri: incensa il Che, è orientato da una parte e avrà pure altri difetti, ma appare più equilibrato e non censura (così mi è sembrato, magari mi sbaglio).

    Tutto ciò premesso, visto che Messa non è riuscito a tenere il timone, a questo punto informo (per quel che può interessare) che metto il punto alle mie letture di questo sito (la pazienza ha un limite) e invito (adesso lo faccio io un invito!) a modificare il nome del blog.
    Un nome tipo “(Sorta di) sito-civetta della Sinistra in cui di scacchi si parla poco” sembrerebbe onestamente più appropriato.

    Promettendo che se perlomeno modificate il nome tornerò a leggervi.

    Riccardo Musso

    • avatar
      paolo bagnoli 29 Settembre 2015 at 17:59

      Andiamo, non esagerare! Capisco i tuoi argomenti, come quelli degli altri intervenuti, ma è importante che TUTTI continuiamo a frequentare questo insostituibile sito, ognuno di noi con le sue idee maturate negli anni, con i suoi convincimenti che a volte possono celare errori di interpretazione o di espressione, e con le sue “verità” (termine usato col massimo rispetto).
      Resta con noi, per favore. Grazie.
      Paolo

    • avatar
      DURRENMATT 30 Settembre 2015 at 14:59

      …”Un nome tipo “(Sorta di) sito-civetta della Sinistra in cui di scacchi si parla poco” sembrerebbe onestamente più appropriato.”…GENS UNA SUMUS(sottotitolo:GLI SCACCHI DI LENIN)-… Nell’ex Unione Sovietica il gioco degli scacchi era una materia di studio.Lenin,d’altra parte,era un grande appassionato di scacchi(che definiva “ginnastica della mente”;),riteneva che SCACCHI e COMUNISMO potessero aiutarsi e anche per questo ne favorì la diffusione.Come poteva una organizzazione rigidamente CLASSISTA come quella dei pezzi sulla scacchiera(Re come pezzo più importante,Regina come pezzo più potente,fino a discendere verso la plebe,il popolo minuto)interessare un pensatore MARXISTA?…”La risposta ancora una volta sta nel PEDONE e nelle sue capacità di trasformazione:il pezzo più umile può diventare il più potente.In tal senso,gli scacchi possono simboleggiare l’ETICA MARXISTA e la gerarchia dei pezzi può rappresentare la gerarchia del PARTITO.[..]Gioco come “società morale”,dove TUTTI sono utili e dove il più debole può diventare il più forte”(Festini-Liccione,Psicologia degli scacchi)…P.S.Come tutte le RIVELAZIONI anche quella postata potrebbe avere negli scacchisti “destrorsi” EFFETTI INDESIDERATI(Rx allergiche,dispnea,vomito,diarrea,astenia,ansia,depressione,capogiri,scotomi,acufeni).Se uno qualsiasi degli effetti indesiderati peggiora o si nota un effetto indesiderato non elencato ci si rivolga al medico di Medicina Generale di riferimento(Medicina del Territorio) evitando,così,l’intasamento del PS(rendere il posto disponibile ad altri è un atto di responsabilità civile). 😉

  15. avatar
    Giancarlo Castiglioni 29 Settembre 2015 at 14:18

    Spero che cambierai idea e che passata l’arrabbiatura continuerai a frequentare il sito.
    Riporto quanto leggibile nel link che hai inviato:

    SoloScacchi – Non si tocchi la sinistra…?
    Oggi pomeriggio su SoloScacchi è stato pubblicato da parte di un lettore un post come commento ad un articolo di quel sito, post che dev’essere stato già cancellato in quanto non compare più.
    L’articolo, l’ennesimo in cui in un modo o in un altro si parla del nazismo (gli eccidi del nazismo, la follia del nazismo, eccetera), prende spunto da una rappresentazione teatrale.
    Sulla base di ciò, veniva nel post chiesto se, per ampliare l’interessante argomento, qualche lettore fosse a conoscenza di rappresentazioni teatrali impostate anche sulle storiche atrocità del comunismo, o qualcosa del genere.
    Evidentemente ci si riferiva a massacri o cose sul tipo di quelle mostrate, in campo cinematografico, per esempio, da film come “Katyń”.
    Ma il post è stato eliminato…

    Vediamo se sarà eliminato di nuovo.

  16. avatar
    Ramon 29 Settembre 2015 at 14:26

    Sarebbe anche interessante se il Signor Musso ci rivelasse finalmente chi davvero era questo fantomatico lettore il cui commento è stato ‘ingiustamente’ censurato e con quale pseudonimo era stato firmato.

  17. avatar
    Mongo 30 Settembre 2015 at 18:46

    Scusate il ritardo, ma avevo il pc in sciopero!
    “Tutti parlano e nessuno dice niente
    Tutti fanno l’amore e nessuno è innamorato
    Ci sono i nazisti nel bagno subito sotto le scale
    Accade sempre qualcosa e non succede niente
    Stanno sempre cucinando e non c’è nulla nella pentola
    Muoiono di fame in Cina/ perciò finite quel che avete nel piatto
    Nessuno mi ha detto/ che ci sarebbero stati giorni così
    Nessuno mi ha detto/ che ci sarebbero stati giorni così
    Nessuno mi ha detto/ che ci sarebbero stati giorni così
    Giorni davvero strani, molto strani
    Tutti corrono e nessuno si muove
    Tutti vincono e non c’è più niente da perdere
    C’è un piccolo idolo giallo a nord di Katmandu
    Tutti volano e nessuno si alza da terra
    Tutti gridano e nessuno fa rumore
    C’è un posto per noi- nei film basta esserci
    Nessuno mi ha detto/ che ci sarebbero stati giorni così
    Nessuno mi ha detto/ che ci sarebbero stati giorni così
    Nessuno mi ha detto/ che ci sarebbero stati giorni così
    Giorni davvero strani, molto particolari, mamma
    Tutti fumano e nessuno si stona
    Tutti volano e nessuno tocca il cielo
    C’è un ufo su New York- non ne sono molto stupito
    Nessuno mi ha detto/ che ci sarebbero stati giorni così
    Nessuno mi ha detto/ che ci sarebbero stati giorni così
    Nessuno mi ha detto/ che ci sarebbero stati giorni così
    Giorni davvero strani, molto particolari, mamma.” (‘Nobody told me’, ultima canzone scritta per Ringo da John Lennon ed attualissima)
    Chiedo solo una cortesia: quando si parla di Comunismo, di Trotsky, di Lenin, di Guevara, di Marx, di Gramsci, di Messa, di Martin e di Mongo, siete pregati di lavarvi prima, molto bene, la bocca perché sono state scritte molte, ma molte cose inesatte.
    Detto questo, condivido con Giancarlo Castiglioni solo l’osservazione “Non ho capito che attinenza abbia la prima pagina dell’Unità con lo scritto di Pipitone”, ma la mia condivisione finisce qui, per il resto la Storia, quando non è possibile viverla, va studiata e non interpretata secondo le proprie ideologie.
    E come diceva sempre il mio prof di lettere alle superiori: “Bisogna studiare il passato per capire il presente e rivoluzionare il futuro”. 😎

  18. avatar
    paolo bagnoli 1 Ottobre 2015 at 21:39

    Quanto alla tua frase conclusiva (citazione del tuo prof) sono perfettamente d’accordo. La Storia è sempre stata oggetto di “interpretazioni”, fermo restando che i DOCUMENTI non sono discutibili. Alle superiori il prof di Storia adottò un testo di Spini – notoriamente di indirizzo marxista – ma ci lasciò assoluta libertà di critica e di “interpretazione”, ed accettava la discussione purchè essa restasse (come è sempre restata) nei limiti dell’educata dialettica.
    Chiedo venia: “Errare humanum est cangurum perseverare”.

  19. avatar
    Giancarlo Castiglioni 1 Ottobre 2015 at 23:21

    Anche io al liceo ho studiato storia sullo Spini, un ottimo testo.

    • avatar
      paolo bagnoli 2 Ottobre 2015 at 21:44

      Ottimo, d’accordo, ma mi pare di ricordare che strapazzasse eccessivamente il Primo Medioevo.

  20. avatar
    Mongo 2 Ottobre 2015 at 00:23

    Alle superiori studiavo storia sul Camera-Fabietti, un ottimo testo anche questo, abbastanza neutrale anche se progressista.
    Sono d’accordo con il prof di Paolo, ovvero sulla libertà di criticare la Storia, anche se, purtroppo, non la si può cambiare ❗

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